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Esposto alla polizia postale: l’adesione alla petizione online a Renzi è stata messa senza il consenso

«Lobby senza scrupoli, la vicenda del Mose non ha insegnato nulla». Battaglia sullo scavo del Contorta

Mille firme contro «le navi a San Marco» e per il via allo scavo del nuovo canale Contorta. Ma molte sarebbero false. È la clamorosa scoperta fatta ieri da alcuni esponenti del Comitato “No Grandi Navi” che si sono visti – davvero a loro insaputa – tra i firmatari della petizione inviata al premier Matteo Renzi dal comitato «Venice Alive» che sostiene il traffico croceristico in laguna. Iniziativa propagandata con il fatto che molte erano le “firme autorevoli”, tra cui quelle di quattro ex sindaci, Mario Rigo, Nereo Laroni, Ugo Bergamo e Paolo Costa. Adesso si scopre però che molte di quelle firme non sono autentiche. Beppe Caccia, ex consigliere comunale e tra i più attivi esponenti del comitato che si oppone alle Grandi navi, ha presentato ieri una denuncia alla Polizia postale. «Utilizzando una piattaforma che si chiama Change.org per le petizioni on line», ha raccontato Caccia alla polizia, «qualche maldestro farabutto ha pensato di inserire anche il mio nome. Senza sapere che questo è un reato penale». Stesso “scherzetto” è stato denunciato da Tommaso Cacciari. A cui il comitato procrociere ha inviato una mail di ringraziamento per aver sottoscritto la petizione. Immediato è scattato l’allarme. «Anche perché hanno usato un testo ambiguo», avverte il portavoce Silvio Testa, «dicendo sei favorevole all’allontanamento delle navi da San Marco? Così hanno tratto in inganno molte persone». Iniziative legali, dunque. E una battaglia che continua. Anche se il Porto fa sapere: «Venice Alive ha subito denunciato l’accaduto. Se avessereo voluto aumentare le firmre non avrebbero scritto quei commenti. Si capiva che erano falsi». «Lobby senza scrupoli», dice Caccia, «che credono di poter contare sempre sull’impunità. Evidentemente lo scandalo Mose non ha insegnato nulla. Scavare un nuovo canale non risolve il problema delle grandi navi. Ma creerebbe altri danni alla laguna». Ma intanto è proprio il progetto del canale Contorta, presentato dall’Autorità portuale, che ha cominciato il suo iter per l’approvazione alla commissione Via del ministero per l’Ambiente. Il via libera lo ha dato il Comitatone – assente il Comune perché commissariato – lasciando aperta solo una piccola finestra per l’esame di “eventuali alternative”. Come i nuovi terminal alla bocca di Lido, davanti all’isola artificiale del Mose – e dunque fuori della laguna». Una decisione a cui è seguito un provvedimento firmato dal presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa, già impugnato al Tar dai comitati perché definito “illegittimo”. Ma l’iter va avanti. E alla raccolta di firme on line avviata dai comitati è seguita una raccolta “pro Contorta” dal comitato avverso. Che però ha raccolto tra le altre, molte firme senza il consenso degli interessati. La battaglia continua.

Alberto Vitucci

 

Gazzettino – Appello pro Contorta. Il giallo delle firme

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4

set

2014

Venice Alive, il giallo delle firme taroccate

Beppe Caccia è sobbalzato sulla sedia. Tommaso Cacciari, leader dei centri sociali, si è fatto una risata. Gianfranco Bettin ha mantenuto il suo “aplomb”. Tutt’e tre si sono ritrovati sostenitori di Venice Alive, la petizione online che, con l’imperativo “salviamo Venezia-Via le navi da San Marco” in realtà – con abile gioco di parole – sottintende un appello per l’avvio del progetto di scavo del Sant’Angelo-Contorta a favore quindi delle grandi navi. Insomma, difficile pensare – viste le posizioni di Bettin, Caccia e Tommaso Cacciari -, che i tre possano andare a braccetto con i quattro ex sindaci (Paolo Costa, Mario Rigo, Nereo Laroni e Ugo Bergamo) che hanno sottoscritto sulla piattaforma telematica Change.org, la petizione battezzata “Alive Venice” che invita il governo Renzi a fare presto nelle sue decisioni per lo scavo del Contorta e dare così un futuro certo alla crocieristica veneziana. A loro si è aggiunto in queste ore anche l’assessore provinciale alla Cultura, Raffaele Speranzon.
Insomma, un vero e proprio “giallo” che ovviamente non è piaciuto a Beppe Caccia che ha presentato un esposto denuncia alla Polizia Postale ipotizzando gravi reati penali. «Devono essere individuati gli autori – dice l’ex consigliere – Forse c’è qualche zelante di troppo, magari ben pagato, ansioso di contrapporre le firme di questa petizione, a quelle ben più numerose contro le grandi navi in laguna. Così, qualcuno ha pensato bene di buttare lì delle firme false. É un episodio inquietante e rivelatore».
Tommaso Cacciari si è limitato ad un tweet sul suo profilo personale. «Sono state raccolte tante firme – ha “cinguettato” – ma molte sono false». E anche Silvio Testa, del comitato No Grandi Navi, ha stigmatizziato l’accaduto. Situazione imbarazzante, non c’è dubbio. Ma tocca proprio agli organizzatori della petizione sempre su Twitter prendere posizione. «Ci dispiace dell’accaduto – sintetizzava “Alive Venice” rispondendo ad un tweet di Cacciari – non è nostra responsabilità, le accuse sono infondate: non è nostra intenzione farci male da soli». E poi al di lò del profilo Twitter, la stessa organizzazione di Alive Venice ha rilanciato con una nota più chiara, anche in qualche modo risentita. «Nonostante i tentativi di inquinare la diffusione della petizione – sottolinea – sono state superate le 2500 firme. Venice Alive ha provveduto a segnalare alla piattaforma Change.org il tentativo di trolling (nel linguaggio di internet praticamente dei “messaggi provocatori”). Ci risulta che Change.org abbia già provveduto a rimuovere le firme delle persone coinvolte».

 

Iniziative giudiziarie contro quello che il fronte del “no al Contorta” definisce «Un abuso di potere dell’Autorità portuale volto a imporre lo scavo in laguna»

VENEZIA. Ricorso al Tar e richiesta di «commissariamento dei vertici del Porto» contro il progetto del canale Contorta. I comitati Ambiente Venezia, No Grandi Navi e Laguna Bene comune passano al contrattacco. E annunciano «iniziative in sede giudiziaria» contro quello che definiscono «un abuso di potere dell’Autorità portuale volto ad imporre in laguna lo scavo del canale Contorta Sant’Angelo».

Il decreto impugnato è quello pubblicato il 12 agosto e firmato («d’ordine del presidente») dal direttore operativo Martino Conticelli. Il decreto approva, all’articolo 1, «il progetto preliminare per l’adeguamento della via d’acqua di accesso alla Stazione Marittima di Venezia e la riqualificazione delle aree limitrofe al canale Contorta Sant’Angelo».

Dieci gli elaborati allegati, compresi studi archeologici e ambientali, il progetto, il quadro economico e il cronoprogramma, lo Studio di Impatto ambientale». Dopo il via libera del Comitatone, il presidente del Porto Paolo Costa non ha perso tempo e ha provveduto a pubblicare il decreto, che all’articolo 2 prevede anche l’autorizzazione a modificare il Piano triennale delle opere portuali e la domanda per la Via al ministero per l’ambiente. È la linea da sempre sostenuta da Costa, che scrive come sia «compito dell’Autorità portuale» quello di assicurare la navigabilità. E secondo il Porto quella è la soluzione migliore per lasciare le navi da crociera in laguna. Ma i comitati non sono d’accordo. Denunciano come «spregiudicata azione istruttoria» gli studi che promuovono lo scavo (da un metro e mezzo a dieci metri di profondità, da pochi metri a quasi duecento di larghezza). «Un danno irreversibile per la laguna», scrivono, «e poi nel decreto si omette di citare il parere negativo già avuto da parte dela commissione Via nazionale. Viene anche travisato l’ordine del giorno del Senato che imponeva il confronto fra tutti i progetti presentati» senza scorciatoie (Legge obiettivo). «Si avvale anche», accusano i comitati, «dell’anomala e connivente procedura della Capitaneria di porto che si è prestata selezionare senza averne competenza tecnico scientifica tutti i progetti presentati».

Infine, la riqualificazione ambientale (i fanghi scavati utilizzati per ricostruire le barene in laguna centrale) non è dimostrata scientificamente. Dunque, battaglia. Perché è anche stata inviata la richiesta al governo di «commissariare il presidente dell’Autorità portuale e la Capitaneria di porto) e al commissario anticorruzione Raffaele Cantone di inserire questo progetto nell’attività di monitoraggio al fine di prevenire e sconfiggere eventuali azioni malavitose che potrebbero presentarsi».

(a.v.)

 

COMITATI NO NAVI – La prima Via era negativa

Un ricorso contro il decreto di autorità portuale per abuso di potere contro lo scavo del canale Contorta. Lo presenteranno il Comitato NoGrandi Navi Laguna Bene Comune e Ambiente Venezia perchè nel documento si omette “scientemente che in una prima stesura quel progetto ha già avuto nel settembre del 2013 un parere negativo da parte della commissione Via nazionale”; “travisa l’ordine del giorno del Senato del 6 febbraio 2014 che imponeva trasparenza, pubblicità e adeguato confronto tra le varie soluzioni prospettate”; “prefigura l’inserimento di tale opera in “legge obiettivo” contrariamente a quanto affermato più volte in sedi parlamentari e comunali”.
Secondo i comitati ambientalisti il decreto “si avvale dell’anomala e connivente procedura della Capitaneria di Porto la quale (nel giro di un solo giorno) si è prestata a selezionare senza alcuna competenza tecnico-scientifica tutti i progetti allora presentati entro il termine del 18 marzo per ammetterne in data 20 marzo soltanto due (canale Contorta- S.Angelo e quello dietro la Giudecca) e depennando tutti gli altri”.
In un comunicato i Comitati chiedono di commissariare il presidente dell’Autorità Portuale e il comandante della Capitaneria di Porto, e invitano il commissario straordinario Raffaele Cantone di inserire questo progetto nell’attività di monitoraggio per prevenire e sconfiggere eventuali azioni malavitose che potrebbero caratterizzare la questione della conduzione degli appalti legati al transito in laguna delle grandi navi crociera.

 

Nuova Venezia – Crocierismo quante domande senza risposta

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29

ago

2014

L’OPINIONE di Giuseppe Tattara – Docente di Ca’ Foscari

Il dottor Filippo Olivetti riprende il tema delle crociere e delle spese dei crocieristi in città, accusandomi di fare disinformazione e di essere poco informato. Cerco allora di chiarire due problemi. 1) del milione e 800 mila crocieristi che transitano per il porto di Venezia, si fermano a pernottare in città solo in 300 mila (Costa su “La Nuova Venezia”, 1 ottobre 2013). Gli altri si imbarcano e sbarcano in giornata: averli assimilati al turismo escursionistico, mordi e fuggi, significa secondo il dottor Olivetti fare disinformazione gratuita. Il dottor Olivetti forse non ricorda la spesa che viene loro attribuita dal rapporto sul crocierismo commissionato nel 2005 da Venice Terminal Passeggeri e Autorità Portuale a Ideas (università Venezia)? 19 euro pro capite (59 oggi, secondo uno studio Ue). Sbaglio a dire che alla città questi crocieristi costano probabilmente più di quanto rendono? 2) I servizi portuali, l’indotto e l’occupazione. Il mio interlocutore si riferisce a uno studio commissionato dalla Autorità Portuale. Immagino il rapporto “L’impatto economico della crocieristica a Venezia, 2013”. Lo conosco così bene che lo ho discusso prima che venisse pubblicato e in piccola parte si deve anche a queste discussioni, come sempre succede nelle discussioni scientifiche e come è stato riconosciuto dagli stessi autori, se la quota dell’indotto sul prodotto comunale che a febbraio 2013 questo studio poneva a più del 6% è, a maggio, stata ridimensionata di circa la metà. Se il dottor Olivetti avesse solo guardato la copertina di questo studio, saprebbe che si tratta di una ricerca affidata a livello individuale a quattro colleghi; non implica, come scrive, né una società specializzata nel settore turistico né un’istituzione universitaria. I ricavi generati dal crocierismo sono i ricavi relativi alle spese delle compagnie (servizi portuali, rimorchio, pilotaggio, bunkeraggio ecc.) e quelli relativi alle spese dei crocieristi a terra, in quanto turisti. Proprio questo studio calcola i ricavi relativi alle compagnie al 16% del totale (p. 39, figura 14). Non un euro di più. Provviste, servizi, milioni di euro che circolano? Se il mio interlocutore avesse letto lo studio trarrebbe conclusioni ben diverse. Quando dico che parte dei crocieristi in quanto turisti, in una città che di turismo muore, sono “rimpiazzabili”, dico che larga parte dei ricavi è anche rimpiazzabile. E sull’occupazione cosa dice il dottor Olivetti? Vtp e Cruise Venice hanno sempre sostenuto trattarsi di cinquemila addetti locali, contrariamente allo studio di cui sopra che pone l’asticella attorno a quattromila. Ma qui il dottor Olivetti cambia tattica; sembra schernirsi, dice che non vuole discutere sul numero degli occupati, mille in più, mille in meno… ma vede all’opera in porto migliaia di giovani che lavorano freneticamente e iniziano a “costruirsi il loro futuro”. Ma perché una buona volta, visto che ne ha i mezzi e, forse, le capacità, non ci dice come sono calcolate queste migliaia di giovani? Non ci dice quanti sono assunti a tempo pieno, quanti a tempo parziale, quanti sono i giornalieri? Quale è il loro stipendio medio? Quanti sono gli assunti diretti e quanti lavorano nell’indotto che si sviluppa nel comune? “Fatti! Fatti! Fatti! Non si possono costruire i mattoni senza la creta” grida Sherlock Holmes a Watson (“The copper beeches”). Quei pochi fatti che ci sono vanno analizzati, e l’operatore pubblico dovrebbe fare ogni sforzo per fornire indicazioni capaci di porre il dibattito su basi più produttive e meno ideologiche. Se il dottor Olivetti si adopererà in questo senso tutti gliene saremo riconoscenti.

 

Il ministro Franceschini sulle grandi navi: «La cosa certa è che quelle oltre le 96 mila tonnellate resteranno fuori da San Marco»

VENEZIA – “Buco”, grandi navi, la rabbia dei dipendenti comunali, le proteste degli ambientalisti del Lido. Il ministro Dario Franceschini sbarca alla Mostra del Cinema per la serata inaugurale del festival e viene “investito” da tutti i problemi della complicata agenda veneziana. Ascolta tutti e dispensa assicurazioni di interessamento, è gentile, ma non fa promesse che non potrebbe mantenere. Come per “buco”: fa capire che lo Stato metterà buona volontà, ma non promette nuovi danari «È un problema serio, sono già state investite consistenti risorse pubbliche e sono servite per smaltire l’amianto», ha detto Franceschini. «Ne discuteremo subito con la nuova amministrazione comunale, non appena sarà insediata, perché so che la precedente aveva predisposto un progetto ridimensionato per il palazzo del cinema per chiudere il buco. Da lì partiremo per risolvere la vicenda: il governo non negherà il suo aiuto, risorse consistenti sono già state investite, ma usate per l’amianto». Parla anche di grandi navi, incalzato dalle domande sulle 18 mila firme contro lo scavo del Canale Contorta, compresa quella di Salvatore Settis. «Non abbiamo deciso di scavare il Contorta», replica il ministro Franceschini, «ma di sottoporlo a valutazione di impatto ambientale, poi si deciderà. La notizia vera è che il governo ha deciso – come confermato al Comitatone – di reiterare il decreto, blindandolo dalle obiezioni del Consiglio di stato, affinchè le navi oltre le 96 mila tonnellate dal primo gennaio restino fuori dal bacino di San Marco. E così sarà: questa è la notizia, sul Contorta non si è deciso ancora niente». Poi il ministro fa le veci del governo tutto, incontrando sia la rappresentanza sindacale unitaria di quei dipendenti comunali in subbuglio contro i tagli ai loro stipendi decisi dal commissario straordinario per far quadrare i conti in rosso del Comune, sia gli ambientalisti del Lido, che domani manifesteranno contro il degrado del “buco” e dell’ospedale al mare. «Ho ascoltato le ragioni dei sindacati che chiedono l’intervento del governo sul tema del personale», ha commentato Franceschini al termine dell’incontro, «le mie competenze sono diverse, ma parlerò con il commissario per avere un quadro della situazione e per un confronto con il personale, perché il dialogo è sempre utile. Porterò all’attenzione del governo i temi che mi sono stati prospettati dalle organizzazioni sindacali». Tra questi, la Rsu ha chiesto la riduzione della quota del 12% della quale beneficia ancora il Consorzio Venezia Nuova, doppia rispetto quella di tutti gli altri concessionari dello stato, per poi investire in servizi locali le risorse. I sindacati hanno chiesto una “legge speciale” per Venezia e hanno anche incontrato il segretario generale del presidente Napolitano, Guelfi, al quale hanno presentato un documento. Ma il ministro Franceschini ha celebrato anche la Mostra del Cinema, con la Biennale fondamentale pilastro culturale italiano, annunciando di avere anche appena firmato un decreto per porre il vincolo sulla destinazione d’uso delle sale cinematografiche storiche, «perché sono presidi culturali da difendere. Non diventeranno supermercati». A Venezia – supermercati – lo sono già da vent’anni.

Roberta De Rossi

 

Italia Nostra: necessaria per trovare la migliore alternativa per le grandi navi

«Valutazione comparata di tutti i progetti»

VENEZIA – Lo svolgimento di una procedura straordinaria e speciale «di contemporanea valutazione ambientale di tutti i progetti, con evidenza e partecipazione pubblica (sull’esempio del Dèbat publique francese), indipendentemente dallo stato di avanzamento di ciascun progetto». È la richiesta che ieri la sezione veneziana di Italia Nostra ha consegnato con una lettera al ministro ai Beni culturali Dario Franceschini, ieri al Lido per la Mostra del cinema, sulla questione delle grandi navi. Questa valutazione comparata, si sottolinea nel documento, consentirà «di identificare l’alternativa (o le alternative) capaci di assicurare la miglior salvaguardia della laguna, preliminarmente allo svolgimento e alla conclusione della procedura ordinaria di valutazione di impatto ambientale di un singolo progetto». Il riferimento è all’avvio delle procedure di «Via» per lo scavo del canale Contorta, allo scopo di far uscire le navi da crociera da San Marco. Per Italia Nostra, la letteratura scientifica sugli effetti del Canale dei petroli in laguna ritiene «che lo scavo del canale Contorta acceleri e aggravi i processi di erosione della laguna stessa, mettendola in grave pericolo». L’Unesco, insieme agli esponenti della cultura scientifica, sostiene che le strutture morfologiche della laguna, le barene, «sono degne di essere protette», viene rilevato nella missiva, «al pari delle chiese e dei palazzi della città. L’organizzazione mondiale è ben avvertita del rischio che la laguna corre con l’escavo di un altro canale di grande navigazione, che per di più comporta l’allargamento del tracciato del Canale dei petroli: potrebbe dunque decidere di cancellare Venezia dai siti meritevoli di essere tutelati, con gravissimo danno allo Stato italiano e alla credibilità internazionale del Governo». L’associazione, infine, ricorda la mozione del Senato del 6 febbraio 2014, approvata all’unanimità (con due astenuti), che, in merito al passaggio delle grandi navi, impegnava il governo «ad assicurare che tutte le soluzioni presentate dai vari soggetti, pubblici e privati, siano preliminarmente e contemporaneamente comparate … a prescindere dallo stato di avanzamento progettuale».

 

Quattro ex sindaci primi firmatari del documento: Costa, Bergamo, Laroni e Rigo

ITALIA NOSTRA – Lettera al ministro Franceschini «Il canale mette a rischio la laguna»

Arriva la contro-petizione a favore dello scavo del Canale Sant’Angelo Contorta e i primi firmatari sono quattro ex sindaci di Venezia: Paolo Costa, Ugo Bergamo, Nereo Laroni e Mario Rigo. I “vecchi” amministratori della Serenissima sono tutti favorevoli all’avvio dei lavori, ma se gli ex primi cittadini dicono “sì”, Italia Nostra risponde con un secco diniego corredato da una lettera al Ministro ai Beni Culturali Dario Franceschini che tira in ballo anche l’Unesco. L’associazione ritiene che «lo scavo del canale Contorta acceleri e aggravi i processi di erosione della Laguna stessa, mettendola in grave pericolo». E ventila l’ipotesi che l’Unesco «decida di cancellare Venezia dai siti meritevoli di essere tutelati, con gravissimo danno allo Stato Italiano e alla credibilità internazionale del Governo».
Sulla questione si buttano a ruota libera i “No Global” e i “No grandi navi” che ieri pomeriggio si sono uniti alla protesta dei dipendenti comunali al Lido di Venezia portando alla ribalta l’argomento davanti alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. «Se ci sono i soldi per lo scavo del canale Contorta – ha detto il leader dei Centri Sociali Tommaso Cacciari – perché non ci sono i soldi per gli stipendi e per garantire i servizi alla città?». Il corteo è stato occasione per i centri sociali veneziani di tornare ai microfoni contro la concessione unica del Consorzio Venezia Nuova, gli sprechi del Mose e, una volta davanti al muro azzurro che affianca il Palazzo del Cinema e delimita la zona in cui è ancora sepolto l’amianto, per sparare a zero contro «un altro buco scandaloso di Venezia».
Pare che i dipendenti pubblici, ieri, abbiano apprezzato fino ad un certo punto la partecipazione dei centri sociali al corteo, verso la fine della protesta si è visto un piccolo momento di tensione tra le parti per l’utilizzo del microfono, secondo i comunali i “No global” avrebbero monopolizzato l’attenzione della manifestazione sulle problematiche ambientali della laguna.

 

A tre mesi dall’arresto torna a parlare l’ex sindaco: «Mi ero opposto a Contorta, Alta Velocità ed ecco cosa sta succedendo. Bilancio: sarei rimasto ma il Pd non ha voluto»

VENEZIA. «Adesso basta». Il sindaco Giorgio Orsoni è in ferie. Lontano dalla politica dopo le vicende che lo hanno coinvolto nello scandalo del Mose provocando le dimissioni sue, della giunta e del Consiglio comunale. Ma non ci sta a fare il «capro espiatorio» di tutti i problemi della città. E ha deciso di parlare, a quasi tre mesi dai clamorosi arresti per la vicenda Mose. Lui continua a dirsi innocente. E annuncia «grandi novità» quando in autunno comincerà la fase processuale in cui le carte verranno rese pubbliche e si andrà al dibattimento in aula, dopo che il giudice ha respinto la richiesta di patteggiamento.

Avvocato Orsoni, come finirà?

«Non lo so. Ma posso dire che adesso voglio andare fino in fondo per dimostrare la mia estraneità alle accuse che mi vengono mosse. Non ho avuto alcun ruolo nell’approvazione del Mose e non ho preso denaro. Lo dimostrerò. Ci sono molte cose che non tornano in questa vicenda. E quello che succede in questi giorni dimostra perché mi hanno fatto fuori».

Sarebbe a dire?

«Il Contorta, l’Alta Velocità, le mani sulla città. In assenza del sindaco si sta procedendo con un vero assalto alla città, mandando avanti progetti che possono rivelarsi distruttivi a cui il sindaco si era opposto con forza. Forse ho pestato i piedi a troppi».

Ma il sindaco si è dimesso.

«Qui bisogna fare chiarezza, una volta per tutte. Dopo le note vicende io mi ero detto disponibile a restare per fare il bilancio. Non certo per rimanere attaccato alla poltrona, ma per mettere al sicuro la città e i servizi ai cittadini. Quello che sta succedendo dimostra che forse non era una scelta sbagliata».

Poi cosa è successo?

«Che alcune forze politiche, il Pd in testa, hanno detto di no. Che non si faceva nulla e si andava a casa. Forse per paura, o comunque per scelta. A quel punto ho ritirato le deleghe e mi sono dimesso io».

Adesso dicono che la responsabilità di aver firmato l’integrativo senza coperture ai dipendenti è sua.

«Questo non posso tollerarlo. Non è vero. E mi dispiace che lo dica anche il mio ex vicesindaco Sandro Simionato. Io avevo detto di essere disponibile a firmare l’integrativo, dopo aver acquisito una serie di autorevoli pareri legali. Ma si sarebbe dovuto fare il bilancio, perché l’integrativo è una parte importante del bilancio. Quando sono tornato mi hanno detto che non se ne parlava, e allora non ho firmato nulla. La trattativa si era conclusa e per la parte trattante dell’amministrazione ha firmato il direttore generale Marco Agostini. Sapendo che quella firma non valeva nulla perché doveva essere accompagnata da una delibera di giunta. E la giunta non c’era più».

Se si fosse fatto il bilancio i tagli sarebbero stati meno sanguinosi di quelli del commissario?

«Certamente sì. Avevo già avuto dal governo la promessa che non sarebbero stati conteggiati i soldi della Legge Speciale, avevamo trovato altre strade per ridurre il passivo senza tagliare gli stipendi dei dipendenti. Si trattava alla fine di recuperare 20 milioni e non più 47, potevamo farcela. Ma è stato il Pd a dire che era meglio andare a casa. La responsabilità è loro, se la devono prendere anche di fronte ai dipendenti comunali».

Dunque le dimissioni non sono state un dispetto del sindaco alla sua maggioranza.

«Ma per carità. Sono stato costretto a farlo, quando mi hanno detto che non avrebbero mai fatto il bilancio. Questa è la conseguenza».

Adesso la città è senza guida e come dice lei, esposta a ogni “assalto“. Non sente qualche responsabilità in questo?

«Non posso rispondere adesso, non voglio fare polemiche con nessuno, tantomeno con i magistrati. Dimostrerò presto come sono andare davvero le cose».

Alberto Vitucci

 

In poche ore ha superato le 10mila adesioni e ora sta per infrangere quota 18mila contrari allo scavo del canale Contorta. La petizione on line diretta al presidente del Consiglio Matteo Renzi, iniziata a Ferragosto dal Gruppo 25 aprile Venezia, è ormai un caso di successo. Grazie alle traduzioni in varie lingue, agli appoggi internazionali e al tam-tam lanciato via Facebook e Twitter il numero delle firme è in costante ascesa e la maggior parte proviene dall’estero e, in particolare, dai tanti veneziani sparsi per il mondo. Gente che ha vissuto la laguna così come l’ha “ereditata” dai genitori e dai nonni e non intende essere più estromessa dalle scelte di Stato.
Il testo è volutamente molto semplice: Il Contorta “porterebbe il canale dei Petroli nel cuore della città riducendone le difese naturali e sottoponendola alla pressione congiunta delle masse d’acqua provenienti dalle bocche di porto di Lido e Malamocco, le due maggiori della laguna”.
Marco Gasparinetti, il coordinatore del gruppo è più che soddisfatto del risultato.
«La decisione del Comitatone dell’8 agosto – spiega – è stata un blitz estivo con cui si sperava di sorprendere una città in vacanza. Ma la città è stufa di essere espropriata delle decisioni che la riguardano e questa volta farà sentire forte la sua voce».
Il Gruppo 25 Aprile ha raccolto attorno a sè un pool di docenti e studiosi che aspettano solo di vedere i documenti che la Commissione Via deve valutare.
«Quei documenti non sono ancora accessibili – aggiunge – ma dovranno esserlo per legge. Vorremmo però capire che cosa è stato discusso in Comitatone: un brogliaccio o un progetto vero? Se qualcuno pensa di fare una partita a poker, noi vogliamo vedere le carte».
Qui non si parla di crocieristica, dalla quale il gruppo rimane fuori, ma di sostenibilità di un’opera del genere.
Intanto, oggi, sarà presentata al Capo dello Stato una lettera aperta sottoscritta da esponenti e associazioni ambientaliste, tra cui tutti i comitati contro le grandi navi, in cui si chiede di bloccare tutto e di rivedere la decisione del Comitatone: «Per allontanare le navi dal Bacino di San Marco, si debbono trovare altre soluzioni che non comportino la distruzione ulteriore della laguna».

 

Nuova Venezia – Non va distrutta la laguna per le grandi navi

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27

ago

2014

Appello al presidente Napolitano

COMITATONE «La scelta dello scavo Contorta deve essere rivista, i veneziani devono decidere per la loro città»

di Andreina Zitelli – Ex componente commissione VIA del Mose

Gentile Presidente, lei onora, ancora una volta, con la sua presenza questa nostra cittá di Venezia: una città umiliata, ferita dalla malversazione che si é consolidata attorno al progetto del Mose. Un progetto che è stato imposto alla città attraverso forzature procedurali basate sulla corruzione sistematica di molti livelli decisionali; politici, tecnici, collaudatori, controllori e controllati, risultano uniti in un coacervo indistricabile di collusione. Eppure, sino ad oggi, i lavoro del Mose continua. Nessuno del Governo e del Parlamento ha pensato di inviare a Venezia una seria ispezione per verificare la qualità dell’opera dopo le ammissioni di pareri e collaudi pilotati. Paradossalmente ciò è stato possibile attraverso gli strumenti cui la Legge speciale per Venezia assegnava il destino della Cittá e della sua laguna: il comitato misto dei ministri (vulgo Comitatone) e la concessione unica dello Stato al Consorzio Venezia Nuova, un sistema poi perfezionato con la Legge obiettivo e l’assegnazione dei fondi CIPE. Un meccanismo divenuto perverso che ha piegato gli organi locali e nazionali a poteri forti deliberati a sottrarsi a ogni controllo di legalità! Ora lei é qui, dove l’esperienza del Mose sembra non abbia insegnato nulla. Come se non bastasse l’esempio del Mose, la recente riunione del Comitato dei ministri per Venezia, ha scelto di fare avanzare, proponendolo di fatto come un “progetto di Stato” , lo scavo di un nuovo grande canale dentro la laguna per consentire alle grandi navi da crociera (il cui gigantismo insegue sempre maggiori dimensioni di profitto) di raggiungere Venezia, solo spostando le navi dal Bacino di San Marco alla laguna centrale, già notoriamente devastata dallo scavo del Canale dei Petroli di cui il nuovo canale è la continuazione. Il progetto trasforma un sottile canale lagunare nella più grande via marittima che si conosca destinata a trasportare i turisti. Il mondo scientifico sa che la tendenza alla trasformazione della laguna in un braccio di mare è dovuta allo scavo di due larghi canali (il canale Vittorio Emanuele, nel 1925, e il canale Malamocco-Marghera, 1969) che “ha prodotto forti correnti trasversali rispetto alla rete di correnti originale, con conseguente insabbiamento di alcuni canali ed erosione dei chiari e bassi fondali adiacenti. C’è una semplice domanda alla quale occorre rispondere. Possiamo essere certi che, il grande scavo del canale Contorta non avrà lo stesso effetto e non darà alla laguna di Venezia un’ulteriore spinta nella direzione di una ancor più grave degradazione ambientale e vulnerabilità urbana? Dov’è questa certezza – su basi scientifiche, non semplicemente chiacchiere – di cui hanno bisogno tutti i veneziani e tutti coloro che hanno a cuore il futuro di Venezia? (T. Spenser, Cambridge 2014)”. La risposta appare palese: per allontanare le navi dal Bacino di San Marco, si debbono trovare altre soluzioni che non comportino la distruzione ulteriore della laguna di Venezia. Anche i questo caso si avvera il paradosso che il Comitato previsto dalla Legge speciale per salvaguardare Venezia e la sua laguna nella sua decisione non esercita le funzioni attribuitigli di speciale tutela ambientale e morfologica della laguna ma di fatto cede alla pressione di interessi di parte dimostrando scarsa capacità di “governo” e scarsa sensibilità verso una città peraltro decapitata della sua democratica rappresentanza. Ci rivolgiamo a lei, Presidente, perché alla Città di Venezia sia restituito il diritto di decidere del proprio futuro e la decisione del Comitatone venga riverificata !

 

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