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Nuova Venezia – Grandi navi, blitz per il canale Contorta

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17

set

2014

Arrivato ieri in Comune lo Studio di Impatto ambientale del Porto. Trenta giorni per decidere, ma senza dibattito pubblico

Si scava il nuovo canale. E le procedure dovranno concludersi entro trenta giorni, senza dibattito pubblico. Doccia fredda ieri in Comune quando è arrivata all’Ufficio protocollo di Ca’ Farsetti la richiesta del ministero per l’Ambiente. Come deciso nel Comitatone di metà agosto, il ministero e l’Autorità portuale hanno avviato l’iter per la Valutazione di Impatto ambientale del progetto di nuovo canale Contorta-Sant’Angelo. La via d’acqua alternativa per l’accesso delle navi alla Marittima che il Porto vuole realizzare entro la fine del prossimo anno. La novità è che nella Sia (Studio di Impatto ambientale presentato dal proponente, cioè l’Autorità portuale) il termine fissato per le osservazioni del Comune è di 30 giorni. E viene richiamato l’articolo 183 del codice dei contratti, che non prevede il confronto pubblico sulle osservazioni al progetto. Contrariamente alla procedura «normale del codice dell’ambiente (articolo 152) che prevede tempi più lunghi e un dibattito pubblico certificato dal Comune. «Una cosa scandalosa», commenta l’ex vicesindaco Sandro Simionato, «si sta approfittando dell’assenza di un’amministrazione per fare il contrario di quello che l’amministrazione aveva chiesto. Esiste una mozione del Senato e anche un ordine del giorno del Consiglio comunale che chiedono di confrontare con procedure trasparenti tutte le alternative in campo». Invece i ministeri e il Porto procedono in direzione contraria. «Un fatto grave, a cui dovremo rispondere», dice l’ex assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin, «si continua con la logica delle forzature che ha prodotto il Mose, con i bei risultati che abbiamo visto. Adesso si insiste con il Contorta senza tener conto della volontà popolare e delle istituzioni. Chiederemo al commissario che convochi lo stesso un incontro pubblico per discutere delle alternative. La procedura non lo prevede ma nemmeno lo vieta espressamente». Un blitz che provocherà reazioni a catena. Proprio tre giorni fa il Senato aveva ribadito con una mozione firmata da 40 senatori (primo firmatario il veneziano Felice Casson) che il governo si doveva attenere all’ordine del giorno unanime approvato nel febbraio 2014. Cioè di mettere a confronto le varie soluzioni. Invece adesso il ministero dell’Ambiente, retto dall’udc Luca Galletti, ha deciso di accelerare applicando alla lettera la decisione del Comitatone dove il Comune non era presente (il commissario Zappalorto si era astenuto). E ieri ha inviato lo Studio di Impatto ambientale ai soggetti interessati. Con il Comune anche Regione, Provincia, Magistrato alle Acque. Porto e Magistrato alle Acque (nel frattempo sciolto e diventato Provveditorato alle Opere pubbliche) non hanno mai nascosto la loro preferenza per la soluzione del Contorta. Un nuovo canale profondo dieci metri (invece degli attuali uno e mezzo) e largo cento per far arrivare le grandi navi in Marittima passando da Malamocco. La battaglia è in corso.

Alberto Vitucci

 

Comitati e associazioni contro lo scavo

Dalla Tor e De Poli: «È l’unica soluzione»

Petizioni internazionali, appelli, striscioni appesi in Canal Grande. Si allarga il fronte «No Navi» che adesso non comprende più soltanto i comitati e i giovani del Movimento. L’altro giorno in commissione Ambiente al Senato è stato sentito il presidente dei Comitati privati, Umberto Marcello del Majno. Che ha ribadito l’opposizione delle associazioni internazionali sul passaggio davanti a San Marco. Ma grossi dubbi vengono sollevati anche sullo scavo di un nuovo grande canale in laguna. I comitati ricordano la battaglia di quarantadue anni fa contro l’apertura del canale Malamocco-Marghera, il famigerato «Canale dei petroli». L’autostrada in mezzo alla laguna, scavata per far passare le grandi petroliere, aveva tolto le navi commerciali da San Marco ma aveva aggravato lo stato di salute della laguna. Aumentato il numero delle acque alte, accelerato il processo di distruzione della laguna con la perdita in mare dei sedimenti. Adesso l’idea è quella di scavare un nuovo «canale dei petroli», stavolta per le navi passeggeri. Diramazione che da Fusina arriverebbe in Marittima, 4 chilometri di «autostrada» che secondo l’ingegnere idraulico Luigi D’Alpaos porterebbe nuove minacce alla laguna. Ambientalisti e da associazioni come Italia Nostra, che hanno presentato ricorso ritenendo l’autorizzazione a scavare in laguna del tutto illegittima. Ieri intanto i senatori Mario Dalla Tor (Ncd) e Antonio de Poli (Udc) hanno presentato una mozione che sostiene il progetto Contorta come unica soluzione per mantenere le grandi navi all’attuale Stazione Marittima e invita a «fare presto» con la sua realizzazione

(a.v.)

 

il venice cruise 2.0 di de piccoli-duferco

Terminal in bocca di Lido progetto depositato ieri

Un altro progetto in campo come «alternativa» alle grandi navi. È stato presentato ieri mattina alla commissione Via del ministero per l’Ambiente il «Venice Cruise 2.0», ideato da Cesare De Piccoli e dalla società internazionale di tecnologìe marine con sede a Genova Duferco. Si tratta dell’ipotesi di spostamento in bocca di Lido, davanti all’isola artificiale già costruita per il Mose, del nuovo terminal delle crociere per grandi navi. Moduli rimovibili che possono ospitare fino a sette navi, realizzabile in due anni con 128 milioni di spesa, meno del Contorta. «E senza stravolgere la laguna, crenado nuovi posti di lavoro», dicono i progettisti. «Ci auguriamo che questo passo possa rappresentare l’avvio di un confronto chiaro e trasparente sul tema», dice De Piccoli. Si tratterà ora di vedere come il ministero, che ha inviato proprio ieri per l’esame degli enti il progetto Contorta, procederà con il nuovo elaborato – un progetto di massima a tutti gli effetti – nel rispetto di quanto stabilito dal Senato. Che cioè tutti i progetti devono essere esaminati con pari dignità. A questo punto gli elaborati che hanno la dignità tecnica di un progetto di massima sono senza’altro il Contorta e il Venice Cruise 2.0 di De Piccoli-Duferco. Ipotesi di alternative riguardano anche la nuova tangenziale retro Giudecca – finanziata dalla Vtp e sostenuta dal sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti – e poi gli altri del terminal al Lido (Fabbri, Boato-Vittadini, Claut per il Movimento Cinquestelle). Dopo l’uscita di scena del sindaco Orsoni ha perso terreno anche l’ipotesi di Marghera, che prevedeva la sistemazione delle banchine in zona Industriale e lo scavo del canale Vittorio Emanuele per far arrivare da Marghera le navi fino all’attuale Marittima. Ma in questo momento i progetti ufficialmente in pista sono due. Il Contorta e il Lido. Solo il secondo, ricorda De Piccoli, ha ricevuto un «sì» di massima dalla commissione Via in prima battuta. Il Contorta, anche se in parte diverso, era stato bocciato.

(a.v.)

 

Gazzettino – Venezia. Lido e Contorta, la “sfida” al Via

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17

set

2014

GRANDI NAVI – Il porto di De Piccoli e lo scavo del canale sono al vaglio del ministero dell’Ambiente

I due progetti inviati per la Valutazione di impatto ambientale

I COSTI – Il nuovo percorso 148 milioni

Il terminal a punta Sabbioni 128

Dopo un silenzio durato oltre un mese, si torna a parlare a livello “romano” di alternative al passaggio delle grandi navi a San Marco. Ieri sono stati depositati in commissione Via nazionale i progetti dell’Autorità portuale per lo scavo e l’adeguamento del canale Contorta Sant’Angelo e del terminal in bocca di Porto “Venis Cruise 2.0″ proposto da Cesare De Piccoli e Duferco Engineering.
Dal sito del Gazzettino (www.gazzettino.it) è possibile risalire a tutto il materiale depositato dal Porto che riguarda il canale Contorta: studi ambientali, tracciato, relazioni di compatibilità. In tutto, un migliaio di pagine di elaborati tecnici, la cui lettura non è sempre facile nonostante l’accessibilità dei documenti sia garantita a chiunque. Il canale navigabile, lo ricordiamo, avrà una lunghezza di circa 5 chilometri e una larghezza di cento metri e si stenderà solo in parte sul tracciato dell’attuale canale, stante la necessità di essere il più possibile rettificato. Il costo complessivo dell’opera è di 148 milioni, dei quali circa la metà sarebbero impiegati per la realizzazione di velme e barene ai margini del canale con l’intenzione di proteggere i fondali della laguna centrale dall’erosione provocata dal passaggio di navi lunghe oltre 300 metri. Di fronte alla Marittima sarà realizzato un bacino di evoluzione per le navi del diametro di 400 metri.
Il terminal crociere Venis Cruise 2.0 costerebbe un po’ meno (128 milioni) ed è ritenuto dai gruppi ambientalisti la soluzione migliore tra quelle finora presentate. In questi giorni Ezio Palmisani, amministratore delegato di Duferco, e De Piccoli sono al Salone nautico di Barcellona per presentare la loro soluzione agli armatori.
«Auspichiamo – dicono – che si possa avere finalmente un reale e trasparente confronto con le altre proposte in una autorevole sede tecnico-scientifica».
Duferco e De Piccoli hanno anche annunciato un incontro pubblico all’inizio di ottobre qui a Venezia per presentare tutti gli aggiornamenti e i perfezionamenti del progetto.
«Il forum – concludono De Piccoli e Palmisani – vuole essere un’occasione di confronto tra tutti i soggetti interessati ad una soluzione che – nel riconfermare il peso economico e sociale della crocieristica – mette in campo una proposta profondamente innovativa e proiettata nel futuro assicurando al tempo stesso la salvaguardia fisica e morfologica della laguna».

Michele Fullin

 

Domenica manifestazione in laguna nel luogo dove si dovrebbe scavare il canale

A San Leonardo nuova assemblea dei comitati: appello alle società delle crociere

VENEZIA – Un appello alle società delle crociere. Affinché «riflettano anche sui danni di immagine che potranno subire insistendo con le grandi navi in laguna». Una grande manifestazione per domenica prossima, con un corteo acqueo dalla Punta della Dogana fino al canale Contorta a cui dovrebbero partecipare anche le associazioni, le scuole e le società remiere. Ricorsi e sollecitazioni ai partiti perché dicano cosa pensano del problema prima della campagna elettorale. Comitati al contrattacco in vista dell’«autunno caldo» sul fronte delle crociere. Nuova affollata assemblea ieri sera a San Leonardo in cui si è fatto il punto della situazione e delle prossime iniziative. C’è in pista il progetto del canale Contorta, lo scavo fino a dieci metri della via d’acqua che oggi collega il canale dei Petroli alla Marittima per far passare le navi da Malamocco e non più dal Lido e da San Marco. Ennesima grande opera che molti contrastano, anche per i danni che potrebbe portare all’equilibrio lagunare. «È vietata dalle leggi in vigore», ha ricordato il senatore del Pd Felice Casson, che ha raccolto in senato 40 firme di senatori sotto una mozione che chiede al governo di rispettare quanto già deciso. «Confronto trasparente di tutti i progetti alternativi», è stato ribadito. Invece per il momento ad andare avanti è soltanto il progetto messo a punto dal Porto. «Renzi finora ha saputo solo sciogliere il Magistrato alle Acque e mandare avanti il nuovo grande canale», si è detto ieri. «Canale che porterà danni come li ha portati il canale dei Petroli», ha ricordato lo studioso di laguna Lino Pavan. «Chiediamo a tutti i candidati cosa intendono fare sul fronte delle grandi navi», ha detto Stefano Boato. «Occorre un momento di confronto tra i vari progetti», ha detto l’urbanista Carlo Giacomini, «perché c’è il rischio che la Valutazione di Impatto ambientale sia fatta solo su un unico progetto, quello del Porto». I queste ore al ministero è stato protocollato anche il progetto alternativo presentato da Cesare De Piccoli e dalla società di tecnologìe marine genovese Duferco sul nuovo terminal per i passeggeri in bocca di porto di Lido, davanti all’isola artificiale costruita per il Mose. Intanto monta la protesta internazionale. Manifesti in Canal Grande e appello ai comitati privati affinché intervengano presso l’Unesco. Per fermare «l’ennesima grande opera dannosa per la laguna». E manifestazione confermata per domenica prossima. Si parte (in barca) da Punta della Dogana intorno a mezzogiorno.

Alberto Vitucci

 

Gazzettino – Venezia. Nuova sfida: in barca sul Contorta

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16

set

2014

NO NAVI – I gruppi ambientalisti hanno annunciato per il 21 settembre una corteo in laguna sud

«Una grande festa con più imbarcazioni possibili per dire no allo scavo». Ma le remiere disertano

Avrà inizio alle 15.30 da punta Dogana la manifestazione organizzata il 21 settembre dal Comitato no grandi navi «per salvare Venezia e la sua laguna da grandi opere, grandi navi e nuovi scavi». Già una ventina le barche disponibili per un corteo acqueo che dopo avere percorso il canale della Giudecca raggiungerà il Contorta Sant’Angelo. Ma ad oggi, nessuna risposta dalle Remiere, invitate a partecipare da Silvio Testa.
Tra striscioni, musica e palloncini colorati, si tratterà di qualcosa a metà strada tra la dimostrazione e la festa, con tanto di barca per il consumo di cibo e bevande e forse l’affitto di un vaporetto Actv per gli appiedati. E su richiesta di Tommaso Cacciari, alla protesta contro il gigantismo navale e nuovi scavi in laguna si affiancherà quella per i tagli in Comune, «comprensivi del blocco delle assunzioni per i precari, della riduzione degli stipendi dei dipendenti e del massacro dei servizi sociali: temi strettamente collegati, considerato che per il Contorta i soldi ci sono, ma per aggiustare i conti di Cà Farsetti no».
Ieri, durante l’assemblea dei No grandi navi a San Leonardo, Cacciari ha invitato i comunali a partecipare alla manifestazione. Mentre a livello di azioni future, Manuel Vecchina e Stefano Boato hanno sollecitato «il coinvolgimento delle principali compagnie di navigazione, postando quotidianamente nelle loro pagine Facebook messaggi in più lingue. Non per boicottare, ma per proporre una crocieristica sostenibile con un porto al di fuori della laguna».
Durante l’incontro, presentate anche le novità a livello di immagini e slogan per volantini e manifesti: le prime piuttosto lugubri, e i secondi quasi tutti ironici. Si va dalla piantina della laguna con tre coltelli che dai canali Vittorio Emanuele, Contorta e retro-Giudecca feriscono a morte la città al fotomontaggio di una gigantesca nave da crociera semiaffondata e inclinata in bacino San Marco. Mentre le battute spaziano da «Avvistati Lupi sotto Costa» a «Croc’era», passando per «Dormi fino a domattina, se ne è andata la Divina» e frasi in rima baciata che richiamano i nomi di altre navi. Senza dimenticare l’appello al presidente dell’Autorità portuale: «Paolo, rivediti. Rinuncia a qualche “paolo”. Cosa ti Costa?”.

Vettor Maria Corsetti

 

Scavo del Contorta, Casson raccoglie 44 firme di parlamentari di Pd, Sel, Psi, Cinquestelle e Scelta civica

«Procedure ai limiti della liceità penale». I comitati in assemblea lunedì, domenica manifestazione

Grandi navi, mozione al Senato

«Il governo deve cambiare rotta»

Il governo non rispetta l’ordine del giorno del Senato. E dovrà correggere e adeguare i provvedimenti già presi sulle grandi navi che contengano violazioni di norme legislative vigenti». Una mozione di rara durezza sulla questione delle alternative alle grandi navi è stata presentata ieri a Palazzo Madama dal senatore del Pd Felice Casson. Un documento dal valore politico molto forte, perché porta la firma di parlamentari di varie forze politiche. E, costituisce come ha spiegato Casson nella recente assemblea di sala San Leonardo «è un impegno per il governo». Tra le 44 firme raccolte quella del capogruppo Pd in Senato Luigi Zanda e di una nutrita pattuglia di democratici, tra cui la veneta Laura Puppato. Ma anche di Lorenzo Battista del Movimento Cinquestelle, Loredana De Petris (Sinistra ecologia e Libertà), Enrico Buemi (partito socialista), Gianpiero Della Zuanna (Scelta civica). Un documento che ha dunque la maggioranza assoluta dell’aula, e potrebbe rappresentare una forte novità nel prosieguo della vicenda grandi navi. La mozione rileva infatti come nella riunione del Comitatone dell’8 agosto scorso e poi nel decreto firmato dal presidente del Porto Paolo Costa il 12 agosto ci siano state «alcune forzature rispetto agli indirizzi dell’ordine del giorno del Senato votato in febbraio. Hanno scelto di far avanzare, proponendolo quasi come un progetto di Stato, solo lo scavo di un nuovo canale all’interno della laguna, spostando le navi in laguna centrale già devastata dallo scavo del canale dei Petroli di cui il Contorta è la continuazione». Casson se la prende anche con «il ruolo e la competenza impropri che la Capitaneria di porto ha ritenuto di assumere nell’istruttoria». E poi con il «conflitto di interessi in capo all’Autorità portuale di Venezia, che si presenta come progettatore, istruttore e decisore in parte qua». Un contesto di scarsa chiarezza, si legge nel documento presentato ieri al presidente del Senato Pietro Grasso, «che fa temere si innestino procedure contorte e ai limiti della liceità, anche penale, sulla scia di quanto già successo per le vicende criminali del Mose-Consorzio Venezia Nuova». Una novità che potrebbe modificare la linea del governo. «Vogliamo che tutti i progetti siano messi sullo stesso piano», insiste Casson, «e siano valutati in base alla compatibilità ambientale, alla loro gradualità e reversibilità, alle risorse e al loro impatto sull’economia. Non è vero che spostando le navi si avrebbero meno posti di lavoro. Anzi». Il comitato No Grandi Navi plaude all’iniziativa. E ha convocato un’assemblea cittadine per lunedì. per decidere i dettagli della manifestazione del 21 settembre, con una «occupazione» in barca dell’area del canale Contorta che dovrebbe essere scavata.

Alberto Vitucci

 

GRANDI NAVI – Casson presenta una nuova mozione

«Il Governo non faccia il furbo, perché il Senato ha dato indirizzi precisi che vanno rispettati». Questo è, in estrema sintesi, il contenuto della mozione depositata ieri in Senato e firmata da 45 esponenti di partiti politici diversi. Primo firmatario, come lo scorso febbraio, il senatore Felice Casson.
«La mozione approvata a febbraio era chiarissima – spiega Casson – impone trasparenza, rispetto delle regole e comparazione tra tutte le alternative al passaggio delle grandi navi davanti a San Marco. Il Comitatone, mandando alla Via solo il progetto del canale Contorta va contro l’indirizzo politico dato dal Senato».
Le firme, aggiunge Casson, sono state raccolte di corsa, tra una seduta parlamentare e l’altra. Ma è anche convinto che anche questa mozione come l’altra per Venezia avrà un amplissimo seguito.
«Il Governo – ammonisce il senatore veneziano del Pd – deve rispettare l’indirizzo politico che era stato dato molto chiaramente. Non ripercorriamo strade come quelle già percorse con il Mose, che hanno rivelato anche situazioni di tipo criminale».
Nel testo della mozione si accusa anche la Capitaneria di porto, di aver assunto “competenze improprie” nell’istruttoria tecnica di esame e selezione delle proposte progettuali “nonché dell’evidente conflitto di interessi in capo all’Autorità portuale di Venezia, che si presenta come progettatore, istruttore e decisore”.
Quindi, l’invito al Governo (con il quale Casson è stato in contatto anche pochi giorni fa) è di non prendere la strada sbagliata. In effetti, i segni di un certo imbarazzo sono rappresentati dalla mancanza di qualsiasi input alla procedura di valutazione di impatto ambientale, nel cui sito ancora nessun documento è stato depositato e pubblicato.
La scelta del Senato sarà di impegnare il Governo a fare in modo che “tutti i provvedimenti che riguardano il transito delle grandi navi da crociera a Venezia, i cui contenuti possano comportare complicazioni o travisamenti procedurali o peggio violazioni di norme legislative vigenti, vadano opportunamente resi coerenti con l’ordine del giorno approvato in Senato il 6 febbraio 2014″. Inoltre si chiede che “tutti gli accadimenti amministrativi prossimi futuri sull’argomento vengano garantiti dal confronto pubblico, con la trasparenza dovuta e dalla rendicontazione di tutti gli atti istruttori”.

Michele Fullin

 

Il comitato attacca Zappalorto: «La sua astensione al Comitatone? Decisione pilatesca»

«Zappalorto al Comitatone ha preso una decisione pilatesca decidendo di non votare. Doveva invece chiedere al governo il rispetto della legge, dal momento che si è deciso di scavare un canale che non è previsto dal Piano regolatore portuale». Non bastassero i comunali, le società sportive e le associazioni, contro il commissario che governa Ca’ Farsetti arrivano adesso gli strali del Comitato «No Grandi Navi». Il portavoce Silvio Testa rincara la dose sulla famosa riunione di agosto in cui – con l’astensione del Comune rappresentato da Zappalorto – il governo ha autorizzato l’esame della Valutazione di Impatto ambientale per il progetto dello scavo del nuovo canale, proposto dall’Autorità portuale. «In realtà ha preso una decisione pilatesca», scrive il rappresentante del comitato, «perché se da un lato ha consentito che la riunione del Comitatone si tenesse, dall’altro ha impedito che la città si esprimesse, lasciando così che altri decidessero per noi». Quanto al «rispetto della legge», Testa ricorda che «non c’è dubbio alcuno che lo scavo del nuovo canale per le grandi navi imporrebbe una modifica del Piano regolatore portuale, che non lo prevede. Mentre la decisione romana si muove in direzione contraria: il Piano regolatore dovrà essere adeguato alle opere nel frattempo realizzate». Ancora, la legge portuale, cita Testa, «prevede che il Piano portuale non possa contrastare con i piani urbanistici. E questo è il caso, dal momento che l’articolo 35 bis del Pat, Piano di Assetto del Territorio approvato dalla giunta Orsoni chiede l’allontanamento delle navi incompatibili dalla laguna». Infine un dubbio. «Siamo davvero sicuri che quella riunione dell’8 agosto sia stata una riunione di Comitatone? Non era presieduta dal presidente del Consiglio, né dal ministro dei Lavori pubblici come prevede la Legge Speciale ma dal sottosegretario Delrio». La battaglia continua, dunque. E i comitati stanno perfezionando il loro ricorso al Tar contro la delibera dell’Autorità portuale di agosto che dà il via libera all’iter per l’approvazione del progetto Contorta.

(a.v.)

 

Dal 16 al 19 settembre lavori nella bocca di porto. Traffico regolare

Terzultimo cassone a Malamocco

MALAMOCCO – Dal 16 al 19 settembre la bocca di porto di Malamocco sarà interessata dalla posa del cassone del Mose numero MB-B05 per la difesa dalle acque alte (a cui seguirà, nei prossimi mesi, la sistemazione degli ultimi due cassoni “a spalla”) che non comporterà comunque l’operatività del porto commerciale grazie all’utilizzo della “conca di navigazione” o l’eventuale fermata temporanea dei lavori di posa; tranne il giorno 16 tra le ore 9 e le 12 in cui il passaggio in laguna per Malamocco sarà chiusa totalmente .

 

Grandi navi, Casson (Pd) annuncia la nuova iniziativa in una affollata assemblea in sala San Leonardo. I Comitati protestano: «Progetto illegittimo, faremo ricorso»

Una mozione trasversale del Senato. Che chiederà conto al governo Renzi del perché non abbia rispettato l’ordine del giorno unanime dello scorso anno che chiedeva di «confrontare tutte le alternative al passaggio delle grandi navi davanti a San Marco». La sala scoppia in applausi quando il senatore pd Felice Casson annuncia la proposta che depositerà nelle prossime ore a palazzo Madama. Un passo politico, che potrebbe coinvolgere nella battaglia contro lo scavo di nuovi canali anche altre forze politiche, a cominciare dal Movimento Cinquestelle. E dividere il Pd, dove non tutti sulla questione della portualità la pensano allo stesso modo. Assemblea affollatissima quella convocata ieri pomeriggio in sala San Leonardo dal presidente della Municipalità Erminio Viero. Casson annuncia iniziative dopo la notizia che dopo il Comitatone nessun atto per avviare la procedura di Valutazione di Impatto ambientale è stato avviato. «Chiederemo il rispetto della legge e delle indicazioni date dal Senato al governo Letta e mai rispettate», dice Casson. «Eppure il ministro è lo stesso di allora». Fischi in sala quando arriva l’annuncio che il commissario Zappalorto non sarà presente. La vertenza dei comunali e impegni di prefetto a Gorizia lo tengono lontano. «Non ci ha mai ricevuto prima del Comitatone, volevamo consegnargli la documentazione», denuncia Marta Canino del comitato No Grandi Navi, «e poi si è astenuto». Casson parla quasi da candidato sindaco. «Il nuovo governo della città», scandisce, «dovrà essere rinnovato, fatto di persone che non siano mai state compromesse con i poteri forti e con il Consorzio Venezia Nuova». «Serve subito una nuova legge Speciale», continua, «perché sulla laguna, su Mestre e il futuro di Marghera devono decidere i veneziani». Luigi D’Alpaos, ingegnere idraulico, traccia il quadro di cosa succederebbe scavando un canale nel mezzo della laguna. Gli risponde via mail il comitato Venice Alive, che pubblica una sua lettera del 2003 inviata all’allora sindaco – oggi presidente del Porto – Paolo Costa. «Ecco di chi era l’idea di scavare il canale», scrivono. «Non è vero», scuote la testa D’Alpaos, noto per la sua competenza e indipendenza. In campo si raccolgono firme contro il nuovo canale. «Ne abbiamo tirate su 30 mila», annuncia Marco Gasparinetti, «senza l’appoggio di alcun partito». C’è anche il comitato «Venezia è laguna» che ha appeso 50 striscioni sui palazzi il giorno della Regata storica. E il comitato «No Grandi navi», che annuncia un ricorso al Tar contro il decreto firmato dal presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa che dà il via al progetto del canale Contorta. «È illegittimo», dicono. Casson solleva applausi quando elenca «i nuovi posti di lavoro che arriverebbero spostando le navi da un’altra parte. Non vogliamo mandar via le navi, anzi». Sorride Cesare De Piccoli, ex viceministro che annuncia per i prossimi giorni il deposito alla commissione Via del suo progetto realizzato con la società Duferco per spostare almeno le navi più grandi fuori della laguna, davanti all’isola del Mose a San Nicolò. «Vogliamo che li mettano a confronto», dice, «senza dimenticare che il progetto preliminare del Contorta è già stato bocciato dalla commissione Via. Che in quei giorni ha invece dichiarato ammissibile il nostro».

Alberto Vitucci

 

«Valutazione di Impatto ambientale per il progetto del canale Contorta, che andrà confrontato con eventuali alternative». Questa la decisione del Comitatone di agosto, presieduto dal sottosegretario Graziano Delrio. Che ha dato in sostanza il via libera al progetto presentato dall’Autorità portuale per realizzare la «via di accesso alternativa alla Marittima». Poche ore dopo il presidente del Porto Paolo Costa ha firmato il decreto che avviava la procedura, peraltro non ancora perfezionata dal governo. E il braccio di ferro è ricominciato. Da quasi tre anni, dopo il naufragio della Costa Concordia al Giglio, si dibatte sulle alternative al passaggio delle grandi navi davanti a San Marco. Il decreto Clini-Passera limitava allora l’accesso a tutte le navi superiori alle 40 mila tonnellate (la Concordia supera le 130 mila). Ma era stato sospeso in attesa di realizzare le alternative. Progetti che sono stati presentati, alcuni anche con il nuovo terminal a San Nicolò, fuori dalla laguna. Ma dei sette ricevuti la Capitaneria ha promosso soltanto il Contorta e il retro Giudecca, che prevedono nuovi canali. La battaglia continua.

(a.v.)

 

GRANDI NAVI – Sala S.Leonardo strapiena, fischi per Zappalorto assente. D’Alpaos: «Porto esterno unica soluzione»

Casson : «Fuori le carte sul Contorta»

Il senatore (Pd): «Nessun sostegno alle elezioni a chi lo appoggia». E il 21 mobilitazione in barca sul canale

Sala San Leonardo stracolma, ieri, per il nuovo incontro sulle grandi navi organizzato dalla Municipalità. Aperto da un mare di fischi all’indirizzo del commissario Vittorio Zappalorto, invitato a partecipare e invece assente «per impegni istituzionali». In una giornata caratterizzata anche dalla decisione di Venice Alive di postare sul proprio sito web l’articolo «Come, quando e da chi l’idea del Contorta», e le lettere scritte nel 2004 e nel 2013 dal professor Luigi D’Alpaos, dove questi proponeva come soluzioni «di entrare dalla bocca di Malamocco, percorrere tutto il canale dei Petroli passando davanti a Porto Marghera e deviare a destra per il canale Vittorio Emanuele (da ricalibrare) raggiungendo la Marittima, o deviare prima per il canale Contorta Sant’Angelo». Un siluro mica male verso chi, oggi, una simile ipotesi la vede come fumo negli occhi. Con smentita dell’interessato, che ha ironizzato sul fatto di «essere considerato da qualcuno un padre snaturato».
Prima di lui, a scagliarsi contro il Comitatone è stato il presidente della Municipalità, Erminio Viero. Che ha parlato di «signori che legano il futuro di Venezia a una fase emergenziale», e di «politica che ha ceduto il passo a Confindustria, Autorità portuale e Vtp», senza tener conto che «alternative credibili alle grandi navi in laguna ci sono, senza danni per l’occupazione».
«La laguna, oltre che dai nemici fisici, è sempre più minacciata dall’uomo irragionevole – ha aggiunto D’Alpaos – L’abolizione del Magistrato alle acque è stata paradossale e assurda, come il fatto che nel Comitatone i politici abbiano prevalso sugli esperti, tanto da chiedersi su quali basi tecniche si sia deciso per il Contorta. Salvaguardia lagunare e attività crocieristica non possono coesistere, e l’unica proposta sensata è un porto all’esterno della laguna».
La parola, poi, è passata a Felice Casson, che ha definito «una falsità il problema occupazionale così come prospettato in Comitatone». Definendo il comunicato dell’8 agosto «furbastro e ambiguo», e prospettando per l’Autorità portuale il conflitto d’interessi, «perché chi decreta non può proporre un progetto» e l’incompetenza della Capitaneria di porto «nell’esprimere pareri tecnici su temi che nemmeno conosce».
«Sul Contorta, fuori le carte. E nessun sostegno a chi alle elezioni si schiererà a suo favore – ha tuonato il senatore del Pd – Continuiamo a contestare pacificamente questo progetto e a batterci per una soluzione senza scavi. Tanto più che un decreto interministeriale è illegittimo, se contrastante con la legge speciale».
In conclusione, l’annuncio del Comitato no grandi navi di una mobilitazione in barca dal canale della Giudecca al Contorta Sant’Angelo, nel pomeriggio di domenica 21 settembre.

 

Leggo sulla “Nuova Venezia” del 2 settembre scorso, nella pagina delle lettere, la risposta di Elena Doria, general manager Ho.St, a un intervento del professor Tattara sull’occupazione nel settore crocieristico. Mi pare che confermi l’estrema precarietà dei contratti di lavoro nel settore e nell’indotto. Nella sua azienda di assistenza turistica – veniamo a sapere dalla sua lettera – i collaboratori sono 434, dei quali solo 7 con contratto a tempo indeterminato full time (1,61%), 136 a tempo determinato full time, 166 a chiamata e 125 autonomi (accompagnatori libero professionisti). Certo si tratta di attività stagionale, ma la stagione ormai va da marzo/aprile a ottobre inoltrato e oltre. Prendo atto della serietà dell’azienda nel contrattualizzare tutti i collaboratori, certo usando tutta la gamma dei possibili contratti flessibili e precari che l’attuale legislazione sul lavoro – purtroppo – consente, quando forse nel settore vi sono pure zone grigie e nere. Del resto ormai la precarietà è un dramma costante in tutti i settori lavorativi. Se pensiamo che nel settore dove lavoro io – la scuola pubblica – ben un docente su sei viene assunto a inizio anno scolastico e licenziato nei mesi estivi, e addirittura quasi uno su due del personale amministrativo, tecnico e ausiliario ha un contratto di lavoro precario, figurarsi nel settore del turismo. Prendo atto che viene data la possibilità a una serie di figure di accedere ad un reddito, quali studenti fuori sede e universitari che in questo modo si mantengono agli studi e a madri di famiglia che per arrotondare i bilanci familiari si dedicano a un lavoro nel weekend. Ma non credo che su questo, o meglio solo su questo, si possa fondare un modello di sviluppo sostenibile per il futuro dei giovani della nostra città. La questione fondamentale però – a parte le considerazioni sulla precarietà – che comitati e associazioni ambientaliste pongono è che ci sono alternative credibili all’ingresso delle grandi navi incompatibili in laguna, senza che venga penalizzata l’occupazione e senza che venga scassata la laguna con nuovi canali navigabili: un avamporto alla bocca di porto del Lido, mantenendo l’attuale Marittima come terminal per i crocieristi da trasferire alla bocca di porto, garantirebbe salvaguardia della laguna e crocierismo. Non vedo quindi perché il mondo del lavoro legato alla crocieristica – compreso i sindacati – debba cadere nel ricatto sui posti di lavoro che Autorità portuale e Vtp adombrano. C’è forse qualcuno che spinge per altre grandi opere in laguna che garantiscono profitti, giri di affari e mazzette, quali lo scandalo Mose ci ha indicato? Ricordo che l’inchiesta sul Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico dei lavori in laguna, è partita proprio da un giro di mazzette sullo scavo dei canali portuali.

Stefano Micheletti – Associazione AmbienteVenezia

 

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