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PORTO MARGHERA – Uno spiraglio nella vertenza che vede contrapposti i sindacati dei chimici veneziani ad Eni e Versalis. Le due società hanno fatto sapere di essere pronte a riconvocare il tavolo di confronto che il 10 febbraio scorso aveva portato a siglare l’accordo sulla manutenzione straordinaria del Cracking, sulla costruzione di un nuovo impianto di chimica verde assieme all’americana Elevance Renewable Sciences e sull’assunzione di 90 lavoratori.
A parte l’avanzamento del progetto sul nuovo impianto (che dagli oli vegetali ricaverà intermedi destinati ai settori della cura della persona, dei detergenti, dei bio lubrificanti e di prodotti chimici per l’industria petrolifera), il resto di quell’accordo è rimasto lettera morta. Il Cracking è ancora chiuso e non ci sono prospettive di riapertura a breve, e delle 90 assunzioni non si parla più.
Perciò i sindacati veneziani prendono con le pinze la notizia del nuovo incontro (che dovrebbe tenersi il prossimo 23 settembre a Porto Marghera o a Milano), pronti a discutere di tutto ma anche a continuare l’agitazione e gli scioperi: «Speriamo che l’appuntamento non sia la riproposizione di quello del 28 agosto scorso – commenta in proposito Massimo Meneghetti, segretario della Femca-Cisl -: Eni e Versalis devono investire quanto promesso con l’accordo dello scorso febbraio, sviluppando progetti di prospettiva in grado di salvaguardare i 420 posti di lavoro del sito di Marghera, e di portare alla promessa assunzione di 90 persone». Giovedì 28 agosto, in seguito al confronto in Prefettura della settimana prima, sindacalisti e Versalis avevano tenuto un primo tavolo tecnico per affrontare le problematiche della fabbrica di Marghera ma l’incontro si era risolto quasi con un nulla di fatto.

(e.t.)

 

Colletti (Filtcem-Cgil): negli incontri con l’azienda nessuna risposta sul futuro degli impianti

«Nelle prossime ore i lavoratori della chimica metteranno in atto nuove azioni di protesta contro Eni». Ad annunciarlo è Riccardo Colletti, segretario provinciale di Filctem-Cgil. Continua il braccio di ferro del sindacato contro il mancato riavvio degli impianti di Versalis, società del gruppo Eni, del Petrolchimico di Porto Marghera, che avrebbero dovuto tornare a funzionare lo scorso 18 agosto. «Nei vari incontri con l’azienda», evidenzia il responsabile di Filctem, «non abbiamo ottenuto risposte in merito al futuro degli impianti stessi. Le segreterie nazionali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec, l’altro giorno, si sono riunite per approfondire la situazione relativa al gruppo Eni e hanno espresso giustamente il proprio dissenso rispetto alla dichiarata volontà del Ministro del Tesoro di scendere al di sotto del 30% del capitale azionario di controllo di Eni. Tale scelta, dettata esclusivamente da motivi di cassa, rishcia di determinare condizioni di ulteriore indebolimento del gruppo ed una forte contrazione degli investimenti del nostro Paese, fondamentali e determinanti per la ripresa economica e per il rilancio di una politica industriale che da troppi anni manca di una regia complessiva. Siamo preoccupati, inoltre, per le dichiarazioni relative all’uscita dell’Eni dal capitale della Saipem, un’azienda che pur avendo attraversato un momento difficile lo scorso anno per situazioni di ordine giudiziario, rappresenta un valore aggiunto per il gruppo e per lo stesso Paese in termini di professionalità, presenza internazionale e capacità di innovazione. La Saipem è leader nel mercato dell’ingegneria e dell’E&C Offshore e Onshore». «In merito all’accordo sottoscritto presso il Ministero dello Sviluppo economico, il 31 luglio», aggiunge il sindacalista, «esprimiamo una forte preoccupazione perché quanto condiviso dalle parti nel citato non ha ancora visto un’applicazione a causa dell’immobilismo complessivo che ha bloccato le condizioni che avrebbero dovuto realizzarsi per la ripresa delle produzioni dello stabilimento di Porto Marghera».

(mi.bu.)

 

Nuova Venezia – “Trasparenza sul Moranzani”

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

2

set

2014

Per la Municipalità l’Accodo di Programma rischia di saltare

MARGHERA – La notizia che il governatore Luca Zaia sta rivedendo i contenuti e gli obiettivi dell’accordo di Programma per il Vallone Moranzani, preoccupa la municipalità di Marghera che chiede da due mesi di sbloccare la situazione creatasi dopo la bocciatura del progetto degli elettrodotti di Malcontenta e la riduzione – rispetto al previsto – dei fanghi contanimati da stoccare. Stiamo parlando dell’Accordo di Programma firmato sei anni fa per trovare posto ai fanghi scavati dai canali industrialie e con il ricavato della tariffa a carico dell’Autorità Portuale realizzare opere stradali, idrauliche e pasaggistiche. «L’Accordo per il vallone Moranzani», ha dichiarato ieri il presidente della municipalità di Marghera, Flavio Dal Corso, « insieme alle opere collaterali di pubblica utilità previste, è di estrema importanza per Marghera e ci aspettiamo di essere informati in modo trasparente e di essere coinvolti dal presidente della Giunta regionale, Luca Zaia che ha assunto tutte le deleghe che prima aveva l’assessore Renato Chisso». A tutt’oggi, l’unica convocazione arrivata a Dal Corso è quella del responsabile dell’Agenda 21 (cioè della procedura di consultazione della popolazione interessata dal progetto Moranzani già sperimentata negli ultimi anni) per un incontro, che si terrà probabilmente il 9 settembre prossimo al Canevon di Malcontenta, dai portavoce della comunità, per fare il punto della situazione rispetto a tutti gli interventi previsti: l’interramento degli elettrodotti, la realizzazione della discarica e degli impianti di pre-trattamento dei fanghi scavati dai canali, le opere idrauliche da completare, le opere sulla viabilità per liberare Malcontenta dal passaggi odi mezzi pesanti e il futuro parco lineare che dovrebbe sorgere sopra la discarica. Secondo Dal Corso «sul Vallone Moranzani è sceso il silenzio dopo le vicende giudiziarie e le indagini sul Mose che hanno coinvolto la Regione e in particolare l’ex presidente Giancarlo Galan, di cui Zaia è stato vice e l’ex assessore ai Lavori pubblici Renato Chisso, oltre ad alcuni dirigenti regionali. Zaia ha assunto le deleghe di Chisso e nominato un nuovo dirigente regionale del progetto Venezia. Ebbene, affrontino le questioni in sospeso come quella dell’interramento delle tre linee di elettrodotti di Terna a ridosso dell’abitato di Malcontenta, senza le quali l’Accordo del Vallone Moranzani rischia di saltare».

(g.fav.)

 

MARGHERA. Se martedì prossimo la Giunta regionale non darà il suo via libera – già previsto nella riunione della scorsa settimana ma poi rinviato per approfondimenti tecnici e finanziari – rischia di scivolare a data da destinarsi la fondamentale tappa della costituzione della nuova società – la Newco controllata da Comune e Regione, ognuno con un 50% – la cui governace (tutta da nominare) dovrà firmare con Eni il rogito per l’acquisizione dei 107 ettari di aree industriali dismesse, con i 38 milioni messi a disposizione per le bonifiche. La costituzione della Newco è la premessa per ottenere in tempi ragionevoli la voltura delle autorizzazioni dei piani di bonifica delle aree dell’Eni (già presentati e autorizzati) dai ministeri competenti.

Solo dopo questo passaggio la società potrà, come previsto, indire un bando europeo per la manifestazione d’interesse da parte di società che intendano acquisire le aree per avviare nuove attività di carattere industriale e logistico portuale, capaci di creare nuovo posti di lavoro, più che mai necessari sia per i giovani disoccupati che per i tantissimi lavoratori espulsi dalle fabbriche del Petrolchimico che hanno chiuso a Porto Marghera negli ultimi 20 anni. Dal canto suo il Comune di Venezia ha già approvato, in Giunta e in Consiglio, sia la delibera che individua la Newco nella Live srl (Lido Eventi e Congressi, società in liquidazione interamente controllata dal Comune di Venezia che avrà però un altro nome), sia quella che autorizza la controllata Ive (Immobiliare veneziana) ad acquistare il 50% delle quote della Newco. Adesso si aspetta solo che la Giunta regionale faccia lo stesso percorso, autorizzando la sua controllata Veneto Acque ad acquisire il restante 50 per cento delle quote di Live srl.

(g.fav.)

 

Il bilancio del ministro dell’ambiente per Porto Marghera

Ma la Regione non ha ancora dato l’ok alla Newco, che deve rilanciare le aree cedute da Eni

MARGHERA. Nei primi sette mesi di quest’anno più della metà dei progetti di bonifica delle aree del Sito di Interesse nazionale (Sin) di Porto Marghera sono stati approvati dal ministero dell’Ambiente approvati.

Ne ha dato notizia ieri il ministro Gian Luca Galletti, facendo il bilancio nazionale delle istruttorie di autorizzazione chiuse dal suo ministero per le aree Sin. A tutt’oggi, risultano approvati progetti di bonifica per il 55 % del sito di Venezia (i cui confini sono stati ridotti con un decreto che li limita alle sole «macroisole» di Porto Marghera) e solo il 5% delle aree «sono stati effettivamente liberate e restituite agli usi legittimi». «Sulla sicurezza ambientale, che vuol dire salute per i cittadini e difesa del nostro territorio – ha spiegato il ministro Galletti – vogliamo andare veloci e fare bene.

Nel decreto-legge 91 abbiamo introdotto una procedura accelerata e facilitata per le bonifiche, nel pieno rispetto degli standard ambientali. C’è bisogno di regole più semplici e su questo il governo sta mettendo massimo impegno, ma anche di una maggiore collaborazione e responsabilità da parte di tutti i protagonisti del procedimento, visto che non sempre alle decisioni prese corrisponde un incremento delle attività di bonifica, come del numero delle aree risanate e restituite agli usi legittimi». Gran parte dei progetti di bonifica e messa in sicurezza delle aree incluse nel Sin di Porto Marghera, sono di proprietà dell’Eni che pochi mesi fa ha firmato un contratto preliminare con il Comune di Venezia e la Regione Veneto che prevede la cessione ad una nuova società pubblica (una Newco controllata da Comune e Regione) che poi garantirne la effettiva bonifica – con un fondo di 38 milioni di euro sborsati da Eni – e la vendita (con una apposito bando europeo) a imprenditori interessati a riutilizzare le per nuove attività industriali e logistiche. La Newco aspetta solo il via libera della Giunta regionale che potrebbe arrivare oggi, dopo tre successivi rinvii.

(g.fav.)

 

Il presidente della Municipalità, Dal Corso: «La Regione non ha ancora approvato l’accordo sulla newco»

Con il maremoto che ha travolto l’Amministrazione veneziana e parte di quella regionale non è solo il Vallone Moranzani ad essere in pericolo. Nel pantano è finita pure la questione delle aree industriali che Syndial deve trasferire alla società tra Comune e Regione. E il presidente della Municipalità di Marghera, Flavio Dal Corso, chiede polemicamente al governatore del Veneto Luca Zaia di occuparsene: «Affronti finalmente le vere questioni, invece di esternare continuamente su Venezia approfittando del vuoto politico in Comune».
I 110 ettari all’interno dell’area industriale di Porto Marghera, che la società dell’Eni ha deciso di cedere alle due istituzioni siglando il famoso accordo del 15 maggio 2012, sono ancora lì bloccati. «Ebbene, l’accordo sulla costituzione della newco, la società che appunto dovrebbe gestire quelle aree, in realtà dev’essere ancora approvato dalla Giunta Regionale».
È vero che da allora non ne è andata bene una, e l’arresto dell’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso e del direttore del Progetto Venezia, Giovanni Artico (quest’ultimo rimesso in piena libertà a fine giugno ma destinato ad altro incarico), sono solo parte dei problemi. Per Dal Corso, però, non è una buona scusa per non far procedere l’operazione, anche perché quelle aree potrebbero ospitare nuovi investimenti industriali e creare posti di lavoro.
«E invece sui 110 ettari, come sul Vallone Moranzani, è sceso il silenzio più assoluto. Zaia, che notoriamente è stato per anni vice del presidente Galan anch’egli arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti del Mose, ha assunto le deleghe di Chisso e nominato un nuovo dirigente regionale al posto di Artico. Affrontino allora le questioni in sospeso come quella, pesantissima, dell’interramento delle 3 linee di elettrodotti di Terna a ridosso di Malcontenta, senza le quali l’Accordo sul Vallone Moranzani rischia davvero di saltare, con tutto quel che ne consegue in termini ambientali per la popolazione, e di trattamento e smaltimento dei fanghi dei canali industriali».

(e.t.)

 

Il Comune ha già firmato, ma la Giunta regionale non approva ancora la delibera che dà il via libera alla nuova società: dovrà gestire i 38 milioni di euro messi a disposizione da Eni per la bonifica

MARGHERA – Nuovo rinvio – il terzo in meno di un mese – della Giunta regionale, presieduta da Luca Zaia, che doveva approvare la delibera che dà il via libera all’entrata della sua controllata Veneto Acque spa nella nuova società pubblica – di cui è già socio il Comune di Venezia attraverso Ive spa – che dovrebbe, finalmente, creare le condizioni per l’avvio di nuove attività produttive e possibilmente nuovi posti di lavoro, nelle aree di Porto Marghera dove le industrie sono state chiuse da tempo. Intanto, per il prossimo 21 agosto il prefetto Domenico Cuttaia ha convocato i sindacati dei lavoratori chimici per affrontare l’ennesima minaccia di chiusura di impianti produttivi, stavolta quelli del cracking di Versalis, l’unica società dell’Eni – oltre alla Divisione Raffinazione – ad avere ancora uno stabilimento produttivo a Porto Marghera. L’unica certezza per Porto Marghera, almeno ad oggi, sembra questa: assistere ad un lento e totale smantellamento delle industrie chimiche e siderurgiche che hanno fatto la fortuna di Porto Marghera e creato decine di migliaia di posti di lavoro. Eni, però, oltre a chiudere interi cicli produttivi legati alla chimica di base, ha deciso di cedere gran parte delle aree industriali dismesse e da bonificare ad una nuova società (Newco) controllata al 50% da Comune di Venezia e Regione Veneto. Queste aree (107 ettari dislocati nella prima e seconda zona industriale) dovrebbero essere messe in vendita con l’obiettivo di rilanciarle con nuove attività industriali e logistiche, previa bonifica che verrebbe finanziata dalla Newco con i 38 milioni di euro messi a disposizione da Syndial, anche questa società di Eni, creata sulle spoglie dell’Enichem allo scopo di riqualificare e vendere le aree dismesse. Ma tutto è fermo finché la Giunta regionale non approverà la delibera che autorizza Venezia Acque spa a entrare nella Newco (che per il momento si chiama Live srl) dove è già presente il Comune attraverso la sua Immobiliare Veneziana, versando la sua quota di capitale sociale pari a 60 mila euro, una cifra irrisoria per la Regione. Va considerato infatti che la nuova società, in attesa dell’entrata di Veneto Acque, avrà a disposizione ben 38 milioni di euro (messi a disposizione da Eni insieme ai progetti di bonifica già autorizzati ma da realizzare) per riqualificare e rilanciare le aree industriali attraverso un bando di interesse pubblico a livello europeo. Al momento non è possibile capire perché il governatore Luca Zaia – che ha avocato a sé tutte le deleghe che prima aveva l’assessore competente, Renato Chisso – continua a rinviare la delibera che sancisce l’entrata della Regione nella Newco. La delibera è stata messa all’ordine del giorno della prossima riunione di Giunta (il 26 agosto), sarà la volta buona?

Gianni Favarato

 

gli ambientalisti dei circoli piove di sacco e riviera del brenta

La Regione ha pronto il bando per il progetto con cui collegare Padova a Venezia

L’idea risale al 1960: il canale si ferma a Vigonovo e riparte da Mira fino in laguna

PADOVA – Idrovia: avanti tutta, dopo 55 anni di promesse e ritardi. A invocare il completamento del canale navigabile tra la Zip di Padova e la laguna di Venezia ideato dal professor Mario Volpato nel 1960, non sono i sindaci o gli industriali ma gli ambientalisti più che mai convinti che si tratti dell’unica grande opera che può salvare mezzo Veneto dall’incubo alluvione. Avanti tutta con la benedizione dei circoli di Legambiente Padova, Selvazzano, Saccisica, Riviera del Brenta, Saonara- Vigonovo, del comitato Brenta Sicuro e di un’altra decina di associazioni che invitano la Regione a passare dalle parole ai fatti. L’assessore all’Ambiente Maurizio Conte ha ribadito la volontà di arrivare in tempi rapidi al bando di gara per il progetto, poi si dovranno trovare 3-400 milioni di euro. Secondo lo studio di fattibilità della Regione, per completare il tracciato (oltre 27 km tra Padova, Saonara, Vigonovo, Strà, Fossò, Camponogara, Dolo, Mira e Venezia) in classe Va e quindi in regola con la normativa comunitaria, servono 384 milioni di euro che diventano 461 milioni con opere aggiuntive per migliorare la sicurezza idraulica del sistema Brenta- Bacchiglione nello snodo di Strà-Vigonovo. «Sia chiaro: siamo pronti a scendere in piazza contro le grandi opere che devastano il territorio. La Pedemontana, la Orte-Mestre e il canale Contorta in laguna a Venezia sono gli ultimi esempi di scelte sbagliate che noi contrastiamo», dicono in coro Danilo Franceschin, Marco Macis, Marino Zamboni e Lorenzo Benetti, portavoce dei circoli. «Ma non abbiamo alcun dubbio a ribadire che va realizzata l’idrovia Padova- Venezia per due motivi: il canale scolmatore navigabile con una portata di almeno 400 mc/secondo consente alle chiatte di arrivare dal porto di Venezia fino all’interporto della zona industriale di Padova e quindi sposta il traffico merci dai tir su strada al fiume, come a Rotterdam. Secondo motivo: l’idrovia farà sfociare in laguna fino a 10 milioni di mc di acqua, una portata simile a quella del Bacchiglione durante le alluvioni. La vasca di laminazione in corso di realizzazione a Caldogno può contenere al massimo 3 milioni di mc e quindi non risolve il rischio alluvione: Padova e l’area metropolitana sono in eterno pericolo fino a quando non verrà realizzata l’idrovia». A sostenere l’urgenza dell’opera non sono soltanto gli ambientalisti, ma pure due autorevoli docenti universitari di Ingegneria a Padova: Andrea Rinaldo e Luigi D’Alpaos, che hanno elaborato analisi da tempo sul tavolo dell’assessore Contea palazzo Balbi. Scrive ancora Legambiente: «L’allargamento del porto veneziano fino a Padova conferirebbe all’Authority portuale un ruolo ed una dimensione nazionale ben più consistente. Un sistema fluvio-marittimo integrato all’entroterra farebbe di quello scalo un polo di livello continentale. Il completamento dell’idrovia deve essere realizzato in un una classe di navigazione europea che consenta l’utilizzo di battelli in grado di raggiungere i porti dell’alto e medio Adriatico e di realizzare la rottura di carico delle grandi navi porta container che faranno scalo al futuro porto offshore di Malamocco. In tal senso va respinto lo studio proposto dal presidente dell’Autorità Portuale di Venezia, Paolo Costa, di trasferire i container alle piattaforme logistiche attraverso le cosiddette “mamavessel” e i relativi spingitori, i cui pescaggi sono incompatibili con quelli delle idrovie, mentre è opportuno approfondire il modello, studiato dalla facoltà di Ingegneria navale di Genova, che risponde a molte delle specifiche esigenze dei nostri corsi d’acqua interni». Perché il progetto è fermo? Non pesa solo la carenza di fondi. Il professor Mario Volpato, fondatore di Cerved e padre della Zip con Ettore Bentsik, nel 1963 riuscì a trovare 6,6 miliardi di lire. Di soldi ne sono stati spesi con generosità, stanziati da Stato, Regione Veneto e Ferrovie: dal 1976 sino al 1990 altri 47 miliardi e 143 milioni. Poi lo stop. Il canale parte da Granze di Camin e arriva fino a Vigonovo, poi scompare anche se sono stati realizzati tutti i cavalcavia stradali fino a Mira sotto i quali non scorre l’acqua. Da Mira l’ultimo tratto porta in laguna a Marghera. Il consorzio Idrovia è stato sciolto nel marzo 1988 per non creare problemi al porto di Venezia, che teme le chiatte modello Rotterdam fino a Padova.

Albino Salmaso

 

Il segretario generale nazionale dei chimici della Uil incontra i delegati del Petrolchimico in sciopero

«Se, come ci dice Eni, il mancato riavvio del cracking veneziano di Versalis è un’autorizzazione del ministero che riguarda la centrale termica, che lo risolva rapidamente come ha fatto con il cracking di Brindisi, altrimenti è lecito pensare che la proroga della fermata degli impianti nasconda altre intenzioni ». L’ha detto ieri il segretario generale nazionale dei chimici della Uil, Paolo Pirani, a margine del coordinamento dei delegati Eni di Porto Marghera – tenutosi nella sede di via Bembo a Mestre – a cui era presente anche il segretario generale Veneto della Uil, Gerardo Colamarco. È stata l’occasione per ribadire che la tensione esistente al Petrolchimico di Porto Marghera è dovuta al «nuovo amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, che ha messo in dubbio la permanenza stessa di un sistema chimico nazionale da parte di Eni e ha messo in campo decisioni mai chiarite sugli investimenti a Porto Marghera». Da giorni i lavoratori del cracking attuano una forma di sciopero a singhiozzo che rallenta e riduce il carico di materie prime (etilene e propilene) smistato dalle navi alla pipe-line collegata ai petrolchimici emiliani. La situazione si è esasperata ulteriormente dopo che la direzione di Versalis ha comunicato di non riconoscere lo sciopero in atto, ricordando che alla fine di luglio è stato siglato al ministero dello Sviluppo un accordo con i segretari nazionali dei chimici di Cgil, Cisl, Uil che doveva mettere fine a tutte le mobilitazioni sindacali. «Quello che abbiamo siglato al ministero il 31 luglio», ha precisato Pirani, «è un accordo politico che impegna i vertici di Eni e delle sue consociate e il ministro Guidi in persona che lo ha firmato. In quell’accordo è scritto che Eni intende rispettare tutti gli accordi già sottoscritti, compreso quello del febbraio scorso che prevede una piano di investimenti per il cracking veneziano e un nuovo impianto di chimica verde. Del resto i manager di Eni hanno scritto al governatore Luca Zaia ripetendo che il mancato riavvio del cracking è dovuto solo a problemi tecnici. Quindi, a settembre, quando come previsto ci rincontreremo, Eni non avrà alibi per sottrarsi alle sue responsabilità ». Sia Pirani che Colamarco hanno insistito sulla necessità di «progetti e investimenti capaci di rilanciare l’industria chimica italiana, invece che affossarla. In gioco ci sono settori strategici per l’economia nazionale e a rischio c’è il sistema industriale dell’intera area padana ». Per Pirani, infine «Eni deve gettare la maschera e non nascondere altre intenzioni dietro accordi già sottoscritti». Al termine della riunione di coordinamento, i delegati dei chimici della Uil veneziana hanno approvato un duro documento in cui auspicano che «le parti riescano a riaprire il confronto a livello locale» e affermano «che il cracking di Versalis, a prescindere dagli inconvenienti tecnici veri o mascherati, deve tornare in marcia per sconfessare possibili alibi pretestuosi, progetti fantasiosi e posizioni aziendali troppo spesso incoerenti. Per questo oggi è prioritaria l’analisi necessaria al superamento del blocco dell’autorizzazione Aia ministeriali, delle altre autorizzazioni necessarie al riavvio del cracking, considerando che si tratta di un impianto importante e complesso che deve avere una data credibile per il riavvio».

Gianni Favarato

 

Il Comitatone ha deciso, il nuovo percorso pronto in diciotto mesi: sarà ampliato il canale Contorta

LA TRANSIZIONE – E da novembre il primo divieto per i “condomini del mare”

SEMAFORO ROSSO – La grandi navi da crociera via dal bacino San Marco. Il Comitatone ieri ha deciso per un percorso di ingresso in laguna attraverso il nuovo canale Contorta.

LE REAZIONI – Arrabbiati gli ambientalisti: soluzione imposta alla città.

L’AMBIENTE «Spenderemo più di 50 milioni per rimodellare fanghi e barene»

LUNGO PERIODO «Ma in futuro si potrà arrivare a Marghera, al Lido o al Cavallino»

GLI AMBIENTALISTI – Bettin: un blitz dei poteri forti mentre il Comune non è rappresentato

IL MINISTRO – Lupi: «È un passo avanti ma non esclude altre soluzioni»

Il Comitatone ha deciso: stop ai passaggi davanti al Palazzo Ducale. Verrà scavato un nuovo canale a sud per arrivare alla stazione marittima. Tempi: entro 20 mesi

Venezia, via le grandi navi dal bacino di San Marco

Il Comitatone ha detto sì. Arriva la via alternativa per le grandi navi nella laguna di Venezia. Addio al passaggio davanti a San Marco e a Palazzo Ducale. Il canale Sant’Angelo-Contorta nella laguna sud si farà. É stato deciso dal Comitato interministeriale per la salvaguardia di Venezia che ha dato il via libera per la procedura della Via, la valutazione di impatto ambientale. E l’Autorità portuale ha già deciso di forzare le tappe annunciando di consegnare al più presto il progetto di scavo in modo che entro 90 giorni come prevede la procedura possa essere possibile dare il via al progetto. Una volta ottenuto il lasciapassare della Via, il piano potrebbe essere realizzato in 19 o 20 mesi. Il Comitatone ha pure stabilito l’adozione di un decreto per recepire lo stop del transito delle navi dal 1. gennaio e la revisione del piano regolatore portuale per una nuova stazione marittima a Marghera in presenza di una evidente congestione del traffico di navi lungo il Canale Malamocco-Marghera.
Sono questi i risultati più importanti raggiunti ieri a Palazzo Chigi e che non mancheranno di creare dissapori e proteste da un lato con esponenti del mondo ambientalista che parlano di “ennesimo blitz estivo”; e manifestazioni di assenso dei fautori delle grandi navi con quasi 5 mila lavoratori tra diretti e indotto. Si chiude così, per il momento, il capitolo “grandi navi” in laguna, aperto dopo la tragedia della Costa Concordia all’isola del Giglio.
Ora il Governo ha deciso di fare un passo deciso favorendo il progetto del “canale alternativo” che è stata la battaglia centrale del presidente dell’Autorità portuale, Paolo Costa, e che garantirà accesso e uscita ai “condomini del mare” in laguna senza che vi possa essere un transito lungo San Marco e Giudecca.
«Mi pare che la riunione sia andata bene – ha tagliato corto l’ex sindaco di Venezia – Ora dobbiamo lavorare per il Contorta e per la redazione del Piano regolatore portuale». Ma al di là del “padrone di casa”, tocca ai ministri del governo Renzi indicare le strategie. A dare il “la” ci ha pensato il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi: «Oggi abbiamo fatto un significativo passo avanti – ha detto -. É stato dato il via libera alla Via del Contorta, ma questo non esclude altri progetti. Con questa decisione torna in vigore l’ordinanza per cui nel 2014 e nel 2015 nessuna grande nave sopra le 96 mila tonnellate potrà passare in Bacino a San Marco e nel canale della Giudecca. Noi non vogliamo allontanare le navi da crociera».
Il premier Renzi si è detto «molto soddisfatto» sia per l’intesa Alitalia-Etihad, sia per il Comitatone sulle grandi navi. Dal canto suo il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti ha chiarito: «Sottoporremo il programma Contorta ad una serissima Valutazione di impatto ambientale che ci dovrà indicare i pro e i contro sull’ecosistema lagunare».
Duro il ministro per i Beni culturali, Franceschini: «Prima del Comitatone ero pronto ad intervenire con misure aggiuntive di tutela, anche con un vincolo in Bacino di San Marco».
E Luca Zaia, governatore del Veneto: «C’è stata una decisione unanime. Ci sono dei tempi burocratici da rispettare ma nel frattempo vi è l’adozione del decreto Clini-Passera. Per il resto la tempistica detta le procedure». Soddisfatto anche il parlamentare veneto Udc, Antonio De Poli: «É stata presa una decisione saggia, ora auspichiamo rapidità». E pure Confindustria Venezia: «Oggi è stato fatto un grande passo avanti – ha commentato il presidente Matteo Zoppas – che consente di uscire dall’incertezza che coinvolge l’economia veneziana».
Dichiara guerra invece il fronte dei contrari che in questi anni si è mobilitato contro le “grandi navi”. Durissimo il commento di Italia Nostra: «È una vergogna – tuona la sezione veneziana – A cinquant’anni dallo scavo del Canale dei Petroli che ha distrutto la laguna centrale, si è deciso di scavare un altro canale dei Petroli per garantire le crociere. Questo governo si macchia di un crimine efferato. È una decisione imposta dall’alto alla città». E mentre il comune di Mira a guida 5Stelle dichiara il proprio no, Gianfranco Bettin, ex assessore e storico esponente dell’ambientalismo veneziano denuncia «un vero e proprio blitz di Ferragosto e nella totale assenza di una democratica rappresentanza del Comune. Si realizza così il sogno di certi poteri forti e di tutti i poteri marci: comandare su Venezia senza mediazioni, senza confronti e senza controlli. Venezia è stata denigrata». E, quando al “blitz” estivo, Zaia si chiama fuori: «Per quanto riguarda la Regione non abbiamo promosso questa convocazione. Prova ne sia che in un momento così fitto di impegni istituzionali abbiamo gestito la cosa con un po’ di difficoltà».

Paolo Navarro Dina

 

LA CRITICA «Gli studiosi hanno accertato i danni causati con altri scavi»

L’AFFONDO «Si sono voluti tutelare gli interessi per il turismo»

NUOVA ROTTA I giganti del mare verso Fusina. Addio al romantico ingresso “trionfale”

VENEZIA – Addio al passaggio lungo il Canale della Giudecca e il Bacino di San Marco. Addio alla classica foto aerea che ritrae il cuore della Serenissima. L’«alternativa» lungo il canale Sant’Angelo-Contorta di 4.800 metri non consentirà più la tradizionale immagine ricordo. Il percorso di ingresso delle grandi navi sarà sostanzialmente diverso. Diciamo che, come in tutte le città “normali” si entrerà dalla periferia e non più dal centro città. A questo servirà il nuovo collegamento marittimo che verrà imboccato dai “condomini del mare” una volta superata la bocca di porto di Malamocco e che consentirà di solcare le acque della laguna sud fino all’altezza di Punta Fusina. E qui, ci sarà la svolta a destra, lungo il Contorta che avrà una cunetta larga 100 metri (anzichè 120 del progetto iniziale); una profondità di meno 10.50 (anzichè 10) e che sarà realizzato con lo scavo di almeno sei milioni di metri cubi di “fanghi puliti” (non inquinanti) che verranno posizionati in loco per la riqualificazione ambientale di velme e barene: un’operazione da 115 milioni di euro.
Intanto in attesa del futuro nuovo canale, a Venezia rimarranno due anni di transizione. In sostanza si continuerà con le norme stabilite fin dal 5 novembre del 2013, in una riunione del Comitatone convocato anche sotto la pressione e l’emozione per quello che accadde all’isola del Giglio con la Costa Concordia. In quell’occasione si iniziò a parlare delle vie alternative e del canale Contorta. E da allora il traffico crocieristico, al di là del conflitto tra favorevoli e contrari, ha visto l’adozione di un divieto nel contesto del decreto Clini-Passera, scattato il 1. gennaio scorso per i traghetti che sono stati “trasferiti” nell’approdo a Porto Marghera. E nel frattempo si è favorita la riduzione del 25 per cento dei transiti davanti a San Marco e del 50 per cento delle emissioni inquinanti (un altro dei problemi sollevati veementemente dai fautori dei No Grandi Navi) e infine con la riduzione del 20 per cento dei “condomini del mare” di stazza superiore alle 40 mila tonnellate (meno 18 per cento, solo nel 2014). E infine tra due mesi, il 1. novembre l’ultima fase di divieto quando sarà precluso il transito delle navi crocieristiche superiori alle 96 mila tonnellate.

P.N.D.

 

REGGE IL COMUNE DOPO LO SCANDALO MOSE – Il commissario Zappalorto non si esprime «Non posso parlare per la cittadinanza»

Il commissario prefettizio di Venezia, Vittorio Zappalorto ha fatto un passo indietro. «Ho una mia personale opinione – ha detto al Comitatone – ma non essendo la mia una carica elettiva, non mi sento di rappresentarla come fosse la scelta della comunità veneziana». Insomma, un pizzico di diplomazia per il rappresentante dello Stato chiamato a reggere le sorti di un Comune azzoppato dall’inchiesta sullo scandalo Mose. Al di là della posizione di Zappalorto il Comune ha ottenuto 35 milioni di euro come quota riparto della legge di stabilità per il 2013 per la prosecuzione degli interventi di salvaguardia ambientale e urbana. Sempre il commissario ha chiesto a Palazzo Chigi un finanziamento triennale per il progetto di scavo e pulizia dei rii e la riqualificazione del patrimonio immobiliare.

 

Cacciari: «Sbagliato scavare ancora la laguna meglio il canale parallelo al ponte della Libertà»

VENEZIA – «A me sinceramente questa soluzione pare un’altra follia. Ma ne hanno fatte tante a Venezia, che una più o una meno, a questo punto non fa differenza». Massimo Cacciari, ex sindaco del capoluogo lagunare, apprende della decisione del Comitatone, e allarga le braccia, sconfortato.
Perchè un’altra trovata contro Venezia?
«I Comitatoni e i governi negli ultimi decenni di follie ne hanno fatte così tante che anche questa non fa una grande differenza. Penso che non sia il caso di scavare ancora la Laguna. Ma non è un parere soltanto mio».
Di chi?
«Mi riferisco a geologi, idraulici, che hanno studiato la situazione, ad esempio penso al professor Luigi D’Alpaos dell’Università di Padova. Il danno che si è fatto scavando nella laguna per l’equilibrio dell’ambiente e dell’habitat è enorme. Mi pare che ormai questa valutazione fosse andata in giudicato».
Invece la decisione non ne tiene conto, nel senso che il percorso per raggiungere lo scalo di Marittima utilizza in parte il Canale dei Petroli, ma prevede lo scavo del nuovo canale Contorta-Sant’angelo.
«Io non so se è cambiato qualcosa rispetto a quelle valutazioni sulle conseguenze degli scavi. Su questo punto erano d’accordo anche quelli del partito del Mose. Invece questa scelta lascia molti dubbi».
Lei che cosa avrebbe preferito?
«Sarebbe stato meglio utilizzare il canale che corre in parallelo al ponte della Libertà».
Almeno però le navi spariscono dal Bacino di San Marco.
«Certamente, ma tutti coloro che hanno studiato il fenomeno della laguna in questi anni erano concordi sul fatto di non doverne toccare ancora l’equilibrio. Mi pare che in questo caso si sia ritenuto di non pregiudicare il business, un affare economico per la città. Ma si sarebbero dovute tenere presenti valutazioni strategiche sullo stato della laguna e quindi sullo sviluppo della città di Venezia».
Arrabbiato?
«Rispondo come ho detto all’inizio: una follia in più o una in meno, ormai cambia poco…».

Giuseppe Pietrobelli

 

SALVAGUARDIA – Il Governo sblocca anche 35 milioni per Venezia e laguna

IL PROGETTO – Il nuovo canale sarà più stretto del previsto. Costerà 115 milioni

Reazione durissima: «La laguna diventerà come la val di Susa»

REAZIONI La decisione del Comitatone ricaccende le polveri dei no navi, che annunciano nuove iniziative di protesta. «Venezia – dicono – rischia di trasformarsi in una nuova Val di Susa». Pesanti critiche anche dalle associazioni ambientaliste Fai e Italia Nostra. Sul fronte opposto, invece, da Confindustria, comitato Cruise Venice e Venezia Terminal Passeggeri arriva piena soddisfazione per un progetto che salva l’economia del Porto e offre certezze alle imprese e ai lavoratori.

 

COMITATONE – Passa la linea di Costa per allontanare le crociere da S. Marco. Esultano portuali e categorie economiche

Sì al “Contorta”. L’ira dei No navi

DECISIONE – Il Comitatone ha deciso: il Contorta-Sant’Angelo si farà. Via libera dunque da Roma allo scavo del canale per liberare San Marco dalle grandi navi. Prima però è necessaria una Valutazione di impatto ambientale nell’arco di 90 giorni, per poi realizzare l’opera nell’arco di 18-19 mesi. Contrario il Comune di Mira, mentre il commissario Vittorio Zappalorto (Comune di Venezia) si è astenuto. Il Comitatone ha anche stanziato 35 milioni pe rla salvaguardia di Venezia e della sua laguna.

 

STRATEGIA – Il Governo ha sbloccato l’iter per lo sviluppo

IL GOVERNO – Riassegnati i fondi del patto di stabilità per la salvaguardia

COMITATONE – A Roma non si è parlato solo di grandi navi, il Governo ha concesso i finanziamenti

I TEMPI – Tre mesi per la Via, poi 18 per realizzare il canale

PROPOSTA VENEZIANA – Un sistema pneumatico per la raccolta di rifiuti

ASTENSIONE – Zappalorto non ha votato il progetto del Porto: «Era una decisione politica»

FONDI PER LA SALVAGUARDIA Roma ha stanziato 35 milioni per la laguna

Col Contorta anche 35 milioni

Alla fine la decisione è arrivata. E tutto a pochi giorni da Ferragosto e con un Comune azzoppato per l’assenza di una amministrazione politica. Il Comitatone ha deciso: il Contorta-Sant’Angelo si farà. E, in questo senso, si è dato il via libera all’avvio delle procedure affinchè il progetto di scavo nel cuore della laguna sud possa essere esaminato secondo i criteri e le procedure della Valutazione di impatto ambientale (Via) nell’arco di 90 giorni permettendo così un giudizio pieno e la possibilità di poter essere realizzato nell’arco di 18-19 mesi successivi.
É questo il risultato più importante, e in qualche modo temuto fin dalle prese di posizione dal mondo ambientalista veneziano e non solo, della riunione del Comitatone che si è tenuta ieri nella sala Verde di Palazzo Chigi alla presenza del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio e di ben quattro ministri (Infrastrutture, Ambiente, Ricerca scientifica e Beni Culturali) e dei rappresentanti degli enti locali (Regione, Provincia, Comuni di Venezia, Chioggia, Jesolo, Cavallino-Treporti, Mira) e da Autorità Portuale e Magistrato alle Acque.
Un atto che ha comunque avuto delle conseguenze: il commissario prefettizio Vittorio Zappalorto ha annunciato durante la seduta di non voler partecipare al voto finale sul Contorta anche in considerazione del fatto che si stava prendendo una decisione “eminentemente politica”. «Ho una mia personale opinione – ha detto Zappalorto – ma non ricoprendo una carica elettiva, non mi sento di rappresentarla come fosse una scelta della comunità veneziana». Insomma, un po’ di diplomazia non fa male.
Ma oltre al distinguo di Zappalorto, vi è da registrare quello del Comune di Mira che, in una nota, ha espresso la propria contrarietà allo scavo del Sant’Angelo-Contorta. Sempre nel Comitatone, comunque, Zappalorto ha portato a casa qualche altro risultato. E in questo senso va segnalato che il Comitatone ha deciso il riparto delle quote della legge di stabilità per il 2013 spettanti ai comuni di Venezia, Chioggia e Cavallino-Treporti per gli interventi legati alla salvaguardia della laguna. La cifra che andrà al capoluogo, al netto delle riduzioni operate dal decreto legge 192/2013 e dai tagli lineari, è di circa 35 milioni di euro per il triennio 2014-2016. Ma non è tutto. Zappalorto ha anche avanzato la richiesta di ottenere un finanziamento pluriennale (di tre anni) per il progetto dello scavo dei rii; per i contributi ai privati che restaurano le abitazioni; per la sperimentazione dela raccolta dei rifiuti con il sistema pneumatico e per il completamento della rete anti-incendio (nelle zone “scoperte” di Castello, Dorsoduro e Giudecca). Dal canto suo, il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Del Rio ha assicurato che il Governo terrà conto della richiesta in sede di approvazione della legge di stabilità per il 2015.

Paolo Navarro Dina

 

IL PROGETTO APPROVATO

Il canale diventa più piccolo

Larghezza 100 metri, anzichè 120

Correzioni rispetto al piano originale, meno fanghi scavati.

Cantiere da 115 milioni con recupero morfologico lagunare

Il Sant’Angelo-Cortorta cambia le proprie misure. Cunetta ridimensionata larga 100 metri (anzichè 120 secondo il progetto originale), maggiore profondità graduale (meno 10.50 anzichè 10 metri) e di conseguenza minore produzione di fanghi, che comunque servirannno per la ridefinizione ambientale e morfologica (6 milioni di metri cubi invece di 8). É questo in sintesi il “nuovo” progetto del nuovo canale che, secondo l’Autorità Portuale, e ieri fatto proprio dal Comitatone per risolvere la delicata questione del traffico crocieristico in laguna.
Si tratta di un progetto studiato dal Magistrato alle Acque in prima istanza e che poi è stato revisionato (e rivisto) anche dallo staff specialistico dell’Autorità portuale (studio morfologico; impatto archeologico, valutazione di incidenza ambientale e impatto ambientale). Il nuovo corso d’acqua che andrà a modificare l’attuale stato dell’antico Sant’Angelo-Contorta verrà a costare circa 115 milioni di euro che saranno praticamente ed equamente ripartiti in due ambiti: il primo quello delo scavo vero e proprio; il secondo per la realizzazione di velme e barene secondo un piano di recupero morfologico indicato dal Magistrato alle Acque e che prevede tra l’altro il fabbisogno di circa 6 milioni di sedimenti per la ricostruzione ambientale.
«I sedimenti – sottolinea il progetto morfologico redatto dall’Autorità portuale – prevede che i materiali provengano dal dragaggio delle nuova via d’acqua. Allo stesso tempo queste strutture potranno diventare parte della soluzione per arrestare il degrado dei fondi del bacino lagunare centrale». Secondo l’Autorità portuale, inoltre, il Contorta-Sant’Angelo potrà entrare nel piano di gestione dell’Unesco proprio per il progetto di riqualificazione ambientale. «In questo senso – sottolineano i progettisti dell’Autorità portuale – potranno essere garantiti anche tutti i valori legati alla biodiversità a livello di specie, popolazioni ed ecosistemi». Per quel che riguarda i cosiddetti fanghi scavati, il progetto del canale Sant’Angelo-Contorta prevede che si giunga a tre classificazioni ben distinte di materiali di risulta. Su un totale complessivo di sei milioni di metri cubi (in un primo progetto si parlava di oltre otto milioni) vi saranno tre “classi” di fanghi: quasi cinque milioni (classe A); un milione e mezzo (classe B) e 128 mila (classe C). Alla base di tutto il ragionamento legato al Sant’Angelo-Contorta vi sono anche delle considerazioni di carattere generale legate soprattutto alla limitazione delle interferenze con i canali di accesso al porto commerciale evitando ogni tipo di congestione marittima nel bacino lagunare e soprattutto uno “sdoppiamento” del traffico tra commerciale e passeggeri che condividerebbero solo una prima tratta (da Malamocco all’imbocco del Contorta), divergendo all’altezza di Punta Fusina in modo da raggiungere la Marittima evitando il passaggio delle navi da crociera davanti al porto industriale e commerciale di Marghera.

P.N.D.

 

IL FRONTE CONTRARIO

Mira si oppone e rilancia il suo porto alle bocche della laguna

Mira vota contro la delibera del Comitatone che chiede l’esame del Via per il progetto del Canale Contorta e più dettagli tecnici per gli altri progetti. Il vicesindaco Nicola Crivellaro e l’assessore all’Urbanistica Luciano Claut hanno partecipato ieri alla riunione del Comitatone a Roma durante la quale sono state esaminate le proposte presentate al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in ordine al nuovo sistema crocieristico dello scalo veneziano, nell’ottica della salvaguardia della laguna di Venezia. Mira ha presentato nuovamente il proprio progetto che prevede la realizzazione di uno scalo in bocca di porto di Lido, agganciandosi all’isola artificiale già realizzata per il sistema Mose. «Il progetto di Mira – hanno sottolineato Crivellaro e Claut – è quello con più requisiti in ordine alla tutela ambientale, l’aspetto logistico, i costi e la rapidità di realizzazione. Nonostante questo il Comitatone pur lasciando aperte le prospettive per gli altri progetti privilegia di fatto la scelta del Canale Contorta e per questo motivo abbiamo espresso voto contrario alla delibera». Mira è preoccupata anche del fatto che, di questo passo, ovvero continuando a far arrivare le grandi navi dentro la laguna, l’Unesco potrebbe ritirare il suo riconoscimento a Venezia. «Il progetto di Mira – hanno spiegato Crivellaro e Claut – può rispondere alle esigenze di tutela ambientale e permettere uno sviluppo di prospettiva più ampia. Infine, aspetto non secondario dato il momento non facile per gli investimenti, la soluzione modulare del porto in bocca di Lido prevede tempi rapidi di esecuzione, è ampliabile nel tempo ed è reversibile, presupposto richiesto proprio dalla Legge Speciale per la laguna di Venezia».

Lisa Giantin

 

FAI E ITALIA NOSTRA «Vergogna, un giorno triste per Venezia»

I COMMENTI – Il movimento annuncia nuove azioni di protesta

I no navi minacciano «In laguna avremo una nuova Val di Susa»

«Evidentemente la lezione del Mose non è bastata, e da questa brutta esperienza non si è imparato nulla». Per Silvio Testa del Comitato no gradi navi, «la scelta unilaterale del canale Contorta Sant’Angelo risponde alla stessa logica adottata per una grande opera non meno contestata. Con un colpo di mano ferragostano, il premier Matteo Renzi ha mostrato la sua vera faccia. E se si vogliono trasformare Venezia e la sua laguna in una nuova Val di Susa, quella imboccata dal Comitatone è la strada migliore».
Altrettanto critico Luciano Mazzolin, dell’Associazione Ambiente Venezia. Che, nell’annunciare un’assemblea tra il 20 e il 25 agosto (probabilmente a San Giuliano, a margine del Sherwood Festival), per decidere il da farsi e ulteriori forme di protesta a partire dalla Mostra del cinema, parla di «partito delle grandi opere che ha approvato l’unico progetto di suo interesse. A questo livello segnali già c’erano, e tutto sommato l’esito del Comitatone non ci ha meravigliati. Ma francamente non ci aspettavamo che per dare via libera al Contorta si adottasse un metodo così spudorato. Noi continueremo con quello che abbiamo sempre fatto, alternando le azioni plateali di contestazione a quelle legali e alla presentazione di dossier finora del tutto ignorati dalle autorità competenti. Sulla Via, poi, siamo curiosi di capire come si riuscirà a trasformare un parere già negativo in positivo. E ci attiveremo anche a livello elettorale, per punire i partiti e mandare a casa le persone che hanno contribuito a quello che consideriamo il peggiore dei risultati».
La decisione del Comitatone, insomma, ha fatto alzare le barrichate al fronte dei No Navi. «Zaia e Zaccariotto – sbotta Beppe Caccia, ex consigliere comunale dell’associazione “In comune” – col loro voto favorevole allo scavo del canale Contorta, hanno gettato la maschera: si sono schierati senza vergogna a fianco di quei poteri forti che hanno assunto una decisione contro Venezia, in assenza di una rappresentanza democratica della nostra città».
«Ma non si illudano: il blitz agostano del Comitatone si rivelerà una vittoria di Pirro – aggiunge Caccia – In tante e tanti impediremo con ogni mezzo la realizzazione di una nuova grande opera, che rischia di dare il colpo di grazia all’equilibrio idrodinamico della Laguna».
«Una decisione terrificante, un vero e proprio crimine ai danni della città, una vergogna – tuona Lidia Fersuoch di Italia Nostra – Ci siamo battuti per estromettere le grandi navi non compatibili con Venezia e la sua laguna, e al tempo stesso per una rivoluzione copernicana in materia di turismo. Ma tutto è stato inutile: si continua su questa strada, che a nostro giudizio è e rimane la più devastante. Perché deve essere chiaro a tutti che con lo scavo del canale Contorta Sant’Angelo, tutte le navi e tutti i turisti potranno entrare liberamente in città».
Mentre Maria Camilla Bianchini d’Alberigo ricorda che «il Fai è sempre stato contrario a scelte del genere, sollecitando l’estromissione delle navi di stazza non compatibile e più inquinanti e manifestando la sua opposizione a nuovi scavi. Almeno certe cose la Repubblica di Venezia le faceva con misura e raziocinio, oggi no. Questo non è un bel giorno per Venezia e la laguna. Che in assenza di decisioni lungimiranti andrebbe almeno preservata così com’è, non essendo qualcosa di estraneo, ma tutt’uno con la città».

 

CONTRO IL COMITATONE

Bettin: «Blitz in assenza del Comune. Ora si torni al voto al più presto»

«Come volevasi dimostrare, e come avevamo denunciato, il Comitatone sulle grandi navi si è concluso con un blitz di Ferragosto».
Gianfranco Bettin, ex assessore all’Ambiente, spara a zero sulla decisione presa a Roma di sottoporre a valutazione d’impatto ambientale il solo progetto di scavo del canale Contorta Sant’Angelo.
«Una scelta compiuta in assenza di una democratica rappresentanza del Comune – tuona – Con ministeri ed enti già condizionati fino al collo dalla cricca del Mose che decidono ancora una volta sulla testa della città. La cui amministrazione, per esplicita conferma della Procura, in quanto tale è risultata del tutto estranea allo scandalo sulla grande opera».
In questo modo, secondo l’ex assessore, «si realizza il sogno di certi poteri forti e di tutti i poteri marci: comandare sulla città senza mediazioni, confronti o controlli da parte di un’amministrazione eletta. E visto il risultato, si capisce perché non si voglia far votare Venezia in autunno, per restituire al Comune pienezza di poteri e di rappresentanza».
«Si ricostituisca una rappresentanza democratica al più presto – conclude Bettin – in modo tale da intervenire nella procedura di Via e aprire un confronto con l’Autorità competente sul nuovo Piano regolatore portuale, che assumerà in materia le decisioni davvero strategiche. In caso contrario, e allo scopo di fare chiarezza, si nomini un podestà». (vmc)

 

LE ANIME DEL PD

Rosteghin: «Aspettiamo a valutare»

Molina: «”Tradito” il voto del partito»

(vmc) «In materia di grandi navi, il Pd veneziano è sempre stato e continua ad essere per l’analisi comparata di tutti i progetti, non a favore o contro questo o quello». A dirlo è Emanuele Rosteghin, segretario ed ex consigliere comunale del Partito democratico. Che preferisce glissare sulla decisione del Comitatone. «Per dire qualcosa di preciso nel merito – afferma – è opportuno aspettare la lettura del documento conclusivo, e le motivazioni di una simile scelta».
Scettico invece un altro esponente del Pd, il renziano Jacopo Molina: «Il documento approvato dalla direzione comunale del Partito democratico non andava in questa direzione – ricorda l’ex consigliere comunale – Assumere una decisione del genere in un simile momento, poi, mi sembra a dir poco discutibile. E mi chiedo se il Comitatone fosse l’organo preposto a prendere una decisione così delicata».

 

In 4 giorni 40 passaggi in Bacino

Venti navi da crociera in 4 giorni, per un totale di 40 passaggi nel canale della Giudecca e in Bacino di San Marco, davanti a Palazzo Ducale.
Questo è il programma degli “accosti” tra ieri e lunedì, presente sul sito della Venezia Termminal Passeggeri.
Solo oggi, sabato, sono 5 le navi previste in Marittima. E domani saranno 7, tra cui “colossi” come la Msc Fantasia, la Msc Preziosa, la Msc Armonia, la Costa Fascinosa.

 

LA PIANIFICAZIONE – Revisione del piano portuale per una Marittima a Marghera

LA NECESSITÀ – Alleggerire il traffico sul canale di Malamocco

(p.n.d.) Oltre alla questione Grandi Navi, il Comitatone ha affrontato anche un’altra questione importante come quella dello scalo a Marghera. In questo senso, al di là dell’adozione di un decreto per recepire lo stop al transito dal 1. gennaio 2015, è stata affrontata anche la questione della stazione Marittima. «Sarà avviata la revisione del piano regolatore portuale – spiega la nota della Presidenza del Consiglio dei Ministri – d’intesa tra l’Autorità portuale, il Comune di Venezia e i Comuni di Cavallino-Treporti e Mira – per individuare una nuova stazione marittima passeggeri, che potrà essere ubicata a Marghera al venir meno dei vincoli di sicurezza e di congestione del traffico lungo il canale Malamocco-Marghera conseguenti alla realizzazione dello sviluppo portuale di Venezia in altura».
E in questo senso è intervenuto anche il presidente dell’Autorità portuale, Paolo Costa: «Mi pare che la riunione sia andata bene anche perché a lungo preparata, seguita con molta professionalità dalla presidenza del consiglio – commenta Costa – Riafferma la centralità dell’economia crocieristica veneziana per l’economia italiana e in questo la centralità della Stazione Marittima non sostituibile a breve periodo». Per il presidente dell’Autorità portuale di Venezia «nel lungo periodo è possibile mettere mano alla revisione del piano regolatore portuale per verificare se sia possibile, in uno scenario post offshore petrolifero e di container, se il canale Malamocco Marghera sarà in grado di sostenere anche navi da crociera. Se sì, si potrà immaginare una stazione passeggeri marittima a Marghera. O in alternativa se, rivedendo il piano regolatore comunale di Cavallino Treporti o di Venezia per il Lido, sia possibile risolvere i problemi di accessibilità da terra di una nuova stazione marittima passeggeri alle bocche di porto».

 

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