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giovedì in piazza san Giorgio

Dibattito congiunto delle municipalità di Marghera e Chirignago 

CHIRIGNAGO – Quali sono i danni e le ricadute sanitarie sulla popolazione derivanti dal potenziamento dell’impianto di smaltimento rifiuti Alles di Porto Marghera? Già molto si è detto e si è scritto a riguardo, ma, per tenere sempre vivo l’argomento e per rendere partecipe il numero più alto possibile di cittadini, giovedì 20 giugno alle 20.30, nel municipio di Chirignago, in piazza San Giorgio, si riuniranno le commissioni delle Politiche Sociali delle Municipalità di Marghera e Chirignago-Zelarino per discutere dei pericoli derivanti dall’allargamento di Alles spa (Gruppo Mantovani), impianto per il trattamento di fanghi e rifiuti tossico-nocivi pericolosi e inquinanti che potrebbero arrivare anche da fuori regione.

«Parleremo dei danni e delle ricadute sulla popolazione adulta e infantile», spiega Maurizio Enzo, presidente della Municipalità di Chirignago. «Abbiamo deciso di invitare per l’occasione una serie di esperti in materia per fare il quadro della situazione».

Mario Silotto, delegato delle Politiche sociali a Marghera, avverte che

«con il potenziamento di Alles si torna indietro di trent’anni. Dopo tante battaglie combattute contro i veleni di porto Marghera, dopo aver visto tante persone morire per tumore e tanti bambini ammalarsi di asma, dobbiamo dire un no fortissimo a questa decisione della Regione e, se necessario, si potrà anche pensare all’organizzazione di una manifestazione di protesta».

L’appuntamento, dunque, è per giovedì in via Miranese 454. All’incontro parteciperanno: Antonhy Candiello dell’Assemblea Permanente contro il rischio chimico, Antonio Pignatto di Medicina democratica, Andrea Zancanaro, responsabile servizio allergologia dell’ospedale Dell’Angelo, Tommaso Cintolo medico di Medicina generale e alcuni referenti dell’Arpav. (g.cod.)

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Provincia e Comune di Mira sottoscriveranno, molto probabilmente, il ricorso al Tar che verrà presentato da Cà Farsetti contro la delibera regionale che autorizza il potenziamento di Alles. È stato l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin a chiedere agli assessori «omologhi» in provincia e a Mira di far «fronte comune» con Venezia nel tentativo di bloccare la delibera regionale. Bettin lo ha fatto l’altra sera presso il centro «Canevon» di Malcontenta, durante l’assemblea pubblica organizzata dalla locale delegazione di zona e dalla Municipalità di Marghera proprio per discutere dei rischi legati alla prospettiva di potenziamento dell’impianto di Alles a Malcontenta. L’invito di Bettin è stato accolto positivamente sia dall’assessore provinciale Paolo Dalla Vecchia che dall’assessore mirese Maria Grazia Sanginiti che verificheranno la fattibilità della proposta. Nell’incontro, cui hanno partecipato anche il presidente della Municipalità, Flavio Dal Corso e il consigliere regionale Bruno Pigozzo (Pd), autore di un’interrogazione su Alles, si è percepito chiaro il «no» alla prospettiva di una trasformazione della zona industriale nella pattumiera d’Italia. «Quello che, come cittadinanza, proviamo si può esprimere in poche parole:

“Abbiamo già dato. Basta!”. Malcontenta, per troppo tempo – commenta il portavoce della delegazione di zona Dario Giglio – è stata terra di discarica e di inquinamento. È ora di smetterla tanto più adesso che siamo prossimi alla chiusura dell’inceneritore Veritas di Fusina».

(g.gim.)

 

Giovedì 20 alle 20.30 a Chirignago si parla dell’impianto di ricondizionamento di rifiuti pericolosi di Marghera. II e IV commissione municipale si riuniranno in municipio per discutere dell’inceneritore di Porto Marghera, del suo potenziamento per il trattamento di fanghi e rifiuti tossico-nocivi pericolosi e inquinanti provenienti da tutto il Veneto e degli eventuali danni che potrebbe arreca alla salute della popolazione. Saranno presenti all’incontro, aperto al pubblico, il presidente municipale e delegato alle Politiche sociali, Maurizio Enzo, il delegato alle Politiche della Salute, Lucio Zanetti, con la partecipazione di Anthony Candiello, dell’Assemblea permanente contro il rischio chimico di Marghera, Antonio Pignatto, di Medicina Democratica Venezia, Andrea Zancanaro, Responsabile Servizio Allergologia Ospedale Dell’Angelo e Tommaso Cintolo, medico di Medicina Generale Mestre/Marghera e Pediatra, nonché alcuni referenti dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente del Veneto. (d.dus. )

 

 

Assemblea pubblica a Malcontenta: i residenti sono stanchi di ospitare siti pericolosi per la salute

L’assessore Bettin invita il Comune di Mira e la Provincia a unirsi a Venezia nel ricorso al Tar

MALCONTENTA – Un ricorso al Tar fatto contemporaneamente dai Comuni di Venezia e Mira e dalla Provincia. Questa la direzione emersa l’altra sera in un’affollata assemblea all’ex Canevon sulla questione del potenziamento dell’inceneritore Alles. Impianto che si trova in via dell’ Elettronica, in darsena sud. I residenti, per sostenere l’azione degli enti locali contro la delibera della Regione che autorizza il raddoppio della quantità di rifiuti annui da bruciare, sono pronti a scendere in strada con azioni di protesta.

«Il Comune di Venezia», ha spiegato l’assessore all’ambiente Gianfranco Bettin, «ha già deciso di intervenire contro la decisione di potenziare Alles voluta dalla Regione. Per il ricorso al Tar c’è tempo fino al 26 giugno: saremmo contenti se al nostro ricorso se ne aggiungessero altri».

L’impianto è stato autorizzato dalla Regione a bruciare 180 mila tonnellate di rifiuti annui al posto delle attuali 100 mila. È stata aumentata anche la tipologia di rifiuti da bruciare che passano da 20 tipi a 70. Per questo motivo si tratta pressoché di un raddoppio di potenza dell’impianto che, secondo il Comune di Venezia, la Municipalità di Marghera e la delegazione di zona è inaccettabile.

«Il ricorso del Comune di Venezia a cui la Municipalità di Marghera dà la massima adesione si fonda», ha detto il presidente Flavio Dal Corso, «sul fatto che la Regione ha utilizzato la procedura via (Valutazione di impatto ambientale) mentre sarebbe stato più opportuno utilizzare la procedura Vas ( Valutazione di impatto strategico) visto che non si tratta solo di un piccolo aumento dell’impianto ma di fatto di un suo raddoppio produttivo. Lo abbiamo spiegato anche all’assessore regionale Maurizio Conte in un recente incontro a Venezia. Chiediamo, prima di arrivare al pronunciamento del Tar, un ritiro della delibera da parte della Regione».

In sala erano presenti l’assessore provinciale all’ambiente Paolo Dalla Vecchia e quello del Comune di Mira Maria Grazia Sanginiti. Entrambi hanno spiegato che stanno valutando la possibilità di fare ricorso. È intervenuto poi il consigliere regionale del Pd, Bruno Pigozzo, che ha affermato di aver fatto un’interrogazione urgente sulla questione. Poi tanti cittadini ed ex amministratori (l’ex delegato della Municipalità di Marghera Maurizio Barberini, l’ex portavoce della delegazione di zona Nelvio Benin e Paolo Nazari dell’Associazione di Salvaguardia di Malcontenta) sono intervenuti e tutti hanno convenuto sulla necessità di bloccare questa operazione e mobilitare la popolazione di Malcontenta e Marghera.

«Siamo stanchi di ricevere sul nostro territorio», ha spiegato il portavoce della delegazione di zona Dario Giglio, «solo inquinamento e siti pericolosi per la salute. Abbiamo manifestato il nostro dissenso contro questo potenziamento dell’inceneritore. Siamo pronti a scendere in strada in via dell’Elettronica con cortei, striscioni e nuove forme di protesta».

Insomma la battaglia contro l’inceneritore prosegue.

Alessandro Abbadir

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MALCONTENTA. Sulla questione Alles, assemblea pubblica a Malcontenta domani alle 18. Questa l’iniziativa voluta dalla delegazione di zona del paese e chiesta a gran voce alla Municipalità di Marghera nei giorni scorsi. L’assemblea si terrà al Canevon.

«Come Delegazione di zona di Malcontenta – spiega il portavoce Dario Giglio- siamo preoccupati di come sta evolvendo la questione relativa al Progetto Alles. Per questo abbiamo chiesto alla Municipalità di Marghera di organizzare un’assemblea pubblica per informare e discutere con i cittadini le ricadute di questo progetto per il nostro paese».

Cosa ne pensa la delegazione di zona non è un mistero.

«La Delegazione di zona – continua Giglio- considera questo progetto una minaccia per il nostro territorio che dobbiamo tutti assieme contrastare e respingere con fermezza, se vogliamo dare speranza e futuro a una zona come la nostra che per troppi anni è stata martoriata e devastata da una politica industriale dissennata che ha privilegiato solo il profitto all’ambiente. Chiediamo perciò che ci venga spiegato nel dettaglio il progetto, e che poi sia fatto un ordine del giorno ad hoc su Alles a livello di Municipalità e Comune per cercare di far cambiare le scelte della giunta Regionale del Veneto sul trattamento rifiuti a Porto Marghera e Malcontenta».

Insomma l’inceneritore in via dell’Elettronica non piace ai residenti. All’incontro parteciperanno l’assessore comunale Gianfranco Bettin e quello provinciale Paolo Dalla Vecchia.

(a.ab.)

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Il potenziamento dell’impianto Alles di Malcontenta approda in Parlamento. Felice Casson e Laura Puppato, senatori del Partito Democratico, hanno presentato un’interrogazione in merito al “revamping” dell’azienda di ricondizionamento di rifiuti speciali anche pericolosi al ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando. A pochi giorni dalla conferma che l’Avvocatura civica del Comune predisporrà un ricorso contro la delibera regionale con cui si concede il via libera al potenziamento dell’impianto, giunge una mozione parlamentare che chiede al Ministro di scongiurare la prospettiva che Porto Marghera possa essere ricacciata indietro a un passato di rifiuti. L’interrogazione fa riferimento anche a quella presentata in Regione dai consiglieri Pigozzo e Tiozzo. «L’intera comunità veneziana, associazioni e amministratori di centrosinistra come il Comune e amministratori di centrodestra come la Provincia – scrivono Casson e Puppato -, sta cercando di bloccare quella che ci appare come una inconsueta e sconsiderata decisione della Regione, dal momento che i danni alla comunità veneziana e veneta, d’ordine ambientale e sanitario, oltrepasserebbero i confini della regione». Di qui la richiesta al ministro per sapere se lui sia a conoscenza del pericolo e «se non ritenga doveroso intervenire, per la parte di propria competenza, al fine di riconsiderare il progetto dell’azienda Alles spa, limitando, dal punto di vista quantitativo e qualitativo, il funzionamento dell’impianto con parametri corrispondenti agli scopi originari di bonifica e risanamento dell’area, scongiurando il pericolo che Marghera diventi sito di accumulo dei rifiuti d’Italia, oggetto di mire e persino di interessi criminali».
La Municipalità di Marghera e la delegazione di zona di Malcontenta, Ca’ Brentelle e Ca’ Sabbioni hanno organizzato per mercoledì, alle 18, presso il centro culturale “Canevon” di via del Cassero a Malcontenta, un incontro pubblico in cui si affronterà il tema del potenziamento dell’impianto della ditta Alles e si discuteranno le strategie per cambiare le scelte della Regione sul trattamento rifiuti a Porto Marghera e Malcontenta. All’incontro, interverranno Gianfranco Bettin e Paolo Dalla Vecchia, rispettivamente assessori comunale e provinciale all’Ambiente.

 

Nuova Venezia – Soldi ai partiti per tre elezioni

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7

giu

2013

 

Le ammissioni di BAITA non convincono i PM

MESTRE – Sui due conti correnti svizzeri, rintracciati dalla Guardia di Finanza e dal pm Stefano Ancillotto e attribuiti a Piergiorgio Baita, sono transitati, negli ultimi anni, diversi milioni di euro. Non è chiaro se questi soldi siano serviti per questioni personali all’ex presidente e ad della Mantovani, oppure se fossero a disposizione della società padovana. Gli inquirenti però hanno il forte sospetto che in quei conti siano transitati fondi neri ad uso e consumo del sistema-Baita. Fondi creati grazie alla “società cartiera” di San Marino del faccendiere Wiliam Colombelli. Fondi neri già ampiamente dimostrati dalle indagini e dalle confessioni del ragioniere Nicolò Buson, dell’ex segretaria di Giancarlo Galan Claudia Minutillo e dallo stesso Colombelli. Per il momento gli investigatori delle fiamme gialle hanno visionato i transiti svizzeri ma non hanno ancora individuato esattamente dove siano finiti i quattrini. E soprattutto stanno verificando se a quei conti aveva accesso solo Piergiorgio Baita o anche altre persone. Non viene nemmeno escluso a priori che Baita abbia aperto quei conti a titolo personale e che poi siano stati utilizzati anche per altri scopi. Naturalmente dovrà essere Baita a spiegare agli investigatori quei transiti: a chi sono finiti i soldi visti passare e poi sparire nel nulla. Da quando Baita ha deciso di cambiare strategia difensiva, sostituendo i legali dello studio Longo e Ghedini con l’avvocato mestrino Alessandro Rampinelli e con il vicentino Enrico Ambrosetti, gli investigatori si aspettano la collaborazione del manager. Nel primo interrogatorio in carcere a Belluno, durato quattro ore, Baita ha ammesso le responsabilità sui fatti che gli vengono contestati, confermato una parte delle confessioni rese da Minutillo, Buson e Colombelli e raccontato di aver pagato dei partiti, di destra e di sinistra, in occasione di almeno tre campagne elettorali. Ha spiegato di aver versato alla fin fine alcune centinaia di migliaia di euro. Poca cosa secondo gli inquirenti considerato l’ammontare dei fondi neri fin qui accertato. Un racconto che sarebbe stato percepito, da parte degli inquirenti, come un tentativo di Baita di sminuire la sua posizione. La strategia del manager è quella di un indagato che cerca di capire quanto l’accusa sia disposta a cedere sulle misure restrittive in cambio di collaborazione. Per il momento l’ammissione del finanziamento illecito dei partiti non consentirà a Baita di ottenere grandi benefici. Anche perché la vicenda è già emersa dagli elementi fin qui raccolti dagli inquirenti. Insomma, se Baita vuole uscire dalla cella dov’è rinchiuso da fine febbraio, dovrà raccontare ben altro. Dovrà spiegare come la Mantovani, da lui diretta, sia diventata l’assoluta regina delle opere pubbliche realizzate in Veneto negli ultimi vent’anni e dove siano finiti i quasi trenta milioni di euro di fondi neri messi da parte grazie alle fatture false provenienti dalla cartiera sanmarinese intestata a Colombelli. Gli inquirenti guidati dal pm Ancillotto, affiancato ora dal collega Stefano Buccini, non hanno mai fatto mistero che quei soldi sarebbero serviti per pagare tangenti. A chi? La speranza è che a rivelarlo, prima o poi, sia Baita.

Carlo Mion

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Bottacin: mazzette figlie del sistema consociativo veneto

Il consigliere di Verso Nord: da troppo tempo maggioranza e opposizione fingono di darsi battaglia ma votano insieme

VENEZIA «Fondi illeciti bipartisan alle forze politiche? Non mi stupisce, è la naturale conseguenza di un sistema distorto che garantisce rendite di posizione e monopoli a scapito del mercato. La mia impressione è che i soldi distribuiti da Piergiorgio Baita più che alle strutture-partito siano stati erogati a persone, a soggetti politici in rappresentanza di cordate. A differenza della prima Tangentopoli, dove i partiti disponevano di aziende di riferimento che distribuivano mazzette, in Veneto si assiste a una spartizione preliminare di quote nelle grandi opere, dalle quali, a cascata, discendono le provvigioni destinate alla politica». Diego Bottacin, consigliere regionale di Verso Nord in forte sintonia con Montezemolo, commenta così gli sviluppi dell’inchiesta Mantovani. La domanda: su quali pilastri fonda il sistema spartitorio? «Il punto di partenza è la negazione del libero mercato. Dal Mose, madre di tutte le anomalie, dove la più grande opera pubblica d’Italia è affidata ad un consorzio d’imprese senza gara né concorrenza; alle strade, affidate in project financing dove chi presenta il progetto sa che al 90% riceverà l’appalto; gli ospedali, gravati da oneri micidiali per la sanità pubblica; il trasporto locale e i rifiuti con le aziende che dettano tempi e modi in barba a Regione ed enti locali. Un esempio di questi giorni? Per un km di strada su gomma il costo medio europeo varia da 1,8 a 2,2 euro, quello dell’azienda pubblica di trasporto di Venezia, l’Actv, è 3,5. Perché nessuno a destra, a sinistra e al centro, mette in discussione questo stato di cose?». Lei che risposta si dà? «Io dico che, al di là delle responsabilità penali oggetto dell’inchiesta, a questo sistema consociativo hanno attinto un po’ tutti, non solo i partiti ma anche le cooperative, le imprese, i gruppi d’affari. Dietro la capofila Mantovani ci sono sempre partner e subappalti. Ricordate quando Berlusconi decise di cedere a Zaia la presidenza del Veneto? Fu accolto all’aeroporto da una pattuglia di imprenditori illuminati che reclamavano il quarto mandato per Galan. Emblematico». Punta l’indice su Galan? «Galan è stato il direttore del traffico e il garante di un equilibrio che includeva l’opposizione, al punto che il vecchio regolamento del consiglio regionale impediva di fatto l’approvazione di leggi e bilanci senza il consenso della minoranza. Quando ho sollevato la questione della trasparenza nel Pd, denunciando una dinamica consociativa nelle nomine, mi sono ritrovato solo e alla fine ho dovuto andarmene. Non è un caso che l’affaire Mantovani prenda origine dal filone Brentan ed è paradossale che in una Regione a lungo diretta da una forza che si proclama liberale, il libero mercato resti un miraggio». Luca Zaia sostiene che nella sua giunta non si discute di appalti. È cambiato qualcosa con la presidenza leghista? «Direi di no, la correttezza dei gesti individuali non è sufficiente, occorre cambiare il sistema e introdurre regole che garantiscano la concorrenza. Finora non è stato fatto». L’assemblea regionale ha istituito una commissione d’inchiesta. Contribuirà a far luce sugli intrecci affari-politica? «Ci credo poco perché la volontà prevalente in Consiglio è quella di verificare la legittimità formale degli atti senza aggredire il cuore del problema».

Filippo Tosatto

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Galan: mai chiesti né presi soldi sottobanco, sono tranquillissimo

Il presidente della commissione Cultura della Camera Giancarlo Galan è in tutt’altre faccende affaccendato (la settimana prossima presenterà il progetto di legge Pdl sulle unioni omosessuali) ma non si sottrae a una battuta sugli sviluppi dell’inchiesta Mantovani: «Leggo che Baita avrebbe dispensato soldi a destra e a sinistra, cosa posso aggiungere? Non ne so nulla o meglio, so quello che ho fatto io: le mie campagne elettorali, che peraltro costavano poco, si sono valse del contributo di imprenditori e professionisti amici oltre che del partito. Non ho mai chiesto né ricevuto soldi sottobanco da chicchessia, perciò sono tranquillissimo». All’indomani degli arresti, lei affermò che, in quanto presidente della Regione Veneto per tre lustri, si attendeva di essere convocato e ascoltato dalla magistratura… «Sì, io sarei stato curioso di sentire Galan, invece nessuno mi contattato né chiesto nulla». Nel frattempo Baita ha rotto il silenzio… «Può darsi, lo leggo sui giornali come tutti, il Baita che ho conosciuto era un ottimo professionista dotato di capacità tecniche non comune e di fantasia imprenditoriale, di più non saprei cosa dire». L’ha stupita il suo cambio di difesa e la rinuncia al patrocinio dell’avvocato-deputato Piero Longo? «Un po’ sì, Longo è bravo, io se fossi nei guai me lo terrei ben stretto».

 

AUTORIZZAZIONE DELLA PROCURA DI VENEZIA

VENEZIA – È giallo sull’autorizzazione della Procura di Venezia a riprendere l’attività alla «Mestrinaro spa» di via Bertoneria a Zero Branco. Si tratta dell’impianto sotto sequestro che ha messo nei guai per traffico illecito di rifiuti pericolosi i titolari, Lino e Sandro Mario Mestrinaro, il loro dipendente Italo Bastianella e gli imprenditori Loris Guidolin, di Castelfranco titolare di «Adriatica Strade Costruzioni generali», e Maurizio Girolami, veneziano titolare di «Intesa 3». Nella mattinata di ieri, i pubblici ministeri di Venezia Giorgio Gava e Roberto Terzo hanno firmato il provvedimento, il quale prevedeva che alla «Mestrinaro spa» potesse riprendere ad una condizione: i rifiuti in entrata non avrebbero dovuto essere inquinanti, in modo da impedire che qualsiasi cosa accadesse all’interno, quando sarebbero usciti non avrebbero comunque inquinato. Secondo le accuse mosse dai due pubblici ministeri veneziani, sulla base di due anni di indagini dei carabinieri del Noe, i Mestrinaro avrebbero impiegato un vecchio, reiterato, lucrosissimo maneggio: invece di trattare (a caro prezzo, 45 euro a tonnellata) i rifiuti inquinati che le aziende edili gli conferivano per renderli inerti, li miscelavano tali e quali a calce e cemento, per poi venderli a 39 euro a tonnellata a questo o quel cantiere edile, dove finivano a far da base (inquinata) a questa o quell’opera. Il tutto moltiplicato per decine di migliaia di tonnellate e centinaia di migliaia di euro, così, illecitamente guadagnati. Grandi quantità di Rilcem – con questo nome l’impresa vendeva sul mercato il suo misto cementato per sottofondi stradali – per grandi cantieri: 4145 tonnellate di Rilcem contaminato sono state utilizzate per realizzare il parcheggio dell’aeroporto Marco Polo di Venezia; 34.157 tonnellate sono finite nel tratto della nuova terza corsia dell’A4, all’altezza del casello di Roncade di Treviso. L’indagine è chiusa e i rappresentanti dell’accusa si apprestano a chiedere il rinvio a giudizio degli indagati dopo aver depositato gli atti, ma di fronte alla richiesta dei Mestrinaro di poter riaprire l’azienda hanno risposto positivamente ponendo quella prescrizione. Però, il 15 maggio scorso, alla società di Zero Branco era stato notificato un provvedimento della Provincia di Treviso con il quale si revocava loro l’autorizzazione a ricevere qualsiasi tipo di rifiuto. Avevano dunque già in mano l’ordinanza della Provincia ed hanno comunque chiesto alla Procura il via libera. Quando, nel pomeriggio di ieri, i pm Gava e Terzo sono venuti a conoscenza del provvedimento, hanno immediatamente corretto quello che avevano emanato nel mattino, scrivendo che i Mestrinaro possono trattare solo i rifiuti che sono all’interno dell’azienda e che sono stati bloccati con il sequestro. Prima o poi, comunque, arriverà loro anche la richiesta dei comuni di Zero Branco, Venezia e Roncade per bonificare le aree che hanno inquinato (Zero Branco, parcheggio del «Marco Polo» e terza corsia a Roncade). I soldi per farlo, infatti, dovranno sborsarli proprio loro.

Giorgio Cecchetti

 

Gazzettino – La Mestrinaro riapre i battenti

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5

giu

2013

ZERO BRANCO – Ditta sotto sequestro per traffico di rifiuti pericolosi: si va verso il processo

La Procura di Venezia autorizza la ripresa dell’attività di due linee produttive

Potrebbe riprendere a breve, almeno parzialmente, l’attività della ditta Mestrinaro di Zero Branco, sequestrata nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Procura di Venezia su un presunto traffico di rifiuti pericolosi.
I sostituti procuratore Giorgio Gava e Roberto Terzo hanno autorizzato ieri la Mestrinaro a riprendere il lavoro, con specifiche prescrizioni, su due linee produttive, sotto il controllo dei carabinieri del Noe, il Nucleo operativo ecologico. Ovviamente l’attività potrà riprendere unicamente se le attività indicate nel provvedimento della Procura dovessero risultare ancora autorizzate dalla Provincia di Treviso.
La ditta di Zero Branco è finita sotto sequestro lo scorso aprile, dopo che i carabinieri del Noe avevano scoperto sostanze pericolose tra i materiali utilizzati nei lavori per la realizzazione della terza corsia dell’autostrada A4 e di un parcheggio dell’aeroporto Marco Polo.
La Procura di Venezia ha chiuso pochi giorni fa le indagini preliminari con il deposito degli atti, la procedura che normalmente precede una richiesta di rinvio a giudizio. Gli indagati avranno la possibilità di chiedere di essere interrogati o di produrre memorie difensive: si tratta dei due titolari della ditta di Zero Branco, Lino e Sandro Mario Mestrinaro, un loro dipendente, Italo Bastianella (difesi dallo studio dell’avvocato padovano Fabio Pinelli), il veneziano Maurizio Girolami della ditta Intesa 3 (avvocato Paola Bosio) e Loris Guidolin, di Castelfranco, dell’Adriatica Strade costruzioni generali (avvocato Elena Benvegnù).
Secondo la Procura, invece di trattare i rifiuti inquinati che le aziende edili conferivano per renderli inerti, la Mestrinaro li avrebbe miscelati tali e quali a calce e cemento, per poi venderli a 39 euro a tonnellata a questo o quel cantiere edile, dove finivano a far da base (inquinata) a varie opere. Cio sarebbe proseguito almeno per due anni, tra il 2010 e il 1012.

Gianluca Amadori

 

 

Folla a Rialto per ascoltare Roberto Saviano: tre malori tra il pubblico. Due giorni a Venezia: «Una delle poche città dove ci si sente se stessi»

VENEZIA. «Ascolta come batte forte il tuo cuore, mi sono accorto della mia anima quando me la volevano togliere: non ci toglieranno l’anima». Citando il poeta russo Šalamov – e le sue parole di prigioniero in un cubicolo in Siberia – Roberto Saviano ha ieri sera salutato la folla che ha gremito, entusiasta, la Pescheria di Rialto: un migliaio di persone (moltissimi i giovani) arrampicate fin sopra i banchi della frutta. Tutti stretti in piedi – come imposto dalla scorta per motivi di sicurezza (e non sono mancati tre malori nella calca) – ad applaudire a lungo, ripetutamente e con grande affetto lo scrittore napoletano, in laguna su invito del librario-editore veneziano Giovanni Pelizzato per presentare “ZeroZeroZero” e parlare del mercato mondiale della cocaina, come business che tutto muove, economia, appalti, investimenti, non solo droga, ma finanza e economia.

Saviano ha parlato soprattutto della necessità di reagire alle infiltrazioni:

«In questo Nordest fragile, come l’Italia, in questi anni di crisi: è cruciale la battaglia nel Nord Italia, perché qui non ci sono ancora gli anticorpi».

«E si innesta la rimozione»,

ha rilevato l’assessore Gianfranco Bettin, sul palco con lui,

«un mese fa i carabinieri a Mestre hanno sequestrato 3 chili di eroina purissima a un imprenditore, che si è giustificato dicendo “c’è la crisi”, ma la notizia è durata pochissimo. L’Osservatorio Ecomafie ha tracciato che metà del traffico è locale, la metà grandi organizzazioni, in particolare la ’ndrangheta, che entrano in un territorio che ha bisogno come acqua di questi soldi. Ma c’è anche incapacità di capire anche da parte delle istituzioni: la Regione ha autorizzato a Porto Marghera un polo per lo smaltimento di rifiuti, in tempi in cui l’ecomafia è una filiera attrezzatissima».

«È così, perché le mafie prima smaltivano i rifiuti», ha evidenziato Saviano, «ora si attrezzano anche per la bonifica dei siti. Conoscendo loro conosci l’avanguardia economica, il modo di ragionare di finanzieri, banche».

E ancora l’appello a

«leggere, conoscere, sapere, perché il potere ha paura di chi legge, prende tempo, riflette, parla con gli altri»,

con una denuncia forte:

«Stiamo tornando nel buio berlusconiano e non ho pura a dirlo. Ho l’impressione che stiano alzando la posta, scelte pericolose come il tentativo d incidere sul reato di concorso esterno, tutta la vicenda Ruby, gli scandali, cos’altro può capitare di peggio? Loro vogliono conservare le cose, la vera forza sta nel cambiamento».

La due giorni veneziana di Saviano, lo ha portato domenica ad una passeggiata notturna in piazza San Marco, ieri al Ghetto, in visita al museo dalle Sinagoghe , accompagnato dal presidente Riccardo Calimani, a pranzo all’osteria alla Vedova. Una boccata di libertà in una vita blindata: «Sono arrivato a piedi, non ho messo di camminare, passeggiare, di attraversare canali – ringrazio molto i carabinieri veneziani per questo – e mi ha stupito trovarmi nella difficoltà di gestire tutta la bellezza che Venezia trasmette: c’ero stato una volta prima del “disastro” della mia vita, è una delle poche città dove ci può sentire se stessi e mi ha concesso una speranza per l’Italia, così annichilita. Perché una simile bellezza è alleata di chi vuol cambiare lo stato delle cose».

Roberta De Rossi

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