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Gazzettino – In mille per dire no al Contorta

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22

set

2014

GRANDI NAVI – La protesta: tanti in barca sul Contorta

LA MANIFESTAZIONE Un corteo festoso ha percorso il canale destinato a far passare le navi

Ambientalisti, politici e famiglie hanno preso simbolicamente possesso dell’isola di Sant’Angelo

Più che una protesta, una festa del Redentore in formato mignon. Un centinaio di barche e circa un migliaio di veneziani si sono dati appuntamento ieri pomeriggio a Punta della Dogana per dire “no” allo scavo del canale Contorta-Sant’Angelo e ribadire “stop” al passaggio delle navi da crociera in laguna. Barche a motore, a remi e a vela che dopo aver circondato la punta della Salute si sono accostate le une alle altre, passandosi bicchieri di vino e sandwich proprio come avviene alla festa del Redentore.
IL CORTEO – Partenza verso le 15.30 dopo che i mezzi acquei a disposizione avevano caricato quante persone possibili, ben oltre la capienza. Presenti anche famiglie con bambini e sulla prua di qualche “topa” spuntano grossi cani. La musica è sulle note dei “Pitura Freska”, non si contano i palloncini e gli striscioni mentre il suono dei motori si mescola a quello di fischi e trombette. A far la parte del leone le bandiere: piratesche con il teschio, gialle di Legambiente, nere con la scritta “No Mose”, un tricolore e un gonfalone in testa al corteo. Tra i presenti anche l’ex consigliera comunale Camilla Seibezzi ed Elena La Rocca di M5S. Circa 400 persone sono rimaste a terra, salutando la partenza del colorato serpentone che ha sfilato nel Canale della Giudecca in direzione del Canale Contorta, quindi verso la fine di Sacca Fisola.
TRAMBUSTO – All’altezza del Redentore un motoscafo Actv è stato costretto a fermarsi in mezzo al canale perché la sua strada era ostacolata dalle numerose e disordinate imbarcazioni. Una manciata di minuti e il mezzo pubblico è riuscito a farsi largo e proseguire la sua corsa nell’affollato canale.
MANIFESTANTI – Presenti anche i dipendenti pubblici per protestare contro i tagli del commissario, ma in numero minore rispetto alle precedenti manifestazioni. A guidare il trenino sull’acqua il leader dei centri sociali Tommaso Cacciari: «Si vuole “calibrare” il canale Contorta scavando per 200 metri di larghezza e 10,5 di profondità, come trasformare un sentiero di montagna in autostrada. Inoltre, protestiamo contro i soldi pubblici destinati a questa “soluzione” in un momento in cui a Venezia si è tagliato di tutto, dagli stipendi ai servizi essenziali». Il corteo è poi proseguito a suon di slogan e canti. Il canale del Contorta-Sant’angelo è segnalato da due “dame” (tre briccole incrociate) e in molti, forse non distinguendo la delimitazione, hanno attraversato la barena passando all’esterno del canale ma ricongiungendosi poi davanti all’isola di Sant’Angelo della polvere (conosciuta anche come Sant’Angelo di Contorta).
SBARCO – L’isola è stata presa d’assedio dai manifestanti che hanno srotolato striscioni colorati appendendoli alle sue antiche mura. Davanti al pontiletto in legno un tappeto di barche si sono accostate l’una all’altra e con l’arrivo della “barca-bar” si è brindato all’iniziativa. E sullo sfondo dei festeggiamenti, una nave da crociera ha lasciato quatta-quatta il porto.

Giorgia Pradolin

 

Nuova Venezia – Corteo in laguna contro il canale Contorta

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21

set

2014

Oggi alle 14.30 da Punta della Dogana la manifestazione organizzata da “No Grandi Navi”

«Si tagliano soldi ai servizi sociali per colmare un buco da 48 milioni, ma per il Canale Contorta i 148 milioni di soldi pubblici non sono un problema». Tommaso Cacciari, portavoce del comitato “No Grandi Navi”, conferma l’appuntamento previsto per oggi alle 14.30 a Punta della Dogana per dare vita al corteo acqueo verso il canale Contorta, con tappa finale a Sant’Angelo delle Polveri dove ci sarà un momento dedicato ai discorsi. Chi non ha ancora trovato un passaggio in barca, può montare sulle imbarcazioni con posti vuoti. La protesta è stata organizzata per far sentire la voce dei cittadini, soprattutto dopo che ad agosto si è riunito il Comitatone, senza che la città avesse un rappresentante e che quindi potesse opporsi al progetto formulato da Costa e dall’Autorità portuale. In quell’occasione si è data la priorità solo al Canale Contorta, il favorito dal Porto, ma anche quello più contestato dai movimenti che lo vedono come fatale per l’equilibrio della laguna. Oltre a questo i manifestanti non vogliono che il Canale Contorta rientri nella Legge Obiettivo: «La storia non insegna», commenta Lidai Fersuoch di Italia Nostra, presente oggi, «e si sta facendo esattamente quello che è stato fatto con il Mose, quando non ha ricevuto l’approvazione del Via ma si è proceduto lo stesso. Noi ci saremo perché consideriamo illegittimo quello che sta succedendo. Mi domando dove siano i politici a Roma contro le grandi navi perché l’unico che si fa sentire è Felice Casson e ultimamente anche i 5 Stelle con i quali c’è stata un’intesa su questo tema». Lo scavo del Contorta prevede, appunto, di scavare l’attuale canale da un metro e mezzo a dieci e mezzo di profondità e di allargarlo da dieci a cento, togliendo sei milioni e mezzo di metri cubi dal fondo della laguna. «Siamo ancora di fronte a una grande opera che serve a mantenere gli interessi dei privati», continua Cacciari, «prelevando dai fondi pubblici. Qualsiasi soluzione dovrebbe invece pagarla il Porto, dato che il business delle crociere non ha alcun interesse pubblico». Oggi, oltre alle remiere, scenderanno in campo anche i rappresentati dei partiti politici locali, come parte del Pd, Sel e i 5 Stelle. Due giorni fa, oltre alla mozione rivolta a Roma per intervenire sulla questione firmata da Casson, anche i 5 Stelle ne hanno presentata una per ritirare il progetto dalla Legge Obiettivo. «Il gigantismo navale è destinato a crescere», ha concluso Tommaso Cacciari, «e lo hanno confermato anche i lavoratori portuali che hanno contribuito a realizzare il progetto De Piccoli».

Vera Mantengoli

 

La Fondazione Musei Civici a Ca’ Pesaro e l’Autorità Portuale alla Marittima sono pronte a esporre le foto nel 2015

Grandi navi, si farà la mostra di Berengo

“I mostri a Venezia” di Gianni Berengo Gardin arriveranno anche in laguna, il prossimo anno, come il grande fotografo ha sempre desiderato dopo i no più o meno “soft” che ha ricevuto in città quando l’ha proposta nei mesi scorsi. La sua mostra di fotografie sul problema delle Grandi Navi a Venezia è attualmente a Milano, per iniziativa del Fai – il Fondi per l’Ambiente Italiano – a Villa Necchi Campiglio, sino alla fine di settembre. Ma il prossimo anno arriverà certamente a Venezia e sono addirittura due le istituzioni cittadine in lizza per ospitarla. La Fondazione Musei Civici di Venezia, che potrebbe ospitare le magnifiche e impressionanti immagini di Berengo Gardin sul passaggio nel Bacino di San Marco delle gigantesche navi da crociera, nel museo di Ca’ Pesaro. E l’Autorità Portuale, con il presidente Paolo Costa che ha già scritto una lettera aperta a Berengo Gardin invitandolo a portare le sue fotografie in Marittima al Terminal Passeggeri. Il direttore della Fondazione Musei Civici Gabriella Belli, da parte sua, ha già incontrato di recente Berengo Gardin e il suo staff per offrire la propria disponibilità e il proprio interesse ad avere anche a Venezia le sue fotografie sulle grandi navi. Non si prospetta però alcun “derby” tra Fondazione musei e Autorità portuale per esporre a Venezia le immagini del grande fotografo ma piuttosto un “gentlemen agreement”. La Fondazione Musei potrebbe esporre a Ca’ Pesaro le foto di Berengo Gardin che sono attualmente a Villa Litta, eventualmente integrate, nel formato attuale. L’Autorità portuale potrebbe invece puntare su immagini di grande formato, quasi dei poster, più adatte ai grandi spazi della Marittima. Dettagli e tempistica sono da definire, ma l’esposizione delle immagini delle grandi navi di Berengo Gardin anche in laguna è ormai certa, ponendo fine, così, anche alla scia di polemiche dei mesi scorsi. Il Fai – che però non è riuscita a organizzare la mostra a Venezia in una sede prestigiosa come il Negozio Olivetti di Carlo Scarpa, che gestisce – ha voluto realizzare a Villa Necchi Campiglio a Milano l’esposizione, presentando anche la nuova campagna del Fondo per l’ambiente Italiano dedicata ai Luoghi del Cuore da segnalare per tutelarli, che include anche il canale della Giudecca, “segnato” dal passaggio delle navi da crociera. «La mostra a Venezia la voglio fare», aveva dichiarato Berengo Gardin all’inaugurazione, «ma in uno spazio pubblico, proprio perché il problema del passaggio delle navi da crociera e il loro impatto sulla città è un problema di tutti». E aveva denunciato il fatto che tre istituzioni pubbliche veneziane lo avevano tenuto «a bagnomaria» per oltre un anno, con una disponibilità apparente a realizzare l’esposizione, senza poi farne nulla. «È singolare che il Comune e il sindaco uscente abbiano preso posizioni contro il passaggio delle grandi navi da San Marco – aveva commentato ancora il fotografo – e poi non abbiano voluto questa mostra che ne documenta l’impatto. Nessuno mi ha mai fatto sapere esplicitamente che non voleva la mostra con le immagini delle Grandi Navi in Bacino di San Marco ma mi hanno fatto sapere che c’erano problemi di spazio, di calendario o di natura organizzativa, senza mai arrivare a una risposta precisa, fino a indurmi a rinunciare». Ora però la situazione è cambiata e potrebbe essere addirittura una doppia mostra sui “mostri a Venezia” quella che si prepara per il grande fotografo.

Enrico Tantucci

 

Gianni Berengo Gardin, 74 anni, è tra i maggiori fotografi italiani. Ha iniziato dal 1954 ad occuparsi di fotografia. Inizia la sua carriera di fotoreporter nel 1965, quando lavora per Il Mondo di Mario Pannunzio. Negli anni a venire ha collaborato con le maggiori testate nazionali e internazionali come Domus, Epoca, Le Figaro, L’Espresso, Time, Stern. Il suo modo caratteristico di fotografare, il suo occhio attento al mondo e alle diverse realtà, dall’architettura al paesaggio, alla vita quotidiana, gli hanno decretato il successo internazionale e lo rendono un fotografo molto richiesto anche nel mercato della comunicazione d’immagine. Molte delle più incisive fotografie pubblicitarie utilizzate negli ultimi cinquant’anni provengono dal suo archivio. Ha da tempo un forte legame con Venezia.

 

 

Gazzettino – Un corteo in barca contro le grandi navi

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21

set

2014

VENEZIA – Un corteo di barche contro le grandi navi

Sarà un corteo colorato in un’atmosfera festosa, con barche-bar e musica, quello che partirà oggi pomeriggio alle 14.30 dalla punta della Dogana per ribadire il “no” alle grandi navi e al loro indotto. Assieme a loro ci saranno anche i dipendenti comunali che manifesteranno il loro dissenso contro i tagli che il commissario Zappalorto sta attuando per risanare il bilancio. La protesta si svolgerà in barca e, per chi non possiede un’imbarcazione, ci sarà la possibilità si salire a bordo di chi vorrà mettere a disposizione il proprio mezzo per rendere possibile a tutti la partecipazione. Dalla Punta della Dogana, dove ci sarà anche un gazebo informativo, si partirà con le barche a remi davanti e quelle a motore a seguire, percorrendo il canale della Giudecca, fino a raggiungere l’isola di Sant’Angelo delle Polveri. Tommaso Cacciari, leader dei “No Grandi Navi”, esprime tutta la sua rabbia nei confronti del progetto proposto dal Governo: «A noi mandano un commissario che sta togliendo i servizi ad una città già sofferente per recuperare 48 milioni di Euro, ma per fare un canale dannoso per la città non fanno fatica a racimolare 150 milioni. È indecente».
Cacciari elenca i danni che lo scavo del Contorta potrebbe apportare, partendo dall’inquinamento, passando per l’erosione dei fondali, la pressione turistica e i danni a rive e monumenti. Senza tralasciare le lobby delle crociere che vengono da lui identificate in Paolo Costa: «Perché dobbiamo spendere soldi pubblici per sostenere l’arricchimento di privati?»
Che la laguna sia minacciata in maniera consistente lo fa notare anche Renzo Scarpa, ex consigliere comunale del gruppo misto: «Per rispettare i criteri della Capitaneria di Porto e le logiche idrodinamiche, il Contorta dovrebbe esser largo almeno 180 metri, non 80 come si dice. Questo comporterebbe una maggiore velocità di raggiungimento della laguna da parte delle maree e così facendo la città ne risentirebbe sicuramente in maniera consistente».

Tomaso Borzomì

 

Mozione dell’ex ministro Bray sottoscritta da 22 parlamentari: «Trasparenza»

Il ministero assicura: «Tutti i progetti in Legge obiettivo»

Il ministero delle Infrastrutture assicura: «Tutti i progetti sottoposti a Valutazione di impatto ambientale come soluzione per allontanare le grandi navi seguiranno la procedura della Legge obiettivo». L’affermazione è categorica e punta a spegnere le polemiche sull’opportunità, da parte del ministero dell’Ambiente, di iscrivere alla procedura di Via in Legge obiettivo il progetto del Contorta. Ma c’è chi denuncia una “grave scorrettezza istituzionale” e invita il commissario Vittorio Zappalorto e le forze politiche a fare istanza al Ministero dell’Ambiente perchè revochi in autotutela la procedura di Via “strategica”. Carlo Giacomini, docente Iuav, sottolinea come sia necessario seguire un iter preciso per inserire un progetto in legge obiettivo. «L’opera dev’essere identificata – puntualizza Giacomini – mentre in questo caso ci si riferisce a “interventi per la sicurezza dei traffici delle grandi navi nella laguna”. E poi l’allegato di opere pubbliche su cui il Cipe ha dato parere favorevole non è ancora approvato dalle Camere. Ragion per cui l’inquadramento in Legge obiettivo per ora è priva di presupposti e quindi illegittima. Dovrebbe essere rigenerata come procedura ordinaria». Anche Silvio Testa, per il Comitato No Grandi Navi, invita il commissario Zappalorto a pretendere il rispetto del Pat, il piano di assetto del territorio, che prevede l’estromissione delle navi incompatibili dalla laguna, perchè il piano portuale non può essere in contrasto con il piano urbanistico. Sulla vicenda hanno preso posizione anche il senatore 5Stelle Giovanni Endrizzi con una mozione in cui impegna il Governo a garantire che gli interventi siano coerenti con l’ordine del giorno del Senato di febbraio, chiede di iniziare la graduale estromissione delle grandi navi e di escludere il ricorso alle procedure di legge obiettivo. Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex ministro ai Beni Culturali Massimo Bray, che in una mozione sottoscritta da 22 deputati Pd, denuncia il «ruolo e la competenza impropri che la Capitaneria di Porto di Venezia ha ritenuto di assumere nell’istruttoria tecnica di esame dei progetti» e il «conflitto di interessi in capo all’autorità portuale che si presenta come progettatore, istruttore e in parte decisore». Secondo Bray si è in un «contesto di scarsa chiarezza che fa temere che si innestino procedure contorte e ai limiti della liceità anche penale sulla scia di quanto già successo per le vicende criminali del Mose» e chiede che il Governo si attivi perchè il processo sia garantito dal confronto pubblico, con la trasparenza dovuta.
Il progetto dello scavo del Contorta sarà presentato dal Porto lunedì 29 alle 17 in sala San Leonardo.

 

L’OPINIONE – Il Canale Contorta altererebbe l’equilibrio idrodinamico della laguna

Torno non senza qualche disagio sulla questione del Contorta. Ovviamente per ribadire con forza la mia opinione assolutamente contraria, ma anche per sottolineare gli svantaggi obiettivi della decisione. La Laguna – diceva qualche settimana fa Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale – è un ambiente naturale in cui però l’opera dell’uomo ha fatto e disfatto nei secoli fino a ridurla alla attuali condizioni. Secondo questa impostazione i danni dello scavo del nuovo canale sarebbero limitati, se pure esistenti, e in ogni caso si tratterebbe di un ulteriore intervento tra i tanti del passato remoto e recente che sarebbe doveroso coniugare con gli innegabili vantaggi dell’opera. Non intendo affatto negare che il canale realizzerebbe una strada celere e diretta verso la Marittima, consentendo ai gestori del porto la possibilità di mantenere in attività e magari di aumentare ancora il traffico delle grandi navi. E’ un vantaggio? Forse sì sotto il profilo economico sempre importante e oggi praticamente preponderante. Posso del resto testimoniare da Consigliere Comunale di maggioranza (ma senza rinuncia all’autonomia personale, soprattutto con riferimento alle opere riguardanti la città) che tutte le volte che si è votato a Cà Farsetti sulle grandi navi, il partito di maggioranza e ancora di più quelli dell’opposizione hanno sempre fatto pesare in modo determinante l’aspetto economico. Mai il Pd si è fatto promotore di una mozione contro il traffico delle grandi navi e addirittura una volta sono rimasto il solo su 46 a votare decisamente contro, soprattutto perché nel documento mancava – e non certo per caso o per errore – una data finale oltre la quale il transito doveva ritenersi bloccato. Ancora oggi il profilo economico e occupazionale appare prioritario, e purtroppo non solo tra i poteri forti e le autorità. Ma basta questo a giustificare lo scavo? Certamente no. Malgrado le teorie di Costa sulla laguna, da decenni si sono compiuti studi importanti che hanno portato a risultati definitivi. La legge 171 del 1973 è appunto il frutto di quegli studi, e se quella normativa dice senza equivoci che l’unità della laguna deve essere garantita, e così il suo equilibrio idrodinamico, è necessario attenersi alle regole ivi dettate per evitare disastri ecologici che comprometterebbero per sempre la sopravvivenza della città e del bacino che la circonda. Forse il problema può essere espresso in modo più semplice. La legge speciale è superata o è ancora oggi un irrinunciabile termine di riferimento? Se non è superata, e nessuno lo sostiene, a quanto mi consta basta probabilmente confrontare il canale con la legge e dedurne che l’opera è compatibile con le sue norme oppure che sicuramente il canale, così come progettato, rappresenta una clamorosa violazione delle sue direttive. Siccome la verità, del tutto incontestabile, è la seconda, non occorre altro per bocciare l’opera. E non occorre neppure verificare gli effetti dello scavo perché in termini giuridici questo controllo risulta già eseguito a monte, quando si è detto in sede di approvazione della legge che l’unità e l’equilibrio idrodinamico del bacino sono valori intoccabili, e che esigono il più assoluto rispetto. Ora il Contorta taglia in due, brutalmente, la laguna sacrificandone l’unità, e certamente ne altera l’equilibrio idrodinamico, come risulta innegabile se si tengono presenti la sua lunghezza, larghezza e profondità. In pratica il Contorta porta o avvicina il mare alla laguna facendo o facilitando proprio quello che con la legge si è voluto impedire. Il canale dei petroli aveva già provocato danni estesi e gravi, e proprio per questo si è approvata la 171, ora il Canale Contorta minaccia di moltiplicarli fino alla rovina della città e della sua laguna. E’ questo che si vuole? Personalmente trovo che c’è un solo modo per giustificare l’opera. Si riesamini la legge 171, e se questa risultasse superata o in qualche modo derogabile il canale potrà essere scavato. Ma in uno Stato di Diritto, che ha fatto con sofferenza le sue scelte, non si può procedere contro la legge, specie se si tratta di una legge essenziale e di vitale importanza; anzi di preminente importanza nazionale, come si è detto a suo tempo, proprio con riferimento ai principi che oggi si pretende di violare con disinvoltura o con colpevole leggerezza. Al contrario, se la legge viene abrogata o modificata sarà stato il Paese ad assumersi la responsabilità della deroga, sarà un grave errore (dal mio punto di vista), ma almeno tutto avverrà nel rispetto delle regole in vigore.

Ennio Fortuna

 

Primi documenti presentati da Andreina Zitelli. Mozione alla Camera dell’ex ministro

Bray con 22 deputati. Domani il corteo in laguna, il 29 presentazione del progetto

«La sicurezza dei traffici delle navi non c’entra nulla con l’adeguamento del canale Contorta. Dunque, quel progetto non può essere inserito nella Legge Obiettivo e avere corsie preferenziali». La prima osservazione al progetto di scavo del nuovo canale, presentato al governo dall’Autorità portuale, porta la firma di Andreina Zitelli, docente Iuav e per anni componente proprio della commissione Valutazione Impatto ambientale del ministero. Cinque pagine in cui, carte alla mano, viene sostenuta «l’illogicità» della tesi sostenuta dal Porto. «Come può essere un intervento per la sicurezza», scrive Zitelli, «l’ adeguamento di un canale dove oggi le navi non passano? Quel progetto va ritirato». Proprio la Conferenza Stato-Regioni, invocata dal presidente del Porto Paolo Costa come giustificazione all’utilizzo delle procedure speciali contiene invece, secondo la firmataria dell’Osservazione, «l’esplicito divieto a inserire quel progetto nella Legge Obiettivo. Tanto è vero che il Cipe non l’ha inserita». «Illegittimo l’iter», secondo gli urbanisti Stefano Boato e Carlo Giacomini, «perché non ci sono i presupposti per approvare come fosse un adeguamento un’opera che stravolge la laguna». E la protesta monta. Ieri alla Camera è stato l’ex ministro dei Beni culturali Massimo Bray a presentare una mozione, quasi uguale a quella firmata da Felice Casson al Senato, che chiede al governo di fermare questa procedura. L’hanno sottoscritta 22 deputati, tra cui un gruppo di Pd di stretta osservanza renziana. Ci si prepara anche alla manifestazione prevista per domani pomeriggio nell’area di laguna dove si dovrebbe scavare il Contorta. Ci saranno decine di imbarcazioni, centinaia di manifestanti del Comitato No Grandi Navi e delle associazioni ambientaliste. Hanno aderito anche le società remiere e quelle della Vela al terzo. E la parte del Pd, quelli che hanno votato alle primarie per Civati. «Siamo contrari allo scavo del Contorta e alla realizzazione di nuove barene artificiali che comprometterebbero la laguna», dice Enzo Castelli, «meglio puntare su altre alternative. Che ci sono, come i terminal alla bocca di Lido». Intanto ieri con un colpo a sorpresa l’Autorità portuale ha convocato per il 29 settembre in sala San Leonardo la riunione per la presentazione pubblica del progetto Contorta.

Alberto Vitucci

 

Nuova Venezia – Grande nave arriva a Chioggia

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20

set

2014

Lunedì ormeggerà la Louis Majesty con 1600 turisti

Per la prima volta, lunedì prossimo, una nave da crociera medio-grande ormeggerà a Chioggia. La Louis Majesty, 40 mila tonnellate e 1600 passeggeri a bordo, cambierà rotta rispetto al solito: i turisti potranno visitare Venezia prendendo la motonave. Domani, intanto, corteo in laguna contro il canale Contorta.

 

Chioggia. Lunedì ai Saloni la prima vera nave da crociera che ormeggia in città

I 1600 turisti visiteranno la città o potranno andare a Venezia in motonave

Prove terminal passeggeri arriva la Louis Majesty

CHIOGGIA – Prove generali per il terminal passeggeri di Chioggia. Lunedì arriverà la nave da crociera Louis Majesty della compagnia Tohmson con 1.600 passeggeri e 600 persone di equipaggio. Un colosso da 40.000 tonnellate che rimarrà sulla banchina dei Saloni per tutta la giornata dato che Chioggia è stata scelta dalla compagnia come tappa della crociera che è partita ieri da Corfù e che in una settimana girerà tutto l’Adriatico. Si tratta di un esperimento per testare l’accoglienza della città, il gradimento di turisti e armatore e la funzionalità dello scalo come alternativa a Venezia nell’ottica di creare un sistema crocieristico lagunare. Sarà anche un test di prova per la neonata società Ctc (Chioggia terminal crociere), composta da Camera di commercio e Comune, che gestirà tutte le operazioni logistiche e che tra gli obiettivi ha anche quello di sviluppare il traffico crocieristico e fluviale e l’esercizio delle attività portuali e ricettive complementari al traffico passeggeri, compresa la fornitura dei servizi di ricezione, accoglienza e trasferimento dei passeggeri. Il terminal dei Saloni è già stato testato nel giugno 2012 con l’arrivo della piccola nave da crociera “Berlin”, con meno di 600 persone a bordo, ma questa volta si tratta di un battesimo vero e proprio della marittima perché non solo arriverà una nave di dimensioni importanti, ma anche sarà in transito e non in capolinea. «Una differenza non da poco», commenta il vicesindaco e assessore al turismo, Maurizio Salvagno, «inserirsi come tappa in un circuito crocieristico significa che questi 1.600 passeggeri avranno una giornata intera da trascorrere in città per poi ripartire. Abbiamo organizzato otto motonavi dirette a Venezia e isole, ma una metà dei passeggeri rimarrà in città, visiterà il nostro centro storico, mangerà nei nostri ristoranti e girerà per i negozi. Sarà un banco di prova eccezionale per Chioggia che deve mostrarsi all’altezza delle aspettative». La nave entrerà in porto alle 7 e ripartirà verso le 20 diretta a Zadar in Croazia. Ormeggerà sulla banchina dei Saloni dove Aspo ha realizzato un centro polifunzionale di 1.200 metri quadri. Chiaro che rimane molto lavoro da fare, ma si tratta comunque di un inizio. «Stiamo lavorando per superare gli ultimi ostacoli tecnici e normativi», assicura Salvagno, «i fondali non sono ancora adeguati, parte della banchina è ancora in sistemazione e dobbiamo coordinare alcuni aspetti con Dogana e Capitaneria, ma l’importante è avviare il percorso e crederci remando tutti dalla stessa parte».

Elisabetta B.Anzoletti

 

Mozione urgente dei Grillini: «Il governo annulli quel provvedimento in contrasto con le indicazioni del Senato». Domenica manifestazione in barca contro il Contorta

Via i progetti del Porto dalla Legge Obiettivo. La decisione della Conferenza Stato Regioni dell’aprile scorso «contrasta con l’ordine del giorno del Senato» e va annullata per carenza di motivazioni. Nella battaglia in corso sulle grandi arriva un siluro del Movimento Cinquestelle. Ieri a palazzo Madama il senatore veneziano Giovanni Endrizzi ha presentato una mozione urgente chiedendo al governo la modifica di quel provvedimento. Si chiede anche di «tutelare la laguna dallo scavo di nuovi canali e di prendere in considerazione l’ipotesi della bocca di Lido per i terminal delle navi da crociera, con una revisione del Mose». «Basta con questi scavi, distruggono la laguna», dice Luciano Claut, architetto e assessore all’Urbanistica del comune di Mira, «tutto il mondo ci chiede di smetterla, l’Unesco, lo stesso ministero dei Beni culturali. Bisogna anche modificare il progetto del Mose. Se le navi non passano più a San Marco non c’è più bisogno di avere i fondali a 12 metri». Una mozione che si aggiunge a quella firmata dal senatore veneziano del Pd Felice Casson e da altri 40 parlamentari di Pd, Psi, Sel, Gruppo Misto. Che chiede al governo di intervenire. Tensione alle stelle, perché nelle stesse ore il ministro dell’Ambiente ha dato il via alla procedura per la Valutazione di Impatto ambientale sul progetto dello scavo del Contorta, progetto predisposto dall’Autorità portuale. Con i tempi abbreviati della Legge Obiettivo i comuni hanno 30 giorni di tempo per fare le loro osservazioni al Sia (Studio di Impatto ambientale) preparato dall’Ufficio tecnico dell’Autorità portuale. Il Contorta prevede di scavare l’attuale canale da un metro e mezzo a dieci e mezzo di profondità, di allargarlo da dieci a cento scavando sei milioni e mezzo di metri cubi dal fondo della laguna. «Serviranno per costruire velme artificiali e 400 ettari di barene in laguna centrale», dice il presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa, «il Contorta è l’unico modo per togliere le navi da San Marco». Ma anche questi, secondo i comitati e gli ambientalisti, sono interventi illegittimi». Un ricorso al Tar è già pronto da parte del Comitato No Grandi Navi. Che chiama tutti a raccolta per domenica pomeriggio. Grande manifestazione acquea – pacifica – per occupare la laguna dove le draghe dovrebbero cominciare a scavare. Un’altra battaglia come quella degli anni Sessanta contro il canale dei Petroli», dicono, «che ha portato all’attuale squilibrio della laguna e all’aumento delle acque alte». Ci saranno i comitati, ma anche sponenti politici come appunto i Grillini, Sel, la Sinistra, una parte del Pd, i movimenti per la separazione. Ma anche le remiere e le barche della Vela al Terzo, le associazioni. Una protesta per riaccendere i riflettori sul problema grandi navi. E sullo scavo del nuovo canale, che secondo gli oppositori «distruggerà la laguna».

Alberto Vitucci

 

Depositato in Regione il progetto Venice Cruise. 128 milioni e due anni di lavori

Terminal al Lido per cinque navi

Niente scavi di canali e niente passaggio delle navi davanti a San Marco. Più posti di lavoro e nessun problema logistico per il carico-scarico di passeggeri e bagagli. Cesare De Piccoli ha depositato ieri mattina in Regione a palazzo Linetti il suo progetto «Venice cruise 2.0., già protocollato al ministero per l’Ambiente. Un pacco di carte che contiene il progetto di massima del nuovo terminal passeggeri in bocca di Lido. «Siamo pronti all’esame e al confronto pubblico», ha detto ieri l’ex viceministro all’atto del deposito del suo progetto. Un lavoro realizzato dalla Duferco di Genova diretta dall’ingegner Ezio Palmisano, con contributi di esperti, architetti e ingegneri come Bruno Matticchio (società Ipros), Giuseppe Cristinelli (Iuav) che ha curato l’inserimento paesaggistico, Ballerini e Albanese per le opere marittime e gli aspetti geologici. Opera «compatibile con l’ambiente, «gas free» e rispettosa dei vincoli legislativi e urbanistici», scrive De Piccoli. Per realizzare il nuovo porto passeggeri a Punta Sabbioni ci vorranno circa 2 anni, un costo di 128 milioni di euro, inferiore a quello del Contorta. È prevista la realizzazione di una dighetta lunga 900 metri, parallela al molo foraneo di Punta Sabbioni, distante 220 metri dalla costa. Un ponte levatoio collegherà via terra le banchine al porto rifugio. Da terra arriveranno i camion dei rifornimenti, via acqua con battelloni ecologici da 800 posti i passeggeri. Le merci passeranno per il canale dell’Orfano, via San Clemente e non in canale della Giudecca. I passeggeri ci metteranno circa 50 minuti – come la nave – a trasferirsi da San Nicolò alla Marittima e viceversa. «Le operazioni di registrazione dei passeggeri e di carico scarico delle merci si svolgeranno in Marittima, come oggi», dice De Piccoli, «dunque non c’è timore per la perdita di posti di lavoro. Anzi, il lavoro aumenterà. I croceristi passeranno lo stesso davanti a San Marco, ma abordo di mezzi più piccoli e compatibili». Altro problema da risolvere l’impatto delle grandi navi sullo sky line del Cavallino. Un ostacolo su cui il Porto punta molto per mantenere le navi in Marittima. «Ci potranno essere due o tre navi insioeme», spiegano i progettisti, «con un picco la domenica e il sabato,. Nelgli altri giorni della settimana il movimento sarà minore. Sarà anche un terminal gas free, dice con orgoglio il progettista, con energìa autoprodotta da pannelli solari. La gara con il Contorta è partita. E gli ideatori di Venice Cruise 2.0 sono sicuri di vincerla.

(a.v.)

 

Mira. Anche i Democratici contro lo scavo del canale Contorta

MIRA – Il Pd di Mira prende le distanze dallo scavo del canale Contorta e sposa in parte le tesi del sindaco Alvise Maniero. La giunta mirese era stata l’unica al Comitatone a votare contro il progetto. «Considerato che la laguna di Venezia è bene comune e va conservata nella sua unitarietà con la città», spiega il segretario del Pd di Mira Albino Pesce, «Lo scavo del Contorta consentirebbe di far transitare le navi superiori a 96mila tonnellate per arrivare al Porto della Marittima, evitando il passaggio davanti a Piazza San Marco» . Il Pd di Mira però non la pensa come a Venezia, Chioggia o Cavallino. «Il progetto del canale Contorta», si legge in una not, «ha avuto l’autorizzazione dal Comitatone ad iniziare l’Iter per la Valutazione d’impatto ambientale non escludendo gli altri progetti che per caratteristiche tecniche avrebbero gli stessi presupposti per poter essere sottoposti alla stessa valutazione. Si ritiene quindi sbagliato che si valuti un solo progetto (quello dello scavo del Contorta). È opportuno analizzare anche gli altri progetti presenti o in via di definizione. Il Pd di Mira chiede una comparazione partendo dal presupposto di cautela del patrimonio storico e naturalistico e del rispetto delle potenzialità economiche».

(a.ab.)

 

 

VENEZIA – Navi, polemica sulla procedura dei progetti

SALVAGUARDIA E LAGUNA “Giallo” sull’inserimento nella Legge obiettivo dello scavo del canale

L’ALTRO PROGETTO – Cesare De Piccoli e il porto al Lido «Non sarà una gara ad armi pari»

Grandi navi, sarà una gara a due, in commissione nazionale di valutazione di impatto ambientale. Uno dei contendenti è il progetto di “Adeguamento della via acquea di accesso alla Stazione Marittima di Venezia”, cioè lo scavo del canale Contorta Sant’Angelo di autorità portuale. L’altro pretendente è il terminal “Venice Cruise 2.0″ della Duferco sviluppo srl e dalla Dp Consulting, dove Dp sta per Cesare De Piccoli, che ipotizza una struttura galleggiante fuori dalla bocca di porto del Lido, esterna anche alle paratoie del Mose.
Nel sito del Ministero dell’Ambiente il progetto del Porto è già inquadrato nella Legge obiettivo, il Venice Cruise invece è ancora alla fase del controllo dei documenti. Il primo seguirà una procedura di valutazione più snella dell’iter ordinario, con 30 giorni per presentare le osservazioni, scadenza il 17 ottobre.
Il senatore Felice Casson parla però di «forzatura per eludere il confronto pubblico, con uno scavo in violazione delle leggi speciali di tutela della laguna». Caustico anche l’ex viceministro Cesare De Piccoli. «Non sarà una gara ad armi pari – protesta l’ex parlamentare – perchè il mio progetto, pagato con fondi privati e non pubblici, che pur si presenta come innovativo e di lungo periodo, sarà probabilmente sottoposto a valutazione secondo la procedura ordinaria». E qui entrano in gioco le interpretazioni e i successivi chiarimenti. Il Cipe, il 1° agosto scorso, aveva licenziato un piano triennale delle opere giudicate strategiche su istanza della Regione Veneto in cui si fa riferimento non tanto al canale Contorta nello specifico, ma a “interventi per la sicurezza nei traffici delle grandi navi nella laguna di Venezia”. Solo la settimana successiva, l’8 agosto, il Comitatone aveva scelto il Contorta. Un’etichetta, quella degli “interventi per la sicurezza dei traffici”, frutto di un’accesa discussione nella conferenza unificata Stato Regione nell’aprile scorso, quando il ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi, incalzato dal sindaco Giorgio Orsoni, aveva escluso che il progetto del Contorta fosse stato inserito in Legge obiettivo. E Orsoni confortato anche dalla posizione dell’assessore regionale Roberto Ciambetti, aveva chiesto di mettere a verbale che la dizione “canale Contorta” fosse stralciata o riformulata in modo da non far riferimento a quell’opera.
LA PETIZIONE DEL FAI – Nel frattempo la delegazione di Venezia del Fai, Fondo per l’Ambiente, ha promosso una petizione nell’ambito del 7° censimento “I luoghi del cuore”: vengono invitati a firmare coloro che hanno a cuore la salvaguardia del canale della Giudecca, indicato come “simbolo della necessità di impedire il passaggio delle grandi navi in tutta la laguna che deve essere rispettata nella sua integrità e quindi preservata da ogni nuovo fenomeno che rompa il suo delicato equilibrio compresi nuovi scavi di canali”. Le firme (cittadini italiani e stranieri maggiorenni) possono essere apposte “online” nel link: http://iluoghidelcuore.it/luoghi/venezia/venezia/canale-della-giudecca/80675 oppure presso il Negozio Olivetti (piazza San Marco 101).

 

La riflessione

ECCO LA ROVINA DELLA LAGUNA

Il “Gazzettino” del 3 Settembre pubblica: “Laguna di chiacchere” di Pier Luigi Penzo al quale vorrei chiedere se sa che proprio il Canal Nuovo per il passaggio delle navi è stato la rovina della laguna? Infatti ricordo che la laguna di oggi, con le paludi male odorate, non è quella di una volta con i suoi canali, con le sue erbe “naturali” e i suoi numerosi pesci. E di tutte queste specie più ne catturavi e piu ce n’erano. Adesso tante di esse sono scomparse non sono chiacchiere lagunari, ma la verità agli occhi di tutti. Certo che le colpe sono tante da debitare anche ai pescatori con la pesca meccanica. Poi c’è stato l’inquinamento di qualunque genere, compreso l’apertura del Canal Nuovo che ha strappato via la vitalità della laguna di Venezia con il grave fatto che l’ambiente quando viene rovinato rimane tale. Sà perchè dico ciò? Solo circa venti anni fa facevano delle secche da sembrare dei campi per coltivare i frutti della terra che mangiavamo e che venivano chiamate le secche della “berola”. Quando a novembre del 1993 è stato presentato il mio primo libro “I racconti di un pescatore: la laguna di Venezia prima e dopo l’inquinamento” pubblicato da Filippi, dal pubblico mi è stato chiesto giustamente cosa ne pensavo dell’apertura del Canal Nuovo. E io così risposi “È stata rovinata la laguna”. Ora si parla di fare un secondo canale, cose di un altro mondo. Così nel tempo la città più bella del mondo rimarrà per larga parte senza le sue protezioni e non solo. Infatti se diciamo che le grandi navi portano lavoro a cinquemila persone, sa signor Penzo quante famiglie da sempre hanno vissuto con la laguna? Chioggia, Pellestrina, Lido, Venezia, Murano e Burano. Un economia ambientale che le nostre radici hanno sempre vissuto e che mai avrebbero dovuto finire come oggi se non una minima parte. A questo punto mi viene da pensare chi sono queste persone che prima studiano la laguna per poi dare questi giudizi. Gli esperti di questo ambiente lagunare sono quelle persone che per tutta la loro vita – ancora prima dei motori – sono andati avanti e indietro tra canali, ghebi, cime, rami ecc… Queste non sono chiacchiere lagunari ma la verità. Visto che il nostro territorio lagunare, con le sue fonti economiche naturali, è passato alla storia più persone dovrebbero testimoniare come abbiamo trovato pieno di ricchezze mare e laguna. E non facciamo passare bugie per verità.

Gianfranco Vianello – Venezia

 

È bufera sul progetto dello scavo Contorta. Costa, presidente del Porto, ribadisce che «è l’unica soluzione possibile», mentre sono pronti i ricorsi per fermarlo.

Costa: «Il Contorta unica soluzione». Casson: «Grave non far decidere i cittadini». Ricorsi e nuove mozioni già pronte

Nuovi scavi in laguna, scoppia la bufera

«Se vogliamo togliere alla svelta le grandi navi da San Marco l’unica soluzione è scavare il nuovo canale Contorta». Il presidente del Porto Paolo Costa non si cura delle polemiche e tira dritto. «I tempi ridotti? Lo ha deciso il Comitatone, c’è scritto nella delibera dell’8 agosto. E prima ancora la Conferenza Stato-Regioni di maggio, a cui aveva partecipato anche il sindaco Orsoni, autorizzando allora le procedure della Legge Obiettivo». Niente blitz, si irrita Costa. Solo «un iter che va avanti». Partendo «dall’unico progetto diponibile per la Valutazione». Trenta giorni invece di sessanta, e il confronto pubblico che non è previsto. «Ma noi lo faremo lo stesso», dice Costa, «anzi forse dobbiamo farlo. La prossima settimana lo presenteremo, non mi voglio certo sottrarre al confronto».

Ma intanto la polemica è partita. «Scandaloso», aveva commentato a caldo l’ex vicesindaco Sandro Simionato. «Forzature», insiste Gianfranco Bettin, ex assessore all’Ambiente. Felice Casson, senatore del Pd, ha presentato qualche giorno fa una nuova mozione al governo chiedendo il confronto paritario fra tutte le ipotesi alternative al passaggio delle navi davanti a San Marco. Casson definisce «grave» il fatto che non si vogliano ascoltare i cittadini. «È inaccettabile che il ministero e il Porto vadano avanti senza curarsi dei pronunciamenti del Senato e del Consiglio comunale. Lo scavo del Contorta è illegittimo, vietato dalle Leggi Speciali. E il Senato ha impegnato il governo a valutare tutte le alternative in modo trasparente. Chiedo a tutte le forze politiche che hanno a cuore la laguna e vogliono impedirne la devastazione di mettersi insieme per presentare una mozione urgente al governo». I comitati intanto affilano le armi. E hanno pronto un ricorso al Tar per fermare l’avvio dell’opera. «È illegittima», dicono. Una richiesta di intervento è stata avanzata ieri al commissario Vittorio Zappaolorto anche da un gruppo di rappresentanti di Sel, Verdi, Lista In Comune. «Abbiamo chiesto al commissario», dice il portavoce Beppe Caccia, «di chiedere al governo che sia ristabilita la corretta procedura di Valutazione dell’Impatto ambientale. E soprattutto di fermare i poteri forti come Porto, Save, Consorzio Venezia Nuova, che vogliono decidere senza il consenso della città». Ma intanto la procedura che va avanti è quella del progetto Contorta. L’unica già iscritta negli elenchi del ministero per l’Ambiente per l’esame di compatibilità ambientale. E, curiosità, viene nell’elenco subito dopo la Valutazione di Impatto ambientale negativa firmata nel 1998 dallo stesso ministero per il progetto Mose. Da ieri intanto sono scattati i 30 giorni per la presentazione di osservazioni. Tempo dimezzato con questa procedura rispetto ai 60 della procedura «normale». Da ieri però anche il progetto alternativo del terminal a San Nicolò – firmato da Cesare De Piccoli e dalla società genovese Duferco – è stato depositato al ministero dell’Ambiente. Prevede la realizzazione al Lido, davanti all’isola artificiale del Mose, di approdi per le grandi navi da crociera. Sarà depositato domani in Regione e in commissione di Salvaguardia. Secondo il Porto può essere un’ipotesi da valutare «a lungo termine». «Prima della Valutazione ambientaliste», scandisce Costa, «dovrà avere il via libera degli organi tecnici. Cioè da Capitaneria e Autorità portuale». Che hanno già fatto sapere come quel progetto abbia «problemi ambientali e di trasporto dei passeggeri».

Alberto Vitucci

 

CROCERISTICA – Il sindaco rilancia il ruolo del porto di Chioggia

CHIOGGIA – «Chioggia come scalo complementare a Venezia. Possiamo dare una risposta concreta, rapida ed efficace alle esigenze di decongestionamento del traffico di navi che attualmente grava sulla città lagunare».
A dirlo, ormai a poche ore dall’arrivo di una nave da crociera in città, è il sindaco Giuseppe Casson che da diverso tempo punta sulla crocieristica per rilanciare l’economia della città. «Il movimento crocieristico – spiega il primo cittadino – genera lavoro e benessere per un numero elevatissimo di persone. Un patrimonio che non deve assolutamente essere disperso, vista anche la profonda crisi economica che stiamo vivendo». Casson è più volte intervenuto a Roma, in fase di Comitatone, per far passare il concetto di “sistema crocieristico lagunare”, nel quale Chioggia può recitare comunque una parte da protagonista, lavorando in sinergia con Venezia. «E questo concetto alla fine è passato – continua Casson -. La prima battaglia è stata vinta. Il Comitatone, tra l’altro, assume atti di indirizzo ed è fondamentale che, dall’affermazione dei principi, si passi ora agli atti concreti sui quali sto personalmente lavorando pur consapevole del difficile contesto nel quale stiamo vivendo, con particolare riferimento al reperimento delle risorse. Con interventi di rapida attuazione, economicamente modesti e di basso impatto ambientale – conclude Casson – potremo ospitare anche noi stabilmente almeno due “grandi navi” entro il 2015, dopo aver eseguito i lavori previsti e lo scavo dei fondali a meno 11 metri. Ciò consentirebbe di offrire alle compagnie di navigazione una soluzione tampone nell’attesa che i lavori correlati all’opzione individuata per Venezia, trovino completa realizzazione».

(m.bio.)

 

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