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Gazzettino – Venezia. Il braccio di ferro sulle grandi navi.

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29

set

2013

IL BRACCIO DI FERRO SULLE GRANDI NAVI

MANIFESTAZIONE – Gli operatori portuali alla protesta di venerdì per mantenere le navi in Marittima

LE CROCIERE. LE POLEMICHE

Costa: «Crociere a Trieste per alcuni anni»

«Mi va bene che le crociere se dirottate da Venezia vadano a Trieste. Ma non posso costringere nessuno». Lo ha detto a Trieste il presidente dell’Autorità portuale, Paolo Costa, intervenendo ad un incontro sui porti dell’Adriatico. «Il problema non è che io “mando” le crociere a Trieste, io posso solo non farle entrare a Venezia. Posso solo dire che, in attesa di una soluzione, ci possono essere alcuni anni in cui siamo disposti a rinunciare ad alcune tipologie di crociere e quindi se queste vengono dirottate a Trieste siamo contenti».

 

Alta tensione, Bettin: «Mi spiano»

L’ASSESSORE  «Ci sono infami campagne intimidatorie personalizzate»

MASSIMO BERNARDO  «Il nostro legale aveva svolto verifiche sul filmato del 27 agosto»

LO SCONTRO – Da Ca’ Farsetti pesanti insinuazioni sul comportamento degli operatori del Porto

 

Bettin-Cruise, accuse di spionaggio

«Investigatori assoldati per i rapporti tra me e i No Navi». Il Comitato: «Sono falsità»

Il termometro dello scontro tra i fautori del crocierismo e chi quelle navi vuole mandarle altrove sta impazzendo. Alla vigilia dell’incontro fissato con il Governo sulla questione “grandi navi a Venezia” (incontro a questo punto a rischio, visti gli sviluppi romani), questa volta ad alzare l’asticella è l’assessore all’ambiente Gianfranco Bettin.

Ieri, in una nota con cui intendeva invitare tutti a ragionare per una “nuova alleanza” si è lasciato andare a discorsi che parlavano di intimidazioni e di agenzie di investigazione privata “assoldate allo scopo”. Il risultato, ovviamente, non poteva essere che uno: l’esasperazione dello scontro. Il comitato Cruise Venice respinge l’accusa precisando che gli investigatori erano stati assunti dal l’avvocato Antonio Forza con lo scopo di verificare alcune vicende che poi avevano portato all’esposto alla magistratura per procurato allarme in relazione alla manovra della Carnival Sunshine ripresa dallo scrittore Roberto Ferrucci che il 27 agosto parlò di “inchino”.

«Non c’è ricatto politico o economico – ha scritto Bettin – non c’è manifestazione di categoria, di interesse particolare, non ci sono pubblicità a pagamento né infami campagne intimidatorie e personalizzate, compresi gli investigatori privati assoldati allo scopo, che possano far passare simili proposte né in città né in Italia, né di fronte all’Europa e al mondo».

«Lo avevano ammesso quelli del comitato nella conferenza stampa di Mestre – conferma Bettin – quando avevano detto che per indagare sui rapporti tra me e Ferrucci, tra me e il comitato No grandi navi e tra questo e Ferrucci e per sapere se lui abita in zona e se era stato in riva anche il giorno prima era stata assoldata un’agenzia investigativa. Logico, lui vive lì. Non è un mistero neanche il fatto che io e lui ci conosciamo o che io sia in buoni rapporti con i No navi. So solo questo – aggiunge – non so poi se vogliano applicare questo metodo anche su altri campi, come hanno fatto con la denigrazione personale. Ho visto cosa scrivono alcune persone sui social network, attacchi personali che puntano alla delegittimazione del presunto avversario».

Infine, un avvertimento. «Queste cose non mi spaventano – conclude – ne ho viste ben altre e queste cose non funzionano con me. Il rischio vero è che non si discuta delle proposte ma delle persone, con relativi retropensieri. Così non si andrà da nessuna parte».

Dall’altra parte Massimo Bernardo, presidente di Cruise Venice replica: «Ma quale spionaggio. So che il nostro legale si è servito di un’agenzia per ricostruire con precisione cosa era accaduto quel 27 agosto, visto che il filmato aveva fatto il giro del mondo con un messaggio falso e infondato e ne abbiamo date le prove. Ma solo in relazione al passaggio della nave».

LA SETTIMANA – Domani l’audizione alla Camera. A rischio il vertice di martedì con Letta

Comincia una settimana che dovrebbe essere importante e probabilmente fondamentale per la questione “grandi navi”. Il condizionale è d’obbligo, vista la situazione politica e l’impasse del Governo. Domani la Commissione Trasporti della Camera ha in calendario comunque audizioni informali (che saranno trasmesse in diretta sulla web tv di Montecitorio) sul passaggio delle grandi navi: alle 17 è prevista l’audizione del Presidente della Regione, Luca Zaia, del sindaco Giorgio Orsoni, e del presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa. Alle 18.30 saranno sentiti i rappresentanti degli armatori.

Martedì 1° ottobre il presidente del Consiglio, Enrico Letta, aveva convocato un vertice ad alto livello con i ministri dell’Ambiente, delle Infrastrutture, dei Beni culturali con il presidente dell’Autorità portuale, il sindaco e il capo della Regione. Dovrebbe essere l’occasione per fare il punto della situazione dopo le recenti manifestazioni da entrambe le parti e in particolare dalla “nuotata” in canale della Giudecca dei “no navi” che ha fatto il giro del mondo. Resta da capire, però, cosa succederà al Governo per le ben note vicende politiche. A questo punto l’incontro è a rischio.

Il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando ha intanto anticipato che chiederà come soluzione temporanea il trasferimento a breve termine di una parte del traffico crocieristico a Marghera, così come suggerisce il sindaco Orsoni.

I progetti in corsa e in fase di valutazione da parte del governo sono quelli di cui si parla ormai da tempo. C’è quello dell’Autorità portuale, che prevede lo scavo del canale Sant’Angelo Contorta per far arrivare le navi alla Marittima da Malamocco. C’è quello del sindaco che prevede lo spostamento momentaneo del terminal passeggeri per le navi più grandi a Marghera. Poi c’è quello di Vtp e del deputato Enrico Zanetti che prevede di scavare un nuovo canale dietro la Giudecca e quello di Cesare De Piccoli con le banchine portuali a ridosso della diga foranea di Punta Sabbioni.

 

L’INTERVENTO – Grandi navi, è l’ora di interrogarsi sul destino di Venezia

di Giorgio Orsoni

Il dibattito sulle “grandi navi” sta rischiando di inaridirsi in sterili contrapposizioni fra soluzioni estreme, che si giustificano soltanto con l’interesse di cui sono portatori i rispettivi sostenitori. Ognuno dà per acquisite verità che tali non sono, pur di sostenere la propria soluzione. Appare evidente che il passaggio di quei mostri costituisce un insulto alla fragilità della Città, cosi come evidente appare che qualsiasi soluzione per limitarne o deviarne il passaggio davanti a San Marco mette a rischio l’equilibrio dell’economia del settore (con diretta incidenza sui posti di lavoro).

Posto in questi termini il problema non può trovare alcuna soluzione razionale e tenderà a radicalizzare sempre più una contrapposizione che rischia di trasformarsi in vero e proprio conflitto nel momento in cui ormai tutti riconoscono che le “grandi navi” non devono più passare davanti a San Marco. In realtà la questione non può trovare sbocco se non la si inquadra correttamente nel tema della pressione che il turismo esercita sulla Città. Sia pure marginalmente sono già stati affrontati problemi analoghi quando si è deciso di limitare i banchi degli ambulanti in Piazza San Marco, con l’aiuto decisivo della Soprintendenza ai beni culturali (oggi ingiustamente messa sotto accusa da chi non conosce il grande e meritorio lavoro svolto da quell’ufficio negli ultimi anni). Così come da tempo si sta ragionando sul contenimento della ricettività residenziale-turistica. Da tempo si invocano misure per limitare gli accessi delle persone in Città. Da tempo si sostiene che si deve evitare che il turismo “mangi” la Città, dopo averle portato anche grande ricchezza. Ebbene, se si dimentica da dove parte la discussione sulle “grandi navi” difficilmente si giungerà a una soluzione equilibrata.

Perciò è da escludere che essa possa individuarsi nell’apertura più o meno fantasiosa di nuovi canali, che potrebbero mettere a rischio l’equilibrio lagunare e danneggiare ancora una volta la Città, senza seri ed adeguati approfondimenti. Così come appare poco onesto dare per scontata la fattibilità di interventi non ancora verificati secondo le procedure di legge. E’ ancora da escludere che qualsiasi soluzione possa danneggiare il porto commerciale, parte essenziale della Città e pilastro dell’economia del nostro territorio del tutto indipendente dal turismo, e del quale non può essere vittima, condividendo la responsabile posizione assunta dai sindacati. Cosicché l’ipotizzato spostamento, ancorché parziale, a Porto Marghera potrà effettuarsi solo dopo averne verificato attentamente la praticabilità. E’ infine da escludere che la Città si debba inchinare ancora una volta all’espansione di un’industria turistica senza regole.

E’ giusto che il tema “grandi navi” vada inquadrato e discusso senza penalizzare nessuno, ma senza che chi tutela interessi economici di parte (anche se si tratta di soggetti pubblici) pensi di farli prevalere su quelli della Città. Il momento di una riflessione collettiva sul destino di Venezia non appare più procrastinabile. Ad essa, che ci proponiamo di organizzare a breve, dovranno partecipare tutti i soggetti interessati, istituzionali e non. Ma in particolare chiediamo l’impegno del Governo e del Parlamento. La Città e i suoi abitanti sono da troppo tempo in apnea e l’ossigeno sta per esaurirsi!

Sindaco di Venezia

 

Costa, Orsoni, Baratta e Chiarot solidali. Ma i “No navi” chiedono la rimozione

Istituzioni a difesa della soprintendente

Paolo Costa e Giorgio Orsoni uniti nel difendere dal fuoco di fila mediatico sulla soprintendente Renata Codello, accusata da più parti di aver taciuto sulla questione Grandi Navi. L’ultima di queste accuse arriva da Italia Nostra, la quale chiede al ministro del Beni culturali di disporre un’ispezione finalizzata ad un’eventuale rimozione della funzionaria.
Il sindaco ha definito l’attacco «totalmente gratuito e ingiustificato». «È sempre stata attenta – commenta – alle problematiche di Venezia nell’ambito delle sue competenze e ha seguito, in sintonia con il Comune i temi complessi e delicati della città e della sua Laguna».
Del medesimo avviso il presidente dell’Autorità portuale. «Quando le polemiche assumono toni poco controllati c’è il rischio di perdere la bussola istituzionale. È il caso – aggiunge Costa – dell’assurdo coinvolgimento della Sovrintendente nella questione della crocieristica a Venezia. Trovo miserevole prendersela con chi sicuramente soffre per la situazione, ma non ha competenza né responsabilità. Le responsabilità – positive e negative – sono tutte e solo di Autorità Portuale, Autorità Marittima, Magistrato alle Acque e Comune. Sta a noi, e solo a noi, affrontare e risolvere il problema».
E anche il presidente della Biennale, Paolo Baratta scende in campo: «Siamo stupefatti nell’udire accuse sommarie contro la soprintendente. Giudichiamo il rapporto un esempio di alta qualità amministrativa e di eccellenza nei rapporti istituzionali». Anche il sovrintendente del teatro La Fenice, Cristiano Chiarot, accorre in difesa della Codello. «In questi anni – ricorda – ho trovato una interlocutrice competente e sensibile. Mi paiono ingiusti gli attacchi che le sono stati portati in questi giorni e soprattutto ingiustificati nei toni e nei contenuti. La nostra presenza a palazzo Ducale con l’Otello è stata trattata dalla sovrintendente con grande professionalità».
Il Comitato No grandi navi, continua invece a chiederne la rimozione, ricordando la perplessità espressa anche dal deputato Pd Michele Anzaldi, e dal senatore Andrea Marcucci, presidente della commissione Cultura di palazzo Madama.
«Noi – attacca Luciano Mazzolin del comitato – continuiamo a pensare e chiedere che la Codello debba essere rimossa immediatamente dal suo incarico».

(m.f.)

 

La rabbia del fronte del porto contro il trasloco delle crociere

In centinaia davanti a Ca’ Farsetti, fischietti, slogan e cartelli: «Giù le mani dal nostro lavoro»

I manifestanti sono contrari al trasferimento del terminal dalla Marittima a Porto Marghera

Tutti a saltellare a ritmo di slogan: «Orsoni, sindaco triestin!». «Giù le mani dal nostro lavoro». Ma anche «Silvio Testa (portavoce del comitato NoGrandiNavi, ndr) dove sei?», «Caccia e Orsoni fuori dai….». Striscioni con il classico di questi giorni «Basta bugie», «No global, No Grandi Navi vergognatevi, remate contro la nostra città». Fischietti, trombette assordanti, slogan gridati al megafono per due ore. I “Sì-Nav” sono scesi in piazza: circa 5-600 persone – secondo le stime della Digos – tra operatori portuali, portabagagli, ormeggiatori, rimorchiatori, agenti marittimi, hostess, guide turistiche, vetrerie di Murano, sindacalisti – i dipendenti presenti hanno la giornata pagata, il porto funziona regolarmente – hanno cinto un rumoroso assedio ieri mattina Ca’ Farsetti, “incartando” di striscioni il ponte di Rialto. Non vogliono assolutamente che le navi lascino la Marittima per Marghera. Ci arrivino per il canale che Scelta Civica vorrebbe scavare lungo la Giudecca o per il Contorta dell’Angelo, che piace più al presidente del Porto Costa, ma vogliono che le navi arrivino domani dove arrivano oggi: «Basta decisioni sulla testa dei lavoratori, le crociere alla Marittima occupano oltre 5 mila persone dando da mangiare ad altrettante famiglie» e «spostare il porto dalla Marittima significa buttare via decine di milioni di euro di investimenti pubblici, a favore di chi?», si legge nel volantino distribuito. Il fronte del porto serra le fila, alla vigilia della riunione romana convocata per il 1 ottobre dal premier Letta, con i ministri Lupi, Orlando, Bray, il presidente del Porto Costa, il sindaco Orsoni e il presidente Zaia, la Capitaneria di porto. Ed è muro-contro-muro con Ca’ Farsetti. Perché se è vero – come ricorda ogni pie’ sospinto anche lo stesso presidente del porto, Paolo Costa – che a decidere sulla permanenza o meno delle mega navi in Marittima e su come allontanarle dal Bacino di San Marco dev’essere l’Autorità Marittima e non il Comune, alla fine tutti se la prendono comunque con l’amministrazione: i No-Nav sabato scorso a mollo nel Canale della Giudecca – salvagenti-umani ferma-navi – perché il sindaco ha detto che creare un porto a mare per allontanare le navi dalla laguna è fantasmagoria e i Sì-Nav, in corteo ieri, perché Orsoni caldeggia il trasferimento immediato a Marghera almeno delle navi più grandi, se non altro per dare un segnale concreto in attesa di una decisione definitiva. Al termine dell’incontro con il sindaco – che ha ricevuto una delegazione, per una mezzora – i toni dei manifestanti sono furiosi. «Una chiusura totale», commenta Emilio Gamba, vice presidente di Venice Cruise, il comitato degli operatori portuali che ha organizzato la manifestazione, «il sindaco si tira fuori dal problema dicendo che la decisione spetta al ministero, ma vuole subito Marghera. Quello che non accettiamo è la fretta di chiudere: noi una soluzione al passaggio delle navi davanti al bacino l’abbiamo data ed è lo scavo del canale accanto alla Giudecca . A Marghera non si può andare perché non c’è nulla di nulla per accogliere i passeggeri, non ci sono strutture, niente». «Abbiamo il sindaco Noglobal», tuona Igor Tomasini, presidente dei portabagagli, «che gli dico alle 170 persone che lavorano con me e che con mille euro al mese sfamano la loro famiglia, che resteranno senza lavoro? Perché portare le navi a Marghera significa uccidere le crociere: siccome la politica ha tempi lunghi per prendere la decisione di scavare un canale, alla fine a rimetterci dobbiamo essere noi?». In un durissimo comunicato, Venice Cruise parla di «atteggiamento irresponsabile» e «di sospetta intransigenza» del sindaco: «Chiede l’immediata applicazione del Clini-Passera, senza curarsi minimamente delle migliaia di posti di lavoro che andranno persi. Ad Orsoni non interessa l’angoscia e il dramma delle famiglie che rimarranno senza occupazione, non importa che l’annullamento della crocieristica a Venezia determinerà per la regione la perdita di tutto l’enorme indotto economico che riguarda molteplici imprese fornitrici delle navi, essendo Venezia home-port, é il crollo di tutte le attività delle filiera». «È impossibile far convivere in lungo il Canale dei Petroli le 4 mila navi del traffico commerciale, il cui futuro sono i container, veloci, precisi, schedulati, con le mille navi da crociera (2 mila transiti) e 2 milioni di passeggeri che devono avere strutture adeguate», incalza Mirco Santi a nome degli agenti marittimi, «le navi commerciali non possono stare ferme per dare la priorità alle passeggeri: una mancata partenza, un ritardo costa decine di migliaia di euro. Un porto non può funzionare così: muore. Così si fa Disneyland».

Roberta De Rossi

 

«La bugia è che il Comune voglia chiudere la logistica»

Il sindaco replica alle accuse e rilancia: «Coloro che non vogliono fare nulla di innovativo alimentano la confusione»

«Nell’immediato una qualche soluzione al transito delle navi davanti al Bacino di San Marco, che tenga presente in primis i livelli occupazionali, deve essere presa», «e scavi più o meno fantasiosi di canali o lavori non realizzabili prima di quattro o cinque anni possono essere una soluzione solo per il medio-lungo periodo»: «Porto Marghera è una risposta a breve, parziale, per le navi più grandi e nel limite di compatibilità con la gestione del porto commerciale, ma una risposta immediata».

Così il sindaco Giorgio Orsoni rispedisce al mittente stiletto-per-stiletto ogni accusa ricevuta: non ci sta a fare la parte dell’ammazza-lavoro. Ribadisce quel che per lui si può fare subito: trasferire a Porto Marghera alcuni scafi maggiori. «Ma ho sempre detto “se”: in subordine all’agibilità del porto commerciale e dell’occupazione». Tra le banchine di Porto Marghera non è andato, ma è convinto si possa fare, con la disponibilità degli armatori a realizzare le strutture.

«Alla base di tutto ci sono gli equivoci indotti da chi non vuole fare nulla», ha replicato il sindaco alle proteste, «quando si cerca di fare qualcosa di innovativo in un caso si dice che abbiamo fretta, nel secondo che è a rischio l’occupazione: sono slogan che abbiamo già sentito in occasione della delibera sulla gestione del casinò. In questo caso, la bugia è che il Comune vuole uccidere il porto commerciale di Marghera – quando in tutti gli strumenti urbanistici approvati se ne prevede lo sviluppo – e anche il mercato crocieristico: e chi lo dice può essere solo in malafede».

«Di certo», insiste, «certe navi hanno dimensioni incompatibili con la città e lo certifica il decreto Clini-Passera e l’opinione pubblica mondiale. Come porre rimedio a questa situazione complessa sarà il ministero a dirlo, ma il Comune ha il dovere di sollecitare una rapida soluzione: si deve decidere, non si può restare fermi. Non ci troveremmo in questa situazione se il porto avesse agito per tempo: il Comune non ha competenze. Il porto è una ricchezza e mistifica la realtà chi dice che io voglio ucciderlo e c’è una delibera del Consiglio comunale alla quale mi attengo».

Una risposta al capogruppo Udc Simone Venturini, ieri tra i manifestanti: «Se il sindaco ha davvero un progetto per Porto Marghera, lo tiri fuori dal cassetto e ce lo mostri. Altrimenti trasferire le crociere a Marghera significa ucciderle».

«Una manifestazione-flop», va giù duro consigliere Beppe Caccia (capogruppo lista In Comune, in maggioranza con Venturini), «parlano di 5 mila posti di lavoro e poi erano in 400, «con i lavoratori pagati e ricattati per essere in manifestazione. Portare le navi a Marghera non ucciderà le crociere e, anzi, darà lavoro per realizzare le nuove strutture, liberando la Marittima».

Roberta De Rossi

 

I grillini al Governo «Valutare bene tutti i rischi»

«Scavare un canale dietro la Giudecca vorrebbe dire prelevare 7 milioni di metri cubi di fanghi dai fondali della laguna. Un colpo all’equilibrio del bacino lagunare».

Il Movimento CinquesStelle lancia l’allarme morfologico. «Tra le alternative sul tavolo», dicono, «c’è il nuovo canale Contorta e il canale dietro la Giudecca per far restare le grandi navi in Marittima. Ma bisogna stare molto attenti alle ripercussioni sull’ambiente».

Lo scrive ai ministri delle Infrastrutture e dell’Ambiente il parlamentare grillino Marco Da Villa. Un’interrogazione lunga e dettagliata, che invita il governo a «riflettere bene» sulle alternative, evitando di provocare nuovi danni alla laguna che potrebbero aumentare l’erosione e le acque alte. L’invito è anche alla trasparenza, perché i progetti presentati siano visibili a tutti sul web.

(a.v.)

 

Gazzettino – Venezia. Crociere, si muove il fronte del Porto.

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27

set

2013

GRANDI NAVI. IL DIBATTITO

GIANNA MALISANI (PD) «Il ministro Orlando ha scelto Marghera»

SCIOPERO E CORTEO – Attività ferme per due ore. Presidio a Ca’ Farsetti

Crociere, si muove il fronte del Porto

I No Navi: «Ricatto occupazionale»  

Ugl contro Caccia

Le parole del consigliere comunale Beppe Caccia, il quale aveva parlato di dipendenti quasi “costretti” dai datori di lavoro a partecipare alla manifestazione che si svolgerà oggi a Rialto hanno provocato parecchia indignazione tra gli operatori portuali e tra i sindacati. «È evidente – attacca il segretario provinciale di Ugl mare Andrea Locatello – che il consigliere coglie l’occasione per cercare di destabilizzare e strumentalizzare una manifestazione organizzata e con partecipazione spontanea e non forzata come lo stesso vuol far credere visto che si tratta di lavoratori che sicuramente non hanno interessi politici come qualcuno. Dovrebbe invece chiedere scusa a tutti quei lavoratori. Quanto alle accuse di “complice silenzio” rivolte al sindacato – prosegue – preciso che fin dall’inizio Ugl si è schierata apertamente con il Comitato per la seria preoccupazione sulle ripercussioni che si avrebbero senza ombra di dubbio sullo stato occupazionale se dall’oggi al domani si bloccasse l’attività crocieristica senza progetti alternativi. Mi auguro – conclude – che qualcuno degli altri esponenti comunali si schieri contro questo signore, che con le sue accuse e denunce generiche e i suoi modi di manifestare di sicuro non rappresenta la maggioranza dei veneziani e tantomeno giova all’immagine di questa città».

Il Comitato No grandi navi però replica e conferma le accuse di Caccia. «Cruise Venice – dice Silvio Testa – ha i indetto la mobilitazione generale dei “pro crociere” e le aziende hanno immediatamente ampliato il tam tam verso i lavoratori usando del ricatto occupazionale da un lato – “non ci sarà più lavoro” -, ma garantendo la giornata pagata dall’altro. Con queste premesse, la manifestazione magari sarà davvero molto partecipata, ma non dubitiamo che la gente e gli amministratori della città sapranno ben distinguere tra le spontanee mobilitazioni dei cittadini in difesa dei beni comuni e quelle coartate dal padronato in difesa dei propri interessi, non certo di quelli dei lavoratori».

 

LA VICENDA  «La campagna mediatica ha forse portato a posizioni prese con ingenuità»

Orsoni attacca Zoppas «E’ poco istituzionale»

I TEMI   «Sulle navi serve maggior prudenza. E su Save vedremo chi avrà ragione»

«Poco istituzionale». Il sindaco Giorgio Orsoni non ha gradito per niente l’intervento scritto dal presidente degli Industriali, Matteo Zoppas. Questi ha preso una posizione netta a favore delle aziende che lavorano con la portualità e la logistica, andando contro tutte le istanze che chiedono l’allontanamento delle navi più lunghe di 200 metri dalla città. Una posizione ovvia, dal momento che un industriale non può che assecondare le richieste dei suoi colleghi.

«Credo che forse ci vorrebbe maggiore prudenza nell’affrontare il tema – commenta Orsoni dopo aver appreso dell’intervento di Zoppas – senza avere una visione così parziale. Dato poi il ruolo che egli riveste, mi aspetterei una capacità di valutazione di tipo istituzionale e non così di parte. Ogni opinione è rispettabile – continua – ma bisogna avere la consapevolezza dell’impatto che questa può avere a seconda della posizione che si ricopre».

In soli due giorni è la seconda volta che il presidente di Confindustria Venezia affronta di petto questioni importanti che riguardano l’amministrazione comunale. Solo mercoledì, in un’intervista al Gazzettino, Zoppas aveva avuto parole di elogio per la gestione Marchi all’aeroporto Marco Polo. Che rappresenta un altro nervo scoperto per l’amministrazione comunale, poiché il piano di sviluppo ipotizzato attualmente blocca la pianificazione urbanistica della città estesa. Nell’intervista rilasciata sul giornale di ieri, Zoppas aveva affermato che l’aeroporto è ben gestito da un punto di vista imprenditoriale. Cosa peraltro innegabile.

«Marchi? Marchi è un’altra cosa – risponde – sulla vicenda Save si vedrà poi chi avrà ragione».

Il sindaco, infine, punta il dito sulla mobilitazione eccezionale di questi giorni che va contro le posizioni avanzate dalla città, intesa come amministrazione eletta dalla maggioranza dei veneziani.

«Entrambe le vicende – puntualizza il sindaco – porto e aeroporto sono accomunate da una grande campagna mediatica degli interessati nella quale trovano spazio anche prese di posizione rilasciate con un po’di ingenuità».

A buon intenditor, poche parole.

M.F.

 

Domenica confronto tra Casson e Zanetti a San Leonardo

“Portualità e grandi navi” è il quinto appuntamento tematico della festa cittadina dei Giovani Democratici e dei circoli Pd “Democratici in Campo” di settembre e ottobre. Nella sala della municipalità di San Leonardo domenica alle 10.30, con la presenza del senatore democratico Felice Casson, dell’europarlamentare Franco Frigo e i Enrico Zanetti (deputato di Scelta Civica) si terrà un incontro aperto a tutta la cittadinanza. I progetti in campo e le urgenti decisioni da prendere verranno spiegati e dibattuti con i protagonisti coinvolti.

 

Oggi protesta pro crociere, sfila il fronte del porto

Manifestazione davanti a Ca’ Farsetti. Orsoni: «Basta slogan, è l’ora delle scelte»

I comitati: «Non è uno sciopero, ma una serrata». Interrogazione di Casson

La battaglia navale si fa furiosa. Il Porto schiera i cannoni, i comitati affilano le armi. In vista della riunione convocata a Roma per martedì – all’ordine del giorno le soluzioni alternative al passaggio delle grandi navi davanti a San Marco – la polemica si fa rovente. Flotta schierata, da una parte e dall’altra. Oggi alle 11 manifestazione davanti a Ca’ Farsetti del comitato Cruise Venice in favore della croceristica.

Duro attacco del comitato «No Grandi Navi»: «Non è uno sciopero del Porto ma una serrata padronale», scrive il portavoce Silvio Testa, «con ricatto occupazionale. Le aziende pagano i lavoratori perché vadano a manifestare, invitano tutti a essere presenti. Noi non siamo contro le crociere. Ma in laguna devono entrare solo navi piccole e compatibili». E le altre? Il modello di «crocerismo distruttivo» che il comitato combatte, trovando in questi giorni anche echi internazionali, in realtà non si ferma. Il numero – e le dimensioni – delle navi aumentano.

«Troveremo una soluzione», ha promesso il premier Enrico Letta. Il canale Contorta. Le ipotesi sul tavolo sono almeno quattro. Ma industriali, sindacati del Porto e Autorità portuale (insieme alla sua controllata Vtp) insistono: «La Marittima è per noi irrinunciabile». Dunque, le navi devono restare lì, ma potrebbero entrare dalla bocca di Malamocco. Scavando l’ormai famigerato canale Contorta Sant’Angelo. «Rimedio peggiore del male, con una nuova autostrada scavata nel cuore della laguna».

Casson. Il senatore del Pd Felice Casson ha presentato al governo una interrogazione urgente. «La scelte dei progetti», scrive, «deve essere fatta nello spirito e nei principi che regolano l’equilibrio idraulico e morfologico della laguna, come disposto dalla Legge Speciale». Dunque, continua, è necessario interessare in primo luogo il ministero dell’Ambiente. E affidare la decisione, conclude in modo piuttosto esplicito, «a un ente terzo che garantisca l’attendibilità scientifica, senza accontentarsi di istruttorie addomesticate gestiti da enti e uffici già dimostratisi in passato proni a interessi gestiti da società private come il Consorzio Venezia Nuova e le società croceristiche».

Marghera. Niente canali «distruttivi», dunque. Come le grandi navi dietro la Giudecca. Sul tavolo l’ipotesi del sindaco, già illustrata al ministero, di attrezzare banchine per grandi navi a Marghera. «Spostare alcune navi a Marghera», dice Orsoni in polemica con gli industriali, «è l’unica soluzione praticabile in tempi brevi. Non si perderà un posto di lavoro, anzi. È ora di smetterla con gli slogan, bisogna valutare in modo serio i rischi del passaggio di queste navi e l’insulto che fanno a Venezia».

Fuori dalla laguna. Ci sono anche le proposte drasticamente alternative. Cioè le navi fuori della laguna, con il nuovo terminal a Punta Sabbioni (progetto De Piccoli) oppure l’ipotesi di nuovo terminal a Santa Maria del Mare, nei cantieri del Mose, come proposto dal presidente Costa un anno fa. Lo scontro rischia di fare molti danni ma di lasciare le cose come stanno. Il ministro per l’Ambiente del Pd Andrea Orlando garantisce di no. «Subito il numero chiuso e si parta con la sperimentazione su Marghera», dice. Il suo collega delle Infrastrutture Maurizio Lupi (Pdl) sembra condividere. È premuto da Porto e aziende veneziane, consapevole che la scelta, dopo gli allarmi lanciati dai media mondiali, non è più rinviabile. Intanto le navi continuano indisturbate la loro processione in Bacino San Marco. Nonostante il decreto Clini Passera ne vietasse il passaggio dopo la tragedia della Costa Concordia.

Alberto Vitucci

 

La proposta alternativa di Lucio Narduzzi

«Interscambio per i croceristi a San Pietro»

Interscambio a San Pietro di Castello. Dove potrebbero arrivare barconi e motonavi se la Marittima fosse spostata Punta Sabbioni. Senza problemi di intasamento e di moto ondoso davanti a San Marco. Lucio Narduzzi, 75 anni, uomo di laguna e per decenni guida di turisti appassionati a bordo del suo motoscafo, rispolvera un suo progetto del 1988. Presentato al Comune ma mai preso in considerazione. Allora proponeva per ridurre il moto ondoso in Bacino San Marco – le grandi navi erano ancora «piccole» – di attrezzare un terminal d’arrivo per gli aliscafi a San Pietro, dove oggi c’è la fermata del motoscafo Actv Gira Città.

«Lì ci sono spazi adeguati», dice. La gente che scende dalle navi potrebbe arrivare qui in motonave, poi dirigersi all’aeroporto dove si arriva in 15-20 minuti. Ma anche addentrarsi a piedi nella città da nord est, allontanando la pressione su San Marco. Quello che si predica invano da decenni». Gli spazi ci sono. «E spostando il terminal grandi navi davanti al Mose», dice Narduzzi, «la Marittima si potrebbe riciclare come Ospedale, Università, luogo di mostre. Non si perderebbero posti di lavoro, anzi se ne creerebbero di nuovi senza scavare canali e fare disastri».

(a.v.)

 

IL COMITATO – I No Navi scrivono al Governo: fuori dal Bacino i colossi sopra le 40mila tonnellate e studi sull’impatto ambientale

Se non potranno essere presenti al vertice governativo del primo ottobre, i “No grandi navi” si sono attrezzati presentando formalmente la propria proposta alla Capitaneria di porto affinché la faccia propria e la trasmetta alla Presidenza del Consiglio.
Una proposta che si basa essenzialmente su un divieto: nessun nuovo canale potrà mai essere scavato in laguna senza procedere al suo riequilibrio idrogeologico.

«Lo afferma – dice Silvio Testa, portavoce dei “No navi” – la Legge speciale per Venezia del 1973 e del 1984, normativa che impedisce in ogni caso di trovare quella una via alternativa per le navi che il decreto Clini – Passera pone come condizione sospensiva alla sua efficacia. Se per legge non è possibile scavare nuovi canali, allora le vie alternative indicate dal decreto non possono essere di navigazione. Devono essere intese come percorsi logici diversi».

Dopo aver fatto il punto sull’impatto che hanno le grandi navi sulla vita della città, il comitato punta alla soluzione.

«Si applichi subito il divieto di transito per le navi oltre le 40mila tonnellate – continua testa – poi si facciano studi seri, autorevoli, non di parte per definire una soglia di compatibilità fondata su stazze, dislocamento, pescaggio, carburanti puliti e poi si fissi un limite di sostenibilità turistica complessiva assegnandone una quota invalicabile al crocierismo. Solo dopo si potrà decidere se e quante navi potranno continuare ad entrare in Marittima».

E se questo dovesse ammazzare l’economia che si fonda sulle centinaia di navi che passano attualmente?

«Se questo cambio di modello, unito ad una riconversione della Marittima a yacht e diporto funzionerà, il problema sarà risolto – conclude – se sarà giudicato insufficiente e la città deciderà di accogliere ancora le grandi navi, allora queste dovranno fermarsi fuori dalla bocca di porto nei modi che un concorso internazionale per progettisti suggerirà, eventualmente coinvolgendo gli armatori nei costi dell’operazione, come peraltro il Porto sta già immaginando di fare per la piattaforma offshore al largo di Malamocco».

 

PROTESTA – Gli operatori marittimi incroceranno le braccia domani tra le 11 e le 13, il porto sarà bloccato in uno sciopero inedito e i dipendenti delle società che ci lavorano manifesteranno tra Rialto e Ca’ Farsetti. Lo scopo è quello di far capire alla gente che oltre ai “No navi” ci sono migliaia di famiglie che con le navi ci vivono.

LO SCONTRO – Il livello dello scontro si è alzato improvvisamente dopo la manifestazione di sabato ” in canale della Giudecca. «Lo sciopero – attacca il comitato Cruise Venice – è contro le posizioni irragionevoli che prevedono alternative alla Marittima prive delle caratteristiche necessarie, con conseguenze devastanti per l’industria crocieristica. Il Governo prenda decisioni che tutelino questa realtà produttiva nel rispetto della salvaguardia ambientale lagunare a cui tutti tengono».

 

LA DENUNCIA – Beppe Caccia: «Pressioni e ricatti contro i lavoratori»

La denuncia è pesante e si chiedono chiarimenti al sindaco Giorgio Orsoni. In un’interrogazione, il consigliere Beppe Caccia (In Comune) denuncia che, in occasione di una manifestazione organizzata per domani, alle 11, a sostegno delle grandi navi prevista davanti a Ca’ Farsetti, alcuni dipendenti di imprese e società del settore portuale, si siano trovati a ricevere dai datori di lavoro, sms ed email con il “caldo invito” a partecipare al sit-in davanti al Municipio, pretendendo conferme per iscritto e con assicurazioni di pagamento come fosse una giornata di lavoro. «In alcuni casi – sottolinea Caccia – registriamo che sono state inviate notizie del tutto false e infondate (“se le navi saranno spostate a Marghera, non ci sarà più lavoro”); in altre la volontà dei datori di lavoro di pagare la protesta come giornata lavorativa. E poi chiedo: chi paga la massiccia campagna promozionale di Cruise Venice sui giornali? E in tutto questo non si può non notare il complice silenzio dei sindacati in questo clima di intimidazione, strumentalizzazione e ricatto messo in atto in violazione dello Statuto dei lavoratori».

 

 

Il Porto: «A decidere Autorità Marittima e Capitaneria». Venerdì manifestazione di Cruise Venice pro crociere. Il Fai: «Vietare la laguna». Due ddl in Senato, Cgil critica.

Grandi navi, ultimi giorni di muro-contro-muro in vista delle decisioni che il premier Letta ha annunciato di voler prendere, convocando le parti per l’1 ottobre, dopo che hanno fatto il giro del mondo le immagini dei manifestanti “NoNav”con le paperelle-salvagenti a fare un “blocco navale” in Canale della Giudecca.

Mentre l’ago della bilancia sembra ora pendere verso la soluzione Porto Marghera caldeggiata dal Comune – dopo le dichiarazioni in tal senso del ministro per l’Ambiente Orlando – il Comitato Cruise Venice replica annunciando per venerdì 27 alle 11, davanti a Ca’ Farsetti, una mobilitazione «pacifica, ma pleteale». Obiettivo: «Dare voce a chiunque comprenda l’importanza delle Grandi Navi a Venezia: non solo operatori portuali, ma anche tante attività imprenditoriali della nostra città il cui reddito è di fatto da tempo collegato a questa tipologia di turismo». Il fronte del “Sì grandi navi in Marittima” serra le fila, con un tam tam. «É scaduto il tempo delle idee fantasiose e dei gesti plateali, come i tuffi in canale della Giudecca o gli atti vandalici compiuti contro il ricevimento crocieristi all’aeroporto Marco Polo», si legge in una nota dell’Autorità portuale, che vorrebbe scavare il canale Contorta dell’Angelo per un accesso alternativo delle navi in Marittima. «Giusto ascoltare tutti, ma bisogna che a decidere sia chi ne ha la facoltà per legge», prosegue la nota, tagliando fuori il Comune, ovvero, «Autorità marittima e Capitaneria di Porto, con proprio provvedimento. Ogni temporeggiamento, chiacchiera, difesa di interessi di parte, soluzione temporanea e non risolutiva (o peggio), che non preveda una misura definitiva di lungo termine, di non far raggiungere l’obiettivo primario voluto da tutti: togliere le navi da San Marco». Adombra possibili «cose non molto chiare», il segretario regionale Uil Gerardo Colamarco: «Bisogna stare molto attenti, capisco la necessità di non far transitare le navi in bacino, ma non bisogna compromettere milioni di euro investiti sulla Marittima». «Sulle grandi navi a Venezia la nostra posizione è chiara», dice il presidente della Regione, Luca Zaia, «le navi sopra le 40 mila tonnellate o di grande stazza devono stare fuori dal Bacino di San Marco. Però siamo per il mantenimento del settore della crocieristica a Venezia. Abbandonarla significherebbe mettere a repentaglio 4500 posti di lavoro e 450 milioni di euro di fatturato».

«Finalmente il governo affronta l’emergenza di questi giganti del mare che rischiano di alterare il volto di una città dalla splendida e delicata natura», interviene dal fronte opposto Andrea Carandini, presidente Fai-Fondo ambiente italiano, «una sacrosanta decisione seppur tardiva. Primo passo decisivo che speriamo porti a un definitivo divieto dell’ingresso in Laguna».

Intanto, due disegni di legge sulla Laguna di Venezia sono all’esame del Senato, in commissione Ambiente: per una nuova organizzazione speciale per Venezia e per la delega al governo per una disciplina dell’ingresso delle grandi navi in laguna. Dai due decreti, comunque, si dovrebbe poi finire a redigere un unico testo mantenendo l’indicazione di un Comitato unico che si occupi della gestione del delicato ecosistema lagunare.

«Non può passare in secondo piano. Venezia», dice Laura Puppato, senatrice del Pd, relatrice di uno dei 2 ddl, «è un gioiello che va tutelato. I flussi delle grandi navi non possono essere come quelli a cui siamo abituati oggi. Si tracci una linea che metta al riparo Venezia e la sua delicatezza».

Nel ddl presentato dal senatore De Poli, spiega Gianpiero Dalla Zuanna, senatore di Scelta civica, «c’è la possibilità di attuare un lavoro rapido di dragaggio che consentirebbe alle navi di aggirare San Marco». Una decisione sarà presa. »Serve una soluzione che sia rispettosa delle esigenze delle categorie economiche, che non penalizzi il turismo ma che sia anche in grado di tutelare la città di Venezia dai possibili rischi ambientali e relativi alla sicurezza. Ma è arrivato il momento di decidere»: a dirlo Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’economia e finanze. Sulla vicenda grandi navi ha preso posizione anche la Cgil, che fa un distinguo: «La Cgil è pienamente convinta della necessità di bloccare il transito delle grandi navi dal Bacino di San Marco e dal Canale della Giudecca, ma è altrettanto certa che la soluzione non può assolutamente mettere in discussione l’attività portuale e industriale di Marghera. Per questo fa presente al sindaco Orsoni, al governatore Zaia e ai parlamentari veneti e veneziani, oltre al Governo, la forte preoccupazione dei 5.500 lavoratori portuali, pronti a mobilitarsi contro ipotesi che soffocherebbero il Porto Commerciale e le sue potenzialità di sviluppo, decretandone il declino. Chiediamo se si è valutato quanto lo spostamento delle grandi navi a Marghera impatti sulle attività del porto».

Roberta De Rossi

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Tour de force in tv di Orsoni per Marghera

Tour de force televisivo sulla questione “ grandi navi” per il sindaco Giorgio Orsoni, lunedì sera in collegamento con Rai News24 e ieri mattina alle 7.30 già in studio a palazzo Labia per Tg Regione. «Il Comune è per l’immediata applicazione del decreto Clini-Passera e lo stop al passaggio delle grandi navi davanti a San Marco», ha detto Orsoni, ribadendo la necessità di un trasferimento dello scalo a Porto Marghera, «il Comune dice no a progetti più o meno fantasiosi che prevedono lo scavo di nuovi canali o addirittura di realizzare un nuovo porto in mare: richiederebbero almeno 4-5 anni, invece vogliamo da subito lo stop a un passaggio impattante dal punto di vista visivo e non escluso fisico, per lo spostamento dell’acqua e i danni possibili sulle rive». A Vtp che difende i centinaia di milioni investiti in Marittima replica: «Nessuno vuole chiudere la Marittima che può funzionare per le navi più piccole e non sono poche: vogliamo che il porto si estenda a Marghera per le grandi navi» . Danni all’economia? «La croceristica ha una ricaduta minima su Venezia in termini di lavoro per ristoranti e alberghi, mentre così si salvaguarda l’attività degli operatori del porto».

 

GRANDI NAVI & ECONOMIA

Acque del Bacino cedute al Comune. Ora Roma accelera. In Parlamento è partito l’esame del disegno di legge per assegnare a Venezia alcune aree chiave della laguna: Ca’ Farsetti avrebbe così un potere reale sul controllo delle navi.

COMPETENZE – Una serie di beni trasferiti dallo Stato

IL PORTO – Costa: «A decidere deve essere l’autorità marittima»

LA CGIL «Non va compromesso lo scalo commerciale»

Partito l’esame del disegno di legge che assegna Bacino e canale della Giudecca a Ca’ Farsetti

 

SONDAGGIO – Grandi navi, grandi proteste: sei d’accordo con i manifestanti?

Sì 66.6%
No 31.6%
Non so 1.8%

 

L’urgenza nell’affrontare il tema delle grandi navi ha spinto il Parlamento ad aprire finalmente il dossier Legge Speciale. Ieri è iniziato in Senato l’esame di due disegni di legge – presentati da Antonio De Poli (Udc) e Felice Casson (Pd) – per la riforma della disciplina sulla salvaguardia della laguna. L’auspicio, come ha detto al termine della riunione la senatrice Pd Laura è che si possa arrivare ad un’approvazione entro la fine dell’anno. L’intenzione è arrivare ad un testo unificato in breve tempo e quello che ha più chances è quello di Casson, che ha già passato il primo vaglio.
In questo ddl si parla esplicitamente di passaggio in proprietà al Comune di bacino di San Marco e canale della Giudecca, come chiesto da tempo dal sindaco Giorgio Orsoni. È chiaro che, se questo passaggio diventerà legge, sarà Ca’ Farsetti a decidere chi potrà passare e chi no, superando di fatto anche lo stesso decreto Clini – Passera.
Intanto, però, l’appuntamento più vicino è quello di martedì prossimo a palazzo Chigi, convocato dal premier Enrico Letta sulle alternative immediate al passaggio delle grandi navi davanti a San Marco.
Il presidente dell’Autorità portuale, Paolo Costa, intende mettere i puntini sulle i su chi sarà davvero titolato a prendere una decisione..
«Dopo aver riconosciuto a tutti il diritto di esprimere le proprie opinioni – afferma, stigmatizzando i danneggiamenti nell’area crocieristi dell’aeroporto – va accolta con favore la sollecitazione del Presidente del Consiglio. Bisogna passare all’esercizio del “diritto-dovere” di formulare i pareri previsti dalla legge e del “dovere” di prendere le decisioni delle quali si portano le responsabilità. È giusto ascoltare tutti, ma bisogna che a decidere sia chi ne ha la facoltà per legge: l’Autorità marittima (Capitaneria di Porto) con proprio provvedimento. A questo provvedimento – aggiunge – l’Autorità Portuale concorrerà lealmente con i pareri dovuti per fornire tutti gli elementi necessari ad una valutazione complessiva, corretta e, ci auguriamo, definitiva».
Costa ribadisce una volta di più anche la sua chiusura all’ipotesi Marghera caldeggiata dal Comune.
«Ogni altro temporeggiamento o soluzione temporanea avrà la sola conseguenza di accantonare di nuovo il problema e di non far raggiungere l’obiettivo primario voluto da tutti, in primis dall’Autorità Portuale: togliere le navi da San Marco».
La decisione è influenzata da molti interessi, primo da tutti la tutela delle attività e dei posti di lavoro legati alla portualità delle crociere. Per questo, il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta, condividendo il fatto che una decisione immediata sia necessaria, auspica che la soluzione sia “rispettosa delle esigenze delle categorie economiche, che non penalizzi il turismo e che sia in grado di tutelare la città di Venezia da possibili rischi ambientali”.
La Cgil si schiera contro il Comune, perché teme che un eventuale spostamento delle crociere a Marghera blocchi lo sviluppo del porto commerciale.
«La soluzione – attacca Roberto Montagner, segretario generale della Camera del lavoro di Venezia – non può mettere in discussione l’attività portuale ed industriale, che movimenta 5mila 500 navi l’anno con 6 terminalisti commerciali e 10 industriali con 5mila 500 lavoratori. Sarebbe suicida – conclude, condividendo la linea Costa – operare scelte che comprimano l’operatività dello scalo proprio nel momento in cui è possibile ingrandire la zona franca e sono state riportate a Venezia navi transoceaniche che da anni ci avevano abbandonato».

 

I comitati che hanno animato la manifestazione di sabato alle Zattere chiedono udienza a Roma

Vtp: «Pronti a studiare alternative al passaggio in Bacino, ma la Marittima resta irrinunciabile»

«Chiediamo al governo di essere ascoltati anche noi: la soluzione del problema Grandi navi non è manomettere ancora la laguna con nuovi canali e altri progetti faraonici. Ma vietare l’accesso alle navi troppo grandi e non compatibili».

L’onda mediatica non si è ancora infranta. Il mondo adesso parla del problema dei «mostri» che assediano la laguna. Il premier Enrico Letta annuncia un vertice il primo ottobre per discutere delle soluzioni alternative. Il sindaco Giorgio Orsoni rilancia l’ipotesi Marghera («L’unica realizzabile in tempi brevi», dice. E auspica che il governo «prima di prendere decisioni ascolti anche il territorio». «Mi parrebbe davvero strano che decidessero senza di noi». Mentre prende forma la sua proposta, rilanciata dal ministro per l’Ambiente Andrea Orlando: «Numero chiuso e navi spostate a Marghera».

Ma il Comitato che ha organizzato la manifestazione di sabato avverte: «Il governo e le autorità regionali e locali non possono sfruttare il successo della nostra manifestazione per proporre soluzioni che sono peggiori del male». Il nuovo canale Contorta Sant’Angelo – come vuole il Porto – o le navi a Marghera – come chiede il Comune – sarebbero secondo il comitato «il colpo di grazia a una laguna già manomessa da interventi sbagliati».

Polemica che non si ferma. C’è chi ha documentato notte e giorno il passaggio delle grandi navi in canale della Giudecca. Ma anche chi va avanti senza curarsi delle polemiche. La Royal Caribbean ha annunciato ieri l’avvio dei lavori per la costruzione nei cantieri francesi di Saint Lazare della nave da crociera più grande del mondo. 227 mila 700 tonnellate di stazza, quasi il doppio del gigante Msc Divina. E nel 2016, anno in cui sarà completata, la nuova Caribbean potrebbe arrivare in laguna.

Sabato intanto le grandi navi arrivate sono state 12, di cui cinque sopra le 40 mila tonnellate. I passaggi in canale della Giudecca 24, una cinquantina nel week end. Situazione esplosiva, anche per il carico inquinante e di persone sbarcate. E adesso si attende il vertice di governo. Sul tavolo del Magistrato alle Acque – che ancora non è stato convocato a Roma – ci sono quattro progetti. Il canale Contorta, il nuovo canale dietro la Giudecca, il nuovo terminal croceristico a Marghera, il porto a Punta Sabbioni. Ma i comitati premono per decisioni drastiche. «Non voglio commentare i fatti di sabato, non mi interessano le polemiche», dice il presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa, «noi stiamo lavorando da tempo a due progetti alternativi, uno a breve termine, l’altro a lungo termine. Marghera? Piacerebbe anche a me, ma non è possibile. L’unica cosa che proviamo a fare oggi è quella di dirottare qualche nave sulle banchine disponibili. Ma a Marghera c’è già un intenso traffico commerciale».

Intanto un gruppo di deputati (Anzaldi del Pd, Mocea di Scelta civica e Petraglia di Sel) plaude alla decisione del governo di affrettare i tempi per la decisione. L’eurodeputato di Sel Andrea Zanoni parla di «bomba a orologeria». «Le navi sono anche un pericolo per Venezia, vanno subito spostate». E Venezia terminal passeggeri, la società che gestisce le crociere, risponde all’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin, che aveva accusato Vtp di «ottusità e pervicacia nel sostenere soluzioni come il nuovo canale». «Non siamo noi a proporre anche se condividiamo quell’ipotesi», si legge in una nota, «diciamo che per noi resta irrinunciabile la Marittima, dove sono stati investiti 500 milioni di euro negli ultimi anni».

Alberto Vitucci

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PROGETTO VIMINE – Barene, difese naturali contro l’erosione

Legno e zolle, non più sassi e cemento. Nascono iniziative per riprendere la manutenzione

Niente più sassi e cemento. Per proteggere le barene dall’erosione, fenomeno sempre più distruttivo per la morfologia della laguna, saranno utilizzate in laguna tecniche e materiali naturali. Fascine di legno, zolle di terra, canneti e rami di salice. Potrebbe essere la svolta verso la conservazione «naturalistica» della laguna, sempre più minacciata da grandi navi, moto ondoso e lavori sbagliati come lo scavo dei canali che aumenta la velocità dell’acqua e dunque l’erosione. È l’obiettivo del progetto Life Vimine, programma europeo Life-Nature 2012, illustrato ieri a Ca’ Farsetti dai tecnici dell’assessorato all’Ambiente. Due milioni di euro per avviare un programma in quattro anni che prevede la «conservazione e la vigilanza» delle aree più a rischio della laguna, affidate a giovani, pescatori e residenti del’estuario. Approccio del tutto nuovo e rispettoso della delicatezza dell’ambiente, dopo anni di lavori contestati e «rifacimenti» con la logica ingegneristica delle grandi opere. «L’eccesso di grandi opere, a cominciare dal Mose», spiega l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin, «ha monopolizzato energie e risorse, facendo venir meno la manutenzione». Con le nuove protezioni a base di ramaglie vegetali e l’opera di vigilanza attiva per segnalare i luoghi più degradati da onde e correnti si potrà anche avviare, dice Bettin, un circolo virtuoso che potrà produrre lavoro e occupazione. Un esempio anche per Magistrato alle Acque e Consorzio Venezia Nuova, per valutare l’efficacia di tecniche naturali e meno invasive per la protezione della laguna e delle sue barene. (a.v.)

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convegno a palazzo ducale

Corila, la ricerca chiede spazi per studiare Venezia e la laguna

Quattrocentootto ricercatori, in buona parte giovani. Migliaia di pagine di ricerche, convegni e studi sulla laguna, adesso anche sull’ambiente e le barche elettriche. Un patrimonio che il Corila, Consorzio ricerca laguna, non vuole disperdere. Fine delle grandi opere, crisi delle risorse e dei finanziamenti portano dritti al ridimensionamento delle strutture di ricerca. È già successo a Tethis, società acquistata dal Consorzio Venezia Nuova, ora potrebbe toccare all’organismo di cui fanno parte Università di Venezia e Padova, Cnr, ministeri. Allarme lanciato sotto forma di convegno ieri mattina in sala del Piovego a palazzo Ducale. Il presidente Bruno Cescon, il direttore Pierpaolo Campostrini e i relatori professori Di Silvio, Gambaro e Patassini hanno illustrato «L’utilizzo delle ricerche nella salvaguardia di Venezia». Studi sull’idrodinamica e la morfologìa, l’ambiente, il recupero di Porto Marghera. «La struttura di ricerca del Corila è fondamentale per le nostre conoscenze», ha riconosciuto la soprintendente Renata Codello. Che ha definito «agghiaccianti» alcuni progetti elaborati da ingegneri sugli interventi per la normativa antisismica. «Finora li abbiamo respinti», dice, «ma adesso occorre elaborare uno studio storico sugli edifici, da lì partire per interventi adatti e non invasivi. Anche in questo il Corila ci potrebbe aiutare». (a.v.)

 

Denunce in arrivo dopo le proteste in barca

Attesi provvedimenti severi per i protagonisti del blitz nell’area riservata ai crocieristi in aeroporto

Denuncia per i «nuotatori» e i manifestanti. Denuncia anche per chi era in barca, magari sventolando uno striscione o una bandiera. La polizia ha provveduto a consegnare a tutte le barche in canale della Giudecca nei pressi della manifestazione di sabato un «atto di notifica» con le prescrizioni impartite dal Questore quando la manifestazione era stata autorizzata. «La manifestazione dovrà mantenere la prevista forma statica», si legge nel provvedimento, «gli spostamenti non dovranno avvenire con modalità tali da assumere le caratteristiche di un corteo, neppure acqueo. Di più: «Qualsiasi tipo di imbarcazione non dovrà avere all’interno strutture e oggetti diversi dalle ordinarie dotazioni di bordo previste». Una frase che ha sollevato molte proteste. «Un attacco alla libertà di espressione», dice uno dei multati, «non stavamo bloccando nulla, era una manifestazione pacifica, non è un bel precedente». Molti consiglieri e deputati annunciano interrogazioni e interpellanze. E le prescrizioni continuano elencando la necessità di garantire il libero transito dei mezzi pubblici. Ma anche, altro punto contestato, con il divieto di utilizzare strumenti sonori o di amplificazione «se non quelli strettamente necessari e funzionali alle esigenze di informazione delle finalità della manifestazione». Anche per la distribuzione dei volantini «non dovrà essere arrecato intralcio al transito delle persone». Limitazioni severissime, che una ventina di imbarcazioni hanno – qualcuna anche senza saperlo – contravvenuto. Per i proprietari di barca sono in arrivo multe per infrazione all’articolo 18 del Tulps e denunce ai sensi dell’articolo 650 del Codice penale, per non aver ottemperato alle direttive delle autorità di Ps. Per i ragazzi che hanno nuotato nel canale della Giudecca, anche qui denunce in arrivo, dal momento che la Digos ha filmato tutti. Multe che potrebbero arrivare fino a duemila euro con le accuse di blocco della navigazione. «Non li lasceremo soli», dicono i comitati. Infine denunce e segnalazioni anche per l’azione attuata in mattinata dai Centri sociali che hanno sigillato l’Area di accoglienza per i croceristi all’aeroporto Marco Polo. I rapporti di Polizia e carabinieri saranno inviati al magistrato che deciderà se procedere o archiviare le accuse nei confronti dei manifestanti. (a.v.)

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I “No grandi Navi” intendono sgomberare il capo da equivoci e precisano: «Non vogliamo che le navi vadano a Marghera. Vogliamo che vadano fuori dalla laguna».

Il comitato, forte dell’impatto mediatico suscitato dalla manifestazione compiuta a nuoto da una cinquantina di attivisti che hanno provato a “fermare” le navi mettendosi di traverso, non intende accettare che le soluzioni che saranno discusse a Roma siano solo quelle delle istituzioni e non la loro, quella più radicale.

«La gente – dice Silvio Testa, portavoce del comitato – non vuole che per evitare il passaggio delle navi per San Marco si dia il colpo di grazia ad una laguna già devastata da un secolo di pesanti manomissioni per adattarla a una portualità evidentemente non più compatibile. Cent’anni fa la profondità media della laguna era di 40 centimetri. Oggi è di un metro e mezzo e l’Istituto di Idraulica dell’Università di Padova valuta che tra 50 anni sarà di due metri e mezzo. In un secolo sono scomparsi oltre 100 chilometri quadrati di barena e la laguna è oggi un braccio di mare».

Per il Comitato la soluzione è o una crocieristica con navi più piccole oppure l’accoglimento delle grandi navi in un terminal fuori dalla laguna.

«Il gigantismo navale – conclude Testa – fa solo gli interessi delle compagnie di crociera. Noi chiediamo di nuovo al Governo di essere ascoltati, perché se il tema delle grandi navi è entrato nell’agenza nazionale lo si deve per la pressione mediatica suscitata dalle nostre manifestazioni».

 

 

Il nipote di Pierre Cardin, Rodrigo Basilicati, anticipa le nuove mosse «Se sarà rimosso il vincolo potrebbe subentrare un fondo di investimento»

«Per ora siamo in stand-by, in attesa che si chiarisca definitivamente con il Ministero dei Beni Culturali la questione del vincolo dei decreti Galasso anche sulle aree di Porto Marghera interessate al nostro progetto del Palais Lumiére, ma se la situazione dovesse sbloccarsi con la modifica del vincolo, essendosi ormai allungati i tempi per la sua realizzazione, potremmo cedere il progetto a un fondo di investimento interessato, che poi lo porti a termine in un tempo di sei-otto anni, allo stesso modo e mantenendo legato ad esso anche il nome di Pierre Cardin».

È il nuovo scenario che evoca per la Torre vagheggiata dallo stilista francese ormai novantunenne, suo nipote Rodrigo Basilicati, che ha seguito da vicino tutte le fasi della vicenda, fino al distacco seguito alla conferma del vincolo Galasso da parte del Ministero dei Beni Culturali, che di fatto blocca tutta l’operazione, nonostante il placet di Comune e Regione. Ca’ Farsetti, com’è noto, non si è data per vinta presentando un ricorso al Presidente della Repubblica contro il parere dell’ufficio legislativo del ministero dei Beni culturali che ha causato lo stop al progetto di Cardin: ovvero il vincolo che bloccherebbe ogni sviluppo fino a 300 metri dalla battigia, secondo l’interpretazione recente del ministero dei Beni culturali. Centoventi, secondo il sindaco Giorgio Orsoni, i giorni possibili per un ricorso al presidente che porterà all’espressione prima di un parere da parte del Consiglio di Stato e poi al provvedimento finale.

«Restiamo in attesa della decisione – spiega l’ingegner Basilicati – e non abbiamo intenzione di dare seguito alle richieste che ci sono arrivate dalla Cina per realizzare là la Torre che mio zio ha pensato proprio per Venezia e la sua area. Visto che i tempi per la sua realizzazione che avevamo previsto sono saltati, se arriverà il sì dei Beni Culturali rispetto al vincolo, potremmo cedere appunto il progetto a un fondo di investimento, considerando che esso ha già i pareri favorevoli di Comune e Regione per la sua realizzazione e che avevamo già raggiunto un sostanziale accordo, anche con la stipula del preliminare per l’acquisto dei terreni interessati all’opera, versando anche la relativa caparra. Naturalmente, se mio zio era pronto a impegnare tutte le sue risorse economiche per vedere costruito in tempi brevi il Palais Lumiére, un fondo di investimento realizzerà l’operazione in tempi più lunghi, anche per garantirsi la redditività dell’operazione. Ma nella Torre ci sarà comunque, se verrà realizzata, l’università della moda prevista da mio zio ed essa manterrà il suo nome e le caratteristiche dell’edificio che abbiamo progettato».

Già 11 milioni di euro sono stati pesi praticamente a fondo perduto per l’opzione sull’acquisto dei terreni su cui doveva sorgere il Palais Lumière. «Abbiamo rischiato – spiega ancora Basilicati – perché credevamo molto in questo progetto di riqualificazione di Marghera legato alla Torre, ma altri potrebbero riuscire a portare a termine quello che noi abbiamo avviato, con costi esorbitanti, come un terzo della spesa prevista per oneri di urbanizzazione. Ma, nonostante tutto, se il problema del vincolo Galasso sarà rimosso, il progetto potrebbe andare avanti, anche se non seguito più direttamente da Pierre Cardin».

Enrico Tantucci

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