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Nuova Venezia – “Zaia e Chisso vengano a Mirano”

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

16

mag

2014

I comitati che si battono per migliorare la viabilità chiedono un consiglio aperto

MIRANO – Un Consiglio comunale aperto tra cittadini e Regione. Qualcuno, senza troppi riguardi, l’ha definito un “chiarimento tra debitori e creditori”. Parte stavolta dai comitati la richiesta di incontrare Zaia e Chisso a Mirano. La catena degli eventi è ormai chiara: senza i 19 milioni di euro di compensazione per il Passante, gli interventi per migliorare la viabilità a Mirano sono al palo. Da diversi anni ormai. I comitati hanno capito che batter cassa in Comune non serve: le lamentele si ricevono ai piani alti. Così mercoledì sera i comitati sono andati in municipio dal sindaco a chiedere di portare a Mirano il governatore. Presenti tutte le principali formazioni di cittadini miranesi, dal Comitato viabilità sicura Scaltenigo e Ballò, ai comitati e le associazioni di Zianigo e via Cavin di Sala, il Comitato di Quartiere Ovest, quelli di via Dante nord e via Dante sud, il Comitato di via Luneo. Per il Comune, il sindaco Maria Rosa Pavanello e gli assessori Annamaria Tomaello e Giuseppe Salviato. Riunione richiesta per conoscere lo stato dell’arte di quei 19 milioni che Mirano attende di ricevere dalla Regione per realizzare le opere complementari, indispensabili per migliorare la viabilità dopo l’entrata in esercizio della nuova autostrada. La mappa delle criticità è lunga: in pratica ogni comitato miranese attende nella propria zona almeno un intervento legato allo sblocco dei fondi in questione. I fondi però non arrivano. L’ultimo passo del complesso iter, che per Mirano va avanti dal 2009, anno dell’accordo, si era avuto negli ultimi giorni di ottobre 2013, quando l’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso, ribadendo come l’accordo e l’impegno a dare a Mirano ciò a cui ha diritto fosse ancora valido, aveva assicurato chela Regione si impegnava a trasferire al Comune nel 2014 almeno una prima tranche dei fondi. Ad oggi però, nel bilancio regionale di previsione, non c’è traccia di alcun stanziamento. E il livello di pazienza dei comitati miranesi rasenta il fondo. La richiesta di un Consiglio comunale aperto con Luca Zaia e Chisso appare come il primo passo di una nuova alleanza tra Comune e comitati cittadini. Sulla convocazione straordinaria è infatti d’accordo anche Pavanello: «Siamo fiduciosi», ha spiegato il sindaco, «che Zaia e Chisso, in continuità con l’attenzione e la disponibilità che ci hanno assicurato negli ultimi mesi, accoglieranno il nostro invito e verranno a Mirano a illustrare ai cittadini come la Regione intende procedere in questo 2014».

Filippo De Gaspari

 

 

I proprietari convocati in municipio, intanto Veneto Strade conferma: per il sottopasso di via Piave i lavori nel 2015

MONTEBELLUNA. È prossimo l’arrivo dei cantieri della Pedemontana Veneta nel trevigiano e nel giro di una settimana saranno convocati in Comune a Montebelluna gli espropriandi per l’incontro con i tecnici della Sis e il vicecommissario alla Pedemontana Veneta.

Questa la novità emersa nell’incontro che si è tenuto ieri pomeriggio alla sede di Veneto Strade a Mestre con i sindaci di Montebelluna, Marzio Favero, Volpago, Roberto Toffoletto, e Trevignano, Ruggero Feltrin. I tre primi cittadini erano lì soprattutto per visionare i progetti e conoscere i tempi di realizzazione delle opere accessorie ricavate dai risparmi in seguito alla modifica del casello di Montebelluna est, ma per l’occasione sono stati informati di questo incontro che si terrà a breve con i proprietari dei terreni da espropriare per realizzare la superstrada che si terrà, appunto, a Montebelluna.

Quanto alle opere, il sottopasso di via Piave arriverà a fine anno al progetto definitivo, quindi agli inizi del 2015 ci sarà il progetto esecutivo e a seguire l’apertura del cantiere per questa opera da 5 milioni di euro. «Non c’è solo il sottopasso di via Piave, c’è anche la rotonda tra casello e Feltrina e c’è il primo pezzo di tangenziale dal casello fino al secondo sottopasso alla ferrovia da dove la strada proseguirà fino a via Villette» dice il sindaco di Montebelluna Marzio Favero «C’è da aggiungere che questi progetti andranno direttamente alla valutazione di impatto ambientale senza passare più per il Cipe e quindi è stato dato a queste opere un canale privilegiato». Per Volpago c’era in ballo anche il prolungamento dei tratti in trincea, chiesto dal Comitato Volpago Ambiente, prolungamento che veniva chiesto per i tratti di Venegazzù e Selva. Risultato? «Come era già stato detto al comitato» spiega il sindaco di Volpago, Roberto Toffoletto «sarà possibile un breve allungamento della trincea a Venegazzù, dove possono abbassarsi un po’, mentre per l’altro tratto non c’è nulla da fare, rimarrà come è progettato. Piuttosto sarà possibile togliere il sovrappasso su via Fornace Vecchia. Mi è stato detto che non ci sono problemi a togliere quel sovrappasso che diventava un autentico muro, basta che l’amministrazione comunale formalizzi la richiesta. Cosa che provvederemo a fare e quindi sarà eliminato dal progetto. Per le altre opere accessorie previste, invece, non ci sono problemi».

Enzo Favero

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CASSOLA – Il commissario della grande opera bolla la proposta di Bergamin

«Spv a nord discarica: impossibile»

«Anzi, per migliorare i costi bisognerebbe spostarla ancora 20 metri più a sud»

Lo spostamento della Superstrada Pedemontana a nord dell’ex discarica Gie di Cassola è un’ipotesi impraticabile: a sostenerlo è il commissario straordinario della Spv, Silvano Vernizzi, in risposta alla soluzione che l’ingegnere Giampaolo Bergamin ha presentato di recente al ministero delle Infrastrutture. «Nell’ipotesi avanzata da Bergamin la confusione regna sovrana – sostiene Vernizzi – perché lo spostamento a nord, ai confini tra Cassola e Romano, è stata bocciata dal Cipe già nel 2006. Quell’ipotesi, infatti, avrebbe portato la superstrada a transitare nelle vicinanze di villa Roberti, in Comune di Rosà, un sito vincolato dal ministero dei Beni Culturali».
Il commissario boccia allora la proposta e conferma, allo stato attuale, la validità del progetto esecutivo approvato da tutti i comuni in sede di conferenza dei servizi, nel quale la Spv lambisce a sud l’ex discarica, richiedendo delle operazioni di bonifica per la pericolosità dei rifiuti tossici e nocivi presenti nel sottosuolo. Sempre secondo Vernizzi, l’unica alternativa possibile, e vista con grande interesse sia dai responsabili dell’opera che dagli stessi comuni, sarebbe un ulteriore spostamento dell’arteria a sud di 15/20 metri: «Questa nuova proposta porterebbe a intervenire su ulteriori quattro capannoni, con maggiori costi per l’abbattimento e gli espropri – spiega – ma non sarebbero più necessarie bonifiche, perché la strada resterebbe all’esterno dell’area della discarica. Per questo l’operazione non comporterebbe svantaggi economici rispetto al progetto attuale, e non darebbe pericoli da punto di vista ambientale».
Vernizzi conferma allora che la nuova idea è già pronta per avere un via libera e modificare quanto previsto oggi, sentiti anche i pareri dei comuni di Cassola e Romano. Infine una considerazione sullo spostamento a nord, che sarebbe al vaglio del Governo: «Il ministro delle Infrastrutture non mi ha chiesto nulla, e se lo farà siamo pronti a dire le stesse cose appena precisate. Per il resto – conclude – il progetto Spv ormai è partito, e ormai va avanti così com’è. Non si faccia campagna elettorale su questo».

 

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Gazzettino – Discarica, la Pedemontana trasloca a nord

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8

mag

2014

PEDEMONTANA – In prossimità dell’ex discarica Gie il Ministero starebbe valutando lo spostamento a nord

La Spv ai confini tra Cassola e Romano

Bergamin: «Questa soluzione comporta minori costi e diversi edifici salvati dall’abbattimento»

MENO IMPATTO – Novità progettuali per la Superstrada Pedemontana nel passaggio tra Rosà e Cassola. Il ministero retto da Lupi starebbe valutando un passaggio diverso nell’ambito della mega ex discarica tra San Zeno e Cassola, ora previsto a sud. Si penserebbe cioè a un tragitto a nord del sito, ai confini tra Cassola e Romano, per evitare rischi ambientali.

MENO DEMOLIZIONI – Oltre a risparmiare quasi 16 milioni, dice Giampaolo Bergamin di Osservatorio Infrastrutture, sarebbero da buttare giù due edifici dismessi anzichè i sette a ridosso dell’abitato di Cassola. «La soluzione a sud era una follia – aggiunge il “renziano” – e ora il Governo chiederà conto di quelle scelte».

CASSOLA – Il ministero starebbe valutando un passaggio diverso rispetto alla soluzione a sud

Discarica, la Spv trasloca a nord

Per evitare impatti sul paese e rischi ambientali, il tracciato salirebbe ai confini con Romano

Si apre uno spiraglio di luce intorno ai problemi che riguardano l’impatto della Superstrada Pedemontana a Cassola: il ministro delle Infrastrutture sta infatti valutando lo spostamento dell’asse stradale a nord dell’ex discarica Gie, anziché a sud come sarebbe in programma attualmente. La soluzione, sostenuta anche dal Comune, è arrivata a Roma con la consegna di uno studio approfondito redatto dall’Osservatorio Infrastrutture presieduto dall’ingegner Giampaolo Bergamin. Secondo i suoi calcoli, questa alternativa porterebbe ad un risparmio di 15 milioni e 750 mila euro rispetto a quanto previsto nell’ultimo progetto esecutivo del 2013: il passaggio a sud porterebbe la superstrada a impattare su aree totalmente edificate a destinazione residenziale e produttiva, richiedendo la demolizione di almeno sette edifici, una fascia aggiuntiva di rimborsi per gli espropri, e un aumento esponenziale delle opere di mitigazione ambientale per la vicinanza alle abitazioni.
Ma per comprendere a pieno la situazione serve fare un passo indietro. Le vicende travagliate della Spv nel lotto in questione iniziano nel 2006, quando nel progetto preliminare vengono riconosciute le particolari difficoltà dell’attraversamento a Cassola dovute all’interferenza con l’edificato esistente: per questo viene prescritto lo sviluppo di una soluzione alternativa. Nel progetto definitivo del 2010 il tracciato viene allora spostato, ma proprio in corrispondenza di un’ex discarica di oltre 1.350.000 metri cubi, profonda oltre 40 metri, contenente rifiuti speciali e tossico nocivi, e coperta nel sottosuolo da teloni protettivi per evitare dispersioni.
Gli scavi previsti per la realizzazione dell’infrastruttura fanno presagire situazioni di pericolo, evitabili soltanto attraverso una costosa operazione di bonifica. Emerge così un allarme ambientale, e un tentato rimedio arriva dall’ultima modifica, con il progetto esecutivo del 2013: per evitare il pericoloso impatto la Spv transiterà a sud dell’area della discarica, nuovamente in corrispondenza dell’abitato urbano.
La nuova soluzione, già consegnata al ministro Lupi e appoggiata dal Comune, prevede invece il transito a nord, in un’area interamente disabitata al confine tra Cassola e Romano e più lontana dalle case: soltanto due edifici da demolire, peraltro già in disuso, nessun residente da condannare all’esproprio elargendo nuovi rimborsi, ferme restando le condizioni di maggior sicurezza ambientale, perché l’arteria in questo caso risulterebbe ancora più distante dal buco dell’ex discarica.

 

«Cinque anni di riunioni senza risposte e di promesse non mantenute, ora basta: se entro fine anno non sarà pronto un calendario di interventi di mitigazione al Passante, noi scenderemo in strada». I residenti del quartiere «Fossa» non ne possono più: dal 2009 chiedono barriere e aree verdi per contrastare smog e rumori, ora alzano la voce: «In questa zona abitano quattromila persone: lungo il tragitto del Passante siamo l’area più popolosa eppure non abbiamo ottenuto niente» sbotta il portavoce Roberto Tozzato. Il 20 gennaio 2012 i residenti di via Roma, via Costituzione e di altre strade laterali presentarono un esposto alla Procura, corredato da quasi 300 firme raccolte in pochi giorni, per protestare contro gli accordi non rispettati. I residenti puntano il dito contro Veneto Strade, Cav, Anas, Comune e Provincia: «Ci avevano promesso una folta area verde e un’importante barriera fonoassorbente ma è arrivata solamente una barriera parziale, troppo bassa e certamente non sufficiente» spiegano i residenti, che chiedono anche un nuovo piano di zonizzazione acustica. Tozzato racconta tutto il disagio del quartiere: «Giorno e notte il rumore dei camion è insopportabile, per non parlare dello smog. A Mirano e Martellago qualche intervento di rilievo è stato fatto, a Spinea invece niente e i problemi si sommano: oltre ai disagi per il Passante, ora stiamo subendo i lavori in via Costituzione. Quando quella strada sarà ampliata, cambierà categoria e potrà sopportare per legge valori di decibel ancor più elevati. Non ne possiamo più». Ma una novità ora c’è: proprio nei giorni scorsi è stato composto un comitato tecnico per studiare un progetto di mitigazione ambientale fattibile anche dal punto di vista economico. Al tavolo si siederanno funzionari di Comune, Arpav, Provincia, Cav, Anas, Passante di Mestre e Ulss 13, oltre ad alcuni rappresentanti del comitato «La Fossa». «Per noi questa è l’ultima chance – sottolinea Tozzato -, se non vediamo risposte concrete torneremo a farci sentire con iniziative forti».

 

«Ridateci un luogo sano è l’ultima occasione»

A Spinea il dramma degli abitanti della Fossa: inquinamento e rumore

SPINEA «Queste riunioni sono l’ultima possibilità per risolvere i problemi di inquinamento e rumore nella zona della Fossa di Spinea. Dovessero fallire, allora potremmo bloccare anche il traffico in via Costituzione o scegliere altre forme di protesta». Roberto Tozzato, rappresentante del comitato «La Fossa», è stufo. In questi annii, specie dall’apertura del Passante (febbraio 2009) gli hanno promesso tutto e mantenuto niente. Nella zona continuano a mancare del tutto le famose “aree verdi di compensazione” e le barriere antirumore fanno ridere; a questo aggiungiamo il “buco” all’altezza della rotonda dove l’autostrada scende in galleria e che fa da grancassa. Negli ultimi tempi ci sono state delle riunioni tra enti interessati e cittadini; alla fine si è deciso di istituire un gruppo di lavoro che dovrà partorire un progetto in grado di ridurre le polveri sottili e il frastuono. Vi faranno parte la Provincia, l’Anas, Concessioni autostradali venete (Cav), società Passante di Mestre, Asl 13, Arpav e lo stesso comitato «La Fossa». «Siamo davvero all’ultima possibilità», rimarca Tozzato «perché ai problemi sono interessate 4 mila persone. Questa zona è molto popolata e se da questa nuova iniziativa non si arriverà a un vero progetto per fine anno, allora porteremo avanti altre iniziative. Bloccare il traffico? Non è da escludere. Siamo preoccupati per la salute nostra e dei nostri figli». Le questioni aperte sono le stesse da oltre cinque anni, che rischiano di aggravarsi con la fine dei lavori in via Costituzione. Da qui l’ultimatum, che assomiglia a un invito a fare qualcosa in tempi rapidi. «Sono mancate le opere verdi lungo l’autostrada», continua Tozzato, «e a gennaio 2012 avevamo presentato un esposto alla Procura per avere le mitigazioni. Sul Passante transitano camion, anche di notte, ma qui è stato fatto poco o nulla». Insomma, il tavolo tecnico diventa l’ultima possibilità per trovare una soluzione a un problema che si fatica a risolvere. «Chiediamo un progetto efficace da un punto di vista tecnico » «e da fare prima che l’allargamento di via Costituzione sia completato. A quel punto, questa strada potrà supportare più traffico, cambierà di categoria, i livelli di rumore potranno salire e ci troveremo in mezzo al caos. Già abbiamo subito un deprezzamento delle case e viviamo in punto inquinato. Inoltre si parla anche di nuovi fabbricati e aree produttive da costruire lungo l’autostrada. Chiediamo solo di poter vivere una vita normale».

Alessandro Ragazzo

 

REGIONE, PARTECIPATE E NOMINE

VENEZIA – «Tutto in regola, ci ha chiesto il consenso e, non essendoci incompatibilità, gliel’abbiamo dato». Così in Regione Veneto spiegano l’incarico assegnato da Cav – la società che gestisce il Passante autostradale di Mestre – a Fabio Milocchi, dipendente della Regione stessa, nonché nominato da Palazzo Balbi giusto un anno fa responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza. Milocchi, che ha da poco presentato il Piano triennale per la trasparenza e l’integrità della Regione Veneto, è tra l’altro il funzionario che deve esprimersi sugli incarichi che vengono affidati – o che si vorrebbe affidare – ai dipendenti della Regione. Ed è per questo che a Palazzo non è passato inosservato il fatto che proprio Milocchi ha un altro incarico: componente dall’aprile 2012 fino al dicembre 2014 dell’organismo di vigilanza della Cav per un compenso lordo annuo di 15mila euro. Dettaglio: la Cav è una società partecipata al 50% da Anas e dal 50% dalla Regione cui spetta tra l’altro la designazione del presidente, nel caso specifico Tiziano Bembo. «Ma l’incarico a Milocchi – replicano in Regione – l’ha dato Cav. E poi è Anas ad avere le deleghe operative. In ogni caso non c’è incompatibilità e Milocchi ha avuto il consenso per assumere quell’incarico».

(al.va.)

 

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COMUNICATO STAMPA COMITATO OPZIONE ZERO

Il Passante di Mestre, come denunciato da due anni da Opzione Zero, è una immensa voragine di debito pubblico. Quel famoso “debito pubblico” a causa del quale i cittadini stanno patendo insostenibili tagli ai servizi pubblici e alla persona, per il quale le famiglie sono al collasso, per il quale aziende e attività sono sul lastrico.

Ciò nonostante, l’azione suicida della politica locale e nazionale continua sulla strada dell’aumento esponenziale del debito, come nel caso del Passante.

Il Passante è un’opera realizzata con soldi pubblici da ANAS e gestita dalla società pubblica CAV. Lo abbiamo pagato quando è stato costruito; lo abbiamo finanziato con i nostri soldi, tramite mutui con Cassa Depositi e prestiti e BEI; lo stiamo pagando con i salatissimi pedaggi; ed ora lo paghiamo di nuovo con i famigerati project bond, sempre tramite CDP, ossia con il nostro risparmio postale.

È di ieri, infatti, la notizia che CAV farà da apripista in Italia sull’uso di questo nuovo trabocchetto finanziario: CAV venderà dei titoli obbligazionari (project bond) legati al Passante sui mercati finanziari, svendendo un’opera pubblica nostra, per ripagarsi il debito. Ma quei titoli, fino al 50%, saranno acquistati dalla stessa CDP coi soldi del risparmiatori. Insomma ci ri-compriamo un’opera in fallimento, perché non c’è alcun modo di ripianare quel debito destinato a crescere ancora.

Non è bastato il rapporto sul Passante della Corte dei Conti italiana che nel 2011 sollevava gravissimi dubbi su vari aspetti della costruzione e della gestione dell’opera: la mancanza di controlli e di supervisione, un aumento ingiustificato dei costi e la concreta possibilità di infiltrazioni della criminalità organizzata nella concessione dei subappalti.

Non è bastato un bilancio fallimentare di CAV (l’ultimo disponibile del 2012) di oltre 1 miliardo di euro di debito.

Né è bastata l’indagine della magistratura di Venezia, che nel febbraio 2013 ha portato all’arresto di quattro persone, tra cui Piergiorgio Baita, amministratore delegato della Mantovani SpA.

E nemmeno l’esposto presentato dai comitati all’Olaf, l’organo ispettivo dell’Unione europea, che chiedeva di indagare sul prestito di 350 milioni di euro erogato dalla Banca europea per gli investimenti (BEI), tramite Cassa depositi e Prestiti, alla CAV.

Ci chiediamo fino a che punto dovremmo subire questa criminale e perversa spirale, quante altre volte dovremmo pagare un’opera a debito, quanti dei nostri risparmi e dei soldi pubblici dovranno ancora essere risucchiati per salvare progetti falliti, società in odore di bancarotta e speculatori privati, mentre le comunità, i servizi essenziali e le economie vanno in rovina.

 

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