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Nuova Venezia – Tutti di corsa per rivitalizzare Mestre

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9

apr

2014

Fissati i primi quattro appuntamenti di “Corri x…”: allenamento serale in compagnia nei punti critici della città

Riconquistare porzioni di città ormai conosciute più per situazioni da cronaca nera che per iniziative virtuose, dando alla cittadinanza la possibilità di vivere queste zone la sera facendo sport in allegria. E’ l’obiettivo di “Corrix…Città di Venezia”, progetto promosso dagli assessorati allo Sport e alle Politiche sociali in collaborazione con VeniceMarathon e numerose realtà associative del territorio comunale, e che in altre città è ormai una realtà consolidata. Da martedì prossimo saranno tre i percorsi cittadini per chi vuole correre ma anche per chi è interessato solo a passeggiare o fare nordic walking. Un allenamento, non certo una gara, e per tutti alla fine ci sarà un simpatico omaggio. «Finalmente riusciamo a concretizzare questo progetto», sottolinea l’assessore allo Sport, Roberto Panciera. «Assieme al Gruppo di lavoro di via Piave si sono intavolate varie idee e con la collaborazione di tante altre società sportive e associazioni del territorio si parte con questa iniziativa dalla prossima settimana. Un progetto rivolto agli amatori e a tutta la città che può unirsi in questa riconquista di zone rimaste un po’ ai margini. Un modo per riqualificare il territorio cittadino, con percorsi studiati attentamente dalla Polizia municipale per avere la massima sicurezza, in tutti i sensi, lungo i tracciati. Si parte con queste prime quattro date, poi vorremmo che il progetto prendesse davvero piede, così come già avviene in molte altre città italiane». La partecipazione sarà completamente gratuita. Basterà presentarsi in tenuta sportiva, iscriversi alle 19.30 e poi partire alle 20 per coprire il percorso di circa 9 chilometri (quello più lungo) oppure quello ridotto di 5. «Siamo di fronte a un’ iniziativa estremamente interessante », aggiunge il vicesindaco Sandro Simionato, «per valenza sportiva ma soprattutto per la dimensione sociale che assume: correre insieme non in termini competitivi ma per stare in compagnia, riconquistando parte del territorio urbano. In altre città ci sono già migliaia di partecipanti, qui contiamo di iniziare con qualche centinaio almeno». Padova, ad esempio, attrae ogni volta oltre duemila persone, segno che il genere di manifestazione piace ai cittadini. E il vicepresidente della VeniceMarathon, Stefano Fornasier, osserva: «Auspichiamo che possa rivitalizzarsi anche quella porzione di città che verrà investita dalla corsa, quindi creando un indotto aggiuntivo per bar, negozi o ristoranti che magari potranno rimanere aperti la sera. Possiamo far vivere la città più a lungo grazie al contributo di tutte i soggetti che si stanno prestando a livello sportivo e sociale ». Tra strade, parchi e piazze di Mestre, ci sarà anche spazio per raggiungere Marghera (quarto appuntamento previsto a giugno inoltrato). Per ora l’appuntamento sarà ogni 15 giorni, poi, in futuro l’idea degli organizzatori è di rendere il “Corri x… Città di Venezia” un’occasione di socializzare e fare sport ogni settimana. In attesa anche di vedere quale sarà la risposta dei cittadini.

Simone Bianchi

 

Si comincia martedì 15, il via alle 20

Ritrovo in piazzale Bainsizza: è tutto gratis, punto ristoro alla fine degli 8.6km

Quattro serate di allenamenti collettivi (martedì 15 e 29 aprile, 13 maggio e 3 giugno), a passo di corsa o camminata veloce, lungo percorsi che attraversano zone difficili di Mestre e di Marghera. Il ritrovo fissato è fissato alle 19.30 in piazzale Bainsizza a Mestre, con partenza alle ore 20, per gli appuntamenti di aprile e maggio, mentre quello di giugno partirà da piazza Ferretto. Alla fine del percorso, della lunghezza variabile (da 8,6 a 9,5 chilometri), con la possibilità di scegliere un percorso ridotto di 5 chilometri, sarà disponibile un punto ristoro. La partecipazione è gratuita, previa iscrizione valida per tutte e quattro le serate. Gli atleti iscritti potranno utilizzare il parcheggio di fronte alla stazione ferroviaria al costo di 1 euro per tre ore di sosta, oppure quello gratuito in area Pancin che sarà opportunamente sorvegliato per l’occasione. Si parte martedì prossimo con il percorso C (8,6 km) da piazzale Bainsizza procedendo per le vie Piave, Trento e Parco Piraghetto, spostandosi poi verso via Felisati, via Dante, via Aleardi e Cappuccina, via Sernaglia e con arrivo di nuovo in Piazzale Bainsizza. Il secondo appuntamento prevede il percorso B (9,8km) che da piazzale Bainsizza si dilungherà in via Piave, Trento e Perosi, passando per via Olimpia e Ospedale, e poi coprendo l’area delle vie Carducci, Cappuccina, Aleardi, Fogazzaro e di nuovi giù per via Sernaglia e l’arrivo in piazzale Bainsizza. Il percorso A ricalcherà in parte il percorso C, solo che è previsto il transito anche per Marghera dal sottopasso ferroviario a piazza Mercato, da via Manetti a via Fratelli Bandiera e piazzale Giovanacci. Con il secondo transito per il sottopasso e quindi via Felisati e Gorizia fino all’arrivo. Il 3 giugno, data scelta perché la settimana precedente ci saranno le elezioni e sarebbe un problema disporre del numero necessario di agenti e militari delle forze dell’ordine, la sola variante sarà la partenza da piazza Ferretto.

(s.b.)

 

I vertici della società hanno ribadito in Regione di voler ripresentare un unico progetto per la linea Dolo-Camin che riduce da tre a due le linee da sotterrare

MARGHERA – L’hanno ribadito sia il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, che il governatore Luca Zaia, i loro assessori competenti – Gianfranco Bettin e Renato Chisso – e la Municipalità di Marghera, ma i vertici di Terna spa non ne vogliono sapere. Resta, dunque, il loro no secco al possibile «scorporo» dal grande progetto di ristrutturazione del vecchio elettrodotto Dolo-Camin il piano di interramento delle linee aeree che attraversano l’area del Vallone Moranzani a Malcontenta, dove dovrebbe sorgere la prevista mega-discarica di fanghi scavati dai canali che diventerà un grande parco urbano attrezzato. La recente sentenza del Consiglio di Stato che dà ragione al ricorso del titolare di villa Sagredo a Vigonovo per un pilone monostilo della nuova linea Padova- Venezia, ha finito per bloccare gli interramenti previsti nell’area Moranzani e proprio per questo Regione,Comune e Municipalità sono allineate sulla stessa richiesta a Terna: scorporare subito la parte riguardante l’area Moranzani dal resto del progetto di Terna per l’elettrodotto Dolo-Camin che dovrà essere riformulato e ripresentato per ottenere una nuova autorizzazione (Via), con tempi d’attesa indefiniti che molto probabilmente – se non ci sarà lo «scorporo» degli interramenti al Moranzani – andranno oltre i tempi d’attesa «accettabili », ovvero un anno e mezzo al massimo. La scorsa settimana i dirigenti di Terna spa hanno fatto tappa in Regione a Venezia per fare il punto sul progetto di interramento delle tre linee Terna che attraversano Malcontenta – già finanziato – che è la premessa alla realizzazione di tutte le altre opere previste dall’Accordo Moranzani, che riguardano anche il riassetto idraulico della zona, una nuova viabilità per salvare Malcontenta dal traffico pesante e il risanamento ambientale e paesaggistico. Il fatto è che i vertici di Terna spa non solo hanno ribadito di voler presentare un «progetto unico» senza nessun «scorporo », ma hanno anche ipotizzato – contrariamente a quanto previsto dall’Accordo per il Vallone Moranzani siglato nel 2008 anche daTerna – l’interramento di solo 2 linee su 3, quelle più piccole, mentre la più grande da 380 kw resterà com’è oggi, cioè aerea e con giganteschi tralicci che, sempre secondo Terna, non creerebbero problemi alla prevista discarica di fanghi scavati dai canali navigabili. Tanto l’assessore comunale all’Ambiente, Gianfranco Bettin, che l’assessore regionale Renato Chisso hanno ribadito – direttamente a Terna e nella riunione nei giorni scorsi con la Commissione Territorio della Municipalità di Marghera – che la ripresentazione da parte di Terna di un progetto unitario rischierebbe di rimandare a chissà quando, se non compromettere del tutto, l’Accordo di Programma per il Moranzani così com’è stato firmato nel 2008 da una sfilza di istituzioni e, enti pubblici e società private, Terna compresa. Bettin e Chisso non si vogliono arrendere alla risoluta caparbietà con cui Terna nega lo scorporo degli interventi sul Moranzani e hanno chiesto entrambi un incontro sulla questione ai tre ministeri competenti – Ambiente, Sviluppo Economico e Beni Culturali – che potrebbero convincere i vertici di una società come Terna – il cui maggiore azionista è pubblico (la Cassa Depositi e Prestiti) – a cambiare idea, cessare il braccio di ferro con il territorio e rispettare gli accordi che essa stessa aveva firmato appena cinque anni fa.

Gianni Favarato

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PRECISAZIONE – Il pilone monostelo al Consiglio di Stato n Quale ricorrente contro Terna al Consiglio di Stato chiedo, con riferimento all’articolo della “Nuova Venezia” apparso in data 8 aprile, di precisare quanto scritto, non corrispondente al vero, laddove si afferma che il ricorso al Consiglio di Stato “è stato vinto dal proprietario di Villa Sagredo per un pilone monostelo”. Come risulta dall’allegata sentenza, il ricorso non è stato vinto da Roberto Bano “per un pilone monostelo”, ma dai Comuni della Riviera che hanno proposto un loro ricorso, e dai comitati unitamente ad altri proprietari (compreso il sottoscritto) che hanno proposto un altro ricorso. Adone Doni

 

NUOVA VENEZIA – «Speriamo che il nuovo capo sia più sensibile»

MARGHERA.«Speriamo che il nuovo capo di Terna sia più sensibile alle richieste del territorio veneziano» si augurano in molti a Malcontenta. Mancano pochi giorni alla scadenza dei mandati dei potenti e ben pagati manager di importanti società, come Terna spa, controllate in toto o in parte dallo Stato attraverso il ministero del Tesoro o la Cassa Depositi e Prestiti. Tra queste c’è anche Terna, il cui amministratore delegato Flavio Cattaneo, dopo tre mandati consecutivi dovrebbe passare la mano ad un nuovo manager indicato dal governo Renzi. Nell’azionariato di Terna – che gestisce la Rete di trasmissione nazionale di energia elettrica con oltre 63.500 chilometri di linee in alta tensione – la Cassa Depositi e prestiti, che al 70%è controllata dal ministero del Tesoro, ha la quota azionaria di maggioranza relativa (29,85 %), seguita da Enel spa (5,1%) Lo Statuto di Terna, che si rifà alle specifiche norme sulla partecipazione dello Stato nelle imprese, per garantire indipendenza e imparzialità di Terna «nessun operatore del settore elettrico può esercitare diritti di voto nella nomina del consiglio di amministrazione per una quota superiore al5% del capitale azionario».

 

la riunione in commissione

Sos di Bettin ai nuovi ministri

«Solo l’allineamento istituzionale può convincere l’azienda»

MARGHERA «Continua l’allineamento istituzionale per trovare una soluzione al caso Terna che rischia di bloccare l’intero progetto integrato del Vallone Moranzani». Lo hanno assicurato venerdì sera scorso, durante una riunione di commissione della Municipalità, l’assessore comunale all’Ambiente Gianfranco Bettin e il commissario per l’emergenza ambientale dei canali portuali, Giovanni Artico. I problemi sono cominciati lo scorso dicembre quando il Consiglio di Stato ha revocato a Terna l’autorizzazione per l’interramento delle tre linee del Vallone Moranzani e la ristrutturazione dell’elettrodotto tra Venezia e Padova, a causa di un parere del ministero dei Beni culturali considerato inadeguato. Artico ha precisato che «Regione e Comune stanno lavorando con impegno per sostenere la tesi di spezzare il progetto in due parti». L’unica strada per recuperare il tempo perduto è che si debba richiedere un’autorizzazione specifica solo del tratto tra Fusina e Malcontenta per evitare i tempi biblici che avrebbe il progetto unico che comprende anche la complessa e contestata ristrutturazione di tutti gli elettrodotti tra Dolo e Camin. Dal canto suo l’assessore Bettin ha avvertito: «Se il territorio e le istituzioni non lavorano insieme questa operazione così importante, unica nel suo genere in Italia, salterà». «Si tratta di un’operazione complessa», ha aggiunto, «che ci obbliga ad avere a che fare con soggetti come Terna spa che tentano in tutti i modi di ridurre il loro investimento nel nostro territorio. Quando abbiamo provato a scorporare dal grande progetto per gli elettrodotti veneti quello relativo al Moranzani, l’allora governo Letta ci ha preso in giro, i ministri Flavio Zanonato e Massimo Bray, infatti, hanno fatto esattamente il contrario di quanto avevano promesso. Speriamo che i nuovi ministri non ci prospettino la stessa posizione».

Michele Bugliari

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Il sindaco riferisce in consiglio comunale sull’incidente di sabato. «Conseguenze lievi, ma solo un cieco non vede il problema, avanti con Marghera». Costa: «Le competenze sono di Porto e Capitaneria»

Una riunione interministeriale in tempi brevi. Per trovare «una soluzione definitiva» al problema delle Grandi navi. Il sindaco Giorgio Orsoni ha aperto ieri i lavori del Consiglio comunale con una comunicazione all’aula sull’incidente di sabato mattina e il colloquio con il ministro per l’Ambiente Luca Galletti. «Ho trovato il ministro molto preparato sulla questione e consapevole dell’esigenza di fare in fretta», ha detto ieri Orsoni, «non possiamo non decidere o tirare in lungo: una decisione rapida darà finalmente certezze anche agli operatori». E il sindaco ripropone la soluzione Marghera: «Trasferire una parte degli arrivi a Marghera non sarebbe scandaloso», ha detto, «perché un nuovo porto fuori della laguna avrà tempi lunghi e potrà produrre anch’esso uno squilibrio ambientale. Dobbiamo valorizzare la Marittima, ma tenere presente che quel sito era stato pensato per un altro tipo di navi. Dobbiamo adattare le navi al nostro porto e non viceversa». Quanto all’incidente di sabato, il sindaco, ha chiesto ieri alla Capitaneria di poter esaminare il rapporto sull’accaduto. «Me l’hanno comunicato mentre ero a Roma in visita dal Papa», ha proseguito, «si è trattato di un incidente in fase di attracco, che non ha avuto per fortuna gravi conseguenze sulla banchina e sulla nave. È evidente che si tratta di fatti che possono accadere, ma è altrettanto evidente che il problema grandi navi è fortemente sentito da un’opinione pubblica anche internazionale che ha a cuore le sorti della città». Un problema da risolvere «subito», ha ribadito il sindaco perché solo un cieco» può dire che la questione non esiste. Quello che è successo dimostra che l’errore umano in qualunque momento è possibile, anche dove le condizioni di sicurezza sono massime. E dobbiamo agire, presto. Io resto dell’idea che la sede della decisione dovrà essere il Comitatone ». Opinione del tutto opposta quella del presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa. «Il Comitatone non c’entra», dice, «le uniche ordinanze le possono fare il Porto o la Capitaneria. Il sindaco ha ragione a protestare quando chiede di comandare sulle sue acque. Ma per adesso non è così, e il potere non ce l’ha il Comune». Quanto all’incidente, Costa minimizza. «È successo in fase di attracco, e questo dimostra che in quel momento le procedure e le misure di sicurezza che hanno funzionato alla perfezione non possono essere improvvisate. Ecco perché siamo contrari allo spostamento della Marittima in altre sedi. E poi questo non sposta i termini della questione». Quanto alle alternative, anche Costa sostiene la necessità di «togliere le navi da San Marco». Ma a suo parere l’unica proposta alternativa è quella del canale Contorta, per far arrivare le navi in Marittima da Malamocco. «I progetti sono al vaglio della commissione di Impatto ambientale», conclude Costa, «ho fiducia che una decisione sarà presa al più presto».

Alberto Vitucci

 

In campo le alternative ai passaggi in Bacino

Pronti i progetti che puntano a dirottare gli approdi al Lido, giovedì si presenta “Venis Cruise 2.0”

Prima presentazione pubblica per “Venis cruise 2.0”, il progetto alternativo alle grandi navi a San Marco per creare una nuova Stazione Marittima in bocca di Lido a San Nicolò, davanti all’isola artificiale del Mose. Idea lanciata molti annifa da Cesare De Piccoli, ex vicesindaco e viceministro all’Economia, parlamentare europeo esperto di Trasporti. Adesso l’idea ha assunto le sembianze di un progetto di massima, depositato un mese fa alla Capitaneria di porto e ora sotto esame della commissione per la Valutazione di Impatto ambientale. È uno dei quattro progetti – insieme a quelli di Luciano Claut e Enzo Di Tella, dell’architetto Fabbri e di Stefano Boato e Maria Rosa Vittadini – che propongono di creare il nuovo porto passeggeri «fuori della laguna», tra le due dighe foranee di Punta Sabbioni e San Nicolò. E adesso il nuovoelaborato è firmato dalla Duferco Engineering, società di inegneria genovese con lunga esperienza nelle strutture portuali e sottomarine. Cesare De Piccoli insieme all’ingegner Ezio Palmesani, amministratore delegato della Duferco, presenterà la sua proposta giovedì mattina alle 11 all’Ateneo veneto. «La costruzione del nuovo terminal da crociere alla bocca di Lido», dicono i due in una nota, «libererà il bacino di San Marco dal transito delle Grandi navi. Preserva le funzioni croceristiche dell’attuale Stazione marittima. Una risposta di lungo periodo per confermare Venezia nel suo ruolo primario nella croceristica europea». Progetto che secondo i proponenti può dare risposte precise, con costi relativamente bassi e strutture rimovibili. E soluzioni anche per limitare al minimo l’impatto sull’ambiente e consentire il trasporto delle merci e dei passeggericonmotonavi e barconi dimedia dimensione. Un’ipotesi che l’Autorità ha già scartato, ma che è ora all’esame del ministero per l’Ambiente.

(a.v.)

 

le crociere     

Il Pd s’interroga sul futuro della portualità

I circoli del Pd parlano di portualità. E di sviluppo futuro dell’economia lagunare. La qestione delle grandi navi, ma anche il lavoro e la riqualificazione dell’area industriale di Porto Marghera. Oggi pomeriggio alle 17.45, nel circolo Pd “Fratelli Cervi” di fondamenta Ormesini, incontro con l’assessore comunale alle Attività produttive Alfiero Farinea sul tema “Porto Marghera: industria green, logistica, crociere”. Ci sarà anche l’ex assessore all’urbanistica Roberto D’Agostino, che presenterà in veste di progettista la proposta di realizzare un nuovo terminal crociere a Marghera, nel canale Brentella e nel canale Industriale Ovest. Altra alternativa depositata, insieme allo scavo dei due nuovi canali proposti invece dal Porto, il Contorta Sant’Angelo e il “retro Giudecca”. Intanto non si placano le polemiche sull’incidente che ha coinvolto sabato in Marittima la Msc Preziosa. L’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin accusa di «arroganza e sicumera » i maggiorenti del business delle crociere. «Il Titanic era molto più piccolo della Preziosa », sctive Bettin, «qui non ci sono iceberg ma una città delicata e troppi irresponsabili negano l’evidenza dei rischi. Occorre agire quanto prima».

(a.v.)

 

GAZZETTINO – IL BILANCIO  «Il ministro si è mostrato disponibile, siamo fiduciosi»

SALVAGUARDIA Giorgio Orsoni rilancia dopo la visita a Venezia del ministro Galletti: «L’incidente di sabato? Un errore umano»

«Ho proposto al ministro Galletti di convocare al più presto il Comitatone, perché è la sede sede migliore per affrontare la questione delle grandi navi».

Il sindaco Giorgio Orsoni è visibilmente soddisfatto dall’incontro con il ministro dell’Ambiente, che segue a meno di un mese quello del ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi. Due figure fondamentali per risolvere una volta per tutte il problema del passaggio per San Marco di navi ormai fuori scala per una città come Venezia.
«Domenica – ha continuato il sindaco – il ministro si è dimostrato preparato e interessato, anche a decisioni e interventi provvisori. Ha promesso che parlerà con Lupi per convocare al più presto una riunione a Roma. Non ha neppure escluso Marghera come sede momentanea prima che si trovi una soluzione duratura. Che io sappia, però, non è ancora iniziata la procedura di valutazione di impatto ambientale dei progetti concorrenti presentati».

Orsoni non si dimostra preoccupato per l’incontro organizzato dall’Udc (che sulle navi la pensa in modo diverso dalla maggioranza in Comune) con il ministro e gli operatori portuali, dove questi avrebbero ricevuto rassicurazioni sul mantenimento del traffico e dei livelli occupazionali.

Nel pomeriggio, Orsoni ha riferito in Consiglio sull’incidente di sabato, occorso alla Msc Preziosa che urtando contro un “finger”, lo ha danneggiato.
«Non ci sono stati danni a persone, solo un piccolo striscio allo scafo. È stata una casualità – ha detto – e incidenti di questo tipo sono all’ordine del giorno di qualsiasi struttura portuale. Per questo il passaggio per San Marco e Canale della Giudecca è un problema sentito. Un inconveniente, un errore umano, un incidente possono accadere. Le navi sono fuori scala in un ambito di portualità pensata quando le navi erano in legno e a remi e non più lunghe di 50-60 metri. Questo è innegabile».

Per Orsoni una soluzione va trovata rapidamente, qualsiasi essa sia.
«Rimanere alla Marittima non può non vederci favorevoli perché lì è tutto fatto, ma è anche vero che la tutela ambientale è fondamentale e il porto si deve piegare all’ambiente e non viceversa. Se una parte delle navi andasse a Marghera, io sarei d’accordo anche in una prospettiva di sviluppo. Chi parla di offshore – conclude – razionalmente è da prendere in considerazione, ma un terminal in mezzo alle bocche di porto non è indifferente e può creare impatti ambientali non da poco».

 

ALTERNATIVE A CONFRONTO

Gersich, il pensionato che “compete” con politici e studi di progettazione

Lui è un pensionato di 76 anni, appassionato di laguna e salvaguardia, che dopo anni gli anni di battaglia in prima linea a combattere il Mose, ha deciso di mettere le proprie competenze a disposizione per risolvere il problema dell’eliminazione delle grandi navi da San Marco. E dopo aver presentato al consiglio dei ministri una quindicina d’anni fa un mastodontico progetto per un tunnel sublagunare che avrebbe potuto collegare Pellestrina con Fusina, San Giuliano e l’aeroporto è tornato alla carica al Ministero dei Lavori pubblici. Gino Gersich, veneziano d’origine, lidense d’adozione e oggi residente a Cavallino, ha stilato un proprio progetto. Artigianale, ma protocollato dalla Capitaneria di Porto e inoltrato al Ministero dei Lavori pubblici per la successiva valutazione, accanto alle ipotesi come il canale Contorta e il porto a Cavallino di De Piccoli.
L’idea è quella di far percorrere a tutte le navi, passeggeri e commerciali, la bocca di porto degli Alberoni, con transito in canale dei Petroli e arrivo a Marghera o in Marittima attraverso il canale Vittorio Emanuele. Secondo Gersich adeguare i canali, allargandoli con delle anse nei punti più stretti per consentire il transito dei grattacieli del mare, costerebbe meno delle proposte in auge in questo momento. Gersich è anche profondamente contrario alle casse di colmata per tutelare la laguna. E anni fa ha brevettato un sistema che si chiama 4 M (Modulistica mantenimento morfologico marino) che si basa sull’osservazione dei canneti naturali: le onde vengono “assorbite” senza provocare erosione e non si rifrangono in continuazione. Ha anche proposto al Magistrato alle Acque questa soluzione, senza però ottenere risposta. Nel frattempo in laguna si continuano ad arginare le barene solo con palificazioni o con le burghe in pietre utilizzate dal Consorzio Venezia Nuova.
Gersich ipotizza anche dei punti di ormeggio temporaneo, per organizzare i tempi di entrata delle navi in canale dei Petroli. Con enormi gruppi pali in Canale del Fisolo, davanti agli Alberoni, in modo da permettere la sosta alle navi in attesa.

Raffaella Vittadello

 

Gazzettino – Venezia. Via le grandi navi, Roma accelera

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7

apr

2014

VENEZIA Protesta dei Comitati anti crociere durante l’incontro in Comune con il sindaco Orsoni

Via le grandi navi, Roma accelera

Il ministro Galletti dopo l’incidente di sabato: «Presto una soluzione equa per allontanarle dal Bacino»

GRANDI NAVI LE POLEMICHE

LA POLEMICA  Bettin all’attacco: «No alla sicumera del business crocieristico»

L’affondo è stato chiaro e preciso: «Stiamo lavorando ad una soluzione. Per questo c’è un tavolo interministeriale che, contemperi l’allontanamento delle grandi navi e la tutela dei posti di lavoro». Per Venezia, insomma, si prospetta un futuro sempre più verde. Lo ha chiarito ieri il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti in visita a Venezia Comune. «Questa diventi la città ambientalista per eccellenza – ha detto il rappresentante del Governo dopo l’incontro con il sindaco Giorgio Orsoni – Tutto ciò che avviene qui ha una risonanza mondiale, e la sua bellezza e particolarità vanno sfruttate anche a questo livello».

«La presenza del ministro ci onora – ha esordito Orsoni – e dimostra l’attenzione non solo sua per il mantenimento di questa realtà fragile, ma anche capace di grande forza».

Galletti ha replicato che «l’accordo di programma su Porto Marghera va attuato nei tempi concordati ed è una buona pratica da esportare». E dopo aver ascoltato gli interventi dell’assessore alla Mobilità, Ugo Bergamo e di Pierpaolo Campostrini e Roberto Magliocco (Corila e Assonautica), ha preso atto «dei segnali forti che giungono anche dalle categorie economiche per lo sviluppo di una nautica lagunare all’insegna dei motori ibridi o elettrici», assicurando il suo interessamento per un’accelerazione dei tempi attuativi «che consenta l’aumento delle imbarcazioni ecocompatibili». Inoltre, rispondendo alle sollecitazioni di Orsoni, ha evidenziato la massima attenzione che il Governo e il suo ministero danno ai problemi di Venezia, «che sono di tipo ecologico e trasportistico».

Conclusa la visita del ministro e la domenica ecologica, la giornata ha registrato anche una dura presa di posizione dell’assessore all’Ambiente, Gianfranco Bettin. Che, a commento dell’incidente di Msc Preziosa in Stazione Marittima, ha ribadito «la dismisura tra le dimensioni della città e quelle raggiunte dalle navi da crociera, il cui gigantismo esaspera tutti i rischi e i problemi oltre a snaturare lo storico rapporto tra Venezia e la navigazione». Polemizzando con l’ammiraglio Tiberio Piattelli (Capitaneria di Porto) «per l’aver paragonato l’urto di uno di questi giganti a quello di un vaporetto su un imbarcadero». E condannando «l’arroganza e la sicumera dei maggiorenti del business crocieristico, ottusamente dediti a negare i rischi e dunque a mantenere le cose come stanno o a peggiorarle, provocando nuovi dissesti nel regime idrodinamico lagunare».

 

LA PROTESTA Comitato No Grandi Navi, appello per allontanare i condomini del mare

L’INVITO  I dimostranti all’ingresso di Ca’ Farsetti  «Le competenze marittime al Comune»

IL VERTICE A Ca’ Farsetti si è discusso anche di bonifiche a Marghera, di aree Eni e sulla salvaguardia della città Galletti: «Lavoriamo ad una soluzione»

Il ministro dell’Ambiente ha incontrato il sindaco Orsoni: «Venezia diventi un simbolo per eccellenza»

Non c’era solo il sindaco Giorgio Orsoni ad accogliere il ministro Gian Luca Galletti. Ad un lato di Ca’ Farsetti si è posizionato un piccolo gruppo del comitato «No grandi navi» (circa 30 persone), con striscioni, cartelloni, megafoni e bandiere. Allo sbarco del ministro lungo la riva, è scattata la contestazione, che si è rifatta al piccolo incidente occorso due giorni fa alla Msc «Preziosa».

Galletti, seguito da Orsoni, ha voluto parlare direttamente con i manifestanti, i quali hanno chiesto come si possa promuovere una festa ecologica «mentre le grandi navi apportano in laguna e nel cuore della città una insostenibilità ambientale». Il comitato ha raccomandato al ministro la celerità d’intervento per bloccare il passaggio delle grandi navi in Bacino, dopo il via libera del Tar che di fatto ha fatto segnare un vuoto normativo; inoltre lo ha invitato a dar seguito al pronunciamento del senato affinché la convocazione di un tavolo tecnico porti ad una definitiva scelta alternativa.

Galletti ha ascoltato attentamente, assicurando in merito l’attenzione e l’intervento del suo dicastero. «Proprio per fare presto e bene – ha risposto il ministro – abbiamo predisposto un tavolo interministeriale».

Infine, il comitato ha urlato al megafono come sia assurdo che le acque lagunari vengano gestite da autorità diverse: Comune, Capitaneria, Magistrato alle acque; Orsoni ha alzato il pollice all’indirizzo dei manifestanti, approvando.

Durante i discorsi ufficiali di benvenuto al ministro, sempre davanti al Comune, la contestazione è continuata, interrompendo a tratti il cerimoniale. Poi, però, l’iniziativa è stata sonoramente fischiata dai regatanti presenti, quando si è trattato di consegnare le bandiere ai vincitori della «regata ecologica». Poco dopo il gruppo si è allontanato, annunciando per lunedì 14 aprile, alle 16.30, un’assemblea pubblica nella sala San Leonardo.

Tullio Cardona

 

LE REAZIONI

Nuova protesta del Fai: «Subito via le navi»

«Non si può più aspettare: le grandi navi devono essere allontanate al più presto dal Bacino di San Marco e dal Canale della Giudecca e portate fuori delle bocche di porto. E non si deve temere per la perdita di lavoro e turisti, anzi: basta regalare ai passeggeri bottiglie di champagne e invitarli a un romantico brindisi in laguna».

Non ha dubbi la presidente del Fai Regionale Veneto, Maria Camilla Bianchini d’Alberigo, scandalizzata dai commenti di Venezia Terminal Passeggeri che tendono a minimizzare l’incidente avvenuto sabato in Marittima, quando la Msc Preziosa ha urtato in fase di ormeggio la scala per lo sbarco dei passeggeri, danneggiandola.

«Sembra che solo oggi – commenta la presidente Fai – si accorgano che “la città viene violentata”. Vedono finalmente la realtà di una città delicatissima in balia di un ormai turismo insostenibile. Le grandi navi vanno espulse dalla laguna, tutelando i lavoratori. È quanto ormai richiede anche l’opinione pubblica. In laguna possono entrare solo navi da crociera sostenibili. Le altre vanno lasciate tutte fuori dalle bocche di porto».

 

Nuova Venezia – Grande nave va a sbattere

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6

apr

2014

Grande nave, urto e paura

La Msc Preziosa torna, sbaglia manovra e distrugge un “finger”

PRIMO ARRIVO – Di nuovo a Venezia dopo lo stop forzato l’errore in Marittima

LE REAZIONI – Orsoni preoccupato Trevisanato (Vtp) «Non è niente di grave»

I CROCIERISTI – Un’ora di ritardo per l’incidente, passeggeri rimasti bloccati a bordo

COLLISIONE INMARITTIMA

Grande nave va a sbattere

La Msc Preziosa sbaglia manovra e distrugge il “finger” in banchina. Nessun ferito

VENEZIA – La Grande Nave contro le strutture della banchina Isonzo. Incidente che riapre le polemiche, quello accaduto ieri mattina alle 8.15 alla Stazione Marittima. La Msc Preziosa, 140 mila tonnellate di stazza, 333 metri di lunghezza, è sfuggita per un attimo al controllo del pilota in fase di attracco e ha urtato con la prua, lato dritta, un «finger», corridoio mobile per l’imbarco dei passeggeri ai ponti superiori. La scala è stata schiacciata dalla mole delle nave e completamente distrutta, lo scafo ha riportato vistosi strisci sulla fiancata di destra, lato prua, peraltro già riparati in tarda mattinata. Nessun ferito e nessun danno grave alla nave, che è regolarmente ripartita alle 16.30 per continuare la crociera nel Mediterraneo. Ma polemiche che si riaprono. Quello della Msc Preziosa era il primo ingresso in Marittima programmato per la stagione 2014, dopo un blocco durato sei mesi dovuto ai lavori di posa dei cassoni del Mose a San Nicolò. Nessun danno alle persone, e i passeggeri a bordo quasi non si sono accorti dell’accaduto. Danni per decine di migliaia di euro che adesso saranno coperti dall’assicurazione della compagnia armatrice. È successo tutto in pochi secondi, alle 8.15, quando la grande nave, trainata da due rimorchiatori e con a bordo il pilota del porto, si era già accostata alla bancina Isonzo per l’attracco. In quel momento il comandanteha azionatounodei«bow thruster» laterali, i motori ausiliari che consentono di manovrare senza ricorrere al timone. Una «accelerata» un po’ troppo decisa, e la poppa si è allargata verso il centro del canale della Marittima. Così la parte anteriore destra della prua ha centrato in pieno, distruggendolo, il «finger » utilizzato per imbarcare i passeggeri. Sul posto sono intervenuti i tecnici dell’Autorità portuale e una pattuglia della Guardia costiera che ha provveduto a fare i rilievi per stabilire l’esatta dinamica dell’incidente. «Stamani alle 8.15 durante la manovra di ormeggio», ha comunicato in una nota la Capitaneria di Porto, «la nave Msc Preziosa di bandiera panamense ha urtato il “finger” ubicato presso la banchina Isonzo del terminal Marittima». «A seguito dell’evento», continua il comunicato, «la nave ha riportato una piccola striatura sul mascone di prora lato dritto senza che fosse danneggiata l’opera morta (la parte di scafo sopra la linea di galleggiamento, ndr)». Nessun danno alle persone e alla banchina, hanno concluso i militari. In tarda mattinata anche Msc crociere ha confermato le modalità dell’incidente: «Msc preziosa durante la manovra di attracco ha urtato leggermente la fiancata di un finger del terminal crociere», si legge in una nota diramata dalla società napoletana, non c’è stato alcun danno né alla nave né ai passeggeri a bordo». Incidente lieve, dunque. Ma la collisione tra la grande nave e il corridoio mobile della banchina riapre le polemiche. Secondo gli oppositori al transito delle grandi navi, si tratta della dimostrazione che gli incidenti «possono accadere », e che le navi di quelle dimensioni vanno subito allontanate dalla laguna. Per le autorità portuali e la Vtp, la società delle crociere, l’incidente dimostra invece come «le condizioni di sicurezza all’interno della lagunasiano maggiori».

Alberto Vitucci

 

il comandante della capitaneria

Piattelli: «Niente di preoccupante, manovra di parcheggio errata»

«Non è successo niente di grave, per fortuna. È come se il conducente di un’auto in retromarcia per parcheggiare, avesse premuto un po’ troppo sull’acceleratore. È successo questo, moltiplicato per le dimensioni della nave. Nient’altro». L’ammiraglio Tiberio Piattelli, comandante della Capitaneria di porto, scuote la testa. «Non è stato un incidente, non ci sono danni a persone e cose, dunque non dovremonemmenoaprire un’inchiesta». Il clamore però è grande. E supera i confini lagunari, con le grandi navi nel mirino dei media internazionali. E alla riapertura della stagione arriva la collisione. «Purtroppo sono cose che succedono: in fase di attracco il comandante ha spinto forse un po’ più del necessario. Ma, ripeto, non ci sono stati danni a persone e cose enemmenoalla banchina portuale. Una questione che adesso dovranno risolvere le assicurazioni». Quanto al pericolo reale, l’ammiraglio taglia corto. «Le condizioni di sicurezza sono state sempre garantite».

(a.v.)

 

«La prova che gli incidenti possono sempre accadere»

Orsoni preoccupato, Trevisanato minimizza: «Nulla di grave, in ogni caso l’episodio non c’entra con il transito in laguna. Lo scalo è uno dei più sicuri»

VENEZIA «Non è successo nulla, per fortuna. Ma purtroppo è la dimostrazione che gli incidenti possono accadere, e che l’errore umanonon si può mai escludere. Cosa sarebbe successo se l’errore umano fosse avvenuto in bacino San Marco?». Appena uscito dal Vaticano, dove è stato ricevuto in udienza da Papa Francesco, insieme ai sindaci dell’Anci, il sindaco Giorgio Orsoni apprende della collisione avvenuta in mattinata tra la Msc Preziosa e le strutture della banchina Isonzo. Manovra sbagliata e un urto dalle conseguenze non molto gravi, che riapre però gli scenari.

«Inutile ripetere che la questione va affrontata e risolta al più presto», continua il sindaco, «ho chiesto al governo al convocazione urgente di un Comitatone. È in quella sede che le proposte alternative al passaggio delle Grandi navi in bacino San Marco dovranno essere valutate e decise».

Il sindaco ne ha già parlato con i ministri Lupi (Infrastrutture) e Franceschini (Beni culturali). E ne discuterà forse già oggi con il ministro dell’Ambiente Luca Galletti, in laguna per partecipare alla giornata ecologica.

«Dobbiamo prendere una decisione», dice il sindaco, «e valutare le proposte per scegliere la migliore, senza pregiudizi o posizioni precostituite ».

Ma che c’entra con le alternative al transito delle navi l’ incidente di ieri mattina? «È sfiga, questa è sfiga!» si lascia sfuggire l’avvocato Sandro Trevisanato, presidente della Venezia terminal passeggeri. «Il primo giorno, la prima nave che arriva in Marittima dopo sei mesi. E un comandante che mi dicono essere tra i più bravi ed esperti della flotta. Siamo molto dispiaciuti ». «Ma preferiamo guardare il bicchiere mezzo pieno», continua, «e cioè che si è trattato di un piccolo incidente che può succedere, nulla di grave. Le condizioni di sicurezza hanno invece funzionato immediatamente: non si è fatto male nessuno, non c’è stato panico. Anche sulla statistica il nostro scalo si conferma tra i più sicuri in assoluto: incidenti del genere hanno qui da noi un’incidenza molto bassa, inferiore a quella di tutti gli altri porti. E il transito delle navi in laguna non c’entra perché si è trattato di un urto arrecato in fase di ormeggio della nave già in banchina». Trevisanato, protagonista di una campagna a tappeto per difendere le Grandi navi e la loro «sicurezza», non ha cambiato idea. «Sto aspettando una relazione di quanto accaduto, ma posso dire non ci sono mai state situazioni di pericolo». Un incidente, continua il presidente della Vtp, «generato da un eccesso di tecnologia». «Le grandi navi come la Preziosa hanno strumenti molto sofisticati, sono manovrabilissime e sicure. I bow trusther, cioè le eliche laterali, consentono di girare la grande nave in poco spazio e di manovrare. In fase di rollaggio la nave è sbandata con la prua e ha urtato la scaletta metallica di accesso. Dei danni adesso risponderà l’assicurazione, ma non è successo altro. Certo che adesso giornali e tv ricominceranno a colpire le crociere ». Più che le crociere il fatto che nonostante le proteste e l’indignazione, le proposte alternative e i vertici ministeriali, le Grandi navi continuano a passare davanti a San Marco e per il canale della Giudecca. «Ma questo non c’entra nulla », dice Trevisanato, «vorrei ricordare che la sicurezza in laguna è massima. E che se questo fosse successo con un porto in mare, in presenza di vento forte e moto ondoso, le conseguenze sarebbero statebenpiù gravi».

Alberto Vitucci

 

I crocieristi non si sono accorti  «Ma abbiamo ritardato lo sbarco»

Abordo i passeggeri, in prevalenza brasiliani, non hanno avvertito l’urto con il “finger”

«L’equipaggio ci ha solo comunicato cheavremmodovuto attendere per scendere a terra»

VENEZIA – I passeggeri a bordo della Preziosa non si sono accorti di nulla. Non sapevano che il corridoio d’imbarco, utilizzato per collegare la banchina alla nave, ieri mattina si era distrutto a causa di un incidente avvenuto nel corso di una manovra. Tantomeno si sono accorti di aver riattizzato l’infuocato dibattito sul passaggio delle grandi navi in Bacino San Marco, riaprendo una ferita ancora viva tra l’opinione pubblica che ieri è esplosa per l’ennesimavolta. I turisti a bordo hanno saputo che qualcosa non era andato come doveva soltanto quando alla mattina presto si sono recati all’uscita dell’imbarcazione per scendere e visitare per qualche ora Venezia,come spesso avviene ed è previsto dal programma crociere. È stato allora che lo staff ha fatto sapere che ci sarebbe stato un “leggero” ritardo dovuto a qualche complicazione, ma senza entrare nello specifico del fatto che chi è a favore delle grandi navi considera un piccolo imprevisto che non ha provocato nessun ferito. Il collegamento tra mare e terra è tornato a funzionare alle 11.30, mandando in tilt i piani di chi aveva prenotato una guida per vedere i classici Rialto e Basilica San Marco o di chi semplicemente voleva perdersi in quelle calli che avrebbe visto poi dall’alto, nel discusso passaggio in Bacino. «Io non ho sentito nulla», ha detto Tania Lucci, brasiliana di San Paolo di origini abruzzesi, in vacanza da quasi un mese, «ma la voce è girata per i corridoi e si è saputo che per uscire bisognava attendere, cosa che abbiamo fatto fino alle 11.30quando è stato riaperto il collegamento. La notizia comunque non mi ha preoccupata perché non aveva sentito urti e se fosse stato qualcosa di grave ce lo avrebbero detto». I brasiliani a bordo sono per la maggior parte turisti. In molti attendono di arrivare a Venezia per poi scendere, visitarla e tornare a casa. Il resto dei passeggeri imbarcati è tedesco, francese e svizzero, pochissimi italiani. «Io mi sono alzato presto», ha detto l’albergatore Andre Junior, brasiliano di Santos, «ma non ho sentito rumori, urti o altro. Hogià visitato con calma Venezia e questa mattina me la sono presa per stare sulla nave,manon mi sono accorto di incidenti. Venezia per me è la città più bella del mondo. Una volta ho visto un documentario dove si diceva che i veneziani non vogliono che le navi passino così vicine alla città. In realtà capisco. Venezia è patrimonio dell’umanità. Anch’io se abitassi qui preferirei trovare un’altra soluzione». Ieri pomeriggio la maggior parte delle persone che arriva al Bacino Isonzo, il terminal previsto per l’imbarco, è straniera ed è giunta appositamente a Venezia per andare viamare in Turchia con partenza prevista per le 16.30. Nessuno di loro ha sentito dire che c’è stato in mattinata un incidente. Tutti si affrettano a mettersi in coda per il check-in ed entrare nella grande nave, quella con l’acquascivolo di 120 metri più lungo del mondo e i 27 mila mq di aree dedicate allo svago e al benessere. Il cielo è grigio, l’umidità alle stelle. Davanti ai minuscoli passeggeri la Msc Preziosa, con i suoi 68 metri di altezza, guarda tutto e tutti dall’alto e si prepara a salpare, riscaldando i motori. A poco tempo dalla sua nascita, la nave battezzata un anno fa a Genova dalla madrina Sofia Loren, lunga ben 333 metri e larga 38, con le sue 1751 cabine che contengono fino a 4345 passeggeri, occupa ancora la scena, proprio nel giorno in cui avrebbe inaugurato di nuovo la sfilata lungo il canale della Giudecca. Ieri, dopo poche ore, la notizia della manovra era già su Wikipedia nella pagina dedicata alla Preziosa e si stava diffondendo velocemente tra i social media. L’equipaggio conta circa 1.388 lavoratori. Venezia è una delle tappe più ambite dove si concentrano più professioni, da chi lavora nei trasporti alle guide turistiche, ma è anche uno dei luoghi nevralgici del dibattitoche coinvolge i veneziani.

Vera Mantengoli

 

LE ALTERNATIVE – Sul tavolo sette progetti per i giganti del mare

Il Contorta e Marghera, la Giudecca e quattro ipotesi per i nuovi approdi in bocca di porto

VENEZIA – Sette progetti alternativi al transito delle grandi navi davanti a San Marco. Sono sul tavolo del ministero per l’Ambiente, che dovrà avviare la Valutazione di impatto ambientale e la Valutazione strategica, come richiesto dall’ordine del giorno del Senato. Sette progetti, di cui soltanto due, a parere dell’Autorità portuale, sarebbero ammissibili come «vie di accesso alternative alla Marittima». «Gli altri», ha detto più volte il presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa, «sono siti alternativi, e il decreto Clini Passera non parlava di questo». Il progetto che il Porto sostiene è quello dello scavo di un nuovo canale in laguna, il Contorta- Sant’Angelo. Dovrebbe consentire alle grandi navi di arrivare alla Marittima entrando per la bocca di porto di Malamocco e non più dal Lido e da San Marco. Ipotesi sostenuta dal Magistrato alle Acque e da Unindustria, avversata dagli ambientalisti: «La Legge Speciale vieta nuovi scavi, sarebbero dannosi per la laguna». Seconda via alternativa quella del canale «retro Giudecca», proposta dall’attuale sottosegretario all’Economia di Scelta civica, Enrico Zanetti, e finanziata da Vtp. Propone di scavare un canale che diventerebbe una sorta di «tangenziale» dell’acqua, utilizzabile anche da mezzi urbani.

Il Comune e il sindaco Giorgio Orsoni propongono invece il progetto Marghera, elaborato dall’ex assessore Roberto D’Agostino, che prevede di spostare gli attracchi delle Grandi navi in canale Brentella e in canale Industriale Ovest. Si dovrebbe in qhuesto caso scavare soltanto un canale all’estremo nord del canale dei Petroli, per consentire l’evoluzione delle navi. Ipotesi che il Porto non vuole nemmeno prendere in considerazione.

Poi ci sono i quattro progetti del Lido. Navi fuori dalla laguna, ormeggi galleggianti davanti all’isola artificiale del Mose. Portano la firma di Cesare De Piccoli, ex viceministro ed ex vicesindaco, già in fase avanzata di elaborazione. Dell’architetto grillino Luciano Claut – che si avvale del contributo dell’ingegner Di Tella e di Carlo Giacomini – dell’architetto Fabbri e dei docenti Iuav Stefano Boato e Maria Rosa Vittadini.

(a.v.)

 

i precedenti

L’ultimo incidente avvenuto in Bacino nel maggio di dieci anni fa

VENEZIA. L’ultimo incidente era avvenuto il 13 maggio di dieci anni fa, quando lanave passeggeri «MonaLisa» si era arrenata nella secca appena trenta metri prima di finire a sbattere contro la riva a San Marco. Era lunga «appena» duecento metri e portava 250 passeggeri: due ore dopo, i rimorchiatori l’avevano rimessa in linea. Presumibilmente a causare l’errore di rotta la fitta nebbia di quel giorno.

Il 31 maggio 1980, invece, la portacontainers «Afros» , nave greca di 110 metr, finì contro la riva dei Giardini, proprio davanti alla Biennale, sradicando otto metri di riva.

Il 12 novembre 1977 la «Tommaso Tricoli», che trasportava 1500 tonnellate di carbone, centrò con la sua prua Riva Sette Martiri, facendo saltare dieci metri dei masegni e le tubatura dell’acqua. In entrambi questi casi la causa era stata individuata in un black out che avrebbe bloccato gli impianti che governano la nave.

L’anno precedente, il 23 dicembre, la motocisterna di 110 metri «Monteberico» sfondò, penetrando per tre metri con la prua, dentro Riviera San Nicolò, al Lido. In questo caso, nessun guasto ai motori o al timone, che era in plancia aveva dovuto compiere una brusca manovra per evitare la collisione con un motopeschereccio, senza poi riuscire a recuperare per riprendere la rotta.

Questi gli ultimi incidenti avvenuti lungo il percorso che compiono le grandi navi in laguna.

 

Stop ai passaggi in laguna in arrivo un nuovo decreto

La promessa del ministro Lupi durante l’ultima visita in città: «Non ci saranno transiti a San Marco nel 2015». Ma il Tar ha accolto il ricorso presentato da Vtp

VENEZIA – Subito un decreto per fermare il passaggio delle grandi navi in laguna. Lo chiedono i Verdi di Angelo Bonelli e Luana Zanella, il deputato di Sel Giulio Marcon e parlamentari del Pd. Non lo esclude il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, che ha ribadito qualche giorno fa la sua posizione: «Stop alle grandi navi davanti a San Marco, tempi rapidi per decidere le alternative ».

Un percorso che era stato già individuato. Ma che la sentenza del Tar veneto, che ha accolto il ricorso presentato da Vtp,ha rimesso in discussione. I giudici amministrativi hanno infatti bocciato l’ordinanza della Capitaneria di porto che poneva limiti ai passaggi delle grandi navi superiori alle 40 mila tonnellate nel 2014 e lo «stop» a quelle superiori alle 96 mila tonnellate per il 2015. «Carenza di istruttoria», secondo i giudici, e insufficienti motivazioni per giustificare i provvedimenti contro il «rischio».

Ma adesso il decreto potrebbe essere imminente. «Tar o non Tar dal 2015 le navi non passeranno più davanti a San Marco», aveva assicurato il ministro al sindaco Giorgio Orsoni. A sollecitare il provvedimento anche i senatori veneti del Pd Felice Casson e Laura Puppato, che hanno presentato una interrogazione urgente al governo. «Ho chiesto a Renzi la convocazione urgente del Comitatone», dice Orsoni. Ci sarà da mettere insieme i tre ministri competenti. Maurizio Lupi per le Infrastrutture, Dario Franceschini per i Beni culturali, Luca Galletti per l’Ambiente, subentrato ad Andrea Orlando. Quest’ultimo si era sbilanciato parecchio qualche mese fa. Promettendo il «numero chiuso» delle navi in laguna e aprendo all’ipotesi alternativa di Marghera sostenuta dal sindaco. Ma adesso Galletti, di area Udc, sembra più prudente. E attento anche alle ragioni del Porto, che gli sono state illustrate dall’assessore alla Mobilità Ugo Bergamo e dal capogruppo in Comune dell’Udc Simone Venturini. Decisione in ogni caso non più rinviabile. Anche perché sono pendenti al Tar altri duericorsi delComune. La richiesta di annullamento dell’ordinanza della Capitaneria per motivazioni opposte a quelle della società delle crociere. «Troppo poco limitare gli accessi nel 2014 del 12 per cento», ha scritto di suo pugno nel ricorso il sindaco-avvocato Giorgio Orsoni, «nel vertice con i ministri si era stabilito il 20». Altro ricorso pende contro il decreto che dà il via al progetto Contorta. «Non è l’unico sul tappeto», sostiene il Comune.

Alberto Vitucci

 

«Gli elefanti scorrazzano tra i cristalli»

La reazione dei Comitati da sempre contrari ai passaggi delle grandi navi all’interno della laguna

VENEZIA  «Dicevano che a Venezia non potevano succedere incidenti alle navi da crociera!» commenta subito Luciano Mazzolin, portavoce di «Ambiente Venezia», unodei comitati che si è battuto contro le grandi navi in laguna.

«Da un paio di giorni è ricominciato il transito in laguna delle grandi nav», prosegue Mazzolin, «arriva per la prima volta la Msc Preziosa una delle navi più grandi e più nuove. Una di quella che dovrebbe essere ultrasicura, ma è stato subito incidente».

Una conferma per i comitati che le grandi navi devono rimanere fuori dalla laguna: «Devono fermarsi in un nuovo avanporto alla bocca di porto del Lido» ribadisce, ricordando che in passato sono accaduti altri incidenti in laguna.

Prendono posizione anche i due consiglieri comunali della lista «In Comune» Beppe Caccia e Camilla Seibezzi. «Che cosa aspetta ancora il governo Renzi per adottare un decreto che introducacon urgenza il divieto di accesso in Laguna per le grandi navi incompatibili con essa?» si chiedono in un comunicato.

«Grazie all’ordinanza del Tar, gli elefanti sono tornati a scorrazzare liberi nel negozio di cristalli più prezioso del mondo, Venezia e la sua Laguna» scrivono, «e alla prima prova, si è subito verificata una collisione, per fortuna di lieve entità, con le strutture portuali a terra. Che le multinazionali della crocieristica e l’Autorità Portuale non vengano, per decenza, a raccontarci anche oggi la storiella per cui questi mostri del mare sarebbero sicurissimi. Non ci crede più nessuno. E non siamo disposti ad aspettare che si verifichi un incidente davvero grave, la tragedia annunciata ormai da troppo tempo, affinché vengano adottati i necessari provvedimenti ».

«Che non ci sia nessuna minimizzazione e nessuna omertà da parte delle Autorità competenti per la sicurezza marittima» concludono Caccia e Seibezzi, «chiediamo che il sindaco acquisisca immediatamente dalla Capitaneria di porto tutte le informazioni su quanto accaduto stamane e che, in apertura del Consiglio comunale di domani, faccia il punto della situazione. Al governo nazionale spetta colmare subito il vuoto normativo seguito alla decisione del Tar. Renzi, Lupi, Galletti e Franceschini hanno una sola opzione: dare attuazione al decreto Clini- Passera del marzo 2012 e introdurre con effetto immediato il limite per le navi di stazza superiore alle 40mila tonnellate».

 

Malcontenta, la riqualificazione non può attendere. La Municipalità di Marghera chiama a raccolta Regione e Comune per conoscere lo stato dell’arte del progetto Vallone Moranzani. Il commissario straordinario per il recupero ambientale, Giovanni Artico, per la Regione, e l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin hanno partecipato nei giorni scorsi ad una seduta della commissione Gestione del Territorio in Municipio a Marghera.

«Sullo stato degli interventi previsti dall’accordo di Programma Moranzani – spiega il presidente di Marghera Flavio Dal Corso – vi è ancora una situazione con diverse incertezze rispetto a questioni fondamentali come, in particolare, l’interramento degli elettrodotti di Terna, che al momento non ci risulta abbia fatto passi in avanti, la nuova viabilità, o lo stato di attuazione del bosco Brombeo da parte della Provincia di Venezia che sta per terminare il suo mandato».

Questioni che paiono rimaste in una fase di stallo o che non sono state ancora chiarite rispetto all’ultimo incontro, dello scorso dicembre, con la cittadinanza di Malcontenta. “É interesse della Municipalità – aggiunge – far sì che gli impegni presi procedano concretamente.”

Come è noto, la riqualificazione ambientale del territorio di Marghera e Malcontenta ha subito una battuta d’arresto a seguito della sentenza del Consiglio di Stato, depositata lo scorso giugno, che ha annullato il decreto del Ministero dello Sviluppo economico, sospendendo il progetto di Terna per la costruzione del nuovo dell’elettrodotto aereo Dolo-Camin. Il progetto prevedeva, con la costruzione del nuovo impianto, anche l’interramento degli elettrodotti che deturpano il cielo di Malcontenta. Solo a seguito di questo interramento nel tratto del vallone, si potrà procedere al deposito dei fanghi dei canali portuali. Con conseguente arrivo dei finanziamenti per la riqualificazione ambientale. Ora tutto questo è ancora fermo e non si capisce quando arriverà lo sblocco.

 

Tre anni e mezzo di tempo. È questa la previsione per il nuovo impianto di Versalis a Porto Marghera, che verrà realizzato in collaborazione con l’americana Elevance Renewable Sciences. «Sarà pronto per la fine del 2017» conferma Sergio Lombardini, direttore R&S e Innovazione Tecnologica di Eni Versalis, ieri intervenuto al convegno «Green news day Veneto, green jobs contro la crisi», al Vega di Marghera.

Un investimento da 200 milioni, che traghetterà Porto Marghera verso la “chimica verde” e che permetterà di mantenere l’attuale occupazione nell’impianto di cracking, 390 addetti, ai quali si aggiungeranno 90 assunzioni per il nuovo impianto.

«Il maggior valore del progetto – sottolinea Lombardini – sta proprio nell’integrazione tra il nuovo e i processi esistenti, senza scordare che ben il 90% dell’alimentazione del prossimo sito verrà da materie prime rinnovabili».

Lo scetticismo è però sempre in agguato, la palla al piede è sempre la stessa, la burocrazia. Versalis, però, punta a un accordo lampo con la Regione, sul modello di quanto avvenuto a Porto Torres, in Sardegna, per il progetto Matrica, nato dalla joint venture tra Versalis e Novamont, altro esempio di rilancio della chimica.

«Entro la fine dell’anno – prevede Lombardini – inizieremo a depositare le richieste di autorizzazione. Se riusciremo a trovare un accordo veloce con la Regione, alla stregua di quanto avvenuto in Sardegna, avremo tutte le autorizzazioni entro 6 mesi, quindi per metà del prossimo anno».

Versalis ha già individuato i terreni che potrebbero ospitare il nuovo impianto, si tratta di aree già di proprietà dell’Eni, come, ad esempio, quella vicino al parco serbatoi sud. Essenziale che abbiano la possibilità di ospitare una banchina e che siano già pronti all’uso, con minimi interventi di bonifica.

Di certo, l’investimento di Eni su Porto Marghera permetterà di avviare una produzione così innovativa da non temere rivali sul mercato. Si creerà quella che Lombardini definisce una «barriera tecnologica alla competizione». La collaborazione con Elevance porterà allo sviluppo di nuove molecole e di un prodotto unico al mondo, il gap tecnologico eviterà la guerra dei costi. Una guerra che, chi produce in Italia, è facilmente destinato a perdere.

(m.dor.)

 

L’amministratore delegato è atteso a Venezia l’11 aprile per siglare l’accordo con Comune e Regione

Non è ancora certo, ma sembra che Paolo Scaroni verrà a Venezia venerdì 11 aprile prossimo, pochi giorni prima della scadenza del suo terzo mandato a capo dell’Eni. Il 14 aprile il premier Matteo Renzi deve decidere se conferirgli un quarto mandato – ignorando i consigli di chi gli dice che sarebbe inopportuno visto che il vicentino Paolo Scaroni è stato condannato dal Tribunale in prima istanza, in qualità di ex amministratore delegato di Enel per l’inquinamento della centrale termoelettrica di Porto Tolle – oppure cambiare guida alla maggior società partecipata dallo stato, come Eni, che gli garantisce miliardi di euro ogni anno in termini di dividendi e di introiti fiscali.

Quel che sembra certo è che l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, ci tiene tantissimo ad essere presente all’attesa firma, a Venezia, del contratto preliminare con cui la società del «cane a sei zampe» cederà al Comune e alla Regione oltre 100 ettari di aree industriali dismesse di sua proprietà a Porto Marghera per l’avvio di nuove attività produttive. La firma del contratto preliminare e di compravendita per il trasferimento delle aree di proprietà di Syndial (società dell’Eni nata sulle ceneri di Enichem allo scopo di gestire la dismissione delle produzioni chimiche e la bonifica delle relative aree inquinate) è la premessa per la prevista costituzione della società mista (Comune di Venezia e Regione Veneto) a cui saranno intestate le aree cedute e alla quale spetterà di mettere le aree sul mercato a prezzi appetibili e costi di bonifica e messain sicurezza ambientale certi e contenuti «per garantire -comehannoaffermato più volte dal sindaco Giorgio Orsoni e dall’assessore regionale, Renato Chisso – la rigenerazione del grande polo industriale di Venezia e delle sue infrastrutture con ricadute positive per tutto o il territorio Veneto ». Mal che vada, comunque, il preliminare per la cessione delle aree – assicurano in Comune e Regione – sarà firmato al più presto, con o senza Scaroni, per non perdere ancora tempo su un tema, come il rilancio di Porto Marghera, urgente più che mai.

(g.fav.)

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Firmato ieri l’accordo tra la Marina italiana e quella americana per utilizzare il “biofuel” nelle navi

Entro questo mese gli impianti di raffinazione riconvertiti saranno riavviati per produrre biodiesel

MARGHERA – La Marina militare italiana e quella Usa hanno scelto la bioraffineria dell’Eni per rifornire di combustibili “bio fuel” i motori delle loro navi che solcano i mari. Si tratta di una miscela (metà olio vegetale e metà gasolio) che abbatte le emissioni inquinanti in maniera considerevole.

Ieri, nella raffineria Eni di Porto Marghera che entro questo mese sarà riavviata per produrre, intanto, biodiesel per autoveicoli, è stato siglato un accordo di collaborazione per sviluppare assieme progetti e sinergie sulla produzione e l’utilizzo del gasolio verde. L’accordo è stato firmato dal segretario della Marina americana, Ray Mabus,e dal Capo di Stato maggiore della Marina militare italiana, ammiraglio Giuseppe De Giorgi.

«La collaborazione», ha spiegato Ray Mabus, «rientra nei progetti italiani legati ai limiti sulle emissioni inquinanti, stabiliti in sede europea e per le omologhe azioni decise dal presidente Barack Obama che ha stabilito, per Marina e marines, l’indipendenza dal combustibile convenzionale per il 50% entro il 2020».

La Marina italiana ha già sperimentato con successo il carburante bio sul pattugliatore “Foscari”, che ha navigato utilizzando solo il50%del carburante tradizionale di origine fossile mentre l’altra metà “verde”. La marina Militare italiana ha in programma la costruzione di 10 nuove navi, a partire da quest’anno e nell’arco dei prossimi 7, con serbatoi polivalenti. Nei prossimi mesi, Marina militare Usa e Italiana, insieme ai ricercatori dell’Eni, affineranno le tecnologie di combustione ottimale del biocarburante che in una prima fase utilizzerà olio ricavato dalla spremitura di frutti di palma provenienti da piantagioni asiatiche certificate e sostenibili e non da nuove piantumazioni che comporterebbero ulteriori deforestazioni. L’olio di palma – è stato assicurato anche ieri – potrebbe essere sostituito nel prossimo futuro da olio di microalghe (sperimentate a Gela) o scarti animali e olio di frittura già usato. Con queste prospettive di produzione per il settore militare – che si aggiungeranno alla produzione di biodiesl per autoveicoli fino a 300 mila tonnellate all’anno – tutto cambia. Gli stessi sindacati dei chimici di Cgil Cisl, Uil, presenti ieri alla firma dell’accordo, si sono detti soddisfatti per «una scelta che riapre finalmente una prospettiva di sviluppo nuova e promettente per la chimica veneziana».

Il destino della piccola raffineria veneziana dell’Eni, infatti, sembrava segnato. I costi fissi per raffinare il petrolio e produrre combustibili per la rete di distribuzione di Eni erano troppo elevati e si produceva in perdita pur di vendere il prodotto in un mercato mondiale, come quello dei combustibili, in forte flessione. Per riportare in pareggio i costi di produzione, la benzina prodotta in loco avrebbe dovuto essere venduta a 3 centesimi in più al litro, rispetto ai prezzi di vendita dei carburanti già raffinati che arrivano a Venezia e vengono venduti dai concorrenti. Oltretutto, Eni di raffinerie in Italiane haben5 e la chiusura di quella di Venezia sembrava ormai scontata. Ma grazie al settore Ricerca, sviluppo tecnologico e progetti di Eni – come ha spiegato ieri il vicepresidente, Giacomo Rispoli – i vertici di Eni hanno capito che con un investimento contenuto (130 milioni di euro) sarebbe stato possibile, con un’adeguata e innovativa tecnologia che Eni ha già brevettato, riconvertire la raffineria di petrolio alla produzione di biocombustibili con un taglio delle emissioni inquinanti del 90%. Con queste prospettive i 180 dipendenti rimasti in forza nella raffineria veneziana possono finalmente tirare un sospiro di sollievo.

Gianni Favarato

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