Nuova Venezia – Mose, corsa per finire i lavori
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17
mar
2014
Ma il Consorzio Venezia Nuova precisa: «Interventi conclusi entro il 2016»
«Si intende precisare che le opere relative ai sistema Mose saranno ultimate entro il 2016. Il cronoprogramma, ad oggi, sarà rispettato».
Il Consorzio Venezia Nuova smentisce che i tempi, ancora una volta, slitteranno per i lavori del sistema che deve limitare le acque alte in laguna così come è accaduto per il 2010 (era la promessa dell’allora ministro dei Lavori pubblici Pietro Lunardi) e per il 2011 (era la previsione dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi). Ma c’è quel «ad oggi», che impone cautela, anche perché nello stesso comunicato si legge che «la tempistica per la realizzazione di alcuni impianti, strumentazioni di telecontrollo, interventi architettonici finali sarà ancorata ai procedimenti di gara che, come noto, non permettono una perfetta programmazione, sia a causa di possibili ricorsi da parte dei partecipanti sia per il rallentamento avvenuto nella pubblicazione per motivi di disponibilità finanziaria».
A far ritenere presumibile lo slittamento della scadenza del 2016 sono state le stesse dichiarazioni del direttore del Consorzio, l’ingegner Hermes Redi, che ha affermato: «Il rimbalzare dei finanziamenti, tolti per qualche mese e poi restituiti, ci ha costretti a spostare in avanti delle gare relative a strumentazioni e impianti. Alcune di esse dovevano essere bandite a novembre e invece siamo riusciti a farlo solo nei giorni scorsi, quando il ministero, attraverso il Magistrato alle Acque, ha firmato la convenzione aggiornata che ha previsto le coperture».
E poi, basta un esempio, quello della gara per la costruzione delle paratoie tra l’Isola Nuova e San Nicolò: l’apertura delle buste era prevista per il luglio dello scorso anno e, invece, l’operazione si è conclusa solo il 20 gennaio 2014, sei mesi dopo. Il 17 febbraio scorso è stato pubblicato il bando di gara per la costruzione delle paratoie della bocca di porto di Malamocco: sono 21 e vengono ipotizzati 850 giorni perché siano consegnate. L’ apertura delle buste è prevista per il 16 aprile. Se si aggiungono gli 850 giorni si arriva alla metà del mese di agosto del 2016, ma non è difficile ritenere che possa accadere ciò che è successo per le paratoie di San Nicolò e allora bastano pochi mesi per far slittare la data del fine lavori, anche perché le paratoie vanno sistemate e collaudate. Ecco, dunque, che quel «ad oggi» è fondamentale; insomma, la data del 2016 è garantita se tutto fila liscio, ma nessuno crede che sarà così, probabilmente anche lo stesso direttore del Consorzio.
Nuova Venezia – Mose, pronti i cassoni per la bocca di porto di Chioggia
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14
mar
2014
TRA VENTI GIORNI IL POSIZIONAMENTO SUL FONDALE
Mose, pronti i cassoni per la bocca di porto di Chioggia
Sei cassoni subacquei e due grandi cassoni “di spalla” nella bocca di porto di Chioggia. L’operazione Mose entra nel vivo con l’allagamento della “tura”, l’area all’asciutto di Ca’ Roman dove sono stati costruiti i cassoni in calcestruzzo che accoglieranno le paratoie. Tra venti giorni è prevista la posa sul fondale
SALVAGUARDIA » I CANTIERI DEL CONSORZIO
Allagata la “tura” a Ca’ Roman. Tra venti giorni pronta la barriera subacquea che dovrà sostenere le paratoie per la chiusura della bocca di Chioggia
Sei cassoni subacquei e due grandi cassoni «di spalla». L’operazione Mose entra nel vivo anche in bocca di porto di Chioggia. E in questi giorni è cominciato l’allagamento della “tura”, l’area all’asciutto di cantiere a Ca’ Roman dove sono stati costruiti i cassoni in calcestruzzo che ospiteranno sul fondo le paratoie del Mose.
Anni di lavoro, e adesso il varo. Tra 20 giorni, quando la “tura” sarà completamente allagata dal mare, i sei cassoni saranno posizionati sul fondale della bocca di porto e collegati tra loro. Nella parte anteriore – verso il mare- c’è l’alloggiamento per la paratoia in acciaio. Dietro, i fori per le cerniere che dovranno sostenere le singole paratoie. I cassoni saranno collegati sott’acqua, come già fatto al Lido e a Malamocco, da un corridoio con tutti gli impianti elettrici. I due grandi cassoni di spalla garantiranno la tenuta delle dighe e saranno ben visibili in superficie.
Nuovo passo verso la realizzazione del sistema di dighe mobili, che secondo i programmi dovrebbe concludersi nel 2016. Secondo il Consorzio Venezia Nuova i lavori sono giunti all’80 per cento del loro avanzamento. Posati i cassoni nella bocca di Lido e di Treporti – qui vista la larghezza di 900 metri del varco le dighe sono divise in due schiere da 19 e 20 paratoie, collegate al centro alla nuova isola artificiale del bacàn – in fase avanzata l’operazione anche a Malamocco.
Adesso tocca a Chioggia. E come successo un anno fa a Treporti i pesanti cassoni saranno fatti galleggiare e poi sistemati sul fondo. «Operazione delicata, perché devono essere perfettamente allineati, con tolleranza di pochi millimetri », dicono i tecnici. Un panorama imponente, quello di Chioggia. Anche se la bocca di Chioggia è la più piccola e in qualche modola più «facile».
I lavori continuano a pieno ritmo anche a Malamocco e Lido. A Malamocco quasi ultimata la nuova conca di navigazione, voluta nel 2003 dalla giunta Costa e dal Consiglio comunale per far passare le grandi navi in caso di chiusura delle barriere. Ma dieci anni dopo, la conca è già inadeguata a contenere le navi di ultima generazione. tanto che il Porto – presieduto oggi dall’ex sindaco ed ex ministro Costa – aveva chiesto di modificarla, presentando adesso il progetto del nuovo off shore, il porto in alto mare per ospitare le grandi portacontainer.
Lavori avanzati anche al Lido. Dove nel settembre scorso si sono movimentate le prime quattro paratoie, alla presenza di mezzo governo (Letta) e del presidente della Regione Zaia. Il meccanismo funziona. Ma adesso si dovrà attendere la sua messa in opera per controllare gli effetti sull’ambiente e sull’equilibrio lagunare. Nell’area dei lavori si assiste a una modifica delle correnti e della velocità dell’acqua, dopo lo scavo di nuovi canali e l’appiattimento del fondale, livellato con i cassoni in calcestruzzo.
Alberto Vitucci
L’OPERA
Tempo di crisi e di tagli ai Comuni. Mai finanziamenti del Mose sono garantiti. Gli ultimi 200 milioni di euro li ha stanziati il Cipe qualche mese fa. La grande opera dovrà essere terminata entro il 2016, con uno slittamento di due anni rispetto al contratto firmato qualche anno fa. Lievitati anche i costi. Passati oggi a quasi6 miliardi di euro (rispetto ai 1500 milioni del progetto preliminare), esluse le opere di mitigazione e di ripristino.
(a.v.)
Nuova Venezia – Sette milioni per Mazzacurati “Commissione d’indagine sulla maxi liquidazione”
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12
mar
2014
«Sono pronto a convocare la commissione di indagine sulla Mantovani e il Consorzio Venezia Nuova. Prima però la sua validità dovrà essere prorogata dal Consiglio, perché siamo scaduti».
Il presidente dell’organismo Luca Rizzi annuncia di aver ricevuto le richieste di convocazione dell’organismo, incaricato nel febbraio scorso di far luce sui rapporti tra il concessionario dello Stato e la sua maggiore azionista, l’impresa Mantovani spa, e il Comune.
Bufera seguita agli arresti del presidente della Mantovani Baita e del presidente di Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati.
Adesso a far notizia è la liquidazione milionaria che il Consorzio ha pagato all’ingegner Mazzacurati per i suoi 30 anni di servizio ai vertici del pool di imprese. Sette milioni di euro.
«Dovuti, abbiamo consultato due studi legali e se non glieli davamo avremmo dovuto sborsarne ancora di più», dice il neopresidente di Venezia Nuova Mauro Fabris.
«Dovrebbe devolverli al Comune come risarcimento danni», ha commentato il senatore del Pd Felice Casson.
Jacopo Molina, consigliere comunale del Pd, ha definito «scandalosa» la vicenda e chiesto appunto a Rizzi la convocazione della commissione di indagine.
Una cifra assegnata al manager pubblico le cui rivelazioni potrebbero far fare passi avanti all’inchiesta sui fondi distribuiti in questi anni dal Consorzio.
(a.v.)
Gazzettino – Laguna & dintorni. Quanti errori abbiamo commesso
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12
mar
2014
Scrivo da frequentatore anziano della laguna e conoscitore della sua lunga secolare storia. Il Canale dei Petroli e la chiusura delle valli rappresentano due tra i tanti errori commessi nella difesa del suo equilibrio originati da una sistematica e insensata pratica di sfruttamento.
Stiamo ora assistendo ad un rafforzamento del fronte pro-distruzione della laguna e della città, inimmaginabile per compattezza e determinazione. Porto, sindacati, industriali, partiti politici, pubbliche amministrazioni che stanno prospettando un secondo canale dei petroli, detto Contorta, con torta, un nome e una garanzia, ci sarebbe da ridere se non fosse una cosa seria, una “direttissima” Mare-Porto Marghera, creata all’interno delle fondamenta della città stessa, ideale per far accelerare le maree, perfetta per dare il colpo finale al già disastrato equilibrio lagunare.
Si parla poi di porto off shore, un progetto altrettanto folle del Mose, non per la sua finalità, perfettamente condivisibile, ma per costi d’opera e per costi operativi, con l’aggravante che gli altri Porti dell’Adriatico non accetterebbero mai di consentire allo Stato di destinare enormi investimenti a favore di un’opera a loro concorrenziale.
L’assenza di un piano strategico di lungo termine che si basi su di un concetto di città fatta per i residenti e non per i turisti, visto che quest’ultima soluzione porterebbe a morte sicura, fa sì che essa sia esposta a qualsiasi violenza, indipendentemente dai fini per i quali venga praticata.
Eppure a Venezia la cultura non manca, la residenza locale e foresta “illuminata” ama e frequenta ancora la città. Si tratterebbe di mettere assieme queste energie positive e farle lavorare per una svolta fatta di credibilità e competenza, fatta di personalità di alto livello mondiale, come la nostra città merita, da contrapporre ai troppi cattivi consiglieri che la stanno distruggendo. Forse che su queste pagine si potrebbe aprire un dibattito e, chissà, qualche soluzione potrebbe emergere.
Massimo Vidal – Mestre
Gazzettino – Consorzio Venezia Nuova. “Una liquidazione scandalosa”
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10
mar
2014
CONSORZIO VENEZIA NUOVA – Le forze politiche attaccano la decisione di un’erogazione così consistente
Il Cda ha elargito all’ex presidente e direttore Giovanni Mazzacurati 7 milioni di euro
Scandalosa e inaccettabile. Non ha mezze misure il consigliere del Pd, Jacopo Molina, nel definire la buonuscita di 7 milioni che il Consiglio di amministrazione del Consorzio Venezia Nuova ha deciso di erogare all’ex presidente ed ex direttore Giovanni Mazzacurati. La somma deliberata copre un’attività lavorativa di quasi trent’anni al servizio del Consorzio d’imprese che sta costruendo il Mose. Lo scorso anno, come si ricorderà, Mazzacurati era stato arrestato con l’ipotesi di reato di turbativa d’asta, pochi giorni dopo le sue dimissioni dalla presidenza del Consorzio.
«La buonuscita di 7 milioni di euro deliberata dal Consiglio di amministrazione del Consorzio a favore dell’ex direttore e presidente è scandalosa – sentenzia Molina – Lo è in quanto viene attribuita a chi ha diretto e presieduto un consorzio di società private che non ha rischiato nulla per avere operato in regime di monopolio e non ha svolto attività imprenditoriale (per avere svolto attività soltanto in forza del denaro pubblico stanziato per realizzare il Mose, pari complessivamente a 5,5 miliardi di euro). L’ingegner Mazzacurati – attacca Molina – è stato il gran ciambellano che ha ripartito detto importo tra i consorziati e così, a “scendere per li rami”, ai subappaltatori “amici”. Per avere svolto detta attività viene gratificato con 7 milioni di euro, ancora una volta di derivazione sostanzialmente pubblica».
Proprio per questo motivo la cifra sarebbe ingiustificata, spiega Molina.
«Questa ulteriore erogazione è inaccettabile – conclude il consigliere comunale del Pd – si pensi a quanti interventi nella nostra città, anche di manutenzione ordinaria su immobili pubblici e privati, si sarebbero potuti fare con 7 milioni di euro».
Pure sul versante del centrodestra questa erogazione non riscuote favori.
«Anche se i privati posso dare quello che vogliono ai loro amministratori – dice Sebastiano Costalonga, capogruppo di Fratelli d’Italia – mi sembra comunque una cosa strana. Mi auguro che quei milioni non provengano dai fondi che lo Stato ha destinato al Mose con molti sacrifici. In generale, comunque, non è più possibile che esistano situazioni del genere in tempi di ristrettezze come quelli attuali».
Il Movimento Cinquestelle versa benzina sul fuoco.
«Reputiamo semplicemente vergognosa una liquidazione da 7 milioni – attacca il gruppo di Venezia – soprattutto perché proveniente dal concessionario unico della più grande opera pubblica d’Italia. Se fosse davvero così, e lo è, perché è stato ammesso dallo stesso Consorzio, sarebbe vergognoso utilizzare soldi pubblici in questo modo. Imprese che tengono al loro nome – conclude il M5S – dovrebbero costituirsi a giudizio per il danno d’immagine che è stato causato dal loro ex presidente per l’inchiesta che lo riguarda. Sembra invece che vogliano mettere la polvere sotto il tappeto e questo fa molto dispiacere, visto che ci sono migliaia di imprese edili alla canna del gas».
Infine, il presidente della Commissione speciale d’inchiesta sul ruolo della Mantovani e del Consorzio sulla vita della città, Luca Rizzi (Pdl), ricorda che non può neppure chiedere una nuova convocazione.
«È da un mese – commenta – che chiedo al presidente del Consiglio comunale, Roberto Turetta, di rinnovare il mandato della commissione, visto che è scaduta e che dovevamo sentire ancora un sacco di persone. Mi pare di aver capito che non spiace a nessuno che i lavori di questa Commissione vadano a rilento. Ma non dite che la colpa è del centrodestra».
Nuova Venezia – Mazzacurati, liquidazione da 7 milioni
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9
mar
2014
Sette milioni a Mazzacurati
Maxi liquidazione al manager arrestato lo scorso anno
BUONUSCITA MILIONARIA
Pagati dal Consorzio Venezia nuova per i 22 anni da direttore e per gli 8 di presidenza fino a pochi giorni prima dell’arresto
VENEZIA – Sette milioni di euro di buonuscita. Una cifra record quella liquidata dal Consorzio Venezia Nuova all’ingegnere Giovanni Mazzacurati, direttore e poi presidente del sodalizio, tra gli «inventori» del progetto Mose, il sistema di dighe mobili contro l’acqua alta. Cifra che colpisce, soprattutto in tempi di spending review e di crisi di lavori e finanziamenti pubblici. La chiusura della pratica è stata decisa nei giorni scorsi dal nuovo Cda del Consorzio e dal presidente Mauro Fabris.
«Abbiamo fatto tutto seguendo le indicazioni di due studi legali e dei consulenti del lavoro», conferma Fabris, «la cifra di partenza era molto più alta».
La prima ipotesi di liquidazione per Mazzacurati, deliberata pochi giorni dopo le sue dimissioni il 28 giugno scorso, riguardava il suo incarico di direttore. Il Cda presieduto dal vicepresidente Mazzi aveva stabilito di pagare al presidente sette milioni per i suoi quasi trent’anni passati al vertice del Consorzio. Adesso in quella cifra, spiegano al Consorzio, è compresa anche l’indennità per l’incarico di presidente, assunto dieci anni fa dopo Luigi Zanda, Paolo Savona e Franco Carraro. Sette milioni di euro versati dopo la vicenda che lo scorso anno – pochi giorni dopo le sue dimissioni – aveva portato l’ingegnere agli arresti con l’accusa di turbativa d’asta. Ma non si tratta di cifre sborsate a cuor leggero, precisano al Consorzio. La perizia sui conti è stata consegnata qualche settimana fa dallo studio legale Vanzetti di Milano e dallo studio Madia di Bologna, gli uffici legali di cui si avvale il Consorzio. Sostituiti l’avvocato Alfredo Biagini, che per anni ha tutelato il Consorzio in sede amministrativa e difeso lo stesso Mazzacurati nella sua vicenda giudiziaria. Cambio anche al vertice dell’ufficio stampa. Non è più Flavia Faccioli, architetto e storica collaboratrice di Mazzacurati e Baita a curare i rapporti esterni. Ma la società di Enrico Cisnetto, e in particolare il giornalista Antonio Gesualdi.
Costi suppletivi? «Da quando siamo qui abbiamo risparmiato quasi dieci milioni in consulenze», precisa il presidente Fabris, «la liquidazione, ripeto, era un atto dovuto». Uno sforzo economico notevole forse per «liberarsi» di un passato diventato ormai ingombrante dopo le inchieste giudiziarie. Ma le due vicende, assicurano al Consorzio, non hanno alcun rapporto tra loro. Giovanni Mazzacurati, 82 anni, è stato direttore del Consorzio Venezia Nuova dal 1983 al 2005, presidente del pool di imprese fino al giugno del 2013. È stato lui, da sempre, la vera anima politica oltre che tecnica del Consorzio, frequentatore dei palazzi romani, abile e capace non soltanto nel ramo ingegneristico. Il 28 giugno dell’anno scorso si era dimesso a sorpresa, ufficialmente per motivi di salute. Pochi giorni dopo, il 12 luglio, l’arresto con l’accusa di turbativa d’asta. Indagini che proseguono e potrebbero rivelare nuove clamorose sorprese proprio grazie alle dichiarazioni messe a verbale da Mazzacurati e la rete di pagamenti e consulenze per milioni di euro che il Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico dello Stato con finanziamenti garantiti dalla legge per il Mose, ha distribuito negli ultimi trent’anni.
Alberto Vitucci
LA SCHEDA – Il Mose, 6 miliardi per fermare l’acqua alta
VENEZIA – Sei miliardi di euro per costruire le dighe mobili alle bocche di porto. Il Mose è una delle più grandi opere pubbliche costruite in Italia negli ultimi decenni. Interamente finanziata dallo Stato, con costi che sono andati via via aumentando. Dai 3200 miliardi (di lire) del progetto preliminare ai 5 miliardi 600 milioni di oggi. Escluse le opere di ripristino ambientale richieste dall’Europa. Grande opera che procede nella sua fase «operativa», ora quasi all’80 per cento della sua realizzazione. Nel settembre scorso la movimentazione delle prime quattro paratoie, alla presenza di mezzo governo, in bocca di Lido. Adesso si stanno posizionando sui fondali gli altri cassoni in calcestruzzo, che dovranno sostenere le 78 paratoie disposte in quattro schiere. Dovrebbero alzarsi e chiudere la laguna all’ingresso della marea in caso di acqua alta eccezionale. Si lavora al Lido, ma contemporaneamente anche alla bocca di Malamocco e a Chioggia. A Malamocco è quasi ultimata la conca di navigazione che dovrebbe garantire l’accesso in laguna alle navi in caso di chiusura del sistema Mose. Ma appena progettata è già troppo piccola per far entrare le navi da crociera e le navi commerciali lunghe più di 300 metri. Si posano i cassoni anche alla bocca di Chioggia, dove entrerà in funzione – come a Punta Sabbioni e Lido – un porto rifugio per consentire l’accesso alle barche in caso di chiusura. Nella bocca di porto più larga, il Lido, 900 metri, le schiere di paratoie saranno due, allacciate all’isola artificiale di Sant’Erasmo, dove sorgeranno gli edifici di controllo, la centrale elettrica per fornire energìa all’impianto. I 78 cassoni del Mose saranno periodicamente smontati e trasportati all’Arsenale per essere puliti e verniciati. I lavori si dovrebbero concludere nel 2016.
(a.v.)
Gazzettino – Venezia, Mose. La prima barca porta arrivata a Malamocco.
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1
mar
2014
MOSE – Entro un mese da Trieste giungerà la seconda, servono a chiudere e aprire la conca di navigazione
Il Magistrato alle acque: «Posa dei cassoni da giugno»
È arrivata a Malamocco la prima “barca porta” per chiudere la conca di navigazione che ospiterà le navi quando le paratoie del Mose verranno alzate per salvaguardare Venezia dalle acque alte.
La “barca porta”, ossia una porta che può galleggiare, è grande come un palazzo: lunga 51 metri, larga 6,50, alta 16, pesa 1800 tonnellate. Verrà posizionata sul lato Est della conca, quindi verso il mare, e tra circa un mese arriverà anche la seconda che chiuderà il lato Ovest verso la laguna. A differenza delle barche porte dell’Arsenale e della Fincantieri, che devono essere tolte ogni volta che vanno aperti i bacini e, per farlo, bisogna prima svuotare l’acqua, le due barche porta della conca di navigazione di Malamocco scorreranno sul fianco, come fanno i cancelli elettrici, lungo un corridoio sfruttando la pressione dell’aria, e alla fine entrando in una feritoia. In tal modo la conca resterà sempre allagata e potrà essere aperta e chiusa più volte al giorno in breve tempo.
La prima barca porta, costruita a Trieste dall’impresa Cordioli, è stata portata a Malamocco e ormeggiata all’inizio della conca da due rimorchiatori della Panfido con l’ausilio degli operatori della Trasmar, società veneziana specializzata nel settore dei trasporti e dei lavori marittimi e subacquei.
Intanto in queste settimane i piloti del porto e la Capitaneria hanno effettuato le prove sui simulatori per imparare a gestire l’entrata e l’uscita delle navi dalla conca; mentre il collaudo fisico sul posto avverrà nei mesi di aprile e maggio prossimi, come ha annunciato l’altro ieri l’Autorità portuale veneziana che, prudenzialmente, ha ipotizzato l’avvio dei lavori per la posa delle nove paratoie del Mose per il prossimo autunno. Il Magistrato alle Acque, invece, assicura che «il trasporto e la posa in opera dei cassoni alla bocca di Malamocco inizierà entro il mese di giugno» per «approfittare delle condizioni meteomarine più favorevoli alle movimentazioni. Il rinvio delle attività in autunno non solo comporterebbe un fermo cantiere, con impatti significativi, ma potrebbe compromettere l’intera deadline del Mose».
Gazzettino – Venezia. Porto, precedenza sui lavori del Mose.
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27
feb
2014
Il 4 aprile riapre la bocca di porto del Lido, in autunno la posa dei nove cassoni a Malamocco
Dopo la posa dei cassoni del Mose, il 4 aprile riaprirà la bocca di porto del Lido. E se anche i tempi non dovessero essere rispettati, comunque dal 4 aprile le navi da crociera avranno la precedenza.
Ora si tratta, dunque, di organizzare la chiusura della bocca di porto di Malamocco per effettuare le stesse operazioni. Si comincerà, con ogni probabilità in autunno, e tutti gli operatori nazionali e internazionali verranno avvisati con tre mesi di anticipo in modo da potersi organizzare. Bisogna, però, cominciare subito a mettere a punto l’intervento perché l’operatività dello porto commerciale di Marghera è molto complessa.
Perciò ieri il presidente dell’Autorità portuale veneziana, Paolo Costa, assieme ai vertici della Capitaneria di Porto ha informato il Comitato portuale delle decisioni assunte d’intesa con il Magistrato alle acque.
La prima novità è che l’esperienza maturata al Lido permetterà di ridurre il lavoro di posa a 20 giorni complessivi (4 giorni per il cassone centrale, 2 per gli altri 8) distribuiti nell’arco di quattro mesi.
In secondo luogo, rispetto a quanto accaduto per il Lido, a Malamocco si invertiranno le priorità: il crono programma di posa dei nove cassoni sarà subordinato all’utilizzo del porto. Con una sola eccezione, nei quattro giorni di posa del cassone centrale durante i quali le navi passeranno solo per la conca di navigazione. In secondo luogo il crono programma sarà flessibile, e attuato annunciando la posa di ogni cassone con due giorni di anticipo scegliendo comunque i giorni che meno interferiscono con il traffico portuale. Praticamente i giorni migliori per posare i cassoni saranno il sabato e la domenica.
La conca di navigazione realizzata a fianco della bocca di porto, verrà collaudata nei mesi di aprile e maggio prossimi e le prove serviranno a verificare se le dimensioni massime delle navi previste dal progetto saranno confermate o meno (lunghezza massima di 280 metri, larghezza di 39 e pescaggio di 12 metri) e quante ne potranno passare ogni giorno.
Questo significa che, in ogni caso, ci saranno navi che non potranno utilizzare la conca (perché troppo grandi, perché con caratteristiche e forme particolari, o ancora perché più di un tot ogni giorno la conca non potrà ospitarne). E quindi le attività di posa dei cassoni del Mose, anche con la conca efficiente, dovranno garantire il passaggio “tradizionale” fuori conca alla bocca di Malamocco.
Infine, non meno importante, l’assicurazione che durante i lavori l’utenza del porto non dovrà pagare i costi extra di accesso a Marghera.
Nuova Venezia – Grandi navi, un’altra ipotesi Lido
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24
feb
2014
Progetto di Boato, Vittadini e Giacomini.
Lucio Sambo: «I sindacati si esprimano»
Opere «sperimentali, graduali e reversibili». Progetti compatibili con l’ambiente riducendo gli impatti e fissando limiti alle dimensioni e al numero delle navi. È la proposta depositata alla Capitaneria di porto da tre docenti Iuav ed esponenti della cultura ambientalista Stefano Boato, Carlo Giacomini e Maria Rosa Vittadini. L’idea è quella di fermare le grandi navi al di sopra delle 40 mila tonnellate in nuovi ormeggi galleggianti e removibili alla bocca di Lido, davanti all’isola artificiale del Mose.
«Nessun problema per i rifornimenti», scrivono i tre, «che arriverebbero con le chiatte, come si fa in altri porti del mondo e come si vuol fare con il porto commerciale off shore. E nemmeno per i croceristi, che arriverebbero al nuovo avamporto trasportati da motonavi e barconi a bassa velocità».
Un uso compatibile della laguna che potrebbe creare anche nuova occupazione perché l’attuale Marittima, scrivono i professori, potrebbe essere destinata al traffico di navi medie e yacht, allargando l’offerta portuale.
Proposta molto simile a quelle già depositate da Cesare De Piccoli e da Luciano Claut, architetto assessore all’Urbanistica di Mira. Che dovrà essere adesso valutata e messa, come dispone l’ordine del giorni approvato dal Senato, sullo stesso piano di altre alternative come il canale Contorta (proposta dell’Autorità portuale), il Canale dietro la Giudecca (Vtp), le nuove banchine a Marghera.
Un iter che adesso dovrebbe essere avviato dal nuovo governo Renzi. Che ha visto però un cambio al vertice del ministero per l’Ambiente. Via Andrea Orlando, promosso alla Giustizia, dentro Gian Luca Galletti, esponente dell’Udc. Si dovranno mettere a confronto le alternative proposte e decidere entro 120 giorni.
Idee che si moltiplicano. Come quella del capitano Ferruccio Falconi, che propone di sistemare le navi davanti a Sant’Erasmo («Davanti al Mose ci sono troppe correnti», avverte).
E dell’ex responsabile della Panfido rimorchiatori, il capitano Lucio Sambo, che propone di usare la banchina dei Marani, dietro l’Arsenale. «Sindacati e lavoratori devono pronunciarsi su tutte queste proposte», dice.
(a.v.)
Nuova Venezia – Le navi davanti all’isola del Mose
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23
feb
2014
Progetto presentato da Luciano Claut (Cinquestelle): «Si può fare in tempi brevi»
VENEZIA – Un ormeggio per quattro grandi navi davanti all’isola del Mose, in bocca di Lido.
Progetto «compatibile con l’ambiente, poco costoso e realizzabile in tempi brevi».
Non è un’idea ma un vero elaborato progettuale quello presentato alla Capitaneria di Porto da Luciano Claut, architetto veneziano e assessore all’Urbanistica a Mira per il Movimento Cinquestelle.
«Semplice e soprattutto realizzabile subito», dice Claut, che in passato ha lavorato per importanti studi di architettura, «chiediamo che sia valutato seriamente».
La vera novità è che l’ipotesi Claut prevede anche la possibilità di rifornire le navi e di trasportarvi i croceristi. Senza, assicura l’ideatore, perdere posti di lavoro, anzi recuperandone. Le navi – quattro nella prima tranche progettuale – sarebbero ormeggiate in posizione parallela ai moli foranei su strutture leggere e galleggianti collegate all’isola del bacàn. L’alimentazione potrebbe arrivare dalla centrale elettrica del Mose.
Merci e bagagli dall’attuale Marittima e da Tessera con chiatte, i passeggeri con motonavi o barconi da 4-500 persone. Con la possibilità di far ormeggiare altre due navi dietro la lunata.
«È l’unica soluzione per togliere le navi da San Marco», dice Claut, «dal momento che lo scavo di nuovi canali come vuole il Porto non è consentito dalle leggi. E non penalizzerà il settore, anzi. Lo scalo provvisorio potrebbe in futuro avere una maggiore integrazione con l’isola del Mose per farne una nuova stazione Marittima di grande importanza».
Intanto gli scali alternativi potrebbero essere già pronti per la stagione 2015. Idea condivisa anche da altre proposte progettuali già depositate. Come quella di Cesare De Piccoli, che prevede ormeggi per grandi navi dalla parte di Punta Sabbioni, sempre in bocca di Lido. O quella dell’architetto Giovanni Fabbri, del comitato No Grandi Navi e quella, presentata a fine ottobre 2013 di Stefano Boato e Maria Rosa Vittadini. Anche qui si introduce l’idea di ormeggiare le grandi navi in una struttura davanti all’isola del Mose. Potendole alimentare con la centrale del Mose e dunque lasciando i motori spenti durante il periodo di sosta.
Idee che adesso qualcuno ha proposto di fondere in un unico progetto, che potrebbe avere qualche possibilità di essere esaminato in sede di Valutazione ambientale. Si attende che il governo avvii, come stabilito dal Senato, il percorso di esame comparato delle varie alternative.
Alberto Vitucci
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