Nuova Venezia – Mestre. Tangenziale riqualificata.
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13
apr
2014
La Giunta approva l’atto di indirizzo per nuovi interventi
La Giunta comunale ha approvato nella seduta di venerdì scorso, un «atto di indirizzo per la valutazione delle azioni di riqualificazione della Tangenziale di Mestre» su proposta degli assessorati competenti. L’atto di indirizzo prevede di istituire un gruppo di lavoro tecnico che, in relazione con le Municipalità, le associazioni attive nel territorio e tutti i soggetti interessati, individui gli elementi necessari alla definizione del programma di azioni per affrontare le criticità legate alla Tangenziale. Il gruppo di lavoro, per quanto riguarda il Comune di Venezia, sarà costituito da personale delle Direzioni Sviluppo economico e Partecipate, Sviluppo del territorio, Mobilità e Trasporti Ambiente e Politiche giovanili e sarà coordinato dalla Direzione Sviluppo economico e Partecipate. «L’infrastruttura della Tangenziale, così vicina al centro della città», ha dichiarato l’assessore Alfiero Farinea, «è una ferita che va ricucita. La costituzione di un gruppo tecnico che dialoghi e si confronti con il territorio ha lo scopo di individuare un percorso di compensazione ambientale, dando impulso alla previsione già contenuta nel Pat. Si tratta di una prima risposta alle richieste di coinvolgimento del territorio alle scelte dell’Amministrazione, che il Comune si è impegnato ad adottare come metodo con l’istituzione della delega ai Processi partecipativi». L’atto di indirizzo i vuole essere «una risposta alle sollecitazioni provenienti da gruppi di cittadini e associazioni che, in più occasioni, hanno segnalato la necessità di prevedere interventi di mitigazione degli effetti del traffico della Tangenziale di Mestre sui residenti». Si tratta di problemi dovuti anche alla presenza, nelle sue immediate vicinanze, di centri commerciali che richiamano costanti flussi di traffico, e della nuova localizzazione dell’ospedale di Mestre, segni evidenti che, anche dopo l’apertura del Passante di Mestre, resta attuale il tema della cesura che l’infrastruttura della Tangenziale provoca nel tessuto urbano della città.
«Dobbiamo risarcire e riqualificare questa parte di territorio, tra Marghera e Favaro», ha aggiunto l’assessore Gianfranco Bettin, «dove la Tangenziale ha avuto e ha il maggiore impatto ambientale, sanitario e paesaggistico e dobbiamo farlo insieme a comitati e cittadini, sia con interventi immediati sia con una prospettiva di medio-lungo periodo».
Nuova Venezia – “Troppi ipermercati e contratti a termine”
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13
apr
2014
Le preoccupazioni della Cgil
L’ennesimo centro commerciale che apre la prossima settimana a Marghera sta creando centinaia di nuovi posti di lavoro; ma, come si suole dire, non è tutto oro quel che luccica. «Guardiamo questa nuova realtà commerciale con più di qualche preoccupazione», sostiene Monica Zambon, segretaria generale di Filcams-Cgil veneziana. «Si tratta, infatti, di una nuova realtà costruita nel raggio di pochi chilometri da altri, come Metro, Panorama. C’è da chiedersi, quindi, che fine faranno gli altri centri commerciali quando aprirà quello costruito dal gruppo Còiro sulla Romea in un territori o fin troppo costruito». Il timore dei sindacati – manifestato anche dalla Fisascat-Cisl veneziana – è che si finisca per creare un nuovo ipermercato e nuovi posti di lavoro, a danno di quelli già esistenti, con il risultato di un incremento minimo dell’occupazione. «Ben vengano le nuove assunzioni», aggiunge Monica Zambon, «ma non vorremmo che la Nave de vero diventi una nuova frontiera del lavoro precario, visto che da quel che sappiamo le aziende commerciali all’interno del centro commerciale utilizzeranno a man bassa il Job Act varato dal Governo che prevede la possibilità di protrarre fino a tre anni i contratti a termine. «Con la Coop Adriatica che aprirà un supermercato con 120 dipendenti, abbiamo firmato un accordo e siamo certi che, come è già successo, gran parte dei contratti a termine diventeranno assunzioni definitive. Ma a parte questo, per altre realtà non sindacalizzate, come i negozi Zara e molti altri, c’è il rischio concreto qui e altrove che le forme di praticantato diventino una prassi cronica, ovvero un utilizzo mordi e fuggi dei contratti a termine, non per poi assumere i lavoratori, ma per espellerli alla fine dei tre anni per assumerne altri, alle stesse condizioni e con la stessa prospettiva, solo per risparmiare sul costo, già basso, della manodopera».
(g.fav.)
Gazzettino – Venezia. Grandi navi, scelta politica: tocca ai ministri
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12
apr
2014
Ieri vertice a Roma: solo uno dei sette progetti in ballo sarà sottoposto alla Commissione Via
Orsoni: «Sto preparando l’ordinanza per vietare il transito dei grattacieli del mare in Bacino»
SINDACO & MINISTRO Giorgio Orsoni e Maurizio Lupi su posizioni diverse
Sulle Grandi navi saranno i ministri competenti a decidere e a dire l’ultima parola. Si profila infatti la strada della Valutazione di impatto ambientale solamente per il progetto che verrà scelto tra i sette in campo. Intanto il sindaco Giorgio Orsoni a giorni firmerà l’ordinanza per tenere fuori dal Bacino le Grandi navi. E nel frattempo il presidente di Confindustria Zoppas si augura che, in una materia così delicata e in periodo di crisi, si giunga alla migliore soluzione possibile.
LA SALVAGUARDIA DI VENEZIA
GRATTACIELI DEL MARE – In base alle indiscrezioni i ministeri avrebbero ieri concordato la linea: la scelta tra i sette progetti sarà politica, poi interverrà la commissione Via
SVOLTA – La scelta ora diventa prettamente politica
FUORI DAL BACINO – No alla valutazione di impatto su tutti e sette i progetti: la Via solo per quello che sarà scelto
Grandi navi, decidono i ministri
Non più una valutazione di impatto ambientale per tutti e sette i progetti alternativi al passaggio delle grandi navi in Bacino San Marco trasmessi dalla Capitaneria di Porto il mese scorso, ma solo per quello che verrà scelto come soluzione definitiva.
E gli intenti sono che la valutazione si concluda tempi rapidi, nel giro di sessanta giorni.
Sono le indiscrezioni emerse dalla riunione di ieri mattina, attesa con trepidazione, saltata all’improvviso la settimana scorsa per motivi che non sono stati resi noti, rinviata e non più annunciata. Ma alla fine il confronto a tre, nei meandri dei palazzi romani c’è stata: il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, l’unico ancora in carica dal governo precedente, ha fatto gli onori di casa al Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti e al Sottosegretario ai Beni Ambientali Ilaria Borletti Buitoni, seguiti dai tecnici dei rispettivi dipartimenti. Un incontro durante il quale sono state prese in esame le diverse proposte elaborate, alla luce dell’ordinanza del Tar che ha sospeso il decreto sul divieto di transito alle grandi navi e dell’incidente di sabato scorso in Marittima. Un vertice in questo caso più politico che tecnico, durante il quale è stata analizzata la situazione attuale, che vede una riduzione su base volontaria dei transiti, ma comunque la stagione della crocieristica che si apre e sta entrando nel vivo.
Di fatto ora la scelta diventa prettamente politica e sarà presa collegialmente dai tre ministri, si ipotizza una soluzione immediata prima di arrivare alla decisione definitiva. E forse per snellire la procedura, se in un primo momento le dichiarazioni d’intenti propendevano per la comparazione tecnica – peraltro difficile, visti i diversi livelli di avanzamento progettuale – di tutte le ipotesi, ora la valutazione sarà in primo luogo politica e solo successivamente se ne valuterà l’impatto ambientale, che comunque resta imprescindibile. Un terreno minato, tenendo conto dell’ordine del giorno approvato dal Senato all’unanimità in cui si chiede che tutti i progetti siano tenuti in uguale considerazione. L’accordo tra i ministri è quello di valutare tutti gli aspetti per raggiungere un voto condiviso. Facile immaginare le pressioni a cui saranno sottoposti in questi giorni, schiacciati dalle istanze di mantenimento dei livelli occupazionali e della tutela dell’ecosistema lagunare, in una città che ha votato nel suo Pat l’estromissione delle navi non compatibili con la laguna di Venezia.
Sullo sfondo, comunque vada, l’investimento di centinaia di milioni di euro: nell’ipotesi di scavo del Canale Contorta, caldeggiato da Autorità portuale che è emanazione del Ministero delle Infrastrutture, come nell’ipotesi di scavo della tangenziale dietro alla Giudecca prediletta da Scelta Civica di Enrico Zanetti, dai porti off-shore in bocca di porto del Lido firmati De Piccoli e Comune di Mira, all’ipotesi Marghera di Roberto D’Agostino, che rifarebbe le banchine a Marghera per far stazionare i grattacieli del mare.
IL COMUNE – Orsoni: «Stiamo preparando l’ordinanza per tenerle fuori»
Il sindaco va avanti. Perplessità di alcuni esponenti del Pd, no dell’Udc
Il presidente di Confindustria Zoppas: «Tenga conto del momento di crisi»
(E.T. / R.V.) Il sindaco non è un comandante di navi, ci mancherebbe altro, e non ha nessun potere sulla navigazione, tantomeno delle navi. Giorgio Orsoni, però, non pensa ai bastimenti, pensa ai monumenti e ai palazzi della millenaria città sull’acqua, e a chi ci vive dentro. E su quelli di poteri ne ha eccome, per cui l’ordinanza sarà proprio per tutelare pietre e persone da possibili danni, anche se fosse solo una possibilità remota.
Da Roma, insomma, ieri non è arrivata una fumata bianca ma la notizia di una riunione fra i tre Ministeri peraltro aggiornata alla prossima settimana (ne parliamo a fianco). Perciò, come aveva promesso, il sindaco Giorgio Orsoni ha deciso di passare al piano B, o meglio O come ordinanza.
In modo forse provocatorio contro l’immobilismo romano, con l’intenzione di dare una scossa su un tema sotto gli occhi del panorama mondiale, questa mattina Orsoni darà il via alla redazione dell’ordinanza in base ai poteri conferiti al sindaco dal testo unico degli enti locali. In particolare all’articolo 54 del documento si fa presente che il primo cittadino, quale ufficiale del Governo, sovrintende «all’emanazione degli atti che gli sono attribuiti dalla legge e dai regolamenti in materia di ordine e sicurezza pubblica» e può adottare «con atto motivato provvedimenti urgenti per prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana».
Chiaro che è un provvedimento esposto a tanti possibili ricorsi al Tar perché, comunque, è un parlare a nuora perché suocera intenda ma intanto smuove le acque stagnanti della laguna. «Movimentiamo un po’ la faccenda» ha detto ieri a margine dell’accordo con l’Eni per le aree di Porto Marghera, intendendo appunto che i tempi di Roma sono troppo lenti rispetto a quelli imposti dall’opinione pubblica mondiale per cui «avviamo le procedure per l’ordinanza».
Mentre parlava sorrideva con le labbra ma gli occhi erano serissimi, e dev’essersene accorto anche Matteo Zoppas quando ha salito i gradini del palco allestito nel capannone del petrolchimico per andarlo a salutare. Matteo Zoppas, anche lui sorridendo per le telecamere, ha stretto la mano a Orsoni, chiedendogli se davvero avesse intenzione di procedere, non ha nemmeno nominato la parola ordinanza, troppo urticante per gli interessi e i valori in ballo.
Il sindaco ha risposto che non c’è nessuno scherzo, insomma che è suo dovere intervenire, senza drammi.
Alla fine della cerimonia, qualcuno ha fatto una battuta sulle Grandi Navi al presidente di Confindustria e lui ha tagliato corto, secco: «Spero che non si facciano scherzi, perché in questo momento di crisi non ce n’è proprio bisogno».
L’intenzione è stata ribadita ieri sera in una riunione di maggioranza (Pd e Udc, gli altri erano assenti), durante la quale il sindaco ha di nuovo insistito sul trasferimento a Marghera delle navi più grandi (si parla di spazio per tre) come unica soluzione nel breve periodo. Sull’ordinanza, una buona parte degli esponenti del Pd ha manifestato perplessità, mentre l’Udc si è detta contraria, dicendo che se il sindaco firmerà l’ordinanza se ne assumerà la responsabilità anche economica.
Nuova Venezia – Marghera. “Nave de vero”, preoccupa la viabilita’.
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12
apr
2014
IL NUOVO CENTRO COMMERCIALE »MENO CINQUE ALL’INAUGURAZIONE
Dal Corso (Municipalità Marghera): «La nuova megarotonda sulla Romeadovrebbe limitare il traffico in centro»
Meno cinque. È cominciato il conto alla rovescia per la grande inaugurazione del nuovo e prestigioso centro commerciale “Nave de Vero” che, secondo le previsioni, giovedì prossimo, primo giormo di apertura, verrà visitato da almeno 10mila persone. Che impatto avrà su Marghera? È questa la principale preoccupazione della Municipalità, anche se gli investimenti infrastrutturali realizzati dai proprietari della struttura dovrebbero garantire un disagio contenuto per quanto riguarda il traffico di attraversamento. «Qualche giorno fa – spiega Flavio Dal Corso, presidente della Municipalità – abbiamo effettuato un sopralluogo assieme agli assessori competenti. La megarotonda sulla Romea dovrebbe essere la principale garanzia per evitare intasamenti nelle strade di Marghera. Quindi invitiamo i cittadini che si recheranno nel centro commerciale a percorrere la tangenziale e la Romea, evitando così il traffico di attraversamento. Naturalmente consigliamo anche di raggiungere la struttura con i mezzi pubblici, se possibile».
Sconsigliatissimi, dunque, i percorsi più urbani, come via Beccaria, via Rinascita e la stessa via Fratelli Bandiera, tre arterie a rischio intasamento. «La nave de Vero è un centro commerciale molto attrattivo – continua Dal Corso – quando la Regione ne ha autorizzato la realizzazione, il Comune si è subito preoccupato di gestire il problema della viabilità. E bisogna dire che da questo punto di vista i proprietari della struttura hanno dimostrato moltissima disponibilità, al contrario di quanto successo a suo tempo con Panorama che ha mai dato seguito alle promesse fatte».
Valdino Marangon, delegato ai Lavori pubblici della Municipalità, non nasconde la sua preoccupazione per via Colombara. «Quando verrà chiusa l’uscita sulla Romea – spiega – quella strada rischia di intasarsi e di diventare pericolosa dato che è frequentata anche da molti mezzi pesanti. In ogni caso, a partire da giovedì prossimo la situazione verrò monitorata dalla Mobilità, così si potrà capire se sia o meno necessario ricalibrare la viabilità».
La Nave de Vero, gestito dal colosso Còrio, aprirà le proprie porte a stampa e autorità già mercoledì. Giovedì, invece, tocca al pubblico visitare le 120 attività ospitate al suo interno e c’è da giurare che i 2mila e 400 posti disponibili nel parcheggio verranno occupati in breve tempo. Motivo? La struttura può contare su negozi di grande attrattiva. Primo fra tutti, nel campo dell’abbigliamento, lo spagnolo Zara che, grazie a un rapporto qualità-prezzo riconosciuto ovunque, fa da calamita anche per le altre realtà. La Nave de Vero darà lavoro (temporaneo) a circa mille persone, 120 delle quali andranno nel supermercato Coop. Ma naturalmente l’apertura di questo colosso della distribuzione rischia, come denunciato da più parti, di mettere ancor più in ginocchio il commercio del centro città, ormai agonizzante. Nel comparto delle vendite, almeno a Venezia, Golia batte quasi sempre Davide.
Gianluca Codognato
Nuova Venezia – La primavera di Porto Marghera
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12
apr
2014
PETROLCHIMICO » ECCO LA FIRMA STORICA
110 ettari per nuovi investitori
Sottoscritto il preliminare per la cessione da parte di Eni di aree per attività industriali e logistiche
Il presidente Scaroni: «Qui abbiamo investito per diventare leader mondiale della chimica verde»
Nel Capannone tutti gli attori dell’accordo: Orsoni e Zaia soddisfatti
Clini: «Eliminate le lungaggini procedurali adesso possiamo attrarre imprenditori»
Da quel pulpito, nello storico Capannone del Petrolchimico, circondato da bandiere rosse e murales con i lavoratori dietro gli striscioni con il pungo alzato, erano soliti parlare operai e sindacalisti che incitavano allo sciopero per il rinnovo del contratto o contro la nocività in fabbrica.Maieri – dopo le chiusure a raffica di fabbriche e la riduzione di migliaia di posti di lavoro degli ultimi quindici anni – da quello stesso pulpito ha parlato l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, per annunciare che la nuova «primavera della chimica a Porto Marghera» è finalmente cominciata, grazie alla riconversione – già completata la sua raffineria al biodiesel e annunciata la costruzione di un nuovo impianto di oli lubrificanti “green” – e alla cessione, sancita ieri conla firma del contratto preliminare, di 110 ettari di sue aree inutilizzate a Comune di Venezia e Regione Veneto affinché le mettano sul mercato, a disposizione degli investitori che intendono avviare nuove attività industriali e logistiche. I punti dell’accordo. Eni verserà, inoltre, alla nuova società che Comune e Regione dovranno costituire al più presto, 38 milioni di euro per coprire le spese di bonifica e messa in sicurezza delle aree cedute. Alla firmadi Paolo Scaroni sul contratto preliminare si sono aggiunte ieri, nello storico Capannone del Petrolchimico, quelle del sindaco Giorgio Orsoni e del governatore Luca Zaia che ora dovranno costituire rapidamente una nuova società che diventerà proprietaria delle aree cedute da Eni e dovrà collocarle – debitamente bonificate – sul mercato, a disposizione di investitori interessati ad avviare attività produttive in un’area, come quella di Porto Marghera, con grandi spazi e tutte le infrastrutture già disponibili, compresa ferrovia e banchine portuali. Il Capannone resta.Ha introdotto l’incontro per la firma del preliminare della cessione delle aree di Eni, il sindaco Giorgio Orsoni che tre anni fa aveva accusato Eni dalla tribuna dell’assemblea annuale di Confindustria Venezia «di non far nulla, se non chiudere cicli produttivi, per rilanciare Porto Marghera ». «Questo Capannone è il simbolo di un grande polo industriale e dei suoi lavoratori e tale vogliamo che resti», ha detto ieri, prima di cedere la parola a Scaroni, «per testimoniare la lunga e sofferta storia di Porto Marghera che ora può rinascere con nuove attività industriali sostenibili, grazie al lungo lavoro che abbiamo fatto con la Regione e la stessa Eni che ringraziamo per l’opportunità che sta dando a questo territorio ». Anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha parlato di un «giorno storico, una pietra miliare per il recupero di un’area problematica come Porto Marghera, che ha ancora una forte vocazione industriale, testimoniata dalla fila di imprenditori che ci hanno già detto di essere interessate a investire qui». Modello nazionale. In Capannone ieri c’era anche il direttore generale del ministero dell’Ambiente, Corrado Clini, che durante il suo mandato come ministro ha messo a punto l’Accordo di Programma che ha ridotto il sito di interesse nazionale (Sin) di Porto Marghera alle sole aree industriali e ha «attivato nuove procedure – come ha detto lui stesso ieri dal pulpito del Capannone – più semplici, trasparenti e rapide, in modo da attrarre gli investitori fino a ieri scoraggiati dalle lungaggini e complessità procedurali ». Clini, che a Venezia e Marghera ha lavorato per anni comemedico del Lavoro e poi come direttore al ministero dell’Ambiente, è arrivato a dire che «gli accordi per il risanamento e la riconversione industriale di Porto Marghera, frutto del lavoro di squadra tra le istituzioni nazionale e locali, diventerà un modello per tutti gli altri siti di interesse nazionale». Paolo Scaroni ha aggiunto che gli investimenti di Eni a Porto Marghera, per la bioraffineria e il nuovo impianto di bio-oli di Versalis «anticipano una scelta innovativa e strategia di Eni che intende diventare leader mondiale della chimica verde». Dal pulpito, invece, non ha parlato il presidente dell’Autorità Portuale, Paolo Costa, malgrado i 110 ettari di aree cedute dalla società dell’Eni (Syndial) rientrano – al pari di tutte le aree comprese nel Sin di Porto Marghera – nella zona portuale e siano soggette, per qualsiasi attività, ad apposita concessione del porto. «È giunto il momento di avviare il processo di revisione d’intesa con ilComune di Venezia», ha dichiarato Costa ai giornalisti. «Con i nuovi attori e le procedure semplificate oggi disponibili è possibile prefigurare i nuovi contenuti dello sviluppo portuale industriale di Marghera in un quadro post Mose fondato sul porto off shore, sul nuovoterminal delle autostrade del mare di Fusina, sulla rivitalizzazione del punto franco nel quadro delle linee guida per la revisione del Prp che il Comitato Portuale comincerà a mettere a punto sin dalla prossima riunione».
Gianni Favarato
il numero uno di confindustria
Matteo Zoppas: «Le procedure ora sono più chiare ma non i costi di bonifica delle falde»
Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Venezia, è rimasto seduto in platea e quando i giornalisti gli hanno chiesto di commentare lo storico accordo tra Eni e le istituzioni per sbloccare le aree industriale inquinate di Porto Marghera ha ribadito di apprezzare «la concreta applicazione agli impegni presi con l’Accordo di Programma del 16 aprile 2012». Per chiudere il cerchio, Zoppas anche ieri ha ripetuto che «gli investitori arriveranno a Porto Marghera non solo a fronte di tempi certi, che ora sembrano essere assicurati, per i procedimenti di carattere amministrativi per programmare gli investimenti futurimale imprese hanno bisogno anche di avere certezza dei costi che dovranno affrontare per contribuire alla bonifica della falda d’acqua sotterranea attraverso il sistema di depurazione collettiva detto Progetto Integrato Fusina».
Da Syndial 38 milioni per le bonifiche
I termini dell’accordo: la newco formata da Comune e Regione girerà questi soldi ai futuri acquirenti
Il preliminare di compravendita firmato ieri da Regione, Comune e Eni-Syndial prevede la cessione di 110 ettari di aree industriali dismesse, dei quali 50 hanno i progetti di bonifica autorizzati da realizzare con i soldi messi a disposizione da Eni e 60 sono già stati messi in sicurezza permanente. Lo schema del contratto preliminare firmato prevede l’impegno da parte di Regione e Comune “all’acquisto di aree di cui Syndial è attualmente proprietaria in Porto Marghera, per un’estensione totale di circa mq. 1.073.358, suddivise nei macrolottiAe B». Per il lotto A, di «immediata reindustrializzazione, pari a circa 50 ettari, è previsto un prezzo di cessione a corpo pari a 25 milioni di euro, oltre ad euro 5 milioni quale prezzo di cessione dei fabbricati ivi esistenti, a fronte del riconoscimento a favore dei promissari acquirenti della somma forfetizzata di 50 milioni di euro, a titolo di oneri ambientali, necessari per eseguire gli interventi di bonifica approvati dal ministero dell’ Ambiente». Per il lotto B (circa 60 ettari), all’interno del quale sono comprese aree dove è stata realizzata o è in corso la messa in sicurezza permanente, è invece indicato un prezzo di cessione a corpo pari a 1,5 milioni di euro con riconoscimento a favore dei promissari acquirenti della somma forfetizzata di 19,5 milioni di euro a titolo di oneri ambientali necessari per la realizzazione e gestione di tale attività. Si tratta di aree dove la «messa in sicurezza permanente è già stata realizzata da Syndial, che ha ottenuto le relative certificazioni dalla Provincia di Venezia». Per queste ultime aree la Newco che Comune e Regione costituiranno «individuerà le modalità di utilizzo, mettendo a disposizione le necessarie risorse economiche». Syndial riconoscerà, infatti “a favore” degli acquirenti la sommacomplessiva di 38 milioni di euro, da corrispondersi all’ atto del trasferimento delle aree di cui al contratto rogito. È inoltre previsto che Syndial, cioè Eni, porti a termine «con tempistiche definite e assistite da penali, alcuni interventi di bonifica o messa in sicurezza già approvati da appositi provvedimenti ministeriali, ceda alcuni impianti mobili da impiegare nella bonifica dei suoli e realizzi a propria cura e spese la demolizione di alcuni fabbricati, impianti e sottoservizi non più utilizzabili».
i commenti – I sindacati: bene, ma è solo l’inizio
«Dove sono i nuovi imprenditori di cui parla il governatore?»
«Finalmente Eni ha deciso di rilanciare Porto Marghera» hanno commentato i sindacalisti dei chimici di Cgil, Cisl, Uil, seduti in platea mentre sul podio c’erano Scaroni, Orsoni, Zaia e Clini. «Ma si tratta solo dell’inizio di una fase nuova, un possibile rilancio tutto darealizzare». Da anni i sindacalisti dei chimici veneziani sono costretti a siglare solo accordi di cassa integrazione o procedure di mobilità e, dunque, aspettano di «vedere i fatti, prima di cantar vittoria ». «Perché a tutt’oggi», hanno spiegato ieri in Capannone Riccardo Colletti, Massimo Meneghetti e Cristian Tito della Uil, «vediamo solo chiusure di aziende e progetti di reindustrializzazione, come quello dell’Oleificio Medio Piave nelle aree dell’ex Clorosoda acquistate da Syndial, che non vengono realizzati». Proprio ieri, poche ora prima degli autorevoli annunci di una nuova e più promettente fase per Porto Marghera, i sindacati dei chimici hanno firmato un verbale di «non accordo» sulla procedura di mobilità annunciata con l’invio delle lettere di licenziamento agli oltre cento dipendenti della Vinyls in procedura di concordato fallimentare: il 7 luglio, dopo 5 anni, hanno la cassa integrazione in scadenza. Sulla loro scrivania i sindacalisti hanno ancora l’accordo, siglato l’anno scorso, in cui l’Oleificio Medio Piave si impegna ad assumere i cassintegrati di Vinyls nel nuovo oleificio che vuole costruire a Porto Marghera, ma a tutt’oggi, a quasi due anni dall’annuncio, ancora lontano dall’essere concretizzato. «Siamo pronti a sostenere tutte le iniziative valide che, prendendo spunto dai progetti green di Eni, a Porto Marghera portino nuova industria e occupazione », hanno aggiunto i sindacalisti dei chimici, ricordando che a Porto Marghera il tasso di disoccupazione è in allarmante aumento ma anche che il 34 per cento degli occupati lavora ancora nel settore industriale. I sindacati non hanno risparmiato critiche al governatore Luca Zaia chiedendo «dov’è la fila di imprenditori pronti a investitre miliardi, come lui dice, a Porto Marghera?». Critiche anche al sindaco Giorgio Orsoni, in quanto «parla di rilancio delle attività industriali a Porto Marghera ma sul tema delle Grandi Navi continua a proporre di spostare la stazione marittima proprio a Porto Marghera, prospettando così una direzione diametralmente opposta a quanto tracciato con le intese firmate qui in Capannone».
(g.fav.)
Gazzettino – Porto Marghera si rimette in moto
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12
apr
2014
LA FIRMA L’Eni cede a Regione e Comune 110 ettari. Opportunità per nuovi investitori
Oltre 100 ettari di aree industriali passano dall’Eni al Comune. Ieri Comune e Regione hanno siglato il preliminare che apre la strada alla reindustrializzazione di Porto Marghera. Il governatore del Veneto Luca Zaia ha detto che quello firmato ieri è un accordo storico per l’area industriale. 50 dei 110 ettari complessivi sono disponibili subito, gli altri 60 devono essere bonificati, ma ciò che conta è che l’operazione, che tra l’altro comporta un versamento di Eni alle istituzioni di 38 milioni di euro, sia partita.
PORTO MARGHERA – Nuova raffineria accordo fra Eni Comune e Regione
SINDACO E GOVERNATORE
Orsoni: «Ora gli imprenditori»
Zaia: «Spazio al manifatturiero»
L’INVESTIMENTO – Con 100 milioni una “bioraffineria” userà l’olio delle patatine fritte
INDUSTRIA L’amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni: «Un esempio per tutto il Paese»
Porto Marghera, la firma della rinascita
Consegnati a Comune e Regione 110 ettari di aree industrializzate, pronte per i privati
Comune di Venezia e Regione Veneto hanno siglato il preliminare per acquisire 110 ettari di aree industriali da Syndial del gruppo Eni. Ora manca solo il rogito dal notaio e poi le istituzioni pubbliche costituiranno una società (newco) per cedere quei terreni a investitori che apriranno nuove attività produttive e creeranno occupazione nei duemila ettari complessivi di Porto Marghera. Storica firma che apre la strada alla reindustrializzazione non più inquinante, dopo almeno due decenni di crisi profonda nel corso dei quali si sono registrate solo chiusure e perdite di posti di lavoro. Hanno firmato Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia, il governatore del Veneto Luca Zaia e il presidente di Syndial, Leonardo Bellodi. Con loro sul palco dell’altrettanto storico capannone del petrolchimico, simbolo di decenni di lotte operaie, l’amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni e l’ex ministro dell’Ambiente, Corrado Clini. Del Governo non c’era nessuno, anche se Scaroni ha detto che l’operazione aree avviata a Marghera dovrebbe diventare modello per tutto il Paese, «perché non c’è finanza e non c’è ricerca avanzata senza una fabbrica alle spalle».
Gli industriali non sono mai completamente soddisfatti, e Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Venezia, ha parlato di «un grande risultato ma dobbiamo eliminare ancora tutte le zavorre burocratiche e risolvere definitivamente la questione delle bonifiche, in particolare del trattamento acque. Per un investitore i costi sono ancora incerti, e senza certezze difficilmente qualcuno verrà a Porto Marghera».
Il governatore del Veneto Luca Zaia, invece, ha detto chiaramente che quello firmato ieri è un accordo storico per l’area industriale «che non ospiterà mai parchi di divertimento o campi da golf, come vorrebbe più di qualcuno, ma valorizzerà il settore manifatturiero perché è il suo luogo ideale grazie alla ferrovia, al porto, all’autostrada e a tutte le altre infrastrutture».
Manifatturiero senza il quale «il Paese non andrà da nessuna parte – ha ammonito Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni -. Come Eni abbiamo fatto e continueremo a fare la nostra parte». Cento milioni per trasformare, unici al mondo, una raffineria tradizionale in una bioraffineria (“usando anche l’olio delle patatine fritte del Mc Donald’s”), e duecento per un nuovo impianto di prodotti bio a fianco del cracking che dimezzerà le produzioni di etilene mantenendo, però, l’integrazione con gli altri petrolchimici padani. Questi sono i biglietti da visita del cane a sei zampe, ai quali si è aggiunto quello delle aree: 50 ettari sono disponibili subito, gli altri 60 devono essere bonificati ma ciò che conta è che l’operazione, che tra l’altro comporta un versamento di Eni alle istituzioni di 38 milioni di euro, sia partita. E fino ad un anno fa pochi ci credevano perché all’epoca Orsoni e Bellodi ancora si mandavano vicendevolmente a quel paese accusandosi di boicottare il progetto.
Poi finalmente, anche grazie al veneziano Clini che, con il suo accordo sulle bonifiche dell’aprile 2012, ha spianato la strada, hanno condiviso l’obiettivo di rimettere in moto la macchina produttiva. Tanto che ieri Orsoni ha ringraziato Eni per l’impegno: «Non avremmo mai immaginato che Eni, con i suoi investimenti, potesse addirittura anticipare la riconversione per la quale stiamo tutti lavorando».
I sindacati, come gli industriali, non sono del tutto soddisfatti perché «gli investitori interessati ancora non li vediamo e le istituzioni devono passare dagli annunci ai fatti».
I fatti sono questo accordo, ha ribattuto Orsoni, «ora piuttosto tocca agli imprenditori dimostrare che sanno fare». Anche perché «in quest’area area e con queste possibilità possiamo finalmente puntare all’obiettivo di portare a zero il tasso di disoccupazione» ha aggiunto l’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso.
E, tanto per non farsi mancare le sorprese, il presidente del Porto, Paolo Costa, ha fatto presente che, per decidere quali attività si potranno insediare, bisogna rimettere mano al piano regolatore portuale, e chi decide su questo sono Porto e Comune, si spera in fretta.
Elisio Trevisan
Nuova Venezia – La carica dei 400 punti vendita, centri commerciali pigliatutto.
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11
apr
2014
FOTOGRAFIA DELLO SHOPPING » L’EMIGRAZIONE IN PERIFERIA
Tutte le strutture dal Valecenter (Marcon) alla nuova Nave de vero (Marghera) passando per l’Auchan
Gli esercenti: «Difficile tornare indietro, servirebbe un piano Marshall, così si svuotano le città»
“Nave de vero”, si trattano i grandi marchi
Còrio sta chiudendo gli ultimi contratti, in arrivo Coop, Zara, Desigual e Alcott
Una volta c’erano le piazze delle città, al centro del commercio. E oggi ci sono i centri commerciali, in periferia, diventati le nuove piazze dell’incontro. Con l’arrivo della “Nave de vero” che aprirà a Marghera il prossimo 17 aprile accelera la spinta centrifuga che porta il commercio fuori dal centro storico. Per farsene un’idea basta guardare la mappa, mettere insieme il numero dei negozi, e i metri quadrati dei grandi ipermercati, per capire che, per dirla con le parole del responsabile regionale della Confesercenti, Maurizio Franceschi, «siamo circondati: i buoi sono scappati e le risposte dei centri storici, sempre molto più lente rispetto a quelle delle grandi società private, sono inadeguate. Ci vorrebbe un piano Marshall per il commercio nei centri storici, anche se i comuni sono senza soldi». Leggendo i dati e le tabelle di Federdistribuzione si scopre che la grande distribuzione è in sofferenza ma Mestre sembra essere non ancora satura: 180 mila metri quadrati, oltre 400 negozi, circa 10 mila posti auto. Sono questi i numeri dei quattro centri commerciali più grandi. A Nord c’è il Valecenter, 130 negozi, 60 mila metri quadrati, che resta il più grande centro commerciale della città, in un polo che mette insieme molte altre attività da Beep’s alla Conbipel. Più in centro c’è Auchan, le cui gallerie ospitano 120 negozi, per non dire di tutti gli altri negozi dell’area Aev Terraglio. In centro città, se pur con spazi ridotti, ci sono anche il centro Le Barche, con 22 negozi, e il centro Polo a Zelarino, con 16 negozi. Più a sud, a Marghera, nei pressi della Romea e orientato ad attrarre clienti di tutta l’area sud della provincia, il Panorama, e ora l’arrivo del centro del gruppo olandese, che se da un lato rivoluzione l’idea del centro commerciale, anche dal punto di vista architettonico, rispetto ai precedenti interventi della grande distribuzione, dall’altro conferma la tendenza a spostare il commercio – anche in termini di relazioni sociali – fuori dalla città. «Non giudico l’intervento della Nave de Vero, positivo sul punto di vista dell’intervento urbanistico, non è uno di quegli scatoloni ai quali siamo stati abituati fino ad ora», aggiunge Franceschi, «ma la politica regionale che solo di recente ha permesso di realizzarli nei centri della città, dove sarebbero dovuti stare fin da subito ». Perché, «non raccontiamoci storie se un centro si svuota di funzioni, si svuota di persone, muore, e finisce nel degrado». Se non è possibile dire di no alla grande distribuzione – si riflette alla Confesercenti – si sarebbero però dovute costruire le regole per evitare il monopolio. Mase i residenti premiano i centri commerciali è anche perché sono accessibili con l’auto, i parcheggi sono gratuiti, l’offerta dei prodotti è più amplia, e ci sono anche forme di intrattenimento, dalle sfilate al cabaret. Nella “Nave de Vero” ad esempio ci sarà anche un teatro, aperto alle associazioni della città. E anche l’outlet di Noventa di Piave – non è un centro commerciale ma ha pur sempre 130 negozi – offre, soprattutto d’estate, strizzando l’occhio ai turisti delle spiagge, concerti e spettacoli con artisti di primo piano. «Abbiamo delegato ai non-luoghi anche queste funzioni che dovrebbero essere tipiche delle città», dice Francesco Antonich, vice direttore di Ascom Confcommercio, «probabilmente in un futuro anche le riunioni di giunta si terranno in posti come questo». E se i piccoli negozianti soffriranno secondo Antonich «la vera guerra sarà tra centri commerciali, tra i grandi colossi della distribuzione che cercheranno di rubarsi tra di loro i Il nuovo centro commerciale di Marghera è stato progettato da uno studio mestrino – “Milanese e Modena” – ,mentre la direzione dei lavori è stata affidata alla Tecnostudio di Mestrino. I lavori sono praticamente finiti, in vista dell’apertura del 17 aprile. La “Navede Vero” è della società olandese Còrio, quotata alla borsa di Amsterdam, un colosso che a Marghera apre il decimo centro commerciale di alta gamma, che punta tutto su design e marchi di qualità per attrarre i clienti guardando a un bacino di potenziali compratori che va ben oltre i confini della provincia di Venezia. In questi giorni la società sta stringendo gli ultimi contratti con i marchi intenzionati ad entrare nell’area che si affaccia alla Romea, dove è stata disegnata anche una nuova viabilità ad uso dell’area commerciale. Cento e venti negozi, tanti marchi importanti in arrivo sulla Romea, a Marghera. Ma nonostante il riserbo, qualche nome è già trapelato. Una delle novità principali riguarda l’Apple store sul quale però l’accordo non sarebbe ancora chiuso, e in ogni caso l’apertura del centro della mela morsicata non sarebbe in contemporanea con l’inaugurazione del 17 aprile. Di sicuro ci sarà “Casa Coop”, seconda grande struttura a Mestre dopo quella aperta, tra l’altro di recente, vicino ad Auchan. I visitatori potranno anche mangiare da Mc Donald’s che alcune settimane fa in piazzetta Coin ha svolto le selezioni per assumere i 30 dipendenti del ristorante. Oltre al colosso dell’abbigliamento Zara, previsto anche l’arrivo di MediaWorld, Cisalfa, Alcott, Liu Jo, Calzedonia, Intimissimi, Tezenis, Benetton, Piazza Italia, Scarpe & Scarpe, Desigual, Sephora e Footlocker. E ancora: Capello Point, Primadonna, Kasanova, Bershka, Orora gioielleria, Sorbinno Uomo che hanno selezionato personale attraverso le agenzie interinali, in primis Umana. Per il giorno dell’inaugurazione previsti una serie di appuntamenti e iniziative che verranno resi noti dal gruppo olandese nei prossimi giorni.
Francesco Furlan
Fioccano i commenti sul nostro sito «Non abbiamo bisogno di altri negozi»
Circa mille posti di lavoro per il nuovo centro commerciale di Marghera. «Ben venga, ma vediamo se durano», spiegano i sindacati. E anche i lettori della nuovavenezia.it si dividono sull’apertura della “Nave de Vero”. Sarà o meno un fatto positivo per la città? «Sono proprio questi i posti di lavoro che servono…Mc donald’s e altre catene. E questi al lavoro anche sabato e domenica, complimenti. Viva la ripresa del paese, peggio degli americani siamo diventati», commenta Marco Capovilla. È dello stesso tenore il giudizio di Stefano Giacomini: «Basta è ora di finirla con questi centri commerciali! Basta con questa liberalizzazione selvaggia delle licenze, per un nuovo posto creato se ne perdono due! Ma chi ci governa lo sa questo?». E Rossella Bovo si interroga: «Il lavoro ai giovani è un bene….ma avevamo davvero bisogno di un nuovo Centro Commerciale? Ci credo poco e poi farà danno alla concorrenza». E in molti lamentano il fatto di aver fatto domanda, mad i essere stati scartati perché troppo vecchi. Come Lisa Barison, che racconta: «anch’io ho fatto richiesta di lavoro ma per questi contratti sono troppo vecchia…ho ben 39 anni….e così noi anziani resteremo disoccupati». E ancora Mariarosa Bison accusa: «Un altro posto aperto la domenica per uccidere le famiglie!».
Negozi del centro in crisi. È sfitto uno su quattro
Il viaggio tra la desolazione del cuore cittadino, una situazione drammatica nelle vie Poerio e Verdi. Lacchin: «Abbassare le tasse sui locali affittati»
È piacevole fare shopping in un centro città che ospita un negozio sfitto ogni quattro? Per ottenere una risposta basta rivolgere la domanda a qualsiasi mestrino. Fra piazza Ferretto e le zone immediatamente adiacenti, infatti, la percentuale di spazi commerciali chiusi è proprio questa, anzi, è leggermente superiore. Le medie, poi, celano realtà a dir poco emblematiche, come quella di via Verdi, strada nella quale le attività con le serrande abbassate sono di più di quelle aperte. Le zone più in sofferenza sono quelle dove insistono i cantieri, come via Poerio, ma ancor più quelle in cui i cantieri non sono mai partiti, come via Circonvallazione. Il commercio del centro mestrino è in ginocchio, dunque, e non sarà facile risollevarlo, anche se non manca la fiducia. Doriano Calzavara di Ascom Mestre attende speranzoso il mercato al coperto di piazza Barche, mentre Michele Lacchin, vicedirettore della Confesercenti provinciale, propone di fare leva sulla fiscalità locale per invogliare i proprietari ad affittare gli spazi a canoni accettabili. Centro svuotato. Secondo il monitoraggio effettuato dal nostro giornale, i segnali più emblematici della crisi del commercio mestrino giungono da via Poerio. Qui, inutile negarlo, il cantiere del Marzenego ha fatto i suoi danni. Attualmente le attività ancora aperte sono 11 su 15,main prospettiva ne dovrebbero chiudere altre cinque. «Fra un po’ – protestano i commercianti dell’area – la strada che dovrebbe essere il fiore all’occhiello della città, si ritroverà con due tabaccherie, un negozio di elettronica , una gioielleria e forse un bar». Il record negativo spetta a via Verdi con 19 spazi sfitti su 33. Piazza Ferretto ha cinque negozi chiusi con una media di 1 su 10, rapporto altissimo per un centro città. Cantieri. Ragionando a “macroaree” si percepisce una realtà variegata. Dove i cantieri sono terminati da tempo, nella parte a Nord della piazza (leggi via Caneve e via palazzo) e nella parte che ruota attorno alla rinnovata piazzetta Zorzetto, le cose vanno male però la situazione non è drammatica. La parte sud, che comprende via Poerio e via Verdi, conta quasi due negozi chiusi ogni cinque. Nel monitoraggio non s’è presa in considerazione la parte ovest, quella di via Circonvallazione, dove la chiusura dell’ospedale e il fallimento dei progetti dei privati, hanno provocato una ecatombe. Nel centro di Mestre, ormai, aprono quasi esclusivamente pubblici esercizi, soprattutto bar (vedi la zona di piazzetta Zorzetto) e take away ( pizza e kebab) d’asporto. Suggerimenti. Michele Lacchin della Confesercenti lancia la sua proposta: una tassa sugli immobili meno cara per i negozi affittati, «per invogliare i proprietari a locare gli spazi a canoni accettabili». Del resto, «non trovo sbagliato pensare di penalizzare i proprietari che preferiscono lasciare improduttivi i propri immobili piuttosto che diminuire le loro pretese riguardo al canone». Doriano Calzavara dell’Ascom, invece, spinge affinché il Comune conduca in porto l’investimento del mercato coperto in piazza Barche: «sarebbe una grande opportunità per tutto il commercio del centro ». Dibattito aperto. Sulla questione del commercio in centro Stefano Ceolin, titolare del locale Il Palco di piazzetta Battisti invoca l’apertura di un dibattito con la cittadinanza e lancia due cicli di appuntamenti a partire da fine mese su smart city e negozi di vicinato. «Il centro sta perdendo sempre più la propria funzione sociale – spiega Ceolin – Non è più un luogo di incontro e il degrado denunciato da molti deriva anche da questo ».
Gianluca Codognato
Nuova Venezia – Duemila lavoratori green. Porto Marghera si rinnova.
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11
apr
2014
Indagine conoscitiva sulle attività economiche: l’area sta cambiando pelle
Oggi la firma per la cessione di 107 ettari di Eni alla società di Regione e Comune
MARGHERA – Porto Marghera è sempre più “green”. Attenzione, però:non stiamo parlando di nuovi parchi, boschi o giardini, ma delle tante imprese dell’economia verde che si stanno insediando nell’area industriale. C’è chi si occupa di efficienza energetica, chi di energia rinnovabile o alternativa, c’è chi offre servizi ambientali e chi si è specializzato nella riduzione dell’inquinamento, regalando a Marghera un nuovo futuro, dove eco sostenibilità e nuove tecnologie si fondono come a esorcizzare un passato fatto di chimica nociva. L’indagine conoscitiva sulle attività economiche presenti nelle varie “aree” di porto Marghera, curata da Comune, Autorità portuale ed Ente Zona Industriale descrive una realtà che dà speranza. La green economy nell’area in questione può contare su 83 aziende su un totale di 953 censite (9%) e fa lavorare 2.292 addetti, su 11.171 impiegati a porto Marghera. Che dire? Il comparto è in crescita e non potrebbe essere altrimenti. La zona industriale non è morta, anzi, sta solo cambiando pelle. Ecco perché ormai quattro aziende su cinque hanno meno di 15 dipendenti e solo 8 su 100 ne hanno più di 50, come del resto succede in tutta Italia. Però la vocazione industriale è rimasta quella e alle imprese, come dimostra la parte “qualitativa” dell’indagine, porto Marghera piace, soprattutto perché ha infrastrutture fondamentali, come il porto e la ferrovia, che facilitano i compiti. «L’area viene scelta per la sua centralità geografica e per i collegamenti industriali privilegiati di cui dispone», conferma Claudia Marcolin, segretario generale dell’Autorità portuale, «anche se le imprese chiedono parallelamente che tale potenziale possa esprimersi appieno». Il tessuto aziendale dell’area conta su 137 aziende manifatturiere che danno da mangiare a oltre 4.100 addetti. Il terziario avanzato conta più attività (312) ma meno lavoratori (2.305). Dati confortanti anche per la logistica: 197 imprese, oltre duemila addetti. La svolta green di porto Marghera viene sottolineata dall’assessore comunale Alfiero Farinea che ricorda l’investimento di Eni per la raffineria “verde” e la riconversione del ciclo del cracking da 300 milioni fondata sulla qualità tecnologica degli interventi. «Edomani(oggi, ndr)», conclude Farinea, «c’è l’importantissima firma per il trasferimento alla newco formata da Regione e Comune dei 107ettari della Syndial».
Gianluca Codognato
Gazzettino – Venezia. Ecco il piano del Comune per le crociere a Marghera.
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10
apr
2014
LA LAGUNA, L’ECONOMIA
LA STRADA – Proposta da portare in Comitatone
I NUMERI – Investiti 14 milioni in 14mila metri quadrati
L’INCONTRO L’assessore Farinea ha spiegato il progetto al circolo Pd Cannaregio
Riduzione del 32% in Marittima. Entrata e uscita dal canale dei Petroli
Ecco il piano del Comune per le crociere a Marghera
Il Comune scopre le carte sulle crociere a Marghera. Anche se Ca’ Farsetti non ha mai concretizzato la propria posizione in un progetto – tra quelli in attesa della valutazione di impatto ambientale – l’altra sera a Cannaregio durante un dibattito organizzato dal Pd sono state illustrate nel dettaglio le “ipotesi di indirizzo” di Ca’ Farsetti, che punta a far arrivare le grandi navi da crociera a Marghera appunto. Erano invitati il Comune, con l’assessore allo Sviluppo Economico Alfiero Farinea accompagnato da alcuni tecnici dell’Urbanistica, ma anche l’ex assessore all’Urbanistica Roberto D’Agostino, che ha invece redatto un progetto tra quelli in lizza al Ministero. La soluzione Marghera, secondo il Comune, avrebbe il vantaggio di essere di rapida realizzazione, con l’obiettivo di ridurre il traffico in Bacino del 32 per cento nel giro di 6-7 mesi, ha esordito Farinea. Transito unico per il traffico crocieristico e quello industriale, dalla bocca di porto di Malamocco, percorso lungo il canale dei Petroli e arrivo fin da subito a Marghera con due navi, in una prima fase. Necessaria la realizzazione di un bacino di evoluzione, per permettere ai colossi una manovra di entrata e uscita. Successivamente se ne potrebbero aggiungere altre procedendo per fasi successive. E attraverso il risezionamento del Canale Vittorio Emanuele o all’allargamento del canale che costeggia l’isola delle Trezze si potrebbe arrivare anche in Marittima. «Un modo – secondo l’assessore Farinea – per tutelare il rispetto dell’ambiente con le esigenze economiche della città. Ma è necessario uno studio specifico e soprattutto un’attenta programmazione nella portualità». Tenendo conto che la Marittima è ormai alla saturazione mentre Marghera potrebbe rappresentare un polo in espansione e che, come è stato illustrato durante il dibattito, nei grandi porti europei non c’è una distinzione tra il traffico crocieristico e quello commerciale. Resta il fatto che il Comune non ha “armi” procedurali in mano per far valere le proprie linee di indirizzo, se non in un Comitatone.
Al dibattito è stato presentata anche l’ipotesi D’Agostino. Che punta alla creazione di un terminal vero e proprio a Marghera, con la realizzazione di banchine adeguate alle proporzioni delle navi. Visto che quelle attuali, pur recenti non sarebbero più sufficienti. L’ipotesi Marghera, poi, rilancia il tema delle aree che si andrebbero ad occupare, ovvero la Pilkinton e la raffineria Eni e non sono mancati i dubbi in sala. Nessun cenno, invece, alla riduzione delle dimensioni delle navi da far transitare prevista anche dal Pat. Intanto c’è attesa per quello che il sindaco Giorgio Orsoni ha promesso per domani: se da Roma non dovessero arrivare notizie dai Ministeri sullo sblocco della vicenda il primo cittadino potrebbe emettere un’ordinanza di divieto di transito ai grattacieli del mare in base alle proprie competenze di incolumità pubblica, sicurezza urbana o tutela sanitaria.
Oggi De Piccoli presenta all’Ateneo il suo porto
I tempi si stringono e la competizione si fa più stretta, anche se alla fine non sarà la popolazione veneziana a decidere, ma il Governo. Oggi alle 11 Cesare De Piccoli presenterà il suo progetto all’Ateneo Veneto. Si chiama “Venis cruise 2.0″ed è una proposta compiuta sposata dalla Duferco Italia Holding spa, un’azienda bresciana leader nel campo della produzione e del commercio di materie prime siderurgiche con oltre 800 addetti e un fatturato annuo pari a 700 milioni. Per l’ex viceminmistro alle Infrastrutture questa soluzione ha il vantaggio che si può realizzare in tempi veloci, un paio di anni, e che salta l’ipotesi della fase transitoria. Il progetto, che potrà essere realizzato per fasi modulari, prevede a pieno regime di poter ospitare almeno lo stesso numero di navi della Marittima. Il dettaglio dei costi non è ancora noto, ma De Piccoli ritiene che si possa andare abbondantemente al di sotto dei 170 milioni preventivati per lo scavo del canale Contorta.
ALLA MARITTIMA – E intanto Venezia Terminal Passeggeri inaugura la più grande banchina del Mediterraneo per una singola nave
Vtp non ha nessuna intenzione di spostare i suoi terminal crocieristici altrove. I suoi rappresentanti lo hanno sempre detto e lo hanno sempre affermato anche con i fatti. Il motivo è presto detto: il vecchio porto merci è stato trasformato in meno di 15 anni in una moderna stazione passeggeri con terminal dedicati per ogni nave. Per quest’operazione Vtp ha investito finora 150 milioni di euro e non intende rinunciarvi tanto facilmente.
Ora, alla vigilia di una decisione del Governo che potrebbe potenzialmente cambiare gli scenari, la società che gestisce il porto passeggeri presenta il completamento di un progetto ultradecennale. Martedì prossimo sarà inaugurato il nuovo terminal ospitato nel fabbricato 109/110 sulla banchina Tagliamento. Non uno qualunque, ma il più imponente per estensione di tutto il Mediterraneo, con i suoi 14mila metri quadrati destinati ad una sola nave. La realizzazione dell’ottava stazione passeggeri nel luogo in cui c’erano i magazzini per lo stoccaggio del cotone ha comportato un investimento da parte di Vtp di 14 milioni.
A questo punto ognuna delle grandi navi che arriverà in banchina avrà a disposizione un terminal dedicato, in grado di velocizzare al massimo le operazioni di sbarco e di imbarco di passeggeri e bagagli, parallelamente a quanto accade nei maggiori aeroporti del mondo. Questo porterà presumibilmente la capacità di accoglienza ben sopra i due milioni di passeggeri attuali e in diretta competizione con lo scalo di Barcellona per il primato del traffico nel Mediterraneo.
Se l’Autorità portuale (e quindi il Ministero delle Infrastrutture) con i suoi soci privati spinge verso questa direzione, evidentemente qualche ragione ci sarà. Certo è che una Marittima così congegnata sarebbe pronta ad accogliere il “ritorno” delle navi extra large una volta scavato il nuovo canale d’accesso dalla bocca di Malamocco. Cosa, però, tutt’altro che scontata se il Governo manterrà la parola di effettuare una valutazione d’impatto ambientale per tutte le 7 alternative presentate.
Nel caso in cui si optasse per un terminal dedicato alle maxi navi in mare (il progetto degli ambientalisti e di De Piccoli) o a Marghera (come vorrebbe il sindaco Giorgio Orsoni), una Marittima così strutturata potrebbe invece apparire sovradimensionata.
Michele Fullin
Nuova Venezia – Grandi navi, Orsoni prepara l’ordinanza
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9
apr
2014
DOPOLA MSC PREZIOSA, LA COLLISIONE E LE POLEMICHE
Grandi navi, blitz di Orsoni
Pronta l’ordinanza di stop. È un avvertimento al governo
È arrivata la “Ventura”, un altro gigante in Bacino
Sono trascorsi solo tre giorni dal ritorno delle grandi navi in Bacino, dal passaggio della Msc Preziosa e dalla
collisione in Marittima, che i giganti del mare continuano a passare davanti a San Marco, fino a nuova decisione. Ieri è stata la volta della “Ventura”, ammiraglia della flotta P&O Cruises del gruppo Carnival.
CROCIERE & POLEMICHE » CRESCE LA TENSIONE
Grandi navi, Orsoni prepara l’ordinanza
Il sindaco lancia un ultimatum di tre giorni al governo e pensa a un provvedimento urgente per tutelare la sicurezza urbana
«Se non arrivano segnali da Roma ci tuteleremo, bisogna decidere in fretta»
«Aspetto tre giorni poi se il governo non interviene qualcosa dovrò fare. La situazione non può continuare in questo modo ». Il sindaco Giorgio Orsoni si lascia scappare la battuta al termine di una cerimonia di inaugurazione, pressato dai cronisti. Che significa? «Nulla, nulla: aspettate venerdì e vedrete ». Stretto riserbo, dunque. Ma lo staff del sindaco in queste ore sta esaminando leggi e regolamenti. Quali sono i poteri del sindaco in materia di grandi navi? Le acque sono di competenza dell’Autorità portuale, il traffico della Capitaneria di porto. Le pressanti richieste di intervento al governo non hanno avuto fin qui alcun effetto, a parte le dichiarazioni di intenti. Così Orsoni pensa a un intervento che possa costringere a «prendere una decisione rapida». «Bisogna decidere, e fare presto per dare certezze agli operatori», ha detto più volte negli ultimi giorni. L’incidente, seppure lieve, di sabato mattina occorso alla grande nave Msc Preziosa ha riaperto giocoforza polemiche e dibattiti. «La dimostrazione che l’errore umano ci può essere, in qualsiasi momento », ha commentato a caldo il primo cittadino, «dobbiamo intervenire». E un intervento immediato, da parte del sindaco, non potrebbe essere che quello di una ordinanza urgente per tutelare «l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana ». I poteri glieli conferisce il decreto legge 92 del 23 maggio 2008. Che prevede, all’articolo 54, la possibilità per i sindaci, in qualità di ufficiali di governo, «di adottare provvedimenti, anche contingibili e urgenti al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana». Uno“strappo” che renderebbe arduo poi trovare una soluzione condivisa. Ma che Orsoni parrebbe pronto a fare se da Roma non arriveranno segnali di decisioni immediate. L’accoglimento da parte del Tar del Veneto del ricorso di Vtp sull’Ordinanza della Capitaneria di porto – che limitava i passaggi nel 2014 e fissava per il 2015 un limite per le navi al di sopra delle 96 mila tonnellate – ha in pratica azzerato la situazione. Molte compagnie delle crociere si sono già «autoridotte », e le navi attese in Marittima sono un po’ meno e un po’ più piccole di quelle del 2013. Ma restano i giganti del mare come la Msc Preziosa, e ieri è arrivata in Marittima la «Ventura». Tutte continueranno a passare per San Marco. «Occorrono prima alternative se non vogliamo colpire l’occupazione e il lavoro», dicono al Porto, «e i pericoli non esistono: questo è lo scalo più sicuro del mondo». Il sindaco rilancia le alternative, in primo luogo Marghera («realizzabile in pochi mesi come attracco provvisorio») e ha chiesto con insistenza al governo di emanare un provvedimento sostituivo. Un braccio di ferro con il Porto che continua. Ma adesso Orsoni sembra aver perso la pazienza. «Se entro venerdì non arriverà qualche segnale da Roma», dice, «sono pronto a fare da solo». Cioè con ogni probabilità ad avviare l’iter per una ordinanza. Anche questa peraltro potrebbe essere impugnata al Tar dall’Autorità portuale e sospesa dai giudici.
Alberto Vitucci
dibattito al circolo pd di cannaregio
Nuova Marittima a Marghera in cinque mesi due attracchi
Banchine per le navi a Marghera. Ma anche servizi e case in una parte dell’attuale Marittima. Un progetto da quasi un miliardo di euro che potrebbe però «autofinanziarsi» grazie agli investimenti dei privati. E risolvere insieme al problema delle grandi navi anche quello della residenza.
Se n’è parlato ieri pomeriggio nel circolo Pd di fondamenta Ormesini, nel corso di uno degli incontri organizzati dal gruppo di lavoro sulle grandi navi. Tema il «recupero di Marghera», ospiti l’assessore alle Attività produttive Alfiero Farinea e l’ex assessore Roberto D’Agostino, architetto e presentatore del progetto alternativo per spostare la Marittima a Marghera.
«Non è più soltanto un’idea, ma un vero progetto che abbiamo approfondito anche dal punto di vista del Piano economico finanziario», ha spiegato ieri D’Agostino. Significa che l’idea è secondo i proponenti «fattibile in tempi brevi». In 5-6 mesi, secondo l’architetto, è possibile allestire due ormeggi provvisori per grandi navi nel canale Brentelle ed eliminare dal bacino San Marco «il 40 per cento del traffico navale». Altri tre anni ci vorrebbero per la fase 2, cioè per realizzare altri tre posti per grandi navi (meno 80 per cento) e poi in cinque anni il progetto sarebbe completato, con i nuovi attracchi nell’adiacente canale Industriale Ovest. Costi relativamente ridotti (250 milioni di euro) per realizzare una nuova Stazione Marittima che sarebbe collegata con l’aeroporto via gomma e ferrovia, con la città con motonavi e battelli di medie dimensioni. Alla Marittima resterebbero yacht e navi medio grandi, il resto diventerebbe edilizia residenziale. «E le bonifiche nei canali», dice D’Agostino, «sono già previste». Progetti alternativi già all’esame del ministero. E domani all’Ateneo veneto presentazione pubblica del progetto Venis cruise 2.0 di cesare de Piccoli e della società Duferco engineering.
(a.v.)
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