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Nuova Venezia – Crociere, decidere le alternative

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19

apr

2015

Vertice con operatori del porto e società armatrici. Venice 2.0 sul sito del Ministero

VENEZIA «Io contro l’off shore? Ma non è vero. Sono balle messe in giro in malafede da chi vorrebbe insinuare che blocchiamo lo sviluppo. È vero esattamente il contrario». Felice Casson si prepara a incontrare Matteo Renzi. E nel suo dossier ci sono anche le Grandi navi. Un problema che ha diviso non poco il centrosinistra e in particolare il Pd.

Con l’attuale candidato sindaco in prima linea per togliere le grandi navi da crociera da San Marco. «Ma la linea è chiara e condivisa», dice Casson, «ho detto che ci sono tre progetti alternativi che vanno valutati per una decisione in tempi brevi. Dobbiamo privilegiare il lavoro, la crocieristica e la difesa della laguna. Quanto all’off shore, deciderà il governo. Non ho mai detto che sono contrario a priori».

La patata delle alternative alle grandi navi davanti a San Marco è ora in mano al governo. Il Porto preme perché sia scelto al più presto il progetto Contorta Sant’Angelo, che consentirebbe di mantenere la Marittima e far entrare le navi da Malamocco e non più dal Lido e San Marco.

I comitati spingono perché sia valutata la soluzione del Lido, che consentirebbe di tenere le navi fuori dalla laguna. Ipotesi realizzabile in due anni, già bocciata dall’Autorità portuale. Ma da ieri presente nel sito del ministero dell’Ambiente con il progetto Venice cruise 2.0., presentato da Cesare De Piccoli e dalla società Duferco. Con tanto di studio di impatto ambientale (Sia) presentato dalla società D’Appolonia.

Infine l’ipotesi Marghera, con progetto firmato da Roberto D’Agostino. Anche qui il porto ha espresso parere contrario. «Le navi commerciali e da crociera», dice Costa, si incrocerebbero e la legge non lo consente. Con il Contorta si risparmierebbe tempo, il tratto in comune sarebbe molto più breve».

Per anticipare i tempi Casson ha incontrato l’altra sera una delegazione di operatori del porto e industriali. E anche i vertici delle principali società delle crociere.

«Ho spiegato», dice, «che la volontà della città è quella di risolvere il problema senza penalizzare il settore, rispettando la laguna. Ho avuto risposte incoraggianti: in attesa dell’alternativa anche le compagnie sono disposte a soluzioni transitorie e a qualche sacrificio per il bene della città. Ma l’obiettivo deve essere il rilancio. Con le soluzioni alternative potremo ricavare anche nuovi posti di lavoro».

Anche questo un argomento di confronto con il premier. E con l’alleanza di centrosinistra, che ha sottoscritto su questo punto un programma comune.

(a.v.)

 

Gazzettino – Venezia. San Giuliano apre alle bici

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16

apr

2015

MOBILITÀ – Il Comune ha deciso di non imporre il divieto di transito sul cavalcavia

Allo studio un progetto per realizzare la pista ciclabile tra i Pili e via dei Petroli

Niente semafori ma il cavalcavia di San Giuliano non verrà vietato alle biciclette. È l’esito più importante del sopralluogo ai Pili effettuato da associazioni, sub commissario e tecnici dell’Amministrazione veneziana. Il Comune, dunque, fa marcia indietro e, contrariamente a quanto annunciato nei mesi scorsi, ha deciso di lasciare aperto anche alle biciclette il transito sul cavalcavia.

La seconda buona notizia, che però avrà tempi decisamente più lunghi, riguarda la parte di pista ciclabile ancora da cominciare, quella che deve unire il ponte della Libertà con via Torino, passando per i terreni dell’imprenditore Luigi Brugnaro e per il Vega, e poi per il sottopasso della stazione di Marghera. Le associazioni cittadine non amano quella soluzione perché allunga troppo i tempi di percorrenza, almeno di 4 chilometri rispetto a San Giuliano, ma per le persone che provengono da Marghera o dalla parte est di Mestre può essere una buona strada se il tratto verrà messo in sicurezza.

I tecnici del Comune, come spiegano i portavoce del Coordinamento delle associazioni, hanno reso noto che hanno allo studio un primo intervento per realizzarne almeno un tratto, tra i Pili e via dei Petroli, ossia la parte più pericolosa. Siccome in quella zona la pista passa attraverso i terreni di Brugnaro e a fianco di un fosso in un terreno sconnesso, dovranno posare dei massi per creare il fondo e gettare un manto ciclabile. Il lavoro potrebbe essere realizzato approfittando delle facilitazioni garantite dalle norme sulle aree Sin (i Siti inquinati di interesse nazionale) e quindi consentire tempi più rapidi. Si parla, comunque, di mesi, sicuramente dopo l’estate. Del resto anche la pista sul ponte, con la parte finale a sbalzo, è in ritardo e potrà forse essere inaugurata non prima dell’estate.

Durante il sopralluogo i tecnici comunali, invece, non hanno preso in considerazione il sentiero sterrato che collega i Pili e la base del cavalcavia che sta tra la ferrovia e via della Libertà. Le associazioni propongono di utilizzarlo per assicurare ai ciclisti il ritorno da Venezia lungo il lato nord del ponte, come avviene oggi. Per il Comune, invece, la pista dovrà essere solo sul lato sud, anche se è stretta e comporta difficoltà negli incroci tra le bici provenienti dai due sensi opposti.

«Ad ogni modo per i prossimi mesi tutto continuerà come prima e si potrà percorrere pure il lato nord visto che la nuova pista non è ancora pronta» commenta Giampietro Francescon del Coordinamento, «e noi vogliamo lo stesso organizzarci per andare a pulire quel pezzo di sterrato in modo da renderlo percorribile e garantire più sicurezza ai ciclisti».

Le associazioni non molleranno nemmeno sull’altra richiesta, quella di permettere almeno ai più anziani e alle persone più deboli di salire con la bici in tram a San Giuliano per poter superare il cavalcavia. Anche se non verrà vietato alle bici, infatti, è sempre un punto difficile da superare. Far salire chi ha difficoltà sarebbe anche un modo per facilitare il percorso dello stesso tram che non verrà rallentato. A Milano, ribadiscono quelli del Coordinamento, già lo fanno da tempo.

 

MOBILITÀ – Nel weekend uscita obbligata a Oriago in carreggiata Est

La tangenziale di Mestre chiude per lavori in direzione Trieste, attenzione ai possibili disagi nel weekend. Dalle 22 di sabato alle ore 4 di lunedì mattina rimarrà infatti chiuso il tratto di A57 tra il casello di Mira-Oriago e lo svincolo di Marghera. Per questo motivo la società autostradale Cav ha già messo le mani avanti con un avviso agli automobilisti: «Per tutti gli utenti diretti alle località balneari, in direzione Trieste, è consigliabile utilizzare l’A4-Passante di Mestre».

Durante il periodo di chiusura il traffico sarà deviato al casello autostradale di Mira-Oriago, per poi proseguire sulla camionabile “Marghera-Spinea” (provinciale 81) e infine sulla Statale Romea, prima di ricongiungersi allo svincolo di Marghera. I disagi maggiori potrebbero esserci all’uscita di Mira-Oriago, visto che si tratta di una barriera molto più piccola rispetto a quella di Mestre-Villabona. Molto dipenderà dal meteo: ad oggi le previsioni per il weekend non sono affatto benevole (pioggia sabato e nuvoloso domenica), se saranno rispettate non ci sarà alcun esodo verso le spiagge del litorale e quindi i disagi potrebbero essere contenuti.

La scorsa settimana, quando era stata chiusa la carreggiata ovest in direzione Padova, è filato tutto abbastanza liscio: gli intasamenti si sono concentrati nel tardo pomeriggio di domenica quando chi tornava dal mare o dalla montagna si è trovato incolonnato alla rotatoria di Marghera. Il cantiere è stato aperto per mettere in sicurezza dal punto di vista idraulico tutta l’area di Marghera, già duramente colpita da allagamenti negli ultimi anni. I tecnici del consorzio di bonifica Acque Risorgive stanno effettuando dei lavori di ricalibratura del corso d’acqua Fossa, che attraversa la tangenziale in prossimità del sovrappasso di via Bottenigo. La tabella di marcia prevede che l’intervento venga completato questo weekend, ma anche in questo caso dipenderà dalla pioggia.

Gabriele Pipia

 

Rispetto alla precedente sarà possibile fare il rogito dei 108 ettari con un Cda provvisorio

MARGHERA – Alla prossima riunione della Giunta regionale, in programma martedì prossimo, una delle ultime prima delle elezioni, l’assessore Massimo Giorgetti presenterà per l’approvazione una nuova delibera che confermerà il mandato alla società controllata, Venezia Acque, per l’acquisizione del 50% della nuova società pubblica (Marghera Eco Industries srl) in cui il Comune di Venezia è già entrato con la stessa quota attraverso Ive.

L’entrata nella nuova società della Regione è la premessa per acquisire i 108 ettari di aree industriali dismesse a Porto Marghera, cedute da Syndial-Eni che ha messo a disposizione 38 milioni di euro per le bonifiche, già autorizzate, di circa metà delle aree in questione.

La nuova delibera in approvazione sostituirà la precedente, approvata ma bloccata dal governatore Luca Zaia dopo la tangentopoli del Mose che ha coinvolto l’ex assessore Chisso che aveva condotto tutta la trattativa con Eni per la cessione delle aree.

A differenza della prima delibera, quella che martedì’ dovrebbe essere approvata, prevede la possibilità di eleggere un organismo amministrativo (Cda) provvisorio che avrà il mandato di concludere tutta la procedura tecnica (a cominciare dalla perizia sui terreni in questione e dei relativi oneri ambientali o servitù demaniali), in modo da poter arrivare al più presto al rogito (già rinviato più volte) che trasferirà a Marghera Eco Industries srl la proprietà dei 108 ettari.

Solo dopo questo passaggio, ovvero dopo le prossime elezioni, si procederà alla nomina della governance e al business plan per la bonifica delle aree che saranno messe sul mercato con la speranza di trovare imprenditori disposti ad acquisirle e rilanciarle con attività industriali o logistiche.

(g.fav.)

 

Nuova Venezia – Tangenziale chiusa, code sulla Miranese

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13

apr

2015

Lavori ok sulla condotta del canale Fossa, disagi per coloro che hanno scelto la scorciatoia per raggiungere il casello di Mira

Sono filati via lisci, senza intoppi di rilievo, i lavori di sistemazione del canale Fossa che hanno costretto alla chiusura della carreggiata ovest della tangenziale di Mestre. Anzi, i lavori si sono conclusi in anticipo di quasi due ore rispetto a quanto previsto: la carreggiata è stata dunque riaperta un po’ in anticipo rispetto all’orario previsto, le 4 di stamattina.

La tangenziale è rimasta chiusa tra lo svincolo di Marghera e l’uscita di Oriago-Mira, in direzione Milano, e qualche disagio per gli utenti della strada c’è stato: ieri problemi per chi, provenendo da Trieste, doveva continuare verso Milano. Infatti in molti hanno scelto la scorciatoia della Miranese e via Oriago, per raggiungere il casello di Mira-Oriago: tra le 18 e le 20 si è formata una coda di tre chilometri lungo via Miranese. La colonna di automobilisti è stata assorbita solo verso le 21.

Il prossimo fine settimana invece ci sarà la chiusura della carreggiata Est (in direzione di Trieste) con lo stesso orario: dalle 22 di sabato alle 4 di lunedì.

«Naturalmente quando si interviene in questi casi è inevitabile trovarsi davanti a imprevisti o a manufatti non indicati», spiega l’ingegnere Antonio Martini, responsabile dei lavori.

«Durante la notte abbiamo trovato alcuni pali in corrispondenza dei pannelli fonoassorbenti e un trave di testata del vecchio canale che scorreva a lato della carreggiata prima che la tangenziale venisse allargata, manufatti non indicati. Nonostante questo, i lavori non hanno avuto intoppi che li abbiano rallentati. Anzi abbiamo chiuso in anticipo rispetto alla tabella di marcia».

Il cantiere riguarda la sistemazione del corso d’acqua Fossa di Chirignago in gestione al Consorzio di bonifica Acque Risorgive che attraversa la tangenziale nei pressi di via Bottenigo, a Marghera. L’intervento prevede di attraversare le due carreggiate con una nuova condotta – è il tubo nel quale passa l’acqua – rettangolare larga tre metri e alta due, che andrà a sostituire quella esistente, insufficiente per contenere le piene d’acqua. Un intervento che permetterà quindi di rendere più sicura dal punto di vista idraulico tutta l’area urbana di Marghera a nord della tangenziale.

L’intervento del Consorzio di bonifica è stato concordato con la Cav, società di gestione della tangenziale e del Passante di Mestre, in due fine settimana che dal punto di vista del traffico non dovrebbero rappresentare emergenze. I lavori si svolgeranno quindi in due fasi distinte, anche se in caso di maltempo sarà necessario programmarlo di nuovo. È un accordo che prevede un pacchetto di interventi fondamentali per allontanare il rischio di alluvioni.

Carlo Mion

 

Manifestazioni contro le grandi navi e il Contorta, ieri la presentazione dell’ultimo dossier

Manifestazione contro le grandi navi e lo scavo del Contorta il 9 maggio. E mobilitazione dei comitati «per una soluzione alternativa meno impattante».

Posti esauriti ieri pomeriggio in sala San Leonardo per la presentazione dell’ultimo dossier dei comitati «No Grandi Navi-Laguna bene comune» e Ambiente Venezia sui danni prodotti dalle navi da crociera all’interno della laguna. Saggi e studi di due docenti universitari, Giuseppe Tattara (Ca’ Foscari) e Giovan Battista Fabbri (Iuav).

Interventi in sala dell’economista Jan Van der Borg, autore all’inizio degli anni Novanta di studi sull’impatto del turismo insieme all’attuale presidente del Porto, Paolo Costa.

«Bisogna creare un nuovo modello di turismo», ha detto, «compatibile con la città».

Domenico Luciani, ex direttore della Fondazione Benetton-Studi e Ricerche ha messo in guardia dalla tendenza sempre più visibile che il flusso di turisti trasformi Venezia in una «non città».

«Occorre che la nuova amministrazione ricominci da qui», dice, «soprattutto dalla questione della residenza: esistono in città ottomila appartamenti sfitti o non utilizzati».

Francesco Vallerani, docente di Geografia a Ca’ Foscari, ha ricordato la storia e la conformazione dell’ambiente lagunare, di particolare complessità e delicatezza. Infine Armando Danella, già dirigente dell’Ufficio Legge Speciale del Comune, che ha ricordato la validità dell’alternativa proposta da Duferco e De Piccoli per il nuovo terminal passeggeri alla bocca di Lido.

«Bisogna decidere», dice, «tenendo presente la necessità di salvaguardare il lavoro».

Marta Canino, del comitato “No Grandi Navi” ha poi illustrato le modalità della manifestazione convocata per il 9 maggio.

Comitati e cittadini sono chiamati a esprimersi per fermare l’invasione delle grandi navi, tre anni dopo il disastro e il naufragio della Costa Concordia al Giglio.

E i comitati rilanciano. «Anche noi abbiamo riacceso i motori», dice soddisfatto il portavoce Luciano Mazzolin, «adesso bisogna riprendere la mobilitazione. Siamo contro lo scavo di un canale profondo in laguna: sarebbe un rimedio peggiore del male».

(a.v.)

 

Lunga riunione a roma

Lido, avamporto galleggiante all’esame della commissione

Un via libera di massima. E adesso il progetto deve andare all’esame degli enti e delle autorità. Ma dal punto di vista tecnico, «ha i requisiti per essere esaminato».

Un’altra ipotesi alternativa per il terminal delle crociere ha cominciato il suo iter. È il nuovo “avamporto galleggiante” del Lido, presentato dagli architetti Stefano Boato, Carlo Giacomini e Maria Rosa Vittadini, con la consulenza degli ingegneri Vincenzo Di Tella e Paolo Vielmo e dell’economista Giuseppe Tattara.

L’audizione alla commissione Via (Valutazione di Impatto ambientale) del ministero per l’Ambiente è durata quasi tre ore.

Al termine i presentatori sono usciti molto soddisfatti. «Sono stati chiariti alcuni dubbi preliminari», dice Boato, «e dimostrato che la nostra soluzione non è molto impattante e dal punto di vista della protezione dalle onde e dalle correnti è assolutamente efficace».

Cinque pontoni galleggianti e rimovibili (a differenza di quelli in calcestruzzo progettati dalla società genovese Duferco) più o meno nella stessa area. E una nuova stazione Marittima, inserita nel paesaggio, proprio davanti all’isola artificiale del Mose.

Spostando le navi troppo grandi al Lido, con una Marittima dedicata, spiegano i progettisti, si potrebbe salvare l’attività per le navi medio piccole nell’attuale Marittima. E in ogni caso aumentare il lavoro senza perdere la ricchezza delle crociere.

Progetto del tutto reversibile, hanno spiegato, dal costo finale di 140 milioni di euro, meno di tutti gli altri.

L’avamporto galleggiante va ad aggiungersi ai progetti per il terminal passeggeri a Marghera (studio D’Agostino) e a quello del Lido di De Piccoli-Duferco, anch’esso presentato alla commissione Via e in attesa di parere. Tutti sono stati già scartati dall’Autorità portuale.

(a.v.)

 

Casson: «Niente forzature, i progetti vanno valutati sullo stesso piano».

Brugnaro rilancia le Tresse e il canale Vittorio Emanuele, Davide Scano il Lido.

Zaccariotto: «Ci pensi la nuova amministrazione»

Sullo scavo del canale in laguna i candidati sindaco frenano

Contorta avanti tutta. Paolo Costa rilancia, i candidati sindaci frenano. L’idea di spendere 140 milioni di euro per scavare un nuovo canale in laguna non piace quasi a nessuno.

«Non si devono fare forzature», scandisce Felice Casson, che già da senatore si era espresso chiaramente per un confronto aperto fra tutte le alternative.

«Bisogna valutare sullo stesso piano», ripete, «costi e benefici di tutte le soluzioni presentate: il Contorta ma anche Marghera e il Lido. Poi il piano economico, gli impatti sull’ambiente e la tutela del lavoro, che deve essere la nostra prima proccupazione».

Via allo scavo già la settimana prossima? «Non credo che il governo voglia fare questa forzatura in assenza di un’amministrazione democraticamente eletta».

Più prudente, ma sulla stessa linea riguardo alla decisione da rinviare al dopo voto è Francesca Zaccariotto, candidata per il centrodestra con la sua civica «Veneziadomani», Fratelli d’Italia, Scelta civica.

«Sono questioni strategiche che forse sarebbe meglio lasciare alla prossima amministrazione eletta», dice. Sul fatto che le grandi navi se ne debbano andare da San Marco sono tutti d’accordo. Compresi gli operatori e i difensori a spada tratta dela croceristica. Troppo forte la pressione internazionale sui “giganti del mare” a due passi da palazzo Ducale. Anche se come ricorda il comandante Lucio Sambo «le navi più piccole non sono certo più sicure delle grandi, sono vecchie e non hanno le eliche a prua».

Ma il trasferimento delle grandi navi è all’ordine del giorno. Luigi Brugnaro, candidato civico sostenuto da Forza Italia, rilancia la sua vecchia proposta, messa sul tavolo quando era ancora presidente degli industriali veneziani. «Occorre mantenere la Stazione Marittima», dice, «terminal di eccellenza frutto di tanti investimenti». Dunque, le grandi navi dovranno arrivare in Marittima non più da San Marco ma per un percorso alternativo. Cioè il canale delle Tresse e poi il canale Vittorio Emanuele. Il vecchio tragitto che facevano le petroliere e le navi da trasporto prima dello scavo del canale dei Petroli, nel 1969. Soluzione secondo Brugnaro meno impattante e meno costosa del Contorta. Il Vittorio Emanuele ha già una discreta profondità: dovrebbe essere scavato ma non come il Contorta. Le obiezioni del Porto riguardano la pericolosità dell’incrocio fra navi passeggeri e mercantili. E poi i tralicci dell’alta tensione che dovrebbero essere rimossi.

Critico senza mezzi termini contro le grandi navi anche il candidato del Movimento Cinquestelle Davide Scano. «Noi abbiamo presentato un progetto alternativo per spostare le navi troppoo grandi alla bocca di porto del Lido», dice Scano, «su questo siamo tutti d’accordo, a tutti i livelli, a differenza del Pd che mi pare abbia ricette molto diverse al suo interno».

Di grandi navi si occupa anche la Lega e il movimento delle autonomie, che hanno indicato come loro candidato sindaco Gian Angelo Bellati. Anche qui prudenza da parte del candidato. E linea chiara: «Le navi incompatibili non devono passare da San Marco. La ricchezza che portano deve restare in città, dove il governo deve istituire il Porto franco».

Alberto Vitucci

 

Il primo intervento al canale di via Bottenigo sarà tra sabato e lunedì, traffico deviato tra Marghera e il casello di Oriago

Tangenziale chiusa tra lo svincolo di Marghera e il casello di Mira-Oriago in direzione Milano (da sabato 11 a lunedì 13) e in direzione di Trieste il fine settimana successivo (tra sabato 18 e lunedì 20) per rifare la condotta di un canale che passa sotto le carreggiate.

Per lavorare in condizioni di sicurezza da sabato sarà quindi necessario bloccare la circolazione deviare il traffico lungo il primo tratto della strada statale Romea – quello che garantisce l’accesso ai centri commerciali – e la strada provinciale 81 vale a dire la strada che dalla rotonda di Malcontenta porta verso Oriago garantendo l’ingresso al casello autostradale.

Questo fine settimana la chiusura riguarderà la carreggiata verso Milano, dalle 22 di sabato alle 4 di lunedì, a meno che i lavori non finiscano con qualche ora di anticipo.

Il prossimo fine settimana invece ci sarà la chiusura della carreggiata Est (in direzione di Trieste) con lo stesso orario: dalle 22 di sabato alle 4 di lunedì.

Il cantiere riguarda la sistemazione del corso d’acqua Fossa di Chirignago in gestione al Consorzio di bonifica Acque Risorgive che attraversa la tangenziale nei pressi di via Bottenigo, a Marghera. L’intervento prevede di attraversare le due carreggiate con una nuova condotta – è il tubo nel quale passa l’acqua – rettangolare larga tre metri e alta due, che andrà a sostituire quella esistente, vecchia e insufficiente per contenere le piene d’acqua.

Un intervento che permetterà quindi di rendere più sicura dal punto di vista idraulico tutta l’area urbana di Marghera a nord della tangenziale.

L’intervento del Consorzio di bonifica è stato concordato con la Cav, società di gestione della tangenziale e del Passante di Mestre, in due fine settimana che dal punto di vista del traffico non dovrebbero rappresentare emergenze. I lavori si svolgeranno quindi in due fasi distinte, anche se in caso di maltempo sarà necessario programmarlo di nuovo.

«L’intervento che, grazie all’utilizzo di moderne tecnologie ed un impiego massiccio di uomini e mezzi, riusciremo a realizzare nell’arco di due fine settimana, riducendo al minimo il disagio sulla viabilità della tangenziale», dice il direttore del Consorzio, Carlo Bendoricchio, «è inserito nel più ampio lavoro di completamento del potenziamento della Fossa di Chirignago, a sua volta tra le opere di sistemazione idraulica previste all’interno dell’Accordo di programma del vallone Moranzani».

È un accordo che prevede un pacchetto di interventi fondamentali per la bonifica e per allontanare il rischio di alluvioni. Una prima parte dell’intervento sul canale era stata già fatta coordinata dal Commissario delegato per l’emergenza idraulica nel settembre 2007 quando si era provveduto al tombinamento del canale nel tratto compreso tra via Trieste e la tangenziale di Mestre. Ora con i nuovi lavori si andrà ad ampliare, per un importo finanziato di 1 milione e 300 mila euro, la sezione del canale dalla tangenziale e sino alla sua foce nel fossato che si trova più a sud, sempre lungo via Bottenigo.

Francesco Furlan

 

Gazzettino – A Marghera tangenziale chiusa per 2 weekend

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9

apr

2015

L’INTERVENTO

In direzione Padova stop dalle 22 di sabato alle 4 di lunedì. Poi toccherà alla carreggiata in direzione Trieste

MESTRE – Tecnici del consorzio di bonifica al lavoro per mettere in sicurezza dal punto di vista idraulico tutta l’area di Marghera, per questo saranno chiuse due tratte della tangenziale di Mestre nei prossimi due weekend. Gli uomini di «Acque Risorgive» stanno effettuando dei lavori di ricalibratura del corso d’acqua Fossa, che attraversa la tangenziale in prossimità del sovrappasso di via Bottenigo a Marghera.

La A57 chiuderà dunque la propria carreggiata ovest (direzione Padova) dalle ore 22 di sabato 11 aprile alle ore 4 del mattino di lunedì 13 aprile. La carreggiata est (direzione Trieste) sarà invece chiusa dalle ore 22 di sabato 18 aprile alle ore 4 di lunedì 20 aprile. Durante il periodo di chiusura il traffico sarà deviato sulla rotonda di Marghera per poi proseguire sulla strada statale Romea, sulla camionabile «Marghera-Spinea» e rientrare in autostrada al casello di Mira.

L’intervento concordato da Cav e Acque Risorgive prevede la realizzazione dell’attraversamento dell’autostrada con una nuova condotta che andrà a sostituire l’esistente manufatto ormai insufficiente a contenere il transito delle portate di piena.

«Modalità e tempi di intervento sono stati concordati con la società Cav per limitare al massimo il disagio agli utenti» fa sapere Acque Risorgive. Il direttore del Consorzio, Carlo Bendoricchio, entra nel dettaglio: «Grazie all’utilizzo di moderne tecnologie ed un impiego massiccio di uomini e mezzi riusciremo a realizzare l’intervento nell’arco di due fine settimana».

Questi lavori rientrano nel più ampio progetto di completamento della ricalibratura della Fossa di Chirignago (importo di 1.3 milioni di euro, termine previsto il prossimo giugno). Già nel 2007 era stato tombinato il canale nel tratto compreso tra via Trieste e la tangenziale di Mestre. Ora lo scopo del nuovo intervento è quello di aumentare l’efficienza idraulica del canale di bonifica, fondamentale per il drenaggio di un’area densamente urbanizzata e già duramente colpita da fenomeni di allagamento.

Gabriele Pipia

 

Nuova Venezia – Grandi navi, protesta e nuovo dossier

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8

apr

2015

Manifestazione il 9 maggio. Libro bianco di due docenti universitari: «Ecco perché devono stare fuori della laguna»

Nuova stagione, nuove polemiche. Arrivano le prime grandi navi in Marittima – fino a dicembre saranno sotto le 96 mila tonnellate – e i comitati riaffilano le armi. Una grande manifestazione è prevista per il 9 maggio, per riaccendere i riflettori sulla presenza delle grandi navi a San Marco e sulle alternative «peggiori del male». Com’è, secondo le associazioni, lo scavo del nuovo canale Contorta in mezzo alla laguna.

Venerdì il comitato «NoGrandi Navi, Laguna Bene comune» presenta in sala San Leonardo (ore 17.30) il suo nuovo dossier sui danni portati dalle grandi navi alla laguna e all’ambiente. Pezzo forte il libro bianco curato da due docenti universitari, Giovan Battista Fabbri (Iuav) e Giuseppe Tattara (Ca’ Foscari) su «Venezia, laguna, porto e gigantismo navale: perché le grandi navi devono stare fuori dalla laguna».

Ricerche, studi e foto che dimostrano come i giganti del mare producano inquinamento e movimenti dei fondali, con la perdita di sedimenti e la distruzione delle barene e della morfologìa.

«Una ricchezza che non va perduta», dice il portavoce del comitato Luciano Mazzolin, «ma le navi incompatibili devono stare fuori dalla laguna». Perchè rilanciano il tema proprio adesso? Perché con la nuova stagione croceristica riparte anche la nostra mobilitazione. Non dimentichiamo che il mondo ci guarda. E fino ad oggi nonostante le nostre battaglie poco o nulla è cambiato».

Di grandi navi e laguna parleranno venerdì insieme agli autori del dossier anche Jan van der Borg, docente di Economia a Ca’ Foscari e autore di ricerche sui flussi turistici; Domenico Luciani, già direttore della Fondazione studi e ricerche Benetton e Francesco Vallerani, docente di Geografia all’Università di Ca’ Foscari, scrittore ed esperto di tempi ambientali.

A poco più di un mese dall’elezione del nuovo sindaco e del Consiglio comunale, dopo dieci mesi di governo del commissario la città torna a parlare di portualità e grandi navi.

E sempre venerdì è prevista la firma in Capitaneria di porto dell’accordo Blue Flag 2015, l’accordo volontario sottoscritto dalle compagnie delle crociere per limitare nelle aree urbane e al momento dell’entrata in porto l’uso dei combustibili inquinanti ad alto contenuto di zolfo. Secondo il Porto, un passo importante per limitare l’inquinamento. «Andrebbe esteso a livello di governo, a tutte le coste italiane, come si fa negli Stati Uniti», dice il presidente Costa.

Secondo i comitati si tratta invece di una «bufala». «Se i controlli non ci sono e l’accordo è volontario», dice Mazzolin, «è come non averlo».

Alberto Vitucci

 

Ammiraglie vietate

Tornano le grandi navi ma con i limiti

Fino a dicembre solo navi fino a 96 mila tonnellate. Costa: «Pronti con il Contorta, aspettiamo la Via»

Crociere, al via la nuova stagione con limiti

Via alla stagione delle crociere 2015. Le prime navi cominciano ad arrivare in Marittima. Ma con la limitazione imposta dal decreto del governo e accettata dalle compagnie, nonostante la bocciatura del Tar Veneto. 96 mila tonnellate di stazza il limite massimo per le navi che entreranno in bacino San Marco nei prossimi mesi. Significa che non sono navi da 340 metri ma di “soli” 300 di lunghezza, stazza un po’ ridotta rispetto alle 146 mila tonnellate delle ammiraglie Costa e Msc.

Oggi arriva la Costa neoclassica, nei prossimi giorni sarà la volta della Msc Magnifica e delle Viking, navi di nuova generazione costruite a Marghera. Ridotto il numero dei passaggi in canale della Giudecca e anche i passeggeri, dal momento che queste navi ne portano circa tremila contro i quasi cinque mila delle ammiraglie. Perché tre anni dopo il disastro della Costa Concordia e i limiti dal decreto Clini Passera, non si ha ancora notizia dei progetti alternativi. Ognuno è fermo sulle sue posizioni, e i progetti sono ancora all’esame della commissione nazionale per la Valutazione dell’impatto ambientale.

E in prima fila c’è ancora il canale Contorta Sant’Angelo, lo scavo di una nuova via d’acqua in laguna centrale per fare arrivare le grandi navi in Marittima passando per la bocca di porto di Malamocco e non più dal Lido.

«Ci attendiamo il via libera, abbiamo presentato tutte le nostre osservazioni e le integrazioni richieste dalla commissione», dice il presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa, «noi chiediamo soltanto di sapere cosa dobbiamo fare. Abbiamo dei doveri amministrativi e verso le compagnie, che ci chiedono che fare con un anno di anticipo». Costa ribadisce che secondo gli studi tecnici attuati dal Porto e dalla Capitaneria, è quella l’unica alternativa a breve periodo per non rinunciare al traffico crocieristico.

Depositati alla commissione Via ci sono anche altri due progetti. Il nuovo terminal a San Nicolò, il progetto Venice Cruise 2.0 che prevede di realizzare la nuova Marittima davanti all’isola del Mose, al Lido. E poi lo scalo a Marghera, progetto di Roberto D’Agostino, che vorrebbe recuperare le banchine industriali e trasformare l’attuale Stazione Marittima in residenza, luogo per convegni e ricevimento delle piccole navi e degli yacht di lusso. Anche questi due progetti hanno cominciato il loro iter, insieme all’avamporto galleggiante sempre al Lido di Stefano Boato e Maria Rosa Vittadini. Ma secondo il Porto si tratta di alternative «non percorribili».

(a.v.)

 

MARGHERA – Via libera al piano di recupero di parte dei terreni sui quali puntava lo stilista

Zanardo si prende l’area della torre di Cardin

La Marghera del futuro. Via libera ad un altro tassello del mosaico. Si è concluso l’iter che ha portato all’approvazione del Piano di recupero di iniziativa privata presentato, nel 2008, dall’Immobiliare Zanardo srl. Un progetto che andrà a ridisegnare un’area compresa tra via dell’Atomo e via dell’Elettricità che si affaccia sul Molo 5, da un lato, e sullo stabile che accoglierà il Mercato Ortofrutticolo e la zona, fronte canale industriale ovest, su cui sorgerà la piscina.

L’area, che si estende per 17.667 metri quadri e che attualmente ospita la sede della ditta “Zanardo Servizi Logistici Srl”, verrà interessata da un doppio intervento per un investimento, al ribasso, di oltre un milione e mezzo di euro. Alcuni stabili – per lo più capannoni – verranno recuperati. Altri edifici, al centro dell’area, saranno demoliti e, al loro posto, sarà edificato un complesso edilizio con altezze differenti, che partiranno da 18 metri di altezza fino a giungere ad una torre in vetro di trenta metri equivalenti a circa una decina di piani. La volumetria complessiva che potrà essere edificata è di 53mila metri cubi per cui sarà necessario realizzare 5.300 metri quadri di parcheggio, localizzati in buona parte – quasi 5mila metri quadri – al piano interrato ed il restante fuori terra.

Difficile prevedere quale sarà la destinazione d’uso della nuova edificazione: il Piano di recupero prevederebbe 14mila metri quadri di direzionale, 2.650 di commerciale e 806 di artigianale. Il progetto, che risale ad oltre sette anni fa, però, era stato concepito in un momento ben diverso dal punto di vista economico, in anni in cui era ancora fattibile pensare ad una richiesta di direzionale e di commerciale, prospettiva che ora risulta lontana. Molti, del resto, gli stop che il piano di recupero ha subito, a cominciare da lungaggini legate alle bonifiche. Non solo, però. L’area Zanardo rientrava nella fascia interessata dal Palais Lumiere e avrebbe dovuto essere acquistata da Pierre Cardin. Ultimo stop, dopo il tramonto del palazzo della moda, quello legato ad un possibile inserimento nell’area di una caserma della Guardia di Finanza. Ipotesi, a quanto pare, anch’essa venuta a cadere.

«L’approvazione del piano di recupero rientra nel disegno complessivo di una prima zona industriale, dedicata al terziario e al ricettivo, che – commenta il presidente di Marghera, Flavio Dal Corso – diventa cerniera con la Marghera urbana».

 

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