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Mirano. Il libro “Wal-Mart” di Luigi De Gobbi: il commercio tra negozi, Veneto City e Nave de Vero

MIRANO «I centri commerciali ci stanno impoverendo». Sale dai piccoli centri storici come Mirano il grido di dolore delle botteghe di vicinato. L’occasione è la presentazione alla Libreria Mondadori di piazza Martiri del libro di Luigi De Gobbi “Wal-Mart fra Veneto City e Nave de Vero”. La crociata contro i grandi centri commerciali poggia su basi solide: l’autore ha dimostrato come Wal-Mart, la più grande catena mondiale di “supercenter”, sia un modello di impoverimento del territorio adattabile, purtroppo, anche ai centri commerciali mestrini e quelli, come Veneto City, previsti – tra molte contestazioni anche da comitati e Comuni della Riviera del Brenta – alle porte del Miranese. La tesi. «Le piccole medie imprese di questo territorio sono le prime a subire la crisi, se poi ci mettiamo i colossi arrivati e quelli in arrivo, è la mazzata finale», spiega De Gobbi, «i 500 addetti di Nave de Vero non sono nuovi posti di lavoro: primo, perché non sono a tempo indeterminato, secondo, perché a perdere il posto sono i dipendenti delle piccole botteghe di paese, che a poco a poco chiuderanno. I cittadini non hanno bisogno di più di quello che già comprano: a cambiare oggi è l’offerta, non la domanda», ha osservato l’autore del libro.

Mani legate. «I Comuni possono ben poco», afferma il sindaco di Mirano e neopresidente Anci Veneto, Maria Rosa Pavanello, «non possiamo più intervenire sul rilascio delle licenze, abbiamo vincoli sulla tassazione, la competenza decisoria sui grandi centri commerciali è regionale. Non ci resta, obiettivamente, che incentivare l’utilizzo dei centri storici con delle iniziative. Ma è una guerra di resistenza: a Vetrego, la nostra frazione più povera, siamo arrivati a proporre gruppi di acquisto per portare pane e latte agli anziani che non hanno più negozi in paese». E ci sono perfino inviti ad acquistare i nuovi alloggi appena costruiti per «ripropolare la frazione».

Nuovi baricentri. Mirano resiste, ma per quanto ancora? Altrove già si muore. Il direttore di Confcommercio Venezia, Danilo De Nardi, spiega: «È anche una questione ambientale: questi nuovi centri consumano suolo, vengono realizzati in campagna a scapito di agricoltura e paesaggio, mentre le città di svuotano. La città non è più il posto dove fare acquisti». Aggiunge Ennio Gallo, presidente di Confcommercio Miranese: «La bottega era una palestra per i giovani, si imparava la professione: nei supercenter stiamo distruggendo anche questo. Oggi in piazza a Mirano c’è un solo panificio, un tempo erano diversi, si poteva scegliere. Può vivere a lungo una piazza di soli bar?».

No Ztl. Prosegue Gallo: «La grande distribuzione ha tre punti di forza: un’offerta commerciale completa, facilità d’accesso e di parcheggio. Mettere nei nostri centri storici zone a traffico limitato e parcheggi a pagamento equivalgono a dire ai residenti: andatevene. Che modello vogliamo? Se l’obiettivo è avere città vive, dobbiamo parlare di urbanistica, non di pedonalizzazione e piazze aperte o chiuse. Dobbiamo evitare di finire come tutti Mestre: Ztl, solo parcheggi blu e moria di negozi inarrestabile».

Filippo De Gaspari

 

MIRANO Sindaco e operatori lanciano l’allarme soprattutto per le frazioni

«Annientati dagli ipermercati»

«Nessuna bottega di alimentari e un solo panificio, è un massacro»

CRISI  «I negozi chiudono, i commercianti restano disoccupati e la gente muove la macchina anche solo per comprare pane e latte»

«I centri commerciali portano nuovi posti di lavoro? Si, ma quanti ne distruggono?». Il grido d’allarme arriva da Mirano, a lanciare la crociata è Confcommercio: «L’esempio di Vetrego è il più eclatante, Scaltenigo e Zianigo sono sulla stessa strada. I negozi chiudono, i commercianti restano disoccupati e la gente muove la macchina anche solo per comprare pane e latte». Il tema è stato dibattuto giovedì sera alla libreria Mondadori in occasione della presentazione del libro «Wal-Mart fra Veneto City e Nave de Vero – Come i centri commerciali ci stanno impoverendo» scritto dal mirese Luigi De Gobbi. «Le grandi strutture di Mestre e Marghera portano nuovi posti di lavoro – ragiona l’autore – ma sono quasi tutti contratti a chiamata o comunque a tempo determinato. E poi pensate alle commesse del negozio sotto casa: loro sono quelle che perderanno il lavoro». Il presidente di Confcommercio del Miranese, Ennio Gallo, è il più agguerrito: «Nelle frazioni ormai mancano anche i servizi essenziali, in piazza a Mirano non ci sono più alimentari ed è rimasto un solo panificio. Può vivere una piazza di soli bar? Una volta c’erano il salumiere e l’artigiano: la bottega era una palestra per i giovani. Ora la grande distribuzione sta distruggendo la professionalità». Ma la ricetta qual è? «L’unica cosa che noi sindaci possiamo fare – sostiene Maria Rosa Pavanello – è unirci alle proteste delle associazioni di categoria e incentivare la spesa sotto casa. Se abbiamo aumentato i parcheggi con disco orario, è proprio per garantire più ricambio di auto davanti ai nostri negozi». Per Danilo De Nardi, direttore provinciale di Confcommercio, il problema è anche ambientale: «I centri commerciali provocano un enorme spreco di suolo sottraendo spazio a paesaggio e agricoltura». Al dibattito hanno preso parte anche il consigliere regionale Pietrangelo Pettenò («Da giunta e consiglio regionale sono arrivate troppe autorizzazioni, ma i responsabili hanno nomi e cognomi») e Davide Scano del Movimento 5 Stelle Venezia, anch’egli molto critico sulle continue aperture di nuovi centri commerciali. Gallo ha chiuso portando l’esempio da evitare: «Il centro di Mestre, fa scappare i clienti. Tra Ztl e stalli blu, è normale che la gente poi preferisca i centri commerciali».

Nuova Venezia – Guasti e incidenti, treni in tilt a Noale

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30

set

2014

Caos e ritardi fino a mezz’ora per 15 convogli, cancellate quattro navette da Mestre, due corse limitate a Castelfranco

NOALE – Noale ha due passaggi a livello importanti: in via Mestrina e via Tempesta (Noalese). Se i due creano problemi nell’arco di poche ore, si può ben immaginare il caos al traffico ferroviario sulla tratta Venezia-Bassano. Così è stato ieri mattina, dove a causa di un guasto prima (via Mestrina) e un incidente poi (via Tempesta) hanno fatto trascorrere delle ore infernali ai pendolari e studenti. Per le Ferrovie il bilancio è di 21 treni interessati, con 15 che hanno subito ritardi fino ai 30 minuti, 4 navette Mestre-Noale, e viceversa, cancellate, e due convogli hanno avuto una soppressione parziale. Lavoro, dunque, per i tecnici di Rfi e per la polizia locale. Non è la prima volta quest’anno: tra sbarre divelte e altri piccoli inconvenienti, questa linea ha poca pace. L’alba. La mattina non era cominciata bene. Attorno alle 6, un guasto tecnico al passaggio a livello di via Mestrina ha provocato disagi e rallentamenti a diversi regionali. I treni numero 5700 da Venezia a Castelfranco, partito alle 5.26, e il 5702, da Venezia a Bassano delle 5.56, sono arrivati a destinazione 25 minuti dopo il previsto. Ritardi di 15-20 minuti hanno subito altri quattro convogli. Il treno 5705 da Bassano a Venezia è partito da Castelfranco, mentre nella città trevigiana si è fermato il 5710 che, proveniente da Santa Lucia, doveva arrivare fino a Bassano. Metà mattina. Sembrava che potesse già bastare così, invece alle 9.30 è arrivata la seconda mazzata per i passeggeri. Stavolta in via Tempesta. Appena alzate le sbarre per far passare il treno, uno scooter Piaggio, condotto da un 78enne di Mirano, M.M., è finito addosso a una Volkswagen Polo con al volante M.L., un 24enne di Zero Branco. Entrambi i veicoli viaggiavano in direzione Padova. Non si sono stati feriti gravi, ma l’impatto è avvenuto vicino alle rotaie, impedendo alle sbarre di abbassarsi. La conseguenza è stata altri ritardi, con un minimo di 10 minuti fino ai 26 del regionale 5722 da Venezia a Bassano delle 10.56. Per fare i rilievi c’è voluta meno di un’ora ma i disagi per il traffico ferroviario, a catena, si sono registrati fin dopo mezzogiorno. Navette. Problemi anche per chi usa i treni da Mestre-Noale e viceversa. Sono state tolte le numero 5772 (ore 8.08) e 5778 (11.22) dirette nella città dei Tempesta e le 5771 (ore 7.09) e 5775 (9.09) per la terraferma.

Alessandro Ragazzo

 

Gazzettino – Noale. Treni nel caos, una giornata d’inferno.

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30

set

2014

NOALE – Un guasto tecnico al passaggio a livello e un incidente mandano in tilt il sistema

Convogli cancellati e gravi ritardi: pendolari infuriati

È la quarta volta che capita negli ultimi otto mesi, la seconda negli ultimi dieci giorni. La linea ferroviaria Bassano-Venezia è piombata nuovamente nel caos, mandando su tutte le furie centinaia di pendolari che si servono delle stazioni di Noale, Salzano e Spinea. È successo ieri mattina e ancora una volta tutti i disagi sono partiti da Noale; in passato era capitato che camionisti e automobilisti passassero con le sbarre in movimento danneggiandole, stavolta i problemi sono stati addirittura due: un guasto tecnico poco dopo le sei al passaggio a livello di via Mestrina e un tamponamento alle nove e mezza al passaggio a livello di via Tempesta. Inevitabile il caos, non solo sui binari ma anche su tutta la viabilità all’ora di punta. Il primo problema ha interessato ben 21 convogli regionali fino a metà mattinata: 15 mezzi hanno subìto ritardi compresi tra i 10 e i 30 minuti, quattro treni sono stati cancellati e altri due sono stati soppressi parzialmente. I disagi maggiori ci sono stati per i pendolari di Salzano diretti a Venezia: già il loro Comune è meno servito degli altri per quanto riguarda i bus Actv, in più sono state cancellate quattro corse della «navetta» Noale-Mestre e Mestre-Noale. Tecnici Rfi e agenti della Polizia Locale hanno avuto il loro bel da fare per riparare il guasto, gestire il traffico e governare un’altra mattinata di passione. Il guasto tecnico ha provocato ritardi fin dall’alba, l’incidente ha invece costretto i treni a marciare a ritmo ridotto in prossimità del centro di Noale. Banalissimo il tamponamento di via Tempesta, con le sbarre del passaggio a livello appena alzate: una Wolkswagen Polo guidata dal 24enne M.L. di Zero Branco era diretta verso Padova quando, probabilmente dopo una frenata, è stata tamponata dalla scooter di un anziano miranese, il 78enne M.M. L’uomo è stato sbalzato a testa e sul posto è giunta anche un’ambulanza, per fortuna ha riportato solo botte e ferite. Detto delle cause, resta la rabbia di studenti e lavoratori: «Arrivare a Venezia è ogni giorno un’imprevedibile avventura» sottolinea il comitato pendolari Spinea.

 

La Riviera del Brenta privata di un altro importante servizio: a giorni la chiusura verrà ufficializzata

Dolo perde il Giudice di Pace. Manca solo una mera comunicazione formale, ma è ormai un dato di fatto che, dopo la sezione distaccata del Tribunale, anche il servizio del Giudice di Pace sarà trasferito. Sul suo mantenimento, in un primo momento, si era spesa in prima persona la sindaco di Dolo Maddalena Gottardo. Non riuscendo, alla fine, a trovare una soluzione al problema. E perdendo così l’ennesimo servizio per la Riviera del Brenta. Voci romane confermano che il decreto di chiusura dell’ufficio sarà siglato nei primi giorni di Ottobre ed avrà decorrenza dal primo novembre. Tanto che i decreti di comparizione della Procura della Repubblica, spediti a Settembre con comparizione a Novembre, indicano già come sede dibattimentale quella di Riva de Biasio a Venezia. Apponendo una linea sul nome Dolo ed aggiungendo a penna quello di Venezia. Segno che ormai i giochi sono fatti e che non vi saranno altri ripensamenti. Pare che la questione Giudice di Pace dovesse essere dibattuta anche nell’ultima riunione della Conferenza dei Sindaci della Riviera del Brenta. Ciò che sarebbe servito per mantenere il servizio, ed evitare così ai rivieraschi di doversi recare a Venezia per la discussione delle cause, era una struttura ed una persona. A quanto pare la struttura c’era ed anche la disponibilità di diversi funzionari comunali. Ciò che sarebbe mancato è stato l’accordo sulla ripartizione delle spese. Ed il decano degli avvocati rivieraschi Stefano Marrone tuona: «È una vergogna perdere l’ultimo presidio della Giustizia in Riviera del Brenta, importantissimo per il territorio. Il tutto a causa di amministratori incapaci di risolvere il problema e per la palese debolezza delle associazioni locali».

Gianluigi Dal Corso

 

Nuova Venezia – “Voce unica contro la Nuova Romea”

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29

set

2014

L’ex sindaco Moressa: chi è contrario coinvolga Regione e governo

CAMPAGNA LUPIA «Sulla Romea commerciale ben sei Comuni fra Riviera e Miranese hanno votato contro il tracciato che, sulla base di quanto previsto nel decreto Sblocca Italia, il governo intende realizzare. Serve un’azione comune che coinvolga Regione e governo nazionale». A dirlo è l’ex sindaco di Campagna Lupia Guido Moressa, da tempo in prima linea contro la realizzazione dell’opera. «I consigli comunali che hanno detto no alla Nuova Roma commerciale» dice Moressa «sono Campagna Lupia, governata da centrodestra e Lega; Camponogara, governata dal centrosinistra; Dolo governata dalla Lega e dal centrodestra; Mira, governata dal Movimento Cinque stelle; Pianiga del centrodestra e Mirano del centrosinistra. Tutti questi Comuni, con amministrazioni diverse, in modo o nell’altro hanno dichiarato la loro contrarietà al progetto. Sembrerebbe quindi ci sia una convergenza esplicita, fatta di ordini del giorno nei rispettivi consigli comunali e da ripetute prese di posizione a mezzo stampa». Fatte queste premesse l’invito di Moressa è preciso. «Cosa si aspetta» chiede «a coinvolgere attorno a un unico tavolo e pubblicamente tutti i gruppi regionali dei partiti di maggioranza e di opposizione e pretendere da loro una presa di posizione chiara e motivata su che cosa si voglia fare del nostro territorio per il futuro prossimo? Questo specialmente ora che i maggiori sponsor politici dell’opera, cioè Giancarlo Galan, Renato Chisso e Lino Brentan non hanno più alcuna voce in capitolo».

(a.ab.)

 

MIRANO – Torna la guerra dei campanili sulla sanità. Un conflitto latente riesplode con il comitato Salvioli, che torna alla carica dei 21 milioni stanziati dalla Finanziaria regionale per gli ospedali dell’Asl 13, dopo che nei giorni scorsi il consigliere regionale Francesco Piccolo aveva fatto scoprire a Zaia e alla sua giunta il famoso tesoretto. Il Salvioli in realtà frena, o meglio, devia il tiro: «Attenzione: i 21 milioni vanno sbloccati, ma non sono tutti per Dolo, come chiede Piccolo». È l’occasione, per il comitato miranese, di ribadire cosa chiedono da anni i cittadini: «Piccolo dimentica di dire che la destinazione dei 21 milioni era di 10 milioni per l’ospedale di Dolo, 10 milioni per l’ospedale di Mirano e 2,5 per il distretto di Mira, per il quale sono stati erogati 1,5 milioni», precisa il coordinatore del Salvioli, Aldo Tonolo, «noi siamo d’accordo che quasi tutti i 21 milioni vengano utilizzati prioritariamente per l’ospedale di Dolo, ma a condizione che nel frattempo la Regione autorizzi l’Asl 13 ad assumere il leasing immobiliare per la costruzione del terzo monoblocco a Mirano, rimborsabile con i risparmi di gestione, come da tempo documentato». Tonolo tra l’altro ricorda che a Mirano la questione dell’ospedale resta intrecciata al destino dell’ente “Mariutto”, la casa di riposo che dall’affitto dei padiglioni ospedalieri di sua proprietà ricava 650 mila euro l’anno. «Nel piano predisposto dalle due precedenti amministrazioni dell’Asl 13», continua Tonolo, «il risparmio di questo canone di affitto, più altri risparmi derivanti dall’accorpamento dei servizi con la costruzione del nuovo monoblocco, consentono il pagamento delle rate di rimborso del leasing immobiliare su base ventennale. Un’operazione a costo praticamente zero per la Regione, ovvero in autofinanziamento da parte dell’Asl, salvo l’anticipo a fondo perduto». Per il Salvioli però, solo una volta costruito il nuovo monoblocco potrà cessare il pagamento dell’affitto al Mariutto: «L’ente allora», conclude, «potrà cedere il terreno liberato dal vincolo ospedaliero e destinato a zona residenziale di pregio a poche centinaia di metri dalla piazza: il leasing immobiliare, tra l’altro, è stato già sperimentato con la costruzione del secondo monoblocco, rispettando i tempi di realizzazione e a costi molto più contenuti di un project-financing».

Filippo De Gaspari

 

Gazzettino – Spinea-Mirano “Aprite i caselli ai Tir”

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23

set

2014

SPINEA-MIRANO – Checchin: «Quando sarà pronto quello di Scorzè». Pavanello: «Prima va rifatta la strada»

Appello di Confindustria: «Così le imprese sono penalizzate»

«Gli accordi sono accordi e noi li rispetteremo. Appena verrà inaugurato il casello di Martellago-Scorzé, anche la nostra uscita sarà aperta ai camion». Ad annunciarlo sono il sindaco di Spinea Silvano Checchin e l’assessore alla Viabilità Giampier Chinellato, rassicurando i tanti imprenditori del Miranese che da anni sbottano per il lungo e dispendioso giro a cui sono costretti i camionisti. Al casello di Spinea attualmente vige infatti il divieto di uscita per i mezzi pesanti, disagi anche per i tir che escono a Mirano: non possono procedere dritti lungo via Porara, sono costretti a girare a sinistra verso la Riviera per poi reimmettersi nella “camionabile” viale Venezia. Un percorso allungato di una decina di chilometri che fa perdere tempo e sprecare benzina, ecco perché dalle industrie si alza ancora una volta l’appello: «Chi lavora in questo territorio chiede che il casello di Spinea sia aperto ai camion e che via Porara a Mirano sia accessibile ai tir in entrambi i sensi – spiega Pietro Frasson, titolare Trivengas e referente Confindustria per Mirano – In questo modo vengono penalizzate sia le industrie che il traffico cittadino». Da Spinea Checchin assicura che nei prossimi mesi il casello aprirà ai tir: «Aprirlo prima significava impattare troppo sulla viabilità locale, quando tutto sarà a regime il traffico sarà equamente distribuito. Noi intanto stiamo lavorando al tavolo istituito dalla Prefettura per ottenere nuove opere di compensazione. Le criticità sono soprattutto al quartiere Fossa, interessato da due caselli e dall’allargamento della Provinciale».
A Mirano, invece, l’apertura di via Porara ai tir in entrambi i sensi sembra lontanissima: «Va rifatto il fondo stradale che in un tratto è distrutto e non può proprio sopportare ulteriore traffico – spiega Maria Rosa Pavanello – L’intervento costa un milione di euro, era a carico del commissario straordinario del Passante e ora di Anas. Gli industriali sollecitino Regione e Anas a fare quei lavori, poi si potrà parlare di tutto il resto». I lavori al nuovo casello Martellago-Scorzé termineranno a novembre, l’apertura è prevista tra gennaio e febbraio.

 

Gazzettino – “I treni ignorano Salzano e Spinea”

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22

set

2014

PROTESTA – I Regionali Veloci saltano le due stazioni del Miranese, i pendolari insorgono

«I treni Regionali Veloci fermino anche a Salzano e Spinea: un miglior servizio per alcuni non può giustificare un disservizio per molti». Il comitato pendolari di Spinea alza la voce: a studenti e lavoratori non va proprio giù che molti treni della linea Bassano-Venezia fermino nel Miranese solo a Noale e Maerne. «Le stazioni di Salzano e Spinea servono un numero altissimo di utenti, saltandole vengono risparmiati solo otto minuti – spiegano i pendolari -. Molti di noi sono costretti ad utilizzare altre stazioni, muovendoci in macchina e facendo dunque aumentare traffico e inquinamento. È davvero un’intelligente logica di trasporto?». Il comitato (molto attivo anche su Facebook) ha appena stilato un dettagliato documento con le proprie richieste a breve, medio e lungo termine. Il documento è già stato presentato al sindaco Silvano Checchin e ora i pendolari chiedono un incontro al governatore del Veneto Luca Zaia (che ha assunto le deleghe ai Trasporti dopo il coinvolgimento dell’assessore Renato Chisso nello scandalo-Mose). Il comitato chiede fin da subito anche una maggior efficienza della linea Noale-Mestre, denominata navetta: «Quando ci sono dei problemi queste corse Noale-Mestre sono le prime ad essere soppresse. In questi casi chiediamo almeno che il treno successivo fermi nelle nostre stazioni per evitare che nessuno rimanga a piedi». In un’ottica a breve termine i pendolari propongono un’idea diversa di treno Regionale Veloce: «Questi convogli dovranno essere realmente veloci e prevedere molte meno fermate, le principali sarebbero Mestre, Castelfranco e Bassano. Dovranno essere in aggiunta alle normali corse previste con l’orario cadenzato». Due infine le richieste a lungo termine: «Innanzitutto il raddoppio del binario fino a Castelfranco, una regione come il Veneto non può ancora permettersi linee ferroviarie a binario unico – scrivono i pendolari -. E poi chiediamo un biglietto elettronico integrato tra bus e treni: questo per evitare di avere un abbonamento per il servizio ferroviario e poi doverci pagare il bus a causa di ritardi e soppressioni».

 

Nuova Venezia – Boom del prosecco della Riviera

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20

set

2014

Enorme richiesta del mercato. Le Cantine riunite quadruplicano i dipendenti

DOLO – Il prosecco della Riviera riempie le cantine e le cucine dei ristoranti della zona e di Venezia. Vanno bene anche il resto dei doc della Riviera. Un boom del comparto enologico che ha permesso di incrementare l’occupazione alle Cantine Riunite della Riviera a Dolo. Da 5 dipendenti si è passati a 19. «Negli ultimi tre anni», dice Pierantonio Angeli direttore della cantine della Riviera, «il prosecco della Riviera è stato veduto ottimamente. Questo vino non ha nulla da invidiare agli altri prosecchi di pianura anche quelli del trevigiano». «Il prosecco Doc della Riviera del Brenta viene prodotto prevalentemente nell’area del miranese nord», spiega Angeli, «e arriva a contare una produzione di circa 800- 1000 ettolitri». Per il doc della Riviera oltre al prosecco viene prodotto il Pinot grigio, il Prosecco, Cabernet, Merlot e Refosco. «Si tratta», continua Angeli, «anche in questo caso di vini che riusciamo a commercializzare direttamente ai ristoranti di Venezia e della Riviera e Miranese senza passare dalla rete vendita commerciale». Il vino di Riviera e Miranese quest’anno ha in previsione 60 mila ettolitri dalle quattro cantine che lo producono cioè oltre a quella di Dolo, anche Campodarsego, Noale e Premaore : un calo del 35 % della produzione a causa di una estate piovosa e fredda. «Nonostante la crisi», ribadisce Angeli, «in questi ultimi 6 anni abbiamo creato occupazione quadruplicando i nostri dipendenti fissi. Ciò grazie a un modo di produrre e vendere che è moderno. In questi anni abbiamo vissuto anche il passaggio generazionale degli imprenditori agricoli con l’arrivo sul mercato di tanto giovani con idee fresche e dinamiche. Nel settore del vino il marchio Italia è una garanzia, fa la differenza e non teme confronti. Abbiamo aperto anche una rete di vendita diretta con la ristorazione in Germania e stiamo puntando a Francia ed Est Europa».

(a.ab.)

 

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