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Alvise Maniero, esponente del Movimento 5 Stelle, chiede un incontro urgente con Scaroni: «Necessarie opere di mitigazione ambientale degli interventi in Laguna»

MIRA. L’amministrazione a 5 Stelle di Mira ha chiesto nei giorni scorsi un incontro urgente all’amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni. Al centro delle preoccupazioni del sindaco Alvise Maniero c’è la tutela della Laguna:

«Abbiamo appreso – scrive il primo cittadino nella lettera – che Eni sta per realizzare in laguna di Venezia il progetto “Green-refinery” e anche per questo ha chiesto all’Autorità Portuale di Venezia di rinnovare per un ventennio la concessione delle aree demaniali a partire dall’1 gennaio 2014. Inoltre sulla base dell’accordo Autorità Portuale – Eni del 5 giugno 2013 sono previste opere di protezione dell’oleodotto lagunare in relazione al progetto di APV denominato Autostrade del Mare a Fusina. Si tratta di un progetto e di interventi che avranno grande importanza per la laguna di Venezia, sul cui ambito ha competenza anche il Comune di Mira, dal momento che nel suo territorio è collocato il porto di San Leonardo».

Da qui in primo luogo è arrivata dal sindaco la richiesta di poter disporre della documentazione in proposito: l’accordo sottoscritto tra Eni e l’Autorità Portuale e lo studio di Saipem per le barriere davanti a Fusina; l’istanza per la concessione ventennale degli ambiti portuali in laguna di Venezia e nel territorio di Mira; il piano industriale di Eni che è alla base della richiesta di concessione.

Su questi punti il Comune di Mira chiede all’Eni un incontro urgente «perché – spiega l’assessore all’Urbanistica Luciano Claut – questa amministrazione è fortemente interessata alla compatibilità ambientale delle nuove strutture, alle opere di mitigazione e compensazione degli ambiti lagunari, che è fondamentale che vadano concordati con tutti gli Enti interessati».

La lettera del sindaco di Mira, inviata per conoscenza anche al sindaco di Venezia, al presidente dell’Autorità Portuale e al presidente del Magistrato alle Acque, è stata consegnata a Scaroni dal capogruppo M5S in X Commissione del Senato Gianni Girotto, che ne è anche cofirmatario, martedì scorso in occasione di una audizione in commissione.

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Il ministro per l’Ambiente Andrea Orlando rilancia: «Troppi rischi, non si può far finta di nulla».

Orsoni: «È la mia proposta»

«Numero chiuso subito, e navi a Marghera. Qualunque soluzione alternativa ha bisogno di diversi anni, e nel frattempo non possiamo far finta di niente».

Il ministro per l’Ambiente Andrea Orlando tira il carico da novanta. E fa capire che l’orientamento del governo sulla vicenda «grandi navi» è quello di dare subito un segnale. Saltata l’attesa riunione di ieri tra i ministri per i tamburi di crisi, l’attività parlamentare continua regolarmente. E proprio ieri mattina in commissione Ambiente e territorio al Senato, il ministro ha ribadito la sua tesi.

«È mia intenzione», ha spiegato, «attuare già da questo mese di ottobre una disciplina transitoria sulle grandi navi in laguna. Un tema urgente, che dovrà prevedere il numero chiuso e il dirottamento delle navi troppo grandi a Marghera».

Il motivo, secondo il responsabile dell’Ambiente è semplice: «Non possiamo escludere il rischio derivante dal passaggio di queste navi davanti a San Marco. E il rischio, nel caso di Venezia, è un lusso che non ci possiamo permettere».

Una posizione netta, che prelude a un provvedimento «ordinatorio» («Lo faremo entro ottobre», assicura Orlando) in base al decreto Clini Passera. Sospeso da un anno e mezzo in attesa di alternative. E una dichiarazione che lascia poco spazio alle interpretazioni e viene all’indomani dell’audizione del sindaco Orsoni, del presidente della Regione Zaia e del presidente del Porto Paolo Costa alla commissione Trasporti della Camera.

«Certo che mi fa piacere, è la posizione che ho sempre sostenuto», commenta soddisfatto il sindaco Giorgio Orsoni. Possibile dirottare da subito le navi a Marghera? «Certo che è possibile, l’ho dimostrato. Per attrezzare due banchine ci vogliono due-tre mesi».

Dal primo gennaio dunque le navi potrebbero già approdare a Marghera. Anche se il traffico sarà comunque interrotto fino ad aprile per via dei lavori del Mose e della posa dei grandi cassoni in calcestruzzo alla bocca di Malamocco. Ma la strada sembra segnata. E non è quella proposta proprio lunedì pomeriggio dal presidente del Porto.

«La Marittima è irrinunciabile, Marghera non è una soluzione praticabile. E poi a decidere sarà l’autorità marittima», aveva tagliato corto Costa.

Ma Orsoni adesso è possibilista: «Ho visto anche nel presidente del Porto una certa apertura. Disposto a spostare da subito qualche nave a Marghera a patto che si ragioni dei progetti a lungo termine e si facciano gli studi di fattibilità».

Accordo raggiunto allora? «No», sorride Orsoni, «perché la condizione che ho posto è quella che per i progetti a lungo termine siano comparate tutte le soluzioni. Non solo il canale Contorta, dunque, ma anche il percorso per far arrivare in Marittima le navi di medio tonnellaggio, scavando il canale Vittorio Emanuele. In fondo da lì fino a qualche anno fa arrivavano anche le petroliere».

Alberto Vitucci

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Le alternative sul tappeto: nuovi canali, banchine e terminal fuori dalla laguna

Breve termine e lungo periodo. La questione navi sembra giunta al momento delle decisioni. Sul fatto che se ne debbano andare da San Marco sono ormai d’accordo tutti, anche i più strenui difensori delle crociere a tutti i costi. Ma la soluzione non è semplice. Se davvero il governo emetterà in tempi molto brevi un’ordinanza per limitarne il numero e dirottare le navi a Marghera, resta sullo sfondo l’alternativa «definitiva».

Per il Porto non può essere che legata al mantenimento dell’attuale Marittima. Dunque scavando il nuovo canale Contorta-Sant’Angelo per far arrivare le navi dalla bocca di Malamocco e non più dal Lido.

Sul piatto anche la soluzione proposta da Scelta civica, di scavare un nuovo megacanale dietro alla Giudecca. Ipotesi sostenuta anche da Vtp, Venezia terminal passeggeri.

Ci sono anche le soluzioni più drastiche, quelle di fermare le navi fuori della laguna, con un nuovo terminal a Punta Sabbioni (Cesare De Piccoli).

Poi – ma sono soltanto idee – le navi a Sant’Erasmo (Ferruccio Falconi), a Santa Maria del Mare con un tunnel (Gino Gersich).

Infine l’ipotesi rispolverata dal sindaco Orsoni di riattivare il canale Vittorio Emanuele.

«Ma la soluzione vera», insiste il Comitato No Grandi Navi, «è quella di ammettere in laguna solo navi compatibili».

(a.v.)

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LA MANIFESTAZIONE DEL 21 SETTEMBRE

Bagno in canale per protesta sono stati denunciati in trentatré

Sono stati identificati e denunciati trentatrè dei cinquanta giovani che sabato 21 settembre si sono tuffati in canale della Giudecca per protestare contro le grandi navi in transito davanti a San Marco. La denuncia è per non aver rispettato le prescrizioni date dal Questore alla manifestazione autorizzata alle Zattere. Ma quello che preoccupa maggiormente i manifestanti-nuotatori sono le multe che arriveranno loro. Infatti a tutti la polizia contesta il mancato rispetto del divieto di balneazione che esiste sul canale della Giudecca. Per tutti la multa è di 2000 euro.

Non sono ancora terminati, invece, gli accertamenti per individuare i manifestanti che la mattina di quel sabato hanno protestato all’aeroporto Marco Polo, bloccando l’attività del punto accoglienza cocieristi. Prima della protesta la polizia aveva provveduto a consegnare a tutte le barche in canale della Giudecca nei pressi della manifestazione un «atto di notifica» con le prescrizioni impartite dal Questore.

«La manifestazione dovrà mantenere la prevista forma statica», si legge nel provvedimento, «gli spostamenti non dovranno avvenire con modalità tali da adenunciati assumere le caratteristiche di un corteo, neppure acqueo. Qualsiasi tipo di imbarcazione non dovrà avere all’interno strutture e oggetti diversi dalle ordinarie dotazioni di bordo previste».

Una frase che aveva sollevato molte proteste. «Un attacco alla libertà di espressione», avevano detto i manifestanti, «non stavamo bloccando nulla, era una manifestazione pacifica».

E le prescrizioni continuano elencando la necessità di garantire il libero transito dei mezzi pubblici. Ma anche, altro punto contestato, con il divieto di utilizzare strumenti sonori o di amplificazione «se non quelli strettamente necessari e funzionali alle esigenze di informazione delle finalità della manifestazione».

Anche per la distribuzione dei volantini «non dovrà essere arrecato intralcio al transito delle persone».

Limitazioni che una ventina di imbarcazioni hanno contravvenuto. Per i proprietari di barca sono in arrivo multe per infrazione all’articolo 18 del Tulps e denunce ai sensi dell’articolo 650 del Codice penale, per non aver ottemperato alle direttive delle autorità di ps.

(c.m.)

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IL COMITATO  «Il tema dell’inquinamento non viene considerato»

GLI OPERATORI «Un buon segnale per noi che continuiamo ad investire»

L’apertura del sindaco allo scavo del Vittorio Emanuele soddisfa Cruise Venice, non i No Navi

IDEA – L’idea dell’ex presidente degli Industriali Luigi Brugnaro per far arrivare le navi alla Marittima passando per il canale Vittorio Emanuele III oggi parzialmente interrato

Tutte le persone che lavorano con le crociere e che venerdì gridavano lo slogan “la Marittima non si tocca” dovrebbero tirare un sospiro di sollievo. Questo, per l’apertura del sindaco Giorgio Orsoni al mantenimento dell’attuale terminal, passando però per il canale dei Petroli e poi per un “rinnovato” canale Vittorio Emanuele. Questa proposta, che l’ex presidente degli Industriali Luigi Brugnaro aveva presentato qualche mese fa, potrebbe essere quella che mette d’accordo il più alto numero di soggetti poiché manterrebbe le navi a Venezia e non le farebbe più passare in bacino di San Marco.

Come aveva spiegato lo stesso Brugnaro, servirebbero comunque degli investimenti, ma non così importanti come quelli che servirebbero per lo scavo di un canale ex novo.

Utilizzato fino agli anni Sessanta da tutte le navi merci (allora passavano anche le petroliere a San Marco) il Vittorio Emanuele III si è progressivamente interrato con la sua caduta in disuso, tanto che dai dieci metri costanti del 1970 si è arrivati ad un fondale irregolare a volte profondo poco più della metà, soprattutto nel tratto più vicino a Marghera.

L’altro problema tecnico da risolvere sarebbe poi la curva che le navi dovrebbero fare, cosa non possibile all’imboccatura del canale esistente. Pertanto, il suggerimento dell’ex presidente degli Industriali era stato di scavare e allargare il canale delle Tresse per bypassare anche i bacini di evoluzione del porto. Questo è lungo un chilometro e mezzo circa.

«Un buon segnale – è il commento di Massimo Bernardo, presidente di Cruise Venice – perché è un’apertura a mantenere i cospicui investimenti fatti in Marittima, rispettando la scelta di tanti operatori che l’altro giorno hanno manifestato. Tra un mese saranno inaugurate tra l’altro due nuove stazioni passeggeri».

Il portavoce dei No grandi navi, Silvio Testa, è invece perplesso. Nel senso che il passaggio “da dietro” sarebbe un miglioramento, ma solo di una parte del problema.       «Mi sembra che il sindaco faccia il “re tentenna” – commenta Testa – prima lancia un’idea e non la sostanzia, poi tira fuori questa. Questo significa indebolire la sua stessa proposta iniziale a un giorno dal vertice programmato con il Governo. Non riesco insomma a capire se ha una linea oppure annaspa».      Per i “No navi”, comunque il punto della questione è un altro.       «Qui continuiamo a ragionare solo sui passaggi in bacino di San Marco – aggiunge – mentre non si vuole prendere in considerazione per niente un dato fondamentale come l’inquinamento. L’Unione europea ha detto che le navi inquinano coma la tangenziale di Mestre e questi vogliono portarle comunque nel cuore della città. Oppure a Marghera, i cui abitanti per decenni hanno dovuto respirare di tutto. Il problema non è toglierle da San Marco ma è che le navi come quelle che vediamo oggi sono un modello incompatibile con Venezia.       O questi si mettono in testa che la laguna è il baluardo della città e va difesa di per sè – conclude – altrimenti dovremo prendere atto che essa viene considerata, come hanno fatto Vtp ed Enrico Zanetti, un campo di patate da arare come si vuole».

 

IERI IN SENATO – Orlando ribadisce: «Subito il numero chiuso»

Intanto, il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, ribadisce la necessità del “numero chiuso” per le grandi navi. Lo ha detto ieri all’audizione in commissione Ambiente al Senato, aggiungendo che serve «una disciplina transitoria» e che già da subito questi giganti galleggianti possono esser dirottati a Marghera.

«Nei primi sei mesi dell’anno – spiega Orlando – c’è stata una crescita del 6% del numero delle grandi navi. Si pone il problema non solo di cosa faremo a regime ma anche di cosa faremo nel transitorio. A settembre abbiamo avuto numeri da ingorgo e per questo una parte del traffico già oggi può essere dirottata su Marghera».

Anche per Orlando bisogna agire subito. «Non possiamo escludere il rischio – conclude – e rischiare parlando di Venezia è un lusso che non possiamo permetterci. Anche perché il rischio non è soltanto estetico».

 

Gazzettino – Venezia. Crociere, Orsoni apre alla Marittima.

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1

ott

2013

GRANDI NAVI. IL DIBATTITO

VENEZIA Piano “B” del sindaco in caso non passi la soluzione Marghera. Costa: «Croceristi tassati per scavare il Contorta»

Grandi navi, la virata di Orsoni

Rilancio nell’audizione alla Camera: «In Marittima attraverso il canale dei petroli e il Vittorio Emanuele»

IL CANALE – Il sindaco Giorgio Orsoni spiega in Commissione Trasporti della Camera il problema delle grandi navi, evidenzia la necessità di un intervento rapido e invoca due strade invece di quella solita e unica di Marghera: «Serve una soluzione a breve termine, se non è possibile trasferire le grandi navi a porto Marghera, è possibile scavare il canale Vittorio Emanuele per arrivare da lì alla Marittima.

UNA TASSA – Il presidente del Porto Paolo Costa ha respinto l’ipotesi Marghera, ha rilanciato lo scavo del Contorta come unica opzione possibile. «Potrebbe essere finanziato istituendo una tassa per passeggero, se il Parlamento superasse l’attuale legge portuale che non considera i passeggeri come oggetto dei traffici portuali».

LE PROPOSTE – E il Comitato Cruise Venice “scarica” il Porto   «Il progetto migliore è quello che passa dietro la Giudecca»

CRISI DI GOVERNO – Salta l’incontro previsto con Letta

A ROMA – Ieri pomeriggio in Parlamento l’audizione in commissione

PAOLO COSTA  «Lo scavo del canale Contorta? Finanziato tassando i crocieristi»

GLI OPERATORI Abbandonata l’ipotesi Contorta dell’Autorità portuale

Crociere, Orsoni apre alla Marittima

Il sindaco: «Alternativa possibile se si passa per il canale di Malamocco e il Vittorio Emanuele»

In Commissione Trasporti della Camera si rinnova lo scontro tra Comune e Porto sulle possibili soluzioni per superare il passaggio delle grandi navi in bacino di San Marco. È saltato, invece, il vertice di palazzo Chigi con Letta sulle grandi navi a causa della crisi innescata dal Pdl.
Il sindaco Giorgio Orsoni punta sulla soluzione provvisoria di Porto Marghera per ospitare le navi più grandi. E, nel caso in cui le ragioni contrarie del Porto e dell’Autorità marittima dovessero prevalere, si dice pronto a sostenere l’adeguamento del canale Vittorio Emanuele per far arrivare le navi da Marghera alla Marittima.

«Potrebbe essere scavato con un lavoro che non porterebbe via troppo tempo – dice Orsoni – ho sempre sostenuto che bisogna verificare prima di tutto la possibilità di allargare e adattare ciò che abbiamo già a disposizione. Quel canale è lì, interrato parzialmente, e con un investimento modesto rispetto agli altri potrebbe portare le navi in Marittima evitando i passaggi in Bacino».

Per Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale, la Marittima è l’unico sito che risponda alle esigenze della crocieristica e lo scavo del canale Contorta l’unica soluzione che abbia avuto un progetto degno di questo nome.

«Il finanziamento – ha detto Costa – potrebbe arrivare da una tassa portuale su ciascun passeggero se venisse corretta la legge che attualmente non lo consente. Questo consentirebbe di fare un intervento di recupero morfologico della laguna centrale che oggi è in stato di degrado ricostruendo velme e barene con i sedimenti dello scavo. Tuttavia è necessario incardinare il progetto in un procedimento formale e in quella sede valutare tutte le possibili alternative. Se ho la certezza del risultato posso gestire in qualche modo anche la transizione, ma non viceversa».

«Quando chiesi un euro a passeggero – è la replica del sindaco – mi risposero che il porto sarebbe andato fuori mercato. Mettiamoci d’accordo».

Quanto alle proposte alternative del canale dietro la Giudecca (Scelta Civica) e del pontone galleggiante agganciato all’isola del Mose (5Stelle), Orsoni non ha dubbi.
«Il passaggio dietro la Giudecca in astratto è molto intelligente – commenta – ma siamo in laguna e non in mezzo ai campi. Tra l’altro si andrebbe a scavare una zona in cui non sono mai esistiti canali e quindi senza una circolazione dell’acqua in quella direzione. Quanto al porto esterno, mi pare che si voglia giocare con la geografia della laguna».

 

E Cavallino boccia l’alternativa di De Piccoli

(g.b.) «Incompatibile con il nostro territorio il progetto De Piccoli». È la sintesi del documento che il sindaco Claudio Orazio ha presentato ai consiglieri comunali e che verrà inviato al premier Enrico Letta. La discussione ovviamente riguarda il progetto presentato dall’ex senatore De Piccoli che prevede appunto di portare le navi da crociera alla bocca di porto di Lido, a ridosso con Punta Sabbioni. Un progetto già illustrato dallo stesso De Piccoli e sul quale Cavallino-Treporti si appresta a sottoscrivere il suo “no” ufficiale.

«A giudizio dell’amministrazione comunale la proposta presenta numerose criticità per quanto riguarda la compatibilità urbanistica, la compatibilità ambientale – si legge nel documento – ma anche dal punto di vista delle relazioni territoriali (impatto sulla viabilità), dell’impatto sulla navigazione lagunare e sul moto ondoso».

A sostenere l’incompatibilità ci sono poi le conseguenze derivanti dal restringimento della bocca di porto, l’allungamento del molo foraneo e la necessità di scavare un bacino di evoluzione. «Al di là delle criticità di tipo tecnico – è stato ribadito nel testo – non emergono dall’esame della proposta eventuali benefici per la comunità e il territorio locale. Al contrario, la proposta si pone in antitesi con il modello di sviluppo costruito nel nostro territorio nel corso degli anni». Ovvero un modello che si sostiene sulla coesistenza tra ambiente e attività economiche.

«Aspetti che sarebbero compromessi – conclude il documento predisposto dall’amministrazione – per questo esprimiamo un giudizio negativo sull’ipotesi del porto crociere presentato dall’onorevole De Piccoli». Da ricordare che nei giorni scorsi il comitato “No Grandi navi a Punta Sabbioni»”ha sollecitato una presa di posizione ufficiale sulla questione da parte del Consiglio comunale. Il sindaco Claudio Orazio ha già assicurato che la questione sarà discussa anche nel “parlamentino” locale.

 

Il Comitato sceglie il progetto della Giudecca di Zanetti

Cruise Venice ora “scarica” il Porto

BERNARDO   «È più fattibile e meno costoso»

Anche Venice cruise, il comitato pro grandi navi che raccoglie tanti lavoratori del settore, si schiera per la soluzione proposta dal deputato di Scelta civica, Enrico Zanetti, di una sorta di “tangenziale lagunare”, che corra dietro alla Giudecca per arrivare alla Marittima. Già Venice terminal passeggeri aveva dato il suo sostegno al progetto, collaborando con una sua società agli studi preparatori. Ora il comitato ha addirittura acquistato delle pagine pubblicitarie del Gazzettino per pubblicizzare quella che viene definita “la soluzione alternativa: il canale retro Giudecca”, con tanto di mappa che mostra il nuovo passaggio delle navi – dalla bocca di porto del Lido, dietro alla Giudecca fino ad arrivare alla Marittima – e slogan finale: “Se si vuole: in poco tempo si può realizzare”.

Un addio definitivo alla proposta dell’Autorità portuale, via Malamocco, con lo scavo del canale Contorta Sant’Angelo, che pure era stata sostenuto da Venice cruise? «Qui non si tratta di fare polemiche, noi non appoggiamo questo e quel progetto – ribatte il portavoce del comitato, Massimo Bernardo – Il nostro obiettivo resta quello di salvaguardare i posti di lavoro di un settore che non può essere lasciato nell’incertezza. E per questo, visto che bisogna arrivare a una soluzione in fretta, riteniamo che la proposta di Zanetti sia la più fattibile, meno costosa e meno impattante rispetto ad eventuali problemi idrici».

Per il deputato di Scelta civica, una ragione di soddisfazione: «Questa vicenda è la dimostrazione di quanto si sia incancrenito il dibattito a Venezia, anche per l’eccessiva continuità amministrativa – commenta Zanetti – Con due proposte già forti, io ho lanciato questa idea che era già stata avanzata negli anni ’30. E che piace a moltissimi in città. Purtroppo l’immobilismo porta anche alla perdita di idee».

«Ognuno ha il diritto di avere la sua opinione – ribatte, a distanza, il presidente dell’Autorità portuale, Paolo Costa – poi c’è chi deve dare i pareri e chi deve prendere le decisioni. La via alternativa la devono scegliere le autorità marittima, non è un problema dell’Autorità portuale». Ciò premesso, Costa ribadisce le ragioni per cui il Porto sostiene la soluzione Contorta Sant’Angelo: «Oltre a risolvere il problema delle grandi navi, salverebbe anche la laguna centrale dall’erosione. I classici due piccioni con una fava…».

(r.br.)

 

GRANDI NAVI / CANALETTO AIUTACI TU

Ho letto, sabato scorso, l’articolo che parlava dei paladini delle Grandi Navi che attraversano il bacino San Marco. Si sa, come in tutte le cose di questo mondo, ci sono quelli che dicono “sì” e quelli che dicono “no”. Chi ha ragione? Ci vorrebbe un esperto, un grande esperto. Uno, la parola del quale nessuno avesse il coraggio di contraddire. Ma io so chi chiamare a dirimere la controversia e lo conosco bene, come lo conoscete bene tutti voi, come tutti i Veneziani sanno chi è. È un grandissimo competente e artista sommo. Non può dire di no a cotanto incarico a salvaguardia della sua meravigliosa città. Verrà. E rimarrà spaventato, che dico, inorridito nell’assistere alla carica di quei dinosauri che minano l’amatissimo delicato “merletto” da lui tante volte ritratto. Antonio Canal, detto Canaletto, non può non ascoltare i suoi concittadini e, magari dalla Punta della Dogana, non potrà non emettere con voce possente il giudizio accorato che tutto il mondo immagina.

Piergiorgio Bagagiolo – Padova

 

VENEZIA – Audizione a Roma per Zaia, Orsoni, Costa e armatori. Tutti d’accordo: fuori dal bacino, non dalla luguna

Grandi navi: sì a vie alternative, no allo stop

Il Porto: «Accessi, non siti alternativi alla Marittima». E il sindaco apre a un’ipotesi diversa rispetto a Marghera

Su una cosa sono tutti d’accordo: bisogna decidere presto. Il tema delle grandi navi a Venezia, dopo un avvio con piglio decisionale del decreto Clini-Passera, si è pian piano arenato delle secche della politica all’italiana: rinviare la trattazione in modo che il problema si risolva da solo oppure sperando che il popolo se ne dimentichi. Dopo un anno e mezzo la città di Venezia, il porto, gli armatori e gli operatori si trovano ancora una volta di fronte all’incertezza.
Ieri, di fronte alla Commissione Trasporti della Camera c’è stata l’audizione del sindaco Giorgio Orsoni, del presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa, del presidente veneto Luca Zaia e dei rappresentanti della Confederazione degli armatori. Ciò che pare consolidato è che la posizione del Comitato No grandi navi, che vorrebbe tutti i giganti del mare fuori dalla laguna, non è condivisa da nessuno.
«Non esiste – ha detto Zaia – che le navi vadano fuori dalla laguna». E Costa ha replicato: «Possiamo parlare di accessi alternativi alla Marittima, ma non di siti alternativi».
«Il governo – ha detto Orsoni – qualunque esso sia, dovrà prendere posizione al più presto. Il gigantismo navale è fuori scala per questa città e noi non possiamo che invocare un’applicazione rapida di questo decreto. No a progetti che richiederebbero 4-5 anni, ma soluzioni immediate. Credo che sarebbe difficile lasciar fuori tutte le navi sopra le 40mila tonnellate. Si potrebbe dire 80mila, 100 mila. L’importante sarebbe dare un segnale».
Orsoni ha rilanciato l’ipotesi di attrezzare una o più banchine a porto Marghera in una parte inutilizzata. «Se neanche Marghera fosse possibile – ha continuato – c’è un canale Vittorio Emanuele parzialmente interrato attraverso il quale le navi potrebbero arrivare in Marittima, con un lavoro che porterebbe via poco tempo».
Anche Costa chiede celerità: «Il nostro progetto, l’unico esistente che è lo scavo del canale Sant’Angelo Contorta, è sul tavolo del Governo dall’8 marzo 2012. Che si incardini un progetto, non importa quale, poi discuteremo delle alternative. Se non si parte, mai si arriverà. Non sono contrario a soluzioni intermedie, ma per gestirle devo sapere dove si andrà a finire».
Il Movimento Cinquestelle ha poi presentato il suo progetto per una banchina galleggiante agganciata all’isola artificiale del Mose “realizzabile entro la prossima primavera”. Sia Costa che Orsoni lo hanno subito scartato: «Siamo nel campo delle opinioni. Qui servono progetti».
Un quadro molto cupo è quello infine descritto dal rappresentante di Confitarma: «Attualmente l’88 per cento del traffico passeggeri è effettuato con navi con più di 40mila tonnellate. Se dovessimo lasciarle fuori rimarrebbero 109mila passeggeri l’anno».
Una situazione che non potrebbe consentire la sopravvivenza della crocieristica a Venezia.

 

Nuova Venezia. Grandi navi, duello Costa-Orsoni.

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1

ott

2013

Scontro sui progetti alternativi.

Il sindaco rilancia l’ipotesi Marghera: «Il turismo non può soffocare la città».

Il presidente del Porto tira dritto: «Contorta unica soluzione».

Zaia è per la Marittima.

Mognato: «Applicare il Clini-Passera»

«Le crociere vanno rese compatibili con la città. Il turismo non può soffocare Venezia, e per le grandi navi chiediamo una soluzione immediata. L’unica possibile è Marghera».

Il sindaco Giorgio Orsoni rilancia la sua proposta davanti alla commissione Trasporti della Camera, convocata ieri in piena bufera politica per discutere del problema grandi navi.

Quasi un «duello» con l’(ex?) amico Paolo Costa, ex sindaco ed ex ministro, oggi presidente dell’Autorità portuale. Che insiste, invece, sul progetto già presentato al ministero ed elaborato, dice, «insieme al Magistrato alle Acque». Il nuovo canale Contorta Sant’Angelo, che collegando il canale dei Petroli alla Marittima consentirebbe di lasciare le navi dove sono. E, annuncia Costa, di «avviare una grande opera di ripristino morfologico, bloccando l’erosione della laguna».

Orsoni e Costa su fronti opposti, dunque. «I turisti delle crociere non incidono che in minima parte sul carico complessivo», attacca il presidente, «solo 300 mila su un milione e 800 mila visitano la città. Per noi sono come delle merci. Siamo d’accordo nel togliere le navi da San Marco, il problema è come».

Orsoni difende la scelta di Marghera. «Costa dice che le navi passeggeri non ci stanno, ma in tutti i porti del mondo è così, basta allargare un po’ il canale Malamocco-Marghera, intervento già previsto dal Piano portuale. Scavando il Contorta, invece, l’equilibrio della laguna verrebbe squarciato».

La proposta del Comune dunque resta quella di Marghera, che pure non piace agli industriali e ai sindacati del Porto. E nemmeno al presidente della Regione Luca Zaia. «Navi via da San Marco ma non dalla laguna», ha detto ieri il presidente Zaia, «non possiamo regalare traffici e ricchezza a Trieste. La Marittima deve restare dov’è, ci sono stati investimenti notevoli anche dal punto di vista ambientale».

Il momento delle decisioni sembra allontanarsi. Anche se Michele Mognato, deputato veneziano membro della commissione, chiede di «fissare una data per l’entrata in vigore del decreto Clini-Passera».

«Decidere in fretta, facendo il minor danno possibile», dice. Ma il panorama è variegato. I Grillini rilanciano l’ipotesi di lasciare le grandi navi fuori dalla laguna, proposta avanzata dall’assessore di Mira Luciano Claut.

Orsoni insiste su Marghera e poi sull’ipotesi – che dieci anni fa era proprio quella di Costa – di scavare il canale Vittorio Emanuele, per far arrivare le navi in Marittima e creare così il senso unico, dimezzandone il numero.

Siparietto tra Costa e Orsoni quando il sindaco chiede al presidente di poter avere «la cartina della laguna». «Ecco vedete signori», dice rivolto ai parlamentari della commissione, «questa è una cosa che va valutata perché sarebbe una ferita grave per la laguna».

Costa tira dritto. «Il Porto è parte della città, ma deve rispondere anche a livello nazionale e internazionale», dice, «siamo disposti a parlare, ma prima vogliamo che si decida sul progetto a lungo termine». Tradotto, se il governo approva il progetto del nuovo canale, dice Costa, nell’immediato qualche nave potrebbe anche essere dirottata a Marghera per allentare la pressione. Ancora non basta ai comitati. Che ricordano come il traffico rimarrebbe dentro la laguna. E i pericoli, anche alla salute, resterebbero. Meglio pensare a un nuovo porto fuori, come la proposta De Piccoli per farlo a Punta Sabbioni.

Polemiche aperte, decisioni ancora… in alto mare.

Alberto Vitucci

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Grandi navi, il ministro Orlando: «Numero chiuso è l’unica soluzione»

Il ministro dell’Ambiente torna sull’argomento della crocieristica nell’audizione in commissione Trasporti al Senato. «Per qualunque altra ipotesi serviranno diversi anni»

VENEZIA.Per il transito delle grandi navi a Venezia serve il «numero chiuso». Lo afferma il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando in audizione in commissione Ambiente al Senato, aggiungendo che serve «una disciplina transitoria» e che già «da subito» questi “giganti” galleggianti possono esser «dirottati a Marghera».

«Nei primi 6 mesi dell’anno – spiega Orlando – c’è stata una crescita del 6% del numero delle grandi navi. Si pone il problema non solo di cosa faremo a regime ma anche di cosa faremo nel “transitorio”» perché «rischiamo di arrivare ad un blocco del transito per l’alto numero delle navi. E a settembre» per esempio «abbiamo avuto numeri da ingorgo».

Per questo il ministro dice che «una parte del traffico già oggi può essere dirottato su Marghera». Per Venezia poi occorre «una disciplina transitoria che individui un numero chiuso di grandi navi. C’è una sproporzione tra queste navi giganti e la delicatezza di una realtà unica come Venezia. Non possiamo escludere il rischio – osserva il ministro – e rischiare parlando di Venezia è un lusso che non possiamo permetterci. Anche perché il rischio non è soltanto estetico». Infine, conclude Orlando, «fin da ottobre dobbiamo individuare soluzioni per affrontare il “transitorio” e il decremento dei passaggi»

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La nuova ipotesi

Porto in mare e tunnel per merci e passeggeri

Il progetto futuristico, presentato al Magistrato alle Acque, firmato da Gino Gersich

Il nuovo porto in Adriatico. A Santa Maria del Mare. Fermando le grandi navi fuori dalla laguna. E collegando la nuova Marittima alla terraferma con un tunnel stradale e ferroviario, che possa inserirsi sulla Romea e sulla viabilità veneta. Un nuovo progetto sulle navi è stato presentato all’Autorità Marittima e al Magistrato alle Acque. È firmato da Gino Gersich, artigiano del Cavallino che da anni si occupa di tematiche lagunari. E ha studiato insieme ad altri esperti una proposta che a suo dire risolverebbe i problemi di Venezia.

«La città rischia di essere distrutta dal carico di turisti, di navi e di moto ondoso», dice, «dunque bisogna avere il coraggio di fare scelte drastiche e colossali. Come fece la Repubblica Veneta per preservare la città dalla distruzione».

Il progetto Gersich prevede investimenti notevoli («Ma si trovano, perché è un progetto che può dare lavoro e profitti», dice) per realizzare a Santa Maria del Mare il porto per le grandi navi, commerciali e passeggeri. Il collegamento con l’entroterra sarebbe garantito da un tunnel. Il materiale scavato servirà per rialzare i fondali della laguna e proteggerla dall’erosione e dalle correnti. La Marittima, continua Gersich, non andrà certo smantellata. Ma utilizzata per ospitare le navi piccole e medie. Gersich lancia anche un’idea per limitare il traffico. «Attrezzare piccole darsene ai lati del canale Malamocco Marghera», dice, «dove potrebbero attendere senza dar fastidio ed entrare in convoglio verso il porto commerciale». «L’ho presentato e chiedo una risposta», dice Gersich

(a.v.)

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interrogazione al senato

Casson (Pd): «No allo scavo di nuovi canali»

Le alternative sul tappeto: vanno valutate con trasparenza per evitare nuovi danni

«Dalle proposte alternative vanno escluse quelle che prevedono lo scavo di nuovi canali, che porterebbero nuovi danni alla morfologìa lagunare e all’equilibrio idrodinamico della laguna». Il senatore veneziano del Pd Felice Casson rilancia. E chiede al governo di far valutare i progetti presentati da «istituzioni super partes».

La crisi di governo – se ci sarà – farà forse rinviare la decisione operativa. Ma la guerra sulle varie ipotesi alternative per allontanare le grandi navi da San Marco è aperta. Casson ha depositato in Senato la sua richiesta, firmata anche dai senatori Puppato, Spilabotte, Cirinnà, Dirindin e Favero, in cui chiede che «l’esame dei progetti sia fatto con la massima trasparenza».

«Troppo spesso in passato», scrive Casson, «i pareri ai grandi progetti sono stati richiesti a enti e uffici proni verso gli interessi gestiti da società private come il Consorzio Venezia Nuova e le società crocieristiche».

Un esame che andrebbe fatto valutando bene anche le conseguenze degli interventi. Sul tavolo infatti c’è lo scavo del canale Contorta Sant’Angelo, da approfondire fino a dieci metri, da allargare fino a duecento. Via d’acqua che secondo il professore Luigi D’Alpaos, ordinario di Idraulica all’Università di Padova, aumenterebbe l’erosione della laguna.

Ieri Costa ha rilanciato. «Già oggi la laguna centrale è in sofferenza, 700 mila metri cubi l’anno di sedimenti se ne vanno in mare. Potremmo fare delle protezioni e avviare un’opera di ricostruzione morfologica delle barene».

Proposta che non piace ai comitati. «Per noi il problema deve essere affrontato subito», dicono i comitati No Grandi Navi e Ambiente venezia, «pensando a far entrare in laguna solo le navi compatibili con la laguna. La Marittima può essere riutilizzata per altri usi, a cominciare dagli yacht e dalla convegnistica».

Si discute anche di un altra ipotesi, lanciata dal deputato di Scelta civica Enrico Zanetti e sostenuta dalla Vtp. Un nuovo canale dietro la Giudecca. Navi che entrano dal Lido, arrivano in Marittima passando dietro la Giudecca. Anche qui i problemi ambientali non mancano. «Sarebbe ancora più devastante del Contorta», dice il sindaco Giorgio Orsoni. Che rilancia Marghera.

Ipotesi drastica anche quella di fermare le navi al Cavallino, avanzata da Cesare De Piccoli, con un nuovo interscambio a San Pietro di Castello. In questo modo le grandi navi resterebbero fuori della laguna, dove non servirebbero più nemmeno fondali così profondi.

(a.v.)

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A Fusina il nuovo terminal destinato ai mega traghetti

Procedono i lavori all’imbocco del Canale dei Petroli per realizzare due darsene e quattro banchine per dirottare trasporto passeggeri e merci dalla Marittima

Un nuovo terminal portuale delle cosiddette “Autostrade del mare” è in costruzione. Si trova a Fusina, giusto all’imbocco del tratto più trafficato del Canale Dei Petroli e, quando sarà ultimato, sarà in grado di garantire l’approdo ai grandi traghetti che entrano dalla bocca di porto di Malamocco.

Stiamo parlando di grandi traghetti che trasportano passeggeri e automezzi (Ro-Pax) eo Ro-Ro (merci su camion) che potranno essere scaricati o caricati senza interferire con il traffico di porta-contanier e navi mercantili che percorrono la “corsia”unica del Canale dei Petroli (il Malamocco-Marghera ), lo stesso dove il sindaco Orsoni vorrebbe far transitare le grandi navi da crociera. Il nuovo terminal traghetti di Fusina costerà 20 milioni di euro e sorgerà alla foce del Naviglio Brenta, proprio a fianco di un camping nell’area di 36 ettari della ex Alumix, grazie ad un project-financing partecipato all’80 % società private (attraverso il concessionario “Venice Ro.Port.MoS” che lo gestirà per 40 anni) e per il 20 % dall’Autorità Portuale di Venezia. I lavori sono stati avviati e dopo la bonifica dell’amianto è in costruzione la prima delle due grandi darsene previste, in corso sono anche i lavori di costruzione del collegamento con lo scalo merci ferroviario e la nuova viabilità con il raddoppio di via Dell’Elettronica e le nuove rotonde che terranno lontano da via Malcontenta il traffico degli automezzi pesanti. La conclusione dei lavori è prevista tra due anni, durante i quali verranno attrezzate nelle due darsene quattro banchine (capaci di ospitare contemporaneamente 4 navi) alle quali attraccheranno tutti i traghetti Ro-Pax e Ro-Ro che oggi effettuano quasi quotidianamente le operazioni di carico e scarico di centinaia di automezzi pesanti nell’area della stazione marittima di Venezia. Gli stessi traghetti oggi diretti in Grecia, salperanno tutti dal nuovo terminal di Fusina, invece che dalla Stazione Marittima di San Basilio come avviene tutt’ora. L’ingresso nella laguna avverrà, infatti, dal Canale di Malamocco e questo significherà ridurre il numero di grandi navi che transitano per il Canale della Giudecca: secondo l’Autorità portuale saranno 400 in meno all’anno. Solo le navi da crociera continueranno a sfilare davanti a piazza San Marco, ad eccezione dei traghetti di ultima generazione (fino a 360 metri di lunghezza), che attualmente non possono accedere alle banchine della Marittima gestite da Vtp ma che potranno essere accolte dal nuovo terminal di Fusina. Sono altresì previsti, oltre ai piazzali di carico e scarico, anche un parcheggio multipiano per auto ed uno a raso per gli autobus che saranno dirottati verso questo terminal, una volta realizzato, e non saranno più costretti ad arrivare al Tronchetto, mentre sarà realizzato un nuovo collegamento acqueo tra Fusina ed il centro storico.

Gianni Favarato

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Ancora posizioni pro e contro la Codello interrogazione del Movimento 5 Stelle

Continuano a tenere banco prese di posizione contrapposte sul caso del sovrintendente ai Beni Architettonici di Venezia Renata Codello, di cui la sezione veneziana di Italia Nostra ha chiesto la rimozione al ministro della Cultura Massimo Bray per le sue decisioni in città su diversi progetti e anche per la sua posizione sull’allontanamento delle grandi navi dal Bacino di San Marco, ma che le principali istituzioni cittadine invece difendono.

Ieri è stata la volta del presidente dell’Ateneo Veneto Michele Gottardi. «Al di là delle valutazioni personali – ha dichiarato ci sembra che il gioco al massacro verso la Sovrintendente sia davvero eccessivo. Come presidente dell’Ateneo, di cui l’architetto Codello è socia, posso solo rilevare che ogniqualvolta le abbiamo chiesto un intervento scientifico, questo è stato non solo all’altezza delle aspettative, ma puntuale e rigoroso. Credo che chiedere a un funzionario e a un dirigente pubblico interventi di natura politica anziché tecnici, sia sbagliato nella forma e nella sostanza. Vi è un momento in cui il silenzio è non solo un atto dovuto, ma un gesto di servizio verso la pubblica amministrazione».

L’Associazione Ambiente Venezia ha ricordato ieri che giace ancora senza risposta in Parlamento un’interrogazione dei deputati Cinque Stelle Da Villa,Cozzolino e Spessotto che chiede appunto la rimozione del soprintendente per la «scarsa tutela dei beni culturali e paesaggistici» veneziani che avrebbe dimostrato con le sue decisioni a Venezia citando tra gli altri il sì al nuovo Fontego dei Tedeschi, al raddoppio dell’hotel Santa Chiara, alla demolizione dei padiglioni dell’ex Ospedale al Mare del Lido, alla trasformazione dell’hotel Des Bains.

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L’Eni conferma il cronoprogramma dei lavori per la riconversione della struttura tradizionale di petrolio in un impianto di oli vegetali da miscelare con il gasolio

MARGHERA – Sarà operativa dalla primavera prossima e sarà la prima raffineria tradizionale di petrolio greggio italiana – che dal 1926 produce benzine e gasolio – ad essere riconvertita al meno inquinante olio vegetale che sarà miscelato poi in altri siti e trasformato in biodiesel, in sintonia con le direttive europee. I tempi di avvio della raffineria Green dell’Eni sono stati confermati ieri, durante una conferenza stampa, dal nuovo direttore di stabilimento, il palermitano Michele Viglianisi e dall l’ingegnere Giacomo Rispoli, già direttore a Porto Marghera e ora responsabile Ricerca, sviluppo tecnologico e progetti Eni Refining & Marketing che ha sviluppato e brevettato una nuova tecnologia che permette di trasformare una raffineria tradizionale di petrolio in una Green Refinery con un investimento ben più contenuto di quello necessario per costruirne una nuova.

La “raffineria verde” funzionerà dapprima con olio di palma importato dai mercati asiatici che in prospettiva sarà sostituito da olio ricavato da biomasse vegetali o animali o da granaglie non di uso alimentare che potranno sviluppare un nuovo e avanzato indotto a PortoMarghera.

Per salvare e rilanciare la vecchia raffineria di petrolio di Porto Marghera – attiva fin dal 1926 – Eni aveva già annunciato l’anno scorso, al rientro da sei mesi di cassa integrazione dei suoi circa 300 dipendenti, di essere pronta a investire 100 milioni di euro per salvare la sua presenza a Venezia e 180 posti di lavoro diretti, mentre i restanti hanno accettato la mobilità volontaria per il pensionamento o il trasferimento in altri siti della società. L’ingegnere ha detto che si tratta dell’unico modo possibile per garantire un futuro alla raffineria veneziana che altrimenti – visti l’eccessivo numero di raffinerie tradizionali in Italia e il costante calo dei consumi – sarebbe destinata alla chiusura per le continue perdite economiche.

«La Green Refinery», ha spiegato Rispoli, «sarà pronta entro la primavera prossima e per metterla a punto occuperemo circa 500 lavoratori delle imprese d’appalto già in rete con noi. Si tratta di un esempio concreto di come l’innovazione possa essere motore di sviluppo anche in un settore come la raffinazione europea che sta attraversando una crisi strutturale profonda che, oltretutto, permetterà di ridurre le emissioni inquinanti in atmosfera con una performance ambientale e di sicurezza migliore. A tutt’oggi si stanno completando le attività manutentive e di messa in sicurezza che verranno trasformate appena arriverà il via libera definitivo del ministero dell’Ambiente che già ha ottenuto i pareri positivi di tutte le istituzioni competenti su questo progetto che ci permetterà di produrre biocarburanti di alta qualità per migliorare le prestazioni dei nostri gasoli».

Gianni Favarato

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MARGHERA – Eni, la svolta ambientale con la raffineria “ecologica”

MARGHERA – Con la “svolta ambientale” meno emissioni, garantita l’occupazione a 180 addetti

In arrivo il via libera per la riconversione dell’impianto, dal 2014 la produzione di biodiesel

LA LOGISTICA – Distribuzione di carburanti alimentata dall’oleodotto

Rischiava di essere rottamata assieme ai suoi circa 300 addetti, invece sarà riconvertita. La raffineria Eni di Marghera, dopo 87 anni di onorato servizio, diventerà la prima Green Refinery “riciclata” al mondo. L’inizio della produzione, come annunciato a suo tempo dall’Eni, è previsto per la fine di marzo 2014 ma prima c’è da affrontare la riconversione dell’impianto.

«L’iter autorizzativo è in via di completamento», spiega l’ingegner Giacomo Rispoli, responsabile ricerca e grandi realizzazioni del gruppo Eni. Dopo aver presentato al ministero dello Sviluppo economico i pareri positivi delle autorità locali e del ministero dell’Ambiente, si attende la delibera di Giunta regionale per il rilascio della determina dirigenziale del ministero per dare il via ai lavori, previsto entro la fine di ottobre. Il costo dell’operazione si aggira sui cento milioni di euro, mentre la costruzione ex novo di un impianto di produzione di biocarburanti ne avrebbe richiesti 6-700.

Nel frattempo Eni ha già ordinato gli apparecchi che trasformeranno l’impianto di Marghera per la produzione di biodiesel, in base a un progetto brevettato dalla holding energetica. La raffineria al momento è ferma e solo una parte di questa continuerà a lavorare la virgin nafta per la produzione di idrogeno, che a sua volta servirà a produrre il combustibile “verde”. Il complesso, una volta a regime, lavorerà l’olio di palma che sarà sbarcato a Marghera dall’Estremo oriente. Il trattamento con l’idrogeno, in base un brevetto innovativo, produrrà un additivo che sarà poi miscelato al gasolio, con una resa nettamente migliore rispetto al biodiesel in commercio, e con una concentrazione di origine vegetale superiore (fino al 30% rispetto al 7% attuale).

«Ma la nostra ricerca – prosegue Rispoli – si concentra anche su altre materie prime come le microalghe, i grassi animali e gli scarti agricoli», dai quali estrarre i lipidi da trattare per produrre biodiesel. Che oltre ad alimentare camion e auto potrebbe in futuro far navigare le navi, se avrà successo una sperimentazione in atto con la Marina.

Nel 2015, una volta a regime, la raffineria di Marghera garantirà metà del fabbisogno attuale di biodiesel per Eni. Ma il sito veneziano, che si estende per 110 ettari, continuerà a distribuire carburanti tradizionali per tutto il Nordest, attraverso l’oleodotto che collega la raffineria al terminal di San Leonardo, all’imbocco del canale Malamocco-Marghera. Tutto ciò con emissioni nell’atmosfera più limitate, con l’impiego sempre più ridotto di sostanze petrolifere e con la garanzia di 180 posti di lavoro. Un piccolo miracolo, con la crisi economica che ha ridotto i consumi mettendo in crisi le raffinerie in mezza Europa.

 

Nuova Venezia – “Grandi navi, presto una soluzione”

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30

set

2013

SALTA IL VERTICE A ROMA»L’APPELLO

Paolo Costa: «I rinvii non aiutano nessuno». Il comitato contrario: «Saremo sempre sulle prime pagine dei giornali»

Il vertice ministeriale sulle grandi navi salta per un soffio e ora il timore – da tutti i fronti – è che il rinvio per trovare una soluzione al traffico dei palazzi galleggianti in laguna si areni nella crisi di governo scivolando in un futuro quanto mai incerto.

L’incontro era in programma a Roma per domani, atteso e non più procrastinabile anche alla luce della fragorosa protesta del comitato No grandi navi di sabato scorso. Le dimissioni dei ministri del Pdl – tra cui quelle del ministero delle Infrastrutture Maurizio Lupi – hanno di fatto cancellato il vertice sul quale erano puntati gli occhi di tutti per trovare un accordo che, già di per sé difficilissimo, ora rischia di allontanarsi ancora di più.

«Di fronte a una situazione così grave l’unica cosa che si può fare è aspettare – dice il sindaco Giorgio Orsoni – Mi auguro che un governo l’avremo e, comunque, torneremo alla carica».

La dilazione del problema grandi navi non fa bene a nessuno e perdere il vertice annunciato da settimane desta più di qualche perplessità. «I rinvii non aiutano nessuno – spiega il presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa – noi comunque siamo pronti, in qualsiasi momento è tutto pronto».

Anche per oggi pomeriggio alle 17 quando lo stesso Costa, insieme a Orsoni e al presidente della Regione Luca Zaia, sarà di fronte alla Commissione Trasporti della Camera per una serie di audizioni sul passaggio della grandi navi in città.

Di certo, in attesa di un’altra data per il vertice ministeriale, non cede di un millimetro il comitato No grandi navi il cui portavoce, Silvio Testa, spiega: «Se siamo arrivati al punto in cui il problema ha assunto un rilievo planetario è perché noi abbiamo fatto di tutto e continueremo a fare ogni cosa possibile affinchè il tema della grandi navi resti sulle prime pagine dei giornali».

Ieri mattina, intanto, le grandi navi e la portualità hanno tenuto banco all’incontro (affollatissimo) del Pd che si è tenuto a San Leonardo.

«Sulla questione dei porti è possibile salvaguardare la tutela dell’ambiente e, insieme, i posti di lavoro; è ora di smetterla con i ricatti occupazionali – sintetizza il senatore Felice Casson – Siamo inoltre contrari allo scavo di qualsiasi canale mentre vogliamo che a questo dibattito, fondamentale per Venezia partecipino tutti i cittadini».

Il parlamentare Michele Mognato, che è anche membro della Commissione Trasporti, ribadisce la sua posizione. «Poichè è evidente a tutti che la soluzione definitiva ha bisogno di approfondimenti e richiederà del tempo in quanto mette in gioco il disegno stesso della città, è necessario trovare una serie di soluzioni transitorie che sono sostanzialmente tre. Fissare una data per l’applicazione del decreto Clini che impedisce l’ingresso alle navi con stazza superiore alle 40 mila tonnellate, stabilire un numero chiuso per limitarne così il passaggio, verificare se alcune grandi navi possono essere dislocate a Marghera».

Manuela Pivato

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ISTITUTO VENETO DI SCIENZE, LETTERE E ARTI

«Siamo al bivio, Venezia rischia di morire»

Premiato l’articolo di Anna Somers Cocks con un durissimo j’accuse sui mali della città

Lucida, appassionata, a tratti commossa. Anna Somers Cocks, autrice del lungo reportage “The coming death of Venice?” apparso su The New York Review of books e premiata ieri a Palazzo Franchetti insieme all’associazione Il Paesaggio chiama per il video “Venezia: il luogo e la formula”, ha lanciato un altro grido d’allarme a protezione della città che vide per la prima volta a 7 anni e che da allora le è rimasta nel cuore. Dopo il durissimo j’accuse al piano di gestione dell’amministrazione comunale messo per iscritto, ieri mattina, ricevendo il riconoscimento dell’Istituto veneto di scienze, lettere e arti, la Somers Cocks ha ribadito i tre rischi mortali che stanno minando la sopravvivenza della laguna.

Un numero di turisti ormai fuori controllo, l’acqua alta e l’aumento costante del livello del mare. Anna Somers Cocks, a lungo responsabile del Comitato di salvaguardia britannico Venice in Peril, non ha fatto sconti guardando in faccia una realtà che, solo per dirne una, si sta divorando la Basilica di San Marco. «L’umidità sta mettendo in pericolo le tessere dei mosaici» ha detto nel suo lungo discorso «qui stiamo parlando della vita o della morte della città». Premiato anche il video che propone immagini non banali di una città quasi pudicamente nascosta alla vista del turista frettoloso. Il testo, ricco di spunti di riflessione, propone una Venezia letta nella sua attuale realtà sociale, percepita e vissuta da chi oggi la visita con amore e con rispetto.

 

Gazzettino – Venezia. Comune padrone per escludere le navi.

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30

set

2013

AMBIENTE & ECONOMIA – Il testo prevede l’estromissione delle crociere con un terminal dedicato

Con il disegno di legge di Casson lo Stato cede pezzi importanti di laguna. Ecco quali sono

Cosa farebbe il Comune se ricevesse in regalo il bacino di San Marco e il canale della Giudecca? Può sembrare strano, ma non tutti sanno che le acque che circondano San Marco non appartengono alla città, bensì al Demanio. È anche per questo che il Comune non può imporre un divieto ai taxi che circolano senza la sua autorizzazione ed è per questo che deve subire il passaggio di navi sempre più grandi senza poter dire una parola e senza ricavarne un euro.

Il disegno per la riforma della Legge speciale, avente come primo firmatario il senatore del Pd Felice Casson, prevede proprio di eliminare questa e altre storture. Contrariamente a quanto si pensava, è cominciato l’esame in commissione Ambiente del Senato e secondo Laura Puppato, senatrice Pd cofirmataria del provvedimento, si potrebbe arrivare ad un’approvazione entro Natale. Sempre, ovviamente, che il governo delle larghe intese tenga botta.

Oltre al Bacino e al canale della Giudecca, è prevista la cessione dell’Idroscalo e del forte di Sant’Andrea, dell’Arsenale (già attuata), l’ex scalo ferroviario di San Basilio e l’ex lavaggio carrozze di Santa Marta, parecchi forti del Lido e di Pellestrina. In questo modo, la città tornerebbe ad essere padrona delle sue acque e potrebbe decidere di non far più passare le grandi navi o limitarne il passaggio.

Indipendentemente da questo, trattandosi di una materia che comunque travalicherebbe le competenze della città, all’articolo 9 la norma prevede che “deve essere prevista la specifica estromissione dall’intera laguna delle grandi navi da crociera, con apposito terminal dedicato”.

Inoltre è previsto l’obbligo “per tutte le navi che entrano nella laguna o che utilizzano strutture portuali esterne l’obbligo di usare carburanti con bassissimi contenuti di sostanze inquinanti, applicando i limiti più restrittivi imposti dalla normativa internazionale”.

Infine, all’articolo 4, in cui si parla dei trasferimento dei poteri del Magistrato alle Acque, si precisa che “è trasferita esclusivamente al Comune di Venezia, oltre alla proprietà, la competenza sul bacino di San Marco e sul canale della Giudecca, per i quali ogni regolamentazione, limitazione o interdizione è attribuita al sindaco, sentito il Consiglio comunale”. Più chiaro di così.

 

VENEZIA – Grandi navi. Il Pd pensa a un referendum popolare

GRANDI NAVI – Il Pd chiede l’applicazione del decreto e poi una consultazione popolare

Solidarietà di Zaia a Renata Codello

Nell’immediato, per il deputato Michele Mognato, occorre «una data certa per l’applicazione del decreto Clini-Passera e il numero chiuso per le navi. Di cui alcune ospitate in via transitoria a Porto Marghera».

E a medio-lungo termine, «una scelta condivisa, legata a un nuovo piano di economia cittadina. Che, in ogni caso, richiederà tempi lunghi di realizzazione».

Mentre per il senatore Felice Casson, «problemi così delicati non possono essere risolti nelle segrete stanze. La salvaguardia di Venezia deve andare di pari passo con la sua rivitalizzazione. E una volta giunti a una decisione, il territorio dovrà essere consultato. Non necessariamente con un referendum, ma con questo o un altro dei meccanismi consentiti ai cittadini per esprimersi direttamente».

Si è concluso così, ieri a San Leonardo, il dibattito pubblico su «Grandi navi e portualità», organizzato dai Giovani democratici e dai circoli Pd nell’ambito del ciclo d’incontri «Democratici in campo».

Durante il suo intervento, Casson ha detto che «altri scavi la laguna non è in grado di tollerarli: ogni progetto che li preveda dovrà essere rigettato». Aggiungendo che «occorrerà tutelare il lavoro e confrontarsi con i sindacati. Senza ricorrere al terrorismo sociale, come stanno facendo Vtp e Autorità portuale».

L’incontro è stato occasione per presentare i risultati della commissione di lavoro di Giovani democratici e Pd sul futuro della portualità veneziana. Con uno studio che non propone soluzioni, «tutte da spiegare e verificare», ma concentra l’attenzione sul metodo: «Questa analisi del presente e su un più ampio arco temporale affronta aspetti diversi e l’evoluzione del settore – ha spiegato Sandro Moro – Obiettivo del Pd è la comparazione dei progetti, da dibattere pubblicamente e sottoporre a valutazioni economiche, sociali e ambientali. E una volta scelto il migliore, ridurre al minimo i tempi di esecuzione».

Sul medesimo tema, la giornata ha registrato altre prese di posizione a favore della soprintendente Renata Codello, accusata di «silenzio» dal Comitato No grandi navi e Italia Nostra. Secondo il presidente della Regione, Luca Zaia, «non ha senso attaccare la soprintendente sulla questione delle grandi navi in bacino San Marco. Si tratta di accuse infondate, ingiuste e strumentali nei confronti di chi sostiene ogni giorno con intelligenza e puntigliosità l’onere di salvaguardare Venezia e il suo patrimonio». Anche per il rettore dell’Università Cà Foscari, Carlo Carraro, «l’impegno e l’attenzione di Renata Codello per la tutela della città storica sono fuori discussione, come la sua professionalità e competenza». Mentre Angela Vettese, nel manifestare alla soprintendente la solidarietà dell’assessorato alle Attività culturali, sottolinea che «l’ultima cosa di cui si sente il bisogno nel districare un nodo tanto complesso è un qualsiasi protagonismo. Renata Codello si è attenuta alle sue competenze, evitando di utilizzare la vicenda per ottenere visibilità personale».

Vettor Maria Corsetti

 

 

Letta aveva convocato martedì a Roma ministri e autorità locali per assumere le prime decisioni: adozione del numero chiuso e trasferimento a Marghera di alcune crociere. Ora è tutto da rifare

Era tutto pronto per la soluzione grandi navi, ma le dimissioni dei ministri del Pdl di ieri e l’ormai certa caduta del Governo Letta farà a questo punto quasi certamente saltare il vertice ministeriale sulle grandi navi di martedì al Ministero delle Infrastrutture a cui avrebbe dovuto essere presente, appunto, anche il presidente del Consiglio e che aveva nel ministro delle Infrastrutture pidiellino Maurizio Lupi il grande regista.

La soluzione che si era individuata era sicuramente l’introduzione del numero chiuso per l’accesso in Bacino di San Marco e nel canale della Giudecca e – con ogni probabilità – anche un primo “assaggio” provvisorio di trasferimento di grandi navi a Marghera.

«Potremmo trasferire a Marghera – ha dichiarato a Raiuno il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando – le navi eccedenti il numero chiuso che stabiliremo». Sembrava questo il «menù» che doveva essere consumato nel vertice di martedì al Ministero delle Infrastrutture a cui dovevano essere presenti con Letta con Lupi, il ministro dei Beni Culturali Massimo Bray e lo stesso Orlando, oltre al sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, al presidente dell’Autorità Portuale Paolo Costa e probabilmente al presidente della Regione Luca Zaia. Il condizionale è d’obbligo, perché con il Governo Letta a un passo dalla caduta e una giornata cruciale per esso che si celebrerà proprio martedì, non è detto che ci sia spazio anche per la questione grandi navi. Per ora, comunque, si va avanti con un anticipo parlamentare già domani, quando di fronte alla Commissione Trasporti della Camera per una serie di audizioni informali sul passaggio di grandi navi in prossimità della città di Venezia si dovrebbero presentare già Zaia, Costa, Orsoni e i rappresentanti di Confitarma, l’associazione degli armatori. Si gioca anche sulla tempistica. Mentre infatti la città – tra manifestazioni contrapposte – si divide sul problema. Dal 23 novembre al 4 aprile del prossimo anno è già previsto infatti che le grandi navi da crociera in arrivo a Venezia siano «dirottate» a Trieste e Ravenna, senza entrare in laguna, per decisione della stessa Autorità Portuale, per l’accelerazione dei lavori del Mose in corsa alla bocca di porto del Lido, che impediranno per quel periodo l’accesso alle navi-crociera per motivi di sicurezza. Il provvedimento del Governo potrebbe anticipare già entro ottobre il blocco, creando così una “finestra” temporale di circa sette mesi in cui si potrebbero rapidamente attrezzare alcune banchine a Marghera proprio per ricevere almeno qualcuno delle grandi navi-crociera superiori alle 40 mila tonnellate. Una misura-tampone, ma immediata, nella consapevolezza che bisogna comunque dare subito un segnale all’opinione pubblica veneziana, nazionale e internazionale, anche se la soluzione finale avrà tempi ben più lunghi. Per ora sul tavolo del Magistrato alle Acque – che dovrebbe fare con la Capitaneria di Porto la prevalutazione tecnica – ci sarebbero cinque progetti: quello dello scavo del canale Contorta-Sant’Angelo proposto dall’Autorità Portuale, quello del terminal in mare a Punta Sabbioni dell’ex viceministro Cesare De Piccoli, quello dello scavo di un nuovo canale alle spalle della Giudecca proposto dal parlamentare di Scelta Civica Enrico Zanetti e dalla Venezia Terminal Passeggeri, e l’ipotesi progettuale di Orsoni che propone appunto lo spostamento a Marghera. Il quinto progetto dovrebbe essere quello dell’avvocato mestrino Alessio Vianello che propone anch’esso il trasferimento delle grandi navi a Marghera. Tutto ora però torna in discussione, per la crisi del Governo Letta, sperando possa esserci comunque presto un altro esecutivo ad affrontare il problema.

Enrico Tantucci

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Pressing dei parlamentari per soluzioni concrete

Domani pomeriggio alla Camera era prevista un’audizione di Costa, Orsoni e Zaia ma il clima politico complica le cose.

Progetti a confronto tra le polemiche

Subito i primi provvedimenti e il trasferimento a Marghera come soluzione possibile. Questo il tenore di una serie di commenti alla vigilia del vertice ministeriale sulle grandi navi, che però dovrebbe saltare per la crisi di governo.

«Chi, a Venezia e sotto gli occhi del mondo intero, subordini la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema lagunare», dichiara l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin, «agli interessi dei giganti della crocieristica, anche se animato dalle migliori intenzioni finirà per creare gravi danni alla città e alla stessa attività che vorrebbe difendere. Proporre soluzioni che rinviino di anni i primi provvedimenti concreti, significa infatti esasperare un clima che, giustamente, vede l’opinione pubblica più vasta sempre più preoccupata per quanto succede, di fronte alla scena dei transatlantici a San Marco, ai guasti certificati che provocano e ai rischi potenziali che si corrono. Altresì, proporre soluzioni che implichino pesanti manomissioni della laguna, significa continuare ad alterare un quadro già gravemente compromesso, in particolare proprio nella laguna centrale. Non c’è ricatto politico o economico, non c’è manifestazione di categoria, di interesse particolare, non ci sono pubblicità a pagamento né infami campagne intimidatorie e personalizzate, compresi gli investigatori privati assoldati allo scopo, che possano far passare simili proposte né in città né in Italia, né di fronte all’Europa e al mondo. Porto Marghera può invece rappresentare un passo importante in questa evoluzione, dando una prima risposta anche se ancora parziale e consentendo di avere il tempo necessario sia per misurarne fino in fondo le implicazioni specifiche (a partire dalla compatibilità con la vocazione industriale e portuale commerciale dell’area, che va ribadita) sia per valutare ogni altra possibile alternativa».

Michele Mognato, parlamentare del Pd, membro della Commissione Trasporti che doveva essere presente all’audizione con Costa, Orsoni e Zaia sulle grandi navi, osserva: «Mi aspettavo che dal vertice ministeriale uscissero soluzioni concrete, come l’adozione del numero chiuso e un primo trasferimento sperimentale di alcune grandi navi a Marghera, facendo convivere però traffico crocieristico e commerciale. Probabilmente tutto è rimandato: bisognerà anche scegliere la soluzione definitiva, che avrà necessariamente tempi più lunghi, affidandosi ai tecnici, con la politica che poi dovrà seguire».

Per il parlamentare Andrea Martella, infine, «servono da parte del Governo soluzioni rapide per l’immediato e altre per la scelta definitiva, visto che l’obiettivo condiviso da tutti è l’estromissione totale delle grandi navi dal Bacino di San Marco. Il problema non è più rinviabile, pur tenendo conto delle problematiche economiche e occupazionali».

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L’APPELLO DEL SINDACO

La città è in apnea Basta sterili contrapposizioni

GIORGIO ORSONI

Il dibattito sulle “grandi navi” sta rischiando di inaridirsi in sterili contrapposizioni fra soluzioni estreme, che si giustificano soltanto con l’interesse di cui sono portatori i rispettivi sostenitori. Ognuno dà per acquisite verità che tali non sono, pur di sostenere la propria soluzione. Appare evidente che il passaggio di quei mostri costituisce un insulto alla fragilità della Città, così come evidente appare che qualsiasi soluzione, per limitarne o deviarne il passaggio davanti a San Marco, altera lo status quo e conseguentemente mette a rischio l’equilibrio dell’economia del settore (con diretta incidenza sui posti di lavoro). Posto in questi termini il problema non può trovare alcuna soluzione razionale e tenderà a radicalizzare sempre più una contrapposizione che rischia di trasformarsi in vero e proprio conflitto nel momento in cui ormai tutti, anche i più reticenti, riconoscono che le “grandi navi” non devono più passare davanti a San Marco. In realtà la questione non può trovare sbocco se non la si inquadra correttamente nel tema della pressione che il turismo esercita sulla Città, di cui il porto passeggeri e l’arrivo delle “grandi navi” ne è un aspetto. Sia pure marginalmente sono già stati affrontati problemi analoghi quando si è deciso di limitare i banchi degli ambulanti in piazza San Marco, con l’aiuto decisivo della Soprintendenza ai beni culturali (oggi ingiustamente messa sotto accusa da chi non conosce il grande e meritorio lavoro svolto da quell’ufficio negli ultimi anni a favore della Città). Così come da tempo si sta ragionando sul contenimento della ricettività residenziale-turistica. Da tempo si invocano misure per limitare gli accessi delle persone in Città (numero chiuso, ticket di ingresso). Da tempo si sostiene, a buona ragione, che si deve evitare che il turismo “mangi” la Città, dopo averle portato anche grande ricchezza. Ebbene, se si dimentica da dove parte la discussione sulle “grandi navi” difficilmente si giungerà ad una soluzione equilibrata. Perciò è da escludere che essa possa individuarsi nell’apertura più o meno fantasiosa di nuovi canali, che potrebbero mettere a rischio l’equilibrio lagunare e danneggiare ancora una volta la Città, senza seri ed adeguati approfondimenti, che richiedono lunghi tempi di elaborazione. Aprire un nuovo canale in laguna è certamente diverso dal realizzare una tangenziale in terraferma! Cosi come appare poco onesto nei confronti degli interessati e dell’opinione pubblica dare per scontata la fattibilità di interventi non ancora verificati secondo le procedure di legge. È ancora da escludere che qualsiasi soluzione possa danneggiare il porto commerciale, dal momento che esso è parte essenziale della Città e pilastro dell’economia del nostro territorio del tutto indipendente dal turismo, e del quale non può esserne vittima, condividendo la responsabile posizione assunta dai sindacati. Cosicché l’ipotizzato spostamento, ancorché parziale, a Porto Marghera potrà effettuarsi solo dopo averne verificato attentamente la praticabilità. È infine da escludere che la Città si debba inchinare ancora una volta all’espansione di un’industria turistica senza regole che rischia di distruggere la fonte stessa della sua ricchezza. In questa prospettiva è giusto che il tema delle “grandi navi” vada inquadrato e discusso senza penalizzare nessuno, ma senza che chi tutela interessi economici di parte (anche se si tratta di soggetti pubblici) pensi di farli prevalere su quelli della Città. Il momento di una riflessione collettiva sul destino di Venezia non appare più procrastinabile. Ad essa, che ci proponiamo di organizzare a breve, dovranno partecipare tutti i soggetti interessati, istituzionali e non. Ma in particolare chiediamo l’impegno del Governo e del Parlamento, che in momenti di maggior attenzione per la Città e la sua Laguna ebbe a qualificarle di “interesse nazionale”. La Città ed i suoi abitanti sono da troppo tempo in apnea e l’ossigeno sta per esaurirsi!

 

Costa: «Non posso costringere le navi a virare su Trieste»

«Mi va bene che il traffico crocieristico se dirottato da Venezia vada a Trieste. Ma non posso costringere nessuno». Lo ha detto ieri a Trieste il presidente dell’Autorità portuale di Venezia, Paolo Costa, intervenendo a una tavola rotonda sui porti dell’Alto Adriatico. «Il problema – ha spiegato ancora Costa – non è che io mando le navi da crociera a Trieste, io posso solo non farle entrare a Venezia».

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il braccio di ferro

La città divisa tra manifestazioni e comitati

La città divisa sulle grandi navi. Due comitati contrapposti: quello dei No Grandi Navi, che da anni si battono per l’allontanamento dalla laguna dei “grattacieli” da crociera e quello Cruise Venice, sorto in contrapposizione negli ultimi anni proprio per sostenere le ragioni del Porto e di chi lavora nel settore crocieristico. Due manifestazioni a pochi giorni di distanza: quella di sabato scorso del Comitato No Grandi Navi contro l’”ingorgo” di passaggi in Bacino con il tuffo nel canale della Giudecca che ha ritardato il passaggio dei giganti del mare. E quella di venerdì, promossa da Cruise Venice, che ha portato anch’essa sotto le finestre di Ca’ Farsetti centinaia di portuali urlanti contro il sindaco Orsoni perché fermamente contrari al trasferimento delle crociere a Marghera.

Al di là di chi manifesta – con opposte ragioni – c’è poi la maggioranza silenziosa dei veneziani che sembra comunque contraria al mantenimento delle grandi navi in Bacino di San Marco.

E c’è l’opinione pubblica internazionale, che si chiede da tempo stupita perché Venezia e il Governo italiano non abbiano ancora affrontato un problema che – al di là delle dispute di carattere occupazionale – ha sicuramente un impatto ambientale pesante per la città e soprattutto per l’area marciana.

Come ha ricordato di recente anche il professor D’Alpaos, non è la laguna che deve adeguarsi alla grandi navi, ma viceversa, se vogliono passare.

(e.t.)

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La Soprintendente

Codello: «Non ho poteri per intervenire»

Italia Nostra scrive al ministro Bray perché la rimuova, Costa e Orsoni la difendono

«Sulla questione delle grandi navi non ho poteri per intervenire, ci sono già il Ministero dei Beni Culturali e il suo Ufficio Studi. Cosa ne penso personalmente? Che sono, appunto, delle grandi navi». È con queste brevi dichiarazioni a Raiuno – in uno speciale sulle grandi navi – che la soprintendente ai Beni Architettonicii di Venezia Renata Codello ha rotto il suo lungo silenzio sulla questione, per la quale era stata anche “rimproverata” in un editoriale di Gianantonio Stella apparso sul Corriere della Sera.

La cauta presa di posizione del funzionario coincide con un’iniziativa senza precedenti nei suoi confronti della sezione veneziana di Italia Nostra che in una lettera al ministro dei Beni Culturali Massimo Bray chiede «un’ispezione urgente che ne valuti le effettive capacità professionali sulla base degli atti, auspicandone di conseguenza la successiva rimozione».

L’iniziativa prende spunto proprio dalla sua assenza nel dibattito sulle grandi navi rilevata da Stella, ricordando le sue “vecchie” dichiarazioni sul fatto che il loro passaggio non presentasse alcun rischio per la città e per la sua erosione, ma citando anche i numerosi casi su cui i suoi «sì» hanno fatto discutere: dalla lottizzazione di Ca’ Roman, al progetto di restauro del Fontego dei Tedeschi», al sì al raddoppio dell’hotel Santa Chiara , al progetto per il nuovo ponte dell’Accademia, ai maxi imbarcaderi dell’Actv e alle maxipubblicità in area marciana. In difesa del soprintendente il presidente del Porto Paolo Costa e il sindaco.

Per Orsoni «l’attacco di Italia Nostra alla soprintendente di Venezia è totalmente gratuito e ingiustificato. L’architetto Codello è sempre stata attenta alle problematiche di Venezia e ha seguito, in sintonia con il Comune, i temi complessi e delicati della città e della sua Laguna». E Costa aggiunge: «Non so cosa pensi delle grandi navi, immagino che come tutte le persone di buon senso voglia toglierle da davanti San Marco, senza per questo uccidere la crocieristica e la portualità. Ad ogni buon conto trovo miserevole prendersela con chi sicuramente soffre per la situazione, ma non ha competenza né responsabilità». Dichiarazioni di sostegno alla Codello anche dal presidente della Biennale Paolo Baratta e dal sovrintendente della Fenice Cristiano Chiarot.

(e.t.)

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