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LE INFRASTRUTTURE »I TRENI E L’ALTA VELOCITÀ

Tav, il governo trova i soldi

Vertice a Roma con i presidenti di Veneto e Friuli e i top manager di Rfi

Pronti 220 milioni per collegare il Marco Polo di Tessera con la stazione di Mestre

È prevista la realizzazione di una bretella ferroviaria tra l’aeroporto di Tessera Marco Polo e la stazione fs di Mestre

Finanziamento assicurato dal ministro Lupi: 1,8 miliardi di euro alta velocità Verona- Trieste: 7,5 miliardi di euro di investimenti

cifre e dati

18 passaggi a livello da eliminare nel tratto veneziano

1,8 Sono i miliardi che il governo ha messo a disposizione per l’alta velocità-alta capacità, meglio conosciuta come Tav, sulla linea Venezia-Trieste

156 Sono i chilometri della linea ferroviaria Venezia-Trieste: i lavori del primo tratto Mestre-San Donà furono finanziati nel 1879 e i treni iniziarono a viaggiare sul tronco il 29 giugno 1885 e un anno dopo fu collegato anche Portogruaro.

220 Sono i milioni di euro previsti per la realizzazione della bretella ferroviaria tra l’aeroporto di Tessera Marco Polo e la stazione ferroviaria di Mestre

7,5 Sono i miliardi dell’alta velocità nel tratto Verona-Trieste: l’intervento più importante riguarda Vicenza. Il progetto non ha ancora chiarito se la nuova stazione Tav va costruita in città o in zona Fiera: e i lavori sono bloccati

VENEZIA – Dopo il Mose a Punta Sabbioni e a Chioggia, l’alta velocità dei treni Venezia-Trieste, con la bretella che collegherà l’aeroporto Marco Polo di Tessera con la stazione di Mestre. Governo e Rfi sono pronti a staccare un assegno da 1,8 miliardi di euro per far correre i treni a 200 km l’ora con il raddoppio della linea costruita a fine Ottocento, quando l’Italia era da poco diventata una nazione e i turisti vedevano Venezia in cartolina. Oggi, che in laguna arrivano venti milioni di persone l’anno, la velocità media dei treni non è di molto migliorata. Anzi. E il motivo sta nel ritardo dell’alta velocità: progettata negli anni Novanta, è stata realizzata solo in alcuni tratti, con il Veneto fanalino di coda, a vantaggio dell’asse Milano-Roma e Bologna- Roma. Solo il tratto Padova-Venezia è stato plasmato per la Tav. Tanto che gli industriali del Veneto avevano chiesto a Matteo Renzi massima attenzione alle infrastrutture del Nordest. La risposta è stata immediata: dopo aver visitato il cantiere del Mose a Chioggia, sabato scorso, ieri il ministro Maurizio Lupi ha convocato a Roma il governatore del Veneto Luca Zaia e quello del Friuli Debora Serracchiani per annunciare loro che il governo è pronto a staccare un assegno da 1,8 miliardi per l’alta velocità da Venezia a Trieste. Attorno al tavolo anche il commissario straordinario per la Tav Bortolo Mainardi e i vertici di Rfi, l’amministratore delegato Michele Elia e il direttore area Investimenti Maurizio Gentile.

«L’alta velocità tra Venezia e Trieste va avanti. Abbiamo deciso di abbandonare il vecchio progetto del 2010 che si spostava sulla fascia litoranea e di elaborare un nuovo tracciato », afferma il ministro Lupi. «Sul nuovo tragitto c’è già il consenso del territorio per il tratto veneto e presto arriveranno le osservazioni dal Friuli Venezia Giulia. Rfi prenderà in considerazione le osservazioni e le verificherà in modo da poter avviare in tempi rapidi lo studio di fattibilità e il conseguente progetto da sottoporre al ministero dell’Ambiente per la Valutazione di impatto ambientale. Parallelamente alla progettazione della Tav, Rfi sta lavorando per velocizzare la linea esistente con interventi di ammodernamento tecnologico che permetteranno velocità fino a 200 km l’ora».

Per passare dalle parole ai fatti, si dovrà intervenire su alcuni nodi critici: la linea dei Bivi a Mestre, Bivio San Polo, passaggi a livello, nodo di Udine. L’investimento per queste opere è di un miliardo e 800 milioni di euro, soldi che non rientrano nel patto di stabilità ma dal piano finanziario di Rfi. La novità più importante, sottolinea il ministro Lupi, riguarda il collegamento ferroviario con l’aeroporto di Venezia. Se ne parla dal 1990 e il Sfmr di Net Engineering lo aveva messo al centro della metropolitana di superficie, una sfida tutta da vincere. In realtà, chi arriva in aereo al Marco Polo deve confidare sui bus Actv per raggiungere la stazione di Mestre e poi Venezia. «Con un investimento di 220 milioni riusciremo a garantire ai milioni di turisti di Venezia gli stessi servizi di Fiumicino e Malpensa e delle grandi città europee», spiega Luca Zaia. Il patto di ferro tra Lupi e il governatore veneto è di antica data: Zaia ministro dell’Agricoltura nel governo Berlusconi ha allacciato ottime relazioni istituzionali con l’allora vicepresidente della Camera dei deputati. Basta per superare il gap di infrastrutture? I soldi ci sono, ma il vero direttore d’orchestra si chiama Mauro Moretti.

Albino Salmaso

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Soddisfatti i sindaci di Quarto d’Altino e Roncade

Conte e Rubinato: bene l’abbandono del tracciato litoraneo

I cantieri: diciotto passaggi al livello da eliminare, restano gli imbuti dei «Bivi» a Mestre e a Monfalcone

MESTRE – Gli interventi per migliorare alcuni nodi critici, come la «Linea dei Bivi» (la tratta che permette di saltare la stazione di Mestre) e il bivio San Polo a Monfalcone. Ma anche l’eliminazione dei 18 passaggi a livello. Ecco gli interventi per potenziare la linea Venezia-Trieste esistente, in attesa che decolli il progetto della Tav in affiancamento ai binari attuali: l’obiettivo è far viaggiare i treni a 200 chilometri all’ora. Era stato già il commissario Mainardi, nel 2012, ad anticipare la linea d’azione. Per quanto riguarda i passaggi a livello, molti sono già stati eliminati con la metropolitana di superficie (Sfmr) e per altri i lavori sono in corso. Ne restano ancora attivi 18 tra Veneto Orientale e Friuli, tra cui due tra Meolo e Quarto d’Altino, uno a San Donà, tre a Ceggia, quindi uno nei pressi della stazione di San Stino, a Loncon e a Summaga, prima di giungere a Portogruaro. Per quanto riguarda i «colli di bottiglia», uno degli interventi più importanti riguarda lo sdoppiamento e lo scavalco del delicato nodo del Bivio San Polo a Monfalcone. Per la «Linea dei Bivi» a Mestre ( parzialmente riattivata), già il Piano regionale dei trasporti ne ipotizzava la completa riapertura, con la riattivazione anche del segmento più a est, così da consentire un itinerario alternativo per i treni merci. Rfi dovrà progettare pure il collegamento ferroviario con l’aeroporto Marco Polo. Sarà ripresa in considerazione la vecchia proposta di tracciato che correva in affiancamento alla bretella autostradale? Per quanto riguarda il Friuli, è previsto lo sdoppiamento e lo scavalco del bivio San Polo a Monfalcone, mentre l’intervento sulla Udine-Cervignano e quello, già finanziato, sul nodo di Udine, andrà a integrarsi con la modernizzazione dell’asse Adriatico- Baltico con il potenziamento tecnologico e strutturale della linea Pontebbana».

Intanto arrivano le prime reazioni positive. «Apprendiamo con sollievo che le richieste di noi sindaci di abbandonare il tracciato litoraneo sono state finalmente accolte e che Governo e Regione si sono orientati sull’ipotesi di ammodernamento della linea esistente. I nostri consigli comunali lo chiedevano dal 2011. Meglio tardi che mai», commentano Silvia Conte e Simonetta Rubinato, sindaci di Quarto d’Altino e Roncade, «confidiamo che ci venga fornita la documentazione in merito al progetto per capirne meglio costi-benefici, anche per chiarire se esso servirà per lo spostamento delle merci o delle persone».

Giovanni Monforte

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Il Pd: Corte dei Conti indaghi su sprechi 8 anni di TavIl consigliere regionale Bruno Pigozzo dopo l’annuncio del finanziamento statale di 1,8 mln per il nuovo tracciato: «Paghiamo conto salato per altalena ultimo 8 anni»

VENEZIA. L’annuncio del finanziamento da parte del governo di 1,8 miliardi per la realizzazione della tratta Tav Venezia-Trieste e l’accantonamento dell’ipotesi di tracciato balneare fanno insorgere gli esponenti del Pd.

«Speriamo che davvero il tracciato balneare sia formalmente archiviato, anche se attendiamo di vedere prima l’atto ufficiale – commenta Bruno Pigozzo, consigliere Pd e vicepresidente della commissione infrastrutture del Consiglio veneto – Resta tuttavia il salatissimo conto economico provocato dalle posizioni altalenanti delle Giunte regionali venete degli ultimi 8 anni: 1 milione di euro per ogni anno di questa delirante incertezza. Soldi che potevano più utilmente venire impiegati per le innumerevoli emergenze sociali che interessano la nostra regione, e sui quali chiediamo la verifica della Corte dei Conti».

Pigozzo e il Pd veneto contestano al presidente Luca Zaia e all’assessore Renato Chisso l’alternarsi dei diversi tracciati progettuali: prima, nel 2006, la Giunta veneta aveva deliberato il tracciato balneare, ricostruisce Pigozzo; poi a ottobre 2013, dopo l’insistenza pressante del territorio, del PD e del Consiglio regionale – fa notare Pigozzo – Zaia e Chisso hanno cambiato idea adottando una nuova delibera. «Tutto ciò – calcola il Pd – ha comportato una spesa di progettazione con soldi provenienti dall’Europa (3 milioni) e di fonte statale (5 milioni), di cui 3 anticipati dalla Regione stessa».

«Il Partito Democratico nel maggio 2011 – ricorda il vicepresidente della commissione Infrastrutture – aveva commissionato uno studio che dimostrava l’insensatezza di questo percorso dal punto di vista ambientale ed economico, e indicava chiaramente l’alternativa lungo il corridoio tra l’autostrada A4 e la linea ferroviaria esistente, oltre alla bretella di collegamento all’aeroporto. E anche gli enti locali hanno cercato con documenti formali di far comprendere alla Giunta la razionalità del percorso in affiancamento al corridoio autostradale esistente. Neppure il lavoro svolto dal Commissario straordinario, che dimostrava l’esistenza di alternative efficaci, nè la mozione approvata dal Consiglio regionale nel giugno 2012, nè la mia successiva interrogazione – conclude Pigozzo – hanno trovato ascolto. Solo ora Zaia e Chisso sembrano essersi ricreduti».

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TRASPORTI

CERESER  «Scelto il progetto meno costoso. Gettati via già 10 milioni»

BERTONCELLO  «Valutare subito tempi e attuazione dei nuovi investimenti»

ALTA VELOCITÀ Scelto il potenziamento della linea attuale. Silvia Conte (Quarto): «Meglio tardi che mai»

«Tav, accolte le nostre richieste»

Soddisfazione per l’abbandono del tracciato litoraneo

«Finalmente!». La notizia del definitivo abbandono del tracciato litoraneo della Tav è accolta dai sindaci del Veneto Orientale con un’esclamazione. È un coro di soddisfazione, ma anche di prudenza, dopo l’incontro a Roma tra il ministro alle Infrastrutture, Maurizio Lupi, il presidente del Veneto Luca Zaia, la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, il commissario straordinario per la Tav Venezia-Trieste Bortolo Mainardi, e l’amministratore delegato di Rfi Michele Mario Elia. Un incontro che ha sancito il definitivo addio al costosissimo progetto litoraneo dell’alta velocità ferroviaria, voluto della Regione Veneto fin dal 2006, ma osteggiato da tutto il territorio.

«Dopo anni di soldi buttati, e si parla di oltre 10 milioni di euro già spesi – commenta il sindaco di San Donà Andrea Cereser -, si è finalmente optato per il progetto meno costoso di ammodernamento della linea storica che sicuramente dovrebbe risolvere il problema dei trasporti ferroviari veloci per almeno alcune decine di anni. Comunque, in questo momento il problema più urgente è la definitiva soluzione della metropolitana superficie».

Bisogna ricordare, a questo proposito, che per il progetto di ammodernamento in funzione alta velocità della Venezia-Trieste il ministro Lupi ha proposto di investire 1,8 miliardi di euro. «Dopo anni di interminabili discussioni – commenta il sindaco di Portogruaro, Antonio Bertoncello – si è finalmente abbandonato un progetto che nessuno voleva accogliendo le istanze del territorio. Ora però è necessario valutare il nuovo progetto, tempi e modalità di attuazione».

Sulla stessa lunghezza d’onda Silvia Conte e Simonetta Rubinato, prime cittadine di Quarto d’Altino e Roncade: «Apprendiamo con sollievo che le nostre richieste sono state finalmente accolte. Governo e Regione si sono orientati sull’ipotesi di ammodernamento della linea ferroviaria, come chiedevamo dal 2011. Meglio tardi che mai – osservano le due prime cittadine -. Non si può continuare con la logica delle grandi opere e gettare denaro pubblico per progetti costosi e calati sulle teste delle comunità locali. In ogni caso confidiamo che ci venga fornita la documentazione in merito al progetto per capirne meglio costi e benefici, anche per chiarire se servirà per lo spostamento delle merci o delle persone».

 

NORDEST – Tav, il tracciato sarà quello “parallelo” niente località di mare

Alta velocità, spinta da 1,8 miliardi

Archiviato il progetto che collegava Venezia a Trieste attraverso le località balneari

Alta velocità ferroviaria. Va in archivio il progetto che puntava a collegare Venezia a Trieste passando per le località balneari del Veneto (costo previsto, 7,4 miliardi). Ufficialmente, e finalmente, «dopo mesi di presidio attivo da parte del nostro assessore Renato Chisso» (il plauso è del governatore veneto) da oggi al ministero delle Infrastrutture si parla di un’unica soluzione: il futuro tracciato sarà quello affiancato all’attuale linea. Nulla di più di quanto avevano deciso, nel 2013, le Giunte regionali di Veneto e Friuli Venezia Giulia.

Il riconoscimento del progetto «più rapido, meno devastante per il territorio e più economico» (giudizio di Luca Zaia) è avvenuto ieri a Roma, dove il ministro Maurizio Lupi, confermando quanto annunciato giorni fa al Gazzettino, ha convocato i due presidenti di Regione (Debora Serracchiani e Zaia, appunto), il commissario per l’alta velocità a Nordest, Bortolo Mainardi e i responsabili Rfi. Al termine del confronto, la buona notizia: in attesa che si definisca la progettazione, ad opera di Rfi, del nuovo tracciato da dedicare ai treni superveloci, è disponibile un miliardo 800 milioni per ammodernare l’attuale linea. Più nel dettaglio: 700 milioni per la Mestre-Ronchi dei Legionari e quasi un miliardo per lo studio di una nuova soluzione di linea tra Ronchi dei Legionari e Trieste.

L’obiettivo a breve termine è quello di utilizzare il finanziamento annunciato ieri per rendere più moderna la linea esistente, superando storici “imbuti” che impediscono una rapida circolazione dei convogli. Considerando che l’utilizzo è lontano dalla saturazione. Un particolare sul quale Veneto e Friuli Venezia Giulia hanno concordato, dopo aver analizzato le relazioni mensili fatte dal commissario Mainardi (il suo mandato scade il 31 marzo; sarà riconfermato?: «No so, di certo la Serracchiani è contraria» risponde). Certo, e Lupi è stato chiaro, l’alta velocità va fatta, ma per gradi dopo che i binari esistenti saranno usati a pieno regime e con tecnologie avanzate. Gli interventi sull’attuale linea sono funzionali alla velocizzazione dei convogli. Zaia e la Serracchiani: «Raggiungeranno i 200 chilometri orari su tutta la tratta. Portando il tempo di percorrenza a un’ora e quindici minuti contro le abbondanti due ore attuali».

La progettazione dell’alta velocità affiancata all’attuale, avrà due fasi: Rfi deve presentare il progetto preliminare della tratta Mestre-Portogruaro, poi lo studio di fattibilità Portogruaro-Ronchi dei Legionari. Lupi ha anche concordato che per il tanto dibattuto collegamento Mestre-aeroporto Marco Polo, la soluzione è quella che prevede una bretella ferroviaria (costo 220 milioni), contrariamente al suggerimento di Enrico Marchi, presidente Save (società che gestisce lo scalo veneziano (8 Km in galleria, costo ipotizzato 700 milioni, e due a cielo aperto).

Un’altro risultato positivo dell’incontro romano, Zaia lo individua «nello sblocco della progettazione del tratto alta velocità Verona-Padova». Finora tutto era bloccato dalle polemiche per l’attraversamento del nodo di Vicenza (tunnel, tracciato lontano dal centro con relativo collegamento con navette su ferro). Per questo, il governatore veneto, annuncia il coinvolgimento del sindaco Achille Variati per trovare una soluzione concordata.

«Un sollievo, le richieste di noi sindaci di abbandonare il tracciato litoraneo sono state finalmente accolte, e soprattutto governo e Regione Veneto si sono orientati sull’ammodernamento della linea esistente Venezia-Portoguaro, come i nostri consigli comunali chiedevano dal 2011». Così, Silvia Conte e Simonetta Rubinato, prime cittadine di Quarto d’Altino e Roncade. «La decisione – dicono – dimostra che non si può continuare con la logica delle grandi opere a prescindere e gettare denaro pubblico per progetti costosi e calati sulle teste delle comunità locali».

Giorgio Gasco

 

Cresce il numero dei pendolari che hanno aderito all’agevolazione tariffaria

Molte le richieste sui percorsi da San Donà e da San Stino verso Venezia Est

PORTOGRUARO – C’è la San Donà-Venezia Est, ma ci sono anche le tratte tra i caselli di Latisana e Portogruaro e tra San Stino e Venezia Est. Sulla rete gestita da Autovie Venete, sono questi alcuni dei percorsi dell’autostrada A4 su cui si sono concentrate le maggiori richieste di applicazione degli sconti previsti per i pendolari che utilizzano l’A4 per recarsi al lavoro. I dati sono stati resi noti dalla stessa concessionaria. Attualmente sono quasi un migliaio i contratti Telepass scontati attivati dagli utenti che si spostano lungo le autostrade gestite da Autovie.

«Per  la precisione sono 981, di cui 834 si sono registrati direttamente sul sito di Telepass, mentre 147 utenti si sono recati di persona nei centri assistenza clientela», spiega una nota di Autovie, «numerosissime le telefonate ricevute dagli uffici, soprattutto nel primo periodo, per ottenere informazioni sulle modalità di applicazione degli sconti, nonostante le spiegazioni e le caratteristiche dell’agevolazione siano state pubblicate sui siti del ministero, delle concessionarie e, naturalmente dal servizio Telepass».

A oggi sono in tutto 41 le tratte della rete di Autovie per cui è possibile chiedere l’applicazione degli sconti.

A queste va aggiunta anche la tratta Palmanova- Portogruaro, di 51 chilometri, che, pur superando di pochissimo il tetto dei 50 chilometri fissato dalla legge, è stata inserita ugualmente nell’elenco perché indicata come molto utilizzata negli spostamenti per i pendolari.

Una situazione analoga riguarda il tragitto compreso tra Udine Sud e la barriera di Trieste Lisert, di 52 chilometri. Al momento, però, sono solo tre le richieste di sconti effettivamente arrivate per il tratto Palmanova- Portogruaro.

Nel dettaglio, per quanto riguarda i tragitti in Veneto, la tratta più richiesta è quella tra Cordignano e Conegliano sull’A28 con 88 richieste, seguita dalla Cordignano-Treviso Nord con 58.

Sull’autostrada A4 guida la classifica la San Donà-Venezia Est con 46 richieste, mentre sono 22 quelle formulate per il tragitto Latisana-Portogruaro e 26 per il tratto San Stino-Venezia Est.

In Friuli Venezia Giulia le tratte più gettonate sono Palmanova – Udine Sud con 95 richieste, Redipuglia – Udine Sud con 89, quindi Trieste – Palmanova con 57, Redipuglia- Palmanova con 51 e Trieste – Villesse con 41.

Giovanni Monforte

 

QUARTO D’ALTINO

Orario cadenzato

QUARTO – «Ancora problemi con il nuovo orario cadenzato. Chisso convochi un altro incontro con sindaci e Rfi». La sindaca di Quarto d’Altino, Silvia Conte, in accordo e per conto anche dei sindaci di Marcon, Venezia e San Donà di Piave, ha sollecitato un incontro con l’assessore alla mobilità e alle infrastrutture della Regione Veneto, Renato Chisso, sul tema dell’orario cadenzato del trasporto ferroviario locale.

«Ciò che vogliamo – spiega – è conoscere le soluzioni adottate o intraprese dalla Regione Veneto per superare le criticità manifestate, conoscere i dati e le analisi dei flussi pendolari precedenti e posteriori all’introduzione dell’orario cadenzato, avviare congiuntamente degli studi di fattibilità volti ad analizzare la sostenibilità e le opportunità legate all’introduzione di una linea suburbana sulla tratta Venezia-Portogruaro. Abbiamo chiesto all’assessore Chisso di invitare al tavolo anche i vari soggetti interessati, in particolare i referenti RFI.»

 

Nuova Venezia – Tav. No al tracciato basso Pressing su Roma.

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22

mar

2014

 

alta velocità contestata

PORTOGRUARO. «Il proseguire dell’iter sul tracciato basso dell’Alta Velocità-Alta Capacità, che all’inizio sembrava dovuto a un semplice difetto di comunicazione tra il dissenso del territorio e le informazioni recepite dal ministero, ora assume contorni inquietanti. Una nuova linea, che andrebbe a incidere sulla gronda lagunare, avrebbe effetti devastanti sull’ambiente».

È sconcertato il presidente della conferenza dei sindaci, Andrea Cereser, di fronte alla conferma che sul tavolo della commissione ministeriale di impatto ambientale (Via) c’è tuttora solo il progetto preliminare del tracciato litoraneo della Tav. La notizia è arrivata dal sottosegretario De Caro, che ha chiarito che il percorso alternativo in affiancamento alla linea esistente è ancora allo stadio di studio di fattibilità.

«Il ministero interrompa l’istruttoria del progetto sul tracciato basso», è l’ennesimo appello di Cereser, «e Rete Ferroviaria Italiana elabori un progetto di tracciato diverso, valutando innanzitutto il potenziamento dell’attuale linea, come richiesto da anni dagli enti locali».

Oggi il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, sarà a Mestre per parlare di porto, aeroporto e infrastrutture. «Il pericolo non è scampato. In vista della visita di Lupi», aggiunge il consigliere regionale Bruno Pigozzo (Pd), «è indispensabile fare quadrato e quindi che anche gli esponenti del centrodestra veneto facciano sentire la loro voce per esigere rispetto e massima trasparenza delle procedure». Ma sulla Tav è la Lega a riaccendere le polemiche tra gli schieramenti.

«Il governo si muova per il nuovo progetto come proposto dal commissario Mainardi», attacca il deputato leghista Emanuele Prataviera, «da quanto il Pd è al governo in maggioranza prima con Monti, poi Letta e ora Renzi, questa richiesta è stata congelata».

Giovanni Monforte

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Quarto. Chi percorre la tratta Venezia Est-Portogruaro non ha diritto al beneficio

Interrogazione alla Camera di Arianna Spessotto (M5S): «Un’ennesima beffa»

QUARTO D’ALTINO – Sconti ai pendolari delle autostrade, rischio beffa a causa dei «pedaggi virtuali». Il caso, che coinvolge direttamente gli automobilisti che si spostano lungo l’A4 Venezia-Trieste, è finito in Parlamento con un’interrogazione presentata dalla deputata sandonatese Arianna Spessotto, del Movimento5Stelle. In base agli accordi ministeriali, gli sconti autostradali vengono applicati a tutte le persone fisiche titolari di un contratto Telepass e riguardano le autovetture, ovvero i veicoli rientranti nella classe A. Gli sconti vengono riconosciuti a partire dal ventunesimo transito mensile, fino a venti passaggi non si applicano. È previsto che siano due le tratte percorribili in una giornata, ognuna delle quali non superiore ai 50 chilometri con partenza e arrivo fissi. Ed è proprio qui che nasce l’inghippo, perché il governo ha ricompreso, ai fini del conteggio, non solo i chilometri reali, ma anche quelli riferiti ai «pedaggi virtuali», ovvero tratti gestiti dalla stessa società oltre il casello di esazione. Una casistica che coinvolge proprio chi si sposta sulla Venezia- Trieste, per la presenza della tangenziale di Mestre e dell’A28 Portogruaro-Conegliano. Succede così, come ricorda Spessotto, che dagli sconti siano rimasti esclusi i pendolari sulla tratta Venezia Est-Portogruaro. Tra casello e casello c’è una distanza effettiva di circa 44 chilometri, ma col «pedaggio virtuale» si sale a 70. Ecco, dunque, che la tratta resta fuori dall’applicazione degli sconti. Da qui l’interrogazione che Spessotto ha presentato in Commissione trasporti alla Camera a Roma.

«La vicenda degli sconti inesistenti applicati ai pedaggi autostradali rappresenta solo l’ennesima beffa del governo ai danni pendolari, convinti di poter usufruire di queste riduzioni fantasma, mentre di fatto ne rimarranno esclusi a causa di un errato sistema di conteggio dei chilometri», attacca l’esponente del Movimento 5 Stelle, «da alcuni mesi chiediamo che il ministro Lupi venga a riferire in Commissione trasporti sulla questione dei rincari dei pedaggi autostradali. Ma finora il ministro ha sempre evitato il confronto con il Parlamento sull’argomento. Lupi deve assumersi le responsabilità che il suo ruolo gli impone ». Autovie, che al momento ha autorizzato gli sconti su 21 tratte, ha spiegato di essersi attivata con il ministero per chiedere ulteriori chiarimenti.

Giovanni Monforte

 

«Mi sembra che la presidente Zaccariotto si sia svegliata un po’ tardi». È lapidario il commento di Renato Chisso alla lettera che la presidente della Provincia di Venezia ha inviato al ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi per chiedere di valutare un tracciato alternativo a quello “litorneo” dell’Alta velocità fra Venezia e Trieste. L’invito a interrompere l’istruttoria del progetto “ufficiale”, lanciato alla vigilia dell’arrivo del ministro in provincia – domani Lupi visiterà i cantieri del Mose a Chioggia – per Chisso giunge fuori tempo. «Forse – aggiunge Chisso – alla presidente sfugge il fatto che la Regione, ancora cinque mesi fa, ha approvato il tracciato in affiancamento alla linea esistente, purché l’attraversamento dei centri abitati da Marcon a Portogruaro avvenga in adeguata profondità».

La Regione, come si ricorderà, aveva in sostanza recepito l’appello del commissario straordinario Bortolo Mainardi, chiamato a dipanare il nodo del tracciato dell’Alta velocità fra Mestre e Trieste, prima che il Governo procedesse con l’esame del progetto che prevede il tunnel fra Mestre e Tessera e il percorso litoraneo per poi rientrare a Portogruaro. L’invito a «interrompere la vecchia istruttoria» formulato da Francesca Zaccariotto sarebbe dunque superato dall’iniziativa della Regione. Ma c’è di più, aggiunge Chisso: «Il problema è superato perché ormai non si parla più di portare l’Alta capacità a Trieste bensì verso Vienna».

Sembra così prendere corpo l’ipotesi di prolungare l’Alta velocità / Alta capacità lungo il corridoio Adriatico-Baltico, come già suggerito nel 2011 dall’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti. Il tracciato, in questo caso, collegherebbe Mestre non più a Trieste ma a Udine, per poi proseguire verso Vienna e il Nord Europa.

Il sottosegretario alle Infrastrutture De Caro ha intanto risposto alle interrogazioni delle deputate Pd, Sara Moretto e Simonetta Rubinato, sullo stato di avanzamento dell’istruttoria relativa al tracciato Tav Mestre-Portogruaro, confermando che in commissione Via esiste ancora un solo progetto, quello del tracciato litoraneo. Un fatto che le due parlamentari giudicano grave, visto che sulla necessità di valutare un’alternativa si sono espresse a favore le comunità locali, la Giunta regionale, il Parlamento e lo stesso commissario Mainardi. «Il ministero dei Trasporti – commenta l’onorevole Moretto – valuti al più presto lo studio di fattibilità predisposto da Rfi sul tracciato in affiancamento alla linea ferroviaria esistente perché possa poi essere trasformato in un progetto preliminare da presentare alla Via».

Alberto Francesconi

 

Nuova Venezia – Cancellati i treni dei pendolari

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19

mar

2014

Guasto sulla linea Venezia-Bassano. Mattina d’inferno

Un guasto manda in tilt oltre 20 treni

Altra mattinata difficile per i pendolari della linea Venezia-Bassano: sei convogli cancellati e 14 hanno subito ritardi

Il problema si è verificato all’alba a Castello di Godego. La circolazione normale dopo mezzogiorno.

NOALE – Altra mattinata difficile ieri per chi si è mosso in treno sulla Venezia- Castelfranco-Bassano. Una scena vista già altre volte: l’ultima non più tardi di venerdì scorso. I problemi sonostati causati da un guasto al sistema di distanziamento dei convogli fra le stazioni di Castello di Godego e di Castelfranco, nel Trevigiano. A rimetterci migliaia di pendolari, con 24 treni regionali coinvolti che hanno causato ritardi anche di oltre sessanta minuti. Per quasi tutta la mattina, gli utenti di uno dei tratti più trafficati d’Italia a binario unico hanno dovuto armarsi di pazienza o studiare delle alternative per raggiungere gli uffici e le scuole. Il bilancio di Rete ferroviaria italiana (Rfi) parla di 14 convogli che hanno subito ritardi, sei treni non hanno proprio viaggiato e altri quattro hanno coperto solo parte del percorso. Interessati centinaia di passeggeri del Miranese, con le stazioni di Spinea, Maerne, Salzano e Noale. E dall’inizio dell’anno, la storia si è ripetuta più di una volta. Caos verso Venezia. Che non fosse una mattina facile, lo si è capito sin dalle prime luci dell’alba, quando il treno 5700 è arrivato a Castelfranco con 10 minuti di ritardo, alle 6.36 anziché le 6.26. Di lì a poco, la situazione ha iniziato ad aggravarsi. Così, per Venezia Santa Lucia, il regionale 5701 ha accumulato 31 minuti di ritardo, 38 per la corsa successiva, la numero 5703, addirittura un’ora e mezza per il 5705 da Bassano, 26 minuti per il 5711, un’ora e 10 minuti per il 5713, mentre il regionale 5717 è arrivato a Mestre con un ritardo di 40 minuti, ma non ha proseguito la corsa per Venezia. Problemi anche per il treno 5721, che sarebbe dovuto partire da Bassano alle 10.25malo ha fatto con 33 minuti di ritardo ed è arrivato a Venezia 38 minuti dopo. CaosdaVeneziaeMestre.Anche per chi doveva andare a Castelfranco, sede di molte scuole, e Bassano, non è stato semplice. Anzi. I ritardi sono stati notevoli, partendo dal regionale 5706 per la città vicentina, arrivato 38 minuti dopo. Quello successivo, per Castelfranco, ha viaggiato con 22 minuti di ritardo, il 5714 da Venezia a Bassano con 44 minuti, 20 quelli accumulati, invece, per il treno 5716. Non è andata meglio per chi da Santa Lucia doveva andare a Bassano alle 11.56 prendendo il regionale 5726: nella città vicentina ci è arrivato 53 minuti dopo. Soppressioni.Molti utenti si sono trovati a terra o il tragitto del loro convoglio non è stato completato. Questo ha riguardato i casi dei regionali 5709 da Castelfranco (partenza ore 7.25), il 5710 cancellato da Venezia a Castelfranco e che ha effettuato solo il tratto dalla città trevigiana a Bassano. Niente da fare per i treni 5718 e il 5725, mentre il numero 5722 è partito da Mestre per Bassano e non da Venezia come previsto. Problemi a non finire. Anche lunedì ci sono stati degli inconvenienti, stavolta sulla Treviso- Venezia. Il treno delle 9.25, mentre quello delle 9.07 è stato soppresso. Inoltre i monitor della stazione di Treviso accusavano dei problemi. Questo sta a significare che la vita dei pendolari è sempre più dura.

Alessandro Ragazzo

 

la rabbia corre sul web «Siamo stufi di questi disservizi»

La gente non ne può più: cancellate perfino le navette sostitutive

NOALE – La rabbia dei pendolari si fa sentire anche questa volta. Il 2014 si è già portato via diverse giornate di disagi; oltre al guasto della scorsa settimana tra Piombino Dese e Castelfranco, a febbraio sono state abbattute le sbarre di Noale, con l’intera tratta da e per Bassano rimasta bloccata per una mattina, con ritardi anche di un’ora e passeggeri costretti a salire sugli autobus e o farsi accompagnare per arrivare a destinazione.

«È ora di dire basta», dice una donna al telefono, «perché addirittura neppure si mettono le comunicazioni nel monitor. Sono stanca di continuare a segnare ore di lavoro perse che poi mi vanno a scalare i giorni di ferie. Ma è giusta una cosa simile?Ma che servizio è questo? Se lo avessi saputo, sarei andata in ufficio in macchina».

E i commenti dei pendolari si sono letti anche nei social network. Nel gruppo «Pendolari Salzano-Robegano» di Facebook e Twitter sono corse le notizie nel corso della mattinata, informando come i treni dopo mezzogiorno avessero ripreso il normale orario mentre «hanno cancellato la navetta delle 12.54». E poi ancora «Altra mattinata da dimenticare», si legge in un altro commento «dove tutti i treni hanno subito pesanti ritardi anche di 92 minuti (solo il 5707 per Venezia delle 7.31 è arrivato regolarmente a destinazione). Cancellate le navette delle 6.48 e 7.48. E la situazione è ancora critica. Non si sa al momento il motivo. Forse la nebbia?! Qualcuno sa la causa? . Comunque le navette per Venezia delle 9.48 e 10.48 sono state cancellate e ritardi e cancellazioni ci sono anche da Venezia verso Salzano.

(a.rag.)

 

SULLA LINEA VENEZIA-PORTOGRUARO

Solo caos con l’orario cadenzato

Il comitato di Quarto ha presentato un esposto alla magistratura

QUARTO D’ALTINO – Tutti contro il nuovo orario cadenzato. Se per alcune tratte del Veneto il cadenzamento, introdotto il 15 dicembre, ha portato benefici con l’aumento dei collegamenti, la linea Venezia-Portogruaro è quella che ha subito indubbiamente le maggiori penalizzazioni. Non a caso è su questa tratta che si sono concentrate le proteste dei viaggiatori, riuniti negli attivissimi comitati pendolari di Quarto d’Altino e del Veneto Orientale.

Affiancati da Legambiente, qualche settimana fa, i comitati hanno anche presentato un esposto alla magistratura, ricostruendo la battaglia condotta negli ultimi mesi e le problematiche causate dal nuovo orario cadenzato che, secondo i pendolari, concentra eccessivamente il servizio in alcune fasce orarie, lasciandone scoperte molte altre. I pendolari, in particolare, lamentano difficoltà per i lavoratori turnisti, a causa della rimodulazione dei servizi con il taglio dei collegamenti tra le 22 e le 6 del mattino, ma anche per la drastica riduzione dei collegamenti di sabato e nei giorni festivi. Senza contare le proteste suscitate dai nuovi regionali lenti Portogruaro-Mestre che, attestandosi al «binario giardino», costringono chi deve andare a Venezia a fare le corse per non perdere la coincidenza. A fianco dei pendolari, scesi anche in piazza, si sono schierati pure i sindaci dei Comuni attraversati dalla tratta ferroviaria, che più volte hanno incontrato l’assessore Chisso. Ma il ripristino di alcuni dei collegamenti, richiesti a gran voce dai pendolari,per il momento, è rimasto solo negli annunci sulla carta.

 

LA LINEA VENEZIA-UDINE – Carrozze sempre sovraffollate e sporche

MOGLIANO – Ritardi e guasti sempre più frequenti, soppressioni, ma soprattutto il sovraffollamento dei convogli, con i viaggiatori costretti a viaggiare in piedi in alcune delle ore di punta, anche a causa dell’impiego di materiale rotabile non sufficientemente capiente.

Ecco le problematiche che assillano le migliaia di pendolari che ogni giorno si spostano lungo la tratta Udine-Treviso-Venezia,una delle più frequentate del Veneto dopo la Padova-Venezia. Si tratta di problemi che si trascinano ormai da anni, a cui si sono aggiunti per i pendolari i disagi dovuti all’introduzione dell’orario cadenzato. Su quest’ultimo fronte, le proteste maggiori hanno riguardato la soppressione dei convogli a tarda sera, in particolare del regionale in partenza da Venezia Santa Lucia alle 23.56, per il cui mantenimento erano state raccolte oltre mille firme. Uno dei problemi che si trascina da più tempo, sulla Treviso-Venezia, è quello del sovraffollamento di alcuni convogli, in particolare nelle ore di punta per i pendolari. In passato non sono mancate le denunce da parte dei viaggiatori, con dossier fotografici sui convogli in cui gli utenti sono costretti a viaggiare stipati. Né sono mancate anche proteste clamorose, con tanto di occupazioni dei binari, frutto dell’esasperazione dei pendolari anche per i continui ritardi.

(g.mon.)

 

Nuova Venezia – Metro’, la Regione accelera

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15

mar

2014

«Possibile il via a giugno»

Pendolari e sindacati cautamente soddisfatti: «Di Sfmr si parla dal lontano 1988»

L’assessore Chisso: «Per noi il sistema è partito con l’orario cadenzato»

VENEZIA – È stato lo stesso assessore regionale ai trasporti, Renato Chisso, a confermare ieri che il primo metrò partirà il prossimo 8 settembre. Anzi ha anche detto che, sempre se sarà possibile dal punto di vista tecnico e finanziario, i nuovi venti treni Sfmr sul tratto Padova-Mestre potrebbero addirittura partire già a giugno. E, naturalmente, com’è nello stile di Chisso, l’assessore ha anche lanciato qualche frecciata ai suoi detrattori. «Per noi della Regione il sistema metropolitano è partito già il 15 dicembre 2013, quando è entrato in vigore l’orario cadenzato anche per i treni regionali di tutto il Veneto, che, in fondo, è l’ossatura di tutte le linee metropolitane della regione. Comunque, quando partirà il primo metrò, tra Padova e Mestre circoleranno ben 82 treni locali al giorno. Sono tanti perché in questo tratto, nel 2008, è stata realizzata l’Alta Capacità con quattro binari». Sempre ieri i tecnici di Chisso hanno anticipato anche che il nuovo servizio dei venti treni giornalieri, supplementari rispetto a quelli attuali, sulla linea storica di 25 chilometri tra Mestre e Padova, sarà svolto dai nuovi convogli a sei casse dell’azienda svizzera Stadler, denominati Flirt, che ne ha già consegnati alla Regione 16. Ne mancano ancora 4. Sono treni già molti usati nelle aree metropolitane di mezza Europa, in grado di trasportare 400 persone. In pratica sono gli stessi convogli che, dal 15 dicembre, fanno servizio tra Mestre e Portogruaro e tra Monselice e Legnago-Mantova.

La notizia è stata accolta con moderata soddisfazione anche dalle associazioni dei pendolari e dai ferroviari dell’Orsa. «Finalmente si parte», sottolinea Davide Grisafi, presidente regionale di AssoUtenti. «Venti treni in più sulla tratta Padova Mestre, con fermate a Ponte di Brenta, Vigonza/ Pianiga, Dolo e Mira-Mirano, rappresentano pur sempre un bel traguardo. Specialmente oggi dopo che l’orario cadenzato si è assestato bene ed in base ai dati raccolti, a livello ufficiale, da ViaggiaTreno, i ritardi giornalieri si contano sulle dita di una mano».

Un po’ diversa la posizione dell’Orsa. «Ok per la partenza del primo metrò regionale», osserva Sandro Trevisan, segretario nazionale Orsa e ferroviere mestrino. «Voglio ricordare, però, alla Regione ed anche a TrenItalia che il primo progetto di massima per il Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale risale al 1988. Quindi non servirà una bottiglia di champagne, per festeggiare basterà un buon Pinot. Per il resto il progetto Smfr non deve finire assolutamente con la partenza dei primi treni metropolitani da Padova a Mestre. Il programma Smfr deve essere realizzato anche sulle linee Mestre-Treviso-Conegliano, Mestre- Castelfranco-Bassano del Grappa, Mestre- Quarto d’Altino- San Donà di Piave-Portogruaro ed anche sulla Padova-Vicenza. Facendo attenzione, naturalmente, alla ristrutturazioni delle stazioni e delle fermate, all’eliminazione di altri passaggi a livello ed all’arrivo di nuovi treni, più capienti di quelli attuali, senza i quali non si va da nessuna parte ».

Sempre Trevisan aggiunge che per far partire nel più breve tempo possibile il sistema metropolitano intorno al quadrilatero geografico intorno a Padova e Mestre, occorre realizzare il secondo binario nel tratto fra Maerne di Martellago e Castelfranco, via Piombino Dese e Trebaseleghe.

FelicePaduano

 

DOPO ANNI DI ATTESE

Metropolitana da settembre

Dieci treni Sfmr da Mestre a Padova. Orario già pronto

Prima linea Sfmr in partenza dall’8 settembre. La cosiddetta metropolitana di superficie, con dieci anni di ritardo, muove i primi passi. Il percorso è quello di Mestre-Padova e la segnaletica è già esposta nelle due stazioni interessate. Saranno dieci convogli andata/ritorno che si aggiungeranno agli altri treni regionali in servizio.

 

i nuovi trasporti » in veneto

La metropolitana partirà l’8 settembre tra Padova e Mestre

Dieci treni al giorno in andata e ritorno, c’è già l’orario

Il sindacato resta critico: «Costi altissimi e opere da finire»

PADOVA – Con (minimo) dieci anni di ritardo, finalmente, è stata fissata la data definitiva della partenza della Metropolitana di Superficie del Veneto. Come si può già leggere sull’orario delle Ferrovie dello Stato, esposto all’interno della stazione di Padova ed in quella di Venezia/ Mestre, la prima linea della Sfmr (Sistema ferroviario metropolitano regionale) partirà il prossimo 8 settembre sul percorso Padova-Mestre. D’altronde a Padova Centrale è stata già installata la segnaletica interna alla stazione, che indica che il primo metrò sulla tratta per Mestre partirà dai binari 2 e 3 Mtr (metropolitana) e sono stati già sistemati i cartelli generali, che guidano i viaggiatori ad effettuare il percorso pedonale più breve sino alla stazione Giardino, da dove partiranno i nuovi treni metropolitani. Si tratta di dieci convogli all’andata ed altrettanti al ritorno, che andranno ad aggiungersi a tutti gli altri treni regionali attualmente in servizio in tutta la regione a partire dal 15 dicembre 2013, giorno in cui, in tutto il Veneto, è partito il nuovo orario cadenzato, croce e delizia dei pendolari di TrenItalia.

Il primo metrò per Padova da Venezia partirà alle 8.10. Quello successivo alle 9.10 e così via sino alle 20.10.

Da Padova, invece, il primo metrò si muoverà alle 6.49. Il secondo alle 8.49, mentre l’ultima corsa sarà alle 19.49.

Tempo di percorrenza: 35 minuti con fermate in tutte le stazioni intermedie. Ad esempio quello delle 6.49, partirà da Ponte di Brenta alle 6.58; da Vigonza-Pianiga alle 7.03; da Dolo alle 7.08 e da Mira-Mirano alle 7.14. L’arrivo a Mestre è previsto alle 7.24.

Al momento TrenItalia, in stretta collaborazione con Rfi, ha messo in orario i primi treni in vigore dall’8 settembre solo sino al 13 dicembre di quest’anno, ma resta implicito che il nuovo metrò continuerà a correre anche in base al nuovo orario annuale delle Ferrovie dello Stato, che partirà dal 14 dicembre.

Nonostante la buona notizia arrivata ieri mattina direttamente dai tecnici di Rfi, Ilario Simonaggio, segretario regionale di Filt-Cgil, resta critico nei confronti del programma stabilito dalla Regione Veneto per quanto riguarda i ritardi cronici del sistema Sfmr:

«La delibera Cipe, la numero 121, risale addirittura al 2001, ossia a tredici anni fa» spiega il sindacalista padovano della Cgil «Il costo complessivo era di 273,7 milioni. La seconda fase è partita nel 2006. Tant’è che già nel 2008, con la delibera numero 244, il governo ha autorizzato alla Regione un contributo di 10 milioni all’anno, gravato, però, dal contenzioso a tutt’oggi non ancora risolto con lo studio di progettazione Net Enginering. Ammettiamo pure che il prossimo 8 settembre si parta veramente, restano i pesanti buchi neri con i quali la Regione ha affrontato l’iter del programma generale, che, all’inizio dei lavori, prevedeva 172 km di nuove tratte ferroviarie, 407 passaggi a livello da eliminare, 162 tra stazioni e fermate da ristrutturare e 120 nuovi treni. Come mai gli obiettivi non sono stati ancora raggiunti? Caro Renato Chisso, quando finirà una volta per tutte il tempo delle chiacchiere e della propaganda?».

Felice Paduano

 

Ritardi, in Veneto restano ancora 500 chilometri a binario unico

VENEZIA. Se ancora oggi, anche con il nuovo orario cadenzato di tutti i regionali, i treni locali, specie nelle fasce orarie più utilizzate dai pendolari, non arrivano puntuali e accusano problemi tecnici in particolare con condizioni meteorologiche critiche, è perché , in tutta la regione, circa 500 chilometri di linea sono ancora a binario unico.

Fra le tratte con un solo binario anche la Montebelluna- Feltre- Belluno- Calalzo (108 km), la Treviso-Motta di Livenza- Portogruaro (52km ), la Conegliano -Vittorio Veneto-Ponte nelle Alpi (39 km), Camposampiero-Cittadella- Bassano (30 km), la Castelfranco -Bassano-Primolano ( 50), Maerne Martellago-Castelfranco ( 25 ), Vicenza-Schio ( 32 ), Chioggia -Adria-Rovigo( 52 ), Rovigo-Verona e Monselice-Montagnana- Legnago.

In un’epoca in cui domina la tecnologia, una gran parte del servizio ferroviario regionale è ancora a binario unico. In genere, poi, le ferrovie locali sono obsolete, anche se la manutenzione resta a buoni livelli, perché sono state costruite tantissimi anni fa. Alcune risalgono alla seconda metà dell’Ottocento, a cavallo del tramonto dell’impero asburgico (1866) e i primi anni del Regno d’Italia, quando la prima linea ad essere costruita fu la Padova-Mestre-Fusina.

«Eppure la realizzazione del doppio binario nei tratti ferroviari in cui manca sarebbe importante sia per la sicurezza, sia per far circolare più treni e più velocemente» speiga Sandro Miccoli, ex capostazione a Padova e a San Donà «In Italia si spendono tanti soldi per opere che, alla fine, si rivelano inutili. Investire, invece, di più sullo sviluppo della rotaia significherebbe innanzitutto creare nuovo lavoro,ma anche e specialmente realizzare le condizioni per vivere in un territorio meno inquinato e con meno auto sulle strade».

(f.pad.)

 

L’INTERVENTO

di Ilario Simonaggio – Segretario generale Filt Cgil Veneto

SFMR, ecco tutto quello che non è stato ancora fatto

Il consiglio regionale che voterà il bilancio di previsione 2014 dovrà decidere che Veneto intende realizzare: basta trasportare persone come se fossero merci

Le federazioni sindacali dei Trasporti hanno insistito nella recente audizione in commissione regionale Bilancio sulla necessità di completare entro la legislatura regionale almeno la prima fase del Sistema ferroviario metropolitano regionale. L’opera è inclusa nella delibera Cipe numero 121 del 2001, nell’ambito dei sistemi urbani con un costo di 273,7 milioni di euro. Nel 2006 la Regione Veneto trasmette al Mit il decreto con il quale è approvato il progetto definitivo. L’intervento è incluso nella delibera Cipe numero 130 dello stesso anno. La seconda fase del SFMR, anno 2006 compresa nel rapporto “infrastrutture prioritarie” del MIT, con un costo stimato di 140 milioni di euro, di cui 56 milioni di euro stanziati dalla Regione, per un fabbisogno residuo di 84 milioni di euro. La Finanziaria 2008 (legge 244/97) autorizza un contributo decennale di dieci milioni di euro anno, a decorrere dal 2008, per la realizzazione del secondo stralcio del SFMR. Nel 2011, la rilevazione dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici AVCP sullo stato di attuazione delle opere comprese nel PIS, che si basa su dati comunicati dal RUP al 31 maggio 2011, risulta che il progetto definitivo per appalto integrato non è ancora stato approvato per carenza di finanziamenti. Progettazione definitiva affidata a Net Engineering Spa in data 2 luglio 2007, con iter di conclusione 30 giugno 2011, purtroppo non ancora approvato e all’origine di un lungo contenzioso economico tuttora in corso.

Questa grande opera che doveva costituire assieme al Passante di Mestre (inaugurato il 8 febbraio 2009) la migliore dimostrazione del Veneto “del fare”, con una larga ed estesa condivisione degli stessi ambientalisti e comitati che contestano le grandi opere viarie e stradali, è invece ogni giorno che passa su un“binario morto”.

Si sono sforati tutti i cronoprogramma stabiliti dalla Regione Veneto e rimane grave che non ci sia una assunzione di responsabilità collettiva per quantomeno completare la prima fase del SFMR entro l’attuale legislatura regionale.

Cinque anni di legislatura che non possono annoverare nessuna opera per la mobilità degna di nota. I tre obiettivi stabiliti nella pianificazione: l’appuntamento, il cadenzamento, la continuità sono tuttora in attesa di tempi migliori. Il ritardo cronicizzato della realizzazione del SFMR trascina nella polvere pure le restanti azioni disposte: l’integrazione treno-bus con il ridisegno della rete delle autolinee su gomma e l’integrazione tariffaria; l’integrazione urbana con politiche di regolazione del traffico privato nelle aree urbane, in particolare di politiche di tariffazione della sosta. Gli interventi di sintesi SFMR (previsione iniziale) fatti da 172 km di lunghezza nuove tratte ferroviarie; 407 passaggi a livello eliminati; 162 stazioni o fermate ristrutturate; 37 fermate di nuova costruzione; 120 nuovi complessi di treni per il servizio regionale. Buona parte degli impegni al palo con le conseguenze quotidiane sul servizio tra stazioni fatiscenti, stazioni nuove in degrado (vedi Busa di Vigonza), materiale rotabile vecchio, insufficiente o inadeguato.

Dopo 25 anni dal piano regionale dei trasporti; oltre 10 dal limite del completamento della prima fase del SFMR la situazione del “Veneto del fare” è impietosa:

fase 1 SFMR, investimento e finanziato per 640 milioni di euro, completata per il 90%, nessuna previsione certa di fine lavori;

fase 2 SFMR investimento per 350 milioni di euro, finanziato in origine per 250 milioni di euro, completata per il 5%, nessuno è in grado di fissare cronoprogramma; collegamento aeroporto Marco Polo, investimento di 260 milioni di euro; modifica progetto nel 2006 con tracciato basso e fermata TAV, revisione 2013, nessuna modifica formale della progettazione romana, figuraccia e tempi dilatati a dismisura, nessuna realizzazione;

fase 3 SFMR investimento 1200 milioni di euro, finanziati 5 milioni di euro,nessuna realizzazione; SFMR Veneto occidentale investimento 550 milioni di euro, nessun finanziamento, nessuna realizzazione; interventi complementari investimento 1200 milioni di euro, nessun finanziamento, nessuna realizzazione;

fase 4 SFMR investimento 1100 milioni di euro, nessun finanziamento, nessuna realizzazione; materiale rotabile investimento 600 milioni di euro, finanziato 350 milioni di euro, realizzato l’acquisto di 20 complessi di treni con mutuo trentennale, rimangono da acquistare altri 100 complessi di treni per il rinnovo del parco rotabile necessario al servizio regionale.

Il consiglio regionale che in questa settimana voterà il bilancio di previsione 2014, è chiamato a decidere che Veneto del terzo millennio intende costruire e realizzare. Senza nemmeno una dotazione minima di fondi strutturali in spesa per investimenti ferroviari, per quest’anno e gli anni a venire, è difficile prevedere se ci sarà ancora un servizio ferroviario regionale. Oggi trasportiamo le persone come fossero merci, quando va bene, altro che treni giapponesi invocati dal Presidente della Regione. Dovremo invece trasportare le merci come fossero persone. Il tempo delle chiacchiere e della propaganda è finito per tutti. Dalle risorse stanziate per il trasporto pubblico locale (ferroviario, bus, vaporetti) è possibile immediatamente comprendere se il trasporto collettivo passeggeri è una priorità del Veneto.

 

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