Nuova Venezia – Grandi navi, stop dal governo.
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6
nov
2013
Da gennaio crociere ridotte del 20%, da novembre 2014 niente giganti del mare
Incontro con Letta e i ministri Lupi, Bray e Orlando. Sarà scavato il canale Contorta.
Non passa l’ipotesi Marghera caldeggiata da Orsoni. Stop anche ai traghetti.
ROMA – Primo, concreto stop, dal prossimo primo gennaio al passaggio di parte delle grandi navi in Bacino di San Marco – con una riduzione del 20 per cento di quelle superiori alle 40 mila tonnellate – e definitiva estromissione dal primo novembre del 2014 delle meganavi superiori alle 96 mila tonnellate, che non attraccheranno più a Venezia. Si parla a regime, secondo le prime stime – ancora da verificare da parte di Venezia terminal passeggeri – di circa 160 “toccate” in meno e di una diminuzione di passeggeri di circa un milione, sul milione e 800 mila totali attuali.
Le navi ancora in Marittima. Sono i risultati più concreti emersi dal vertice ministeriale sulle grandi navi a Palazzo Chigi alla presenza del presidente del Consiglio Enrico Letta e da cui esce sostanzialmente sconfitta la linea del sindaco Giorgio Orsoni, che voleva trasferirle, in parte già da subito a Marghera.
Le navi da crociera continueranno invece ad attraccare in Marittima, come voleva il presidente dell’Autorità Portuale Paolo Costa, e il progetto alternativo prescelto per estromettere definitivamente le grandi navi dal Bacino di San Marco risulta quello, da lui sostenuto, che prevede lo scavo del canale Contorta-Sant’Angelo.
Ma c’è, comunque, una prima anche se parziale attuazione del decreto Clini-Passera che prevede appunto l’allontanamento dal Bacino di San Marco di tutte le navi superiori alle 40 mila tonnellate. Alla riunione a Palazzo Chigi hanno partecipato tra gli altri i ministri delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, dell’Ambiente, Andrea Orlando, dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Massimo Bray, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, e il presidente dell’Autorità Portuale di Venezia, Paolo Costa.
Ok allo scavo del Contorta. «Nel corso della riunione – spiega il comunicato della Presidenza del Consiglio emesso al termine della riunione – si è deciso di vietare il transito delle navi da crociera dirette o in partenza da Venezia per il canale di Giudecca, in attuazione del decreto Clini-Passera, e di prevedere una nuova via di accesso alla Stazione marittima, individuata nel canale Contorta Sant’Angelo, come diramazione del Canale Malamocco-Marghera. Nella valutazione di impatto ambientale di questa opzione saranno naturalmente considerate eventuali soluzioni alternative, compresa quella del Canale Vittorio Emanuele.
Inoltre, in considerazione delle prospettive di sviluppo del porto di Venezia, centrate sulla piattaforma d’altura e sulla bonifica e riconversione del porto di Marghera, si è deciso di promuovere una revisione del Piano regolatore portuale con l’obiettivo, tra l’altro, di definire e realizzare a Marghera siti alternativi rispetto all’attuale terminal crocieristico».
Il progetto del Contorta-Sant’Angelo dovrebbe viaggiare abbastanza spedito, perché inserito tra quelli previsti dalla Legge Obiettivo sulle grandi opere.
Niente scalo a Marghera. Non preso in considerazione, invece, oltre al progetto di trasferimento a Marghera caldeggiato da Orsoni anche quello dell’ex vicesindaco Cesare De Piccoli che prevedeva la realizzazione di un nuovo terminal crocieristico in Adriatico, di fronte a Punta Sabbioni. La possibilità di realizzare in futuro a Marghera un terminal crocieristico, è legato prima alla realizzazione del nuovo terminal petrolifero e container off-shore in Adriatico, sostenuto anch’esso dal Porto. Se ne riparlerà, nella migliore delle ipotesi, dopo il 2020. Meno 20 per cento di navi da gennaio. Prosegue la nota della Presidenza del Consiglio: «In attesa della realizzazione della nuova via di accesso alla Stazione marittima, è emersa la necessità di mettere in atto al più presto misure efficaci per mitigare significativamente il traffico nel Canale di Giudecca. In particolare: dal primo gennaio 2014 dovrà essere vietato il passaggio nello stesso Canale dei traghetti, con conseguente riduzione del 25 per cento dei transiti davanti a San Marco e del 50 per cento delle emissioni inquinanti; dal primo gennaio 2014 dovrà essere ridotto fino al 20 per cento(rispetto al 2012) il numero delle navi da crociera di stazza superiore alle 40 mila tonnellate abilitate a transitare per il Canale della Giudecca; dal primo novembre 2014 dovrà essere definitivamente precluso il transito delle navi crocieristiche superiori a 96 mila tonnellate di stazza lorda. Andranno, infine, assicurate una riduzione dello stazionamento giornaliero massimo (non superiore a 5 navi da crociera superiori alle 40 mila tonnellate) – e una contrazione dei passaggi residui nelle ore centrali della giornata, con concentrazione delle partenze e arrivi all’alba e al tramonto».
Enrico Tantucci
Dal 23 novembre le crociere dirottate a Trieste e Ravenna per i lavori del mose
Le grandi navi da crociera in arrivo a Venezia saranno comunque «dirottate» dal 23 novembre al 4 aprile del prossimo anno a Trieste e Ravenna, senza entrare in laguna. Ma non si tratta degli effetti di una prima applicazione del decreto Clini-Passera, ma di una misura obbligata, legata all’accelerazione dei lavori del Mose in corsa alla bocca di porto del Lido, che impediranno per quel periodo l’accesso alle grandi navi. Così ha deciso il presidente dell’Autorità Portuale Paolo Costa. I lavori del Mose prevedono nel periodo che va dal 23 novembre al 4 aprile la posa in acqua dei primi cassoni del Mose, con l’intervento dei sommozzatori per l’aggancio. Un intervento delicato che richiede condizioni di mare non mosso e per questo è stato ritenuto che il passaggio in contemporanea delle grandi navi fosse incompatibile con esso.
Costa: «Bene per Venezia e il Porto»
Orsoni: finalmente basta mega crociere a San Marco.
Zaia: ora facciamo presto a scavare il canale Contorta
Il Comitato contrario: «Una prima vittoria ma la nostra battaglia non si ferma qui»
VENEZIA «Ottima giornata per Venezia e il suo porto». Questo il commento soddisfatto del presidente dell’Autorità Portuale Paolo Costa alle decisioni del Governo sulle grandi navi, con la progressiva riduzione del numero dei passaggi in Bacino San Marco e il via libera al progetto alternativo dello scavo del canale Contorta-Sant’Angelo, sostenuto proprio dal Porto.
«La conferma della Marittima quale punto di arrivo e partenza delle crociere», dichiara, «consente di avviare la realizzazione dell’elettrificazione da terra delle banchine. L’avvio del procedimento per la realizzazione del canale Contorta-Sant’ Angelo consente finalmente di disporre di una soluzione definitiva al problema del passaggio delle grandi navi in bacino San Marco. Una prospettiva che spero renda sopportabili i sacrifici richiesti all’industria crocieristica nella fase transitoria. Infine, la revisione del Piano regolatore portuale, da condurre d’intesa con il Comune, ci consente di inquadrare il nuovo progetto di sviluppo del porto centrato sulla piattaforma d’altura (petrolifera e container) e la corrispondente bonifica e riconversione di aree a porto Marghera, un inquadramento nel quale potrà trovare spazio anche un eventuale nuovo terminal crocieristico».
Maschera a fatica la delusione il sindaco Giorgio Orsoni per il via libera al progetto del Contorta, nonostante la soddisfazione per i primi risultati positivi sul fronte dell’estromissione del traffico crocieristico dal Bacino di San Marco.
«Per la prima volta», osserva, «il governo è intervenuto concretamente sulla questione delle grandi navi da crociera, e già questo è un punto rilevante. Quel che è importante è che oggi (ieri, ndr ) si è invertita la tendenza al gigantismo in laguna. Basta mega crociere a due passi da San Marco, si imporranno fin da subito limiti ben precisi sulle navi che potranno entrare a Venezia».
Il sindaco ha evidenziato con forza la sua perplessità rispetto alla realizzazione di un nuovo canale, il Sant’Angelo-Contorta. «Inoltre», ha aggiunto Orsoni, «si è stabilito che l’Autorità portuale darà avvio immediato al Piano regolatore portuale che fra l’altro dovrà prevedere lo spostamento delle crociere a Porto Marghera».
«Con la decisione di avviare la limitazione del transito delle grandi navi nel canale della Giudecca e di prevedere come nuova via d’accesso alla stazione Marittima il canale Contorta-Sant’Angelo», commenta invece il presidente della Regione Luca Zaia , «è cominciato il conto alla rovescia in vista di una totale eliminazione del traffico dal bacino di San Marco. Deve cominciare ora un grande gioco di squadra – che veda tutte le istituzioni e le forze economiche interessate lavorare a testa bassa per rispettare scadenze e obiettivi, in primis la predisposizione della nuova via d’accesso – Non sia mai che per burocrazia, esitazioni e insulsi veti di chi dice sempre no, Venezia perda la crocieristica».
Incassano «quel po’ di buono che c’è nella decisione romana», considerandolo «una prima vittoria, ma la battaglia certo non si ferma e prosegue». Sono gli esponenti del comitato “No grandi navi”, come sottolinea il portavoce Silvio Testa:
«Con la risoluzione presa a Roma non avremo solo il terminal crociere in Marittima con lo scavo del Canale Contorta Sant’Angelo, oppure il nuovo terminal crociere a Porto Marghera: li avremo tutti e due. Questo, almeno, per chi crede davvero che in futuro verrà dato al sindaco Orsoni il contentino del “suo” nuovo Porto crociere nel luogo che avrà la cortesia di indicare».
A parlare per il governo è anche il sottosegretario ai Beni Culturali Ilaria Borletti: «Con la decisione di oggi (ieri, ndr) il governo dà un segnale forte alla città di Venezia e a tutti coloro che sostengono questa battaglia, ma soprattutto dà un segnale importante per la tutela del nostro patrimonio culturale. Mi auguro che la decisione sia il solco verso la necessità di un nuovo modello di turismo compatibile con il nostro delicato patrimonio culturale».
Enrico Tantucci
L’INTERVENTO – Le barriere del Mose ostacolo per le navi
di Giuseppe Tattara – Università di Ca’ Foscari membro del comitato “No grandi navi”
Al fondo del problema delle grandi navi a Venezia c’è un convitato di pietra, l’innalzamento previsto del livello del medio mare in Adriatico. È una presenza scomoda, incombente ma invisibile, muta, e perciò inquietante e imprevedibile, che tutti conoscono ma che nessuno nomina. Eppure le previsioni parlano chiaro: il livello medio dell’Adriatico è destinato ad accrescersi di 60 centimetri per fine secolo, di circa la metà al 2050.
Le barriere mobili del Mose possono evitare le acque alte per i prossimi decenni, ma le barriere si dovranno aprire e chiudere sempre più di frequente, quasi quotidianamente, e alla fine non saranno nemmeno sufficienti a proteggere la città dalle inondazioni.
Le chiusure frequenti delle barriere del Mose impediranno alle grandi navi di entrare, generando difficoltà e ritardi che la industria crocieristica, con i suoi rigidi calendari, non può sopportare.
In questa situazione l’unica soluzione vera alla portualità delle grandi navi deve essere ricercata al di fuori della laguna, in mare.
L’Autorità portuale e Venice terminal passeggeri rimuovono queste scomode previsioni, che tuttavia sono scientificamente provate, e propongono con il canale Contorta Sant’Angelo una soluzione strutturale irreversibile che è inevitabilmente di breve periodo, che dovrà essere abbandonata tra qualche decennio se va bene, e ci lascerà di fronte a una laguna devastata, con un grande canale che trascinerà in mare i sedimenti che costituiscono il “collante” delle case e delle fondamenta della nostra città; un risultato che stiamo già sperimentando con il canale Malamocco Marghera e che non vogliamo si ripeta.
Ci aspetteremmo che un decisore pubblico avvertito sappia anticipare i tempi, sappia prevedere gli effetti del gigantismo navale per l’equilibrio morfologico della laguna, per la sicurezza della città, per la salute degli abitanti e non agiti il ricatto occupazionale di fronte a una situazione di estrema gravità ambientale derivante dalla sua incapacità di pianificare con lungimiranza la propria attività.
Ci si dice che hanno investito e investono centinaia di milioni in marittima. Ma che senso ha investire centinaia di milioni senza una prospettiva di lungo termine? Adesso ne capiamo il significato: il ricatto alla città, volto a portare a casa ancora per qualche decennio le “uova d’oro” continuando in questa folle attività di scavi e canali, senza preoccuparsi che così facendo si ammazza la gallina che quelle uova per tanti anni ha deposto e può continuare a deporre. L’Autorità portuale capisca finalmente che la laguna e la città pongono al suo agire dei vincoli fisici ben precisi e che l’unica prospettiva non è cercare di rimuoverli con soluzioni di breve periodo, come il canale Contorta, ma prendere atto che la laguna va salvaguardata perché solo così si salvaguarda la città e si costituisca invece come polo logistico, ad alta intelligenza, capace di coordinare una serie di scali diversi, che, a seconda del tipo di traffico e delle condizioni dei luoghi, potranno essere posti in laguna o in mare, e che possono garantire assieme occupazione e ricchezza nel lungo periodo.
CRITICHE ALLA DECISIONE DEL GOVERNO
Zoppas: «Compagnie di crociera in ginocchio»
Bernardo (Cruise Venice) polemico con Orsoni: non capisco perché esulti, lui ha perso
VENEZIA – Per il presidente di Confindustria Venezia Matteo Zoppas, sulle grandi navi in laguna «il Governo ha centrato l’obiettivo del lungo periodo. Nell’immediato tuttavia – la limitazione del tonnellaggio, mette in ginocchio il comparto delle crociere con il rischio che le compagnie lascino Venezia per non tornare. Se da un lato la decisione del Governo risponde in maniera adeguata alla nostra richiesta di incardinare la soluzione sull’allontanamento dal bacino di San Marco in una progettualità strategica e di respiro più ampio che non condizionasse la vocazione industriale di Porto Marghera, con il via libera al canale Contorta e alla piattaforma offshore, dall’altro ha conseguenze forti sul settore crocieristico e ricadute gravi per la Marittima che vede dimezzarsi, se non peggio, i flussi turistici».
«Dal governo è arrivata una scelta importante che fissa un punto di non ritorno: mai più giganti del mare nel cuore della città». Questo invece il commento del vice presidente del gruppo del Pd alla Camera, Andrea Martella, e del parlamentare democratico Michele Mognato, dopo l’esito dell’incontro con il Presidente del Consiglio Enrico Letta e i ministri competenti avvenuto a Palazzo Chigi.
Ironico il presidente del Comitato Cruise Venice – che sostiene la crocieristica a Venezia – Massimo Bernardo: «Dall’incontro tenutosi a Roma, si capisce che rimangono le navi in laguna, la centralità dell’Attuale Stazione Marittima resta immutata e si realizzerà lo scavo del Canale Contorta Sant’Angelo. Non capisco dunque i toni trionfalistici ed entusiastici del sindaco che ha perso su tutti i fronti. Può esultare solo per l’assurdo limite delle navi con stazza superiore a 96 mila tonnellate. Un limite irrazionale privo di ogni valore scientifico che finirà per mettere in ginocchio il porto di Venezia e ne segnerà la fine».
Per il capogruppo della Lista “in comune” nel Consiglio comunale di Venezia, Beppe Caccia, «la riduzione secca, a partire dal Primo gennaio 2014, del transito dei traghetti e delle grandi navi da crociera nella Laguna è un primo importante risultato ottenuto dalla mobilitazione dei cittadini veneziani, dall’indignazione dell’opinione pubblica internazionale e dalla determinazione dimostrata dall’Amministrazione Comunale. È grave invece che il Governo abbia deciso di sposare in maniera acritica la proposta della lobby della crocieristica, rappresentata al tavolo di Palazzo Chigi dal presidente dell’Autorità Portuale, decidendo di dare il via libera alla valutazione d’impatto ambientale per lo scavo del nuovo canale Contorta Sant’Angelo».
Il Codacons promuove la decisione presa oggi dal Governo. Per il presidente Carlo Rienzi «si mette la parola fine ad una situazione vergognosa, dove turisti e veneziani erano costretti ad assistere alla sfilata quotidiana di navi di proporzioni abnormi».
Via libera al porto offshore ipotesi ticket per i turisti
Legge speciale, la commissione Ambiente del Senato per due giorni a Venezia
No al Comune come unica autorità sulla laguna e no all’utilizzo di parte dell’Irpef
Il presidente Marinello: «Il compito più difficile è la gestione dei flussi turistici»
VENEZIA – No a un Comune unica autorità sulla laguna, unificando la frammentazione delle competenze tra una miriade di enti, come chiede il sindaco Giorgio Orsoni. E no pregiudiziale anche ad un’altra richiesta del sindaco di Venezia, legata alla nuova Legge Speciale, condivisa anche dal presidente della Regione Luca Zaia: quella che venga riservata un’aliquota dell’Irpef alla città proprio per finanziare ogni anno in modo sistematico gli interventi previsti dalla Legge Speciale.
Sì invece a una nuova portualità off-shore, per “sgravare” la laguna dal peso del traffico crocieristico e seria valutazione dell’introduzione di un ticket d’ingresso alla città per ridurre la pressione dei flussi turistici.
Sono le prime indicazioni della Commissione Ambiente del Senato che ieri ha concluso le sue audizioni proprio in vista della stesura di un testo unico di nuova Legge Speciale.
«Nei prossimi mesi, studieremo e valuteremo i dati scientifici ed economici emersi dalle audizioni e prevediamo nuove audizioni, già dalle prossime settimane, a Roma. In ogni caso, penso che già a metà gennaio 2014 potrebbe prendere forma un disegno condiviso sulla nuova legge speciale per Venezia». Così il presidente della Commissione Ambiente del Senato, Giuseppe Marinello, ha tirato le fila ieri in Prefettura dell’esito della due giorni di sopralluoghi a Venezia, finalizzati a raccogliere le istanze del territorio in merito all’esame dei tre disegni di nuova legge speciale per Venezia (presentati da Casson, Dalla Tor e De Poli) in corso di svolgimento nella commissione ambiente.
«I tre disegni di legge», ha precisato, «partono da presupposti coincidenti, ma sviluppati in maniera diversa ed è per questo che dobbiamo procedere all’esame, per arrivare a un testo base unificato, che cercherà di raccogliere le varie sensibilità. Ed è nell’ambito di questa attività che abbiamo ritenuto giusto incontrare i rappresentanti delle istituzioni locali e una serie di soggetti che hanno voluto essere ascoltati a vario titolo. In questi due giorni, la commissione si è fatta un’idea abbastanza compiuta. Ci troviamo di fronte a un’unicità, a una specificità e bisogna quindi cercare di raggiungere un punto d’equilibrio per garantire la salvaguardia dell’ambiente, ripristinando condizioni accettabili all’interno di una Laguna che, se preservata, diventa una garanzia per Venezia. Ci rendiamo anche conto che Venezia non è solo una grande città d’arte, ma è anche centro di commerci importanti, di attività imprenditoriali importanti e di una portualità fondamentale nei traffici con il resto del Mondo e con il centro Europa. Ecco perché sappiamo che il nostro compito è assolutamente difficile. Il vero intervento principe», ha concluso, «riguarda la considerazione che qui c’è un carico di persone eccessivo da regolare e un carico di mezzi abnorme: tutte le attività economiche vanno quindi ripensate e ricollocate in modo da non creare ulteriori guasti all’ambiente».
Per questo il relatore della Legge speciale in Commissione, il senatore Gianpiero Dalla Zuanna di Scelta Civica ha avanzato l’idea del ticket d’ingresso alla città. «Può essere un modo per limitare la pressione turistica su Venezia, come è indispensabile», ha spiegato, «e nello stesso per raccogliere quelle risorse di cui la città ha bisogno per il suo mantenimento. A Milano, ad esempio, il ticket d’ingresso al centro storico istituito per le auto sta funzionando molto bene».
Ha aggiunto il presidente Marinello: «Alcune progettualità già ci convincono, come ad esempio la portualità offshore per i traffici commerciali. La dimensione delle grandi navi da crociera non è certamente inferiore a quella delle navi commerciali, per cui bisogna cercare una soluzione che garantisca un flusso turistico di particolare pregio e, al contempo, che garantisca al meglio gli equilibri della laguna. Il problema, comunque non è solo legato alla grandezza, ma anche alla quantità di navi che passano. Prima di tutto, quindi, bisogna far sì che le dimensioni delle navi siano tali da non danneggiare la città, ma anche cercare di far fermare più navi possibile fuori dalla laguna».
Prima ancora che pensare allo scavo di nuovi canali («nel caso, bisognerà utilizzare le conoscenze scientifiche più compiute e raffinate»), Marinello ha quindi in mente soluzioni che facciano fermare le navi prima di arrivare nel cuore della città. «La specificità e la bellezza di Venezia», ha affermato, «può chiedere qualche sacrificio al turista, ad esempio un trasbordo in mezzi più piccoli. Così come non mi sembra scandaloso intervenire con un regolamento in questa materia, così non mi pare tale l’idea che si allunghino magari di una mezz’ora per i turisti i tempi per arrivare in centro città».
Bocciatura senza appello invece per l’aliquota Irpef da destinare alla città per la salvaguardia. «Voli pindarici tributari», li ha definiti Marinello, «che rischierebbero di sfasciare il bilancio dello Stato».
E disco rosso anche al Comune come autorità unica sulla laguna – come chiede da tempo Orsoni – unificando le competenze frammentate anche tra gli altri, con Magistrato alle Acque, Capitaneria di porto, Regione e Provincia. «Anche altri enti, come la Regione», ha detto Marinello, «possono a buon diritto rivendicare competenze sulla laguna. Affidarle al Comune non ci sembra una buona idea».
(e.t.)
Gazzettino – Venezia, il governo “socchiude” la laguna alle grandi navi
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6
nov
2013
LE REAZIONI – Orsoni e Zaia dicono ok. Confindustria mugugna. Comitato No protesta
Dal novembre 2014 stop al transito davanti San Marco per i bastimenti superiori a 96mila tonnellate. Da gennaio bloccati i traghetti. Si scaverà un nuovo canale per la Marittima
Il governo: dal 1, novembre 2014 fuori da bacino San Marco quelle di stazza superiore a 96mila tonnellate. Traghetti trasferiti a Fusina
VENEZIA Dal primo gennaio un calo di passaggi del 20%. Sì anche al finanziamento per il canale Contorta
I NUMERI – Ogni anno 1300 transiti e 1.800.000 passeggeri
Ogni anno passano circa 1.300 navi di fronte a San Marco, corrispondenti a un milione 800mila passeggeri. Nel 1970, quando anche le petroliere ormeggiavano di fronte a palazzo Ducale, i passaggi erano oltre 12mila. A partire dal prossimo anno, le navi traghetto (circa 400 l’anno) passeranno al terminal “Autostrade del mare” di Fusina, entrando e uscendo dalla laguna attraverso il canale dei Petroli.
Grandi navi, via i giganti
Che si tratti di una vittoria della città di Venezia o del suo porto è presto per dirlo. Il Governo, comunque, alla fine una decisione l’ha presa, ponendo fine all’inaccettabile incertezza prodotta un anno e mezzo fa dal cosiddetto decreto Clini-Passera. Ieri, dopo un vertice convocato nella tarda mattinata a Palazzo Chigi, il premier Enrico Letta ha spiegato che cosa succederà: via dal Bacino di San Marco innanzitutto le navi più grandi, quelle dalle dimensioni abnormi (anche 330 metri) a partire dal primo novembre 2014. Il parametro scelto è quello delle 96mila tonnellate di stazza lorda, molto più elevato del limite stabilito dal Clini-Passera (40mila) e invalicabile fino a quando non si potrà arrivare ai terminal della Marittima per una via alternativa, che è poi quella utilizzata dai cargo e dai portacontainer.
Al vertice hanno preso parte anche i ministri Maurizio Lupi (Infrastrutture), Andrea Orlando (Ambiente), Massimo Bray (Beni culturali), il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi, il segretario generale di Palazzo Chigi Roberto Garofoli, il presidente della Regione Luca Zaia, il sindaco Giorgio Orsoni e il presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa.
Il rovescio della medaglia sta nel fatto che il Governo ha di fatto dato il via libera allo scavo del canale Sant’Angelo – Contorta (130 milioni di investimento per 24 mesi di lavori) che una buona parte dell’opinione pubblica vede come il fumo degli occhi, e un secondo canale dei Petroli. La memoria corre subito a 47 anni fa, quando il 4 novembre 1966, a causa di quel canale navigabile artificiale scavato pochi anni prima, la marea entrò ad altissima velocità in laguna e sommerse tutto.
Il Governo ha garantito per il canale una procedura accelerata tramite la Legge obiettivo. In sede di valutazione di impatto ambientale, saranno poi analizzate tutte le possibili alternative al progetto, a cominciare dall’approfondimento del già esistente canale Vittorio Emanuele III, dello scavo di un nuovo canale (una sorta di circonvallazione marina) dietro l’isola della Giudecca e la realizzazione di un terminal nella bocca di porto di Lido, fuori dalla portata del Mose e quindi non soggetto alle inevitabili chiusure della laguna tra ottobre e marzo a partire dal 2016 o 2017.
Se lo stop ai passaggi scatterà fra un anno per consentire alle compagnie di crociera di programmare rotte alternative, una consistente riduzione delle crociere su navi di stazza lorda superiore alle 40mila tonnellate si verificherà già dal primo gennaio: almeno il 20% in meno rispetto al 2012. Inoltre, dal primo gennaio tutti i traghetti, che rappresentano un quarto dei transiti di fronte a San Marco e la metà delle emissioni inquinanti, dovranno traslocare al nuovo terminal di Fusina, passando per il canale dei Petroli. Inoltre è stato stabilito che comunque da gennaio non potranno stazionare in Marittima più di 5 navi da crociera superiori alle 40mila tonnellate contemporaneamente. Per minimizzare l’impatto “visivo” che queste navi hanno al loro passaggio, è stato deciso di concentrare gli arrivi e le partenze nelle ore precedenti l’alba o successive al tramonto.
In un certo senso, il Governo ha avallato il progetto di terminal container in mezzo al mare (14,8 chilometri al largo del Lido per un costo stimato in 2 miliardi e 800 milioni di euro), voluto da Costa per strappare traffico dall’Estremo oriente ai grandi porti del Nord Europa e questo implicherà la revisione del piano regolatore portuale. In quella sede a Marghera si potranno liberare banchine a vantaggio della crocieristica. La giornata si conclude conun twitt di Enrico Letta “Sono sicuro che ognuno farà la sua parte peché tutto funzioni”.
Michele Fullin
I COMMENTI – Tra applausi e contrarietà «Ma le crociere restano»
Costa: «É stata un’ottima giornata»
Confindustria: «Rischio di fuga»
«L’importante è che oggi si è invertita finalmente la tendenza al gigantismo in Laguna. Fin da subito ci sono limiti precisi»
Nessuno ha perso e tutti hanno, con differenti sfumature, qualcosa da festeggiare secondo la migliore tradizione italiana. Le grandi navi, anzi le grandissime (oltre i 290-300 metri) saranno estromesse dai passaggi di fronte a piazza San Marco. Fra un anno esatto, ed è un sollievo un po’ per tutti: il Comune di Venezia, i comitati contro le grandi navi, gli ambientalisti e persino l’Autorità portuale che può finalmente uscire da una impasse lunga anni. Un po’ meno per chi gestisce il traffico di quasi due milioni di passeggeri l’anno, vale a dire Vtp, il cui presidente Sandro Trevisanato prima di esprimersi preferisce valutare un po’ di dati economici. Lo farà probabilmente oggi, a bocce ferme. Non saranno contente neppure le grandi compagnie marittime. Facendo rapidamente qualche conto e considerando il fatto che le navi più belle e moderne sono anche le più grandi, Msc perderà la possibilità di venire a Venezia per 4 navi su 12, la Royal Caribbean per 8 su 22 (ma molte non operano nel Mediterraneo), mentre la flotta “abilitata” di Costa sarebbe ridotta praticamente della metà. Questo è il timore del presidente di Confindustria Venezia, Matteo Zoppas: «Il limite delle 96mila tonnellate cambierà, in peggio la geografia delle destinazioni dell’Alto Adriatico con l’ulteriore rischio, peraltro già paventato da diverse compagnie, di cambiare meta».
Soddisfatto è sicuramente il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni: «Per la prima volta si è messo uno stop alle grandi navi. Arriveremo ad avere quasi un dimezzamento dei passaggi dal primo gennaio, quindi da subito. Ciò che conta è che si sia invertita la tendenza al gigantismo navale in laguna».
«Deve cominciare ora un virtuoso gioco di squadra – aggiunge il governatore Veneto Luca Zaia – per rispettare scadenze e obiettivi. Non sia mai che per burocrazia, esitazioni e insulsi veti di chi dice sempre “no”, Venezia perda la crocieristica e, con essa, migliaia di posti di lavoro. Non regaliamo le nostre navi ad altri porti».
Per il presidente del porto Paolo Costa è “un’ottima giornata per Venezia e tutto sommato la decisione presa comporta sacrifici accettabili per le crociere e limitati al tempo della realizzazione della nuova via d’accesso”.
«Con questa decisione – è il commento del sottosegretario ai beni culturali Ilaria Borletti Buitoni – il Governo dà un segnale forte alla città di Venezia e a tutti coloro che da tempo sostengono questa battaglia, ma soprattutto dà un segnale importante per la tutela del nostro patrimonio culturale».
Il Comitato No grandi navi, al quale va il merito di aver sollevato il problema e di averlo portato alla ribalta mondiale, annuncia che la mobilitazione sarà ora contro il canale Contorta.
«Questo – attacca il portavoce Silvio Testa – è solo un contentino che non cio fermerà. La battaglia si sposterà in sede di Via sul devastante progetto del canale Contorta. Dove, non per bontà loro ma perché così dice la legge, dovranno venire valutate tutte le proposte alternative, compresa quella dell’estromissione dalla laguna delle navi non compatibili».
Michele Fullin
LAGUNA E SALVAGUARDIA
I PROGETTI – Approvato lo scavo del canale Contorta. Bocciata Marghera. Orsoni: una vittoria
VENEZIA Tra un anno via da S. Marco i colossi, da gennaio crociere ridotte del 20% e traghetti a Fusina
IL VERTICE – Roma ha deciso: via le navi più grandi oltre le 96mila tonnellate dal bacino di San Marco; ridotti i passaggi già da gennaio 2014, ma in particolare no al trasferimento della Marittima e via libera al canale Sant’Angelo-Contorta. È questo il risultato del vertice romano a Palazzo Chigi coordinato dal premier Enrico Letta.
I COMMENTI – Ca’ Farsetti e Autorità Portuale si dichiarano entrambi soddisfatti del vertice romano. Orsoni: «Una vittoria per la città: a San Marco passaggi dimezzati». Paolo Costa: «Ora potremmo procedere con i nostri progetti».
LE DATE – Dal 1° gennaio crociere ridotte del 20% e traghetti deviati al terminal di Fusina
IN MARITTIMA – Dal prossimo anno non ci saranno più di 5 navi ormeggiate insieme
Via i colossi del mare, sì al Contorta
Dal 1° novembre 2014 fuori dal Bacino le navi sopra le 96mila tonnellate. Via libera al progetto del Porto
IL RISULTATO «Un dimezzamento già da gennaio»
Via le navi più grandi (oltre le 96mila tonnellate di stazza lorda) dal bacino di San Marco a partire dal 1° novembre 2014. Nel frattempo, già da gennaio, i loro passaggi dovranno essere ridotti di almeno un quinto. Lo ha deciso il Governo, che dopo l’incontro convocato a palazzo Chigi su richiesta del sindaco Giorgio Orsoni, ha stabilito anche che la Marittima non si tocca e che la via alternativa a San Marco sarà il canale Sant’Angelo Contorta, il cui progetto (anzi l’idea, visto che non c’è ancora nulla) è stato criticato da più parti per l’impatto sull’idraulica lagunare che potrebbe avere.
La questione sarà comunque approfondita in sede di valutazione di impatto ambientale, cui l’opera sarà necessariamente sottoposta, anche se avrà la corsia preferenziale della legge obiettivo, in modo da mantenere inalterati i tempi di realizzazione (24 mesi) se si deciderà di farlo.
In sede di Via saranno analizzate anche le alternative al Contorta e, dalle prime indiscrezioni (da considerare come tali) sembra che quelle più quotate siano “l’opzione zero” (quella che prevede che nessuna grande nave possa entrare in laguna), il passaggio per il canale Malamocco-Marghera e poi per il Vittorio Emanuele III scavato e adeguato (proposta del presidente di Umana, Luigi Brugnaro) o il canale dietro la Giudecca proposto dal parlamentare di Scelta Civica, Enrico Zanetti. In realtà, però, la nota ufficiale di palazzo Chigi parla solo di alternative e quindi non esclude né il progetto del terminal nella bocca di porto del Lido (Cesare De Piccoli e la variante del gruppo di docenti Iuav coordinato da Stefano Boato) né eventuali soluzioni alternative che dovessero emergere nel corso della disamina.
Nella tarda mattinata di ieri si sono riuniti di fronte al premier Enrico Letta i ministri Maurizio Lupi (Infrastrutture), Andrea Orlando (Ambiente), Massimo Bray (Beni culturali), il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi, il segretario generale di Palazzo Chigi Roberto Garofoli, il presidente della Regione Luca Zaia, il sindaco Giorgio Orsoni e il presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa.
Le misure decise sono molteplici e, se lo stop ai passaggi scatterà da novembre 2014 per consentire alle compagnie di crociera di programmare rotte alternative, una consistente riduzione delle crociere su navi di stazza lorda superiore alle 40mila tonnellate già dal primo gennaio: almeno il 20 per cento in meno rispetto al 2012. Inoltre, dal primo gennaio tutti i traghetti, che rappresentano un quarto dei transiti di fronte a San Marco e la metà delle emissioni inquinanti, dovranno traslocare al nuovo terminal di Fusina, passando per il canale dei Petroli.
Inoltre è stato stabilito che comunque nell’anno prossimo non potranno stazionare in Marittima più di 5 navi da crociera superiori alle 40mila tonnellate contemporaneamente. Per minimizzare l’impatto “visivo” che queste navi hanno al loro passaggio, è stato deciso di concentrare gli arrivi e le partenze nelle ore precedenti l’alba o successive al tramonto.
I COMITATI – Il portavoce Testa parla di prima vittoria e contesta il sindaco
«La mobilitazione continua in sede di Via»
LE ALTERNATIVE – Se lo scavo non si potrà fare si valuteranno le altre soluzioni
Il Comitato no grandi navi «incassa il poco di buono che c’è nelle decisioni romane», considerandolo una prima vittoria «della nostra mobilitazione a livello mondiale contro lo scandalo del crocierismo a Venezia». Ma contesta tutto il resto, comprese le parole del sindaco, Giorgio Orsoni, precisando che sulle conseguenze del gigantismo navale in acque lagunari «la battaglia certo non si fermerà, spostandosi intanto in sede di valutazione di impatto ambientale sul devastante progetto del canale Contorta. Dove, non per bontà loro ma perché così dice la legge, dovranno venire valutate tutte le proposte alternative, compresa quella dell’estromissione dalla laguna delle navi non compatibili».
In una nota diffusa ieri, il portavoce del Comitato, Silvio Testa, spiega che a seguito delle decisioni prese a Roma, e preso atto di quanto detto dal sindaco, nel lungo termine «non avremo solo il terminal crociere in Marittima con lo scavo del Contorta Sant’Angelo, oppure il nuovo terminal crociere a Porto Marghera, ma tutti e due. Questo, almeno, per chi crede davvero che in futuro verrà dato a Giorgio Orsoni il contentino del “suo” porto crociere, nel luogo che prima o poi avrà la cortesia di indicare alla città».
Intervenendo più sulla nota diffusa da Ca’ Farsetti che sul summit romano, Testa aggiunge che «il sindaco abbozza e gongola nonostante la pesante sconfitta sullo scavo del canale Contorta (del tutto escluso a Roma dalle soluzioni immediate, come il terminal a Porto Marghera, rimandato alla nuova pianificazione portuale, ndr). Ma se qualcuno crede di spegnere il movimento cittadino contro le grandi navi agitando contentini come la riduzione dal 1 gennaio 2014 del 20% di quelle oltre le 40mila tonnellate di stazza lorda in bacino San Marco, o il divieto di accesso in laguna delle navi oltre le 96mila dal 1 novembre dello stesso anno, si sbaglia di grosso: per il Comitato ben poco è cambiato».
Vettor Maria Corsetti
De Piccoli: «La mia resta l’unica scelta»
Cesare De Piccoli fa spallucce all’esclusione del suo progetto dalle soluzioni immediate ipotizzate a Roma per la crocieristica in laguna. Chiarendo di non sentirsi fuori gioco, perché il suo terminal non si configura come qualcosa di provvisorio, ma di definitivo. Interpellato nel merito, l’ex parlamentare e sottosegretario precisa che «la decisione vera e propria è stata solo rinviata. E sul futuro veneziano delle grandi navi, la mia resta l’unica soluzione in prospettiva. Per questo non mi considero completamente tagliato fuori. Il resto è solo politica, e in quanto tale non mi riguarda più».
V.M.C.
IL SINDACO – Soddisfazione per l’estromissione dei giganti dal Bacino
Orsoni: «Una vittoria S. Marco sarà più “libero”»
«È positivo che il Governo si sia occupato della cosa: per la prima volta si è messo uno stop alle grandi navi, nel senso che non ci sarà un incremento come quello degli ultimi anni».
Il sindaco Giorgio Orsoni esce più che soddisfatto dall’incontro romano, che tra l’altro ha contribuito più di ogni altro a far convocare. Ha ottenuto dal Governo quel segnale forte che auspicava, ma non il trasferimento momentaneo delle crociere a Porto Marghera. Guardando al generale, però, il bicchiere lui lo vede mezzo pieno. Anzi, quasi tutto pieno.
Sindaco, come è andata?
«Mi pare sia andata molto bene – commenta – è ovvio che in questo mondo bisogna arrivare anche a delle mediazioni. In ogni caso è estremamente positivo che il Governo si sia finalmente occupato della cosa: per la prima volta si è messo uno stop alle grandi navi, nel senso che non ci sarà un incremento come quello degli ultimi anni, ma semmai una diminuzione. Arriveremo ad avere quasi un dimezzamento dei passaggi dal primo gennaio, quindi praticamente da subito. Ciò che conta – continua – è che si sia invertita la tendenza al gigantismo in laguna e ai passaggi delle crociere davanti a piazza San Marco, che è quello che volevamo come città».
Questo nell’immediato. Nel medio termine riaffiora la possibilità di trasferire le navi a porto Marghera.
«Nel medio periodo il Porto ha sostenuto che non sia possibile non andare in Marittima ed è stato ascoltato dal Governo. Si farà dunque una verifica delle alternative per arrivare in quel sito senza passare per San Marco e, nel lungo periodo, la modifica del Piano regolatore portuale in funzione del terminal in mare aperto terrà conto dello spostamento delle navi sulle banchine di Marghera».
Molte perplessità sono state manifestate da lei sul canale Sant’Angelo Contorta.
«Un’opzione questa che dovrà essere studiata attentamente per verificare l’impatto che potrà generare sull’ecosistema lagunare».
Ci sono stati fior di studiosi che hanno sollevato molte riserve sull’opera e queste riserve potranno essere portate in sede di valutazione di impatto ambientale, alla quale il canale sarà sottoposto. In definitiva, c’è chi dice che Orsoni abbia vinto, altri che ha perso lasciando la vittoria a Costa. È d’accordo?
«Non lo so chi abbia vinto o se in queste cose ci sia un vincitore. Dico intanto che siamo riusciti ad imporre uno stop alle grandi navi e questo mi sembra già un gran risultato. Il resto sono chiacchiere, perché il discorso del trasferimento temporaneo a Marghera era un suggerimento al Porto affinché non perdesse il traffico delle grandi navi. A me importava che queste non passassero per San Marco».
Michele Fullin
CRUISE VENICE «Una stangata per il Porto. Orsoni ha poco da celebrare»
Al Comitato Cruise Venice, che rappresenta gli operatori del Porto, non piace l’accordo raggiunto ieri a Roma sulle grandi navi. E lo fa sapere senza mezzi termini, criticando anche la soddisfazione espressa dal sindaco.
«Dall’incontro di ieri – spiega il presidente Massimo Bernardo – si capisce che rimangono le navi in laguna, la centralità dell’attuale stazione Marittima resta immutata e si realizzarà il nuovo canale Contorta-Sant’Angelo voluto dal presidente dell’Autorità Portuale. Non si capiscono dunque i toni trionfalistici ed entusiatici del sindaco Giorgio Orsoni che ha perso su tutti i fronti».
«Orsoni – prosegue Bernardo – Può esultare solo per l’assurdo limite dell’ingresso in laguna delle navi con stazza superiore alle 96mila tonnellate e la conseguente perdita di 180 toccate all’anno. Un limite irrazionale,dunque, che poteva essere portato almeno a 110mila tonnellate, privo di ogni fondamento scientifico che finirà per mettere in ginocchio il porto di Venezia e ne segnerà la fine. Complimenti».
Proprio pochi giorni fa, infatti, il Porto aveva diffuso uno studio secondo il quale, con l’eliminazione delle navi sopra le 90mila tonnellate dal Bacino, il Porto avrebbe perso il 23 per cento del fatturato, pari a circa 56 milioni di euro l’anno.
IL PORTO «Confermato il ruolo della Marittima: possiamo iniziare a progettare il futuro»
Alla fine, Paolo Costa ha avuto quasi tutto ciò che voleva: l’affermazione della Marittima come scalo delle crociere, il via libera al canale Sant’Angelo Contorta e il “niet” a porto Marghera per le grandi navi.
«È un’ottima giornata per Venezia e il suo porto – commenta – la conferma della Marittima quale punto di arrivo e partenza delle crociere consente di avviare la realizzazione dell’elettrificazione da terra delle banchine, il cosiddetto cold ironing, che consentirà alle navi in banchina di staccare i gruppi elettrogeni e non inquinare più. L’avvio del procedimento per la realizzazione del canale – aggiunge – consente finalmente di disporre di una soluzione definitiva al problema del passaggio delle grandi navi in bacino San Marco. Una prospettiva che spero renda sopportabili i sacrifici richiesti all’industria croceristica nella fase transitoria.
Infine, la revisione del Piano Regolatore Portuale, da condurre d’intesa con il Comune, ci consente di inquadrare il nuovo progetto di sviluppo del porto centrato sulla piattaforma d’altura (petrolifera e container) e la corrispondente bonifica e riconversione di aree a porto Marghera, un inquadramento – conclude Costa – nel quale potrà sicuramente trovare spazio anche un eventuale nuovo terminal crocieristico».
«Importanti l’inversione di tendenza e la riduzione delle grandi navi. Discutibile, invece, il rinvio della prospettiva strategica». Questo il commento di Gianfranco Bettin al summit romano sulla crocieristica. L’assessore all’Ambiente si dichiara dispiaciuto «per l’esclusione delle ipotesi offshore o alla bocca di porto». E al tempo stesso, del fatto che Porto Marghera «non sia stata presa in considerazione nell’immediato. Io resto dell’idea che qualche nave vi potesse trovare posto in via sperimentale dalla prossima stagione turistica».
Più soddisfatto Enrico Zanetti, per l’inclusione della sua proposta di un canale dietro la Giudecca: «Mi rimetto alle decisioni dei tecnici – precisa il senatore di Scelta civica – Non voglio scavare un canale a tutti i costi. Ma se si deve farlo, tanto vale optare per la soluzione meno impattante. Del tutto solidale, poi, mi trova l’accantonamento di Porto Marghera. Che nel breve termine, per tempi e risorse, si configurava come una soluzione risibile».
M.F. (ha collaborato Vettor Maria Corsetti)
LEGGE SPECIALE – Competenze e soldi, la Commissione frena le richieste di Venezia
IL PRESIDENTE – Marinello: «Evitare i conflitti tra enti locali»
IL SOPRALLUOGO L’esito delle audizioni della commissione ambiente
IL DIBATTITO – I senatori per due giorni in città. In discussione risorse e competenze
DALLA ZUANNA «Due punti da difendere: puntare su laguna e residenza»
FINANZIAMENTI «Autonomia e fiscalità? Sono terreni scivolosi. Serve prudenza»
Legge speciale e soldi. Doccia fredda sulle richieste di Venezia
Una notizia buona e una meno buona dalla riunione veneziana della Commissione Ambiente del Senato. La prima è che per la metà di gennaio si arriverà finalmente ad un disegno unificato per la nuova Legge speciale per Venezia, che attualmente conta tre proposte (Casson, Dalla Tor e De Poli). Quella meno buona è che difficilmente le parti più rivoluzionarie e federaliste dei testi oggi all’attenzione troveranno spazio nella norma definitiva. Lo Stato non ha infatti alcuna intenzione di cedere né sull’unificazione delle frammentate competenze sulla laguna chiesta a gran voce dal sindaco Giorgio Orsoni né sulle risorse da assegnare in modo automatico alla città secondo una percentuale delle imposte prodotte sul territorio.
A dare l’altolà a queste due aspirazioni fondamentali è stato il presidente della commissione Giuseppe Marinello, che pure ha riconosciuto a Venezia una specificità e un’unicità da tutelare assolutamente.
«Ci rendiamo conto delle esigenze del Comune – ha detto – ma queste a volte confliggono con la legge e con le aspirazioni di altri enti, come Comune e Provincia, senza contare le altre amministrazioni comunali. Per questo, pensare ad un’unica autorità mi pare un po’ superficiale. Dobbiamo – ha aggiunto – evitare conflitti tra enti locali e creare invece una governance agile, con la conferenza di servizi che consenta di prendere decisioni veloci senza ricorrere allo scaricabarile».
Come trovare soluzioni di questo tipo, il senatore però non lo dice, dal momento che la città è costretta a pagare un canone di concessione degli spazi acquei di fronte a palazzo Ducale perché questi sono demaniali, ha finalmente ottenuto in proprietà l’Arsenale ma non lo specchio acqueo della darsena e non può modificare neppure un limite di velocità in laguna neppure quando questo risulta insensato e dannoso.
Lo stesso discorso vale per le risorse.
«Approfondiremo – ha detto – su due livelli di confronto: quello del Ministero dell’Economia e quello della Regioneria generale dello Stato. Autonomia e fiscalità sono terreni scivolosi: non me la sento per questo di fare supposizioni».
Il senatore veneto Gianpiero Dalla Zuanna ha sottolineato che due sono i punti fondamentali che dovranno trovare posto nella nuova Legge speciale.
«Il primo è la residenzialità – ha spiegato – perché Venezia non può continuare a perdere abitanti: ci vogliono strumenti urbanistici diversi o più estremi rispetto ad altre parti. La seconda parola d’ordine deve essere “Laguna”, perché non possiamo pensare che diventi un braccio di mare, nel qual caso si perderebbe la specificità».
Dalla Zuanna non ha poi escluso l’ipotesi dell’introduzione di un ticket per i turisti che arrivano a Venezia: «Venticinque milioni non sono pochi – ha ammesso – anche se non è facile capire come intervenire in questo ambito. Fare come a Milano, dove il pagamento di una sorta di biglietto per entrare in centro sta permettendo di finanziare diversi servizi, è una possibilità, anche se non si può pensare di coprire tutto in questa maniera».
Il sindaco, a Roma per le grandi navi, non si scoraggia e proseguirà la sua battaglia:
«È ovvio che sia così. Non ci si possono aspettare accoglienze a braccia aperte a proposte innovative. Mi pare però che abbiano ben recepito le esigenze della città e questo mi rende fiducioso».
Nuova Venezia – Grandi navi, il giorno delle decisioni.
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5
nov
2013
Ieri l’audizione in commissione Ambiente del Senato.
Oggi l’incontro con Letta e i ministri Lupi e Orlando, progetti a confronto
Il giorno delle grandi navi. Oggi a palazzo Chigi vertice convocato dai ministri delle Infrastrutture Maurizio Lupi e dell’Ambiente Andrea Orlando. Ci saranno Regione, Comune e Autorità portuale. E si dovrà finalmente decidere sulle soluzioni alternative al transito delle grandi navi in laguna. Vietato dal decreto Clini Passera di un anno e mezzo fa, ma mai applicato. L’accordo auspicato dal ministro Lupi sulle alternative fino ad oggi non è arrivato. Restano idee e prospettive molto diverse su come togliere le grandi navi dal Bacino San Marco.
Ieri se n’è parlato anche davanti alla Commissione Ambiente del Senato, in visita a Venezia. Il nuovo testo di legge prevede che sia la città a decidere sui transiti nelle sue acque. Cosa che oggi non succede, dal momento che le autorità competenti in laguna e in canale della Giudecca-Bacino San Marco sono il Magistrato alle Acque, l’Autorità portuale e la Capitaneria di porto. Intanto dovrà decidere il governo. E oggi, forse anche alla presenza del premier Enrico Letta, si dovrebbe arrivare alla prima decisione dopo quasi due anni di impasse dopo il tragico naufragio della Costa Concordia.
«Speriamo sia una scelta definitiva», dice il presidente della Regione Luca Zaia, «oggi dovremmo stilare insieme una road map per uscire dall’emergenza. I punti fondamentali sono due: escludere le navi troppo grandi da San Marco ma al tempo stesso farle arrivare alla Marittima, che va salvaguardata, attraverso il nuovo canale Contorta Sant’Angelo. Se ci mettiamo tutti di buona lena si può fare in due-tre anni». Soluzione caldeggiata anche dall’Autorità portuale e dall’Autorità marittima. Ma non dal Comune e dai comitati. «La soluzione di scavare un nuovo canale mi lascia molto perplesso», ha ribadito ieri il sindaco Orsoni, «io credo che ci dovremmo avvicinare al problema con un po’ di buon senso. Se ognuno mantiene le sue pregiudiziali non si va da nessuna parte».
L’idea del sindaco, già inviata al governo sotto forma di progetto, è quella di realizzare in tempi molto rapidi un nuovo terminal a Marghera, tra il canale Industriale Nord e il canale Brentella. Banchine già pronte ma terreni da bonificare.
«Chiaro che andare a Marghera comporterà alcuni problemi», risponde Orsoni, «ma se ci si blocca di fronte a questo non si arriva a nessuna soluzione. E una riflessione a lungo termine va fatta».
A Marghera le navi arriverebbero per il canale Vittorio Emanuele («dei Petroli») per poi ormeggiarsi nelle banchine di fronte agli attuali depositi dell’Eni. Che per ora non saranno dismessi, ma «riciclati» per i carburanti verdi. Intorno all’isola dei depositi Agip, il progetto prevede la possibilità di evoluzione per navi fino a 333 metri di lunghezza e di 140 mila tonnellate. Proprio le navi che secondo i docenti Iuav Stefano Boato e Maria Rosa Vittadini, ieri presenti alle audizioni, «non dovrebbero entrare in laguna». I due hanno presentato alla commissione una variante al progetto De Piccoli, che prevede di ormeggiare davanti all’isola del Mose, in bocca di Lido, quattro supernavi oltre le 120 mila tonnellate.
«Se queste restassero fuori dalla laguna», hanno spiegato al sindaco Orsoni, «le navi piccole e gli yacht potrebbero andare in Marittima, le medie a Marghera. Una soluzione «mista» che potrebbe accontentare tutti.
Alberto Vitucci
«Marghera? I tempi sono troppo lunghi»
Il presidente degli Industriali Zoppas boccia l’idea del sindaco. Zanetti per l’ipotesi della Giudecca
«Marghera? Ci vorrebbero troppi anni». Otto, secondo il presidente del Porto Paolo Costa. Dieci per il presidente degli Industriali Matteo Zoppas. Che si dice disponibile a discuterne, «ma solo a lungo termine visti i tempi». «Oggi intanto», ha detto ieri Zoppas all’audizione della commissione Legge Speciale, «occorre prendere una soluzione ponderata, che tenga conto anche degli investimenti fin qui fatti in Marittima». Una voce a sostegno dell’ipotesi del canale Contorta Sant’Angelo. Il progetto da molti ritenuto in pole position nella corsa alle alternative sulle grandi navi davanti a San Marco Quattro chilometri di canale dal Malamocco Marghera alla Marittima, 150 milioni di spesa, almeno due anni di lavori. Obiettivo, collegare la bocca di porto di Lido alla Marittima. Che dunque resterebbe il terminal per le grandi navi. Un nuovo canale in laguna che secondo il Porto potrebbe rappresentare l’occasione per costruire barene e riequilibrare anche la laguna centrale con i fanghi scavati.
«Non è così», ribattono gli ambientalisti, «Magistrato ale Acque e Porto hanno presentato in Salvaguardia un progetto per arginare i sette chilometri e mezzo del canale dei Pertroli con enormi massi. Interventi estranei alla laguna e proibiti dal Palav». Il Contorta, dunque.
Il secondo progetto sul tavolo oggi sarà lo scavo di un altro canale a sud della Giudecca. per consentire il passaggio delle grandi navi che continuerebbero a entrare dalla bocca di Lido girando all’altezza di San Servolo verso il canale dell’Orfano. Ipotesi lanciata da Enrico Zanetti, economista di Scelta civica e finanziato da Venezia terminal passeggeri, la società delle crociere del Porto.
C’è poi il progetto Marghera. Presentato dal sindaco direttamente al governo. Che prevede la realizzazione di cinque nuovi terminal crociere in I zona industriale, tra il canale Industriale Nord e il canale Brentella. Su questo è partito il fuoco di fila del Porto e dei sindacati. Non ci sta, potrebbe penalizzare il traffico commerciale». «Non è vero», obietta il sindaco, «si può fare».
Infine, l’ipotesi di porto fuori dalla laguna. Terminal galleggianti, leggeri e rimovibili, in bocca di porto di Lido davanti all’isola del Mose. Idea depositata da Cesare De Piccoli che prevede anche un piccolo terminal lagunare a San Pietro di Castello, in laguna nord.
(a.v.)
I comitati: «Mose occorre aprire un’inchiesta»
Una commissione di inchiesta sul Mose e sui miliardi di euro arrivati in laguna negli ultimi anni. L’hanno chiesta ieri a nome dei comitati veneziani alla commissione del Senato i rappresentanti dell’Associazione Ambiente Venezia Luciano Mazzolin e Armando Danella, il primo esponente di Medicina democratica, il secondo dirigente della Legge Speciale del Comune fino a pochi anni fa.
«La prima cosa da fare», hanno spiegato ai senatori, «è quella di far luce su quelle vicende e sui pareri che hanno portato ad approvare progetti a nostro parere non adatti a salvaguardare la città».
Un dossier è stato consegnato ai membri della commissione.
«È necessario varare al più presto la nuova legge», hanno detto, «perché le decisioni sul territorio siano prese dalla città. Priorità, l’allontanamento delle grandi navi non compatibili dalla laguna, le verifiche sul Mose e sullo stato della laguna fatte da soggetti scientifici super partes e affidabili».
(a.v.)
Legge Speciale federalista «Un’aliquota resti a noi»
Orsoni chiede di poter gestire a livello locale una parte delle imposte
Zaia: «Non deve più decidere il governo».
Casson: «Un’autorità per le bonifiche»
Un’aliquota dell’Irpef alla città per finanziare la nuova Legge Speciale. E una riforma «federalista» che affidi poteri e competenze agli enti locali, lasciando fuori il governo centrale. Il presidente leghista del Veneto Luca Zaia e il sindaco di centrosinistra Giorgio Orsoni sembrano in perfetta sintonia nel chiedere ai senatori della Commissione Ambiente di palazzo Madama una nuova legge «più attenta al territorio».
Non solo grandi opere e finanziamenti distribuiti a pioggia, com’era nel passato. Ma attenzione alla città e alla sua laguna e risorse da garantire in altro modo. Finiti i tempi d’oro, quando alla città arrivavano anche 250 miliardi di lire in un anno – 125 milioni di euro, poi ridotti a zero, infine solo in piccola parte ripristinati – è ora di cambiare rotta. Se ne parla da anni, nell’ambito della riforma di una Legge Speciale che risale ormai a quarant’anni fa. Modificata nel 1984 per introdurre il concessionario unico per i lavori in laguna, il Consorzio Venezia Nuova. Diversi i testi di legge depositati in Senato, poi bloccati per la fine anticipata della legislatura.
Adesso l’iter ricomincia, e la discussione riparte dal testo presentato due anni fa dal senatore veneziano del Pd Felice Casson.
Poteri al sindaco sulle acque di sua competenza, nuove regole per le bonifiche, limiti alle grandi opere e all’accesso delle grandi navi in laguna. Ieri la XIII commissione di Palazzo Madama, presieduta dal senatore del Pdl Giuseppe Francesco Maria Marinello ha compiuto due sopralluoghi alla Stazione Marittima e all’Arsenale, poi avviato in Prefettura una fitta serie di consultazioni con enti locali, parti sociali e associazioni di categoria.
Primo a essere ricevuto, come vuole il protocollo, il presidente della Regione. «La nuova legge speciale deve essere pienamente federalista, questo ho detto ai senatori», commenta al termine dell’audizione, «dobbiamo uscire dalla mentalità del mendicante: quelli che chiediamo sono soldi nostri». D’accordo sul riordino delle competenze: «Alla Regione va la funzione programmatoria, agli altri a cascata il resto». Dunque il Comune dovrà governare pienamente sulle sue acque e sui territori oggi preclusi come porto e aeroporto?
«Va bene», dice Zaia, «l’importante è che i romani non decidano per noi. Noi veneti sappiamo benissimo cosa fare». Zaia ha poi criticato alcuni passaggi del testo in discussione. «Io non metterei ad esempio che è vietato fare delle cose sott’acqua. Perché se in un prossimo futuro ci fossero davvero delle tecnologìe a impatto zero ci precluderemmo la possibilità di realizzare una sublagunare».
«Solo con una percentuale fissa sulle entrate dello Stato lasciate nel territorio, come un’aliquota sulle imposte dirette e indirette», ha detto il sindaco, «si può avere la certezza di gestire la salvaguardia. Non si può andare con il cappello in mano a pietire i fondi. Che lo Stato poi non ci dà, pur avendo dichiarato Venezia di preminente interesse nazionale».
Felice Casson, senatore primo firmatario della proposta di legge, ha ribadito che il sistema di finanziamento va cambiato. «Bisogna prendere sul territorio le risorse, utilizzando le imposte ma anche i proventi del Porto», ha spiegato ieri, «come già si fa in Friuli Venezia Giulia. Occorre una autorità unica per la laguna, una autorità per le bonifiche di Porto Marghera, per dare risposte celeri e trasparenti ai cittadini».
Alberto Vitucci
Gazzettino – Venezia. Grandi navi. Il giorno delle decisioni a Roma.
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5
nov
2013
LAGUNA E SALVAGUARDIA
GRANDI NAVI – In mattinata a palazzo Chigi il vertice con il Governo
GLI INDUSTRIALI «Inaccettabile penalizzare il porto commerciale»
Orsoni e Zaia: «Basta elemosine dalla capitale con i soldi nostri»
Ieri le audizioni in prefettura della Commissione ambiente del Senato
Marghera o Marittima oggi il giorno della verità «Serve subito una scelta»
Oggi a Roma si parlerà di grandi navi. L’incontro promesso dal premier Enrico Letta per il primo ottobre, poi rinviato per la crisi di governo è finalmente stato convocato, complice anche l’azione del sindaco Giorgio Orsoni che per lo stesso giorno – non avendo più sentito notizie da Roma – aveva deciso nei giorni scorsi di forzare un po’ la mano convocando a Ca’ Farsetti le principali istituzioni coinvolte nella questione. Così oggi sarà a palazzo Chigi con i rappresentanti di Regione, Autorità portuale e Magistrato alle Acque per chiedere a gran voce una decisione e una data.
«Mi aspetto – ha detto il sindaco – che si parli di prospettive di lungo periodo da concordare, ma nel frattempo dovrà essere individuata una scelta immediata. Esistono interessi apparentemente contrapposti che dovranno conciliarsi in qualche modo per non lasciare problemi irrisolti. È evidente – ha aggiunto – che non ci dovrà essere più un pericolo per la città e la laguna salvaguardando le attività economiche».
Per Orsoni, che sostanzialmente boccia l’ipotesi di un terminal nelle bocche di porto, la laguna deve essere manomessa il meno possibile.
«Se si devono scavare altri canali – ha concluso – lo diranno gli esperti».
«Mi auguro che ci sia una proposta – gli ha fatto eco il governatore Luca Zaia – magari non esecutiva, ma che tracci la strada per uscire da questa impasse. Per me, comunque, il punto d’arrivo finale deve essere la Marittima con la navigazione attraverso il canale Contorta».
Le audizioni sono poi continuate con le associazioni Ambiente Venezia, No Mose e No grandi navi che hanno evidenziato i motivi secondo cui le grandi navi dovrebbero essere estromesse tout court dalla laguna.
Poi sono intervenuti Consorzio Venezia Nuova, le università, la Camera di commercio e la Biennale. I capigruppo di Udc e Psi (Simone Venturini e Gigi Giordani) in Consiglio comunale hanno scritto una lettera a Letta e ai ministri Lupi e Orlando in cui sostanzialmente prendono le distanze da un eventuale trasferimento delle navi a Marghera: «Il Consiglio non ha mai abbracciato un’ipotesi specifica e chi parla di stop definitivo alle navi in laguna o auspica l’abbandono della Marittima lo fa a titolo personale».
Neanche il presidente di Confindustria Venezia, Matteo Zoppas, è entusiasta della soluzione prospettata dal sindaco Giorgio Orsoni di un trasferimento delle grandi navi sulle banchine di Porto Marghera.
«Non possiamo accettare – ha detto all’uscita dall’audizione – non può accettare il rischio di pregiudicare la vocazione logistica, portuale e industriale di Porto Marghera. Se all’interno di questo quadro generale, a Marghera si vuole ipotizzare anche uno sviluppo del traffico crocieristico, crediamo che questa opzione possa essere valutata solo nel lungo periodo, dopo aver individuato e verificato un percorso che non pregiudichi sia le attività già esistenti nell’area».
Competenze territoriali e fondi certi per mantenere la città e la laguna
I soldi per finanziare la nuova Legge speciale per Venezia vanno presi direttamente sul territorio e non chiesti “con il cappello in mano” a Roma. Fatto che, ricorda il presidente della Regione Luca Zaia, è insopportabile soprattutto alla luce dei 21 miliardi che il Veneto paga in tasse a Roma e che poi rimangono lì o prendono altre vie.
È cominciata con la visita al porto e all’Arsenale la trasferta di due giorni della Commissione Ambiente del Senato, che sta esaminando il disegno di riforma della Legge speciale unificato con primo firmatario Felice Casson. I lavori sono poi proseguiti in Prefettura con le audizioni delle istituzioni, delle associazioni e delle parti sociali per riprendere il lavoro già cominciato nella passata legislatura.
Sul federalismo delle risorse le posizioni sembrano concordanti con quanto è previsto nello stesso ddl.
«Servono risorse certe e continuative per mantenere questa città – dice il sindaco Giorgio Orsoni- e non si può costringere un sindaco ad andare a Roma ogni volta con il cappello in mano ad invocare pietà. La soluzione più semplice è l’attribuzione in automatico a Venezia di una parte delle tasse e imposte del territorio».
Quanto alle competenze sul territorio e in laguna, il sindaco ha insistito sulla necessità di unificarle. «Chiedo una legge innovativa – aggiunge – che metta mano alle competenze e senza istituire commissari, perché significa riconoscere che l’amministrazione ordinaria non funziona».
Se il sindaco chiede competenze unificate in capo al Comune, Zaia le invoca per la Regione: «Vedo un’azione programmatoria autentica ed esclusiva della Regione e poi a cascata sugli altri enti. Comunque, sulle risorse ho chiesto un’interpretazione federalista, che metta da parte i “romani”. I soldi sono nostri e chiediamo di utilizzarli per la città più bella del mondo uscendo dalla mentalità del mendicante. Vedo anche una Legge speciale che guarda al futuro e mi preoccupo un po’ quando vedo che questa prescrive che non si può fare nulla sott’acqua. E se in un prossimo futuro ci fosse una tecnologia ad impatto zero per il trasporto delle persone, dobbiamo escluderla a priori?».
Il presidente di Confindustria, Matteo Zoppas chiede per le imprese una semplificazione dei livelli decisionali .
«Serve una nuova attenzione – ha detto – sullo sblocco delle bonifiche a Marghera, che rende disincentivante investire su quelle aree. Per noi – ha concluso – la nuova Legge speciale va considerata all’interno dei meccanismi della nuova città metropolitana».
M.F.
Nuova Venezia – Grandi navi, audizione con la Commissione del Senato.
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4
nov
2013
La riunione oggi in Prefettura a Venezia. Al termine dichiarazioni di Orsoni e Zaia. Domani il vertice a Roma.
VENEZIA. Audizione sul tema delle grandi navi oggi in Prefettura a Venezia con la tredicesima Commissione Permanente del Senato che si occupa di ambiente e territorio. Era presente anche il Presidente della Regione Luca Zaia che domani sarà a Roma per la riunione nella quale i ministeri competenti e gli enti locali discuteranno la soluzione del problema. «Spero che sarà la giornata finale – ha anticipato Zaia – e che si parli della fuoriuscita delle grandi navi dal bacino di San Marco e dal canale della Giudecca. Spero ci sia una proposta, magari non esecutiva di lì a poche ore, ma che tracci la road map per uscire da un impasse su cui tutti noi abbiamo investito, puntando a ridurre la stazza delle navi che entrano in laguna». «Per me – ha detto Zaia – il punto d’arrivo deve essere l’attuale terminal, a tutela degli investimenti e dell’occupazione. Dopo di questo, siamo aperti anche ad altre soluzioni, nell’interesse di dare una risposta ai cittadini. I punti fermi devono restare questi: fuori le navi sopra un determinato tonnellaggio, navigazione attraverso il canale Contorta-Sant’Angelo e arrivo nell’attuale Marittima. Se si vuole fare veloci, ridiscutendo la logica adottata finora nella gestione delle acque, credo che i tempi che ci possiamo prospettare non superino i due o i tre anni. Ma dipende tutto dalla volontà».
Del tema ha parlato oggi anche il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni. «È un passaggio molto importante – ha detto – nella prospettiva di arrivare alla definizione di un tema sotto gli occhi di tutto il mondo. È evidente che ci sono tanti interessi, apparentemente contrapposti, di cui tener conto, ma alla fine bisognerà fare in modo che si concilino, perché non si può lasciare vincere una prospettiva piuttosto che un’altra, altrimenti si lascerebbero i problemi irrisolti. Bisogna soprattutto che non diminuiscano le risorse e che venga eliminato il pericolo per la Laguna».
Quanto alle possibili soluzioni astrattamente prospettabili, Orsoni ha rilevato: «Il punto fermo è che la Laguna va manutenzionata, come fatto nei secoli, altrimenti non saremmo ancora qui a parlare di Venezia, e va gestita. Che si arrivi o meno allo scavo di altri canali, cosa che mi lascia perplesso, lo diranno gli idraulici e gli esperti. E l’offshore è una soluzione che va guardata con interesse e attenzione, ma riguarda le merci e non i passeggeri. Quanto all’idea di un terminal alle bocche di porto, mi sembra la classica soluzione intermedia che non va incontro a nessuna esigenza. In sintesi, l’unico obiettivo deve essere quello di salvaguardare la città e il suo ambiente e, personalmente, penso che si debbano fare il minor numero di interventi possibili, ma coordinando il tutto con le esigenze economiche della città».
Quel che Orsoni si attende dall’incontro di domani è dunque un «procedere per gradi»:
«Penso – ha spiegato – che ci saranno prospettive di lungo periodo sulle quali si dovrà concordare, cercando di sapere cosa sarà tra qualche anno, ma si dovranno spostare anche da subito anche gli equilibri degli arrivi, individuando delle soluzioni immediate per ricominciare a mettere in equilibrio il problema. La soluzione, se si vuole, si trova: è chiaro che, ad esempio, andare a Marghera comporterebbe delle difficoltà, ma se ci si blocca di fronte a queste, non si arriva a nessuna soluzione».
Orsoni: «Una quota delle tasse dei veneziani alla salvaguardia della città»
L’idea del primo cittadino esposta alla commissione del Senato che sta discutendo anche la Legge Speciale: «Facciamo come per il Mose, una quota automatica destinata alla città».
Zoppas: “Si guardi alla città metropolitana”.
Casson: “Le risorse prodotte qui rimangano in Laguna”
VENEZIA. L’idea di destinare in automatico un’aliquota delle imposte dirette e indirette generate da Venezia alla salvaguardia della città è stata lanciata oggi dal sindaco Giorgio Orsoni in occasione del sopralluogo della 13/A Commissione del Senato, che sta discutendo in sede redigente la nuova legge speciale. Affrontando il tema dell’incertezza delle risorse, Orsoni ha detto che la possibilità di trattenere risorse generate dal territorio, «con una assegnazione automatica» può essere una soluzione.
«Un esempio in questo senso – ha ricordato – è avvenuto con l’attribuzione di una percentuale dei fondi del Mose alla manutenzione della città, come siamo riusciti a far inserire nella legge di Stabilità dell’altro anno. Questo sta dando risultati oggi, attraverso il minimo di certezza necessario». «Si potrebbe quindi pensare ad un’aliquota delle imposte dirette e indirette generate dal territorio da assegnare in automatico alla città» ha concluso Orsoni.
Zoppas: “Nuova legge speciale guardi a città metropolitana”. Il presidente di Confindustria Venezia Matteo Zoppas ha avanzato una serie di richieste al tavolo della tredicesima commissione del Senato, in occasione dell’audizione di questo pomeriggio sul tema della nuova legge speciale. «Abbiamo chiesto – ha detto – di ridurre i livelli burocratici decisionali, una nuova attenzione sullo sblocco non solo delle bonifiche, ma anche sulla parte del Sin di Porto Marghera, che rende disincentivante investire su quelle aree, un’attenzione particolare alla risoluzione delle problematiche del progetto integrato di Fusina, mettendoci a disposizione della Regione per la raccolta di eventuali informazioni o per il coordinamento delle industrie e degli imprenditori presenti che possono beneficiarne. E abbiamo consigliato di considerare la nuova legge speciale all’interno dei meccanismi della nuova città metropolitana».
Casson (Pd): “Rimangano qui le risorse prodotte qui”. Per il senatore Felice Casson, la nuova legge speciale per Venezia deve partire da alcuni capisaldi, anche sul piano finanziario e delle autorità competenti. «Si deve assistere – ha esordito – a una vera e propria inversione di tendenza rispetto al passato, perché i finanziamenti della legge devono partire dal territorio, sul quale devono rimanere le risorse prodotte: pensiamo di utilizzare una normativa applicata finora solo in Friuli Venezia Giulia, utilizzando direttamente una parte consistente dei fondi provenienti dal pagamento delle tasse e dai proventi del porto. Poi, bisogna recuperare, con il contributo delle amministrazioni locali, territori abbandonati a loro stessi. E, soprattutto, ci vuole un’autorità unica per la Laguna e le bonifiche di Porto Marghera: un organismo proposto dalla legge speciale stessa che permetta al cittadino di sapere a chi rivolgersi, visto che, allo stato delle cose, chi deve fare qualcosa diventa matto per capire chi è competente». Casson, primo firmatario della proposta di nuova legge speciale, ha quindi illustrato il senso del sopralluogo compiuto a Venezia dalla XIII commissione del Senato. «Come la proposta di legge è partita sulla base di uno studio – ha spiegato – così, chiusa la prima fase, abbiamo ritenuto fondamentale un confronto con il territorio veneto e veneziano per sentire le loro idee sulla nuova legge speciale». Gli esiti del sopralluogo saranno illustrati domani, nel corso di una conferenza stampa in Prefettura. In mattinata la commissione si è recato al porto e all’Arsenale, centro di coordinamento del Mose compreso, e, nel pomeriggio, ha tenuto una serie di audizioni di enti locali e stakeholders in Prefettura.
Nuova Venezia – Grandi navi. Domani il vertice a Roma con il progetto Marghera.
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4
nov
2013
Ancora poche ore e, forse, la laguna conoscerà il destino sulle grandi navi che ogni giorno la solcano. È convocato infatti per domani a Roma, dopo una serie di rinvii dovuti alle incertezze politiche, il vertice del governo sull’emergenza grandi navi.
Il sindaco Giorgio Orsoni arriverà nella capitale con le idee ben chiare e la proposta di spostare nell’area industriale almeno una parte dei palazzi galleggianti. Nel dettaglio: cinque grandi navi a Marghera nelle banchine tra il canale industriale Nord e il canale Brentella mentre quattro di dimensioni medio piccole potrebbero restare in Marittima, dove troverebbe spazio anche un nuovo centro residenziale in social housing.
Un’ipotesi che l’Autorità portuale contesta, temendo le riduzioni di fatturato al comparto crociere e problemi al traffico commerciale. Il sindaco, dal canto suo, rivendica alla città le decisioni sul suo territorio e ha già bocciato senza appello lo scavo del nuovo canale Contorta-Sant’Angelo proposto dal Porto e dal suo presidente Paolo Costa. E adesso illustrerà al governo i vantaggi dell’ipotesi Marghera.
Il progetto Marghera dovrà essere realizzato in tre fasi.
La prima, e più urgente, sarà l’allestimento delle banchine già pronte del Canale Industriale Nord per realizzarci gli ormeggi per due grandi navi sopra le 140 mila tonnellate.
La seconda fase sarà quella per realizzare cinque nuove stazioni marittime per ricevere altrettante navi di grandi dimensioni.
Terza fase, a lungo-medio periodo, quella di pensare al recupero delle isole oggi occupate dalle raffinerie dell’Eni, destinate alla chiusura.
Spazio prezioso dove la nuova Marittima potrebbe ulteriormente allargarsi. Nel caso di congestione del traffico acqueo il progetto prevede lo scavo di un canale di raccordo dietro l’isola delle Tresse.
Nuova Venezia – Grandi navi, ecco come spostarle a Marghera.
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3
nov
2013

Martedì l’atteso vertice convocato dal Governo.
Il sindaco Orsoni propone gli approdi tra il Canale industriale Nord e il Brentella. In Marittima nuove case.
Cinque grandi navi a Marghera, nelle banchine tra il canale industriale Nord e il canale Brentella.
E quattro di dimensioni medio piccole che potrebbero restare in Marittima, dove troverebbe spazio anche un nuovo centro residenziale in social housing.
Eccolo l’asso da novanta del sindaco Giorgio Orsoni. Che martedì andrà a Roma, al vertice finalmente convocato dal governo sull’emergenza grandi navi, sostenendo l’ipotesi dello spostamento delle crociere a Marghera. Un’ipotesi che l’Autorità portuale contesta, paventando riduzioni di fatturato al comparto crociere e problemi al traffico commerciale. Ma il progetto, elaborato dall’avvocato Alessio Vianello e da professionisti veneziani, è pronto. Il sindaco rivendica alla città le decisioni sul suo territorio e ha già bocciato senza appello lo scavo del nuovo canale Contorta-Sant’Angelo proposto dal Porto e dal suo presidente Paolo Costa. E adesso illustrerà al governo i vantaggi dell’ipotesi Marghera. Occasione unica, dice ad una voce con il suo assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin, per avviare davvero la bonifica e il riuso delle aree.
Ecco intanto i dettagli del progetto Marghera. Che si dovrà realizzare in tre fasi.
La prima, d’urgenza, sarà l’allestimento delle banchine già pronte del Canale Industriale Nord per realizzarci gli ormeggi per due grandi navi sopra le 140 mila tonnellate. Si tratta solo di ultimare la bonifica già avviata dell’area di proprietà dei privati – la famiglia Salmini – a ridosso del Vega I in zona industriale. Questi sono i «tempi brevi» di cui parla il sindaco, contrapposti ai due/tre anni – e 150 milioni di euro di lavori – del nuovo canale.
Seconda fase, quella per realizzare cinque nuove stazioni marittime per ricevere altrettante navi di grandi dimensioni. Quattro sarebbero ormeggiate nel Canale Nord, la quinta del vicino Brentella. Evidente, dicono i progettisti, il vantaggio di essere vicino ala Ferrovia e alla strada, dunque all’aeroporto, senza occupare il ponte della Libertà. E soprattutto senza scavare nuovi canali per arrivare nell’attuale Marittima.
Terza fase, a lungo-medio periodo, quella di pensare al recupero delle isole oggi occupate dalle raffinerie dell’Eni, destinate alla chiusura. Spazio prezioso dove la nuova Marittima potrebbe ulteriormente allargarsi. Nel caso di congestione del traffico acqueo il progetto prevede lo scavo di un canale di raccordo dietro l’isola delle Tresse. «Ma questo», spiegano i progettisti, «non interferirebbe con lo scambio idraulico come il Contorta». Anche il problema del traffico sembra qui superato. Sarà possibile gestire bene gli orari di ingresso dei mercantili, quasi assenti il sabato e domenica dove invece si registra il picco delle crociere. La soluzione Marghera dunque si fa concreta. È il progetto già inviato al ministero delle Infrastrutture dal sindaco Orsoni, dopo che Vianello lo aveva protocollato negli uffici comunali qualche mese fa. Dal punto di vista tecnico adesso si dovrà verificare se quel tipo di traffico sia compatibile soprattutto si possa mescolare con il traffico commerciale. Il Porto e la Capitaneria hanno già detto di no. Ma il Comune chiede verifiche tecniche «super partes». Lo stesso ha fatto il senatore del Pd Felice Casson.
«È necessario che il processo decisionale sia tolto alla discrezionalità ma contenga elementi di valutazione finalizzati al bene comune», dice la docente Iuav Andreina Zitelli, esperta di Valutazioni ambientali.
Alberto Vitucci
Oggi alle 18.30 inchiesta su RaiTre nel corso di “Kilimangiaro”
Le grandi navi in tv, su Raitre nazionale. Oggi alle 18.30, nel corso della trasmissione di Licia Colò «Kilimangiaro», andrà in onda inchiesta di Stefania Battistini sugli effetti che il traffico delle grandi navi da crociera provocano alla laguna.
È lo spazio inchieste sul «patrimonio culturale violato», inaugurato quest’anno nell’ambito della celebre trasmissione condotta dalla Colò sulle meraviglie del mondo e il turismo.
Stefania Battistini ha girato la laguna e realizzato immagini mozzafiato, montando alla fine un servizio denuncia che sarà trasmesso appunto a partire dalle 18.30.
Tra gli intervistati il presidente del Porto Paolo Costa, il direttore regionale dei Beni ambientali Ugo Soragni, l’ingegnere idraulico Luigi D’Alpaos e il giornalista Alberto Vitucci.
Seguirà un dibattito in studio tra favorevoli e contrari al traffico delle grandi navi in laguna.
LE ALTERNATIVE
Il Porto insiste sul Contorta le altre ipotesi sul tavolo
All’appello mancava soltanto il progetto Marghera. Che il sindaco non ha mai presentato alla Capitaneria di porto ma ha inviato direttamente a Roma, ai ministri Lupi e Orlando.
Il primo si è detto deciso a «risolvere il problema». «Auspichiamo un accordo», dice, «altrimenti decideremo noi. Il decreto Clini Passera va applicato al più presto».
Il suo collega all’Ambiente Andrea Orlando si è detto favorevole all’ipotesi Marghera e al numero chiuso.
Alla Capitaneria di porto sono stati presentati finora tre progetti.
Lo scavo di un nuovo canale in laguna, il Contorta Sant’Angelo, per collegare il canale dei Petroli all’attuale Marittima. In questo modo, dice il presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa, le navi potrebbero entrare da Malamocco e non più dal Lido e la Marittima rimarrebbe attiva. Con i fanghi scavati, dice Costa, si potrebbero costruire alcune barene sulle sponde del canale Malamocco Marghera e fermare così l’erosione dei sedimenti». Ma un nuovo canale in laguna, è l’obiezione, potrebbe portare altri danni all’equilibrio già compromesso dell’ecosistema.
Il secondo nuovo canale è quello previsto dietro la Giudecca dal parlamentare di Scelta civica Enrico Zanetti. progetto finanziato da Venezia terminal passeggeri, anche questo manterrebbe l’attuale Marittima ma modificherebbe in modo pesante l’area di laguna a sud della Giudecca (canale Orfano).
Le navi fuori della laguna, con un terminal a Punta Sabbioni davanti al Mose è l’idea di Cesare De Piccoli, ex viceministro alle Infrastrutture e parlamentare europeo. Qui le navi potrebbero essere alimentate da terra con le centrali del Mose, la Marittima potrebbe essere riconvertita a porto per yacht.
(a.v.)
Nuova Venezia – Grandi navi, il vertice martedì a palazzo Chigi
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2
nov
2013
Convocazione del governo per il 5 novembre, torna d’attualità il numero chiuso
All’incontro dovrebbe partecipare anche Letta con i ministri Lupi e Orlando
L’ordinanza provocatoria del sindaco Giorgio Orsoni per bloccare il passaggio delle grandi navi in Bacino di San Marco resta nel cassetto – era già partita una lettera di convocazione di tutti i soggetti interessati a livello locale per il 5 novembre – perché il Governo nel frattempo si è finalmente mosso e ha deciso di convocare per lo stesso giorno, martedì, a Palazzo Chigi una riunione sul tema a cui dovrebbe essere presente anche il presidente del Consiglio Enrico Letta e da cui dovrebbero scaturire i primi provvedimenti operativi.
Si parla, ancora una volta, della possibile adozione del numero chiuso per le Grandi navi vicine alle 100 mila tonnellate – e non a caso l’Autorità Portuale ha diffuso uno studio, che riportiamo a fianco, sulle perdite economiche e occupazionali che determinerebbe per lo scalo veneziano, a suo giudizio, una simile decisione – e del dirottamento a Marghera di parte di esse con una soluzione provvisoria. In ogni caso, sul tavolo del Governo, a cui siederanno naturalmente anche il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi e quello dell’Ambiente Andrea Orlando, con Orsoni, il presidente della Regione Luca Zaia, il presidente dell’Autorità Portuale Paolo Costa e gli esponenti delle due autorità tecniche che hanno esaminato in questi mesi i progetti alternativi al passaggio delle grandi navi dal Bacino di San Marco: il presidente del Magistrato alle Acque Roberto Daniele e il comandante della Capitaneria di Porto di Venezia, l’ammiraglio Tiberio Piattelli.
Già avanzate anche le prime valutazioni tecniche, da cui emergerebbe che sul piano tecnico il progetto più completo sarebbe quello presentato dal Porto che prevede la scavo del canale Contorta-Sant’Angelo per deviare, dopo l’ingresso nel Canale dei Petroli, le grandi navi dal passaggio in Bacino di San Marco. Fattibile risulterebbe anche la soluzione proposta dal parlamentare di Scelta Civica Enrico Zanetti e sostenuto anche dalla Venezia Terminal Passeggeri che prevede lo scavo di un canale alle spalle della Giudecca, ma il progetto dovrebbe però essere approfondito. Perplessità invece per la soluzione caldeggiata da Orsoni del trasferimento definitivo delle grandi navi a Marghera – anch’esso da approfondire – soprattutto per la difficoltà di far convivere senza problemi nello stesso scalo il traffico crocieristico e quello commerciale e industriale. Da approfondire maggiormente sarebbe anche il progetto proposto dall’ex viceministro Cesare De Piccoli di creare un nuovo terminal per le crociere in Adriatico, all’altezza di Punta Sabbioni, che per fornire energia alle navi dello scalo potrebbe anche sfruttare la vicina centrale elettrica per il rialzo delle paratoie del Mose. In questo caso, però, uno dei problemi evidenziati dalle autorità tecniche sarebbe poi il trasbordo per i passeggeri che dovrebbero essere portati a Venezia con altri mezzi acquei.
Va ricordato anche che dal 23 novembre al 4 aprile del prossimo anno le navi da crociera dirette a Venezia verranno tutte dirottate a Trieste o a Ravenna per non intralciare i lavori del Mose in corsa alla bocca di porto del Lido.
Enrico Tantucci
Gazzettino – Veniceland, parco giochi in laguna
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31
ott
2013
SUL PROGETTO UN CORO DI POLEMICHE
Venezia come Disneyland, parco giochi e ruota panoramica
VENEZIA – La Zamperla Spa pronta a realizzare il progetto nell’isola di San Biagio, davanti a Sacca Fisola
Avallo di Ca’ Foscari e dell’assessore regionale Donazzan, ma il sindaco frena: «Recupero sì, ma nel rispetto della città»
In un certo senso chi ha sempre pensato che Venezia potesse finalmente trasformarsi in una sorta di “Veniceland” per turisti potrà dirsi accontentato. Finalmente il progetto c’è. Ora arriva il parco “Isola di San Biagio”, piccolo fazzoletto di terra (40 mila metri quadrati), a due passi da Sacca Fisola, di fronte alla Stazione Marittima, in Canale della Giudecca, un tempo sede di un inceneritore chiuso nel 1984 per emissioni di diossina nell’aria, che ora potrebbe diventare un parco divertimenti a tutti gli effetti. Come accade a New York, a Parigi, a Mosca, in Germania, a Copenaghen. Insomma, una sorta di Disneyland in salsa veneziana.
Archiviato il faraonico Palais Lumiere di Pierre Cardin in gronda lagunare, ora spunta l’idea della Antonio Zamperla spa, nota azienda di Altavilla Vicentina dell’area manufatturiera dedicata allo svago e al divertimento, che dopo aver ottenuto in concessione dal Demanio per quattro anni l’isoletta lagunare ha pensato bene, con l’avallo e la benedizione dell’Università di Ca’ Foscari con il suo rettore Carlo Carraro, di realizzare un “polo dedicato a cultura, recupero storico delle origini di Venezia e un’area di svago e tempo libero”. Il progetto ha avuto l’immediata adesione dell’assessore regionale al Lavoro, la vicentina Elena Donazzan.
Ed ecco quindi, secondo i progettisti, tra i quali due docenti dell’ateneo veneziano (la biologa Patrizia Torricelli; l’archeologo Sauro Gelichi), la possibilità di realizzare una zona naturalistica per conoscere l’ambiente lagunare; un’area storica con la rievocazione in un grande bacino artificiale della Battaglia di Lepanto con tanto di galee e comparse in costume; e una terza dedicata al Carnevale di Venezia, con un teatro. E poi dulcis in fundo anche una ruota panoramica e le immancabili “Montagne russe” per un viaggio ad alta tecnologia digitale dentro Venezia, ma senza vederla da vicino. Come stare davanti alla playstation. Infine per i bambini un’area ludico-didattica riservata ai bambini e le scolaresche. «É un’iniziativa molto importante – ha detto Carraro – che può dare enormi vantaggi economici e consentirà di redistribuire i flussi turistici in città senza una polarizzazione su San Marco».
Ma è toccato ad Alberto Zamperla disegnare gli scenari. «Siamo pronti ad investire ben 80 milioni di euro e a dare lavoro a 500 persone. Dopo i lavori di bonifica saremo in grado di completare l’operazione in due anni. Poi ci sarà una parte di fruizione gratuita alla cittadinanza e un’altra con biglietto d’ingresso».
E i carotaggi per verificare il livello d’inquinamento dopo il caso inceneritore? «Li faremo prima di ogni bonifica – sottolinea la progettista Lorella Bressanello – Li compiremo nei prossimi 40 giorni. Poi valuteremo il da darsi».
Ultimo aspetto: i permessi. «É un progetto condiviso anche da Comune e Soprintendenza ai beni artistici – ha assicurato il rettore Carraro – E si troverà anche il modo di spostare una stazione di travaso rifiuti dell’azienda Veritas in un lembo dell’isola ancor oggi».
Ma in serata il sindaco Giorgio Orsoni ha messo subito i paletti, e pare che anche la soprintendente Renata Codello, non abbia apprezzato. «Credo che il recupero ambientale dell’isola di San Biagio vada affrontato – ha detto Orsoni -, ma nel rispetto della città. Venezia non è un parco giochi e questo deve essere tenuto presente da tutti». De Profundis? Si vedrà.
Paolo Navarro Dina
PERPLESSITA’ – Finora a Palazzo Ducale non è arrivato alcun progetto
Coro di critiche e di dubbi: «Le priorità sono altre, l’iniziativa era meglio realizzarla in terraferma»
Il progetto illustrato ieri a Ca’ Foscari inizia a creare le prime critiche. Tra chi prende le distanze dall’iniziativa c’è sicuramente Venessia.com che in queste ore ha già raccolto diversi pareri negativi.
«È sicuramente positivo riqualificare e bonificare un’area che è stata a lungo un’ex discarica – esordisce Matteo Secchi – ma mi par di capire che lì si voglia creare un vero e proprio parco giochi e quindi non mi sembra proprio un progetto di tipo “culturale”. La nostra città non ha bisogno di un Luna Park, il centro storico di Venezia è già pieno di attrazioni. Per chi vive qui le priorità vere sono le case e i servizi quotidiani per i residenti. Siamo un po’ sorpresi che l’iniziativa sia sostenuta dall’università di Ca’Foscari».
Anche lo storico Alvise Zorzi è critico. «L’iniziativa mi lascia perplesso – dice – soprattutto l’abbinamento montagne russe-rievocazioni storiche (quali? da chi ideate?) La battaglia di Lepanto, nella quale si scontrarono 230 galere turche con 208 galee della Lega, con le galeazze veneziane in testa, 80.000 uomini da una parte, 90.000 dall’altra, non mi pare molto adatta ad essere ricostruita a Sacca Fisola per la gioia dei turisti. Bisognerebbe saperne di più, ma così come è presentata mette i brividi».
L’associazione degli Albergatori non ha ancora ricevuto il progetto e per questo non è in grado di dare un giudizio definitivo. «Diciamo che in linea generale qualsiasi iniziativa che abbia un respiro culturale è benvenuta e a noi va bene – dice il presidente Vittorio Bonacini – ma personalmente prima di commentare voglio vedere nel dettaglio il progetto che è stato presentato. Serve prudenza e rispetto per gli equilibri della laguna. Come albergatori non siamo stati coinvolti e quindi attendiamo la documentazione prima di esprimere qualsiasi valutazione di merito».
Anche lo scrittore Alberto Toso Fei è perplesso. «Non è la cosa peggiore che ho sentito in questi anni – dice – ma non capisco perchè una cosa del genere non l’abbiamo progettata in terraferma. Così la città si intaserà ancora di più, per non parlare della laguna, e temo che ci sarà anche chi verrà qui solo per il parco di San Biagio.
E per i trasporti cosa si farà?» «Con questo parco giochi siamo all’atto finale – conclude Manuel Tiffi del “Popolo veneziano” – della completa svendita della città ad uso turistico».
G.P.B.
VENICELAND – Fa discutere il progetto di Sacca San Biagio. Carraro: «Comune e Soprintendenza d’accordo»
Parco a tema? Il sindaco frena
Orsoni: «Sì al recupero dell’isola, ma la città non è un luna park»
Il rettore di Ca’ Foscari, Carlo Carraro, l’ha fatta semplice: «Non ci saranno problemi. La stazione di travaso utilizzata adesso da Veritas sull’isola di San Biagio, troverà un’altra sede. E poi su questo progetto c’è già la condivisione di Soprintendenza ai Beni artistici e architettonici e del Comune».
Sarà. Intanto ieri mattina con la “benedizione” del rettore, Alberto Zamperla, titolare della ditta “Antonio Zamperla” di Altavilla Vicentina, nota azienda del settore manufatturiero legata al divertimento e allo svago, ha presentato il progetto di trasformazione dell’isola di San Biagio, quella dove fino al 1984 c’era l’inceneritore chiuso per emissioni di diossina, in una parco tematico, una sorta di “luna park” con tanto di ruota panoramica, di “montagne russe” e confezionato con percorsi storici che andranno dalla rievocazione della Battaglia di Lepanto con ricostruzione in vasca dell’epica battaglia, ad altri squisitamente turistici legati al Carnevale di Venezia per concludersi poi con una sorta di itinerari ambientali alla scoperta della laguna. E tutto con un investimento di 80 milioni di euro e la possibilità di dare lavoro a 500 persone e l’impegno di due docenti di Ca’ Foscari, la biologa Patrizia Torricelli e l’archeologo Sauro Gelichi. Possibile? Chissà.
In serata, il sindaco Giorgio Orsoni e, pare anche la Soprintendenza, abbiano messo ben bene le mani avanti. Come dire: manco per sogno: nulla da condividere. E il primo cittadino non ci ha pensato sopra più di un momento:
«É vero che i rappresentanti della ditta Zamperla – rivela Orsoni – erano venuti da me ad illustrare l’idea di un recupero ambientale dell’isola, che è sacrosanto, e che va affrontato, ma nel rispetto di questa città. Venezia non è un parco giochi e questo deve essere tenuto ben presente da tutti». Et voilà. Pare già di sentire le campane a morto.
Il progetto che ha avuto l’avallo di Ca’ Foscari, e che è stato addirittura “benedetto” dall’assessore regionale al Lavoro, la vicentina Elena Donazzan, potrebbe essere realizzato in due anni di lavoro in un’area di 40 mila metri quadrati che la Zamperla spa ha avuto nel maggio scorso in concessione per quattro anni dal Demanio dello Stato tramite il Magistrato alle Acque. Il piano prevede tra l’altro la realizzazione di un “polo polifunzionale” e attività ludiche che in qualche modo potrebbe ricalcare grandi parchi di divertimento come a Mosca, a Parigi, a New York o a Copenaghen.
«Questa città va amata – ha detto Alberto Zamperla – e dobbiamo avere il coraggio di trovare nuovi orizzonti».
Ora però, ci sarà l’incognita dei carotaggi per capire, come ha detto ieri a Ca’ Foscari il consigliere di Municipalità, Roberto Vianello, che tipo di terreno si andrà a trovare. «Faremo i sondaggi nell’arco dei prossimi 40 giorni e poi partiremo con le bonifiche – ha detto la progettista Lorella Bressanello – E poi staremo a vedere». Già, si vedrà.
Nuova Venezia – A Venezia un’isola del divertimento.
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31
ott
2013
FOTO – Il progetto del parco di divertimenti
VIDEO – Il rendering tridimensionale del parco
IL PROGETTO – Il progetto di Alberto Zamperla, re mondiale dei luna park, con Ca’ Foscari per Sacca San Biagio
VENEZIA Una Veniceland dedicata alla Serenissima. Un parco ipertecnologico e storicamente accurato, tra giostre e teatri, ma anche laboratori di “realtà aumentata” per le scuole: a Venezia città. Tra gli applausi di chi lo vede come un’opportunità e il vade retro di chi considera già oggi la città storica come un grande luna park per soli turisti. Un progetto pronto nei minimi particolari: un parco con tanto di ricostruzione sull’acqua della Battaglia di Lepanto con tre galee “vere” e scontri da seguire in computer animation; storia di Venezia proiettata su sei maxi-schermi 4D, da seguire all’interno di un simulatore, con il massimo degli effetti speciali; una barena (artificiale) della laguna, con tutte le sue piante naturali, da attraversare con gommone effetto-cascate e visitare anche sotto il pelo dell’acqua; un anfiteatro per spettacoli e concerti; e poi ruota panoramica, montagne russe, torre mozzafiato, giostre dell’ultima generazione che la vicentina Zamperla Spa – che firma il progetto – sta portando da decenni ovunque nel mondo, realizzando parchi divertimenti da New York alla Russia, presto, al Kazakistan.
L’idea è trasformare la degradata Sacca San Biagio – l’ex isola dell’inceneritore, chiuso negli anni Ottanta e demolito nel 2003, di fronte alla Marittima con le sue grandi navi – in un polo multi attrattivo modello Tivoli di Copenhagen. Ieri la presentazione del progetto da parte di Alberto Zamperla e del rettore di Ca’ Foscari Carlo Carraro: l’università – con i suoi dipartimenti di Studi umanistici e Scienze ambientali – ha fornito la consulenza scientifica per ricostruire senza strafalcioni la storia di Venezia e una barena che sia “originale”, in quello che viene presentato (in modo un po’ pomposo) come un “Polo dedicato a cultura, recupero di storia e antiche tradizioni lagunari, svago e tempo libero”. Un investimento da 80 milioni di euro, durata dei lavori 2 anni, la promessa di 500 posti di lavoro: 400 mila visitatori nel primo anno, in crescita fino ad 800 mila, in 5 anni. Collegamenti dal Tronchetto già concordati con Actv e, attorno all’isola, una passeggiata aperta a tutti, con zattere in laguna dove sedersi, chioschi e nella vicina Sacca Fisola, un giardino pubblico. Dentro alle mura che riprendono le architetture dell’Arsenale, tre poli: la “macchina del tempo” sulla storia di Venezia e l’area-ambiente lagunare (con studenti-guida per le scuole); i fasti del Carnevale con le giostre.
«Venezia mi ha sempre affascinato: città da sempre democratica e per mille anni mai occupata, dove politica ed economia collaboravano», racconta Zamperla, «questa è una città con un ritorno mondiale di immagine ed è qui che voglio creare questo polo “catalizzatore di opportunità” per la nostra grande industria manifatturiera veneta, ma in stretta relazione con i veneziani, recuperando un’isola totalmente degradata. La nostra idea è creare un punto di incontro tra le persone che non intralci la vita quotidiana dei veneziani, aprendo il teatro per spettacoli e concerti e stimolando, attraverso il divertimento, anche la cultura».
«È un’iniziativa molto importante per Venezia, alla quale come università abbiamo dato la nostra consulenza scientifica per realizzarla al meglio», commenta entusiasta il rettore Carlo Carraro, «quando ci è stata presentata l’idea, ho subito fatto presente che Venezia ha una sensibilità particolare per questi temi e non è disponibile ad ospitare un luna park. Ma questo è diverso, è un progetto per le scuole – con percorsi storico-ambientali innovativi e rigorosi – e certo per i turisti, ma senza portarne di nuovi, ma spostandoli al di fuori dei percorsi tradizionali. Un volano economico e occupazionale importante, recuperando con la bonifica un’area degradata».
Un progetto in linea con il Piano regolatore e il Pat della città – assicurano i proponenti – e sul quale pende solo il dubbio delle bonifiche: due anni fa, si stimarono interventi per 6 milioni di euro. Ora sono in corso nuovi carotaggi: se i costi non s’impenneranno, il piano sarà formalizzato alla conferenza di servizio tra enti locali e soprintendenza chiamata ad autorizzarlo o bocciarlo.
Intanto, a maggio, nel riserbo più assoluto e con soci ancora segreti, Zamperla ha fondato la Doge Srl e ha ottenuto in concessione la Sacca dal Magistrato alle acque. Nei prossimi mesi si capirà se si tratta di un altro Palais Lumière.
«Quello era un progetto puramente immobiliare, nulla a che vedere con il nostro, che è un progetto tra cultura e divertimento per tutti», commenta Alberto Zamperla, «se la città gradisce, lo faremo, altrimenti sarà stato un piacevole esercizio per passione e non lo faremo qui».
Roberta De Rossi
Il sindaco Orsoni: «Non siamo un parco giochi, la ruota mi inquieta»
Veniceland nel puro modello Disney-turisti o opportunità di sviluppo e divertimento? Al solo annuncio, la città già si divide, tra le puntualizzazioni anche del sindaco Orsoni, che dice sì di essere stato a conoscenza del progetto, aggiungendo però che gli è stato presentato in via informale come accade per molti altri e che un parere arriverà solo carte alla mano, in conferenza dei servizi, mettendo però già le mani avanti.
«Credo che il recupero ambientale dell’isola di San Biagio vada affrontato, ma nel rispetto di questa città: Venezia non è un parco giochi e questo deve essere tenuto presente da tutti», commenta il sindaco Giorgio Orsoni, «sono stato messo a conoscenza dell’iniziativa, me ne parlò lo stesso Zamperla qualche mese fa. Qualche perplessità è stata sollevata, soprattutto perché mi pare preveda anche l’installazione di una grande ruota panoramica».
Quella stessa mega ruota che Comune e soprintendenza hanno già negato, quando venne avanzata la richiesta di installarla al Tronchetto, modello “Golden Eye” di Londra.
Chi è subito salito sulle barricate è Venessia.com, combattiva associazione che da anni si batte contro lo spopolamento della città, anche a colpi di “funerali a Venezia” che hanno fatto il giro del mondo.
«Certo, non abbiamo niente contro la riqualificazione di una zona così degradata» commenta Matteo Secchi «ma un po’ ci preoccupiamo quando il progetto viene presentato da un colosso industriale delle giostre: fa molto luna park. A Venezia le priorità sono diverse: non servono ulteriori attrazioni, ce ne sono anche troppe, ma case e servizi per gli abitanti: tra un po’ Veniceland sarà davvero compiuta e non capiamo proprio che attrattiva abbia sul turismo una città senza abitanti. Stupisce che un’istituzione affermata come Ca’ Foscari si presti ad operazioni ambigue».
Chi invece plaude entusiasta è l’assessora regionale all’Istruzione e Lavoro, Elena Donazzon, che sottolinea «l’importanza di una progettualità capace di far collaborare una prestigiosa università a vocazione internazionale come Ca’ Foscari e un’importante azienda capace di stupire il mondo quale Antonio Zamperla spa», «nella realizzazione di un laboratorio esperenziale capace di affascinare e stimolare la curiosità degli studenti di tutte le età, negli ambiti della conoscenza storica e scientifica , e soprattutto la prospettiva di buona occupazione che sarà generata da questo progetto».
(r.d.r.)
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