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GRANDI NAVI

«Per le grandi navi tutte le proposte saranno valutate attentamente e alla pari. Non vogliamo interferire sulle decisioni locali, ma la soluzione dovrà tutelare l’ambiente senza danneggiare l’occupazione. In ogni caso, per tutti i progetti la compatibilità ambientale c’è, ed è verificabile».
Così il viceministro alle Infrastrutture e trasporti, Riccardo Nencini, ha concluso ieri il suo incontro con il presidente dell’Autorità portuale, Paolo Costa, quello di Vtp, Sandro Trevisanato e i rappresentanti del mondo del lavoro e dell’impresa. Una riunione «con valore di conoscenza» e funzionale al tavolo tecnico convocato oggi a Roma. Dove Nencini ha ascoltato in silenzio l’esposizione del presidente dell’Autorità portuale, salvo chiedere lumi sulla posizione del Comune ed evidenziare la necessità di trovare un’intesa con Cà Farsetti.
«Siamo tutti d’accordo che le grandi navi non debbano più passare per bacino San Marco – ha detto Costa – ma non vogliamo che si uccida la crocieristica e si metta in crisi il Porto. Se salta Venezia salta l’Adriatico, perché le grandi compagnie faranno scelte diverse. Lo scavo del Contorta Sant’Angelo non avrebbe conseguenze gravi per la laguna. Che, con il Mose in funzione alle bocche di porto, diventerà una vasca con tre rubinetti».
Il presidente dell’Autorità portuale ha ricordato l’inaugurazione il 31 maggio «di una terza sezione del porto a Marghera, destinata alle navi traghetto». E ha bocciato l’uso promiscuo dell’area, «pregiudicante le navi merci in uscita, costrette ad aspettare l’entrata di quelle da crociera che avrebbero la precedenza».
«Porto Marghera dove? – ha aggiunto Trevisanato – Ospitare 4 grandi navi richiederebbe 6-7 anni, mentre la Marittima è efficientissima: non sottovalutiamo l’esistente». Mentre Lino Gottardello (Cisl) ha precisato che «l’ipotesi prefigura un’idea diversa di Porto Marghera, non indifferente per l’occupazione», manifestando preoccupazione «per il segnale che stiamo dando agli investitori sulla Marittima».

Vettor Maria Corsetti

 

 

GRANDI NAVI »Il PARERE DELLA COMMISSIONE VIA

Bocciato anche il terminal a Marghera

I Comitati preparano un ricorso all’Europa contro lo scavo di nuovi canali in laguna. Domani vertice tecnico a Roma

VENEZIA. Ricorso all’Europa contro lo scavo di nuovi canali. Che metterebbero a rischio l’equilibrio della laguna e lo stato delle acque. Lo hanno annunciato ieri i comitati «Ambiente Venezia» e «No Grandi Navi». «Se il governo darà il via a scellerate ipotesi di dragaggi in laguna per far passare le grandi navi», scrivono i comitati al premier Renzi, «saremo costretti a chiedere all’Unione europea l’apertura di una procedura di Infrazione, per violazione della Direttiva europea sulle Acque del Duemila. «È chiaro che interventi del genere», hanno detto ieri in una conferenza stampa il portavoce Luciano Mazzolin e Armando Danella, «metterebbero a rischio la biodiversità, provocando erosione e perdita dei sedimenti».

Si riapre la polemica in vista della riunione tecnica convocata per domani a palazzo Chigi sulle alternative alle grandi navi in laguna. Il Porto chiede di «decidere al più presto. «Altrimenti», ribadisce il presidente della società delle crociere, Sandro Trevisanato, «le navi se ne andranno da sole e sceglieranno un altro home port nel Mediterraneo». Ma sui progetti alternativi è giallo. Si è saputo solo in questi giorni ad esempio, di un parere negativo della commissione Via del ministero per l’Ambiente sul progetto preliminare presentato dall’Autorità portuale per lo scavo del canale Contorta-Sant’Angelo. Adesso spunta anche un altro parere, di segno negativo sul progetto per il nuovo Porto passeggeri a Marghera, proposto dal Comune di Venezia. Progetto dello scorso anno adesso rivisto, come del resto quello del Porto. Ma i pareri rimasti «segreti» hanno provocato l’intervento del senatore veneziano del Pd Felice Casson. «Il governo renda trasparenti queste procedure», scrive Casson al premier e ai ministri, «anche per evitare illeciti o peggio ancora atti ciminali come già successo con lavori pubblici in laguna».

Un groviglio anche di procedure che potrebbe impantanare le decisioni sui progetti alternativi. «È stato fatto un vulnus alla trasparenza e le istituzioni hanno perso credibilità», accusa Andreina Zitelli, docente Iuav e tra gli esperti nazionali di Valutazione di impatto ambientale, «circolano pareri segreti su progetti che nessuno ha mai visto. Ci sono delle procedure anche di partecipazione che non sono state rispettate. Adesso bisogna ripartire».La strada, secondo la Zitelli, «è quella di sostituire il decreto Clini-Passera, e sottoporre alla Valutazione di impatto ambientale tutti i progetti che intendono presentare elaborati». Finora non è andata così, nonostante la presa di posizione quasi unanime del Senato. Le alternative sono state depositate alla Capitaneria di porto, e la riunione di domani, a cui parteciperà anche il Comune – dovrà stabilire un percorso che andrà poi avviato ufficialmente con il Comitatone di fine maggio.

A Roma ci sarà anche il Porto, che conta sulla presa di posizione delle categorie economiche (industriali e sindacati) favorevoli allo scavo del canale Contorta. Eventualità a cui si oppongono i comitati, minacciando appunto il ricorso all’Europa. Contatti in queste ore tra il Porto e i progettisti delle soluzioni del Lido, a cominciare da Cesare De Piccoli. Se la Marittima fosse mantenuta, l’idea della nuova stazione passeggeri fuori della laguna potrebbe anche riprendere quota.

Alberto Vitucci

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NUOVE RIVELAZIONI

COMITATO NO GRANDI NAVI – Ultimatum al Governo: «Se sarà scelto un canale denuncia all’Unione Europea»

Se il Governo insisterà a propendere per una soluzione che comporti lo scavo di nuovi canali o l’approfondimento di canali esistenti partiranno le richieste alla Commissione europea per l’apertura di una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia. Lo hanno annunciato ieri il Comitato No grandi navi e l’associazione Ambiente Venezia, dopo aver spedito una lettera alla presidenza del Consiglio di questo tenore. Il tema riguarda l’infrazione della direttiva Acque, che tutela proprio un ambiente come la laguna.
«La denuncia è già pronta a partire – ha spiegato Armando Danella dei No grandi Navi – e partirà sicuramente se il Governo continua a comportarsi come ha fatto fino ad ora».
Il riferimento è alle deliberazioni secretate della commissione Via rivelate l’altro giorno dal senatore Felice Casson, in cui si esprimono giudizi molto severi sui progetti presentati.
«Se queste forti criticità esistevano da settembre 2013 – aggiunge Luciano Mazzolin, di Ambiente Venezia – non ci sarebbe stata questa insistenza sul Contorta e anche sul Vittorio Emanuele».
Un parere, rivelato ieri, della Commissione tecnica Via, boccia anche la soluzione di Marghera prospettata dal sindaco Giorgio Orsoni.
“La commissione ritiene – si legge nel documento – che la soluzione proposta dal sindaco di Venezia non contenga i necessari requisiti tecnici e di documentazione ambientale, indispensabili anche per esprimere un parere preliminare tecnico”.
Di qui gli attacchi al Comune: «Non esiste alcuna deliberazione di giunta o del Consiglio comunale che abbia dato mandato al sindaco – hanno detto chiedendo che al più presto si convochi un Consiglio straordinario su questo tema – di sostenere questa soluzione. Anzi, il Comune non si è mai espresso, a differenza di Mira il cui Consiglio ha deliberato sul tema».
Il tempo ormai stringe e già domani potrebbe essere il giorno in cui a palazzo Chigi si prenderà la decisione definitiva. Si tratta del “tavolo tecnico” che Renzi ha promesso entro la metà del mese.
«Il presidente dell’Autorità portuale – hanno concluso i No grandi navi – porterà con sè tutti gli operatori portuali, mentre noi non abbiamo diritto a presenziare all’incontro. È ora di finirla con questi giochetti, perché questa volta non finirà come con il Mose. All’epoca non c’erano gli strumenti per far sentire la voce in tutto il mondo. Oggi invece li abbiamo».
Per i No grandi navi, l’unica soluzione compatibile resta il terminal in bocca di porto del Lido.

(m.f.)

La commissione contraria al progetto del Porto ma il testo non è mai stato reso noto. Casson: «Manca la trasparenza»

Il progetto del nuovo canale Contorta “bocciato” dalla commissione Via del ministero per l’Ambiente. Un parere che non lascia spazio a interpretazioni, di segno nettamente negativo sulla proposta presentata dall’Autorità portuale. Per i «significativi impatti ambientali sull’intero ecosistema lagunare», ma anche per i «tempi troppo lunghi di realizzazione, almeno quattro anni».

Una bocciatura che riapre gli scenari e alimenta le polemiche. E si tinge di giallo. Perché il documento, approvato all’unanimità dalla commissione tecnica per l’impatto ambientale Via e Vas, porta la data del 27 settembre scorso e non è mai stato reso pubblico. «Un silenzio inspiegabile», accusa il senatore veneziano del Pd Fenice Casson. Che ieri ha inviato una interrogazione urgente al presidente del Consiglio Matteo Renzi e ai ministri dell’Ambiente, delle Infrastrutture e dei beni culturali. Casson chiede «se il governo non ritenga di garantire la massima trasparenza e la massima pubblicità, anche al fine di evitare che sulle questioni connesse ai suindicati lavori pubblici possano verificarsi interventi illeciti o peggio ancora criminali, come peraltro per recenti vicende concernenti lavori pubblici nella laguna di Venezia è già successo».

Parole che fanno sobbalzare Paolo Costa, ex sindaco e presidente dell’Autorità portuale. «Ma di che parla? Mi domando quale trasparenza sia stata garantita dal ministero dell’Ambiente, che ha esaminato un progetto a insaputa del proponente. Noi non abbiamo presentato niente». Eppure nella prima pagina del parere allegato all’interrogazione (il numero 1346 del 27 settembre 2013) si parla del progetto proposto dall’Autorità portuale per individuare «vie di navigazioni alternative a quelle vietate dal decreto Clini Passera». Il progetto preliminare depositato all’Ambiente riguarda «l’adeguamento della via acquea di accesso alla Stazione marittima e la riquailificazione delle aree limitrofe al canale Contorta-San’Angelo».

La commissione, presieduta dall’ingegnere Guido Monteforte Specchi e composta da 22 architetti, ingegneri ed esperti di varie materie, ha espresso dunque parere contrario sullo scavo del nuovo canale, 5 chilometri di via d’acqua che dovrebbero essere portati da un metro e mezzo a dieci metri e mezzo di profondità. La commissione richiama il rischio di innescare processi erosivi per il dragaggio di oltre 8 milioni di metri cubi di fanghi.

Ma la commissione esprime molti dubbi anche sul canale Vittorio Emanuele II proposto dal sindaco per far arrivare le navi in Marittima. Per la commistione di traffico con le navi merci – anche se il sabato e la domenica gli arrivi sarebbero quasi nulli – e per la difficoltà di far compiere la “curva” alle grandi navi. Accoglie le osservazioni della Capitaneria, che ha scartato il Vittorio Emanuele e propone di lasciare tutto come sta e nel frattempo di studiare la possibilità di far passare le navi dietro la Giudecca. Scenario sempre più confuso, in attesa del vertice tecnico convocato per lunedì a Palazzo Chigi dal premier Renzi. Riunione in cui si dovrà scegliere la soluzione migliore tra quelle depositate. Intanto spunta il parere contrario della commissione Via alle proposte di utilizzare nuovi canali in laguna.

Alberto Vitucci

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Tar, sentenza sui divieti rinviata a giugno

Trevisanato: «Ma se non si decide niente, le navi se ne andranno da sole». Lunedì il vertice a Roma

Sentenza di merito rinviata a fine giugno. Il Tar non ha deciso sul ricorso presentato da Venezia terminal passeggeri contro i divieti alle grandi navi firmati dalla Capitaneria di Porto. Le parti hanno accolto la proposta del presidente del Tribunale amministrativo e la sentenza è stata rinviata di un mese e mezzo. Si dovranno approfondire molte questioni. E soprattutto capire quali saranno le decisioni del governo sulle vie alternative per l’accesso in città delle navi al di sopra delle 40 mila tonnellate. «Ma non c’è problema, se non si decide nulla le navi se ne andranno da un’altra parte», dice polemico il presidente di Vtp Sandro Trevisanato». Un calo dei passaggi, secondo Vtp, si è già visto con la deviazione dei traghetti a Marghera e con la rinuncia di qualche compagnia. Dunque, «il problema non sussiste». «Se vogliamo dire addio a mezzo miliardo di introiti e a 5 mila posti di lavoro andiamo avanti così», dice Trevisanato. Che rilancia la sua proposta di scavare il canale dell’Orfano, per far passare le navi dietro la Giudecca. Un progetto che il ministero delle Infrastrutture era pronto ad esaminare, insieme allo scavo del canale Contorta. Ma entrambi, secondo gli oppositori, «sono contrari alla normativa e provocano danni ambientali alla laguna». Oltre a questi ci sono depositati al ministero anche i progetti per deviare le grandi navi a Marghera (studio D’Agostino), ipotesi sostenuta dal sindaco Giorgio Orsoni insieme alla possibilità di ampliare il già esistente canale Vittorio Emanuele. E poi le quattro proposte che prevedono lo spostamento del porto passeggeri al Lidom, davanti all’isola artificiale del Mose. progettio De Piccoli-Duferco, progetto Luciano Claut e i progetti firnmati da Stefano Boato e Gianni Fabbri.

Il rebus si potrebbe risolvere già lunedì, quando è convocata a Roma (Sala Verde di palazzo Chigi, ore 15) la riunione tecnica presieduta dal sottosegretario Graziano Delrio. In qulla sede si dovrà scegliere il progetto da mandare avanti. Tenendo conto di tutte le implicazioni ambientali, economiche e del lavoro. le categorie economiche insistono per il Contorta e bocciano l’ipotesi Marghera. I comitati No Grandi navi che chiedono di estromettere dalla laguna le navi incompatibili e inquinanti.

Il Porto ha in sospeso oltre alle vie alternative alle navi passeggeri anche il grande progetto per l’off shore, il terminale in mare a otto miglia dalla costa che dovrebbe accogliere le grandi navi portacontainer. Costo stimato, quasi due miliardi di euro, di cui 700 ilioni da privati.

Ci si aspetta il via al finanziamento da un momento all’altro. Tutto sarà approvato dal Comitatone convocato per fine maggio.

(a.v.)

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GRANDI NAVI – Il senatore Pd: «Già nel settembre 2013, la Commissione disse no al piano del Porto»

IL CONTENZIOSO AL TAR – Rinviata al 25 giugno la sentenza sul ricorso Vtp

Il documento parla chiaro. E tutto su carta intestata del Ministero dell’Ambiente, vedi Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale . Peccato che quanto gli esperti hanno vergato in data 27 settembre 2013, non sia stata data notizia all’opinione pubblica. E come mai? Lo ha scoperto il senatore Felice Casson che ha presentato ieri un’interrogazione in Parlamento. In quella data la Commissione ha stilato il proprio parere sul tema all’ordine del giorno che doveva riguardare – è detto nel documento – “individuazione di vie di navigazione praticabili alternative a quelle vietate dal decreto interministeriale Passera-Clini; progetto preliminare “adeguamento via acquea di accesso alla Stazione Marittima e riqualificazione delle aree limitrofe al Canale Sant’Angelo-Contorta. Ma quel che più emerge nel dossier redatto dalla Commissione sta nel “dispositivo” inviato al Ministero dell’Ambiente che recita in maniera chiara. Si dice: «Che il progetto preliminare – scrivono i saggi della Commissione – proposto dall’Autorità portuale (…) risulta di particolarità complessità progettuale, sia in riferimento ai significativi impatti ambientali sull’intero ecosistema lagunare in fase di cantiere e, in fase di esercizio. sia con riferimento ai previsti tempi di realizzazione, pari almeno a quattro anni, elementi che suggeriscono un diverso approccio per l’individuazione di una soluzione temporale, progettuale e ambientale sostenibile al fine di dare attuazione al decreto interministeriale».
E così, ieri Casson ha depositato il proprio atto al Senato: «Chiedo di sapere – dice – se non si ritenga di dover garantire la massima trasparenza e la massima pubblicità a questi atti. Come mai queste decisioni della Commissione Via non sono mai state rese pubbliche?». Immediata la replica di Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale: «Apprendo con sorpresa che il senatore Casson è a conoscenza di pre-giudizi del Ministero dell’Ambiente mai resi noti nemmeno all’Autorità Portuale in qualità di proponente e stando alle date riferite, si tratta di giudizi i formulati prima che il progetto al canale Contorta-S.Angelo fosse mai stato trasmesso nella sua forma definitiva (marzo 2014), neanche al Ministero delle Infrastrutture. Contiamo che tali pre-giudizi infondati possano essere presto sostituiti da giudizi fondati. Spero che non si tratti di un pregiudizio che riveli un preconcetto». Intanto il Tar ha rinviato al 25 giugno prossimo ogni discussione sul ricorso di Venezia Terminal Passeggeri sull’ordinanza della Capitaneria di Porto sul transiti superiori alle 96 mila tonnellate.

P.N.D.

 

 

Grandi navi, Cinque stelle all’attacco. I comitati pensano a un ricorso in Europa contro il Clini-Passera

Stop ai finanziamenti per il terminal off shore perché «fuori del Piano regolatore portuale». Stop anche a progetti che devasterebbero la laguna, come lo scavo di nuovi canali. E la garanzia che le scelte del governo sulle grandi navi saranno compiute come prevede la legge «in accordo con i comuni interessati». Il sindaco di Mira Alvise Maniero e l’assessore all’Urbanistica Luciano Claut rilanciano l’ipotesi del porto passeggeri fuori della laguna. «Abbiamo partecipato», scrivono, «all’incontro a palazzo Chigi il 30 aprile. Il ministro Lupi ci è sembrato inconsapevole degli effetti delle scelte di scavare nuovi canali e dell’impegno affidatogli dal Senato con il voto unanime del 6 febbraio scorso. Chiediamo che quella indicazione sia rispettata e che le riunioni tecniche per esaminare i progetti siano decentrate a Venezia». Si riaccende le polemica sulle grandi navi. E i due esponenti del Movimento CinqusStelle annunciano battaglia. «Bisogna valutare tutte le proposte secondo i ciriteri stabiliti dal Senato», dice Claut, architetto e autore anche di una delle proposte alternative che prevede la creazione di una nuova stazione passeggeri al Lido, davanti all’isola artificiale del Mose, «a cominciare dalla compatibilità ambientale. Raddoppiare il canale dei Petroli scavando il Contorta e arginandolo con barene artificiali sarebbe un disastro».

Stessa opinione quella espressa dai comitati Ambiente Venezia e «No Grandi Navi», che stanno preparando la grande manifestazione per il 7-9 giugno e pensano alla possibilità di un ricorso all’Unione europea. «Bisogna cambiare il decreto Clini Passera», dicono, il governo Renzi può fare un nuovo decreto che lo sostituisca. Il decreto firmato due anni fa dal governo Monti all’indomani del naufragio della Costa Concordia vieta infatti il passaggio delle grandi navi nelle zone sensibili. per la laguna si era fatta un’eccezione, subordinando il divieto alla «realizzazione di vie di accesso alternative alla Marittima». Dunque, il ministero delle Infrastrutture e il Porto intenderebbero sostenere «solo le alternative che consentono di arrivare all’attuale Marittima», in primo luogo il Conotorta. E a lungo termine il progetto per far fermare le grandi navi al Lido (progetti Claut e De Piccoli) trasportando lì con grandi barche i passeggeri registrati in Marittima. Diversa l’idea del sindaco, che ha proposto di esaminare l’alternativa Marghra, con la possibilità per le navi meno grandi di arrivare in marittima attraverso l’esistente canale Vittorio Emanuele che andrebbe scavato. prima riunione a metà maggio, dopo la sentenza del Tar sui divieti di passaggio in canale della Giudecca.

(a.v.)

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CONFRONTO TECNICO – Al Ministero aperto Anche al Comune

Tre progetti in lizza (Contorta, retro Giudecca, Vittorio Emanuele), Marghera scalo aggiuntivo

VENEZIA – Ci sarà questa volta anche il Comune, insieme al Magistrato alle Acque e all’Autorità Portuale al tavolo tecnico convocato dal Ministero delle Infrastrutture entro due settimane per valutare i tre progetti alternativi al passaggio delle Grandi Navi dal Bacino di San Marco, rimasti in corsa per essere poi sottoposti alla Valutazione d’impatto ambientale. Il Governo ha infatti accolto la protesta del sindaco Giorgio Orsoni – per le esclusioni precedenti – e ha ammesso anche Ca’ Farsetti con i suoi tecnici al tavolo di confronto. I tre progetti rimasti in lizza sono quelli che si riferiscono all’uso e allo scavo di altrettanti canali lagunari. C’è lo scavo del canale Contorta-Sant’Angelo, proposto dall’Autorità Portuale e che resta, a oggi, il progetto favorito. C’è quello della nuova “tangenziale” alle spalle del canale della Giudecca, sostenuto dalla Venezia Terminal Passeggeri . E c’è infine quello che prevede l’uso e lo scavo del canale Vittorio Emanuele, caldeggiato appunto dal Comune. Ormai scartata, a quanto risulta, la soluzione alternativa del Lido, che pure contava su quattro progetti depositati. La Marittima resterà il punto di riferimento per lo scalo delle navi da crociera, anche se non si esclude anche l’uso alternativo di Marghera per una parte del traffico. Sarà comunque il nuovo Comitatone convocato entro fine mese a dover decidere, anche sulla base della valutazione dei tecnici, quale dei tre progetti sarà inviato alla Valutazione d’impatto ambientale (Via) come privilegiato, confrontandosi comunque con gli altri. Poi da quel momento, in base ai tempi fissati dalla Legge Obiettivo – la procedura scelta per il progetto – ci saranno tre mesi di tempo per completare la Via. Intanto, per l’8 maggio si attende la decisione di merito del Tar sul ricorso presentato da Vtp contro la riduzione dei passaggi delle grandi navi nel canale della Giudecca. Nel prossimo Comitatone si discuterà anche del nuovo terminal off-shore, la piattaforma al largo dell’Adriatico per le merci, proposta dall’Autorità Portuale.

(e.t.)

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«Grandi navi a Chioggia. Ci basta scavare i canali»

Il sindaco a Romaper portare in città le crociere che Venezia non vuole

«Il nostro porto sarà l’alternativa e potremo entrare in un settore strategico»

CHIOGGIA. Anche Chioggia al tavolo tecnico del Comitatone a Roma per discutere di grandi navi e della creazione di un polo crocieristico lagunare. Il sindaco Giuseppe Casson mercoledì, è riuscito a “farsi ascoltare” proponendo di inserire anche la “soluzione Chioggia” tra le alternative per risolvere il problema delle grandi navi nel bacino di San Marco che saranno vagliate fra un paio di settimane dal tavolo tecnico.

Il sindaco ha proposto di inserire i lavori per portare i fondali dei Saloni a 11 metri nel maxi finanziamento per risolvere i problemi di Venezia. Il Comitatone flash di mercoledì, ridottissimo nei tempi per la convocazione di un Consiglio dei ministri, non ha sortito alcuna fumata bianca.

È stato un incontro interlocutorio che si è concluso solo con la promessa di una nuova riunione entro maggio. «Il tempo a disposizione è stato brevissimo», commenta Casson, «50 minuti complessivi non possono certo consentire un’esposizione compiuta delle tante questioni sul tappeto e una contestuale elaborazione da parte del Governo. Tanto più se l’unico tema affrontato è stato quello delle grandi navi. Personalmente ho auspicato che venisse presto convocato un nuovo Comitatone per affrontare nel dettaglio le numerose altre problematiche». In primis ciò che preme a Casson è di ottenere lo svincolo dei fondi della Legge Speciale dal Patto di stabilità per poter disporre di quei quasi 60 milioni di euro che Chioggia ha nelle banche ma che non può toccare. Casson ha comunque “approfittato” dell’occasione per agganciare Chioggia alla questione grandi navi. «Ulteriori tentennamenti», sostiene Casson, «rischiano di portare le grandi compagnie di crociera a lasciare l’Italia. Lavorare su un polo crocieristico lagunare, includendo Chioggia come nuova opportunità, permetterà di tenere a Venezia e nel Veneto un traffico turistico così importante. I lavori da noi necessari per accogliere anche grandi navi sono di entità limitata e di rapida attuazione (portare i fondali da 8.5 a 11 metri ndr) e non comportano costi ingentissimi (15 milioni di euro) se rapportati ai benefici sull’occupazione e sull’economia, per questo ho chiesto che siano considerati unitariamente a quelli per Venezia e inclusi nella legge obiettivo». L’escavo dei canali non dovrebbe avere ricadute ambientali particolari. «Non mi risulta che ci siano problemi simili a quelli di Venezia», spiega il sindaco, «molti dei nostri fondali sono già a 11 metri, si tratta di completare il lavoro. In tutti i casi qualsiasi intervento sarà analizzato nella Valutazione di impatto ambientale».

Elisabetta B. Anzoletti

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Il Comitatone fissa i tempi della decisione. Escluso il terminal fuori dalla laguna

VENEZIA – Per l’approdo favorita ancora la Marittima, divisi Regione e Comune

ZAIA  «Sono contrario al trasferimento del traffico a Marghera»

L’impegno è preso: entro la fine di maggio si conoscerà quale percorso dovranno fare le grandi navi per arrivare ai terminal portuali della Marittima (nel cuore di Venezia) o, eventualmente, di Marghera. La riunione del Comitatone, convocata dal presidente del Consiglio Matteo Renzi (ieri assente) è servita solo a calendarizzare le scadenze che di qui a un mese porteranno alla riunione che porterà ad escludere le navi passeggeri da piazza San Marco. In sostanza, entro il 15 maggio sarà convocato un tavolo tecnico con rappresentanti ministeriali, del Porto e degli enti locali per vagliare le soluzioni che comportano una via differente per arrivare al porto. Escluse, dunque, le soluzioni del terminal portuale in bocca di porto di Lido per la quale erano stati presentati due progetti. Entro il 31, poi, il Comitatone sceglierà quale progetto mandare in valutazione d’impatto ambientale. Che, se darà esito positivo, darà il via libera all’inserimento in Legge obiettivo (già deciso dal Governo quale che sia la soluzione) con lo scopo di avere tempi e finanziamenti certi. Un dato fondamentale per evitare che le compagnie di crociera abbandonino Venezia come porto base preferito nel Mediterraneo e se ne vadano altrove: Atene o Istanbul tra tutte.
Di più non è stato possibile approfondire si è fatto, anche perché la riunione del Comitatone (che non si teneva dal luglio 2011) è durata poco meno di un’ora. Dalle 15 alle 16, dopo era già in agenda il Consiglio dei ministri.
Ricapitolando, restano in piedi il canale Sant’Angelo Contorta, proposto dall’Autorità portuale e condiviso anche dalla Regione e dalla Provincia, il canale retro Giudecca (con ingresso dal porto di Lido, come accade oggi) proposto dal sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti e il ripristino del canale Vittorio Emanuele III, già esistente (era percorso dalle petroliere fino a qualche decennio fa) come proposto dal sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e prospettato inizialmente da Luigi Brugnaro quando era ancora presidente degli Industriali di Venezia.
Quest’ultima proposta ha diviso la posizione di Orsoni dagli altri rappresentanti locali (Paolo Costa, Porto, Luca Zaia e Renato Chisso, Regione, Mario Dalla Tor, Provincia).
«Io ho detto no a nuovi canali – commenta Orsoni – sì all’utilizzo di canali e di strutture esistenti. Non sono pregiudizialmente contro la Marittima, anche se ritengo che trasferire le navi a Marghera sarebbe la soluzione migliore. Scavare e rettificare il Vittorio Emanuele, che è già pronto e navigabile, costerebbe molto meno di qualunque altra opera».
Immediata la replica del governatore Zaia: «L’ipotesi Marghera non la prendiamo in considerazione in quanto preliminarmente bocciata dagli organi tecnici».
Critico anche l’assessore regionale ai Trasporti Renato Chisso: «Il sindaco di Venezia che pretende di sostituirsi all’Autorità Portuale, alla Capitaneria, ai ministri, allo Stato in generale».
Non è stato tenero con lui neanche il Comitato No grandi navi: «Dopo aver sostenuto per oltre due anni, senza avere lo straccio di un progettino in mano, l’ipotesi di un terminal a Porto Marghera, la ha ora abbandonata con un giro di valzer per proporre in Comitatone lo scavo del canale Vittorio Emanuele per raggiungere la Marittima».

Michele Fullin

 

IL COMITATONE A ROMA – Davanti al premier cadono tutte le alternative all’arrivo in Marittima

Grandi navi, restano 3 ipotesi

GRANDI NAVI – IL COMITATONE

NUOVO APPUNTAMENTO – A fine mese si parlerà anche di Legge speciale

ORSONI  «Il Vittorio Emanuele diventa la soluzione più ovvia e credibile»

Il Comune di Cavallino mette il veto sul terminal in bocca di porto del Lido.

De Piccoli avverte: «Non c’è furbizia burocratica che possa metterci fuori gioco»

I punti fissi: Marittima e i tre canali alternativi

Questo Comitatone interlocutorio un risultato l’ha avuto, sia pure in modo non ufficiale: ha scremato l’ampia gamma di proposte alternative con un tratto di penna senza pensarci troppo e ha rimesso in pista l’ipotesi del canale Vittorio Emanuele sostenuta con forza dal sindaco Giorgio Orsoni soprattutto in questi ultimi giorni.
«Sono molto soddisfatto – commenta Orsoni – perché si porta la questione sul tavolo “giusto” e finalmente il Comune è formalmente parte delle decisioni. È passato il principio che le decisioni non passeranno solo per il “loro” tavolo tecnico lasciando fuori gli enti locali».
La posizione di Orsoni resta sempre la stessa.
«Ho detto no al passaggio delle navi a San Marco – continua – no allo scavo di nuovi canali. Sì invece all’utilizzo di canali e strutture portuali esistenti. Per questo il canale Vittorio Emanuele mi sembra la soluzione più ovvia e fattibile in termini di tempo e risorse. Se poi non si vuole andare a Marghera, pazienza, si continuerà con la Marittima. Nel prossimo Comitatone, si parlerà anche di portualità offshore come chiesto dal Porto, ma anche della ripresa dei finanziamenti di Legge speciale e della “sovranità” sulle acque della laguna».
La proposta di un terminal passeggeri in bocca di porto del Lido anche per l’opposizione del sindaco di Cavallino Treporti, Claudio Orazio, non sarebbe stata presa in seria considerazione.
«Per carità – commenta Orazio – quell’alternativa mi pareva già piuttosto bassa nella graduatoria del Governo, mi pare. Intervenire in bocca di porto comporterebbe uno sconvolgimento importante di tutta la zona. Io ho portato a Roma la posizione presa all’unanimità dal consiglio comunale, non la mia».
Cesare De Piccoli, ex viceministro alle Infrastrutture e oggi proponente del progetto per il terminal passeggeri in bocca di porto del Lido, fa spallucce.
«Prendo atto – dice – che il Comitatone ha deciso di aggiornarsi. In assenza di una delibera e quindi di una decisione ci riteniamo nella partita. Ciò che spiace è invece questa continua “esclusione” di questo progetto senza un esame approfondito e sulla base di furbizie. Venezia meriterebbe qualcosa di più, un dibattito meno superficiale».
Per De Piccoli la procedura è sacra e inviolabile.
«Continueremo ad affidarci alla maestà della legge, che si traduce in poche norme: la Legge speciale per Venezia, quella sulle opere pubbliche e quella ambientale. Ci sono poi il decreto Clini-Passera e il pronunciamento del Senato. Non c’è furbizia burocratica che ci possa mettere fuori gioco e trovo risibile – prosegue – nascondersi dietro una presunta volontà di Cavallino per non prendere in considerazione un progetto che “cade” totalmente nel territorio del Comune di Venezia. Inutile – conclude – far finta di non capire: l’unico progetto presentato pubblicamente alla città è il nostro. Credo che la gente si dovrebbe un po’ preoccupare se proprio questo dovessere essere escluso senza neppure un esame nel merito».

 

LA DELUSIONE DI MIRA E CHIOGGIA – Maniero: «Pagliacciata». Casson: «Comitatino»

VENEZIA – I sindaci di Mira e Chioggia si aspettavano di più dal tanto atteso “Comitatone”. Alla fine la riunione è durata meno di un’ora, e per loro non c’è stato spazio.
«Parlerei più di comitatino, che di comitatone – dichiara sarcastico Giuseppe Casson, sindaco di Chioggia – Non sono state ascoltate molte considerazioni», continua Casson, che comunque si allinea con Paolo Costa nel delineare un futuro fosco per la croceristica nel caso in cui non si arrivasse ad una rapida soluzione del problema.
«Costa ha detto che si possono perdere definitivamente le crociere. Ecco – aggiunge Casson – io credo che questa sia un prospettiva realistica e non un prospettiva terroristica, come invece l’ha definita Orsoni».
Il sindaco Casson ha sfruttato la riunione romana anche per ribadire la disponibilità del porto di Chioggia a fare la sua parte nella soluzione del problema del passaggio delle grandi navi a Venezia. «Il nostro porto è un’opportunità per decongestionare il traffico nello scalo veneziano e Delrio ha fatto intendere di avere ben presente questa opzione».
Per il sindaco di Mira, Alvise Maniero, la riunione del “Comitatone” è stata invece una «ridicolaggine», una «pagliacciata». «La sensazione – attacca Maniero – è che sia tutto un baraccone per legittimare scelte già prese. Nonostante questo, siamo riusciti comunque a depositare e far mettere agli atti le nostre richieste, compresa l’opposizione al parere positivo della Via per il terminal offshore».
Maniero racconta che, nonostante il «baraccone», durante la riunione lampo del comitatone ci sono stati comunque dei momenti di tensione. «Ho assistito ad un acceso battibecco tra Costa e Orsoni, un vero e proprio batti e ribatti con attacco e risposta».
Nonostante tutto, il sindaco di Mira promette di portare avanti la posizione del Comune. «Noi non arretreremo di un centimetro. Abbiamo il dovere di partecipare ai lavori, perché ci sono cose che vanno dette e problemi che vanno affrontati. Mira si giocherà fino in fondo il proprio ruolo, ogni soluzione che verrà presa non dovrà prescindere da Vas e Piano Regolatore. Vogliono farci fretta, ma si sta parlando di cambiare la Laguna».

 

No Navi: «Ora mobilitazione»

Testa attacca: «Giro di valzer del sindaco». Cacciari: «Nessuna decisione, buon segno»

«Sull’esito del Comitatone, restiamo in attesa delle comunicazioni ufficiali. Tuttavia, il rinvio a fine maggio può anche essere interpretato come un buon segno, e che la lobby del Porto non è così potente. In questo mese ridaremo voce ai cittadini e prepareremo la mobilitazione del 7-8 giugno. Cruise Venice ha detto che non dovremmo manifestare? Andremo avanti, e mi auguro che il prefetto non mostri il fianco a simili assurdità: negarci l’autorizzazione e imbavagliare la protesta sarebbe un’inaccettabile forma di repressione».
Questo il commento a caldo di Tommaso Cacciari (Centri sociali) alle conclusioni del Comitatone sul tema grandi navi. Rafforzato dalle dichiarazioni di Luciano Mazzolin (Ambiente Venezia), secondo cui «a Roma si devono essere presi una vacanza in vista delle elezioni europee. Un calcolo politico, perché a votare saranno anche le 93mila persone che in rete hanno chiesto l’allontanamento delle navi da crociera, e lo stesso dicasi per i 12mila 500 firmatari della nostra petizione. Auspico che nel tempo disponibile i tecnici incaricati delle verifiche siano veramente indipendenti. Da parte nostra, nemmeno un giorno andrà sprecato. Anzi, ci rivolgeremo alla Corte di giustizia europea affinché si pronunci sui livelli di inquinamento da Pm10 e micro-polveri denunciati lo scorso 28 aprile. E resta inteso che il 7-8 giugno eserciteremo il diritto costituzionale a manifestare».
Silvio Testa (Comitato no navi) si scaglia contro il sindaco Orsoni, «per la sua nuova proposta di scavare il canale Vittorio Emanuele al fine di raggiungere la Marittima. Tutte le ipotesi di entrare dalla bocca di porto di Malamocco comportano il raddoppio del canale dei Petroli e la sua arginatura, mentre quella retro Giudecca è talmente vandalica e priva di sensibilità ambientale da non essere degna di menzione. Unica soluzione è l’estromissione delle grandi navi dalla laguna. E il Comitatone è stato così breve da far pensare che non ci sia stata istruttoria sufficiente per tutte le alternative in campo».
«Orsoni ha espresso una posizione personale e non avallata da Consiglio e Giunta – tuona Andreina Zitelli (Pd centro storico) – Se lui vuole sposare una soluzione che distruggerà la laguna, si confronti con numeri, modelli matematici e valutazioni ambientali. In materia, il Pd deve prendere una posizione chiara».

Vettor Maria Corsetti

 

Nuova Venezia – Grandi navi, torna l’ipotesi Marghera.

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1

mag

2014

Riunione lampo a Palazzo Chigi presieduta dal sottosegretario Graziano Delrio. Nuovo tavolo tecnico con tutti i progetti

Torna in pista l’ipotesi Marghera. Insieme all’«utilizzo dei canali esistenti per arrivare alla Marittima». Il ministero istituirà un nuovo tavolo tecnico per verificare la fattibilità dei progetti. E la decisione definitiva sarà presa dal governo entro maggio, in un’altra riunione del Comitatone. Canta vittoria il sindaco Giorgio Orsoni, dopo che a palazzo Chigi un Comitatone lampo, durato poco più di mezz’ora e e presieduto dal sottosegretario Graziano Delrio ha rimesso in gioco le sue proposte. Per ora niente Legge Obiettivo e nuovi canali come chiedevano il Porto e la Regione. Ma una valutazione comparata di tutte le proposte. «Una vera svolta», dice il sindaco, «ringrazio il governo per averci ascoltato. Perché qualsiasi decisione non può prescindere dal coinvolgimento della città. Se non vogliamo scavare nuovi canali la soluzione più ovvia è quella di attraccare le grandi navi a Marghera e semmai farle arrivare in Marittima adeguando il già esistente Vittorio Emanuele». Ipotesi che il Porto non vuole. E la Regione nemmeno. «È stata scartata dagli organi tecnici competenti», ha detto ieri il governatore Luca Zaia, «dunque non si può prendere in considerazione». Ma il governo ha stabilito di andare avanti.

Le date. Per l’8 maggio si attende la decisione di merito del Tar sul ricorso presentato da Vtp contro la riduzione dei passaggi delle grandi navi nel canale della Giudecca. Entro il 15 maggio il ministero delle Infrastrutture dovrà convocare il tavolo tecnico con Magistrato alle Acque, Capitaneria, Autorità portuale e la partecipazione del Comune. «Non ci hanno mai consultato», ha denunciato il sindaco in apertura. Un nuovo Comitatone deciderà entro la fine di maggio quale sarà la soluzione migliore.

I nuovi canali. Il presidente del Porto Paolo Costa non l’ha presa benissimo e nel corso della riunione ha discusso in modo molto acceso per confutare le tesi del suo ex assessore Orsoni. «Siamo tornati all’istruttoria, non abbiamo fatto passi avanti», dice, «ma le navi non aspettano: se non decidiamo in fretta, se ne vanno». E l’unica soluzione, insiste Costa, «è il nuovo canale Contorta Sant’Angelo. «Marghera? Impossibile, ci sono normative di sicurezza e ambientali, le navi commerciali e le petroliere se ne vanno anche loro. Molte compagnie me lo hanno già annunciato».

Il Lido. Appena accennata la soluzione alternativa del Lido, che pure contava su quattro progetti depositati. Ne ha parlato il sindaco di Mira Alvise Maniero rilanciando la proposta del nuovo terminal fuori dalla laguna, in bocca di Lido. «Non se ne parla nemmeno», ha replicato il sindaco di Cavallino Claudio Orazio. Cesare De Piccoli ha ribadito che la nuova versione del terminal al Lido è posizionata «interamente nelle acque del Comune di Venezia».

Off shore. In una giornata non proprio produttiva per la questione grandi navi, il Porto ha incassato però un punto importante. «Il governo ha preso atto dei passi compiuti», dice Costa, «e si è impegnato a discuterne nel prossimo comitatone di fine maggio. Una risposta positiva alle esigenze del nostro scalo che dovrà fare i conti anche allo scenario del dopo Mose». La piattaforma al largo dell’Adriatico per le merci, grande opera da un miliardo e mezzo di euro, si è resa necessaria secondo Costa per non penalizzare i traffici commerciali in vista del “dopo Mose”. La conca di navigazione realizzata a Malamocco e proposta proprio dall’amministrazione Costa, dieci anni fa, è già troppo piccola per le navi di ultima generazione.

La sfida. Punto a favore di Orsoni, dunque. Ma la battaglia non è conclusa. «La nostra è una soluzione di buon senso e rispettosa della laguna», dice il sindaco. «Le opinioni sono una cosa, ma chi deve decidere sono gli organi tecnici», replica Costa, «loro ne hanno la responsabilità». Ancora un mese e la decisione arriverà.

Alberto Vitucci

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LE REAZIONI

Basta scavi e grandi opere in laguna». Andreina Zitelli, docente Iuav e per anni consulente del ministero per l’Ambiente, definisce la riunione di ieri «un’armata Brancaleone». «Quella del sindaco è una posizione personale», dice, «il Magistrato alle Acque non ha presentato studi introduttivi, com’è la prassi, e il presidente del Porto si è scritto da solo la delibera per  farsi approvare l’off shore. È mancata una posizione politica della città e del Pd, il partito di maggioranza. Non si possono approvare soluzioni che distruggono la laguna». Un dossier inviato al premier Renzi che definisce«impossibile» la realizzazione del nuovo terminal a Marghera e un appello a non penalizzare l’attività croceristica e il lavoro. Venezia Terminal Passeggeri, la società che gestisce le crociere, ha ribadito ieri che urgono decisioni rapide sulle alternative. E che per non passare più davanti a San Marco si dovrà comunque mantenere come centrale la Stazione Marittima, oggetto di forti investimenti negli ultimi anni. La soluzione proposta da Vtp, ma ieri non discussa al tavolo di palazzo Chigi, è quella di scavare un nuovo canale dietro la Giudecca.

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Nuova Venezia – Grandi navi, il Comitatone oggi decide

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30

apr

2014

CONVOCATO DA RENZI

Grandi navi: tutti a Palazzo Chigi per il Comitatone, voluto e presieduto dal premier Matteo Renzi. Riunione decisiva, che porterà a un’indicazione precisa e scarterà tutte le altre. Il sindaco Orsoni: «Noallo scavo di nuovi canali in laguna».

CROCIERE A SAN MARCO »A ROMA SI VALUTANO LE ALTERNATIVE

Grandi navi, oggi il Comitatone decide

Alle 15 a palazzo Chigi la riunione presieduta dal premier Renzi. Orsoni: «No allo scavo di nuovi canali in laguna»

La relazione introduttiva del Magistrato alle Acque Si parlerà anche di Mose, di finanziamenti da distribuire e del grande progetto del terminal off shore per le merci

No allo scavo di nuovi canali, dannosi per la laguna. Via libera all’alternativa per le grandi navi, salvando la Marittima e utilizzando le banchine di Marghera e pensando a un collegamento attraverso il già esistente canale Vittorio Emanuele. È questa la linea che il sindaco Giorgio Orsoni illustrerà oggi al Comitatone, presieduto dal premier Matteo Renzi, convocato per oggi alle 15 nella sala Verde di palazzo Chigi. Un colpo messo a segno proprio da Orsoni, che unico tra gli enti locali aveva chiesto la convocazione urgente del Comitato – che non si riuniva dal 2011 – per decidere «nella sede istituzionale» le alternative alle grandi navi davanti a San Marco. Difficile che oggi Renzi possa indicare una soluzione e scartare tutte le altre. Probabile invece che decida di dare indicazioni tecniche ben precise al Magistrato alle Acque e alla Capitaneria di porto per avviare il percorso decisionale. Ponendo le alternative «sullo stesso piano », come richiesto dall’ordine del giorno del Senato. I progetti sul tappeto sono sette, e ognuno gode di sostegni ma anche di veti incrociati. Tra le alternative ci sono i nuovi canali presentati dall’Autorità portuale (il Contorta Sant’Angelo) e dalla Vtp (il «retroGiudecca»), poi i terminal in bocca di porto di Lido (progetti De Piccoli, Fabbri, Boato e Claut), e infine le banchine a Marghera e il possibile accesso all’attuale Marittima attraverso il Vittorio Emanuele (progetto D’Agostino, sostenuto dal Comune). Potrebbe essere proprio quest’ultimo il terreno di accordo. Ipotesi che non piace ai comitati, che spingono per lasciar fuori dalla laguna le «navi incompatibili». Ma potrebbe recuperare il consenso di una parte del Porto, salvando in questo modo la Marittima e lasciando la soluzione «a lungo periodo» alle banchine galleggianti a San Nicolò, davanti all’isola artificiale del Mose. Un puzzle intricato, che ha visto negli ultimi mesi confrontarsi in modo anche molto duro il «fronte del Porto » da una parte (l’Autorità portuale e Vtp, industriali, sindacati e categorie economiche) e ilComune. Con la posizione dei comitati che chiedono di pensare a un nuovo terminal nella bocca di porto di Lido, lontano dalla città. «Non sono pregiudizialmente contrario», dice Orsoni, «anche se porterebbe delle altre criticità, peraltro in un territorio che non fa parte del nostro Comune». Non molto entusiasta di questa ipotesi il sindaco di Cavallino Claudio Orazio. Ma la proposta DePiccoli, firmata dalla genovese Duferco Engineering, prevede strutture «rimovibili» e a basso impatto, rifornimenti via mare a velocità ridotta e il centro accoglienza che resterebbe in Marittima. Una novità che adesso fa propendere anche molti lavoratori del Porto per questa soluzione. Carte sul tavolo, dunque. La riunione di oggi sarà introdotta dalla relazione del presidente del Magistrato alle Acque Roberto Daniele, che illustrerà anche lo stato dell’arte dei lavori del Mose e la proposta di ripartizione dei fondi 2013 (un miliardo e 94 milioni, quasi tutti per il Mose). All’ordine del giorno oggi anche il progetto dell’off shore per le merci. Opera da un miliardo e mezzo di euro a cui Costa tiene non poco. Se questa dovesse essere finanziata, si dice, la posizione del Porto sullo scavo dei nuovi canali potrebbe anche ammorbidirsi.

Alberto Vitucci

 

Vtp: salvare la crocieristica. Lettere e appelli al premier. Il Porto: «Subito una scelta»

La scrivania di Renzi è stata invasa ieri da decine di appelli e lettere aperte. Categorie economiche, comitati, parlamentari, associazioni, quasi tutti hanno voluto dire la loro sul problema delle navi in laguna. Un appello a «salvare la crocieristica veneziana» è arrivato da Venezia terminal passeggeri, che ricorda come siano «inattuabili alternative che prevedono le navi a Marghera». Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale, invita il Comitatone a «decidere in fretta». «La cosa peggiore per le compagnie e l’incertezza», dice. La sua soluzione preferita resta lo scavo del canale Contorta Sant’Angelo, nuova via d’acqua per far arrivare le navi in marittima entrando da Malamocco. «Con i fanghi scavati», dice, «si potrebbero costruire nuove barene e fermare il degrado della laguna centrale». Di opinione opposta i parlamentari veneti del Movimento Cinque stelle. «Sarebbe una presa in giro spostare le grandi navi di pochi metri», scrivono in una nota, «realizzando nuove grandi opere di berlusconiana memoria che distruggerebbero ancor più la laguna. Il problema delle navi va risolto spostandole fuori». Il presidente della Regione Luca Zaia insiste sul «dovere di salvaguardare il lavoro e la centralità della Marittima». Stessa posizione quella di Mario Dalla Tor, senatore Ncd e vicepresidente della Provincia che sarà oggi a Roma delegato dalla Zaccariotto. Un segnale forte viene richiesto al governo da Andrea Carandini, presidente del Fai (Fondo per l’ambiente italiano) che chiede di ripristinare il divieto alle grandi navi in canale della Giudecca «per non tornare al Far West». «Grandi navi fuori della laguna » anche per il Comitato Ambiente Venezia e i Verdi Green di Luana Zanella, che ha scritto a Renzi invitando a prendere decisioni anche a tutela della salute per i fumi inquinanti emessi dalle navi, per mantenere la Marittima Psi e Udc, industriali e sindacati.

(a.v.)

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Il sindaco Casson rilancia «Grandi navi a Chioggia»

Con 15 milioni di euro della legge Obiettivo si porterebbero i fondali a 11 metri

Il primo cittadino: in questo modo potremmo creare un grande polo crocieristico

CHIOGGIA – Quindici milioni di euro per poter ospitare anche le navi da crociera più grandi. Tanto basta per portare i fondali da 8.5 metri a 11 metri, pari a quelli di Venezia. Una proposta che il sindaco Giuseppe Casson porterà oggi all’attenzione del Comitatone per agganciare i lavori sul porto di Chioggia ai lavori necessari per spostare le grandi navi dal bacino di San Marco. Le prime navi da crociera a Chioggia dovrebbero arrivare nella prossima primavera, ma se non interverranno opere supplementari la marittima dei Saloni com’è ora può ospitare solo navi medie, fino a 96.000 tonnellate. «Con un intervento non troppo imponente», spiega il sindaco, «possiamo portare i fondali ad una quota, 11 metri, che ci permette di ospitare qualsiasi nave anche quelle di ultima generazione. Chiaro che per farlo servono delle risorse, ma se ci inseriamo nel finanziamento straordinario per risolvere i problemi di Venezia, i fondi per l’escavo nostro diventano quasi briciole. Parliamo di 15 milioni di euro su un finanziamento che, in un caso o nell’altro, sarà sui 200 milioni. Certo sono sempre cifre importanti, ma nell’ambito di un grande progetto assumono un’altra dimensione». Per tentare di portare a casa il risultato Casson tornerà a spiegare il valore aggiunto che Chioggia può offrire con la creazione di uno scalo passeggeri. «C’è piena sintonia tra noi e Venezia », precisa ancora una volta il sindaco, «il nostro progetto si colloca in sinergia e non in concorrenza, ci mancherebbe, con Venezia. Il traffico passeggeri ha assunto dimensioni tali che possiamo lavorare bene entrambi creando un grande polo crocieristico della gronda lagunare, proprio in quest’ottica il Governo dovrebbe inserire nella Legge obiettivo un finanziamento che comprenda i lavori per Venezia e l’adeguamento per Chioggia. Tra l’altro con fondali di 11 metri, realizzabili in un arco di tempo molto veloce, le grandi navi potrebbero indistintamente approdare a Venezia o da noi, quindi anche durante i lavori nel capoluogo potremmo candidarci a valida alternativa e tenere in Veneto tappe che altrimenti rischiano di andare fuori regione». Nel Comitatone di oggi Casson porrà all’attenzione del presidente del Consiglio Matteo Renzi anche la necessità di svincolare i fondi della Legge Speciale dal Patto di stabilità tenendo conto che sono risorse straordinarie concesse dallo Stato proprio per l’eccezionalità del contesto che devono andare a salvaguardare ritenuto di preminente interesse nazionale. Per Chioggia vorrebbe dire avere quasi 60 milioni di euro nelle immediate disponibilità di spesa.

Elisabetta B. Anzoletti

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