Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

Gazzettino – Chioggia. Crociere, servizi troppo cari.

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

26

set

2014

PORTO – Primi problemi dopo l’arrivo ai Saloni della “Majesty Thomson”

«Le operazioni di rimorchio e ormeggio costano il 40% in più di Venezia»

Gli operatori del porto fanno il punto sul futuro del traffico passeggeri dopo aver constatato, col passaggio della Majesty Thomson, che lo scalo clodiense può proporsi in sinergia con Venezia. Al momento, tuttavia, non sussisterebbero le prerogative indispensabili affinché le compagnie di navigazione possano annoverare Chioggia nel novero delle mete abituali dei croceristi. Per questo, gli agenti marittimi hanno deciso di incontrarsi con il nuovo Comandante della Capitaneria. Il problema consisterebbe nell’indisponibilità di tariffe certe ed affidabili, per quanto riguarda i servizi di rimorchio ed ormeggio. L’accesso di una nave da crociera, a Chioggia, non risulterebbe concorrenziale. Il presidente del comitato Porto di Chioggia Alfredo Calascibetta conferma che «le operazioni di attracco alla Marittima dei Saloni costano all’incirca il 40 per cento in più rispetto alle medesime manovre effettuate a Venezia». Il paradosso era stato rilevato anche dal responsabile dell’agenzia marittima Hugo Trumpy Giorgio Grillo, convinto promotore del porto chioggiotto. «Gli armatori – aveva messo in guardia – stentano a scegliere luoghi ove i costi non sono preventivabili. Per fare entrare la prima vera nave da crociera ai Saloni abbiamo dovuto pagare troppo caro». Premesso che la società armatrice della Majesty Thomson, per bocca del comandante, ha fatto sapere che «il porto di Chioggia è sicuro e che le strutture a terra sono eccellenti», Calascibetta conclude invitando privati e le amministrazioni pubbliche civili e militari a sedersi quanto prima possibile al tavolo delle trattative. «Il primo obiettivo da raggiungere – incalza – dovrà consistere nella formulazione di tariffe simili a quelle praticate a Venezia. Non attribuiamo a nessuno la responsabilità delle carenze e delle contraddizioni emerse nelle ore precedenti all’arrivo della Majesty. Le incertezze tariffarie derivano dal fatto che fino, fino a pochi giorni fa, nessuna unità del genere aveva fatto scalo a Chioggia».

 

Le osservazioni

Ma il Comitatone ha deciso

«Illegittimo. Perché non è un adeguamento di un canale portuale, che in quell’area non esiste. Ma la costruzione di una nuova via d’acqua. Che non c’entra con la sicurezza e dunque non può godere di procedure accelerate». Gli ambientalisti dichiarano guerra al «nuovo canale dei Petroli». Non si fidano delle rassicurazioni del Porto («Sarà un’opera di recupero ambientale» e ricordano i guai provocati alla laguna alla fine degli anni Sessanta dallo scavo del canale Malamocco-Marghera. Sono già tre le osservazioni presentate al ministero dell’Ambiente sul Sia («Studio di Impatto ambientale») del progetto del Porto. Portano la firma di Andreina Zitelli, docente Iuav già componente della commissione Via nazionale, della presidente di Italia Nostra Lidia Fersuoch, delle associazioni Ambiente Venezia (Luciano Mazzolin) e Ecoistituto veneto (Michele Boato). Chiedono al ministero di sospendere la procedura avviata con i criteri di urgenza previsti dalla Legge Obiettivo. «Ma è assurdo», replica Costa. Ed esibisce una bozza non firmata della delibera approvata in agosto dal Comitatone, convocato dal sottosegretario Graziano Delrio su richiesta dell’allora sindaco Giorgio Orsoni. Nelle considerazioni preliminari, il testo ricalca esattamente quanto sostiene l’Autorità portuale. Che cioè è compito della stessa Autorità, della Capitaneria e del Magistrato alle Acque «individuare le soluzioni alternative all’accesso delle navi dal bacino San Marco». Il Comitatone aveva anche accettato quanto sostenuto dal Porto, cioè che l’attuale Marittima è «irrinuciabile». E infine deciso che visti i diversi stati di avanzamento progettuale si doveva sottopoorre a Valutazione il progetto del canale Contorta. «E attenzione», puntualizza Costa, «la Valutazione non deve decidere quale progetto si fa, ma se quello prescelto è ambientalmente compatibile».

(a.v.)

 

Banchine e un nuovo terminal in canale Brentella, 800 case in Marittima

Arriva il terzo progetto alternativo sulle grandi navi. «Lo depositeremo alla commissione di Impatto ambientale a Roma nei prossimi giorni», annuncia Roberto D’Agostino, ex assessore all’Urbanistica e firmatario degli elaborati che prevedono lo spostamento delle grandi navi a Marghera. Idea che era stata sostenuta dal Comune e dal sindaco Giorgio Orsoni, poi «congelata» dopo le vicende giudiziarie e lo scandalo Mose. Progettto presentato alla Capitaneria, nella scorsa primavera, ma scartato allora dall’Autorità portuale. «Pericoloso perché in quell’area c’è già il traffico commerciale», lo avevano liquidato i tecnici del Porto. Ma adesso il progetto Marghera è pronto e sarà proposto all’esame della commissione Via. Tre anni di lavori, prevede la realizzazione di una nuova stazione Marittima tra il canale Brentella e il canale Industriale Ovest. Le banchine potranno ospitare fino a cinque navi di grandi dimensioni. Per la loro evoluzione sarà scavato un raccordo davanti ai depositi petroliferi dell’Eni. Nell’attuale Marittima saranno ricavati spazi per attività marine e per gli yacht, nelle aree non più utilizzate 800 appartamenti in social housing. «Posti di lavoro e nuove attività, un impulso all’economia della città», dice D’Agostino. Che insieme ad Alessio Vianello, avvocato con studio al Vega e già assessore della giunta Cacciari, sta studiando le procedure per presentare la proposta. Che potrebbe rappresentare una alternativa alla Marittima pur senza intervenire su altre aree della laguna. Ma non va invece al comitato «No Grandi Navi», promotore della grande manifestazione di sabato scorso. «Le grandi navi incompatibili devono stare fuori dalla laguna. Punto e basta», ribadiscono. Intanto il 7 ottobre all’Ateneo veneto sarà presentata anche la terza soluzione alternativa già depositata alla Via e in attesa di essere esaminata. È quella firmata da Cesare De Piccoli, ex viceministro alle Infrastrutture ed ex vicesindaco, e dalla società genovese Duferco. Prevede di realizzare il nuovo terminal delle crociere al Lido, lato Punta Sabbioni, in meno di due anni.

(a.v.)

 

Italia Nostra, Ecoistituto e Ambiente Venezia scrivono al ministro: «Revocare la Via»

«Il Porto non ha titolo per presentare il progetto del Contorta. Dunque, si chiede al ministero dell’Ambiente di non accettare la domanda. O se già accolta di revocarla e annullarla in autotutela». È una vera diffida quella inviata ieri ai ministri dell’Ambiente Luca Galletti e dei Beni culturali Dario Franceschini e firmata da Italia Nostra, Ecoistituto Veneto e Ambiente Venezia. Si chiama «atto di intervento nell’ambito del procedimento di Via» (Valutazione di Impatto ambientale) già avviato con la trasmissione agli enti del progetto elaborato dall’Autorità portuale. Che si intitola «Adeguamento della via acquea di accesso alla Stazione Marittima e riqualificazione delle aree limitrofe». In pratica lo scavo dell’attuale canale Contorta Sant’Angelo, portandone la profondità da un metro e mezzo a dieci e mezzo, la larghezza da dieci a 120, sei milioni e mezzo di metri cubi di fanghi da scavare per costruire 400 ettari di nuove barene. Intervento dannoso per l’equlinbrio della laguna, denunciano le associazioni. Ma anche «illegittimo». Perché, scrivono nella diffida la presidente di Italia Nostra Lidia Fersuoch, il presidente di Ecoistituto Michele Boato e quello dell’associazione Ambiente Venezia Luciano Mazzolin, «l’Autorità portuale non ha alcun titolo a proporre, finanziare e realizzare uno scavo come quello proposto, mancandole allo stato la disponibilità delle aree e la loro destinazione portuale, non prevista dal Piano regolatore. Ma soprattutto, scrivono i tre esponenti delle associazioni, «non si tratta di adeguamento di una via acquea, dal momento che in quei luoghi non è mai esistito un canale per le navi». Si tratterebbe al più della «realizzazione di una nuova via acquea di accesso alla Stazione Marittima». Ma questa non potrebbe esser realizzata con la procedura accelerata Via in quanto, a differenza di quanto sostiene il Porto, «non si tratta di un’opera strategica inserita nella legge obiettivo». E non vale, scrivono ancora Fersuoch, Boato e Mazzolin, «invocare la riunione della Conferenza Stato Regioni. Che avrebbe un parere consultivo e non vincolante sull’elenco delle opere registrate al Cipe. Polemica esplosiva, in vista della presentazione del progetto Contorta (oggi nella sede dell’Autorità portuale, lunedì in pubblico in sala San Leonardo). Mentre sono già scartati i trenta giorni concessi dal ministero e si preparano anche le presentazioni dell’altro progetto alternativo alle grandi navi a San marco (il terminal a Punta Sabbioni), di De Piccoli-Duferco, che sarà illustrato il 7 pottobre all’Ateneo Veneto.

(a.v.)

 

Sostengono che il progetto di scavo del canale Contorta non può essere ammesso alla valutazione di impatto ambientale come infrastruttura strategica (Legge obiettivo) e formulano un atto di intervento urgente perchè il procedimento sia revocato in autotutela dal Ministero dell’ambiente, primo destinatario della missiva. Tre associazioni ambientaliste (Italia Nostra, Ecoistituto Alex Langer, Ambiente Venezia) hanno inviato un corposo documento anche al Ministero dei Beni Ambientali e al Commissario Prefettizio Vittorio Zappalorto per denunciare “l’erronea” ammissione del progetto alla via secondo una corsia preferenziale. E le motivazioni sono circostanziate.
In primo luogo i firmatari sostengono che non si tratta di un “adeguamento” del canale per raggiungere la Marittima, come recita il titolo del progetto, ma di una nuova via d’acqua portuale il cui tracciato è talvolta adiacente, sovrapposto o intersecato con il canale Contorta che però si trova in un’area del tutto estranea alle aree demaniali portuali disciplinate dal piano regolatore portuale vigente. «Da ciò deriva – sostengono le associazioni – l’incompetenza di autorità portuale a proporre, finanziare e realizzare un intervento come quello proposto» e l’impossibilità per il Porto di essere riconosciuto “come autorità aggiudicatrice e proponente alla via dell’opera”.
C’è poi la questione dell’inserimento in legge obiettivo, «che non trova riscontro negli elaborati ufficiali del programma di infrastrutture strategiche». Cioè la Via strategica è stata concessa ma manca il decreto autorizzativo. Perchè è vero che c’è il parere positivo – peraltro non vincolante – del Cipe. Ma per prima cosa il canale Contorta non è “ufficialmente individuabile”, perchè nell’allegato delle opere strategiche esiste un generico stanziamento di 140 milioni di euro per “interventi per la sicurezza dei traffici delle grandi navi nella laguna di Venezia”, dopo che alla conferenza Stato-Regioni l’ex sindaco Giorgio Orsoni, di concerto con l’assessore regionale Roberto Ciambetti, avevano fatto cambiare la definizione non essendo ancora decisa – nell’aprile scorso – la soluzione alternativa a San Marco per le navi. In secondo luogo l’iter normativo non è ancora perfezionato, perchè per essere efficace giuridicamente il piano delle opere strategiche dev’essere inserito nel documento di Economia e Finanza, che deve ancora essere approvato dalle Camere.

(r.v.)

 

Gazzettino – Venezia. Grandi navi.

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

24

set

2014

A proposito di…

CANALE CONTORTA E GRANDI NAVI

Nel suo intervento di domenica 21 settembre, il professor Ravagnan ci spiega che lo scopo principale dello scavo del nuovo megacanale Contorta non è quello di far passare le navi da crociera.
Piuttosto, lo scavo serve a produrre fango (dieci milioni di metri cubi) per il recupero morfologico della laguna.
Il biologo promette un sicuro giovamento per la fauna ittica con conseguente rilancio della pesca lagunare. Non solo, in virtù di un non meglio precisato riequilibrio delle popolazioni animali, non ci saranno più i gabbiani a rubare le patatine dai tavolini di piazza San Marco!
Se non si stesse parlando di un’opera che costa centinaia di milioni di denaro pubblico, ci sarebbe senz’altro di che ridere.

Davide Rocchesso – Venezia

 

La riflessione

UN DIFENSORE DELLA LAGUNA

Gentile cronista,
leggo spesso con interesse gli articoli del dottor Ennio Fortuna, pubblicati dal Suo giornale, anche se, a volte, non condivido i suoi punti di vista o non li capisco.
Ma, l’altro giorno, il suo scritto pubblicato sotto al titolo: “Il Canale Contorta altererebbe l’equilibrio idrodinamico della laguna”, mi ha colpito non solo per la chiarezza e il rigore logico nell’interpretazione del diritto, ma, anche e soprattutto, per il coraggio che l’autore ha dimostrato con il rendere pubblica un’opinione impopolare e minoritaria.
E mi ha commosso che Venezia e la laguna abbiano trovato un difensore in lui, veneziano di adozione, quando altri, veneziani da generazioni, le sfruttano senza curarsi della loro sopravvivenza.
Le scrivo quindi perché, per Suo tramite, vorrei esprimergli la mia condivisione e il mio apprezzamento.

Giancarlo Bagarotto – Venezia

 

Grandi navi, riunione presieduta da Zappalorto. Trenta giorni per il parere: i nodi dello scavo, dei costi e degli impatti

Procedura Contorta. Ma il Porto va avanti. Sale la tensione sul futuro del progetto per scavare il nuovo canale in mezzo alla laguna. Lunga riunione in municipio, l’altra sera, presieduta dal commissario Vittorio Zappalorto con i tecnici dell’assessorato Ambiente e il direttore generale Marco Agostini. Gli uffici stanno mettendo a punto le osservazioni previste dalla legge sul progetto, inviato dal ministero per l’Ambiente dal direttore generale della sezione Via (Valutazione di Impatto ambientale) Mariano Grillo. Documentazione corposa, migliaia di pagine e un pacco di cartorafie che adesso dovranno essere esaminate dagli enti entro 30 giorni. Procedura accelerata decisa dal Comitatone e già impugnata nella prima osservazione pervenuta al progetto. «È illogica e illegittima», ha scritto la docente Iuav Andreina Zitelli, «perché il progetto parla di adeguamento di un canale che oggi non è utilizzato dalle navi». Intanto i tecnici dell’assessorato studiano osservazioni e pareri sullo Studio realizzato dall’Ufficio tecnico dell’Autorità portuale. Lo scavo. Per il Porto si tratta di un «valore aggiunto» al progetto: i sei milioni e mezzo di fanghi scavati sono classificati di categoria A. Dunque potranno essere utilizzati, scrive il Porto nello Studio Sia, «per realizzare protezioni lungo il nuovo canale e fermare la distruzione delle barene della laguna centrale». E per realizzare 400 ettari di nuove barene in laguna sud. Secondo i tecnici i carotaggi effettuati nell’area interessata non sarebbero però sufficienti a dimostrare la pulizia dei fanghi, vista la vicinanza con il canale dei Petroli e l’area industriale di Marghera.

La larghezza. Cento metri la larghezza prevista del nuovo canale – oggi non è più di dieci – Un dato che stride con la larghezza del canale dei Petroli (60 metri. Che quindi potrebbe essere presto «adeguato» a sua volta per far passare le grandi navi anche in doppio senso. I costi. 148 milioni di euro il costo previsto dal Porto, di cui solo una parte (42,6) per lo scavo, il resto per il trasporto dei fanghi e le nuove barene. Non è calcolata l’Iva in base alla legge sui porti. L’area interessata non è di competenza portuale ma del Magistrato alle Acque.

Piani regolatori. Il progetto è conforme ai piani in vigore, scrivono i tecnici del Porto. Dunque a Ptrc, Pat e al decreto Clini-Passera. Non al Piano portuale, ma non ha importanza, scrive il Porto, «trattandosi di interventi al di fuori dell’ambito portuale». Lo stesso Pat prevede peraltro l’allontanamento dalla laguna delle navi incompatibili.

Procedure speciali. Il presidente del Porto Paolo Costa sostiene che i tempi ristretti e le procedure accelerate sono state autorizzate dalla Conferenza Stato-Regioni nell’aprile scorso. Il ministero fin qui sembra avergli dato ragione, avendo iscritto il progetto a Via e autorizzato le procedure. Ma il senatore Felice Casson (Pd) ha annunciato che il decreto di autorizzazione non è stato firmato.

Le alternative. Depositato al ministero anche il progetto Venice Cruise 2.0 di De Piccoli-Duferco, che prevede la realizzazione di un nuovo terminal a Punta Sabbioni, in bocca di Lido. L’esame di questo progetto alternativo dovrà essere fatto con «pari dignità», come prescritto dalla mozione votata dal Senato. Presentazione pubblica. Lunedì a San Leonardo la presentazione pubblica del progetto Contorta.

Alberto Vitucci

 

“Le navi devono andar fuori dalla laguna” Un osservazione del Gruppo di intervento

«Sono inaccettabili gli scenari che mantengono le grandi navi (in foto) all’interno della laguna di Venezia». Lo sostiene il «Gruppo di intervento giuridico onlus», che ieri ha presentato al minister o per l’Ambiente un’osservazione molto critica sul progetto Contorta-Sant’Angelo. «La commissione tecnica di verifica Via e Vas si è già espressa in modo negativo il 27 settembre scorso sul progetto», scrive il portavoce Stefano Deliperi, «e i progetti alternativi andrebbero valutati in modo comparato con una Valutazione di Impatto strategico. Senza escludere la cosiddetta opzione zero, e tenendo presente che si vuole costruire un off-shore per le navi mercantili». Intanto il gruppo XXV aprile ha inviato a Bruxelles migliaia di firme contro lo scavo e avviato una mobilitazione in città dopo il corteo di domenica con il Comitato No Navi che ha visto la partecipazione di oltre cento imbarcazioni. «Fermiamo il nuovo sbrego», la parola d’ordine.

(a.v.)

 

Da Re: «Afflusso straordinario di turisti, ora prepariamoci per lo scalo di ottobre»

Majesty in città, Ascom soddisfatta

CHIOGGIA – Buono il primo “esperimento” della nave da crociera e ora si pensa a dei pacchetti storico-culturali da offrire ai turisti che scelgono di rimanere a Chioggia. Metà dei 1.600 passeggeri scesi lunedì dalla Majesty sono rimasti a visitare la città, sparpagliandosi tra calli e campielli e facendo tappa nei bar e nelle gelaterie di corso del Popolo. «L’afflusso straordinario si è notato», conferma il presidente di Ascom, Alessandro Da Re, «di lunedì, a settembre, non capita di vedere così tanti turisti passeggiare per il centro. L’afflusso si è visto soprattutto nei bar, nelle cicchetterie e nelle gelaterie, più che nei ristoranti perché si sa che molti tornano a bordo per mangiare, ma già la prima risposta per i nostri esercenti è stata positiva. Ora ci dobbiamo preparare al meglio per il secondo arrivo di ottobre. Stavolta l’abbiamo saputo all’ultimo e peraltro di lunedì i negozi al mattino sono chiusi, più di così non si poteva fare, ma per il prossimo scalo ci attrezzeremo al meglio perché la città ha tutte le carte in regola per accogliere al meglio i croceristi». Lunedì i turisti sono stati accompagnati in centro e poi lasciati liberi di girare. Sarebbe, invece, auspicabile che già a bordo si vendessero escursioni complete della città, preparando dei pacchetti che comprendano i musei piuttosto che le chiese o i palazzi storici. «Va pensata una rete di accoglienza seria e strutturata», sostiene il direttore Ascom, Maria Grazia Marangon, «i pacchetti che abbiamo creato assieme al Comune per il weekend con i soci del Touring andrebbero benissimo, con tour guidati che toccano i musei, la torre dell’orologio, la pinacoteca e l’oratorio dei Battuti. C’è da lavorare, ma credo sia convenienza di tutti fare squadra».

(e.b.a.)

 

Nuova Venezia – Via al Contorta, il decreto non si trova.

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

23

set

2014

Casson (Pd): «Ho chiesto al governo, non ha risposto: la procedura sarebbe a rischio».

Depositato il progetto De Piccoli

Il decreto del governo per l’avvio della procedura di Via del progetto Contorta non si trova. Dunque, il groviglio aumenta. La denuncia è del senatore Felice Casson, primo firmatario di una mozione al governo perché sia rispettata la par condicio nell’esame di tutte le soluzioni alternative per le grandi navi, senza privilegiare il progetto dello scavo del nuovo canale. «Ho chiesto venerdì al ministero dell’Ambiente e al sottosegretario Delrio di avere copia della documentazione», dice Casson, «ma il decreto non si trova. Questo potrebbe inficiare l’intera procedura». Perché intanto la macchina si è messa in moto. Il progetto presentato dall’Autorità portuale («Adeguamento del canale Contorta Sant’Angelo, via acquea di accesso alla Stazione Marittima) è già stato iscritto tra quelli da esaminare. E da ieri lo è anche l’altro progetto, il Venice Cruise 2.0 di Cesare De Picoli-Duferco, che propone di allestire un nuovo terminal in bocca di Lido, davanti all’isola artificiale del Mose. All’assessorato Ambiente del Comune sono già arrivate le carte del Contorta e i tecnici si stanno preparando a rispondere sulla base delle valutazioni tecniche degli uffici che hanno consultato anche l’Istituto di Idraulica dell’Università di Padova. Il parere tecnico dovrà essere ratificato dal Consiglio comunale, in questo caso il commissario Vittorio Zappalorto, e spedito al ministero entro il 17 ottobre. Procedure previste dalla Legge Obiettivo che secondo il presidente del Porto Paolo Costa sono state autorizzate dalla Conferenza Stato-Regioni. Anche qui è in corso un braccio di ferro giuridico. La prima osservazione pervenuta al ministero, firmata dall’esperta di Via Andreina Zitelli, sostiene che quella procedura è «illogica e illegittima», non potendosi giustificare con procedure straordinarie interventi che non hanno nulla a che vedere con la sicurezza di quel canale. Intanto le iniziative si moltiplicano. Sarà discussa nei prossimi giorni, oltre a quella del Senato (primo firmatario Felice Casson) anche la mozione presentata alla Camera dall’ex ministro dei Beni culturali Massimo Bray, che la ricalca in buona parte. E chiede al governo di garantire l’esame comparato delle varie soluzioni, senza procedure speciali. Le firme raccolte sono una trentina, quasi tutti deputati del Pd. In testa quella del presidente del partito, Matteo Orfini, l’ex ministro Maria Chiara Carrozza, la trevigiana Floriana Casellato. Fino ad ora nessuno dei parlamentari veneziani del Pd ha sottoscritto l’appello. Battaglia a colpi di mozioni e di procedure che si interseca con la corsa politica per le amministrative. Intanto il presidente Costa ha raccolto la sfida e annunciato per lunedì prossimo in sala San Leonardo la presentazione pubblica del suo progetto di scavo.

Alberto Vitucci

 

la protesta di domenica

«La città ha risposto bene .Ora contesteremo Costa»

«Siamo felicissimi. Quando ho visto tutte le barche avanzare nel Canale della Giudecca mi sono quasi commosso. Neanche nelle migliori delle previsioni ci aspettavamo più di cento barche». Tommaso Cacciari, uno dei portavoce del movimento «No Grandi Navi», fa un bilancio su com’è andata la manifestazione di domenica contro lo scavo del Canale Contorta. «La città ha risposto, ha dimostrato di non essere lobotomizzata e di non credere a chi dice che la soluzione è facile e pronta». Per Cacciari le remiere hanno perso l’occasione di fare una bella figura: «Rimane incomprensibile per noi perché non si schierino, il movimento è spontaneo e apartitico perché libero. Ha gambe e spalle e riunisce chi vive la laguna come si è visto ieri quando ognuno è venuto e ha partecipato attivamente, portando la propria barca». La protesta del movimento non si ferma qui. «Ci stiamo organizzando per la presentazione che Paolo Costa farà alla città il 29 in sala San Leonardo. Non creda di fare un monologo. Quando abbiamo invitato lui e Zappalorto all’incontro aperto alla città su questo tema non sono venuti. Noi saremo lì a ribattere». Il movimento si sta preparando ad affrontare l’udienza filtro al Tribunale del 3 ottobre: riguarda la denuncia a 47 manifestanti il 16 settembre 2012, quando in barca molti tentarono di bloccare il passaggio di una grande nave all’altezza di Punta della Dogana. Quel giorno, per impedire che le barche si avvicinassero troppo alla grande nave, vennero mandati dalle forze dell’ordine due elicotteri che, secondo molte riprese e molte testimonianze, volarono a quota troppo bassa. «Si tratta di un’udienza tecnica dove presenteremo i testimoni», conclude Cacciari. «Abbiamo avuto decine e decine di persone che si sono offerte per testimoniare quanto volevano bassi gli elicotteri, ma ne abbiamo dovute prendere 15».

Vera Mantengoli

 

Sono 1600 i passeggeri arrivati ieri da Corfù e ripartiti la sera: metà sono rimasti in città

La soddisfazione di Ctc, Comune, Camera di commercio e Aspo: «Un allenamento riuscito»

CHIOGGIA – Promossa la stazione marittima dei Saloni. Ieri, alle 7.30 è attraccata la nave da crociera Thomson Majesty con 1.600 passeggeri partiti venerdì da Corfù. Più della metà è rimasta in città sparpagliandosi tra corso del Popolo, le calli e la spiaggia, gli altri si sono imbarcati sulle motonavi diretti a Venezia, Murano, Burano e Torcello. Una prova del fuoco per il terminal dei Saloni, per la città e per la neonata società Chioggia terminal crociere (Ctc) che dovrà gestire il traffico passeggeri. Il test è stato superato con successo, ora però si dovrà lavorare perché quello che al momento è un esperimento diventi routine. L’arrivo della Majesty, portata a Chioggia dall’agenzia marittima Hugo Trumpy di Genova, la stessa che ha portato nel 2007 la Arion (con 400 passeggeri) e nel 2012 la Berlin (con 600 passeggeri), è stato salutato con entusiasmo da tutti gli attori che negli ultimi mesi si sono prodigati per superare tutti gli ostacoli: amministrazione comunale, Camera di commercio (Cciaa), Aspo, agenzia marittima, piloti. «Per Chioggia è una giornata storica», commenta il direttore della Camera di commercio Roberto Crosta, «l’arrivo della Majesty decreta la vittoria di una scommessa partita anni fa e su cui non tutti credevano. Abbiamo lavorato sodo, superato ostacoli enormi, ma l’attracco di questa mattina dimostra che la città è all’altezza e che possiamo continuare su questa strada». Per far decollare la marittima dei Saloni (1.200 metri quadri di centro servizi), Ctc (di cui fanno parte solo Camera di commercio e Comune tramite Sst) è stata potenziata innestando capitale e a breve sarà aperta all’ingresso di soci privati. «Quello di oggi non è un esperimento», sottolinea l’amministratore unico di Ctc, Giuseppe Molin, «ma un allenamento. L’obiettivo è che Chioggia rientri a pieno titolo in un sistema crocieristico lagunare, non in concorrenza ma in sinergia con Venezia, ospitando magari un arrivo a settimana. La stazione già funziona, dobbiamo anche lavorare per recuperare la zona dei Saloni, riqualificandola». A salutare l’arrivo della Majesty in banchina anche il sindaco, Giuseppe Casson e il vice Maurizio Salvagno. «È senz’altro un punto di partenza», sostiene Casson, «c’è ancora molto da fare, ma l’arrivo di oggi segna la concreta possibilità che Chioggia diventi uno scalo crocieristico a tutti gli effetti. Non solo nella contingenza, durante i lavori necessari per spostare le navi dal bacino di San Marco, ma in prospettiva per rispondere all’espansione del turismo di questo tipo. La candidatura di Chioggia è stata “benedetta” nel Comitatone dell’8 agosto scorso quando è stato messo nero su bianco che c’è bisogno di creare un sistema crocieristico lagunare allargando il perimetro sulle realtà vicine a Venezia, Chioggia in primis. Noi non possiamo perdere questo treno, per questo stiamo accelerando per farci trovare pronti». Ai passeggeri della Majesty è stata consegnata una brochure in cui si riassumono i punti di forza di Chioggia, non come meta vicina a Venezia, ma come meta che merita di essere visitata perché ricca di storia, arte, cultura e buona gastronomia. Un biglietto da visita che deve aver colpito perché oltre la metà dei 1.600 passeggeri ha scelto di non imbarcarsi verso Venezia e le isole, ma di girare per la città. La Majesty è rimasta attraccata ai Saloni per tutto il giorno, riprendendo il mare attorno alle 20 diretta a Zadar in Croazia.

Elisabetta B.Anzoletti

 

Il manager Grillo: difficoltà eccessive, c’è chi non fa decollare questo scalo

«Troppi ostacoli e burocrazia»

CHIOGGIA – Fondali troppo bassi, banchine da finire e un eccesso di burocrazia che frena l’entusiasmo degli imprenditori. La Majesty è arrivata, ma sul decollo della stazione passeggeri dei Saloni pesano ancora forti incognite che potrebbero minare la buona riuscita dell’intero progetto. Lo dice, senza troppi giri di parole, Giorgio Grillo, manager della Hugo Trumpy, l’agenzia marittima che ha portato a Chioggia la Thomson Majesty. Nessuno ieri voleva, in una giornata di festa per la città, insistere troppo sulle difficoltà incontrate negli ultimi mesi per arrivare allo sbarco di ieri, ma Grillo non ha potuto evitare di palesare anche gli aspetti negativi. «Gli ostacoli sono stati moltissimi», spiega Grillo, «ci scontriamo con una burocrazia che non ha simili nel resto del mondo. Quello che in altri porti compete solo all’autorità portuale, in Italia passa almeno per 7-8 enti, ciascuno ci mette del suo rallentando all’inverosimile le cose. Va detto che fino a tre giorni fa non eravamo ancora sicuri di poter ormeggiare con la Majesty a Chioggia. Un assurdo. Inutile anche tacere sul fatto che ci sono un sacco di interessi in ballo per non far decollare lo scalo di Chioggia». La mancanza del nuovo Piano del porto non è un problema, perché la connotazione dei Saloni come porto commerciale già permette lo sbarco di passeggeri, ma le frizioni con la Capitaneria, per aspetti autorizzativi, non sono mancate. «È più facile dire no che sì», specifica il sindaco, Giuseppe Casson, «perché i sì implicano delle assunzioni di responsabilità. Non ci siamo fatti abbattere dai “no” che abbiamo incontrato in questi mesi e siamo andati avanti. Certo dobbiamo lavorare per portare i fondali a -11 metri così da poter accogliere almeno due grandi navi contemporaneamente e completare la banchina. Sono stato dal Magistrato alle acque proprio per perorare questi punti e spero davvero nel giro di pochi mesi di ottenere le due cose». A ottobre arriverà un’altra nave, ma per i mesi successivi non ci sono al momento certezze. «Noi crediamo su Chioggia», precisa Grillo, «e non abbiamo problemi a vendere il pacchetto Chioggia, ma dobbiamo avere certezza sulla facilità di usare lo scalo. Nessun imprenditore investe dove fino al giorno prima non sa se può arrivare. Finché decidono i militari le cose non si semplificano».

(e.b.a.)

 

Da Re (Ascom): «Questo è un turismo che non possiamo lasciarci sfuggire»

E si scommette sul mercato di escursioni e visite guidate per il Delta e altre città

Porto, ristoranti e negozi decine di posti nell’indotto

CHIOGGIA – Una settantina di persone per garantire solo le operazioni di sbarco, ma centinaia le assunzioni che potrebbero arrivare di riflesso con l’indotto. L’arrivo della Majesty ieri è anche servito per dimostrare alla città quanto ossigeno potrebbe arrivare con un sistema crocieristico che a regime dovrebbe contare su uno scalo a settimana. Turisti che girano per la città, mangiano nei ristoranti, spendono nei negozi, visitano i musei e magari si innamorano della località per tornarci con una vacanza più lunga. Quello di ieri rimane un test, ma già appare chiara la potenzialità di un nuovo settore turistico per la città. I 1.600 passeggeri della Majesty sono stati accolti da 52 persone e un’altra decina è stata assunta da Chioggia terminal crociere per gestire e coordinare tutta la vicenda. «Per ogni nave che arriva», spiega Giuseppe Molin, amministratore unico di Ctc, «servono direttamente una settantina di persone, ma se fossimo punto di partenza e di conclusione di una crociera ne servirebbero anche di più per tutte le operazioni di check in. Senza contare poi l’indotto». Solo ieri sono state“reclutate” otto motonavi per le gite a Venezia e alle isole e due pullman per accompagnare i turisti che dovevano raggiungere il centro di Chioggia. Chi si è fermato in città ha consumato nei locali e ha approfittato per fare shopping. Centinaia di persone che in un lunedì qualsiasi di settembre mai si sarebbero viste in corso del Popolo. «È un turismo questo che non possiamo lasciarci sfuggire», commenta il presidente di Ascom, Alessandro Da Re, «da anni parliamo di allungare la stagione, di far decollare il centro commerciale naturale di Chioggia, di promuovere l’etichetta di città d’arte. Il traffico crocieristico è un’opportunità che non possiamo perdere e dobbiamo tutti dimostrarci all’altezza». Chioggia ha incontrato l’interesse degli armatori anche perché risulta un’ottima base di partenza per raggiungere il Delta del Po, Ferrara e Mantova. C’è quindi tutto un mercato di escursioni e di visite guidate da sviluppare, con ricadute positive sull’occupazione. «Siamo certi che la città sia pronta», commenta l’amministrazione delegato di Aspo, Oscar Nalesso, «che abbia molto da offrire e molto da guadagnare da questo nuovo turismo. Sapremo superare anche gli ultimi ostacoli e a primavera accoglieremo nuove navi».

Elisabetta Boscolo Anzoletti

 

i commenti degli esercenti

«Per ora solo tanta curiosità, ma è un’occasione unica»

CHIOGGIA Le opportunità ci sono, ma per il momento sembra essere cambiato poco. La curiosità, per ora, prevale sugli acquisti. I passeggeri della nave da crociera Louis Majesty, arrivata ieri mattina allo scalo di Isola Saloni, delude, almeno in parte, le aspettative degli esercenti. I vantaggi sull’economia cittadina, in termini di indotto, possono essere considerevoli, ma si dovrà attendere. Già dalle prime ore della mattinata di ieri non era difficile notare i passeggeri tra le calli e le vie del centro storico che, però, non sembravano molto propensi a fermarsi nei vari locali. «In pochi hanno acquistato qualcosa», allarga le braccia Mario Varagnolo, della rivendita tabacchi e giornali 54 dei Saloni, «qui sono di passaggio, evidentemente sono solo interessati a visitare Venezia». Accanto alla tabaccheria c’è Nadir Boscolo, che vende frutta e generi alimentari. «Abbiamo visto parecchia gente», dice, «alcuni sono entrati e si sono informati sui prodotti, ma in pochi hanno acquistato. Speriamo che il terminal non sia solo un abbaglio, ma che porti vantaggio all’economia». Se guardiamo i ristoranti, questi non sembrano essere stati invasi. «Abbiamo lavorato come una giornata normale», dice Barbara Dorsi della Ostaria numero 2, «abbiamo comunque fiducia e le aspettative sono tante, per poter lavorare anche nei periodi di bassa stagione, quando la città è spenta». Pareri simili da un’altra trattoria vicina allo scalo. «Come prima giornata non si è visto un grande afflusso», dice Felice Tiozzo della trattoria La Taverna, «i passeggeri per ora li abbiamo notati solo in giro per la città. Ma certo l’opportunità è positiva: l’importante è imparare ad accogliere bene i turisti sotto tutti i punti di vista».

(a.var.)

 

PORTO  «Eccola, ma potevamo perderla»

Il direttore dell’Aspo: «Fino a venerdì mancava il consenso all’attracco»

L’APPELLO «Abbattere gli ostacoli burocratici»

«Fino venerdì il consenso all’attracco non era ancora stato formalizzato», afferma il direttore dell’Aspo Roberto Crosta. Ora si chiede di abbattere gli ostacoli burocratici.

CASSON E MOLIN – «Superata una serie di veti. In ottobre un altro arrivo»

La prima vera nave da crociera è approdata puntuale, alle 7 di ieri mattina, al molo ovest della Marittima dei Saloni. È la Louis Majesty, batte battente bandiera maltese ed appartiene alla compagnia di navigazione britannica Thomson. Ma quanta fatica per farla arrivare a Chioggia. Lunga 207 metri, vanta una stazza lorda di oltre 40 mila tonnellate, è entrata in laguna accostata dai rimorchiatori e fatta ruotare attorno al proprio asse di 360 gradi, per poter essere successivamente ormeggiata con la prua verso il largo, pronta all’uscita. Ogni manovra ha avuto luogo con la massima precisione, grazie all’esperienza dei piloti del porto che mai, prima di ieri, si erano cimentati nel condurre a quel molo una nave così imponente. Per l’occasione, anche la palazzina polifunzionale ha dimostrato le sue buone potenzialità come stazione marittima. Tutto è filato liscio anche per quanto ha riguardato l’accoglienza riservata ai 1.600 passeggeri. I turisti hanno potuto scegliere fra un’escursione lagunare a Venezia, Murano, Burano e Torcello ed una visita a Chioggia. Quella di ieri è stata una giornata particolarmente impegnativa soprattutto per l’organizzazione approntata dalla neonata società Chioggia Terminal Crociere (Ctc), le cui quote azionarie sono detenute dalla Camera di commercio e dal Comune, in vista dell’eventuale apporto di privati interessati alla gestione della logistica e delle attività complementari. Secondo l’amministratore unico della Ctc, Giuseppe Molin, la fase sperimentale si è ormai conclusa: «Ora per il porto di Chioggia inizia “l’allenamento” in vista della piena operatività della stazione marittima. La prossima nave da crociera – assicura – arriverà in ottobre». Molin ed il sindaco Giuseppe Casson si dichiarano ottimisti per vincere «gli ostacoli consistenti nel complesso sistema burocratico gravante sull’organizzazione portuale clodiense». «Nei giorni scorsi – hanno ammesso manifestando una certa preoccupazione – ce la siamo dovuta vedere con una serie di potenziali veti». Il direttore dell’Azienda porto della Camera di commercio (Aspo) Roberto Crosta ha addirittura aggiunto che «fino venerdì scorso il consenso all’attracco non era ancora stato formalizzato». Giorgio Grillo, responsabile dell’ultrasecolare agenzia di navigazione internazionale Hugo Trumpy si spinge oltre criticando il fatto che a Chioggia, come in tanti altri porti italiani, gli enti di Stato (compresi quelli militari) tendano quasi di norma a complicare ogni cosa. «Per la Louis Majesty – conclude – abbiamo scelto Chioggia confidando sul fatto che buona parte del pubblico conosce già Venezia e, soprattutto, che la seconda città lagunare, il circondario ed il delta del Po offrono splendide potenzialità. Adesso, però, occorrerà abbattere gli ostacoli burocratici e certi monopoli che fanno perdere troppo tempo e lievitare i costi. La clientela ha bisogno di sicurezze e tariffe concorrenziali».

Roberto Perini

 

Nuova Venezia – Corteo di 100 barche contro nuovi scavi

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

22

set

2014

Mille persone in Punta della Dogana e poi tanti sull’acqua fino al canale Contorta Sant’Angelo per salvaguardare la laguna

Uniti dal medesimo obiettivo: dire no allo scavo del Canale Contorta. Ieri pomeriggio una festosa carovana composta da un centinaio di imbarcazioni è partita da Punta della Dogana, ha attraversato il Canale della Giudecca e si è diretta poi verso Sant’Angelo della Polvere, l’isola che sorge sul Canale Contorta. Una volta sbarcati, qualcuno ha appeso al muro di recinzione dell’ex polveriera degli striscioni, con scritto «Venezia è laguna» e altri contro le grandi opere. Alla manifestazione hanno partecipato anche molte persone seguendo dalla riva il corteo, per un totale di circa un migliaio di manifestanti. Alle 14.30 Punta della Dogana è già affollata di gente. C’è il sole e il pericolo di pioggia è scongiurato. Qualcuno cerca un buco tra le imbarcazioni che arrivano. Ne sono presenti di tutte i tipi, ma quelle a vele spiegate non passano inosservate. Chi in solitaria, chi in coppia, piano piano arrivano anche i rematori sullo sciopon, che si uniscono a kayack, tope, sampierotte, cofani e tante altre, tutte agghindate a festa. In ognuna sventola la bandiera «No Grandi Navi», tante espongono cartelli con diverse scritte («Venezia affonda. Roma asseconda», «Progetti meno Contorti. Meno Criminali», «No scavo Grandi Canali. I soldi ai servizi sociali»). Bambini, adulti, ragazzi. È una bella festa, ma si notano anche gli assenti. «Mancano i rappresentanti di chi vive e lavora in laguna», commenta Marco Scurati, «remiere e gondolieri dovrebbero prendere una posizione perché in passato chi viveva a stretto contatto con la laguna era il primo a difenderla. È una festa bellissima che permette a molti veneziani di ritrovarsi e di sentirsi uniti». C’è chi si aspettava più veneziani: «Dovrebbe essere pieno il Bacino», dicono Gioele Romanelli e Heiby Cortizo, «perché è arrivato il momento di prendere coscienza di quello che si vuole fare alla laguna. Io sono un albergatore, ma sono per le soluzioni di un porto fuori del Lido». Intorno alle 15 si parte e il grande corpo si muove. Ci sono cinque imbarcazioni della Polizia che seguono ai lati il corteo acqueo e che diventeranno 9 nelle vicinanze del Tronchetto, dove escono le grandi navi, forse per timore che accada come lo scorso anno, quando una trentina di coraggiosi nuotatori ha costretto alcune navi da crociera a partire in ritardo di qualche ora dalla Marittima a causa del loro lungo bagno nelle acque del canale della Giudecca. Tutto invece è pacifico e fila liscio. Le barche a remi guidano il corteo, affrontando con coraggio il moto ondoso del Canale della Giudecca, alleviato dalla presenza delle imbarcazioni vicine che fanno da scudo. La meta si trova a poca distanza da San Giorgio in Alga, ma a passo di remo ci vuole un po’ prima di raggiungerla. Si passa vicino alla gigantesca MSC Preziosa, pronta per partire, e la si guarda dal basso come una formica un grattacielo. Il grande corpo avanza compatto, creandosi un varco nella foschia. In alcuni momenti la musica di qualche imbarcazione si spegne per lasciare spazio a un silenzio che chi va in barca conosce bene. «Ci sono tantissime imbarcazioni», afferma uno dei portavoce storici, Silvio Testa, a bordo della sua topa con la vela al terzo colorata, «ma con rammarico noto l’assenza delle remiere. È importantissimo essere qui oggi in tanti perché Paolo Costa dice il falso quando parla di Legge Obiettivo. Negli allegati si legge di progetti che migliorano la sicurezza della laguna, ma non è mai nominato il Contorta. Noi faremo ricorso per autotutela e, se sarà necessario, metteremo in mora anche i funzionari che hanno la responsabilità di mandare avanti queste strade illegali». Tra i manifestanti, oltre al portavoce Tommaso Cacciari, ci sono quelli che portano le bandiere di associazioni come Opzione Zero e Legambiente, e di movimenti politici come i separatisti e i grillini: «Siamo qui», spiegano Marco Da Villa, Elena Rocca e Davide Scano, «perché i 5 Stelle hanno da sempre detto no alle grandi navi, come dimostra il progetto Claut. Presenteremo la mozione contro la legge obiettivo anche alla Camera». Il pomeriggio trascorre in laguna, guardando il profilo di Venezia in lontananza, senza grandi navi all’orizzonte.

Vera Mantengoli

 

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui