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Nuova Venezia – Venezia prima nella raccolta di lampadine

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26

gen

2014

La classifica veneta del consorzio ecolamp

Con 55.338 chili di lampadine riciclate, la provincia di Venezia si attesta, insieme al resto del Veneto che ha chiuso il 2013 al secondo posto della classifica del consorzio Ecolamp che raccoglie il 95 per cento di materie prime seconde come plastica, vetro e metalli e sottratto alla dispersione nell’ambiente il mercurio contenuti lampadine a basso consumo.

In tutto sono oltre 686 le tonnellate di materiali gestiti da Ecolamp e provenienti dai 2.089 Centri di raccolta comunali assegnati al Consorzio in tutta Italia. La porzione più consistente di rifiuti da sorgenti luminose, oltre 1.218 tonnellate, è stata raccolta dai professionisti del settore illuminotecnico grazie ai numerosi servizi gratuiti e volontari progettati da Ecolamp. 628.000 kg di lampadine sono state raccolte attraverso Extralamp (il servizio di ritiro a domicilio e trattamento pensato per gli installatori con più di 100 kg di materiale da consegnare), cresciuto del 16 per cento in confronto al 2012. 395.900 kg derivano dalla consegna del materiale presso i 35 Collection Point, centri di raccolta convenzionati con il Consorzio distribuiti su tutto il territorio nazionale, e 195 tonnellate provenienti dai 61 Grandi Centri, punti autorizzati al ritiro e allo stoccaggio delle sorgenti luminose ad un prezzo agevolato. Introdotto nel 2012, il canale dei Grandi Centri sta incrementando esponenzialmente l’attività, con una crescita che sfiora il 200 per cento. Dal punto di vista regionale, Lombardia, Veneto e Piemonte rappresentano l’eccellenza nella raccolta di lampadine esauste in Italia: da sole le tre grandi regioni coprono, per Ecolamp, il 54 %to del totale nazionale. La Lombardia ha raccolto nel 2013 ben 615 tonnellate di R5 (+11 % sul 2012), seguita dal Veneto con 231 ton (+16 %) e dal Piemonte con 181 ton (+6 %).

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Nuova Venezia – Spinea. Arrivano due casette dell’acqua.

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2

gen

2014

L’assessore Busatta: «Lo scopo è ridurre la produzione di rifiuti»

SPINEA – Acqua di qualità, a basso costo e senza produrre rifiuti? A Spinea ora si può. Sono in arrivo le casette dell’acqua, strutture dalle quali si potrà attingere acqua microfiltrata, refrigerata e anche gassata, a seconda dei gusti, con costi contenuti. Basterà inserire la classica monetina, posizionare la bottiglia vuota nell’erogatore e attendere il riempimento: si potrà ottenere così acqua di vario tipo, senza involucro e quindi a costo ridotto. In questo modo il Comune punta a migliorare ulteriormente la propria posizione nella speciale classifica dei comuni ricicloni, riducendo ulteriormente la produzione di vetro e plastica. Lo scopo è ridurre il volume dei rifiuti derivanti dall’utilizzo di acqua minerale in bottiglia di plastica o vetro e ridurre quindi anche il trasporto su gomma e le emissioni di Co2 in atmosfera. La giunta ha approvato l’installazione a titolo sperimentale di due erogatori di acqua potabile e in questi giorni è stata aggiudicata la gara: le casette saranno posizionate in aree a servizio dei quartieri di via Matteotti e viale San Remo. Se il servizio funzionerà e verrà sfruttato dai residenti, non è escluso che ne possano arrivare altre. «Per questa iniziativa è necessario trovare adeguate localizzazioni che permettano ai cittadini di raggiungere agevolmente gli erogatori lungo la viabilità principale e nelle zone a maggior densità abitativa», spiega l’assessore all’Ambiente Stefania Busatta, «si tratta di un passo molto importante per ridurre la produzione di rifiuti di plastica nella nostra città».

(f.d.g.)

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Gazzettino – Grandi navi, il rebus di Venezia

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27

dic

2013

LA CITTA’ / IL CENTRO STORICO – Prove muscolari tra comitati e scontri con le forze dell’ordine. Alla fine decide Roma

Muro contro muro tra coloro che vogliono estrometterle e chi difende i posti di lavoro della Marittima

IL DIBATTITO – La contrapposizione tra ambiente e occupazione seguita in tutto il mondo

Il 2013 si chiude, come peraltro era cominciato, nel segno della polemica legata al passaggio delle grandi navi da crociera in bacino di San Marco. Con la differenza, che da novembre il Governo ha riempito con date e numeri il decreto Clini – Passera, approvato un anno e mezzo prima. Tutelare la laguna, l’ambiente e la salute dei veneziani oppure i posti di lavoro? Il dilemma dell’anno sul quale gli organi di governo a vari livelli si sono dovuti confrontare è proprio questo.

L’anno si apre con un’escalation di polemiche dopo il rafforzamento del comitato Cruise Venice, antagonista dei No grandi navi, che risponde con manifestazioni e numeri alle attività del primo. In febbraio ci si mette anche Adriano Celentano, che distribuisce una canzone in cui sostanzialmente dà la colpa al Comune di far passare quelle “orribili navi che sembrano palazzi”. Come conseguenza, Comune e Porto ricordano i bei tempi andati in cui il “molleggiato” faceva canzoni e non politica. Il 9 giugno è il giorno della grande manifestazione contro le navi: 1.500 persone bloccano la Marittima e l’accesso dei passeggeri per ore. Ci sono scontri con le forze dell’ordine, senza conseguenze importanti. Di Venezia e grandi navi parla l’intero pianeta. Intanto, prende forma lo sviluppo del canale Contorta, che ingrandito, potrebbe far passare le navi dal canale dei petroli fini alla Marittima, tagliando tutti i passaggi in Bacino. A fine luglio, il falso “inchino” di una nave in riva Sette Martiri finisce su giornali e tv di tutto il mondo: era però un falso allarme. Sempre in agosto, una nave militare greca perde nafta mentre è ormeggiata in Marittima e le polemiche sulla presenza di navi in laguna aumentano. A settembre nasce l’alleanza con l’isola statunitense di Key West, i cui abitanti sono riusciti a bloccare la costruzione di un mega porto per le crociere. A fine estate è la volta degli operatori portuali a manifestare davanti al municipio: sono circa 500, dagli imprenditori ai portabagagli.

A novembre arriva la decisione del Governo. È stato stabilito che dal novembre 2014 le navi di stazza lorda superiore alle 96mila tonnellate non potranno più accedere in laguna e che per l’intero anno il numero delle navi da crociera con stazza superiore alle 40mila tonnellate dovrà essere ridotto del 20 per cento rispetto al 2012. Questa misura, messa nero su bianco dalla Capitaneria di porto, sembra aver scontentato un po’ tutti. Gli operatori temono che una riduzione del genere per oltre due anni possa avere ripercussioni sull’economia del porto e di centinaia di famiglie che dalle crociere traggono occupazione diretta o indotta. Il Comune e le associazioni ambientaliste non hanno invece digerito il fatto che, assieme allo stop alle grandi navi, si sia dato implicitamente una sorta di via libera alla progettazione esecutiva del canale Sant’Angelo Contorta. Per questo motivo, il sindaco Giorgio Orsoni ha chiesto, a ridosso delle Feste, una convocazione urgente del Comitatone per fare chiarezza su ciò che sta accadendo, dopo che di recente anche la Regione ha detto sì all’inserimento dell’opera nella legge obiettivo. Il che vorrebbe dire essenzialmente due cose: risorse certe e una procedura senza grandi “ostacoli” di natura ambientale.

 

LIONS CLUB HOST VENEZIA – Tre esperti discutono sul futuro preoccupante della laguna

Non sono buone notizie quelle che ci pervengono dagli studi sulla laguna presentati all’incontro promosso dal Lions Venezia Host, a Ca’ Sagredo, da tre esperti Amerigo Restucci (rettore Iuav), Luigi D’ AlPaos (università Padova), Luca Mizzan (direttore Museo Storia Naturale). Il Presidente del Club, Mario Novarini, nell’introdurli ha spiegato il motivo del tema: “I Lions per una cultura della comunità e l’ambiente e la tutela della comunità veneziana” perché il Club “vuol porsi quale parte attiva e costruttiva per la difesa della nostra “venezianità”. Le cause del danno idrodinamico sono dovute a fenomeni naturali e all’azione dell’uomo, ad esempio la tecnica devastante della pesca dei molluschi, l’azione sulle bocche di porto, i canali navigabili. I fondali sono cambiati, si sono “persi o guadagnati 90 cm.”. Un nuovo canale navigabile comporterebbe delle conseguenze. Il gigantismo navale non è compatibile con la laguna. Non si vorrebbe dover assistere al “tramonto della laguna”. Mizzan ha trattato di ecologia, di specie ittiche che spariscono come il “caparossolo dal scorso fin” sostituite da specie esotiche, quali il granchio giapponese o il mitile australiano, il tonno e la tartaruga.

(m.t.s.)

 

TAVOLA ROTONDA – Ïncontro all’Auditorium di Santa Margherita anche su Mose e Grandi Navi

Cambiamenti climatici, la ricetta di Mario Tozzi

Una tavola rotonda per affrontare lo spinoso tema dei cambiamenti climatici all’Auditorium Santa Margherita a Venezia. Protagonisti della discussione il rettore di Cà Foscari, Carlo Carraro, l’assessore all’ambiente Gianfranco Bettin e Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico televisivo.

«Il malessere della Terra deve essere contrastato con tutti i mezzi possibili, pochi giorni fa abbiamo fatto un piccolo passo chiudendo l’inceneritore di Fusina grazie a politiche di riciclo dei rifiuti. È così che si combatte il terribile riscaldamento globale che sta attanagliando il nostro pianeta», ha affermato Bettin.

Anche Tozzi non si espone nei confronti della città lagunare, ma dal suo eloquio non ci si aspetta ottimismo: «stiamo aiutando con costanza la Terra a morire, basti pensare che le emissioni di gas serra nel 2013 hanno battuto ogni record preesistente».

Nel corso della serata Carraro ha voluto precisare come, focalizzandosi sul dipartimento di scienze ambientali, Ca’ Foscari abbia iniziato un progetto basato sulla ricerca scientifica per raffreddare il pianeta. Il progetto coinvolge anche Iuav, Cnr e il magnate George Soros, particolarmente legato a Venezia. «Abbiamo deliberato in settimana l’avvio del progetto e proprio oggi sono stati selezionati i primi 20 ricercatori che prenderanno parte all’impegnativo incarico. Vogliamo dare respiro internazionale a questa realtà, perché crediamo che il futuro debba esser salvaguardato, abbiamo una carta, il nostro dipartimento, cerchiamo di utilizzarla», ha affermato il rettore.

(t. bor.)

 

LA SCADENZA – Da novembre 2014 restano fuori i grattacieli del mare oltre le 96mila tonnellate

IL COMUNE – Orsoni chiede un Comitatone per fare chiarezza su ciò che sta accadendo

CANAL GRANDE – In questo 2013 ha lasciato un segno indelebile in città la tragica morte di Joachim Reinhardt Vogel, il professore cinquantenne rimasto schiacciato il 17 agosto da un vaporetto in manovra mentre si trovava in gondola con la famiglia. Da quell’episodio, avvenuto sotto il ponte di Rialto, il Comune ha deciso di rivoluzionare il traffico acqueo in canal Grande, puntando a ridurre di quasi il 50% il transito di mezzi pubblici e privati e liberando le rive nei punti più trafficati (operazione, questa, non ancora attuata). L’intento del Comune è stato oggetto di molte polemiche soprattutto ad opera delle categorie del trasporto privato svolgenti anche un servizio di pubblico interesse.

CASINÒ – Poco prima di Natale il ministro dell’Interno Angelino Alfano firma il decreto che concede il nulla osta al Comune alla cessione trentennale a privati della casa da gioco. La gara partirà a gennaio. È stato intanto pubblicato il disciplinare e lo schema di convenzione. Questa prevede tra l’altro che l’aggiudicatario versi nel 2014 110 milioni, altri 30 nel 2015 e poi il 10 per cento degli incassi con un minimo garantito di 11 milioni. Soni passati da tempo, ormai, gli anni in cui il Casinò pagava 105 milioni l’anno al Comune, anche a costo di andare in perdita. Il contributo si è via via ridimensionato fino a non essere molto distante da quel minimo garantito.

ARSENALE – A primavera, dopo una lunga operazione portata avanti dal sindaco, il Governo molla l’Arsenale che diviene proprietà del Comune. Ci sono diversi blitz in Parlamento, che svincolano dapprima la parte occupata dalla Marina e poi mettono a titolo gratuito l’occupazione della parte moderna in uso al Magistrato alle Acque e al Consorzio Venezia Nuova. Passano i mesi, ma a parte qualche apertura sporadica a tuta la città, non c’è ancora un progetto definito per il grande compendio.

TRAM – Poco prima di Natale il tram è arrivato a piazzale Roma, sia pure trainato da uno speciale trattore. Nel 2013 i cantieri sono andati avanti a pieno ritmo e l’attivazione delle linee per Venezia e Marghera è prevista per settembre 2014. È invece slittata all’ultimo momento la firma del protocollo d’intesa tra Comune e Porto per la realizzazione della tratta di San Basilio, per la quale la Legge di stabilità avrebbe trovato le risorse.

PARCO A TEMA – La ditta Zamperla, specializzata in grandi attrazioni, ha presentato un progetto per trasformare Sacca San Biagio, l’isola sulla quale si trovava l’inceneritore di Venezia, in un parco a tema dedicato alla storia della Serenissima, con annesse ruota panoramica e montagne russe. Il suolo, però, nasconde un’insidia: metri di ceneri piene di diossina che dovranno essere isolate o rimosse prima di cominciare a lavorarci sul serio.

M.F.

 

Gazzettino – Castelfranco. Rifiuti zero nel 2022: ecco come.

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22

dic

2013

L’AMBIZIOSO PROGETTO DEL TV3

Gerolimetto: «Ridurremo i rifiuti non riciclabili almeno dell’80%»

CASTELFRANCO – Un progetto ambizioso riguardante la riduzione del quantitativo di rifiuti non riciclabili prodotti in città. Il piano è stato approvato all’unanimità durante l’ultimo consiglio comunale e di fatto ripropone l’obiettivo «Rifiuti 0 al 2022» che in Europa tanti paesi si sono prefissati. Il Comune di Castelfranco, capofila tra i Comuni del consorzio Tv3, ha approvato il provvedimento.

«L’ambizioso progetto prevede di arrivare ad una riduzione dei rifiuti non riciclabili prodotti almeno dell’80% nell’arco di una decina d’anni – spiega l’assessore all’Ambiente Nazzareno Gerolimetto – e di arrivare, in via ipotetica, al riciclo del 100% dei rifiuti».

La cosa si concretizzerà in alcuni progetti che nelle prossime settimane prenderanno via. Innanzi tutto saranno consegnati alle famiglie dei contenitori appositi per il recupero dell’olio esausto, ovvero dell’olio utilizzato e da smaltire, in modo da evitare gli smaltimenti impropri. Sarà inoltre avviato un progetto per il recupero ed il riciclo dei pannoloni utilizzati, che spesso finiscono nel secco. Saranno smaltiti a parte e tramite un procedimento apposito si punta al riciclo dello stesso materiale. Per quanto riguarda il rifiuto secco, si tenterà di effettuare gradualmente una piccola rivoluzione. Finora il rifiuto secco veniva riutilizzato come combustibile da rifiuto, utilizzato cioè per il recupero di energia in impianti di incenerimento. Si tenterà di passare da questa soluzione alla trasformazione del rifiuto secco in materie prime secondarie. In sostanza, tramite un processo di lavorazione dello stesso, il secco viene ridotto ad una poltiglia granulare con la quali si può ottenere un materiale simile alla plastica. Lo so può utilizzare per realizzare panchine pubbliche e altri oggetti di arredo urbano. Infine sarà avviato un progetto per il recupero della sabbia da spazzamento stradale.

(d.q.)

 

DOLO – È stato aggiornato al prossimo 7 marzo il processo sul traffico di rifiuti tossici, […]. L’indagine per traffico di rifiuti pericolosi e tossici risale a otto anni fa. Secondo l’accusa, portata avanti dal pubblico ministero Giorgio Gava, avevano adottato un sistema ingegnoso per riciclare tonnellate di materiale, che invece avrebbero dovuto smaltire. Invece di eliminare nei regolari impianti le vecchie traversine della ferrovia riutilizzavano il legno per realizzare palizzate da giardino e mobili di vario genere. Il processo è stato rinviato a causa dell’assenza di uno dei difensori degli imputati, l’avvocato Giovanni Vasoin. Anche questo processo ad oggi ha avuto modo di peregrinare per tre aule tribunalizie; passando da Venezia a Dolo, per essere trasferito a Mestre ed ora fare ritorno a Venezia.

(g.d.c.)

 

Gazzettino – Venezia. Diossina e veleni sotto il luna park

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12

dic

2013

VENEZIA – Un “sarcofago” di cemento oggi imprigiona gli inquinanti, ma c’è chi esprime perplessità sull’operazione

Sarebbe necessaria una imponente opera di bonifica per realizzare il parco a tema a Sacca San Biagio

L’ISOLA DEI DIVERTIMENTI – Il progetto intenderebbe portare a Sacca San Biagio un parco a tema

Diossina nel sarcofago sotto il luna park

Tonnellate di veleni da bonificare all’ex discarica. «Vanno portati via»

Al momento sono state fatte solo alcune indagini superficiali, ma è fuori di dubbio che se la ditta Antonio Zamperla Spa vorrà realizzare un parco a tema in Sacca San Biagio sarà necessaria una importante operazione di bonifica.

Sul sito dell’inceneritore, chiuso nel 1984 dopo aver immesso nell’atmosfera tonnellate di sostanze tossiche, ci sono ancora i residui della combustione dei rifiuti. Tante ceneri, uno strato spesso alcuni metri (forse cinque, secondo gli uffici dell’Assessorato all’Ambiente) contenenti percentuali elevate di diossine e idrocarburi aromatici policiclici, composti tutti cancerogeni, mutageni e comunque super pericolosi per la salute. Soprattutto per un luogo che in prospettiva si riempirebbe di famiglie con bambini. Allora, come fare? Al momento, gli inquinanti sono stati isolati dalla laguna attraverso una conterminazione in cemento che copre l’intero perimetro dell’isola. Sulla parte soprastante, nei decenni successivi alla demolizione, si è sviluppata una fitta vegetazione.

A questo punto, le scuole di pensiero sono due: bonificare attraverso l’asportazione integrale del materiale tossico-nocivo oppure bonificare isolando accuratamente quei materiali, come è accaduto per il parco di San Giuliano, per poi coprire tutto di terreno da riporto oppure con lastre di pietra o semplicemente asfalto. Così si soddiferebbero anche gli adempimenti di legge, dal momento che il materiale non entrerebbe in contatto con l’ambiente.

La prima soluzione, invocata da diversi professionisti, è ovviamente la più costosa: lo sforzo potrebbe essere di almeno 15 milioni.

«È un sito molto inquinato che al momento è inerte – dice uno specialista del settore – e prima di intervenire bisogna che venga fatta ogni verifica. Il Comune dovrebbe comportarsi come un privato facendo un progetto di caratterizzazione dello stato di bonifica. Cerchiamo di non ripetere gli errori fatti con porto Marghera e l’ospedale al Mare».

Dagli uffici comunali ribattono però che l’isola non è del Comune ed è chi la gestirà a dover presentare un progetto per la bonifica, che dovrà essere poi valutato attentamente. Comunque garantiscono che un isolamento fatto bene e monitorato nel tempo passerebbe il vaglio di ogni commissione senza dover ricorrere all’espediente eccessivamente dispendioso, data l’enorme quantità di materiali ancora presenti.

La ditta Zamperla, che ha ottenuto l’isola in concessione per quattro anni dal Demanio, ha cominciato ad effettuare le indagini sul suolo e entro breve dovrà dire che cosa intende fare, dopo aver incassato la benedizione di Ca’ Foscari, dell’assessore regionale Elena Donazzan e, al momento, un interesse con perplessità da parte del Comune.

 

 

Bettin presenta la terza indagine dell’Osservatorio legalità «Le infiltrazioni pericolose sono intrecciate con la politica»

Venezia, anzi per essere precisi Marghera, l’ha scampata bella in materia di smaltimento dei rifiuti e delle possibili infiltrazioni della criminalità organizzata, ormai presente stabilmente anche nel nostro territorio. I tentativi di utilizzare gli inceneritori del Petrolchimico (SG31) rimasti a secco dopo la chiusura di molte industrie o di potenziare (con progetti di reforming) impianti che già trattano rifiuti pericolosi e speciali come quello di Alles spa, sono stati fermati. Come pure è stata scoperta e smantellata, pochi anni fa, una rete di traffico illegale di plastiche che – attraverso un’azienda di Limena (Padova), la Levio Loris srl – dal porto commerciale di Venezia arrivavano in Cina dove venivano riciclate e trasformate in giocattoli e altri oggetti che venivano rivenduti in Italia con falsi certificati e concentrazioni di sostanze cancerogene come i pcb.

«Ma i rischi di infiltrazioni sul ciclo dei rifiuti e su altre attività economiche e produttive e nella amministrazione pubblica, continuano ad esistere», ha sottolineato ieri l’assessore comunale alle politiche Ambientali, Gianfranco Bettin, nel corso della conferenza stampa convocata in municipio.

«Sono necessarie azioni e proposte concrete per fare l’antimafia prima e non dopo, che i misfatti si compiano».

Ieri è stato presentato “Schegge di Dark economy”, terzo Quaderno  curato dall’Osservatorio Ambiente e Legalità di Venezia, in cui si studia il «fenomeno della corruzione di alcune filiere economiche, in particolare nell’ambito dell’edilizia, energia rinnovabile, logistica e traffico dei rifiuti, a partire da alcuni casi concreti».

A spiegare i risultati delle indagini promosse dall’Osservatorio, c’erano anche il presidente di Legambiente Veneto, Luigi Lazzaro, il coordinatore Osservatorio ambiente e legalità, Gianni Belloni e la coordinatrice del comitato scientifico dell’Osservatorio ambiente e legalità, Laura Fregolent.

«Contrariamente a quanto ritenevano gli organi inquirenti fino a poco tempo fa» ha spiegato Bettin «ovvero che l’operatività delle mafie nel Veneto fosse funzionale soprattutto al riciclaggio del denaro piuttosto che ad un vero e proprio insediamento e a un tentativo di controllo del territorio, oggi i segnali di operatività non episodica della criminalità organizzata sono numerosi. E ancora più evidente è il loro intreccio con la politica».

«Le inchieste sulle grandi opere» ha osservato Belloni «hanno svelato accordi collusivi tra imprese e organizzazioni criminali, che chiedono di essere cooptate dentro circuiti “protetti” e legali. Spesso con l’aiuto di professionisti locali, le mafie si sono insediate stabilmente e in maniera continuativa nella nostra regione, attivando contatti e complicità con settori del mondo politico e imprenditoriale».

Il Quaderno presentato ieri si conclude con un’analisi sulla Commissione regionale per la Valutazione di Impatto Ambientale (Via) regionale e sulle «discutibili» modalità di nomina dei suoi componenti.

«Bisogna infatti evitare che la “dark economy” diventi la forma di economia dominante» ha concluso Bettin «come è invece negli obiettivi delle organizzazioni mafiose e, per farlo, soprattutto come pubbliche amministrazioni, dobbiamo evitare il crearsi di zone grigie, rivedere i sistemi di finanziamento, elaborare standard in materia di conflitto di interesse e corruzione». Tutti i Quaderni dell’Osservatorio si possono consultare e scaricare all’indirizzo www.osservatorioambientelegalitavenezia.it.

Gianni Favarato

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Legambiente, Iuav e Comune vogliono saperne di più

L’Osservatorio Ambiente e Legalità promosso dal Comune di Venezia in collaborazione con Legambiente e Forze dell’Ordine, si propone come struttura di riferimento per l’osservazione, l’analisi e la comprensione dei fenomeni di illegalità e criminalità e promuovere ricerche e documentazione sul fenomeno delle ecomafie e della criminalità ambientale, con l’obiettivo di offrire quadri conoscitivi convincenti e sensati, e strumenti per l’azione di prevenzione. UL’Osservatorio quest’anno ha organizzato tre conferenze pubbliche e quattro incontri allo Iuav e ha pubblicato già due quaderni sulle infiltrazioni malavitosi nel ciclo dei rifiuti e la criminalità organizzata condiziona e controlla la macchina ammistrativa pubblica e il mondo politico locale e regionale.

 

OSSERVATORIO AMBIENTE

Guardia alta contro le infiltrazioni mafiose. «Schegge di Dark Economy», il terzo quaderno dell’Osservatorio Ambiente e Legalità, promosso da Legambiente Veneto in collaborazione con l’assessorato di Gianfranco Bettin, parte da un punto fermo: l’operatività delle mafie non è più funzionale solo al riciclaggio del denaro e al controllo del territorio e l’intreccio con la politica è sempre più evidente. Il lavoro, attraverso analisi e inchieste su casi concreti condotte da giornalisti ed esperti del settore, si concentra soprattutto sulla logistica, sulle energie rinnovabili e le grandi opere e segue i due primi numeri che si erano concentrati, invece, sui rifiuti e la corruzione.

«La criminalità ambientale – ha detto Bettin – si manifesta con fenomeni di area vasta che godono delle complicità locali e ha bisogno di camuffarsi per mostrarsi esattamente al contrario di ciò che è. Ne emerge uno spaccato inquietante e preoccupante che impone un forte impegno di prevenzione nel campo della cosiddetta antimafia del giorno prima».

La pubblicazione del quaderno, curata da Gianni Belloni e Luigi Lazzari, è stata preceduta da tre incontri a villa Franchin e di quattro lezioni che si sono tenute allo Iuav. Il tema dei rifiuti rimane attuale. Ha spiegato Bettin: «La questione dei grandi impianti di smaltimento è delicata. Capita che nel percorso tra l’azienda che deve gettare un prodotto e la destinazione, vengano contraffatti il codice o le analisi di laboratorio così da ottenere un risparmio di spesa. Il Comune è intervenuto con decisione sulla vicenda Sg31 e sul piano Alles che avrebbero potuto trasformare Marghera in una sorta di pattumiera aperta al mercato, aumentando il rischio di infiltrazioni per la sola importante portata delle strutture».

(a.spe.)

 

San Donà. Risparmio di 100 mila euro. Cereser: «Ma ci sono altri margini di miglioramento»

SAN DONÀ – L’aumento della raccolta differenziata fa risparmiare ai sandonatesi circa 100 mila euro nel costo della gestione della raccolta rifiuti. Intanto sono in fase di installazione gli 80 nuovi cestini acquistati dal Comune. Il Piano finanziario di gestione del servizio rifiuti è stato approvato dal Consiglio. Proprio il parlamentino locale ha in programma, domani sera, l’audizione del direttore generale di Veritas, Andrea Razzini. Il costo del servizio rifiuti nel 2013 si attesterà a 5 milioni 154 mila euro. I minori costi sono stati dovuti ai miglioramenti nella raccolta differenziata.

«Sono scesi di circa 103 mila euro i costi della raccolta del rifiuto indifferenziato, perché ne è calata la quota a fronte di una crescita di 7 punti della differenziata dall’inizio dell’anno», ha chiarito l’assessore all’ecologia Luigi Trevisiol. Ma l’obiettivo del Comune per il 2014 è arrivare a un ulteriore calo.

«A San Donà il costo è attorno ai 134 euro per abitante, in altre realtà scende fino a 105 euro», ha spiegato il sindaco Andrea Cereser, «quindi ci sono margini di miglioramento attraverso un aumento della differenziata soprattutto in centro».

Al Consiglio il sindaco Cereser ha anticipato anche l’intenzione di arrivare a introdurre in futuro la raccolta puntale, «ovvero», ha chiarito, «passare dal pagamento per metri quadri al criterio per quantità di rifiuti prodotti con la possibilità per le imprese di scaricare l’Iva». «Ovviamente si tratta di riforme non in tempi brevi e per questo vogliamo chiedere la disponibilità ai Comuni limitrofi», ha concluso Cereser.

(g.mon.)

 

 

Per la dismissione definitiva dell’impianto serviranno 2 mesi «Possibile grazie all’aumento della raccolta differenziata»

MARGHERA – Festa ieri a Fusina per la chiusura dell’inceneritore dei rifiuti di Veritas, dopo 15 anni di attività. L’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti solidi urbani, deliberato dalla Regione agli inizi degli anni Novanta ed entrato in funzione nel 1998, si avvia alla dismissione definitiva, per cui saranno necessarie delle complesse operazioni che saranno realizzate nei prossimi due mesi.

«La chiusura dell’inceneritore» ha detto l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin «segna una tappa importante nella strategia che ci consente oggi di giungere a questo esito, più unico che raro in un’Italia in cui gli inceneritori di solito si chiudono solo per aprirne di più grandi o più moderni, sempre tuttavia di forte impatto sulla salute e sull’ambiente. Tutto questo è il risultato di una strategia che si è sviluppata in più fasi. La prima è stata la rinuncia a realizzare la seconda linea dell’inceneritore, prevista in origine. La seconda è stata la trasformazione in combustibile di una parte dei rifiuti (cdr), che grazie a uno specifico accordo con l’Enel viene utilizzata al posto del carbone con un netto vantaggio per ambiente e salute nella centrale Palladio. La terza fase è il fortissimo investimento per la raccolta differenziata». Oggi, grazie al porta a porta e all’introduzione dei cassonetti con la chiave in terraferma, sono stati raggiunti risultati importanti. Venezia è tra i primissimi comuni di grandi dimensioni per raccolta differenziata. Mestre, in particolare, è al primo posto tra le grandi città italiane, con percentuali che vanno dal 60% a oltre il 70 % a seconda del grado di introduzione dei nuovi cassonetti a chiave. «La chiusura dell’inceneritore», ha aggiunto Adriano Tolomei, amministratore delegato Ecoprogetto Venezia, «ha un importante valore ecologico che si traduce nella possibilità di non avere più scorie da smaltire e di abbattere oltre 60 mila tonnellate annue di anidride carbonica».

Michele Bugliari

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