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Palais Lumière, mentre si attende la ripresa della trattativa tra Cardin e il nipote Basilicati con il sindaco Giorgio Orsoni, una interrogazione di Renzo Scarpa (Gruppo misto) al primo cittadino invita il primo cittadino ad «proporre o imporre allo stilista l’apertura di un bando internazionale di idee al fine di coinvolgere la comunità e superare definitivamente il progetto attraverso la definizione di un piano di recupero e rilancio del territorio interessato dall’operazione», aprendo anche

«alla partecipazione dei cittadini veneziani alle decisioni sulla ipotesi Palais Lumière e sulle alternative progettuali e procedurali a beneficio della città».

Questo perché, spiega Renzo Scarpa nella sua interrogazione al sindaco Orsoni,

da una parte il progetto della torre da 250 metri ha sollevato prese di posizione fortemente critiche a livello internazionale e valutazioni contrarie di associazioni ambientaliste e c’è il timore che i posti di lavoro che si verrebbero a creare «non risulterebbero aggiuntivi ma in concorrenza con quelli già esistenti»

e dall’altra però l’iniziativa imprenditoriale, se consolidata e garantita sul piano finanziario, potrebbe comportare un impulso positivo all’economia veneziana.

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Nuova Venezia – Orsoni: “Li aspettiamo per vendere”

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

16

mag

2013

 

Il sindaco replica a Basilicati: «Da Natale siamo in attesa della firma del contratto di vendita delle aree e del pagamento»

«È da Natale che aspettiamo l’ingegner Basilicati. Noi abbiamo dato la nostra disponibilità da prima di Natale e siamo stati ad aspettare. Dipende a questo punto solo da loro. In verità non hanno neanche voluto firmare un preliminare con noi per l’acquisto delle aree».

Giorgio Orsoni risponde a distanza a Rodrigo Basilicati, nipote di Pierre Cardin, arrivato martedì a Marghera per incontrare Confapi e Apindustria, rilanciando dopo mesi di attesa, il progetto del Palais Lumière e ricordando che «entro giugno serve l’ok definitivo», per concretizzare l’acquisto delle aree e mandare avanti il progetto. All’appello mancano i terreni del Comune di Venezia. La trattativa che si aggira sui 35 milioni di euro si è arenata da mesi. La vendita non si è concretizzata finora, soldi non se ne sono visti. Giorgio Orsoni ricorda che è da Natale, e dalla polemica sulla mancata vendita che ha creato problemi al Comune, impegnato nella corsa per restare dentro il Patto di Stabilità, che Ca’ Farsetti non ha un dialogo con la società di Basilicati e Cardin per chiudere l’accordo.

«Noi non ci siamo mai tirati indietro, la nostra disponibilità a chiudere la vendita è invariata e lo sanno da tempo».

Chiediamo al sindaco se è possibile una trattativa su costi inferiori a quelli noti. Il sindaco lascia poco spazio alle interpretazioni:

«Non siamo in un suk, queste sono cose serie. Ci sono valutazioni e stime».

E, avverte poi Orsoni, il problema di fondo è tutto lì: la proprietà delle aree su cui dovrà nascere il Palais Lumière con i suoi 250 metri di altezza.

«Ricordo, ancora una volta, che se non c’è alcun titolo di acquisto, ed è la legge a dirlo, non io e tanto meno il Comune di Venezia, non si possono mandare avanti titoli autorizzativi».

Insomma serve la proprietà delle aree che Cardin e il nipote a Marghera ancora non hanno, visto che sono stati finora firmati solo dei preliminari che, per stessa comunicazione di Basilicati, scadono il prossimo 30 giugno e che interessano il 51 per cento dell’area. «Senza la certezza di poter realizzare il progetto, il primo luglio non potremo passare all’acquisto definitivo», dice Basilicati agli imprenditori di Marghera. Una specie di aut aut per stringere sull’accordo di programma che è in capo non al Comune ma alla Regione Veneto e che deve dare, dopo una conferenza di servizi che si attende da mesi, il via libera finale. Da quel che si sa, il termine del 30 giugno non è una spada di Damocle che pende sul progetto: nei contratti di prelazione siglati per le aree entro il 30 giugno la Concept Creatif potrà o disdettare l’acquisto o concluderlo o ancora chiedere una proroga di sei mesi. A Ca’ Farsetti nessuno, in primis il sindaco,ci sta a passare per quello che mette i bastoni tra le ruote allo sviluppo. Orsoni precisa che per la legge italiana se non si è proprietari dei terreni il progetto non va avanti. Concetto che l’Urbanistica nelle sue valutazioni ha più volte spiegato ai progettisti di Cardin. Ma Orsoni lascia apertissima la porta alla conclusione della vendita delle aree.

«Io la porta non l’ho mai chiusa. Tutte le volte che il signor Basilicati mi ha chiesto un appuntamento io l’ho dato. Sono andato anche a Parigi a parlare personalmente con suo zio. I nostri uffici sono sempre stati molto disponibili al dialogo. Noi lo aspettiamo».

Ca’ Farsetti, quindi, si dice pronta a firmare e il sindaco non ha affatto smesso di ritenere importante il progetto Palais Lumière.

«Non importa ciò che penso», ribadisce il sindaco, «noi non ci siamo mai tirati indietro».

E se si ricorda al sindaco che c’è anche un altro problema non da poco, ovvero il vincolo posto dal ministero dei Beni culturali che rischierebbe di fermare tanti progetti, torre Cardin, compresa, Orsoni taglia corto:

«Quella è tutta un’altra partita».

Mitia Chiarin

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MARGHERA – Chiuso con lucchetti e catene il cancello dell’impianto

La carica dei 200. In tanti, ieri mattina, hanno «preso d’assalto» l’impianto di trattamento rifiuti Alles di Malcontenta. Per contestare il progetto di ampliamento, approvato dalla Regione. Una folla di cittadini – dai bambini a mamme e nonni – che da Marghera ha raggiunto, in bicicletta, lo stabilimento di via dell’Elettronica malgrado il tempo incerto. Il corteo colorato, promosso dall’assemblea permanente contro il rischio chimico, ha ribadito il no della città al revamping.

«Non sarà accettato – hanno scandito i manifestanti – nessun progetto legato al business dei rifiuti tossico-nocivi. No a Marghera pattumiera d’Italia.»

Il potenziamento di Alles permetterebbe, infatti, di trattare rifiuti provenienti anche dal mercato nazionale ed internazionale e aprirebbe le porte di Marghera ad una concentrazione di questo tipo di aziende, con effetti disastrosi sulla salute. I manifestanti hanno voluto dare un’immagine della loro volontà di chiudere con un futuro di rifiuti, apponendo catene e lucchetti sul cancello di Alles oltre a posizionare cartelli inneggianti «No al revamping di Alles» e «Mantovani, giù le mani dalla città». Prossimo appuntamento della protesta, è fissato per mercoledì 15 alle 21 al centro Gardenia di Marghera per definire le prossime iniziative. (g.gim.)

 

 

Duecento cittadini hanno partecipato alla protesta terminata davanti ai cancelli dell’azienda

MARGHERA. Circa 200 cittadini di Marghera ieri mattina, malgrado il maltempo, hanno attraversato la città con un colorato corteo di biciclette che ha raggiunto in via dell’Elettronica la sede dell’impianto di trattamento di fanghi di Alles spa (gruppo Mantovani). La manifestazione è stata organizzata dall’Assemblea Permanente Contro il Rischio Chimico per

«affermare che nessun progetto legato al business dei rifiuti tossico-nocivi e speciali pericolosi sarà accettato».

Per i manifestanti il “revamping” degli impianti di Alles – approvato dalla regione Veneto malgrado il no di Comune e Provincia – permetterebbe di trattare rifiuti provenienti anche dal mercato nazionale ed internazionale e aprirebbe le porte di Marghera ad una concentrazione di questo tipo di aziende, facendone una discarica con effetti disastrosi sulla salute pubblica.

«Per questo motivo»A hanno spiegato i manifestanti davanti alla portineria di Alles «abbiamo sanzionato chiudendo il cancello d’ingresso con catene e lucchetti».

I manifestanti hanno coperto e le sue insegne dell’entrata con scritte colorate. Dagli interventi al megafono è stato ribadito che

«è iniziata una mobilitazione popolare che ha come obiettivo lo stop a questo potenziamento e a tutti gli appetiti futuri legati a questo business. Famiglie e cittadini, comitati e amministratori locali, pediatri e associazioni concordano nel dichiarare con forza che il potenziamento di Alles non passerà!» .

Per mercoledì prossimo, alle ore 21 presso il centro Gardenia (davanti al municipio di Marghera), nuova assemblea per discutere e definire le prossime iniziative e scadenze da organizzare. Inoltre il il 7-8-9 giugno in cui i comitati italiani e internazionali contro le grandi opere si ritroveranno a Venezia e Marghera per un meeting di lotta e discussione organizzato dal Comitato contro le Grandi Navi in bacino a San Marco.

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MARGHERA – Voto in Municipalità contro il potenziamento dell’impianto, oggi biciclettata di protesta

Far sentire alla Regione la contrarietà della città al potenziamento dell’impianto Alles. È questo l’obiettivo dei consiglieri della Municipalità di Marghera che giovedì al termine di tre ore di convocazione straordinaria, hanno approvato un ordine del giorno con cui esprimono il loro no alla prospettiva di una Porto Marghera-polo per il trattamento dei rifiuti pericolosi. Dal voto si sono astenuti i rappresentanti di Pdl, Lega Nord e Gruppo Misto. Alla seduta, cui hanno partecipato numerosi cittadini e rappresentanti delle categorie economiche, erano presenti l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin ed il consigliere regionale Bruno Pigozzo (Pd), che, insieme ad altri esponenti d’opposizione, ha chiesto alla Giunta Zaia di fare marcia indietro rispetto all’approvazione del potenziamento di Alles. Bettin ha contestato, soprattutto, la decisione d’imperio della Regione che impone una variante urbanistica peggiorativa rispetti ai piani regolatori elaborati dal Comune.

«Con l’ordine del giorno, che condivide la decisione del Comune di ricorrere al Tar, si ribadisce come la decisione regionale sia in aperto contrasto con la prospettiva della bonifica delle aree inquinate, della riconversione dei cicli produttivi inquinanti e del rilancio produttivo di Porto Marghera con attività pulite, ecologicamente compatibili e sostenibili. Come Municipalità, – afferma il presidente Flavio Dal Corso – organizzeremo manifestazioni di protesta per far sentire tutta l’opposizione della comunità di Marghera e Malcontenta alla decisione della Giunta Regionale del Veneto».

Per oggi, intanto, l’assemblea permanente contro il rischio chimico ha promosso una biciclettata di protesta sotto le finestre dell’impianto di Malcontenta: partenza alle 10 da piazza Municipio a Marghera.

 

Il consiglio approva un ordine del giorno contro il via libera al progetto di Alles

MARGHERA. La Municipalità di Marghera si schiera apertamente contro la delibera della Giunta Regionale del Veneto, firmata dal governatore Luca Zaia, che autorizza il progetto di Alles spa di potenziamento (revamping) dell’impianto di sua proprietà che si trova in via dell’Elettronica per il trattamento di rifiuti «speciali anche pericolosi». Il consiglio della municipalità di Marghera ha approvato l’altra sera – dopo un ampio e lungo dibattito a cui ha partecipato l’assessore all’Ambiente, Gianfranco Bettin – con 12 voti favorevoli e 6 astenuti ( Pdl, Lega Nord e Gruppo Misto) un ordine del giorno in cui sostiene che l’autorizzazione firmata da Zaia e il conseguente parere di «compatibilità ambientale» del progetto di Alles

«è inaccettabile, estremamente grave e pericolosa per la salute dei cittadini e dei lavoratori della zona industriale, nonché dannosa per il territorio e l’ambiente, e in aperto contrasto con la prospettiva della bonifica delle aree inquinate, della riconversione dei cicli produttivi inquinanti e del rilancio produttivo del polo di Porto Marghera con attività pulite, ecologicamente compatibili e davvero sostenibili, prospettiva sostenuta a parole, tra gli altri, anche dalla Giunta e Consiglio regionale del Veneto».

Già l’anno scorso la Municipalità di Marghera già aveva chiesto alla Giunta regionale di

«non recepire il parere positivo della Commissione Tecnica Via alla richiesta di potenziamento della piattaforma per il trattamento di fanghi e rifiuti contenenti anche sostanze tossico-nocive e  di negare qualsiasi autorizzazione al potenziamento dell’impianto di ricondizionamento di rifiuti speciali anche pericolosi di Alles spa».

«Visto che si tratta di una deliberazione riguardante un progetto fortemente contrastato dalla nostra Municipalità, dal Comune di Venezia che ha annunciato un ricorso al Tar contro la delibera di autorizzazione e dalla Provincia»

continua l’ordine del giorno votato l’altra sera

«appare inspiegabile come, nella sostanza, siano state accolte tutte le richieste di Alles, una società del gruppo Mantovani attualmente sotto inchiesta e molto chiacchierato per il ruolo dominante negli appalti nel Veneto».

Nel corso del dibattito è intervenuto anche il consigliere regionale di opposizione Bruno Pigozzo, presentatore con altri consiglieri di una mozione che chiede alla Giunta Zaia di rivedere tale decisione». Il consiglio ha dato quindi mandato al presidente Flavio Dal Corso e all’Esecutivo della Municipalità di

«organizzare adeguate iniziative, manifestazioni o presidi, a sostegno di tale opposizione alla delibera della Giunta Regionale».

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«Mi ha garantito che convocherà presto un Comitatone e metterà la città in condizione di decidere»

Il presidente del porto Costa: «Pronti a lasciare San Marco». E rilancia il nuovo canale da 40 milioni

Grandi navi a Marghera. Il sindaco Giorgio Orsoni lo aveva proposto un anno fa, dopo l’incidente della Costa Concordia. Adesso, dopo i morti di Genova, la proposta viene rilanciata. E ieri è stata presentata a Roma al nuovo ministro delle Infrastrutture del governo Letta, Maurizio Lupi. Che ha annunciato la prossima convocazione del Comitatone.

«Il ministro mi ha garantito che la città sarà coinvolta nelle decisioni che la riguardano», dice Orsoni, «e sarà avviato subito un tavolo tecnico per trovare la soluzione migliore. Il problema non può più essere rinviato. E la soluzione più rapida è quella di far entrare le navi di grandi dimensioni da Malamocco e farle fermare a Marghera».

Tesi che non è condivisa dall’Autorità portuale. Il presidente Paolo Costa ha ribadito ieri mattina ai microfoni di Radio Rai che la soluzione è quella di scavare il nuovo canale Contorta Sant’Angelo per far arrivare tutte le navi in Marittima entrando da Malamocco. «Noi siamo pronti da un anno ad andar via da San Marco», dice, «abbiamo proposto al governo il nostro progetto». Ma la nuova grande opera costerebbe 40 milioni di euro, e incontra l’opposizione degli esperti e degli ambientalisti perché aumenterebbe l’erosione in laguna. Quanto ai rischi, Costa ribadisce: «La navigazione in laguna è sicura, perché le navi passano a 80 metri dalla riva su canali naturali, con due rimorchiatori e due piloti. In ogni caso si arenerebbero senza toccare la riva». Stessa tesi già espressa ieri da Sandro Trevisanato, preidente della Venezia terminal passeggeri.

Ma i comitati non ci stanno. Hanno presentato alla Procura un nuovo esposto che riguarda anche i rischi ambientali del passaggio delle grandi navi in mezzo alla laguna – fumi ed elettrosmog – e inviato un corposo dossier con le 12.500 firme raccolte al nuovo presidente della commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci.

«Hanno ragione», ha risposto Realacci, «occorre interdire da subito la navigazione alle grandi navi in bacino San Marco e nel canale della Giudecca. L’appello rivolto al governo sarà raccolto».

L’anno scorso, all’epoca del disastro del Giglio, il governo Monti aveva emesso un decreto, vietando la navigazione a ridosso delle «aree sensibili» delle navi superiori alle 40 tonnellate di stazza. Valido da allora per tutta Italia ma non per la laguna e San Marco.

«A Venezia la legalità e la democrazia sono sospese», accusa l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin, qui il decreto non viene applicato e il Comune non ha poteri di intervenire sulle sue acque. Una vergogna».

Domani in Marittima saranno sette le grandi navi ormeggiate, tutte della classe superiore con 300 metri di lunghezza, 110 mila tonnellate di stazza (il triplo del mercantile che ha abbattuto la torre di piloti a Genova), altezza superiore a quella del campanile di San Giorgio. Polemica che si riapre sempre all’indomani delle tragedie. Per ora tutto va avanti come prima.

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La strada della ribellione contro Marghera, pattumiera d’Italia è imboccata. Lo ha deciso, martedì sera, un’affollata riunione promossa dall’assemblea permanente dei cittadini contro il rischio chimico. A gremire la sala consiliare di piazza Municipio, cittadini inferociti a fronte dal «sì» della Giunta Zaia all’ampliamento dell’impianto di Alles a Malcontenta. Nessuna rassegnazione – erano presenti anche il presidente di Marghera Dal Corso e l’assessore Bettin – ma solo l’intenzione di avviare una contestazione che si aprirà sabato 11 maggio con una biciclettata sotto le finestre dell’impianto della Mantovani. Il corteo partirà alle 10 da piazza Municipio.

«Diremo, forte e chiaro, che – sottolinea il portavoce dell’assemblea permanente Roberto Trevisan – progetto Alles e Mantovani sono incompatibili con la città».

Altre iniziative sono in cantiere e verranno definite durante la consueta riunione del mercoledì alle 21 presso il centro Gardenia.

 

All’assemblea cittadina Bettin conferma: «Ricorso contro la delibera regionale perché manca la Vas». Stasera ne discute anche il consiglio di Municipalità

MARGHERA. Oggi alle 20.45 in municipio il caso Alles sarà discusso in una riunione del consiglio di Municipalità a cui prenderà parte anche l’assessore comunale all’Ambiente Gianfranco Bettin. Il componente della giunta comunale, da sempre in prima linea contro i progetti tesi a trasformare Porto Marghera nel luogo per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi provenienti da tutta Italia, l’altro ieri sera ha partecipato ad un affollato incontro organizzato in municipio dall’Assemblea permanente contro il rischio chimico.

Bettin ha ricordato che

«la giunta comunale ha fatto ricorso al Tar contro la decisione della giunta regionale che ha dato il via libera al potenziamento di Alles. Il procedimento autorizzativo è incompleto in quanto manca la Vas (Valutazione ambientale strategica)».

Roberto Trevisan dell’Assemblea permanente ha annunciato che

«sabato alle 10 partirà da piazza Municipio una manifestazione in bicicletta per contestare il progetto Alles che arriverà sino a Malcontenta davanti alla sede di Mantovani».

Inoltre, il presidente della Municipalità Flavio Dal Corso ha annunciato che durante la riunione odierna del consiglio municipale sarà lanciata una

«manifestazione cittadina a Venezia, per contestare la decisione inaccettabile della giunta regionale».

La protesta contro Alles però potrebbe unirsi a tutte le vertenze ambientali della regione e del Paese. Un rappresentante del comitato “No grandi navi” ha proposto, l’altra sera, ai cittadini di Marghera, di

«partecipare ad una grande mobilitazione dei comitati di tutta Italia che si terrà l’8 e il 9 giugno a Venezia».

Una rappresentante del M5S, invece, ha annunciato che presto i grillini organizzeranno un incontro sulla questione a Marghera e ha aggiunto:

«Metteremo a disposizione i nostri parlamentari per fermare il progetto Alles ma è necessario porre il problema anche a livello europeo».

Il consigliere regionale Gennaro Marotta (IdV), invece, ha affermato:

«La Lega in Provincia a suo tempo si è pronunciato contro il potenziamento di Alles ma è stata smentita dal governatore leghista Luca Zaia che ha approvato il progetto. La presidente della Provincia Francesca Zaccariotto provi a far tornare sui suoi passi Zaia».

Davide Scano del M5S, invece, ha detto:

«Bisogna denunciare il conflitto di interessi di cui è protagonista il funzionario regionale Silvano Vernizzi a causa dei suoi mille incarichi istituzionali. E’ commissario alla Pedemontana, commissario del Passante di Mestre, commissario al traffico di diverse città, amministratore delegato di Veneto Strade, presidente della commissione Vas, presidente della commissione Via».

Michele Bugliari

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Smaltimento legale. Il riavvio dell’impianto solo per trattare fanghi e acque locali non è ancora stato attuato ma Regione, Comune e Veritas assicurano: «Si farà»

Il buon esempio su come smaltire legalmente e in sicurezza acque, fanghi e rifiuti contaminati da sostanze tossiche, sia di origine civile che industriale, a Porto Marghera c’è già. Peccato, che la parte del Progetto integrato di Fusina (Pif) – che include il megadepuratore della Regione e il tubo di scarico in mare che corre per 12 chilometri sotto la laguna – riguardante la gestione della piattaforma dell’SG31 siano ancora in «stand by». Il progetto, condiviso da Comune di Venezia e Regione Veneto, prevede la «Integrazione tra le piattaforme del Pif e quella dell’SG31» per il trattamento delle acque e dei rifiuti provenienti solo da un ambito locale o al massimo regionale «con il revamping e l’ottimizzazione energetica dell’inceneritore esistente». L’SG31 ha più di 30 anni e recentemente è stato ceduto alla società controllata da Regione, Veritas e gruppo Mantovani (la Sifa) a Spm , ovvero il consorzio formato dalle società che operano al Petrolchimico con il bilancio in rosso a causa delle chiusure di impianti chimici ex Enichem, Montefibre, Ineos-Vinyls che hanno fatto mancare quote associative ed acque e fanghi da trattare e smaltire. Le grandi potenzialità e il sottoutilizzo dell’SG31 con il forno ormai spento, avevano risvegliato molti appetiti di affaristi del settore, compreso quello della Ste (Servizi tecnologici per l’ecologia), di proprietà di Stefano Gavioli, che però dopo le grandi poteste dei cittadini di Marghera e le prese di posizione dell’amministrazione comunale, ha ritirato il suo progetto (che dall’estate del 2011 era al vaglio della commissione regionale di Valutazione di impatto ambientale) per il riavvio dell’impianto di incenerimento allo scopo di bruciare grandi quantità di fanghi contaminati provenienti da chissà dove. Un accordo tra Comune e Regione mise fine ad ogni mira esterna sull’SG31, ribadendo il suo utilizzo «per soddisfare le necessità di smaltimento di acque reflue, fanghi e rifiuti prodotti solo nell’area metropolitana» escludendo quindi il suo utilizzo «per smaltire rifiuti pericolosi e/o tossici provenienti da aree territoriali diverse». Per garantire, comunque, al forno già esistente e al secondo che si dovrebbe costruire (revamping) è previsto il trattamento di 40/50 mila tonnellate annue di fanghi biologici dell’area metropolitana veneziana conferiti da Veritas, nonché l’’incenerimento, con recupero energetico, del Combustibile da rifiuti (Cdr) di Veritas, non utilizzato dalla centrale Enel. L’empasse che sta bloccando l’attuazione di questo progetto sembra dovuto a diversi fattori, a cominciare dall’uscita di scena di Piergiorgio Baita (l’ex presidente del gruppo Mantovani e grande alleato della Giunta regionale), fino alle “liti” interne al consorzio Spm, tra le società che fanno capo ad Eni e gestiscono anche gli impianti di demineralizzazione delle acque industriale (Demi) e di falda (Taf). In ogni caso il commissario della Regione, Giovanni Artico: «è in arrivo il terzo atto integrativo che aggiorna l’accordo per il Pif e l’SG31 e ne garantirà la piena attuazione in trasparenza e nel rispetto delle reciproche responsabilità». Anche Veritas assicura che il progetto sarà presto attuato in ogni sua parte. Ne è convinto anche l’assessore comunale all’Ambiente, Gianfranco Bettin, che dice:

«La gestione della piattaforma dell’SG31 sarà un esempio di legalità e rispetto della popolazione e dell’ambiente in un settore dove la criminalità e il malaffare sono sempre più presenti».

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