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IL CASO GRANDI NAVI

PROTESTA – Il gruppo di attivisti “No grandi navi” si è tuffato per ostacolare l’uscita delle grandi navi dalla Marittima. L’azione ha avuto grande risonanza.

Il premier Letta convoca per il 1. ottobre un vertice tra i ministri, Orlando prospetta un graduale spostamento a Marghera. Il Comitato: «Non lucrate sul successo mediatico della manifestazione»

Pioggia di multe per il blitz a nuoto dei “no grandi navi”

IDENTIFICATI – I nuotatori contro le grandi navi in azione sabato davanti ai finanzieri

Il premier Enrico Letta ha convocato per il 1. ottobre prossimo un vertice sulle navi da crociera a Venezia. Lo annuncia il ministro Lupi spiegando che l’obiettivo è dare una risposta definitiva al problema: il ministro dell’Ambiente Orlando annuncia il graduale trasferimento delle navi a Marghera. Intanto la Questura sta identificando i 40 autori del tutto di sabato nel canale della Giudecca che ha bloccato le navi. Per i responsabili della manifestazione si profila una multa per l’inosservanza del divieto di balneazione.

 

VENEZIA / CONVOCATO IL 1° OTTOBRE

Letta: vertice di ministri per fermare le Grandi Navi

Il bagno collettivo ha avuto i suoi effetti. «Il primo ottobre faremo un vertice di governo con i ministri Lupi e Orlando per definire le modalità dello stop alle grandi navi».

Bettin: «La città non tollererà lo scavo di un altro canale»

Multe in arrivo per i quaranta che si sono buttati in acqua

Dopo la protesta di sabato il premier Letta ha annunciato che coinvolgerà i ministri Lupi e Orlando

Grandi navi, vertice di governo

Il bagno collettivo, simbolo di una protesta che ha fatto il giro del mondo, ha avuto i suoi effetti. «Il primo ottobre faremo un vertice di governo con i ministri Lupi e Orlando per definire le modalità dello stop alle grandi navi davanti a Venezia». Lo ha twittato ieri dal suo cellulare il premier Enrico Letta, segno che la vicenda dei giganti del mare davanti a piazza San Marco continua ad essere nell’agenda del Governo e non una semplice seccatura. Il ministro dell’ambiente, Andrea Orlando, era del resto stato apprezzato qualche giorno fa per la sua uscita sui zero passaggi in bacino e per l’esigenza di trasferire il traffico in un luogo più consono. Ieri, il titolare delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, ha ribadito la linea. «Tutti concordiamo sul dare applicazione al decreto Passera-Clini – ha detto ieri – per cui le grandi navi non passeranno più dal canale della Giudecca e dal bacino di San Marco». Il ministro ha precisato anche che “in tutto questo periodo i passaggi della grandi navi sono avvenute in condizioni di sicurezza”. Questo in riferimento alla polemica scaturita dalle immagini che lo scorso agosto avevano immortalato la Carnival Sunshine che sembrava sfiorare la città, mentre era lontana dalla riva una settantina di metri. «I progetti presentati per il percorso alternativo – ha poi precisato Lupi – dato che tutti convengono sull’importanza del turismo crocieristico per Venezia e per il Veneto, sono stati vagliati nelle loro implicazioni ambientali ed economiche». A questo proposito, però, l’assessore all’Ambiente di Venezia mette tutti sul chi va là. Nel senso che la città non tollererà lo scavo di un nuovo canale, che è poi l’ipotesi presentata dal Porto. Lo scavo del canale dei Petroli fu indicato tra gli elementi che acuirono l’alluvione del 1966, aumentando la portata di acqua dal mare alla laguna, che sommerse la città. «La pervicacia e l’ottusità – è il commento di Bettin – con cui Venezia terminal passeggeri e il porto difendono lo status quo e la pericolosa volontà di arrivare comunque solo alla marittima manomettendo ancora sciaguratamente la laguna con nuovi canali devono essere superate da una rapida evoluzione del crocierismo, che dislochi le grandi navi a Marghera in una nuova stazione adeguata». Ieri, si sono verificati 9 passaggi di navi giganti in laguna, ma senza alcuna manifestazione di protesta. Per quella di sabato è altamente probabile che arrivino ai partecipanti (una quarantina circa) del blitz a nuoto multe per l’inosservanza del divieto di balneazione. Ma potrebbero esserci anche denunce, se dalle verifiche dovesse emergere che l’autorità marittima o di pubblica sicurezza avesse imposto l’interruzione della navigazione lungo il canale della Giudecca ai mezzi pubblici per motivi di sicurezza. La Questura, intanto, sta provvedendo a identificare tutti i protagonisti. Il Comitato “No grandi navi” attende le notifiche e alza il tiro, diffidando il Governo dal prendere decisioni contro la città. «Riteniamo – ha detto Silvio Testa, portavoce del comitato, che chiede di essere convocato al vertice di palazzo Chigi – che la laguna abbia la stessa straordinaria valenza culturale dei palazzi e dei monumenti di Venezia. Per cui le navi più grandi devono andare fuori dalla laguna». Contrario a questa impostazione l’ex ministro e due volte candidato sindaco di venezia, Renato Brunetta. «Attorno alle navi ci sono 100mila persone che traggono il loro reddito – commenta – sono trent’anni che studio il problema e ci vuole una regolazione. In campo ci sono tre progetti».

Michelle Fullin

 

LA PROVOCAZIONE DI TOSCANI   «Manderò le foto in tutto il mondo»

VENEZIA – La protesta contro le grandi navi a Venezia e il blitz a nuoto fatto sabato dagli attivisti del Comitato per fermare i “colossi” del mare ispira un nuovo progetto al fotografo Oliviero Toscani, il quale annuncia che inoltrerà «le foto dei cittadini ai più grandi fotografi del mondo». «Oggi, grazie alla mobilitazione di tutti gli amanti della storia, dell’arte e della cultura o forse soltanto della ragione – afferma Toscani -, potremmo scrivere una nuova pagina di storia, nella quale Venezia, l’unica città museo sull’acqua, si è salvata dall’insensato traffico delle gigantesche navi da crociera». «Questa grande quantità di materiale fotografico – sottolinea -, mi spinge a mettere la mia professionalità al servizio di un nuovo progetto: chiederò a chiunque abbia scattato immagini di inviarle a info@nuovopaesaggioitaliano.it». «Le foto – spiega – saranno selezionate e ordinate per creare un libro per immagini che possa descrivere al mondo l’enormità e la follia del passaggio delle navi nel Canale della Giudecca: una sorta di “Colors”, la mia prima rivista, senza testi e con sole immagini. Invierò questo libro-denuncia a tutti i miei colleghi fotografi sparsi nel mondo». Toscani lanci infine un messaggio agli stessi croceristi: «vorrei far sapere agli spesso inconsapevoli passeggeri che oggi, mentre fanno le foto e si sbracciano dal ponte di questi giganti, sono identificati come i “nuovi barbari”».

 

 

IL GOVERNO – Vertice il primo ottobre per definire la questione

IL COMITATO  «Vogliamo essere convocati anche noi come gli armatori»

GIANFRANCO BETTIN   «No alla manomissione della laguna»

Un plauso dall’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin per la dichiarazione del ministro Andrea Orlando di voler procedere al più presto a un graduale spostamento delle navi crociera da Venezia a Porto Marghera. «È un positivo segnale d’impegno – commenta Bettin – un passo avanti verso una concreta alternativa all’insostenibile situazione attuale, di cui sono state segno forte le manifestazioni di ieri. La pervicacia e l’ottusità con la quale Vtp difende lo status quo e la pericolosa volontà di cambiare solo arrivando alla stessa Marittima attuale manomettendo ancora sciaguratamente la laguna con nuovi canali, devono essere superate da una concreta e rapida evoluzione del sistema crocieristico veneziano, che contrasti il gigantismo (o lo releghi comunque, in prospettiva, fuori della laguna) e ridislochi il traffico a Marghera, in nuova stazione adeguata, che sia anche volano di una riqualificazione complessiva dell’area interessata».

 

Blitz a nuoto, multe e denunce

La Questura sta identificando i partecipanti. Quasi certa al momento la sanzione per il divieto di balneazione

Quella quarantina di attivisti che sabato ha sfidato le grandi navi da crociera sul canale della Giudecca tentando di disturbarne il passaggio gettandosi in acqua sarà con ogni probabilità perseguita. Lo conferma la Questura, che sta procedendo all’identificazione di tutto il gruppo prima di verificare l’esistenza o meno di profili penali nei loro confronti. Diciamo che altamente probabile per il momento è solo la sanzione amministrativa per non aver rispettato il divieto di balneazione.
Quanto alle ipotesi di reato, potrebbe essere contestata loro l’interruzione di pubblico servizio, se l’interruzione della navigazione dei vaporetti in quel tratto fosse stata ordinata dall’autorità marittima o di pubblica sicurezza in seguito alla protesta. Un altro reato, molto meno grave, potrebbe essere l’inosservanza di provvedimenti dell’autorità per la violazione delle prescrizioni del Questore sull’autorizzazione alla manifestazione, che non comprendeva ovviamente il fuori programma in canale.
Chi ha partecipato ha comunque messo in conto il rischio di una denuncia, ma il risultato mediatico dimostra che il gioco è valso la candela. La clamorosa protesta del comitato “No grandi navi” ha occupato i titoli dei giornali, dei telegiornali e dei siti web per tutta la giornata di ieri. Forse anche in conseguenza di questo, la mattina il premier Enrico Letta ha annunciato per il primo ottobre un vertice governativo sulla questione, per affrontare una volta per tutte il passaggio delle navi con stazza superiore alle 40mila tonnellate. Se il porto preme per conservare gli investimenti nella Marittima scavando un nuovo canale per bypassare il bacino di San Marco e il sindaco Giorgio Orsoni propone lo spostamento del terminal a Marghera, i “No Navi” alzano il tiro e, come annunciato da tempo, ribadiscono che non avranno pace fino a quando le grandi navi da crociera non saranno fuori dalla laguna.
«Lo slogan gridato sabato dalle rive – ammonisce il portavoce del Comitato, Silvio Testa – era “Fuori le navi dalla laguna” perché riteniamo che la laguna abbia la stessa straordinaria valenza culturale che hanno i palazzi e i monumenti della città. Non vogliamo che si tolga l’obbrobrio, cioè le navi da San Marco e si continui a devastare la laguna.Al vertice del primo ottobre vogliamo essere convocati anche noi, come gli armatori».
Ieri, intanto, la Marittima ha ospitato altre cinque grandi navi, che sono partite senza nessun problema o ritardo. Niente manifestazioni, ieri. Il risultato di tener vivo il dibattito è stato ottenuto: il Governo è avvertito.

 

LA PROTESTA – Comitati mobilitati lungo le Zattere

Oggi gli attivisti del comitato “No grandi navi-Laguna bene comune” si daranno appuntamento a partire dalle 14.30 alle Zattere per “salutare” a modo loro con striscioni e bandiere la partenza delle crociere nel giorno più affollato dell’anno. Ci sarà anche un punto informativo per spiegare la situazione a passanti e turisti.

 

Il ministro: sarà numero chiuso. 

Numero chiuso: il ministro Orlando ipotizza il limite di 400 all’anno

Oppositori alle Zattere con pentole e fischietti

VENEZIA/DISACCORDO SUGLI ARRIVI – Grandi navi, è guerra di cifre. Il Terminal passeggeri contesta le cifre: «In realtà passeranno solo 12 piroscafi»

VENEZIA – Per i Comitati, che per oggi annunciano una grande protesta, in 48 ore sarebbero previsti 36 transiti

Grandi navi, i conti non tornano

L’appuntamento è stato fissato per oggi alle 14.30 alle Zattere, sul Canale della Giudecca, proprio di fronte al Molino Stucky quando passeranno i “giganti del mare”. E il passaparola è stato chiaro: portare tutto ciò che può servire a far rumore; ad attirare l’attenzione. Farsi notare, forti anche dei recenti “sermoni” di Adriano Celentano contro le navi crociere a Venezia e la pagina di protesta ieri su un giornale nazionale.
E così c’è chi arriverà con le trombette; chi con le “tecie” e i coperchi, piatti, mestoli e fischietti: per farsi vedere dai grandi “condomini del mare”, le mastodontiche navi crociera che solcheranno il canale della Giudecca, e il Bacino di San Marco, prima di sbucare in Adriatico.
Oggi e domani, l’«evento» sarà eccezionale: in sole 48 ore la Serenissima farà da cornice a 18 navi tra le quali 12 di stazza superiore alla 40mila tonnellate che arrivano e ripartono (4 ieri; 4 oggi; una nella notte tra sabato e domenica; 3 nelle prime ore di domenica); e 6 navi di stazza inferiore a 40mila tonnellate in transito (4 oggi e 2 domani) per arrivare ad una somma complessiva di 36 transiti in Laguna. E proprio su questo si misurerà la “singolar tenzone” di oggi con la protesta dalle rive, con cori e canti, e forse qualche fuori programma, al momento top secret.
In questo quadro, c’è da registrare, anche in previsione dell’incontro di ottobre fissato dal Governo, l’intervento del ministro per l’Ambiente, Andrea Orlando che ieri ha ribadito l’obiettivo di giungere quanto prima al “numero chiuso” per le grandi navi a Venezia ipotizzando, in forma graduale, anche l’«obiettivo zero», (l’estromissione completa ndr). Per questo Orlando ha annunciato di aver dato mandato ai tecnici del ministero di elaborare subito un piano per il “numero chiuso” che “potrebbe scattare – ha avvertito Orlando – prima dell’adozione di altre misure, anche in previsione della stagione invernale che solitamente vede un calo significativo delle crociere a Venezia, ma soprattutto per la prossima chiusura delle paratoie alla bocca di porto del Lido, per la posa dei cassoni del Mose. Si dovrebbe attuare una discesa graduale verso un “tetto” che potrebbe essere il numero delle grandi navi transitate nel 2011 o nel 2012 nel bacino di San Marco».
Dati che la Vtp, la Venezia Terminal Passeggeri, l’ente gestore di settore, ha messo già sul tavolo: 402 navi mel 2011; 405 nel 2012. Su questo fronte, il presidente Sandro Trevisanato è stato chiaro: «Sul “numero chiuso” noi non possiamo che rispettare gli ordini superiori – chiosa – Siamo convinti, con il ministro, che i principi da lui evocati corrispondano al massimo di contenimento delle navi in Porto, ma non possiamo non contestare l’ennesima fandonia sui cosiddetti “passaggi” previsti in questo week-end. Le navi previste sono dodici. E rientrano nella norma. Non siamo di fronte ad un evento eccezionale». Trevisanato snocciola i dati: «Nel fine settimana tra il 14 e il 15 settembre – dice – abbiamo avuto 11 navi; 12 tra il 5 e 6 maggio scorso, Nel 2012, il “picco” fu tra il 29 e il 30 luglio dell’anno scorso con 14 navi». Insomma guerra di cifre. Non solo sul numero delle navi, ma soprattutto dei cosiddetti “transiti”.
In questo clima c’è da registrare anche lo scontro in Comune con due esponenti della stessa maggioranza che regge la giunta del sindaco Orsoni come il consigliere Udc, Simone Venturini e l’assessore all’Ambiente, Gianfranco Bettin, che non se le mandano a dire. Da una parte l’esponente Udc che fuor di metafora condanna le “crociate contro le crociere di Bettin” invitandolo ad una posizione imparziale; dall’altra, Bettin che ribadisce il proprio impegno come da “programma elettorale” e quindi condiviso da tutti i partiti che sostengono Giorgio Orsoni. Infine proprio il sindaco. Il primo cittadino ha cercato di buttare acqua sul fuoco: «La risposta arriverà a giorni – ha ribadito – Bisogna avere pazienza, stiamo lavorando per una soluzione in tempi brevi, magari con un trasferimento a Porto Marghera». Intanto da oggi Venezia si avvia ad un “week-end” rosso shocking come recitava il titolo di un vecchio film.

Paolo Navarro Dina

Navi, il ministro fissa il limite.

Orlando: «Obiettivo: via da San Marco, intanto il tetto potrebbe essere fissato sul numero di arrivi del 2011 o 2012»

Lo scopo è fissare da subito il “numero chiuso”. E per questo a breve arriverà un piano ad hoc da parte del ministero dell’Ambiente. Lo ha assicurato ieri il ministro Andrea Orlando che ha ipotizzando di giungere, in modo graduale, all’«obiettivo zero» (quindi niente più grandi navi ndr) lungo il canale della Giudecca e davanti a San Marco. Troppo presto per stabilire tempi, ma almeno c’è una filosofia.
Al di là di questa previsione, in attesa del vertice che dovrebbe tenersi a metà ottobre con il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi, e i soggetti interessati (Comune, Porto, Vtp, Armatori), il ministro ha fatto intendere fin da subito, che inequivocabilmente, il “numero chiuso” «potrebbe scattare – ha avvertito Orlando – praticamente da subito grazie anche alla stagione invernale che vede un calo significativo delle crociere a Venezia, ben prima quindi di altre misure, ma soprattutto per la prossima chiusura delle paratoie nella bocca di porto del Lido, per la posa dei cassoni del Mose. Si dovrebbe attuare una discesa graduale verso un “tetto” che potrebbe essere il numero delle grandi navi transitate nel 2011 o nel 2012 a San Marco».
Insomma, Orlando torna sul caso Venezia delineando una sostanziale proposta operativa prendendo spunto anche dai numeri degli “arrivi” forniti da Venezia Terminal Passeggeri (Vtp) per gli anni precedenti: 402 navi nel 2011; 405 nel 2012; 410 nel 2013. Ed è proprio sull’ipotesi rilanciata dal ministro che è intervenuto il presidente della Vtp, Sandro Trevisanato. «Per quel che riguarda la questione del “numero chiuso” noi non possiamo che rispettare gli ordini superiori – sottolinea – ma sono soddisfatto del ruolo che lo stesso Orlando ha riconosciuto alla nostra organizzazione. Siamo convinti, con il ministro, che i principi da lui evocati corrispondano al massimo di contenimento delle navi in Porto, ma non possiamo non contestare, invece, l’ennesima fandonia, dopo quella della Carnival Sunshine, per quel che riguarda i cosiddetti “passaggi” previsti in questo week-end. Va detto fin da subito che rientrano nella norma. Insomma, non si tratta di un evento eccezionale. I transiti complessivi saranno in tutto 18 per l’intero week-end, ma solo 10 le grandi navi».
E proprio su questo Trevisanato snocciola i dati degli anni precedenti: 11 nel week-end del 14/15 settembre scorso; 12 tra il 5/6 maggio scorso, A ritroso si registrarono 12 transiti nel week-end 17/18 giugno dell’anno scorso; 14 tra il 29 e il 30 luglio; 11 ancora nel fine settimana tra il 12/13 agosto 2012. «Purtroppo quello che rileviamo – attacca ancora Trevisanato – è una politica di disinformazione in previsione dell’incontro che si terrà in ottobre e che sarà dirimente. Da più parti (il riferimento è all’assessore all’Ambiente, Gianfranco Bettin, ndr) sono stati dati numeri a casaccio che creano allarmi ingiustificati su un presunto record di presenze e passaggi navali a Venezia. Non è così».

 

LO SCONTRO – Tensioni in maggioranza. Venturini (Udc) mette il freno all’assessore Bettin

La battaglia infuria e tocca anche nervi scoperti come il battibecco tra l’assessore Gianfranco Bettin e Simone Venturini (Udc), entrambi sostenitori della maggioranza di Giorgio Orsoni a Ca’ Farsetti. E a dare fuoco alle polveri ci ha pensato proprio l’esponente Udc: «Non possiamo che prendere le distanze dall’attivismo fuori luogo dell’assessore. Si tratta di posizioni che inquinano il dibattito, e che soprattutto non rappresentano la posizione d’equilibrio dell’Amministrazione comunale. Le crociate contro il crocierismo non ci piacciono».
Pronta la replica di Bettin, insieme al consigliere Beppe Caccia: «Ne ho pieno diritto – dice – perchè l’uscita delle grandi navi dal Bacino rientra nel programma elettorale della coalizione che ha sostenuto Orsoni, ma c’è di più è stata votata anche con l’articolo 35 bis del Piano di assetto del territorio. Non faccio nessuna crociata, ma voglio solo arrivare ad una soluzione diversa, accettabile in attesa, ma ci vorranno anni, del porto off-shore, ammesso che possa essere usato anche per le navi crociere. Intanto sulla carta rimane l’opzione Marghera».
Ma che aveva detto Bettin? In una nota del Comune, l’assessore aveva parlato di una sorta di “invasione” con 16 navi in arrivo che poi ripartiranno insieme ad altre due già presenti per un totale di 18 navi equivalenti a 36 transiti in Bacino ribadendo la cifra anche dopo la puntualizzazione piccata di Vtp alle sue parole. Nel frattempo Bettin ha annunciato il costante monitoraggio dei fumi emessi dalle navi e la misurazione dell’inquinamento acustico durante tutto il week-end.
Il sindaco Orsoni tenta di gettare acqua sul fuoco: «La risposta arriverà entro ottobre. Bisogna solo avere pazienza». E in questo quadro vanno registrate la presa di posizione di GreenItalia alla manifestazione di oggi. «Va applicato il divieto previsto dal decreto Clini-Passera – sottolineano Monica Frassoni, presidente del Partito Verde Europeo e l’ex assessore Verde, Luana Zanella – Vanno valutate forme alternative che non devono creare danni al delicato equilibrio della laguna». Infine il Wwf Veneto con Luigino Ghedin che si pone una domanda angosciante: “Fareste mai passare i tir nel vostro giardino? Ecco si tratta proprio di questo: far passare queste grandi navi a Venezia, patrimonio dell’umanità. E quindi il nostro giardino».

CELEBRITA’ SCHIERATE – Pravo e Venier: «Basta con i mostri in una città fragile»

ROMA – Venezia vessata e maltrattata, bellissima, fragile e indifesa, «annientata» dalle grandi navi. Grido di dolore e accorato appello da due veneziane famose, Mara Venier e Patty Pravo. Uniscono la loro voce a quella di Adriano Celentano che ha affidato a una pagina a pagamento su un giornale nazionale poche parole, quasi una dichiarazione d’amore, per la Serenissima. «Mi fanno molta paura queste navi», confessa Mara Venier. Patty Pravo scrive un tweet: «Giù le mani da Venezia. Basta con i Mostri in laguna!».

 

Berengo Gardin contro Celentano

Il Molleggiato: «Ignobile sfilata, funerale della bellezza». Il fotografo: «Vuole solo farsi pubblicità»

VENEZIA – «C’è un comitato che si batte da tempo contro le grandi navi a Venezia. Io ho fatto un servizio mesi fa. Celentano si sveglia oggi e, invece di mettere una foto di una grande nave che deturpa la città, ci mette la sua immagine»: non usa mezzi termini il grande fotografo Gianni Berengo Gardin per commentare la pagina a pagamento del Corriere della Sera dedicata alla Serenissima oggi dal Molleggiato.
«Domani (oggi per chi legge ndr) non sarà un bel giorno per il nostro Paese, anche se ci sarà il sole. Con l’ignobile sfilata delle 13 navi dentro la Laguna di Venezia si celebra l’Eterno Funerale delle bellezze del mondo», scrive Celentano sul Corsera. «Sarebbe stato meglio scegliere di pubblicare un orrore per dimostrare a tutta Italia il pericolo delle grandi navi – dice Berengo Gardin – e invece, come al solito, Celentano ha pensato di farsi pubblicità». Poi precisa: «Adesso tutti parlano di Venezia, mentre mesi fa nessuno se ne occupava. In questo senso ben venga anche Celentano, ma questo pericolo delle grandi navi c’è da tempo», aggiunge il reporter, che alla città lagunare ha dedicato tre libri per editori italiani e stranieri. hanno fatto anche in America». Dietro la scelta di far continuare il via vai di navi da crociera nella laguna, proprio nel cuore di Venezia, «ci sono interessi commerciali purtroppo più forti di quelli culturali», accusa il fotografo. A Venezia, aggiunge, «c’è chi vive di turismo e chi vive di cultura. Ma la mia Venezia, non è turistica, a colori, ma in bianco e nero. È un’altra Venezia, di un’altra cultura…». Come tutte le città d’arte, la Serenissima ospita ogni anno migliaia di turisti. «Tutti devono poter godere di questa bellezza, ma la città non deve essere deturpata», dice. «Gli stranieri conoscono Venezia di passaggio. Gli italiani e i veneziani ci vivono e ce l’hanno a cuore».

 

 

I giganti del mare che arrivano sabato a Venezia

 

I comitati annunciano un presidio non stop alle Zattere per sabato e chiedono controlli sui fumi. Alternative al passaggio in Bacino San Marco ferme al palo

VENEZIA. Ventotto grandi navi nel week end. Dodici solo nella giornata di sabato. Una vera «invasione» quella programmata per questo fine settimana di settembre. E una crescita incontrollata che riaccende le polemiche. Dodici navi portano in città, in un colpo solo, quasi 40 mila persone. Non ci stanno più nemmeno in Marittima, dove le postazioni sono otto. «Il Bacino San Marco è come un’autostrada, tra poco dovranno mettere il semaforo», dice il portavoce del Comitato NoGrandi Navi Silvio Testa. Ieri i comitati si sono riuniti in assemblea e hanno deciso di proclamare una manifestazione no-stop per il pomeriggio di sabato. Un presidio alle Zattere, con slogan, musiche, volantini, performance. Sarà una manifestazione pacifica, non la prima contro il passaggio nel canale della Giudecca delle navi di grandi dimensioni.

«Ma vogliamo dire basta a questa situazione», dice Testa, «da un anno e mezzo un decreto dello Stato che vieta il passaggio delle navi nelle zone ad alto rischio qui non viene applicato». «Vogliamo anche sapere quali saranno i dati di sabato sulle emissioni dei fumi», dice Luciano Mazzolin, di Ambiente Venezia. A differenza della terraferma, dove vige il sistema delle targhe alterne e dei controlli sugli scarichi delle auto, con un sistema avanzato di centraline dell’Arpav per la misurazione delle emissioni di zolfo e polveri sottili, in laguna tutto questo non esiste. «Chiediamo risposte alle autorità e alle nostre segnalazioni e denunce», dice Mazzolin.

Dodici navi in un colpo solo, dunque. A cui andranno sommate le nove in arrivo per domani, le sette di domenica tra cui le grandissime Costa Fascinosa e Msc. Tanto che il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando sollecita adesso il «numero chiuso», proposta condivisa dal Comune. Ma di alternative ancora non si parla. Il ministro delle Infrastrutture Lupi annuncia entro la fine del mese la convocazione a Roma per l’esame delle alternative. Quattro quelle sul piatto. Il nuovo canale Contorta Sant’Angelo, proposto dall’Autorità portuale, per far passare le grandi navi in laguna e farle arrivare sempre alla Marittima ma entrando per la bocca di Malamocco e non più dal Lido; il nuovo canale dietro la Giudecca, sponsorizzato da Scelta civica e finanziato dalla stessa Vtp, anche questo per lasciare inalterata la Marittima e far passare le navi per il canale dell’Orfano scavato e approfondito. La terza proposta è quella di Cesare De Piccoli, ex viceministro delle infrastrutture, unica che prevede di bloccare le navi fuori della laguna, nei nuovi ormeggi a Punta Sabbioni, davanti alle barriere del Mose. Infine l’ipotesi che sta prendendo corpo in questi giorni di un gruppo di industriali per attrezzare una nuova Marittima a Marghera, in area Vega, vicino all’attuale fabbrica Pilkington.

Ogni ipotesi ha i suoi pro e i contro. I nuovi canali porterebbero danni ambientali alla laguna, Marghera – ipotesi sostenuta anche dal sindaco Orsoni – una rivoluzione urbanistica ma tempi di realizzazione forse più brevi. Le navi fuori della laguna problemi di collegamento. «Ma noi chiediamo che si discuta e che si cambi modello di sviluppo», dicono i comitati. Sempre più navi e sempre più grandi, sempre più gente che si riversa in città. E una laguna sempre più «ostaggio» di mezzi non proprio in scala, navi alte più dei campanili con oltre 130 mila tonnellate di stazza e 300 metri di lunghezza. Per il Porto e i comitati che lo sostengono (come Cruise Venice) si tratta di una ricchezza che la città non può perdere. «La Marittima», dicono, «deve restare dov’è».

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CAVALLINO

Porto grandi navi, rinviato il voto

CAVALLINO. Ipotesi porto grandi navi a Punta Sabbioni: slitta la votazione del Consiglio comunale sull’opportunità del progetto presentato da Cesare De Piccoli. Posticipata a data da stabilirsi la votazione successiva all’esposizione del progetto in commissione urbanistica da parte dello stesso ideatore, valutazione che era stata originariamente prevista per il Consiglio comunale di martedì sera per permettere al Comune di rispondere velocemente e in modo ufficiale al progetto di porto off-shore alla bocca di porto di San Niccolò già comunicato alla Capitaneria di porto di Venezia ad agosto.

«Non abbiamo più ravvisato i caratteri di urgenza che avrebbero richiesto l’esprimersi in tempi brevi del consiglio comunale di Cavallino-Treporti», spiega il sindaco Claudio Orazio, «in vista della prossima riunione del Comitatone, appuntamento che potrebbe slittare dopo metà ottobre. Per questo abbiamo ritenuto opportuno posticipare il voto in sala consigliare prendendoci più tempo per studiare il progetto e le sue implicazioni. Posizionare un porto per otto grandi navi sul lungomare Dante Alighieri rimane per noi un progetto fortemente impattante e fuori scala, per il quale non abbiamo ancora ravvisato vantaggi certi per il nostro territorio e la sua economia a fronte, invece, di notevoli e sicuri disagi per la circolazione, l’inquinamento ed altri, che potrebbero creare problemi alla nostra principale risorsa turistica. Per questi motivi, utilizzeremo il maggiore tempo a disposizione per elaborare in modo più preciso da un punto di vista tecnico ed economico le motivazioni che già oggi ci fanno essere contrari all’ipotesi di un porto passeggeri a Punta Sabbioni».

Francesco Macaluso

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PORTO MARGHERA – La conferenza dei servizi ha dato l’ok al progetto di riconversione dell’Eni

RICONVERSIONE – La raffinera dell’Eni produrrà biocarburanti dal 2014

Via libera alla «raffineria verde» di Eni a Porto Marghera. Il ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato ieri il progetto «Green Refinery» di Eni: 100 milioni di investimento per la riconversione e l’integrazione verde dell’attuale raffineria di Porto Marghera. Un intervento importante, il primo del suo genere a livello mondiale, che porta in laguna nuova linfa per lo sviluppo della cosiddetta chimica verde.
La «Bioraffineria» sarà in grado di produrre, già a partire da gennaio 2014, circa 360.000 tonnellate all’anno di biocarburanti a partire da biomasse oleose a basso costo, inizialmente di prima generazione come olio di palma, per poi integrare nel ciclo anche cariche di seconda e terza generazione come grassi animali, oli esausti, oli derivanti da alghe e scarti di varie tipologie. Alla conferenza dei servizi che ha autorizzato il progetto, era presente anche l’assessore comunale allo Sviluppo Economico, Alfiero Farinea, che non può che sottolineare come strategico l’investimento di Eni.
«L’iniziativa – sottolinea Farinea – non deve essere considerata funzionale solo allo sviluppo delle attività di Eni, ma anche ad una prospettiva di rilancio e di riconversione degli impianti industriali presenti nell’area di Porto Marghera e all’attrazione di nuovi investimenti e di nuove iniziative economiche. Il progetto è un esempio concreto di riconversione economica e funzionale di Porto Marghera basata su un’attività industriale innovativa e ambientalmente sostenibile».

«Il progetto Green Refinery, – dice Angelo Fanelli, Direttore generale Eni Refining & Marketing – rappresenta il primo esempio al mondo di riconversione in ciclo green di una raffineria di oli minerali. E’ un progetto nato all’interno della ricerca Eni ed e’ un esempio concreto di come l’innovazione possa essere motore di sviluppo anche in un settore come la raffinazione europea che sta attraversando una crisi strutturale profonda. Ad oggi, come ribadito in conferenza di servizi al Mise, si stanno completando le attivita’ manutentive e di messa in sicurezza degli impianti in attesa della loro trasformazione al completamento iter autorizzativo. A partire dal primo trimestre del prossimo anno la bioraffineria comincierà a produrre biocarburanti di alta qualità, che utilizzeremo nella nostra rete per migliorare le prestazioni dei nostri gasoli».

 

L’assessore allo Sviluppo economico Alfiero Farinea, ha incontrato ieri una delegazione di lavoratori di Vega Scarl per una prima valutazione delle iniziative da promuovere a tutela dei lavoratori coinvolti nella grave crisi finanziaria della società che ha portato alla richiesta di concordato al Tribunale di Venezia.

Nell’incontro sono state raccolte le istanze dei lavoratori, relative non solo alla salvaguardia del loro rapporto di lavoro, ma anche al loro patrimonio di competenze in materia di reperimento di fondi europei per la ricerca e il trasferimento di tecnologie, che rischiano di andare disperse a causa della crisi finanziaria della società.

L’assessore, nel condividere queste istanze e preoccupazioni, ha assicurato che il Comune di Venezia, pur non avendo il controllo della società ma una partecipazione del 40%, è fortemente impegnato nel sostenere e indirizzare la redazione, da parte di Vega Scarl, di un Piano industriale credibile, ad integrazione del piano di riequilibrio finanziario che la società sottoporrà all’approvazione del Tribunale entro fine anno per evitare il rischio di fallimento, che valorizzi le professionalità maturate e le conoscenze acquisite. Nel frattempo, è stato promosso per la prossima settimana un incontro tra i vertici della società e i lavoratori, alla presenza dell’Amministrazione comunale, per presentare le linee di azione allo studio e condividerle con i lavoratori e per affrontare le tematiche relative al rapporto di lavoro in essere.

 

I 13 dipendenti del Parco tecnologico e scientifico chiedono aiuto ai sindacati e al Comune 

Allarme dei dipendenti del consorzio Vega Scarl che gestisce il parco tecnologico e scientifico Vega 1. Dopo la decisione del consiglio di amministrazione di chiedere al Tribunale la procedura di concordato preventivo per pagare i creditori, i tredici dipendenti del Vega Scarl sono molto preoccupati, sopratutto dopo la nomina del nuovo amministratore delegato, Tommaso Santini – già consulente di Condotte Immobiliari spa, che è proprietaria dell’area adiacente del Vega 2, tutta da costruire – nominato dopo le dimissioni del direttore generale Michele Vianello. Tant’è che sono andati a chiedere aiuto nelle sedi di Cisl e Cgil veneziane.

«La loro preoccupazione è comprensibile, legittima e degna di avere una risposta da chi di competenza», spiega Roberto Montagner, segretario generale della Cgil veneziana che li ha ricevuti e poi accompagnati dall’assessore comunale allo Sviluppo Economico con delega per lo Sportello Unico di Porto Marghera, Alfiero Farinea.

«Il Vega è gestito da un consorzio con ben 33 soci», continua Roberto Montagner, «ma le quote più consistenti sono nelle mani di Eni, nonché il Comune di Venezia e la Regione Veneto, attraverso Veneto Innovazione, che insieme, come enti pubblici, hanno la quota di maggioranza. Ed è agli enti pubblici e anche all’Eni che giriamo la domanda di questi lavoratori, ovvero: che fine farà tutta la promettente attività di ricerca e innovazione tecnologica, l’incubatore di 22 nuove imprese (start up) e tutte le altre iniziative avviate dall’ex direttore Michele Vianello?».

Il sindaco Orsoni ha ripetuto nel recente passato che il Vega si “sdoppierà” in due società distinte, una che curerà la gestione degli immobili e dei servizi alle imprese insediate, l’altra che continuerà a sviluppare ricerca e innovazione, magari in sinergia con il parco Galileo di Padova e con Treviso Tecnologie della locale Camera di Commercio che è già presente nel Cda di Vega Scarl.

«Ricerca e innovazione», aggiunge il segretario della Cgil, «sono per noi due cardini indispensabili per rimettere in moto lo sviluppo e garantire il rilancio delle aree industriali di Porto Marghera. Ben per questo siamo andati a far visita all’assessore Farinea chiedendogli che il Comune faccia la sua parte in quanto socio di maggioranza».

L’assessore Farinea non si è tirato indietro e li ha subito ricevuti in Municipio «per una prima valutazione delle iniziative da promuovere a tutela dei lavoratori coinvolti nella grave crisi finanziaria della società che ha portato alla richiesta di concordato al Tribunale di Venezia».

«Nell’incontro», spiega una nota dell’assessore, «sono state raccolte le istanze dei lavoratori, relative non solo alla salvaguardia del loro rapporto di lavoro, ma anche al loro patrimonio di competenze in materia di reperimento di fondi europei per la ricerca e il trasferimento di tecnologie, che rischiano di andare disperse a causa della crisi finanziaria della società».

L’assessore, nel condividere queste istanze e preoccupazioni, ha assicurato che il Comune «pur non avendo il controllo della società ma una partecipazione del 40%, è fortemente impegnato nel sostenere e indirizzare la redazione, da parte di Vega Scarl, di un Piano industriale credibile, ad integrazione del piano di riequilibrio finanziario che la società sottoporrà all’approvazione del Tribunale entro fine anno per evitare il rischio di fallimento, che valorizzi le professionalità maturate e le conoscenze acquisite. Nel frattempo è stato promosso per la prossima settimana un incontro tra i vertici della società e i lavoratori, alla presenza dell’Amministrazione comunale, per presentare le linee di azione allo studio e condividerle con i lavoratori. Nell’incontro saranno affrontate le tematiche relative al rapporto di lavoro in essere».

(g.fav.)

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Il neopresidente di Confindustria Venezia accoglie l’appello dei sindacati Lancia il Piano strategico 2020 per garantire lo sviluppo delle aree industriali

«Uno dei punti che la mia squadra ed io abbiamo messo ai primi posti nell’agenda di Confindustria Venezia riguarda proprio il futuro di Porto Marghera». Matteo Zoppas, consigliere delegato della San Benedetto spa e neopresidente di Confindustria Venezia, risponde così ai sindacati che gli hanno chiesto di «lavorare insieme per far ripartire lo sviluppo e l’occupazione».

I sindacati sono molto allarmati dalla crisi che incombe e lo sviluppo che non riparte: che risponde Confindustria? «Accolgo amorevolmente e rilancio l’appello del segretario della Cisl, Lino Gottardello, con il quale ci siamo già scambiati idee e ipotesi di lavoro, ad aprire un dialogo costruttivo con tutte le organizzazioni sindacali anche su questo fronte. Sono convinto, infatti, che scelte e decisioni così importanti per il nostro territorio debbano essere condivise e che questa sia l’unica strada per realizzare concretamente i piani di sviluppo necessari».

Come procederete? «Siamo pronti a lavorare su entrambi i tavoli: quello dell’Osservatorio per Porto Marghera e quello che presto indiremo anche con i sindacati confederali e tutte le altre parti interessate, per arrivare poi ad una sintesi unitaria delle proposte. Quello che Confindustria Venezia ha in mente è l’individuazione di un piano strategico per Marghera 2020 che valorizzi gli elementi che rendono Porto Marghera un unicum in Italia. Tra questi elementi c’è sicuramente il raggiungimento degli accordi di bonifica, così come la ricchezza infrastrutturale e l’agibilità all’utilizzo delle banchine».

Del rilancio di Porto Marghera si parla da anni, ma a tutt’oggi nessuna nuova iniziativa industriale è stata avviata nelle aree abbandonate dalle multinazionali della chimica e della siderurgia. «Sarà importante evidenziare i paletti che impediscono a Porto Marghera di crescere e di essere un polo di attrazione per investimenti industriali. La burocrazia è sicuramente il nostro tallone d’Achille e la zavorra che oggi sta rallentando le attività di post bonifica. Dobbiamo lavorare affinché venga al più presto attuato un piano di semplificazione per evitare lo stallo procedurale che rischia di diventare ogni giorno più vischioso. Confindustria ci sta già lavorando e con l’apporto dei sindacati otterremo di certo un risultato migliore».

Ma per Porto Marghera c’è ancora un futuro industriale? «Questa grande area rappresenta ancora un sistema vitale in cui convivono importanti realtà imprenditoriali in più settori produttivi: manifatturiero, servizi, logistica e design. Gli equilibri di quest’area negli anni sono mutati, ma non per questo dobbiamo arrenderci a chi vuole sottrarle la vocazione industriale. C’è bisogno di un ripensamento, di trovare strumenti adeguati, come una temporanea fiscalità di vantaggio, di recuperare e valorizzare il nostro patrimonio di competenze e professionalità. Il turismo è un settore imprescindibile per l’economia veneziana ma senza l’industria non può esserci una vera ripresa economica».

Gianni Favarato

 

 

Prime bocciature alla proposta degli industriali di trasferire la Marittima in zona industriale

VENEZIA. «Grandi navi fuori della laguna». Al coro dei comitati si aggiunge adesso anche l’assessore all’Urbanistica del Comune di Mira. «L’ipotesi Marghera non è praticabile», scrive Luciano Claut, «quello proposto da Alessio Vianello e dagli industriali è un progetto iperbolico, che non risolve le questioni cruciali. Ci vorrebbero anni e grandi lavori per demolire le banchine e gli stabilimenti della Pilkington, allargare il canale Industriale nord e il Brentella di 50 metri, con profondità a 15 metri. Per deviare l’oledotto e scavare un nuovo canale, dragare milioni di metri cubi di fanghi inquinati».

Claut boccia dunque la porposta Vianello, che avrebbe anche il sostegno del Comune. E ricorda come l’Autorità portuale abbia espresso un giudizio negativo su questa alternativa nell’agosto scorso. Ma per Claut non va bene nemmeno l’ipotesi del canale Contorta Sant’Angelo, sostenuta dal Porto e dal presidente Paolo Costa. «Porterebbe ancora traffico in Marittima, già oggi insufficiente». Dunque, conclude l’assessore, «la soluzione è uno scalo fuori della laguna». Ipotesi condivisa dai comitati, che tornano all’attacco sull’inquinamento di fumi portato dalle navi. «Non ci sono controlli ambientali, e il sabato e la domenica le emissioni portano inquinanti», dice Luciano Mazzolin di Ambiente Venezia.

Manifestazioni annunciate per sabato 21 settembre, quando arriveranno nello stesso giorno in Marittima ben 12 grandi navi. Totale, quasi 40 mila persone in un colpo solo e attracchi occupati per tutta la giornata. «Andremo tutti alle Zattere a partire dalle 14.30», annuncia Mazzolin, «per un presidio rumoroso contro il passaggio di 12 navi in Bacino San Marco e in laguna. Quel giorno si registrerà anche il record dell’inquinamento atmosferico prodotto dalle navi e l’impatto ambientale massimo sulle rive cittadine e i fondali della laguna». Un allarme che continua. Perché a un annno e mezzo dal decreto Clini-Passera sull’allontanamento delle navi dalle zone a rischio, a seguito del naufragio della Costa Conoordia, in laguna nulla è stato fatto. Si aspettano le alternative. Il sindaco Orsoni chiede «soluzioni rapide» per togliere le navi da San Marco.

Entro un mese si dovrebbe riunire a Roma il Comitatone per analizzare le proposte alternative. Al Magistrato alle Acque finora ne sono arrivate quattro, due sotto forma di progetto avanzato (il nuovo canale Contorta, proposto dal Porto e la Marittima a Punta Sabbioni di Cesare de Piccoli), due sotto forma di idea progettuale: le navi a Marghera e il nuovo canale dietro la Giudecca, proposto dal deputato di Scelta civica Enrico Zanetti e finanziato dalla Vtp. Intanto le navi continuano ad arrivare a San Marco.

Alberto Vitucci

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«A ottobre stabiliremo dove far passare le grandi navi a Venezia»Dopo l’incidente alla “Costa Concordia” il ministro dei Trasporti annuncia un intervento per la sicurezza della cittàVENEZIA. «C’è un decreto legge che è rimasto inattuato e quindi con il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando abbiamo l’obbligo, il dovere e la responsabilità di attuare quel decreto, che prevede che le grandi navi non passino più davanti a quello che è uno dei simboli Nel mondo della nostra cultura», cioè Venezia.

Perciò «abbiamo convocato una riunione agli inizi di ottobre, in quella riunione noi decideremo e prenderemo la decisione appunto di non far più passare queste grandi navi davanti a Venezia».

Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture e Trasporti, lo dice in collegamento telefonico con Radio anch’io su Radio Rai Uno. Certo, aggiunge Lupi, tutto avverrà «riconoscendo che sono uno strumento importante per il turismo per il nostro Paese, ma abbiamo il dovere di trovare un’alternativa».

Nella riunione «troveremo un’alternativa» al passaggio dei giganti del mare a un pelo dalle fragilissime calli della Serenissima, «e in quella sede la troveremo, dando un segnale positivo a tutto il mondo».

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CAVALLINO  «Diciamo no al porto grandi navi»

Anche Vanin contrario al progetto. Stasera il voto in Consiglio

CAVALLINO. «Con il porto off-shore per le grandi navi a Punta Sabbioni il comune di Cavallino- Treporti dovrebbe sacrificarsi ancora una volta per salvare Venezia senza ottenere nulla in cambio». Diniego dichiarato da parte del capogruppo della lista civica “Amministrare” ed ex sindaco Erminio Vanin, alla vigilia della votazione prevista nel Consiglio comunale di stasera che vede il progetto ideato da De Piccoli all’ottavo punto dell’ordine del giorno, all’opportunità di posizionare un terminal passeggeri per otto grandi navi sul lungomare Dante Alighieri.

«Come entrare senza permesso in un giardino privato», spiega caustico Vanin, «ed imporre al proprietario una giostra al centro del prato che gli devasta la proprietà, magari lamentandosi anche che non ci sta sufficientemente comoda. Se già avevo dei dubbi, con l’esposizione dell’altra sera in commissione urbanistica per l’ambiente e il territorio comunale, mi sono convinto ancora di più della non opportunità di una tale scelta».

«Sarebbe l’ennesima volta», aggiunge, «come è già accaduto quasi dieci anni fa con il Mose, in cui il nostro territorio si sacrifica per fare esclusivamente gli interessi di Venezia. Quella volta per salvare la città capoluogo dall’acqua alta e questa volta per risparmiarla dal traffico delle grandi navi. Ad oggi non esiste per questo progetto del porto alcun beneficio certo se non sicuri disagi per il turismo della nostra località».

Francesco Macaluso

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L’appello della Cisl a Matteo Zoppas

L’industria continua a perdere occupati e fatturato e il saldo in pareggio tra assunzioni e licenziamenti nel settore del turismo non basta per recuperare i posti di lavoro e le industrie persi negli ultimi cinque anni di crisi.

Per Lino Gottardello, segretario generale della Cisl veneziana «è drammatico che Venezia, con il suo fortissimo grado di attrazione turistica a livello nazionale e internazionale, non registri una dinamica occupazionale più positiva e significativa. Ci possiamo consolare dicendo che poteva andare peggio, ma noi non lo facciamo perché non vogliamo sottovalutare, come molti fanno, la gravissima piaga della disoccupazione, in particolare quella che colpisce le generazioni più giovani».

Secondo il segretario della Cisl, per invertire davvero la rotta e vedere, finalmente, una affidabile ripresa dell’attività produttiva «bisogna creare tutte le condizioni necessarie a far sì che le potenzialità di un’area senza uguali, in termini di infrastrutturazione ed estensione, come Porto Marghera, decolli di nuovo. Solo passando di qui lo sviluppo può riprendere fiato, ma certo non lo potrà fare se si continuerà a negare o contrastare la vocazione industriale e logistica di questa area. Come si fa a negare, con atti amministrativi, quello che a parole si dice di voler fare? Mi riferisco alla variante urbanistica del Prtc messa a punto dalla Regione che tutto fa fuorché incentivare il rilancio delle attività portuali legate non solo al traffico navale crocieristico, ma anche a quello commerciale e industriale. Le colpe, in questo caso, non sono solo della Regione ma anche del Comune di Venezia che nel suo Piano di assetto del territorio, il Pat, ha inserito il folle progetto di realizzare una nuova stazione marittima a Porto Marghera, occupando aree e canali che verrebbero così costretti alle attività industriali e più prettamente portuali».

«A questo punto», conclude Gottardello lanciando un appello, «è necesssario riprendere l’iniziativa per fare chiarezza sul futuro di Porto Maghera che resta il fulcro di un possibile sviluppo che oltre che sul turismo e i passeggeri di navi da crociera, traghetti e aerei carichi di turisti che arrivano a Venezia, si punti anche su un vero rilancio dell’industria. Per questo ne approfitto per lanciare un forte appello al nuovo presidente di Confindustria Venezia, Matteo Zoppas, che appena eletto ha detto di voler riprendere il confronto e l’azione comune con tutte le organizzazioni sindacali confederali dei lavoratori. Caro Zoppas, vediamoci al più presto, per decidere cosa si possa fare insieme per uscire dalla palude della crisi, sia a livello contrattuale, sia per determinare le condizioni affinché le imprese vengano ad investire e lo possano fare in condizioni chiare, sia a livello di costi che di procedure autorizzative».

Anche per quanto riguarda Cgil e Uil locali, hanno rivolto a Matteo Zoppas – in occasione dell’incontro per chiudere la difficile vertenza sugli orari di lavoro alla Fincantieri – un accorato appello ad avviare quel confronto «aperto e produttivo che con il suo predecessore alla presidenza di Confindustria, non siamo riusciti a fare». (g.fav.)

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Nuova Venezia – Navi a Marghera, yacht in Marittima.

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16

set

2013

IL NUOVO PROGETTO CHE PIACE A ORSONI

Il sindaco Orsoni ha già dato l’imprimatur pubblico all’idea, annunciando che chiederà lui stesso alla Capitaneria di Porto di sottoporla ai ministri di Infrastrutture e Ambiente, in alternativa allo scavo del Canale Contorta dell’Angelo proposto dall’Autorità Portuale (per portare le grandi navi in Marittima, entrando da Malamocco) e al progetto formalizzato dal parlamentare di Scelta Civica Enrico Zanetti (per lo scavo di un nuovo canale d’ingresso lungo la Giudecca, lato laguna, con ingresso delle navi dalla bocca del Lido).

Il nuovo progetto è stato protocollato in Comune dall’avvocato Alessio Vianello e prevede il trasferimento in quattro fasi a Marghera delle grandi navi, trasformando la Marittima in un polo congressuale e porto per yacht di lusso e navi fino a 40 mila tonnellate, come da decreto (inapplicato sinora) Clini-Passera sul divieto di transito in Bacino San Marco per i maxi-scafi.

Il piano punta a creare a Porto Marghera il polo croceristico, realizzando ormeggi e stazioni passeggeri per 5 maxi navi, procedendo per fasi: subito – come segnale – un ormeggio provvisorio tra canale Vittorio Emanuele e Canale Brentella, trasferendo i passeggeri in Marittima con i lancioni.

Il progetto vero e proprio prevede, infatti, l’allestimento di due ormeggi nelle aree di Fintian e Italiana Coke, altri due tra Pilkington e ex Complessi, un quinto nel Canale Brentella.

«La prima fase realmente operativa si può realizzare in tre anni, con un investimento di 100 milioni di euro», commenta l’avvocato Vianello.

Il progetto complessivo prevede lavori per 6 anni e 400 milioni: le navi entrerebbero dalla bocca di porto di Malamocco.

«Questo progetto», prosegue Vianello, «può essere realizzato con il contributo di tutte le parti – dai proprietari delle aree, armatori, la stessa Vtp – ed è un vero volano di sviluppo per Porto Marghera, perché milioni di passeggeri richiamerebbero attività, alberghi, accoglienza».

Intanto – mentre il Comune annuncia per il 21 settembre un monitoraggio eccezionale di acque e aria in vista dell’arrivo di 12 tra grandi navi e traghetti – ieri sul gruppo Facebook “Fuori le maxi navi dal bacino San Marco”, la foto del fumo nero carbone sputato dal traghetto Forza Genova, riprova (semmai ve ne fosse bisogno) dell’urgenza di un intervento. (r.d.r.)

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