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Gazzettino – Pedemontana. Ruspe al lavoro: rischio siccita’

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15

apr

2015

LA PEDEMONTANA – Fino a 6 mesi di stop: «Chiedete i danni». I Consorzi: «Non succederà»

Irrigazione dei campi interrotta per i lavori della superstrada: Coldiretti lancia l’allarme

la superstrada delle polemiche

Pedemontana: paura siccità

I CONSORZI «Irrigazione interrotta? Non ci crediamo»

LA RIVOLTA – Canalette interrotte gli agricoltori «Potremmo perdere un intero raccolto»

Il rosario di espropri necessario per far posto alla Pedemontana da San Zenone a Spresiano accende dubbi e paure. In ballo non ci sono solo le terre e le proprietà di chi vive o lavora dove passerà il nastro di asfalto. Ma anche la distribuzione dell’acqua per l’irrigazione dei campi a valle della superstrada. E quindi la sopravvivenza di molte aziende agricole.

«Nelle prime fasi dei cantieri, le canalette potrebbero essere interrotte anche per qualche mese – ha avvertito Elio Tronchin (Coldiretti) intervenendo lunedì sera in un’assemblea pubblica a Povegliano – per quanti mesi? Potrebbero essere due, tre o sei: non lo sappiamo. L’importante è che gli agricoltori che eventualmente resteranno senza acqua siano pronti a chiedere i danni per i mancati raccolti a causa della siccità». Il problema non è di poco conto. «Rischiamo di perdere un’intera stagione», hanno sottolineato alcuni titolari di aziende agricole.

Tutti pensavano di doversi misurare solo con la già delicata partita degli espropri. Invece c’è anche il nodo del blocco dell’acqua per i campi. Due mesi di stop basterebbero per far andare a male un intero anno. E organizzarsi in modo diverso è praticamente impossibile. Se i cantieri della Pedemontana dovessero realmente prosciugare le canalette per un lungo periodo, c’è la possibilità di chiedere i danni al Sis, il consorzio che sta realizzando la superstrada. Ma questo vorrebbe dire dover affrontare una nuova partita burocratica.

Il consorzio di bonifica Piave, però, rassicura tutti: «L’irrigazione dovrà essere garantita: non prendiamo nemmeno in considerazione l’ipotesi che ciò non avvenga – taglia corto il presidente, Giuseppe Romano – stiamo per chiudere una convenzione con il consorzio della Pedemontana per avere tutte le garanzie del caso e monitoreremo la situazione in modo costante. Poi può sempre capitare l’episodio di una interruzione. A quel si risponderà con le assicurazioni».

Mauro Favaro

 

PROTESTE – si sono susseguite dal momento del progetto fino all’avvio dei primi cantieri

IL SINDACO di Povegliano Rino Manzan ha messo a disposizione dei cittadini un gruppo di esperti per tutelare chi subirà gli espropri

LA MINACCIA «O pagano oppure impediremo il passaggio»

PRIVATI IN ALLARME – Voci preoccupate dal vicentino, il sindaco di Montebelluna: «Vigiliamo»

Espropri da incubo «I soldi, poi le ruspe»

ASSEMBLEA infuocata per il passaggio della superstrada: gli abitanti sono pronti a impedire il completamento dell’opera

TREVISO – «Fino a quando non vedremo i soldi degli indennizzi, impediremo alle ruspe della Pedemontana di entrare nei nostri terreni». È netta la posizione della maggior parte delle 145 famiglie e aziende agricole di Povegliano alle prese con gli espropri necessari per la realizzazione della superstrada.

«Non resteremo in attesa per anni mentre i cantieri vanno avanti – hanno messo in chiaro nella riunione pubblica di lunedì – senza i versamenti qui non dovrà partire nulla».

L’ondata dei decreti di occupazione di urgenza e della cosiddetta immissione in possesso dei terreni è ormai arrivata a ridosso del capolinea dell’autostrada A27, tra Spresiano e Villorba. Anche a Volpago sono giunte le lettere che aprono l’iter. E a Montebelluna il consorzio della Pedemontana ha già segnato con i picchetti il perimetro delle aree inglobate nel tracciato della nuova strada.

«Stiamo seguendo con attenzione il procedimento affinché tutto si svolga in modo corretto – spiega Marzio Favero, sindaco di Montebelluna – il Comune non ha competenze specifiche, ma farà la sua parte soprattutto nei casi più delicati».

Dal canto suo Rino Manzan, sindaco di Povegliano, ha messo a disposizione dei residenti una schiera di esperti in materia. Compresi i tecnici indicati dal comitato contro la realizzazione della Pedemontana. Qui circola la voce che il consorzio Sis abbia avuto qualche problema nel pagamento degli indennizzi degli espropri per quanto riguarda il tratto vicentino. Per questo, nonostante le rassicurazioni, nessuno si fida troppo. E così è in tutti i comuni della Marca toccati dalla superstrada. Ma non basta.

«Bisogna stare attenti anche alle occupazioni temporanee per le esigenze di cantiere – hanno messo in guardia Antonio Rottin (Cia) ed Elio Tronchin (Coldiretti) nella riunione di Povegliano – in casi del genere c’è anche il rischio di ritrovarsi alla fine dei lavori con il terreno rovinato o addirittura senza più lo strato vegetale».

M.F.

 

IL PROGRAMMA – Quasi 100 chilometri da finire entro il 2018

TREVISO – La Pedemontana è entrata nella Marca alla fine dello scorso ottobre da San Zenone e Altivole e sta avanzando spedita verso il capolinea dell’A27, tra Spresiano e Villorba. L’allacciamento con l’autostrada, dice il cronoprogramma, dovrà essere aperto entro la fine del 2018, limite entro il quale è stato previsto il completamento della superstrada: 99 chilometri per 2,2 miliardi di euro (il conto complessivo degli espropri vale circa 360 milioni).

L’80% dei cittadini ha già ceduto le aree volontariamente. E la Corte dei Conti è arrivata a sottolineare che gli indennizzi pagati sarebbero pure troppo elevati. Nonostante questo, la battaglia va avanti. Anche per quanto riguarda il finanziamento della viabilità complementare. A cominciare dalla bretella di Povegliano.

«Se non si farà – ha chiarito il sindaco Manzan – mi metterò fisicamente in mezzo alla strada per bloccare la Pedemontana».

Attualmente si sta lavorando fra San Zenone, Altivole e Mussolente. Mentre a Montebelluna si prepara il terreno. Questo tratto di Pedemontana sarà largo 70 metri e correrà 9 metri sotto il piano campagna, con annesso sottopasso ferroviario lungo la linea Castelfranco-Montebelluna, alto 9 e lungo 53 metri. I tempi sono segnati: i tre chilometri tra Busta e Zapparè dovranno essere finiti nel giro di due anni, entro marzo 2017. Mentre il sottopasso dovrà essere piazzato già entro novembre. Poi non mancherà che l’ultimo pezzo verso Trevignano, Volpago, Povegliano e Spresiano.

(m.f.)

 

pista

COMUNICATO STAMPA OPZIONE ZERO 15 APRILE

Il Governo toglie dal DEF la Orte-Mestre, ma i partiti di maggioranza mantengono in pista la nuova autostrada. Ieri alla Camera erano infatti in votazione le mozioni parlamentari del Movimento 5 Stelle e di SEL che chiedevano il ritiro definitivo del progetto, e che se fossero state approvate avrebbero scritto la parola “fine” sulla Orte-Mestre.

Peccato che PD, NCD e FI, sempre uniti quando si tratta di grandi opere”, abbiano votato contro respingendo i due documenti; a dar loro manforte anche la Lega Nord che infatti in Veneto, con in testa il presidente Zaia, continua a sponsorizzare la Romea Commerciale e tutte le altre nefandezze partorite nell’epoca di Galan e Chisso.

Ma non è tutto, perché sia il gruppo parlamentare della Lega che quello del PD hanno presentato sullo stesso tema delle mozioni alternative molto ambigue; e se la proposta della Lega è stata respinta per ragioni di schieramento, quella del PD è invece passata a larga maggioranza con voto by-partisan. Nel testo approvato, oltre a difendere lo strumento truffaldino del “project financing”, si chiede al Governo di trasformare la Romea  in una non meglio precisata “arteria veloce a basso impatto ambientale” che con ogni probabilità sarà a pagamento.

A sostegno di questa iniziativa numerosi onorevoli del PD eletti in Veneto come, il segretario del PD regionale Roger De Menech, Andrea Martella, Michele Mognato e l’ex presidente della Provincia di Venezia Davide Zoggia. Incredibile poi che tra i firmatari della mozione figuri anche Ermete Realacci, il presidente onorario di Legambiente, già protagonista del voto favorevole sullo Sblocca Italia, nonostante l’associazione si sia schierata contro l’opera.

Il segnale politico che esprime questo voto è fin troppo chiaro: mettiamo in congelatore la Orte-Mestre fino a quando si saranno calmate le acque agitate delle varie inchieste in corso, poi al momento opportuno la scongeliamo con il microonde.

“Li aspettavamo al varco – commentano Rebecca Rovoletto e Lisa Causin di Opzione Zero –  perché sapevamo che del Governo Renzi e della  sua maggioranza non ci si può mai fidare: il fatto che l’opera non sia inserita nel DEF rallenta per ora l’iter di approvazione del progetto, ma fino a quando la Orte-Mestre rimarrà nel PIS (Piano delle Infrastrutture Strategiche) non potremmo mai abbassare la guardia, e il voto di ieri lo dimostra”.

Va giù duro anche Mattia Donadel, presidente del comitato: “Non se ne può più di questa politica viscida e putrefatta. Le forze politiche che ieri alla Camera hanno votato contro il ritiro definitivo della Orte-Mestre bocciando le mozioni presentate da SEL e Movimento 5 Stelle ora devono assumersi tutta la loro responsabilità di fronte ai cittadini. Non daremo loro tregua, smaschereremo in ogni occasione la loro ipocrisia. Invitiamo fin da ora i nostri sostenitori e in cittadini a non votare per questi partiti, per chi continua con la logica delle grandi opere e della devastazione del territorio, a cominciare dal PD , dalla Lega Nord e dai loro candidati alla presidenza Moretti e Zaia”.

 

Gazzettino – Pedemontana: via agli espropri

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14

apr

2015

Arriva la Pedemontana. Le raccomandate stanno arrivando in questi giorni ai proprietari e, contemporaneamente, anche in Comune: fra il 21 e il 24 aprile avranno luogo gli espropri, da parte della Sis, ditta appaltatrice dell’intervento di realizzazione della Pedemontana veneta, dei terreni interessati al passaggio della strada. Un intervento che attraversa la fascia sud del Comune, seguendo il tracciato dell’elettrodotto e correndo quasi totalmente in trincea.

«A fianco delle notifiche – spiega il sindaco Roberto Toffoletto – stanno pervenendo anche le indicazioni relative ai prezzi di esproprio, che oscillano fra una volta e mezzo e le due volte il valore del bene».

Ma non tutti sono così convinti di firmare. «Io non firmo», dice il proprietario di un terreno interessato al passaggio, che attende la ditta per il 21, lamentando fra l’altro delle dimenticanze (ad esempio un annesso rustico) fra i beni da conteggiare. E questa è la posizione del Comitato antipedemontana. Che, data per assodata l’opposizione all’intervento in sè, in quanto non giudicato viabilità sostenibile, ritiene che neppure dal punto di vista strettamente economico ai proprietari convenga firmare.

«Fatta eccezione per qualche raro caso soprattutto nel Vicentino – afferma Elvio Gatto, coordinatore dei comitati provinciali – nessuno degli espropriandi ha ricevuto i soldi, e firmando si perde pure la possibilità di fare ricorso. In sostanza, posso assicurare che starà meglio chi non firmerà».

E fra l’altro, in relazione all’arrivo delle lettere non manca qualche giallo, vero o presunto. C’è chi ritiene infatti che non abbiano ancora ricevuto la notifica proprio i cittadini proprietari dei lotti più danneggiati dall’intervento.

Gatto intanto contesta anche su un altro fronte la politica di Regione e Sis: «Varie infrastrutture sono già state bloccate e per evitare che ciò avvenga i fautori della Pedemontana stanno cercando di far passare l’idea di un’opera quasi al traguardo. Invece il lavoro non è stato per ora realizzato per più del 20/30% e nulla di ciò che è stato compiuto è irreversibile. I cittadini devono tenerlo ben presente».

 

Gazzettino – “Blocchero’ la Pedemontana”

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14

apr

2015

Crociata del sindaco Manzan

«Se non si farà la bretella di Povegliano, mi metterò fisicamente in mezzo alla strada per bloccare la Pedemontana». Il sindaco Rino Manzan non vuole nemmeno sentir parlare della realizzazione del casello della superstrada senza la nuova via promessa per salvare sia Povegliano che Ponzano dalla futura morsa del traffico in uscita dalla Pedemontana. Ad oggi la bretella tra il casello e la provinciale tra Paderno e Volpago, attraversando via Levada, è ferma al progetto.

«L’opera è fondamentale – sottolinea Manzan – l’alternativa è soffocare tra auto e camion». Il punto è che per costruirla servirebbero almeno 7 milioni. Ci sono? «Non lo sappiamo – ammette il primo cittadino – aspettiamo che la Regione ci mandi il preventivo di spesa e poi vedremo chi potrà realizzarla».

«Una cosa è certa – aggiunge – senza la bretella ci metteremo di traverso in tutti i modi possibili».

Questi in realtà non sono molti. Il sindaco lo sa bene: «La giunta Zappalorto aveva fatto un ricorso al Tar contro la Pedemontana, ma poi è stato ritirato dicendo che c’era l’accordo per la bretella – spiega – l’accordo, però, era sulla progettazione e non sulla costruzione. Adesso che non c’è più nemmeno il ricorso al Tar, per far sentire la nostra voce non ci resterebbe che metterci in mezzo alla strada. Ovviamente speriamo di arrivare a una soluzione prima di iniziative del genere».

Il Comune andrà a bussare alle porte del Sis, il consorzio che sta realizzando la Pedemontana, e poi a quelle di Regione e Provincia. I tecnici, fanno sapere dal municipio, si sono sempre dimostrati sensibili alla questione. Adesso, però, è arrivato il momento di stringere. Perché nelle case di circa 150 famiglie di Povegliano sono già arrivate le lettere di esproprio per il passaggio della superstrada. L’argomento è stato al centro dell’incontro urgente organizzato ieri sera nella sala della Pro Loco. La procedura è normale, ma il Comune non vuole lasciare nessuno da solo ed è pronto a mettere in piedi uno sportello informativo ad hoc.

 

Gazzettino – Grandi opere dimezzate

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10

apr

2015

A NORDEST – Mose verso il traguardo, ok alla Pedemontana e stop alla Orte-Mestre

Quelle prioritarie calano da 51 a 25. Operazione trasparenza sui cantieri

DOPO LO SCANDALO – Delrio parla con Cantone: collaborazione anticorruzione

INFRASTRUTTURE – L’obiettivo è finire tutti i lavori nel 2021 senza incompiute

Cura dimagrante per le infrastrutture strategiche. Con una sforbiciata, o meglio una focalizzazione, che porta da 51 a 25 le opere prioritarie. Una selezione durissima, decisa ieri dal premier Matteo Renzi, per concentrare le risorse – molto scarse – su pochi obiettivi prioritari. Provando così a mettere fine alla lunghissima lista di opere annunciate ma incompiute (circa 700) dei passati governi. L’allegato “Infrastrutture” al Def, che fotografa lo stato dell’arte della legge obiettivo, è stato quindi dimezzato: solo 25 opere – strade, ferrovie, metropolitane e reti idriche – con costi e tempi di realizzazione. E con i soldi da stanziare e i fondi già disponibili.

Il governo, dopo la bufera giudiziaria sull’ex ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi e il supermanager Ercole Incalza, ha voluto dare una svolta rispetto al passato; il precedente piano comprendeva ben 400 interventi per 380 miliardi di spesa.

Ora, nelle intenzioni, l’obiettivo è di chiudere i cantieri nei tempi stabiliti. Con la massima trasparenza – ieri Delrio ha incontrato per più Raffaele Cantone, capo dell’Autorità nazionale anticorruzione, per avviare una stretta collaborazione – e col rigoroso rispetto del cronoprogramma. Questo non vuol dire che le altre opere già finanziate finiscano sul binario morto. Però è indicata per la prima volta una scala di priorità “forti” per il territorio. Spetterà al dicastero vigilare e mettere a fattor comune le risorse individuate e accendere i riflettori sui ritardi.

La scure ha dunque risparmiato l’Alta velocità Napoli-Bari (2,6 miliardi in tutto, di cui 1,6 disponibili), il Mose (5,4 miliardi) e la Metro C di Roma (2,6 miliardi).

Confermata la cancellazione della Orte-Mestre e di una serie di opere soprattutto al Nord.

Resta in pista la Pedemontana lombarda (4,1 mld) e quella veneta (2,5 mld), la tangenziale Est di Milano (1,6), l’A12 Roma-Latina (2,7) il completamento della ben nota Salerno-Reggio Calabria, la statale Jonica 106 (6,3) e il quadrilatero Marche- Umbria (2,1 mld).

Considerate strategiche, nella rete ferroviaria, l’alta velocità Napoli-Bari (2,6 mld secondo il progetto preliminare) e la Torino- Lione (2,6), il nuovo Brennero (4,4) e il Frejus.

Un capitolo a parte merita il Mose, il cui stato di avanzamento lavori è all’80% e che Delrio vuole ora terminare senza fallo. Nel documento è indicato un costo finale di 5,4 miliardi (5,2 disponibili) e la fine lavori nel 2017 con un fabbisogno triennale di 221 milioni, sempre per salvare dalle acque alte Venezia. Investimenti massicci anche ai porti: Civitavecchia (195 milioni), Taranto (219 mln), piattaforma logistica di Trieste (132), Ravenna (220) al costo globale di 820 milioni (disponibili 816). Per gli acquedotti (Sistema Menta, Caposele, Basento- Bradano) in ballo ci sono 438 milioni. Nel dettaglio, per la metro C di Roma il costo finale è valutato 2,6 miliardi (2,1 mld disponibili) con un fabbisogno triennale di circa 280 milioni.

L’obiettivo previsto dalla legge “Sblocca Italia” è chiudere tutte le opere nel 2021. Interventi anche per la metro di Napoli (2,4 mld di costo con 2,1 mld disponibili e fabbisogno triennale di 200 milioni). Infine l’edilizia scolastica: confermati stanziamenti per quasi 500 milioni di euro. Oggi, salvo sorprese, il varo a Palazzo Chigi col Documento di economia e finanza.

Umberto Mancini

 

DOLO – L’anticipazione sullo stralcio della Romea commerciale dal Def è accolta con soddisfazione dal comitato “Opzione Zero” che però attende l’esito del Consiglio dei ministri di domani. Secondo il presidente Mattia Donadel è il momento di festeggiare, ma non certo di smobilitare: «Siamo a un passo da una vittoria straordinaria, sarebbe però un errore abbassare la guardia. Lo stralcio della Orte-Mestre allontana lo spettro dell’autostrada ma non lo cancella. L’opera infatti rimane inserita in Legge Obiettivo». Ieri è stata discussa la mozione dell’onorevole Arianna Spessotto (M5S) con la quale si chiedeva il ritiro definitivo del progetto.

Giacomo Piran

Stop Orte-Mestre, tutti contro tutti

Imprenditori in agitazione per l’annunciata cancellazione dalle Grandi opere: «Così ci fanno chiudere»

Sindaci e imprenditori contestano la marcia indietro del Governo. Esultano gli ambientalisti

LA DEPUTATA M5S – Spessotto: «Ora il Governo deve ritirare il progetto»

OPZIONE ZERO «Scelta obbligata dopo l’inchiesta della Procura di Firenze»

DIETRO FRONT – La Orte-Mestre “esce” dalle opere considerate prioritarie dal Governo

C’erano cinquanta imprenditori ieri a Cavarzere, tutti infuriati perché il Governo si accinge a fare l’ennesima marcia indietro sulla nuova strada Orte-Mestre e, in particolare, sul tratto Mestre- Ravenna, ossia la Romea Commerciale. La certezza si avrà domani quando verrà approvato il Def, il documento di economia e finanza che riduce da 400 a 51 le opere infrastrutturali considerate necessarie per il Paese, abbassando da 380 a 76,3 i miliardi che servono a realizzarle.

La Orte- Mestre è tra le strade stralciate dal Def, proprio ora che chi la voleva aspettava l’apertura dei cantieri entro la fine dell’anno.

L’ex ministro dei Trasporti Maurizio Lupi appena poche settimane fa aveva ribadito che si trattava di un’opera strategica per l’Italia ma Lupi è stato costretto a dimettersi e la Procura di Firenze sta indagando su tutti i protagonisti del progetto. Il fatto è che il tira e molla sulla nuova strada lascia intatti i problemi delle aziende, isolate dal mondo, e la pericolosità della vecchia Romea.

Per questo ieri il presidente di Confindustria Venezia Matteo Zoppas ha incontrato gli imprenditori dell’area di Chioggia, Cavarzere e Cona, e il delegato di Confindustria alle Infrastrutture ha detto che, «ciò che ci amareggia ulteriormente, pur condividendo la necessità di una totale trasparenza degli appalti e di rispetto della legalità, è che si perde completamente un faticoso e complesso lavoro comune da parte delle imprese e degli enti locali coinvolti che aveva portato a risolvere molti dei nodi legati al tracciato e ai punti di accesso». Filippo Olivetti ha ricordato, infatti, che i sindaci di Chioggia, Giuseppe Casson, e Cona, Alberto Panfilio, assieme agli imprenditori «hanno ribadito la loro contrarietà e insoddisfazione per l’ennesimo stop. In particolare la tratta Mestre-Ravenna è una priorità e può rappresentare un’ opportunità di sviluppo economico, perché costituisce una cerniera di collegamento tra il Veneto e l’Emilia Romagna».

Sull’altro versante, anche Opzione Zero e tutte le organizzazioni della Rete nazionale Stop Or-Me, insistono sulla necessità di mettere in sicurezza la Romea «la cui pericolosità ha raggiunto livelli indegni e insostenibili». Però, allo stesso tempo, Rebecca Rovoletto, Lisa Causin e Mattia Donadel sostengono che la battaglia non è ancora vinta del tutto e che bisogna tenere alta la guardia perché «la decisione del Governo è quasi obbligata dopo l’inchiesta della Procura di Firenze, ma il premier Matteo Renzi pochi mesi fa aveva rimesso in pista la nuova strada inserendola nello Sblocca Italia. L’opera rimane tutt’ora inserita nella Legge Obiettivo e quindi potrebbe essere ripescata più avanti. Dobbiamo ottenerne la cancellazione definitiva».

Non a caso, ricordano i comitati contro la Orte-Mestre, proprio ieri il Governo ha chiesto e ottenuto il rinvio del voto sulla mozione parlamentare con la quale la deputata 5 Stelle Arianna Spessotto chiede il ritiro definitivo del progetto: «L’ennesima dimostrazione del tatticismo e dell’ambiguità che caratterizzano l’esecutivo e il partito del presidente del Consiglio, il solito Pd».

Elisio Trevisan

 

VENEZIA  – Sarà domani il giorno della verità sulla Orte-Mestre. Per questo venerdì è infatti annunciata l’approvazione in consiglio dei ministri del Documento di economia e finanza e del relativo allegato Infrastrutture, dal quale il governo sembra intenzionato a stralciare i 396 chilometri che avrebbero dovuto collegare il Lazio al Veneto, nonostante la richiesta degli Industriali di confermare almeno il tratto fra Venezia e Ravenna.

Così ieri alla Camera il governo ha preferito non intervenire nel dibattito aperto dalla mozione di contrarietà presentata dalla veneziana Arianna Spessotto, rinfocolando lo scontro fra il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico.

L’esame in aula si è fermato alle linee generali, rinviando il voto alla settimana prossima. Ma se questo era già stato previsto, ad indispettire il M5S è stato il mancato intervento del nuovo ministro Graziano Delrio. «Capisco l’imbarazzo dei membri del governo – sbotta la deputata Spessotto – nell’assistere alla ricostruzione che abbiamo fatto dell’iter progettuale della Orte- Mestre, una storia di corruzione, malaffare, intrecci tra interessi politici e privati, ma è ingiustificabile il vergognoso silenzio».

Commenta al proposito Mattia Donadel del comitato Opzione Zero: «L’ennesima dimostrazione del tatticismo e dell’ambiguità che caratterizzano l’esecutivo e il Pd».

Risponde il veneziano Andrea Martella, vicecapogruppo del Partito Democratico: «Concorderemo una nuova mozione che tenga conto del Def».

Insistono i pentastellati, con il parlamentare veronese Mattia Fantinati: «La Orte-Mestre non va realizzata, nemmeno dai privati».

Insorge però Confindustria Venezia, con il delegato alle Infrastrutture Filippo Olivetti, che insieme al presidente Matteo Marzotto ha incontrato una cinquantina di soci di Chioggia, Cavarzere e Cona: «Da molti anni gli imprenditori denunciano l’assoluta necessità di approvare e cantierare questo asse viario, che attraversa un’area da sempre isolata e marginale nella provincia e nella regione, che ha sopportato anche per la vicinanza con l’area di Marghera problemi economici e occupazionali
rilevanti. È per questo che in particolare la Romea Commerciale deve continuare ad essere considerata una priorità e può rappresentare una reale opportunità di sviluppo economico in una logica metropolitana. Pensavamo di essere finalmente vicini al risultato, visto che i primi cantieri sarebbero dovuti partire alla fine del 2015. Invece si paventa l’ennesimo stop».

Da registrare nella discussione a Montecitorio la posizione di Emanuele Prataviera, fuoriuscito dal gruppo leghista e furioso «con il presidente Zaia che in tutti questi anni non ha mai voluto nemmeno intraprendere un percorso alternativo a quello presentato a Roma».

(a.pe.)

 

La Commissione Via è l’organo pubblico che decide se un’opera si può fare o no. C’è solo un problema: molti dei suoi componenti lavorano per aziende private. I cui affari dipendono direttamente dai pareri dei commissari. Un’anomalia che il governo non ha risolto e su cui il Movimento 5 Stelle chiede chiarezza

di Stefano Vergine

Decidono di ponti e autostrade, oleodotti e ferrovie, perforazioni petrolifere, centrali elettriche, porti, inceneritori. Su tutto ciò che può modificare l’ambiente in Italia, il pallino è in mano ai 48 membri della Commissione Via , acronimo che sta per “Valutazione d’impatto ambientale”. Loro sono architetti, magistrati, ingegneri, economisti, geologi. Professionisti chiamati a dire se un’opera si può fare oppure no. E a controllare che i criteri scelti per la realizzazione vengano rispettati dalle aziende costruttrici. Compiti delicatissimi, visto che in ballo ci sono lavori milionari e spesso contestati dalle comunità locali.

Indagando sui membri della Commissione emerge però che parecchi di loro, oltre a fare i tecnici per il governo italiano, lavorano per società che dai pareri della Commissione dipendono direttamente. Una coincidenza che potrebbe mettere a rischio la loro imparzialità. Su questo si concentra l’esposto inviato in questi giorni da un gruppo di parlamentari del Movimento 5 Stelle (membri della Commissione Ambiente della Camera) alle Procure di Roma e Firenze, oltre che all’Autorità Anti Corruzione e alla Direzione Nazionale Antimafia. “L’Espresso” ha potuto leggere in anteprima l’esposto. E questi sono alcuni dei nomi dei commissari su cui i parlamentari grillini chiedono di fare luce.

Uno dei capitoli più lunghi è dedicato ad Antonio Grimaldi, storico docente di Ingegneria all’università romana di Tor Vergata. Oltre ad essere membro della Commissione, Grimaldi svolge anche attività privata con la Progin, una società di progettazione che il professore di fatto controlla. Il problema, sottolinea l’esposto, è che la Progin lavora insieme a gruppi che hanno parecchio a che fare con la Commissione di cui Grimaldi fa parte. Il caso più eclatante riguarda l’Anas, la società pubblica che gestisce una buona fetta delle autostrade italiane. E non solo: la Progin è infatti socia dell’Anas in tre consorzi attivi in Colombia, con cui si spartisce commesse per un totale di 30 milioni di euro. Allo stesso tempo, si legge nell’esposto, «decine di progetti dell’Anas sono stati valutati a vario titolo dalla Commissione Via». Come dire: siamo sicuri, chiedono i deputati grillini, che quando Grimaldi ha dovuto valutare i progetti dell’Anas lo abbia fatto in modo imparziale?

La stessa domanda riguarda parecchi altri membri della Commissione. Come Silvio Bosetti, ingegnere e direttore generale della Energy Lab Foundation: una struttura di cui sono socie la Fondazione Edison, della Edison, e la Fondazione AEM, del gruppo A2A. Insomma, dietro la Energy Lab Foundation ci sono due dei principali gruppi energetici che operano in Italia. Nell’esposto si evidenzia che, da membro della Commissione, tra il 2013 e il 2014 Bosetti si è trovato a decidere di tre progetti proposti da questi due gruppi. Una centrale elettrica di Edison a Pianopoli, in provincia di Catanzaro. E due centrali di A2A, una a Monfalcone (Gorizia) e l’altra a Brescia. In tutti e tre i casi il parere dell’ingegnere è stato positivo.

Ha approvato un bel po’ progetti presentati dall’Anas un altro membro della Commissione, l’architetto Francesca Soro. Che dalla stessa Anas ha ricevuto un incarico personale: nel 2011 è stata nominata commissario di gara per un intervento stradale da svolgere in Sicilia. Anche Arturo Luca Montanelli, architetto, è citato nell’esposto. Oltre ad essere membro della Commissione, Montanelli è il legale rappresentante di una società di progettazione (la Ardea) che fa parte di un grande consorzio di imprese (Red). Il problema, fanno notare i grillini, è che i clienti di alcune società che formano il consorzio hanno presentato i loro progetti alla Commissione Via. Insomma, Montanelli ha votato i piani dei clienti dei suoi soci. Come ad esempio quello dell’Ilva di Taranto, l’enorme acciaieria entrata in crisi a causa del mancato rispetto delle procedure ambientali.

Tra i nomi citati nell’esposto c’è anche quello del presidente della Commissione Via, Guido Monteforte Specchi. I deputati del Movimento 5 Stelle dicono che l’ingegnere ha fatto il consulente per un’azienda, la Itw & Lkw Geotermia Italia. E che quest’azienda ha presentato un progetto in Commissione per un impianto geotermico pilota da realizzare a Castel Giorgio, in provincia di Terni.

Una stoccata i grillini la tirano anche a chi alterna incarichi pubblici e privati. Come ad esempio Maria Fernanda Stagno D’Alcontres, architetto, fino a un anno fa commissario straordinario per la Metro C di Roma, l’opera finita al centro delle indagini della magistratura per i ritardi e i costi aumentati. Ebbene, come si legge nel suo curriculum , la D’Alcontres è stata dal 2001 al 2005 in forze al ministero delle Infrastrutture, come componente della struttura tecnica di missione. Poi, dal 2006 al 2007, è passata a fare la consulente per la Tav spa, la società costituita dalle Ferrovie dello Stato per realizzare le linee dei treni ad alta velocità. Infine, dal 2008, è diventata membro della Commissione Via, che sulla Tav si è trovata spesso a decidere.

Non ci sono però solo i possibili conflitti d’interesse. Come gli stessi deputati grillini avevano già evidenziato in una recente interrogazione parlamentare, all’interno della Commissione Via ci sarebbero persino piduisti e personaggi vicini alla ‘ndrangheta. Di Vincenzo Ruggiero, commercialista e membro della Commissione da oltre 10 anni, si ricorda che la Prefettura di Reggio Calabria nel 2008 lo descrisse come «sospettato di essere asservito alla cosca Piromalli-Molè-Stillitano operante in Reggio Calabria» . Mentre di Antonio Castelgrande, ingegnere di 85 anni, si mette in evidenza un articolo pubblicato dal quotidiano “l’Unità” nel 2002 , che raccontava della presenza di Castelgrande nell’elenco dei membri della loggia massonica P2.

Al di là di questi ultimi casi, però, l’esposto riguarda un tema per certi versi ancora più rilevante. E’ giusto che persone chiamate a decidere il destino di opere come la Tav, le autostrade o i pozzi petroliferi possano avere degli interessi privati in quelle opere? Non sarebbe meglio, per evitare possibili conflitti d’interesse, affidare la Commissione solo a persone oggettivamente imparziali, ad esempio a professori universitari senza incarichi nel settore privato? Domande a cui nemmeno i magistrati potranno rispondere. Perché quel compito tocca al governo di Matteo Renzi e al suo ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, a cui fa capo la Commissione Via.

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COMUNICATO STAMPA OPZIONE ZERO 8 APRILE

La notizia dello stralcio della Orte-Mestre dal DEF è accolta con soddisfazione da Opzione Zero e da tutte le organizzazioni della Rete nazionale Stop Or-Me, anche se si attende l’esito del Consiglio dei Ministri di venerdì per verificare che non ci siano tranelli.

Se confermato, si tratterebbe comunque di un risultato molto importante e per il quale comitati e associazioni ambientaliste lavorano incessantemente da anni mantenendo accesi i riflettori, contro tutto e contro tutti, su tutto ciò che quest’opera poteva significare in termini di impatti ambientali e sociali,  di rischi economici, in termini di interessi privati e intrecci malavitosi che da sempre stanno alla base di questo progetto assurdo e devastante.

La decisione del Governo potrebbe impantanare seriamente l’iter di approvazione dell’opera allontanando, almeno per il prossimo futuro, il rischio di apertura dei cantieri nel cuore della Riviera del Brenta e di altri territori di pregio.

Questa scelta è per il Governo quasi obbligata seppure non scontata – commentano Rebecca Rovoletto e Lisa Causin portavoce del comitato –  perché l’inchiesta “Sistema” della  Procura di Firenze ha letteralmente travolto i protagonisti della vicenda Orte-Mestre a cominciare dal proponente Vito Bonsignore, al suo amico di partito e ex ministro Maurizo Lupi, per finire con Ercole Incalza, l’uomo chiave che ha curato l’istruttoria della nuova autostrada.  Si è finalmente aperto uno squarcio nel muro di gomma che nascondeva  tutto il marciume e l’insostenibilità economica dell’”affare Orte-Mestre, ciò che denunciamo da molto tempo. Di fronte a tanta evidenza sarebbe troppo fare finta di niente anche questa volta”.

Opzione Zero dubita infatti del Governo Renzi, lo stesso Governo che pochi mesi fa aveva rimesso “in pista” la nuova autostrada, con l’inserimento di una norma specifica nel Decreto Sblocca Italia finalizzata ad aggirare il parere negativo della Corte dei Conti sul piano economico-finanziario allegato al progetto. Una norma che guarda caso ora compare nelle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta  “Sistema”.

Secondo Mattia Donadel è certamente il momento di festeggiare, ma non certo di smobilitare: “Siamo a un passo da una vittoria straordinaria e forse decisiva per questa vertenza, sarebbe però un errore abbassare la guardia proprio adesso: lo stralcio della Orte-Mestre dal DEF allontana di molto lo spettro dell’autostrada ma non lo cancella. L’opera infatti rimane inserita in Legge Obiettivo, e potrebbe essere ripescata in tutto o in parte più avanti, quando le acque saranno meno agitate. Dobbiamo continuare a lavorare per ottenere la cancellazione definitiva del progetto; soprattutto dobbiamo incalzare ANAS e Regione Veneto per risolvere subito il problema Romea, la pericolosità di questa strada ha raggiunto livelli indegni e insostenibili”.

D’altra parte, a conferma di questi timori, Opzione Zero fa notare come proprio questa mattina il Governo abbia chiesto e ottenuto il rinvio del voto sulla mozione parlamentare dell’On. Arianna Spessotto con la quale si chiedeva il ritiro definitivo del progetto; l’ennesima dimostrazione del tatticismo e dell’ambiguità che caratterizzano l’esecutivo e il partito del Presidente del Consiglio, il solito PD.

 

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