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Incontro nella Capitale con Orlando: «Il ministro mi ha dato assicurazioni che entro poche settimane saranno sbloccate tutte le procedure sulle aree su cui stiamo lavorando»

MARGHERA. Il sindaco Giorgio Orsoni ha incontrato nella sede del ministero dell’Ambiente, a Roma, Andrea Orlando, sottoponendogli l’urgenza di accelerare le procedure amministrative sulle bonifiche di Porto Marghera e sull’avvio dei processi di reindustrializzazione legati all’accordo sul trasferimento agli enti locali delle aree non attive di Syndial. «Il ministro – ha riferito oggi Orsoni – mi ha dato assicurazione che in tempi brevissimi, forse entro la fine dell’estate, saranno sbloccate tutte le procedure su Porto Marghera, consentendo quindi di chiudere tutte le partite sulle quali stiamo lavorando».

Il comune di Venezia, nell’aprile del 2012, ha sottoscritto, assieme al ministero dell’Ambiente, alla regione Veneto, alla provincia di Venezia, al Magistrato alle Acque e l’Autorità Portuale di Venezia, un accordo di programma per la «Bonifica e per la riqualificazione ambientale del Sito d’Interesse Nazionale di Porto Marghera e aree limitrofe» che prevedeva, fra l’altro, la regolamentazione delle procedure di bonifica e di caratterizzazione standardizzate e la riperimetrazione del SIN. Nel gennaio di quest’anno gli stessi attori istituzionali sottoscrissero gli accordi attuativi del protocollo, consentendo l’attivazione delle procedure per la rigenerazione industriale di Porto Marghera.

Parallelamente, l’Amministrazione comunale di Venezia sta chiudendo un secondo accordo per l’acquisizione da parte degli enti locali di circa 110 ettari di aree Syndial non attive. Un accordo che consentirà alle imprese interessate di insediarsi a Porto Marghera trovando condizioni favorevoli per l’investimento e certezze sui costi e sui tempi di bonifica dei terreni.

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Domani a Roma tutte le proposte a confronto dal ministro Lupi, in pole position l’ipotesi di Costa

VENEZIA – Grandi navi fuori da San Marco, domani a Roma nel vertice convocato al Ministero delle Infrastrutture si avrà una prima indicazione sui progetti alternativi presentati in queste settimane per estromettere le navi da crociera dal passaggio nel Bacino marciano.

Ma – anche se l’ultima parola spetterà poi al Comitatone, che il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi vorrebbe convocare tra la fine di agosto e la prima parte di settembre – il progetto dell’Autorità Portuale che prevede il passaggio delle grandi navi dal Canale dei Petroli con la deviazione poi nel Canale Contorta-Sant’Angelo, scavato allo scopo – parte, oggettivamente, in pole-position rispetto all’ipotesi cara al sindaco Giorgio Orsoni, che vorrebbe portare le grandi navi a Marghera, lasciando la Marittima e a quelle dell’ex viceministro delle Infrastrutture Cesare De Piccoli, che propone un nuovo terminal crocieristico a Punta Sabbioni, in Adriatico e a quella del deputato di Scelta Civica Enrico Zanetti che prevede di mantenere l’ingresso attuale delle grandi navi dalla bocca di porto del Lido, ma deviandole poi con lo scavo di un canale che permetta ai “giganti” crocieristici di passare dietro l’isola della Giudecca anziché nel canale omonimo, con lo scavo di un altro canale.

Il Consiglio comunale straordinario ha approvato un ordine del giorno che propone di approfondire ogni soluzione e dà mandato all’Autorità marittima di svolgere le verifiche necessarie. E l’ammiraglio Tiberio Piattelli, comandante della Capitaneria di Porto di Venezia, che al vertice ministeriale dovrà dare un parere tecnico sui progetti , ha già fatto sapere, dalle colonne del quotidiano Il Sole 24 Ore, come la pensa. «L’unico progetto completo – ha dichiarato l’ammiraglio Piattelli – è quello di Contorta-Sant’Angelo. E, in ogni caso, se si intende mantenere l’attuale Stazione Marittima, le soluzioni possono essere solo due. Una è quella ho appena fatto cenno e l’altra, che ad oggi risulta, però, incompleta, è la proposta di Zanetti. Al momento, invece, mi pare non si possa pensare di congestionare ulteriormente il polo commerciale di Marghera con le navi da crociera. Per quanto riguarda, poi, il piano messo in campo da De Piccoli, mi pare che dovrebbe essere maggiormente approfondito sotto il profilo dei flussi di marea, della possibilità di effettuare le manovre e del trasporto passeggeri dalla bocca di porto di Venezia, un fattore che aumenterebbe fortemente il traffico lagunare». E a difesa del mantenimento del terminal della Marittima ora scende in campo anche l’Ance, l’Associazione costruttori di Venezia, con il suo presidente Ugo Cavallin. «La stazione Marittima quale terminal passeggeri – dichiara -è un’opzione a cui Venezia non può rinunciare se vuole mantenere la leadership del suo porto. Da questo primato deriva l’impossibilità di “fermarsi” e la necessità di ragionare nell’ottica del breve periodo per l’individuazione delle soluzioni allo spostamento delle Grandi navi imposto dal decreto Clini-Passera. Questo esclude alcune tra le ipotesi proposte, in particolare quelle che vorrebbero la creazione di una nuova stazione marittima, sia essa a Porto Marghera o off shore o altrove».

Enrico Tantucci

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Alla fine passa il documento della maggioranza: valutazione scientifica sulle proposte alternative

Orsoni: «Il decreto Clini-Passera va applicato senza rinvii, si discuta su dati seri e trasparenti»

Un lungo pomeriggio con la tensione che monta man mano che ci si avvicina al voto, in serata. Comitato “No grandi navi” con grandi cartelli in prima fila a fianco di un gruppo di rappresentanti dei cruiser seguono il dibattito a Ca’ Loredan sull’allontanamento delle grandi navi dal bacino San Marco. La quiete dura poco: basta una parola di troppo e volano spintoni e parole grosse. È la prima sospensione di un dibattito nervosissimo, fatto di continui scontri tra maggioranza e opposizione. Beppe Caccia (In Comune) manda a quel paese il capogruppo Pdl Michele Zuin. Poi si scusa in aula. Il consiglio comunale, sul mandato da dare al sindaco che parteciperà al vertice coi ministri Lupi e Orlando il 25 luglio a Roma, era iniziato con il timore di divisioni nella maggioranza che sostanzialmente ha saputo restare unita ed è arrivato alle battute finali con l’opposizione che ha dovuto modificare il proprio documento a sostegno della Marittima e dello scavo del Contorta, per restare coesa. I distinguo ci sono da ambo le parti. Contro l’escavo dei canali è il leghista Giusto; per l’allontanamento immediato delle navi da crociera l’Udc Fortuna. Entrambi non si allineano. Solo undici voti a favore del documento dell’opposizione, bocciato. Passa il documento della maggioranza di centrosinistra e dal gruppo misto: ottiene 26 voti a favore e 13 contrari.

Il documento chiede una seria valutazione scientifica sulle diverse proposte alternative, valutando costi, tempi, investimenti onerosi e impatto sul Mose; supporto dell’attività della stazione Marittima con «soluzioni praticabili nel brevissimo periodo con il minimo intervento ambientale, utilizzando rotte e banchine per le navi di stazza maggiore valutando la possibilità di utilizzare aree non occupate attualmente da attività produttive e portuali nella zona industriale di Porto Marghera», un futuro per il traffico crocieristico basato sul «Venice standard», il sistema di compatibilità con la laguna.

Questo il mandato con cui il sindaco andrà a Roma per discutere le alternative al passaggio delle grandi navi in bacino di San Marco.

Orsoni la approva in pieno. «Il dibattito sul passaggio delle grandi navi va affrontato subito, con urgenza. E con urgenza Venezia chiede l’applicazione del decreto Clini-Passera, chiede che si rispetti una legge dello Stato». E continua: «Il decreto Clini-Passera c’è e va applicato senza un rinvio alle calende greche ma attenzione: questo non vuol dire che il 26 luglio muore il porto», ha ribadito con forza il sindaco confermando che la città vuole un futuro di sviluppo della portualità ma che le grandi navi devono lasciare il bacino San Marco. «La compatibilità con la laguna non è solo problema dei cittadini ma anche degli operatori portuali», continua Orsoni che guarda a Marghera per le grandi navi più che «scavare altri canali». A «chi dice che la Marittima non si tocca dico servono interlocutori onesti che discutano con dati seri e trasparenti». Il dibattito scivola via all’insegna del nervosismo. «Garantiamo al sindaco di richiedere al governo la migliore tecnica e la migliore soluzione, tenendo conto del parere della città», ribadisce Borghello(Pd).

Mitia Chiarin

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Le varie soluzioni in discussione il 25 luglio al vertice romano

New entry tra le proposte alternative che ha riscosso qualche interesse è quella del deputato veneziano di Scelta civica Enrico Zanetti che nei giorni scorsi ha proposto: «Le navi potrebbero entrare da San Nicolò e passare dietro la Giudecca, scavando il canale del Fasiol». Le altre, che il ministro delle Infrastrutture Lupi ha promesso di esaminare il 25 luglio nel tavolo convocato a Roma sono quella del sindaco Orsoni (Marghera per le grandi navi in appoggio alla Marittima per la immediata applicazione del decreto), del Porto (nuovo canale con lo scavo Lo scavo del Contorta Sant’Angelo) e di De Piccoli (Punta Sabbioni). Ipotesi alternative che il tavolo ministeriale dovrà valutare. I ministri Lupi e Orlando avevano chiesto a Comune, Porto, Magistrato alle Acque, categorie la presentazione di accessi alternativi al transito in Bacino San Marco.

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Grandi Navi, Orazio punta i piedi

Il sindaco avverte: «Nessuna decisione senza coinvolgerci»

CAVALLINO – A due giorni dal vertice sulle Grandi Navi a Roma di giovedì, il sindaco Claudio Orazio batte i pugni. «Nessun progetto di percorsi alternativi che coinvolgano Cavallino-Treporti possono essere discussi senza averci preventivamente interpellato». Mentre a Cavallino-Treporti gli ambientalisti danno i natali al comitato “No alle grandi navi a Punta Sabbioni”, con una lettera indirizzata alle principali istituzioni il sindaco Claudio Orazio ha messo tutti in guardia sulla non opportunità di decidere della questione scottante del passaggio grandi navi a Punta Sabbioni senza che il comune di Cavallino-Treporti venga interpellato. «Desumo che all’incontro del 25 luglio», spiega Orazio «l’autorità marittima, l’autorità portuale e il Comune di Venezia dovranno portare ipotesi risolutive con tempi e costi di attuazione. Non oso pensare che in quella sede, senza aver preventivamente sentito il comune di Cavallino-Treporti, qualcuno dei soggetti titolati possa presentare ipotesi progettuali che, per qualsiasi motivo, interessano o toccano il nostro comune. Se ciò dovesse avvenire, e considererei questo un vulnus istituzionale perché in tal caso è indispensabile coinvolgere direttamente l’amministrazione di Cavallino-Treporti». Fortemente critico il neonato comitato “No grandi navi”. Il progetto di De Piccoli prevede l’insediamento di due banchine per l’attracco di 8 grandi navi alla bocca di porto di Punta Sabbioni», avvertono «ciò comporterà per il litorale inquinamento e disagi più della tangenziale di Mestre con un marginale aumento di turismo mordi e fuggi. Il silenzio che si fa sul progetto fa intuire quanto ne vengano sottovalutati i danni». «Dovremo essere noi a valutare ed esprimerci», conclude Orazio «su eventuali proposte che coinvolgono il nostro comune».

Francesco Macaluso

 

LA CITTÀ E LA CROCIERISTICA

Urla e spintoni tra “No Navi” e addetti del porto.

Alta tensione in Consiglio, votato un documento che lascia tutte le soluzioni aperte. Il sindaco punta più decisamente sullo spostamento dei grattacieli del mare a Porto Marghera

MOBILITATI – Gli attivisti del Comitato No Grandi Navi ieri in Consiglio comunale

Alta tensione ieri in Consiglio per il dibattito sulle grandi navi. Qualche alterco ha segnato la seduta con i “No navi” a fronteggiare i lavoratori portuali: qualche scaramuccia subito rientrata. Intanto il consiglio ha votato affinchè tutti le soluzioni vengano valutate nell’incontro di Roma. Il sindaco Orsoni si è detto favorevole all’ipotesi di trasferimento delle navi da crociera in una nuova Marittima a Marghera senza però perdere la presenza del porto in centro storico, con un utilizzo mirato.

Frequenti richiami del presidente Turetta per placare gli animi più accesi durante i lavori. Cacciari cerca di aggredire Bernardo (Cruise Venice) mentre Bonzio tenta di mediare.

ALTA TENSIONE SEMPRE DIVISI – Dilemma: lavoro o ambiente? Scontro verbale tra Caccia e gli esponenti del centrodestra

Urla e spinte in Consiglio tra portuali e “No Navi”

Cogo e Testa: «Documento inaccettabile su Marghera»

I favorevoli: «Valutarli tutti»

Alta tensione ieri in Consiglio per il dibattito sulle grandi navi. Tra il pubblico – diviso equamente tra sostenitori della Marittima e della crocieristica e contrari alla circolazione in laguna delle grandi navi – il nervosismo era palpabile ben prima dell’avvio del Consiglio comunale. Con un alterco scoppiato quando la campanella per l’apertura dei lavori non era ancora suonata. E un secondo, più «tosto», dopo le 17, quando alcune persone hanno cominciato a urlare, a insultarsi e a prendersi a spintoni, con gli agenti della Polizia municipale impegnati a dividere o a tenere lontani i contendenti per evitare il peggio. Mentre Tommaso Cacciari dei centri sociali cercava inutilmente di raggiungere Massimo Bernardo, presidente di Cruise Venice (allontanatosi dall’aula poco dopo), il consigliere Sebastiano Bonzio (FdS) cercava di mediare, spiegando che «il tema non potrebbe essere più complesso, e qui tutti hanno le loro ragioni», e il presidente Roberto Turetta, dopo avere tentato di fare da paciere, minacciava la raccolta di nominativi e l’allontanamento di chi impediva il normale svolgimento della seduta.
Meno male che poco prima il consigliere Beppe Caccia (In Comune) aveva elogiato «la compostezza e la maturità del pubblico di fronte a un argomento così scottante». Ma probabilmente Simone Venturini (Udc) non deve averla pensata allo stesso modo quando Tommaso Cacciari gli ha gridato di «essersi cautelato portando i portuali più grossi» (e incassando come replica dell’interessato: «Non lo farei mai, pensano con la loro testa. Né ho tanto potere»).
Durante il dibattito, frequenti i richiami al pubblico di Turetta, come gli inviti a non sovrastare con commenti ironici o sopra le righe gli interventi dei consiglieri. Il massimo della confusione quando Caccia ha ironizzato con l’opposizione, parlando di «mozione identica alle posizioni di Vtp» ed esprimendosi in maniera a dir poco pesante sui firmatari. «Non siamo i servi di nessuno, noi difendiamo i lavoratori della Marittima!», gli ha gridato Zuin del Pdl. Seguito da un colloquio con il presidente del Consiglio e le scuse del consigliere di maggioranza, «ma solo per essermi lasciato andare a qualche parola di troppo».
Tra alti e bassi e sospensioni, l’approvazione della mozione della maggioranza. E alla fine i commenti di Silvio Testa di No grandi navi e Flavio Cogo di Ambiente Venezia:

«Il problema non è risolvibile esaminando le sole proposte presentate finora – ha detto il primo – Occorre vagliare altre soluzioni, compreso il cambiamento del modello. Il documento? Inaccettabile su Porto Marghera e debole nelle alternative».

Anche per il secondo «la mozione presenta aspetti positivi e negativi. In base ai suoi contenuti, poi, le grandi navi continueranno a circolare». Mentre per alcuni aderenti di Cruise Venice (che non hanno voluto qualificarsi), «ben venga un polo complementare a Porto Marghera, ma senza penalizzare la Marittima. ».

Vettor Maria Corsetti

Delega in bianco al Governo, ma si ribadisce la centralità della Marittima rispetto alle alternative

Un dibattito frequentemente interrotto dai commenti del pubblico e caratterizzato da duri scontri verbali, come quello intercorso tra Beppe Caccia (In Comune) e Michele Zuin (Pdl). Ma alla fine, in vista del suo incontro a Roma con i ministri delle Infrastrutture e Trasporti e dell’Ambiente in materia di grandi navi, il sindaco Giorgio Orsoni è riuscito ad avere dal Consiglio comunale il mandato «per intervenire al tavolo tecnico, trasmettere i verbali e le audizioni svolte dalla IX Commissione e riferire sull’esito dell’incontro».
La mozione elaborata e approvata ieri dalla sua maggioranza, infatti, pur prendendo atto dei contenuti del decreto Clini-Passera, non sposa per il momento alcuna ipotesi alternativa al passaggio dei giganti del mare da bacino San Marco e il canale della Giudecca («farlo ora sarebbe assurdo», ha detto il capogruppo del Pd, Claudio Borghello). Ma in premessa specifica che «la Marittima, in assenza di soluzioni alternative con il complesso operativo portuale, è l’area di riferimento della crocieristica», chiedendo al governo di vagliare «i tempi delle diverse soluzioni, i costi di interventi praticabili ma non disponibili nel breve periodo e gli investimenti onerosi per soluzioni transitorie che possano entrare in conflitto rispetto al sistema di chiusure mobili alle bocche di porto, nella posa in opera e a regime». Nonché di studiare, «a supporto della Marittima, soluzioni praticabili nel brevissimo periodo con il minimo intervento ambientale, utilizzando rotte e banchine alternative per le navi di stazza maggiore, valutando la possibilità di utilizzare aree non occupate nella zona industriale di Porto Marghera».
Respinta invece la mozione del Pdl, Fratelli d’Italia e Impegno (ma non della Lega), che a garanzia dell’accessibilità e arrivo delle grandi navi alla Marittima, sposava il progetto di escavo del canale Contorta Sant’Angelo. E in conclusione, la defezione annunciata di Ennio Fortuna (Udc), che ha votato contro entrambi i documenti.
Nel suo intervento, il sindaco ha sottolineato che «il porto per Venezia è una risorsa essenziale. Prima responsabilità è la tutela dei posti di lavoro, ma poi occorre puntare non solo sull’esistente ed essere lungimiranti. La Marittima – ha concluso – è un luogo a esaurimento, e Porto Marghera in linea con lo sviluppo della Città metropolitana. Ovviamente la prima non va abbandonata di colpo, specie per i suoi investimenti. E il secondo era già stato proposto nel mio programma elettorale. Ma non mi siederei mai con chi dice “La Marittima non si tocca”. Il tema va discusso e approfondito con dati seri e trasparenti, tenendo conto della salvaguardia dell’ambiente lagunare».

V.M.C.

 

IL SINDACO  «Non mi siederei mai a discutere con chi dice “La sede attuale non si tocca”. Guardiamo avanti»

INCONTRO ORSONI-VIANELLO Apprezzato il progetto

«A Venezia spazi esauriti, via alla nuova Marittima»

«In centro storico rimarrà il porto anche con altri utilizzi, Marghera è l’ideale ma non potrà essere realizzata subito»

Ieri sera il Consiglio comunale ha votato a maggioranza per spostare le grandi navi a Marghera, e giusto ieri mattina il sindaco Giorgio Orsoni aveva incontrato l’avvocato Alessio Vianello e gli ingegneri che hanno realizzato il progetto per creare una nuova Marittima nel canale industriale Nord, appunto a Marghera. In mattinata aveva incontrato anche i rappresentanti di Scelta Civica che sostengono la soluzione del canale dietro alla Giudecca ma è la proposta del professionista, che anni fa fu anche assessore alle Attività produttive, che più lo convince: «Sostanzialmente è in linea con quello che ho sempre detto anch’io – ha commentato Orsoni ieri sera subito dopo il voto del Consiglio -: si può cominciare in una prospettiva strategica, che coincide con quello che avevo annunciato anche in campagna elettorale».
In campagna elettorale lei parlava dello spostamento delle navi da crociera a Marghera? «Il progetto completo nello specifico è arrivato dopo, ma dicevo che in una prospettiva di sviluppo della città si poteva pensare seriamente a utilizzare aree di Marghera, quelle vicine al Vega, per un possibile e progressivo trasferimento di una fetta del porto passeggeri, dal momento che la Marittima attuale comunque avrebbe esaurito le sue possibilità di ampliamento».
E della Marittima di Venezia che cosa pensate di farne? «Rimarrà porto ma anche con altri utilizzi importanti per la città ai fini di creare nuove possibilità di occupazione, sia a Venezia sia a Marghera, e fermo restando l’importanza di mantenere la crocieristica e la funzione di home port per Venezia».
Ieri mattina ha parlato a lungo con Vianello e i tecnici che hanno realizzato il progetto, come le pare dal punto di vista tecnico?
«Mi sembra che sia fattibile anche se ha alcune criticità, ad esempio non è realizzabile nell’immediato, però ha comunque tempi meno lunghi di quelli di altre ipotesi. Come primo approccio, insomma, è sicuramente buono. Poi bisognerà approfondire ogni singolo aspetto dell’operazione ma il punto di partenza mi pare quello giusto».
Il sindaco, nel suo discorso in Consiglio, ha detto che il porto passeggeri e quello commerciale sono risorse essenziali per Venezia, e il progetto che Vianello offre al primo cittadino parte proprio dalla considerazione che una nuova Marittima a Marghera non deve intaccare l’operatività del porto commerciale, e la soluzione del canale Nord (fuori dell’isola portuale) è ritenuta appunto la più adatta, anche per la comodità di raggiungere l’aeroporto o la stessa città storica.

 

BOCCIATA LA PROPOSTA DE PICCOLI – Un Comitato anche a Punta Sabbioni

Ipotesi navi da crociera a Cavallino-Treporti, nasce il Comitato «No grandi navi a Punta Sabbioni».
Il Comitato, costituito in questi giorni da una decina di attivisti, si dichiara contrario al progetto di De Piccoli che prevede l’insediamento di due banchine per l’attracco di 8 grandi navi alla bocca di Porto di Punta Sabbioni. Diversi gli elementi sottolineati dal nuovo gruppo.
«Se una grande nave inquina come 14 mila auto – spiegano dal Comitato – 8 a Punta Sabbioni, equivalgono a 112mila auto che scaricano fumi, inquinando più della “tangenziale” di Mestre mettendo in difficoltà il turismo della zona e la salute dei residenti. Ci sarebbero 36mila persone sistemate in un «fazzoletto», che andrebbero rifornite di tutto con il conseguente passaggio di Tir lungo via Fausta e nei comuni limitrofi e relativo intasamento alla circolazione per tutto l’anno».
Il Comitato mette quindi in discussione la creazione dei servizi come strade, parcheggi e manufatti. «Che distruggeranno la pineta di Punta Sabbioni, area Sic e Zps – concludono gli attivisti – cambiando così l’aspetto paesaggistico e naturale dell’area mentre l’escavo del porto porterà un maggior flusso di marea, già in atto con i lavori del Mose».

Giuseppe Babbo

 

Gazzettino – Raffineria di Marghera, via alla trasformazione

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20

lug

2013

La raffineria bio dell’Eni passa dalle carte alla realtà. Mancano ancora alcuni permessi ma l’Azienda ha già annunciato al Comune che da domenica inizieranno le operazioni di fermata degli impianti per poter eseguire gli interventi di bonifica e montare le nuove parti necessarie alla trasformazione da raffineria tradizionale a stabilimento per la produzione di bio carburanti di nuova generazione, il famoso progetto Green Raffinery che prevede l’impiego di oli vegetali da miscelare con i derivati del petrolio.

L’accordo tra Eni e Sindacati era stato siglato il 21 settembre dell’anno scorso, dopo mesi di confronto anche con le istituzioni locali, il nuovo impianto sarà operativo a gennaio del 2014. Siamo esattamente a metà del guado ma adesso comincia la fase tangibile. E dal di fuori si capirà che le cose stanno cambiando perché appunto da domenica, e fino ai primi dieci giorni di agosto saranno possibili sporadiche, attivazioni delle torce e quindi saranno visibili da lontano.
I tempi sono stati calcolati in modo da eseguire le bonifiche degli impianti, che dovranno essere modificati, entro agosto, e potersi poi concentrare sull’arrivo delle nuove parti e dei circa 400 montatori, a partire da settembre quando la viabilità della zona sarà più accessibile visto che i cantieri del tram libereranno nuovamente via dell’Idraulica e sarà più agevole l’accesso a via dei Petroli.
È il primo caso al mondo di riconversione bio di una raffineria esistente ed è l’unico modo per salvarla altrimenti, vista la persistente crisi del mercato dei carburanti, quello di Marghera (che rifornisce i distributori del Nord Est, aeroporto compreso, con una capacità produttiva di 80 mila barili al giorno) sarebbe stato uno degli impianti destinati a chiudere.
La modifica dello stabilimento comporterà il cambio dell’approvvigionamento delle fonti energetiche, oltre alla realizzazione di un nuovo polo logistico per lo smistamento dei nuovi prodotti, mentre quelli tradizionali saranno raffinati probabilmente nell’impianto Eni di Sannazzaro (in Lombardia), e questo comporterà anche un’altra novità importante per il territorio, ossia una modifica dei percorsi delle 500 autocisterne che ogni giorno vanno a Marghera a rifornirsi.
La raffineria, dunque, non chiuderà ma ci sarà comunque una riduzione di personale: i 353 addetti scendono inizialmente a 215 e, a regime, a 180 mentre per gli altri si prevede la mobilità territoriale, l’impiego in altri siti e l’accompagnamento alla pensione.

 

 

Ipotesi di Zanetti (Scelta civica) rilanciata da Sacco (Alilaguna). L’assessore: «Interessante»

Una tangenziale per le grandi navi. Che potranno arrivare in Marittima saltando San Marco, passando dietro la Giudecca. È la proposta presentata al ministro Lupi da Enrico Zanetti, parlamentare veneziano di Scelta civica. L’altra sera rilanciata dal presidente di Alilaguna Fabio Sacco nel corso di un convegno all’Amadeus organizzato dal gruppo Psi in Comune (con il segretario Luigi Giordani) e dall’Udc (Simone Venturini). «Può essere un’idea», ha detto Sacco, «si spostano la navi mantenendo la Marittima. Si scava ma si potrà interrare il canale della Giudecca». Sacco ha anche lanciato l’idea di una nuova via d’acqua dalle Fondamente Nuove all’aeroporto, per alleggerire il canale di Tessera dal traffico di taxi». L’assessore Bergamo si è detto interessato. Confronto di idee e di ipotesi sulle alternative alle grandi navi che saranno sul tavolo del ministro il prossimo 25 luglio. «Per noi le navi devono restare in città», dice Giordani. Si confrontano varie ipotesi, dal nuovo canale Contorta (Porto) a Marghera (sindaco) a Punta Sabbioni (De Piccoli). (a.v.)

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Gazzettino – Marghera. “Vallone, rischio salute”

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19

lug

2013

AMBIENTE – Nuovo allarme dell’assessore Bettin sul blocco del progetto Moranzani

«Ci sono 170 mila metri cubi di fanghi inquinati depositati in vasche inadatte»

Il blocco del Vallone Moranzani salva il paesaggio della Riviera del Brenta, che secondo i suoi abitanti è in pericolo a causa dei 30 chilometri del nuovo elettrodotto aereo di Terna che dovrebbe sostituire i 100 chilometri di vecchie linee, ma contemporaneamente mette in pericolo l’ambiente lagunare e la salute dei cittadini di Fusina e Malcontenta. L’assessore comunale all’Ambiente, Gianfranco Bettin, lancia un nuovo allarme perché ora non è più solo questione di rischio economico. Non c’è più solo il pericolo di perdere uno dei più grandi e innovativi piani di risanamento ambientale d’Europa e di rilancio portuale e industriale della nostra area, ma la vicenda «rischia di avere gravissime conseguenze sotto il profilo ambientale». Perché? Perché, come aveva anticipato la settimana scorsa l’ex commissario ai fanghi, Roberto Casarin, «nelle attuali vasche di stoccaggio provvisorio giacciono da tempo oltre 170 mila metri cubi di fanghi prodotti dall’escavo dei fondali portuali (mentre altri 4 milioni di metri cubi restano da asportare per ridare respiro e agibilità ai canali) – spiega Bettin -. Giacciono, cioè, in vasche non attrezzate per lunghe permanenze di tali sedimenti contaminati che sarebbero destinati, dopo le prime fasi di trattamento, a finire inertizzati e isolati nella grande discarica del Vallone che poi verrà trasformata un in un immenso parco».
Ecco qual è il pericolo reale, non una cosa da poco anche se, in realtà, sembra che quasi nessuno se ne sia reso conto, né a Roma né a Venezia: «La sola novità giunta da Roma è la disponibilità del ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, a un incontro ora fissato all’inizio di agosto – continua l’assessore -. Niente, invece, dal ministero dei Beni Culturali e nemmeno da quello per l’Ambiente, mentre l’insieme della politica “romana” sembra davvero poco consapevole dei rischi che stiamo correndo».
E a Venezia idem come sopra: «Se un decimo dell’attenzione pubblica rivolta a questioni certo da affrontare (e infatti lo stiamo facendo quotidianamente) ma di ben altra portata tipo i “barbanera” o simili, fosse rivolta a vicende come quella del Vallone forse ne guadagneremmo tutti, e anche a Roma saremmo più ascoltati».
Il blocco del Vallone Moranzani, ricordiamo, è stato determinato dalla recente sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato, in seguito ad un ricorso di cittadini della Riviera del Brenta, il decreto di approvazione del progetto da parte del ministero dello Sviluppo Economico per un difetto di parere del ministero dei Beni Culturali. Sembra, insomma, più una questione burocratica che di sostanza, che si dovrebbe risolvere in quattro e quattr’otto ma evidentemente la burocrazia da noi è più sostanziosa della realtà. Per questo il presidente della Municipalità di Marghera, Flavio Dal Corso, si affianca a Bettin e annuncia: «Nei prossimi giorni faremo iniziative con la popolazione di Malcontenta e Marghera, e mostreremo la pesante situazione attuale, e cosa comportano il mancato risanamento e riqualificazione».

 

LA PROPOSTA »CROCIERE A PUNTA SABBIONI

Il progetto: porticciolo per barche a vela e yacht, nuove attività economiche e residenza, sede della Città metropolitana

cesare de piccoli – Un’ipotesi strategica di lungo respiro che ho illustrato a sindaco e ministri. Dobbiamo avvicinarci alle grandi città europee

La Marittima? Se le grandi navi se ne vanno potrebbe diventare una fonte di ricchezza. E una grande opportunità. Con un porticciolo per barche a vela e yacht da 500 posti, le banchine degli aliscafi e delle piccole navi, la sede del nuovo governo della Città metropolitana, nuove attività economiche e residenza. Utopia? Cesare De Piccoli, ex vicesindaco e viceministro del governo Prodi è convinto di no. E ieri ha illustrato in municipio la sua proposta di riutilizzo, che va insieme allo spostamento delle grandi navi a Punta Sabbioni.

«Ipotesi strategica di lungo respiro», dice, «che ho già inviato al sindaco e ai ministri. Siamo già in grande ritardo, non possiamo più perdere tempo».

Sala piena ieri mattina a Ca’ Farsetti. Tra gli altri i consiglieri Ennio Fortuna (Udc), Renzo Scarpa e Nicola Funari (Misto), il presidente del comitato referendum Marco Sitran, associazioni e comitati.

«Abbiamo un’occasione storica», attacca De Piccoli, «se tutti convengono che le navi non devono più stare dentro le città, dobbiamo spostarle verso il mare. Come fanno ormai le grandi città costiere europee».

La soluzione ideale, ribadisce De Piccoli, è quella già presentata nel 2006 come alternativa del Mose – si sarebbero potuti rialzare i fondali di accesso al porto – e scartata dal governo.

Banchine galleggianti a Punta Sabbioni, fronte mare. Che fare allora della Marittima, destinazione di ingenti investimenti negli ultimi anni? Ecco la proposta, illustrata ieri con schede e slides. La Marittima liberata dalle grandi navi potrà ospitare al nuovo terminal Isonzo le navi fino a 40 mila tonnellate – previste dal decreto Clini-Passera e i collegamenti con Slovenia e Croazia, restituendo alla città l’area di San Basilio. Nei 90 mila metri quadrati di spazi acquei potrà trovare posto una grande marina di barche a vela e da diporto. Fino a 500 posti da affidare a un concessionario. Il Porto e il Demanio non dovrebbero spendere nulla, ma ci guadagnerebbero i canoni annuali. Negli altri edifici della parte ovest in ottimo stato potrebbero trovare posto nuove attività direzionali

(«per invertire la tendenza iniziata anni fa con il trasferimento delle Assicurazioni Generali», ricorda De Piccoli),

ma anche la nuova sede unica del Casinò, raggiungibile dalla città storica e dalla terraferma con disponibilità di parcheggi. E gli uffici della Città metropolitana. Infine la nuova edilizia residenziale, 34 mila metri quadrati da destinare a nuove case per ripopolare la città. Insomma, una «miniera d’oro». «Utopia? Sono sicuro che ministri, sindaci e presidenti pro tempore sapranno valutare i vantaggi di questa proposta», sorride De Piccoli. Il dibattito è aperto.

Alberto Vitucci

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Terminal ecologico, rifornimento da terra

L’annuncio della Vtp. Question time alla Camera: il ministro Lupi esaminerà le soluzioni alternative

Le navi a Punta Sabbioni e la Marittima agli yacht? Fantasie. Venezia terminal passeggeri stronca sul nascere la proposta alternativa per l’uso della Marittima. E si prepara a presentare al ministro Lupi, nell’incontro della settimana prossima a Roma, la sua proposta. Lo scavo del canale Contorta Sant’Angelo. «Per realizzare un’altra via di accesso», spiega il presidente Sandro Trevisanato, «che resta per noi imprescindibile». Senso unico, dunque. E navi ridotte dalle attuali 1400 a 350 per lo spostamento dei traghetti a Marghera, che sarà operativo in primavera. Ipotesi che ha già sollevato la protesta del comitato Grandi Navi. Ma che Vtp, società concessionaria del traffico passeggeri, intende portare avanti. Ieri Trevisanato ha annunciato anche l’avvio del «cold ironing», il rifornimento da terra per le navi che dovrebbe evitare i motori accessi e il grande inquinamento quando sono in porto. «Lo facciamo adesso perché si liberano nuove aree», dice Trevisanato. Che ha anche annunciato l’espansione della società che ha acquistato partecipazioni in altri porti come Pola, Zara, Ragusa e Istanbul e gli italiani Cagliari, Catania, Brindisi, Ravenna. «A Ravenna abbiamo portato le navi da 9 a cento», dice Trevisanato, «il nostro lavoro tanto criticato in città viene apprezzato in Italia e all’estero». Quanto allo spostamento della Marittima, Trevisanato è categorico: «Dopo i soldi investiti e i restauri non possiamo smantellare un patrimonio del genere. Adesso abbiamo restaurato anche i magazzini 109 e 110, saranno l’ottava stazione. Dunque possiamo ricevere otto grandi navi contemporaneamente. Abbiamo la ferrovia, i parcheggi e le strade per i camion, il people mover e gli spazi. Non possiamo andar via. E ai nostri clienti dobbiamo garantire San Marco, il mercato lo richiede. Le navi sotto le 40 mila tonnellate sono il 10 per cento del traffico totale. Ieri sera all’hotel Amadeus assemblea sulle navi. Posizioni contrarie al passaggio davanti a San Marco. E anche soluzioni alternative, come quella lanciata dal deputato veneziano di Scelta civica Enrico Zanetti. «Le navi potrebbero entrare da San Nicolò e passare dietro la Giudecca, scavando il canale del Fasiol». New entry tra le proposte alternative che ha riscosso qualche interesse. Le altre, che il ministro delle Infrastrutture Lupi ha promesso di esaminare, sono quella del sindaco Orsoni (Marghera), del Porto (nuovo canale) e di De Piccoli (Punta Sabbioni).(a.v.)

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In vista del vertice del 25 luglio a Roma sulle grandi navi – con i ministri Lupi e Orlando che hanno chiesto a Comune, Porto, Magistrato alle Acque, categorie la presentazione di accessi alternativi al transito in Bacino San Marco – il deputato 5 stelle Marco Da Villa ha reiterato un’interrogazione rivolta ai ministri di Ambiente, Infrastrutture e Sviluppo economico. Il deputato chiede che accanto agli armatori (favorevoli al progetto del porto di escavo del Canale Contorta dell’Angelo) sia presente anche un rappresentante del comitato No GrandiNavi-Laguna Bene Comune” e che tra le ipotesi vagliate sia compresa quella “do nothing”, ovvero, applicare il decreto Clini-Passera così com’è, lasciando fuori dalla laguna tutte le navi oltre le 40 mila tonnellate.

«Sarebbe auspicabile l’adozione da parte del ministero di un mix delle soluzioni al fine di tutelare i posti di lavoro al porto», osserva il deputato mestrino, «ma, contemporaneamente, tutelare il prezioso ecosistema lagunare e quindi progressivamente spostare tutto il traffico navale non compatibile con la laguna»,

come prevede la legge speciale anche per il traffico petrolifero, sin dal 1984. Quanto alla «non troppo velata minaccia» – osserva M5s – fatta dal presidente del Porto, Paolo Costa, di non realizzare l’atteso parcheggio multipiano (con hotel e centri commerciali) in Marittima, il movimento

«ricorda agli smemorati, che l’area dell’ex scalo ferroviario è stata dismessa dal Porto e quindi dovrebbe essere restituita al Comune come già segnalato nella precedente legislatura da un’interrogazione del senatore Casson. Inoltre la realizzazione di un maxi parcheggio stride fortemente con la politica, tanto strombazzata a parole, di dissuasione dall’arrivo del traffico automobilistico a piazzale Roma».

Tornando alle grandi navi, il Pd sostiene il sindaco Orsoni nell’annunciata volontà di andare a Roma con la richiesta di applicare – osserva il capogruppo Borghello –

«il decreto Clini-Passera, allontanando da subito le navi superiori ai 300 metri e dirottandole sullo scalo di Marghera, in attesa di prendere una soluzione condivisa, che a nostro giudizio potrebbe essere lo scavo del Canale Vittorio Emanuele, da Porto Marghera verso la Marittima».

(r.d.r.)

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AMBIENTE – Lo stop all’elettrodotto di Terna blocca il piano di riqualificazione di Moranzani e lo scavo dei canali

L’ex commissario Casarin: «L’ente era favorevole, poi la Zaccariotto ha cambiato le carte in tavola»

IL PROBLEMA – Fanghi bloccati nelle vasche provvisorie

«Sono indignato» e come Roberto Casarin lo sono anche molti abitanti di Malcontenta e Fusina. Si sentono presi in giro perché il Vallone Moranzani, una delle più grandi operazioni di risanamento e ripristino ambientale e idrogeologico del nostro paese e probabilmente d’Europa, come l’ha definita lo stesso assessore comunale all’Ambiente Gianfranco Bettin, rischia di saltare per sempre dopo che, su ricorso di cittadini della Riviera del Brenta, il Consiglio di Stato ha annullato il decreto di approvazione del Ministero dello Sviluppo economico, per un difetto di parere del ministero dei Beni culturali.
L’ex commissario straordinario ai fanghi spiega come il blocco del Vallone metta a rischio non solo il progetto in sè ma anche, in prospettiva, la portualità veneziana.
I Comuni e vari cittadini della Riviera, però, gridano allo scandalo contro il nuovo elettrodotto aereo di Terna che rovinerebbe il paesaggio storico e artistico, e quei 30 chilometri di cavi ad alta tensione fanno parte integrante del Vallone Moranzani.
«Non può essere che in questo Paese si arrivi ad un accordo, dopo anni di confronti e discussioni cui, caso raro in Italia, partecipò l’intero quartiere e cui partecipò attivamente la stessa Provincia. E, dopo due anni dal cambio di Amministrazione, la Provincia si rimangi tutto».
Casarin si riferisce a quanto ha dichiarato la presidente Francesca Zaccariotto alla terza commissione di qualche giorno fa: «La Provincia ha da sempre espresso un parere negativo sul progetto dell’elettrodotto Dolo-Camin».
Da sempre non è vero perché l’Accordo di programma per il Vallone Moranzani è stato firmato il 31 marzo del 2008 e la Provincia era favorevole. «E allora già si conosceva sin dal 1 marzo 2007 il progetto di Terna, che prevede l’interramento dell’elettrodotto a Malcontenta, altrimenti è impossibile realizzare la discarica e il parco sotto ai cavi dell’alta tensione, e altri 30 chilometri di elettrodotto aereo tra Dolo e Camin – afferma Casarin -. E vale solo la pena ricordare che quei 30 chilometri sostituiscono ben 100 chilometri di linee aeree già esistenti, e che non potrebbero essere interrati per evidenti problemi tecnici già spiegati decine di volte».
La presidente Zaccariotto ha detto che bisogna lavorare per arrivare ad una nuova soluzione condivisa.
«La Provincia ha cambiato le carte in tavola votando contro durante la Conferenza dei servizi del 14 dicembre 2012, dopo la quale il Mise varò il decreto di approvazione, quello bocciato dal Consiglio di Stato – continua Casarin -. Francamente, però, non capisco quale possa essere una soluzione diversa condivisa. Il vero dramma è che abbiamo 170 mila metri cubi di fanghi nelle vasche di stoccaggio provvisorio che attendono di essere portati nella nuova discarica che rischia di non nascere. E poi abbiamo altri 4 milioni di metri cubi di fanghi ancora nei canali. Eravamo riusciti a portare i canali ad una profondità tale da rendere pienamente operativo il porto ma bisogna continuare a scavare per mantenere quei fondali. E invece rischia di bloccarsi tutto. I Comuni della Riviera vogliono difendere il paesaggio ma intanto continuano a buttare i loro rifiuti all’impianto di Fusina. Un po’ comodo mi pare».

IL PROGETTO – Un parco sopra gli scavi dei canali industriali

Il progetto del Vallone Moranzani è il frutto di anni di discussioni e confronti tra istituzioni locali e nazionali e i cittadini della zona i quali, in cambio di compensazioni ambientali, hanno accettato di accogliere un’altra discarica da 2 milioni e mezzo di metri cubi di fanghi inquinati dei canali industriali. La discarica sorgerà sopra ad una vecchia discarica del petrolchimico, poi tutto verrà coperto da terra e sarà realizzato un grande parco urbano; inoltre Malcontenta e Marghera hanno ottenuto la sistemazione idraulica del territorio (niente più allagamenti), una nuova viabilità per dividere quella urbana da quella industriale e commerciale, lo spostamento della fabbrica San Marco Petroli lontano dalle case. (e.t.)

 

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