Nuova Venezia – I ministri Lupi e Galletti: “No alle grandi navi a San Marco”
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19
mar
2014
DAL 4 APRILE POTRANNO ATTRAVERSARE IL BACINO
Dal 4 aprile potranno tornare le grandi navi nel bacino di San Marco. È il primo effetto della sospensiva del Tar anche se, come precisa Venice Terminal Passeggeri, le compagnie si sono già organizzate diversamente, con altri itinerari. I ministri Lupi e Galletti, comunque, ribadiscono: «Le grandi navi non devono passare da San Marco».
DOPO LA SOSPENSIVA DEL TAR »APPELLI E POLEMICHE
Lupi e Galletti: «No alle navi in Bacino»
I ministri: la sospensiva non cambia la scelta del governo, si acceleri soluzione definitiva. Realacci: Parlamento pronto
Grandi navi, il governo, chiamato in causa, risponde. «Le grandi navi non devono passare per il canale della Giudecca e nel Bacino di San Marco». A dirlo, con una nota congiunta, ieri sera sono stati i ministri delle Infrastrutture e dell’Ambiente, Maurizio Lupi e Gian Luca Galletti. «Il governo conferma la sua determinazione nell’applicazione del decreto che vieta il passaggio delle navi con stazza superiore alle 40mila tonnellate nei canali di Venezia. La sospensiva cautelare del Tar dell’ordinanza della Capitaneria di porto che limitava già per il 2014 il numero dei transiti delle grandi navi, in attesa del pronunciamento di merito di giugno, non cambia la decisione», dicono i due ministri, «semmai costringe tutti gli enti coinvolti (governo, regione, comune, autorità portuale) ad accelerare nella definizione della soluzione definitiva del problema, indicando il percorso alternativo, nel rispetto della tutela ambientale della laguna e del contributo all’economia di Venezia e del Veneto costituito dal turismo crocieristico».
Il giorno dopo il clamoroso stop del Tar – con l’accoglimento della sospensiva del ricorso contro i limiti di tonnellaggio delle navi da crociera in Bacino di San Marco, presentato da Venezia Terminal Passeggeri e che riporta la situazione esattamente al punto di partenza – tutta la pressione ieri si era spostata su Palazzo Chigi e sul Parlamento, con la richiesta di azioni urgenti. La decisione del Tar Veneto sospende fino all’udienza di merito prevista per il 12 giugno 2014 la riduzione del 12 per cento del traffico delle navi da crociera a Venezia e mette in mora anche i limiti di tonnellaggio stabiliti per il 2015 dalla stessa Autorità portuale di Venezia, che vietavano l’ingresso dalla bocca di porto del Lido alle navi di stazza superiore alle 96 mila tonnellate. Salve però le misure compensative già in vigore come il passaggio delle grandi navi in bacino solo all’alba o al tramonto e la riduzione dei limiti di velocità.
«Non avevamo impugnato questa parte dell’ordinanza – spiega il presidente della Vtp Sandro Trevisanato – che sostanzialmente condividiamo e anche la riduzione dei passaggi delle navi da crociera del 12,5 per cento per l’anno in corso prevista dall’ordinanza, di fatto, rimarrà, perché ormai le compagnie di crociera si sono già organizzate diversamente. Speriamo ora nella rapida apertura di un tavolo di confronto con il governo e i soggetti interessati per trovare, rapidamente, una soluzione tranquillizzante anche per i prossimi anni».
Dal 4 aprile – conclusi i lavori del Mose alla bocca di porto di Lido – riprenderanno i passaggi in laguna delle grandi navi da crociera.
«C’è la disponibilità del Parlamento a sostenere eventuali iniziative del governo per mettere al riparo un patrimonio come il bacino di San Marco e il canale della Giudecca dai pericoli derivanti dal passaggio delle grandi navi», ha detto il presidente della commissione Ambiente, Ermete Realacci.
E il sindaco Giorgio Orsoni: «Il governo e l’Autorità portuale», dichiara, «devono pensare agli interessi della città, non a una minoranza dell’azionariato che gestisce il porto. Non credo che la soluzione si possa trovare per via giudiziaria, è solo una questione di intelligenza da una parte e buon senso dall’altra. Il provvedimento della Capitaneria era fragile e non mi stupisce la decisione del Tar di Venezia. Il problema va gestito sul fronte politico da una parte e amministrativo dall’altra, con l’amministrazione di Venezia che si opporrà sempre al passaggio delle grandi navi davanti a San Marco».
Enrico Tantucci
parla massimo cacciari
«Folle scavare un altro canale l’alternativa è Marghera»
Aspettiamo la sentenza di merito per capire le motivazioni Poi dovrà essere il governo a decidere
Anche il Porto dipende dal Ministero
Le grandi navi? A Marghera. È questa secondo l’ex sindaco Massimo Cacciari la soluzione «più ragionevole» per risolvere il problema della croceristica in laguna. «A Marghera», dice, «ci sono gli spazi e le banchine, i lavori per un nuovo terminal si potrebbero fare presto e con poca spesa. Una grande occasione di sviluppo che salverebbe la portualità e farebbe da volano allo sviluppo dell’intera area industriale».
Marghera, la stessa idea che porta avanti l’attuale sindaco Giorgio Orsoni. Stazione Marittima per le navi troppo grandi in canale Brentelle e in canale Industriale Ovest. Ma il Porto non ci sente. «Tecnicamente impossibile », taglia corto l’Autorità portuale . Il Porto insiste invece sull’idea di scavare il nuovo Canale Contorta- Sant’Angelo in mezzo alla laguna. Per collegare così il canale dei Petroli all’attuale Marittima e far entrare le navi dalla bocca di porto di Malamocco. «Scavare un nuovo canale sarebbe una follia», dice Cacciari, «si spenderebbero un sacco di soldi per danneggiare la laguna. A quel punto converrebbe tenersi le navi dove sono ». Dopo la sospensiva del Tar che ha annullato ogni limite ai passaggi le navi per ora restano dove sono. Anche se il loro transito è interrotto fino ad aprile per via dei lavori delMose alla bocca di lido.
«Che fare adesso? Prima di tutto aspettare la sentenza di merito», continua l’ex sindaco, «per capire le motivazioni dell’eventuale diniego. Poi darsi da fare per mettere a punto finalmente la soluzione alternativa ».
A chi spetta di trovare soluzioni? «Al governo, mi pare evidente », continua Cacciari, «è il governo che deve intervenire in modo risolutivo.Come hanno fatto per il Mose, alla fine hanno deciso loro, no? Non possono lasciare la patata in mano al Comune o alla Capitaneria di porto».
Ma il dialogo è sempre più difficile. Le alternative Progettuali alle grandi navi a San Marco sono almeno otto già depositate in attesa di essere esaminate il Fronte del porto insiste per il nuovo canale, il Comune per Marghera, altri soggetti (Comitati, Grillini, De Piccoli) per il nuovo terminal fuori dalla laguna. Difficile il dialogo e la ricerca di soluzioni con questo clima.
«Difficile ma, ripeto, è il governo che adesso deve prendere l’iniziativa e fare scelte definitive, naturalmente dopo aver sentito tutti i soggetti interessati e gli organismi tecnici e scientifici. Anche il Porto, se non sbaglio dipende dal ministero delle Infrastrutture. E si dovrà adeguare alla scelta politica ».
Alberto Vitucci
ALTRE REAZIONI «Hanno ragione i giudici, ordinanza infondata»
Il Comitato “No Grandi Navi” difende la decisione. Chisso: adesso basta reazioni isteriche
Molte anche ieri le reazioni alla sentenza del Tar che ripristina il passaggio integrale delle grandi navi.
Per l’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso «la decisione del Tar non deve alimentare ancora di più azioni isteriche nei confronti di un’attività che resta importante per l’economia della città e non solo. Bisogna che la politica, le amministrazioni, gli enti, tutti assieme trovino una soluzione condivisa».
«I giudici hanno perfettamente ragione – commenta il Comitato NO Grandi Navi – le decisioni del Governo e le ordinanze della Capitaneria non hanno fondamento, e per questo anche il Comitato vi si è opposto con un ricorso alla Commissione Europea, non potendo adire al Tar per mancanza di personalità giuridica. Siamo contenti perché il bluff del Governo è stato cancellato e ora si può tornare ad affrontare il problema delle grandi navi, ma partendo dai dati, come vogliono i giudici del Tar. E se si tengono presenti tutte le criticità connesse al crocierismo – rischio di incidenti, gravissimo inquinamento, erosione di rive e fondali, stress turistico – la soluzione non può essere che una: le navi incompatibili devono ormeggiare fuori dalla laguna nel terminal crocieristico al di fuori delle bocche di porto».
Per Legambiente «ora il Governo deve accelerare per individuare soluzioni alternative e prendere provvedimenti immediati per il bene della città e dell’ecosistema lagunare. È necessario «ripianificare l’attività portuale di Venezia e spostare l’home port a Marghera, lontano dal fragile cuore della città, riqualificando l’area industriale dimessa di Marghera».
Nuova Venezia – Marghera “Per la chimica verde servono autorizzazioni rapide”
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18
mar
2014
Eni presenta i nuovi progetti a comune, provincia e regione
Se vuole realizzare le nuove produzioni di oli vegetali, Eni deve far presto a presentare le richieste di autorizzazione e le istituzioni devono fare altrettanto nel rispondere. E’ questo il messaggio uscito ieri dagli incontri degli amministratori pubblici veneziani con la delegazione di dirigenti di Eni e la controllata Versalis spa che hanno presentato a Comune, Provincia e Regione il nuovo progetto di costruzione di un impianto di bio-olio per lubrificanti e altri prodotti e l’ormai prossimo riavvio della raffineria di Petrolio riconvertita al biodiesel.
A Ca’ Farsetti, i rappresentanti di Eni e Versalis hanno spiegato agli assessori allo Sviluppo Economico, Alfiero Farinea e all’Ambiente, Gianfranco Bettin i suoi progetti «di rilancio competitivo » degli stabilimenti rimasti aperti a Porto Marghera.
«I 200 o milioni di euro di investimento previsti da Versalis per lo sviluppo del progetto di Green Chemistry» ha commentato l’assessore Farinea «confermano le grandi potenzialità di Porto Marghera nel settore della chimica verde. Tuttavia per attrarre nuovi investimenti e favorire la realizzazione di nuove iniziative economiche è necessario dare pronte risposte alle istanze, di Versalis e di tutti gli imprenditori, in termini di acquisizione dei titoli abilitativi e autorizzativi, in modo da fare del Sito di Interesse Nazionale di Porto Marghera un campo di prova in cui attuare il cosiddetto Decreto del Fare, che prevede la stipula di convenzioni e accordi tra enti al fine di snellire le procedure e abbreviare i termini dei procedimenti amministrativi e di autorizzazione sotto il profilo urbanistico-edilizio ed ambientale».
L’assessore Bettin ha sottolineato a sua volta «la valenza strategica del Progetto che, utilizzando il grande patrimonio infrastrutturale di Porto Marghera, consentirà di integrare due impianti produttivi storicamente presenti nell’area, la raffineria Eni e il cracking di Versalis, che sono un esempio concreto di riconversione funzionale basata su un’attività industriale moderna, innovativa e ambientalmente sostenibile che consente la valorizzazione delle conoscenze e delle professionalità presenti nel territorio ».
Anche la presidente della Provincia , Francesca Zaccariotto e l’assessore provinciale al Lavoro ,Paolino D’Anna, hanno ricevuto la delegazione delle società dell’Eni. Per la Zaccariotto «si tratta di un progetto molto interessante per il rilancio industriale di Porto Marghera» e D’Anna ha aggiunto: «così si può garantire la riconversione industriale con prospettive occupazionali promettenti per una provincia come la nostra che ha avuto 3.500 vertenze e crisi aziendali seguite in questi anni».
Infine, dopo l’incontro dei dirigenti dell’Eni in Regione, l’assessore Renato Chisso ha a sua volta sottolineato di aver appreso con soddisfazione che con la costruzione del nuovo impianto di Versalis ci saranno 90 nuovi posti di lavoro e ha aggiunto: «ora Eni deve fare presto e presentare entro l’estate il progetto per la necessaria valutazione dell’impatto ambietale prevista dal Via regionale».
Gianni Favarato
Gazzettino – Marghera. Chimica verde, l’Eni va a Palazzo
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18
mar
2014
MARGHERA – Tour istituzionale dei vertici di Versalis per il rilascio delle autorizzazioni
I vertici locali di Versalis del gruppo Eni ieri hanno fatto il giro delle “parrocchie istituzionali” per presentare il progetto di chimica verde da 200 milioni di euro d’investimento e 90 nuove assunzioni, senza contare l’indotto.
Il direttore delle Risorse Umane, Fabrizio Bellini, e il direttore Ricerca, Sviluppo e Innovazione, Sergio Lombardini hanno illustrato i particolari dell’intervento già condivisi con i sindacati. Ottanta milioni serviranno per rinnovare il cracking e gli aromatici e 120 milioni andranno spesi, in compartecipazione con l’americana Elevance Renewable Sciences di Chicago, per costruire un nuovo impianto ad alta tecnologia, con ridotte emissioni dannose, che produrrà intermedi rinnovabili utilizzando oli vegetali.
Al di là delle informazioni di cortesia, scopo dei dirigenti Versalis è stato evidentemente quello di sensibilizzare le istituzioni pubbliche sulle autorizzazioni necessarie. Per rispettare i tempi che l’azienda di Eni si è data (ristrutturazione del cracking per il 2015, nuovo impianto per il 2017) occorre che le procedure burocratiche siano le più veloci possibile.
Per questo l’assessore regionale Renato Chisso, che era accompagnato dal direttore del Dipartimento recupero territoriale/Ambientale, Giovanni Artico, ha sottolineato che «molta attenzione ci si aspetta sotto il profilo dei tempi di approvazione del progetto che dovrà andare in VIA regionale» non tralasciando di aggiungere che, dal canto suo, la Regione si aspetta dall’Eni che «presenti il progetto entro l’estate».
A Ca’ Farsetti Versalis ha incontrato l’assessore comunale allo Sviluppo economico, Alfiero Farinea, e il collega responsabile dell’Ambiente, Gianfranco Bettin: «Ritengo che il Sito di interesse nazionale di Porto Marghera dovrebbe essere considerato un campo di prova in cui attuare l’articolo 37 del “Decreto del fare”, che prevede la stipula di convenzioni e accordi tra Enti al fine di snellire le procedure e abbreviare i termini dei procedimenti amministrativi e autorizzatori» ha auspicato Farinea.
Bettin, infine, ha posto in evidenza la «valenza strategica del Progetto che consentirà di integrare due impianti produttivi storicamente presenti nell’area: la raffineria e il cracking. Un esempio concreto di riconversione funzionale di Porto Marghera basata su un’attività industriale moderna, innovativa e ambientalmente sostenibile».
(e.t.)
Nuova Venezia – Aperture domenicali, un vero fallimento
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16
mar
2014
Negozi & dintorni
Torna d’attualità il dibattito sulle aperture domenicali dei negozi, meglio identificate con le aperture domenicali dei centri e dei parchi commerciali, perché in realtà i piccoli punti vendita hanno aderito in piccolissima parte. Da operatore del settore ribadisco che le aperture domenicali sono da considerarsi un fallimento perchè non hanno assolutamente raggiunto lo scopo e l’obiettivo che si erano prefissate, cioè, l’aumento dei consumi e l’aumento dell’occupazione per un rilancio dell’economia.
In questi due anni i dati economici italiani sono talmente chiari che sono esattamente l’opposto di ciò che si voleva: contrazione dei consumi anche nell’alimentare, aumento della disoccupazione e un numero impressionante di piccole attività commerciali chiuse.
E su questo facciamo una riflessione: i dipendenti “storici” della grande distribuzione hanno subito il lavoro domenicale , prima non c’era e non hanno avuto alternative a non accettarlo; i pochi dipendenti assunti nella grande distribuzione sono quasi esclusivamente a tempo determinato, per non parlare, ma pochi lo sanno, che anche nella grande distribuzione ci sono dipendenti in cassa integrazione o con contratto di solidarietà.
Consideriamo invece il titolare di un negozio che gestisce la sua attività da solo: come fa a lavorare 7 giorni su 7, tutto l’anno salvo Natale, S. Stefano, Capodanno, Pasqua e Pasquetta? Ci sono poi i dipendenti dei parchi, cinema, ristoranti e tutti quei lavori dove c’è il dilettevole per il prossimo. Andare al Centro Commerciale di domenica è utile e dilettevole? No, è solo un’opportunità in più per il consumatore, che poi la paga nel prodotto finale che acquista, perchè tenere aperto la domenica costa e il maggior costo ricade sul prodotto che si compra.
Quando si guarda all’Europa, guardiamola anche qua: nessun Paese europeo ha le aperture domenicali come le nostre. L’idea quindi è quella di tornare ad un ritorno alle domeniche regolarizzate, perchè le domeniche di apertura selvaggia non hanno portato alcun beneficio.
Infine chiudo con un altro argomento che riguarda questa cementificazione selvaggia di capannoni commerciali nelle periferie di Mestre: è talmente evidente che ci sono troppe attività commerciali per il bacino d’utenza che prima o poi ci troveremo gran parte di questi capannoni chiusi (come la Marghera industriale?).
Dopo aver desertificato e ucciso il commercio e la vita sociale del Centro di Mestre quanti si ricordano la Piazza Ferretto dove facevi fatica a camminare da quanta gente c’era?
Federico Dabalà – Mestre
Gazzettino – Marghera. Cantiere Vega, 20mila metri quadri di padiglioni con parcheggi e servizi
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16
mar
2014
A Mestre le ruspe, a Venezia i convegni. Al Vega infatti si sta lavorando a più non posso per preparare i 10 mila metri quadrati di padiglioni che ospiteranno la parte veneziana dell’Expo 2015 dedicata al tema dell’acqua. Volendo ci sarebbe da strologare sulla differenza, come dire, di temperamento tra chi si è buttato animo e corpo a costruire il contenitore e chi deve riempire di contenuti quei padiglioni.
Ma ci dovrà pur essere un momento in cui le due filosofie si incontrano. Per adesso nell’area del Vega che va da via Pacinotti fino a via Righi si sta lavorando alle opere di urbanizzazione e alla piastra che ospiterà tutta la parte tecnologica e il parcheggio. Poi si inizierà a costruire i padiglioni dell’Expo: 10 mila metri quadrati coperti e altrettanto scoperti.
Per la parte “mestrina” di contenuti le idee sono già chiare perchè l’amministratore delegato di Vega, Tommaso Santini, già un paio di mesi fa, al Gazzettino aveva spiegato: «Se vogliamo reinventare questa parte di città che una volta era industriale, bisogna che troviamo il modo, prima di tutto, di farla conoscere. Ecco perchè l’Expo del 2015 è un passaggio importante dal momento che costringerà tutti a venire a vedere le potenzialità di questo posto. Io credo che l’Expo darà una accelerazione formidabile al progetto di espansione e recupero. Ci sono 130 mila metri quadrati che possono essere costruiti, ancora, sempre recuperando la prima zona industriale. Vuol dire due volte quello che si vede adesso. Ma per far capire quanto strategica sia questa parte di città abbiamo elaborato un progetto complesso.»
Un progetto che si è definito man mano anche con ExpoVenice e con Laura Fincato che di questa occasione dell’Expo è l’anima. Sull’acqua è nata Venezia e sull’acqua potrebbe rinascere Porto Marghera. Con le sue idee industriali sulla depurazione e sulle bonifiche, sul riciclo e sulla possibilità, dall’acqua, di creare industrie “verdi”.
Nuova Venezia – Grandi navi, sale l’attesa per l’ordinanza
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15
mar
2014
Slitta la pubblicazione del provvedimento del Tar che dovrà decidere sulle limitazioni dei transiti in Bacino San Marco
È slittata a stamattina l’ordinanza del Tar che dovrà decidere sul divieto di passaggio delle navi in bacino San Marco. Ieri il Tribunale amministrativo ha pubblicato sentenze e ordinanze. Ma quella sulle navi non c’era. Tensione, ma anche cauto ottimismo tra gli operatori del porto. I tempi lunghi dell’udienza di giovedì e la durata della camera di consiglio danno alla Vtp, la società Venezia terminal passeggeri che ha presentato il ricorso, concrete speranze che l’istanza sia accolta. La questione riguarda il passaggio delle grandi navi in canale della Giudecca nel 2015. La Capitaneria di Porto ha firmato un’ordinanza che in applicazione di quanto stabilito dal governo pone limiti ai passaggi. Dal prossimo anno non dovranno più transitare in laguna navi di stazza «superiore alle 96 mila tonnellate». Limite che Vtp e le imprese del porto ritengono «assurdo e penalizzante» in assenza di alternative. Invocando il grave danno economico che ne deriverebbe, le imprese si sono rivolte al Tar. Che ha discusso la questione giovedì riunendosi per oltre un’ora, con tempi insolitamente lunghi. Sono depositati anche ricorsi di segno opposto – quello firmato dal Comune che ritiene il limite troppo basso – ma adesso la decisione sulla sospensiva riguarderà i limiti del 2015. Se, come è possibile, i giudici amministrativi accoglieranno la richiesta di sospendere l’ordinanza, la situazione tornerà al punto di partenza. Cioè quando la via d’acqua sarà riaperta alla fine dei lavori di posa dei cassoni del Mose al Lido – a metà aprile – le navi potranno tornare a passare, senza alcun limite. Con un sospiro di sollievo da parte degli operatori del porto e prevedibile ripresa delle polemiche da parte dei comitati di cittadini. Se invece il Tar dovesse dar torto ai ricorrenti, l’ordinanza entrerebbe in vigore. «Sarebbe un disastro», hanno detto gli operatori, industriali e sindacati insieme, «perché il lavoro verrebbe a mancare».
Tesi che i sostenitori delle alternative non condividono. «Realizzando le alternative il lavoro crescerebbe, perché potremmo ospitare molte più navi », replica il senatore Felice Casson, primo firmatario della mozione approvata dal Senato che chiede di realizzare in tempi brevi alternative. Ma il fronte del porto si oppone, compatto. E minaccia manifestazioni per far pressione sul governo. Primo passo sarà quello della sentenza, la cui pubblicazione è attesa per stamattina.
Alberto Vitucci
Trevisanato: «In aprile il nuovo terminal per le navi da crociera
Otto terminal per otto grandi navi. Sarà inaugurata ai primi di aprile la nuova Stazione Marittima, realizzata in banchina Tagliamento negli edifici 109 e 110. Nuova infrastruttura che secondo Sandro Trevisanato, presidente della Vtp, renderà il porto di Venezia «primo in Europa». «Le crociere crescono in tutto il mondo, in Italia invece caleranno del 10 per cento», dice, «colpa della burocrazia e dei troppi controlli delle Autorità portuali. Ma anche del caso Venezia, che mette a rischio il traffico delle grandi navi in tutto l’Adriatico. Dobbiamo discutere di alternative, ma intanto non possiamo penalizzare un settore che tutta Europa ci invidia e dà lavoro». Alla fine dei lavori il nuovo Terminal 109-110 – tra la stazione 107-108 e i traghetti, potrà accogliere altre due navi, otto in totale nel bacino
lo firmano duferco e consulting
Presentato ieri in Capitaneria il progetto Lido di De Piccoli
Duferco Italia holding e Consulting srl. Sono le due imprese che hanno depositato ieri in Capitaneria di porto il nuovo progetto per la realizzazione del terminal crociere in bocca di Lido. Si chiama «Venice cruise 2.0» e sviluppa, si legge in una nota delle due aziende, «lo studio di fattibilità predisposto nel giugno del 2012 da Cesare De Piccoli e presentato alle Autorità competenti». Si tratta di un vero e proprio progetto preliminare, che sarà sviluppato dalla società di ingegneria Duferco Engineering spa di Genova. «Un progetto», fanno sapere le aziende, «che si è avvalso della collaborazione di numerosi tecnici specializzati ed è quindi pronto per essere esaminato. Sarà presentato nei prossimi giorni. Si tratta dell’ultima proposta presentata alla Capitaneria di porto, che il 20 marzo dovrà inviare tutti gli elaborati disponibili al ministero delle Infrastrutture. La proposta di De Piccoli, già viceministro alle Infrastrutture, parlamentare europeo e vicesindaco di Venezia, nasce alla metà degli anni Duemila come ipotesi alternativa alle dighe del Mose. Prevedeva di alzare i fondali in bocca di Lido – rendendo quindi inutili le dighe – realizzando per le navi che non sarebbero più entrate in laguna un terminal davanti all’isola artificiale del bacàn. I passeggeri sarebbero arrivati a Punta Sabbioni con motonavi o in auto per imbarcarsi sulle Grandi navi.
(a.v.)
le alternative
Otto progetti pronti per Roma
Il canale Contorta e Marghera
Otto progetti pronti a partire per Roma. Tante sono le alternative che adesso il ministero delle Infrastrutture dovrà esaminare per poi sottoporle alla Valutazione di impatto ambientale e Valutazione strategica. C’è il progetto “Venice cruise 2.0” di Cesare De Piccoli. E poi,sempreper la Marittima in bocca di Lido, davanti all’isola del Mose, il progetto di Luciano Claut, architetto veneziano, assessore all’Urbanistica di Mira e il progetto per la «tangenziale » dietro la Giudecca, finanziato da Vtp. E l’idea di spostare la Marittima a Marghera, progetto per il canale Brentelle e il Canale Industriale elaborato dallo studio di architettura di Roberto D’Agostino. Infine il canale Contorta Sant’Angelo, nuova via d’acqua per unire il canale dei Petroli all’attuale Marittima progettato dall’Autorità portuale. «Unica soluzione alternativa» secondo il Porto, che ha anche chiesto al governo di inserire il suo progetto – secondo gli ambientalisti illegittimo perché proibito dalle leggi in vigore – nella Legge Obiettivo. Il Comune non ha presentato suoi progetti, ma con il sindaco Giorgio Orsoni sostiene l’idea di Marghera.
(a.v.)
Gazzettino – Venezia, Grandi navi. L’idea De Piccoli ora e’ progetto.
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15
mar
2014
GRANDI NAVI – Terminal per le crociere al Lido
L’ex parlamentare ha presentato all’autorità marittima l’alternativa allo scavo del Contorta: «Ma costerà meno»
Non è più un’idea progettuale, ora ha la dignità di progetto preliminare. Si chiama “Venis cruise 2.0″: non è più solo un’idea di Cesare De Piccoli, ma una proposta sposata dalla Duferco Italia Holding spa, un’azienda bresciana leader nel campo della produzione e del commercio di materie prime siderurgiche con oltre 800 addetti e un fatturato annuo pari a 700 milioni.
È stato presentato ieri mattina all’autorità marittima il progetto preliminare elaborato dalla Duferco insieme alla DP Consulting Srl, l’azienda di riferimento di Cesare De Piccoli per la realizzazione del nuovo Terminal crociere di Bocca di porto del Lido. Il progetto, che sarà presentato nei prossimi giorni pubblicamente, sviluppa lo studio di fattibilità di De Piccoli di qualche anno fa.
«Non è vero che se si vuole mantenere la portualità a Venezia bisogna sacrificare l’ambiente, e se si vuole tutelare l’ambiente bisogna rinunciare ai posti di lavoro – commenta l’ex parlamentare pd – questa soluzione riesce a coniugare le esigenze della crocieristica, la salvaguardia della laguna e dell’occupazione. Ha il vantaggio che si può realizzare in tempi veloci, un paio di anni, e che salta l’ipotesi della fase transitoria. Il progetto, che potrà essere realizzato per fasi modulari, prevede a pieno regime di poter ospitare almeno lo stesso numero di navi della Marittima».
De Piccoli non si sbilancia sui costi, ma sottolinea che sicuramente «è meno costoso dell’ipotesi del Contorta, che potrebbe richiedere 170 milioni». Dunque un “avversario”, sul tavolo dei Ministeri all’Ambiente e dei Trasporti, che ha ora la dignità di progetto confrontabile. In lizza, oltra al Contorta, come si ricorderà, ci sono le ipotesi del sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, con la “tangenziale” acquea dietro alla Giudecca, quella dei docenti Iuav Maria Rosa Vittadini, Stefano Boato e altri per realizzare il terminal all’interno della bocca di porto del Lido, quella di portare tutte le navi a Marghera caldeggiata da Alessio Vianello, quella di un pensionato di Cavallino, Gino Gersich, che ipotizza la creazione di una stazione di sosta davanti alla bocca di porto di Malamocco, utilizzando il canale dei Petroli come unico accesso per le navi da crociera e per il traffico industriale.
Il problema ora sta nella certezza delle procedure. Da un lato il Ministero delle Infrastrutture – Maurizio Lupi è uno dei pochi ministri riconfermati nell’incarico – vorrebbe avocare a sè la valutazione delle alternative, che è prerogativa anche del Ministero dell’Ambiente, dall’altro il Comune di Venezia vorrebbe avere voce in capitolo.
(r.v.)
Nuova Venezia – Marghera. Bettin: “Accelerare tutte le bonifiche”
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14
mar
2014
Dopo la conferenza di servizi
La conferenza di servizi decisoria, tenutasi l’altro ieri presso il Ministero per l’Ambiente a Roma, e che ha sbloccato ulteriori progetti di bonifica a Porto Marghera, sono viste anche dal Comune di Venezia come un importante passo avanti per il rilancio dell’area industriale, come ha sottolineato il neoministro Galletti.
«Auspichiamo, dunque, che si acceleri su questa strada, introducendo nel percorso alcune caratteristiche non sempre finora rispettate, a cominciare dal pieno coinvolgimento degli Enti locali e del Comune in primis», afferma l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin.
Che prosegue: «Si deve infatti al Comune l’atto strategicamente più rilevante su questa strada, e cioè la conferma, in sede di previsione urbanistica, della vocazione industriale e portuale, stroncando ogni velleità speculativa. Si deve sempre all’allineamento istituzionale, con il diretto coinvolgimento del Comune (e con Provincia-Regione e Governo), se è stato possibile innovare i vecchi protocolli e normative e ripartire sulla strada virtuosa della tutela ambientale connessa al rilancio produttivo nel quadro di un approccio sostenibile».
Ma ora vanno risolti, ricorda Bettin, «i problemi derivanti dalla riperimetrazione del Sin (Sito di Interesse Nazionale) che hanno escluso aree urbanizzate, le quali, tuttavia, non possono essere escluse dai finanziamenti già previsti».
Collaborazione tra enti locali, accelerazione delle bonifiche, un risanamento esteso a tutte le aree contaminate (già presenti nel perimetro Sin), «rappresentano i cardini sui quali consolidare la svolta, all’insegna dell’industria sostenibile, della chimica verde comedi tutte le altre attività compatibili con questa scelta», conclude l’assessore comunale all’ambiente.
Gazzettino – Porto Marghera, via alle bonifiche
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13
mar
2014
ENI – L’azienda protagonista di questa parte del risanamento con nuove tecnologie e il protocollo firmato a Roma. A sinistra il ministro Galletti
La Conferenza dei servizi sblocca nuovi progetti di riqualificazione ambientale
Il ministro Galletti: modello di risanamento e riconversione. Eni protagonista
Per il nuovo ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che ieri ha presieduto ad una Conferenza dei servizi decisoria sui progetti di riqualificazione ambientale, la bonifica di Porto Marghera è un modello di risanamento e riconversione produttiva di un’area fortemente inquinata. Porto Marghera, dunque, fa da nave scuola per gli altri territori compromessi da decenni di produzioni industriali condotte pensando al profitto e ai posti di lavoro per migliaia di operai dopo il buco nero della Seconda Guerra Mondiale, e quasi nulla alla tutela delle risorse ambientali.
E in questo processo di risanamento e riconversione tra i protagonisti c’è l’Eni, proprio quel gruppo energetico che a partire dagli anni Ottanta ha ereditato nei vari petrolchimici italiani molte industrie inquinanti, e i cui vertici al tramonto del ventesimo secolo avevano deciso di abbandonare la chimica. Da tempo l’amministratore delegato Paolo Scaroni ha cambiato questa decisione e negli ultimi anni ha imposto, oltre al risanamento, la riconversione e la sta portando avanti, nonostante la crisi delle produzioni chimiche e di carburanti in Europa stia falcidiando molte industrie. Lo sta facendo cambiando passo e direzione: niente più industria di base ma produzioni green, verdi come quelle che usciranno tra un mese dalla raffineria di Marghera che verrà riaperta dopo una completa ristrutturazione per sfornare 500 mila tonnellate l’anno di additivo bio per i gasoli; o ancora come quelle che verranno realizzate, in società con l’americana Elevance, nel cracking e negli altri impianti di Versalis sempre a Marghera.
Per far sì che questa linea d’azione diventi metodo per tutti i 2 mila ettari della zona industriale veneziana bisogna liberare aree. E la Conferenza dei servizi di ieri ha fatto compiere un altro passo verso il riutilizzo dei terreni inquinati: ha infatti approvato, tra gli altri, il progetto di Eni relativo alla messa in sicurezza operativa dell’Isola dei Petroli (il cosiddetto nuovo petrolchimico), e uno dei protocolli attuativi dell’Accordo di Programma per il Sin di Porto Marghera per la parte che riguarda criteri e metodologie di esecuzione delle misure di soil-gas, ossia la messa in sicurezza dei camini che emettono gas in atmosfera. L’Accordo in questione era stato firmato il 16 aprile 2012 a Venezia alla presenza dell’allora ministro dell’Ambiente Corrado Clini. Con la Conferenza di ieri si è, dunque, concluso l’iter istruttorio di approvazione di tutti i progetti di bonifica presentati da Eni per aree incluse nel perimetro del Sito di Interesse Nazionale di Porto Marghera (il Sin appunto); alcuni riguardano anche terreni inseriti nell’accordo grazie al quale Syndial (sempre di Eni) cederà a Comune e Regione Veneto 110 ettari da destinare a nuove iniziative industriali. L’accordo è stato messo a punto nei giorni scorsi e verrà firmato a breve dal governatore del Veneto, dal sindaco di Venezia e dall’ad di Eni. E l’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, presente alla Conferenza, ha sottolineato proprio l’importanza della conclusione dell’iter istruttorio per quelle aree, «passaggio fondamentale per la riqualificazione ambientale e produttiva del sito». Galletti ha ricordato i 740 milioni di euro investiti per avviare la messa in sicurezza del perimetro dell’area industriale, per evitare che i veleni sotterrati continuino a finire in laguna a causa del dilavamento prodotto dalle acque di falda. Sono fondi in parte dello Stato e in gran parte dei privati che, a partire dal processo al petrolchimico del 2001, hanno pagato le transazioni per i danni ambientali prodotti. «Quei fondi hanno creato le condizioni per “liberare” nuovi progetti per investimenti produttivi stimati in circa 3 miliardi di euro – ha aggiunto il ministro -: soldi che restituiranno vitalità e centralità economica ad un’area ottimamente infrastrutturata e dotata di eccellenti collegamenti con i mercati europei».
A Venezia istituzioni e parti sociali ed economiche si augurano che il ministro riesca a trovare gli altri 400 milioni di euro mancanti e necessari per completare la messa in sicurezza dell’intera area industriale.
Elisio Trevisan
Gazzettino – Romea commerciale. La Provincia si spacca.
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12
mar
2014
NUOVA ROMEA – La maggioranza si spacca, Lega isolata in Provincia
GRANDI OPERE – Bocciata la mozione della Lega Nord, confermato l’innesto a Roncoduro
La Romea commerciale spacca la maggioranza in Consiglio provinciale. Non è passata la mozione della Lega Nord in favore della variante B del tracciato dell’autostrada Orte-Mestre, che prevedeva l’innesto a Villabona; il voto del Consiglio ha di fatto confermato il tracciato con arrivo a Roncoduro, tra Mira, Dolo e Pianiga. La variante B avrebbe fatto passare l’ultimo tratto della Romea Commerciale per Malcontenta e Marghera, interessando anche l’area del Miranese.
La Lega ha dovuto incassare il voto contrario delle opposizioni (e l’astensione della leghista Sabina Fabi) ma anche quello dei consiglieri ex-Pdl. I gruppi di Forza Italia e de “I-300″ hanno infatti rispedito al mittente la mozione, rompendo di fatto la maggioranza. Un voto “disgiunto” che era tutt’altro che imprevedibile, viste le difficoltà emerse durante la discussione in terza commissione. Insomma, per la variante B non era proprio aria. E c’è anche un “caso Zaccariotto”. Il presidente della Provincia Francesca Zaccariotto – donna forte della Lega veneziana – ha infatti abbandonato l’aula pima del voto. «Dovevo solo rispondere a una telefonata», spiega la presidente della Provincia, che non commenta il voto del Consiglio, limitandosi a un «ne prendo atto».
In aula il dibattito è stato comunque piuttosto acceso. Perché il confronto, oltre che politico, è stato anche all’insegna del campanile. Se la maggioranza si è spaccata, lo si deve anche alle pressioni provenienti dal territorio. La Romea Commerciale – tratto conclusivo dell’autostrada Mestre-Orte – è infatti un tema spinoso, soprattutto a livello comunale. Molto dura la presa di posizione dell’assessore provinciale Claudio Tessari (eletto nelle fila del Pdl) che non ha risparmiato vere e proprie bordate ai colleghi del Carroccio, colpiti dalla “sindrome da Nimby”, sigla inglese per indicare il comportamento di chi vuole che un’opera venga realizzata, ma non nel proprio cortile.
«La mozione della Lega era strumentale e particolarista. In questo modo – continua Tessari – la mozione voleva scaricare il problema sugli altri territori, nonostante su quest’opera la Provincia abbia già dato il suo parere. Si deve andare avanti con il progetto del Cipe e con l’innesto a Roncoduro».
Tessari si è schierato con forza contro la mozione leghista anche per evitare che la Romea Commerciale potesse ripercuotersi sul Miranese e su Spinea in particolare, dove correrà per la carica di sindaco. «Spinea ha già dato il suo contributo con il Passante – conclude Tessari – quindi il suo territorio non poteva esser ulteriormente sacrificato».
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