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ASSEMBLEA A MARGHERA – Presente anche l’assessore Bettin, domani consiglio di municipalità

Cento persone in Municipio per dire: «No al progetto Alles». È stata molto partecipata l’assemblea cittadina di ieri sera, organizzata dall’Assemblea permanente contro il rischio chimico. Era presente anche l’assessore comunale alle Politiche ambientali Gianfranco Bettin che proprio nei giorni scorsi è stato minacciato probabilmente a causa del suo impegno contro i traffici di rifiuti. Inoltre, c’era il presidente della Municipalità Flavio Dal Corso che ha annunciato che domani alle 20.45, il consiglio di Municipalità terrà una riunione specifica sul caso Alles a cui prenderà parte lo stesso Bettin. Il presidente dell’Assemblea permanente Roberto Trevisan ha detto:

«La giunta regionale, che ha autorizzato il progetto per lo smaltimento di rifiuti pericolosi a Marghera, almeno poteva congelare la decisione per motivi di opportunità visto lo scandalo che ha coinvolto Baita, responsabile di Mantovani e “padrone” di Alles. Tutta la cittadinanza è indignata per questo tentativo di riportarci indietro di 10 anni, trasformando Marghera nella pattumiera d’Italia. Sabato prossimo o sabato successivo faremo una manifestazione, prenderemo le biciclette per andare a contestare Mantovani e l’impianto Alles. Poi, bene ha fatto l’assessore Bettin con la giunta comunale ha fare ricorso al Tar».

(mi.bu.)

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Nuova Venezia – Raccolte in laguna 13 tonnellate di rifiuti

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7

mag

2013

La giornata ecologica tra Giare e Dogaletto. C’era di tutto: frigoriferi, lavatrici, ruote di automobili

MIRA. Tredici tonnellate di rifiuti raccolti in laguna. Questa l’enorme quantità di immondizia raccolta da un centinaio di volontari domenica scorsa in laguna sud a Giare di Mira, Dogaletto e Porto San Leonardo. Ad organizzare la giornata ecologica sono state le associazioni venatorie di Mira, l’Associazione cavanisti, l’Ambito territoriale di caccia 5A5, l’Associazione pescatori Pensionati della Riviera del Brenta e del Miranese.

«La manifestazione», spiega per le associazioni venatorie Piergiorgio Fassini, «ha visto la partecipazione di un centinaio di persone che a bordo di un’ottantina di imbarcazioni messe a disposizione da cavanisti, cacciatori e pescatori si sono mosse nel territorio lagunare di Mira alla ricerca dei rifiuti abbandonati e portati dalla marea. Lungo l’argine di conterminazione lagunare che va fino alla spiaggetta delle Giare , lungo i canali lagunari Bondante, Bondantino e Cunetta e tra i “ghebi”, i volontari, muniti di sacchi delle immondizie e guanti di protezione, messi a disposizione da Veritas, hanno raccolto tre cassoni scarrabili di materiale per una quantità di rifiuti stimata in 13 tonnellate».

In una decina di ore è stata raccolta una miriade di contenitori di plastica di vario tipo ma anche cassette di plastica, frigoriferi, lavatrici, paraurti e ruote di automobili, tubi in pvc, polistirolo. Tutta immondizia caricata sulle barche dei volontari e portata ai magazzini dell’Associazione cavanisti a Giare dove i rifiuti sono stati scaricati e trasferiti nei cassoni scarrabili. «Manifestazioni di questo genere», continua Fassini, «hanno l’unico interesse di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’unicità dell’ambiente lagunare e su quanto prezioso sia il suo rispetto. Viene da chiedersi: perché invece di essere organizzata dai soliti ambientalisti la manifestazione è stata organizzata delle associazioni venatorie?».

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«Dark economy a Nordest: rifiuti, cemento e malaffare. Il danno ambientale: soggetti, vittime e normative» è il titolo del convegno che si terrà giovedì 9 maggio prossimo alle ore 10, nella sede dell’Istituto Universitario di Architettura (Iuav) di Cà Tron (Santa Croce 1957). Sono previsti gl iinterventi di Matteo Ceruti (avvocato), Claudio Maruzzi (avvocato), entrambi coautori del volume dal titolo “L’umanità vittima dei crimini ambientali. Danno, percezione, rimedi” (Gruppo editoriale Viator).

Seguiranno gli interventi di Paolo Rosato (economista dell’università di Trieste), Anthony Candiello (rappresentante dell’Assembela Permanente Contro il Rischio Chimico di Marghera), Stefania Tonin (economista dell’ università Iuav Venezia) e Luigi Lazzaro (presidente Legambiente Veneto).

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Duro attacco dell’assessore comunale all’Ambiente alla delibera regionale che autorizza il revamping dell’azienda: «Si è stravolto il piano regolatore»

«Finora con il sistema efficace di controlli di matrice pubblica, l’illegalità nel settore rifiuti a Porto Marghera è stata ridotta al minimo anche perché si trattano solo i rifiuti prodotti nell’area con un sistema rigoroso di controlli. Ma oggi il rischio esiste perché per autorizzare il revamping di Alles Spa, la giunta regionale del Veneto ha stravolto il Piano regolare di Porto Marghera, con il rischio concreto di far arrivare qui il Far West».

Non ha dubbi, Gianfranco Bettin. La scelta della giunta regionale di autorizzare il revamping dell’impianto di Alles Spa, società del gruppo Mantovani ( finita nel ciclone dell’inchiesta sul giro di fatture false che ha portato in carcere il presidente Piergiorgio Baita, ndr) , è un clamoroso errore della Regione Veneto guidata dal leghista Luca Zaia.

Per concedere il trattamento di 70 diversi codici di rifiuti, contro i 20 attuali,

spiega Bettin nel municipio di Mestre

«si è cambiato il piano regolatore dell’area nel punto che vieta il trattamento di rifiuti che arrivano dall’esterno del territorio veneziano. Aprirsi a quel mercato significa aprirsi ad un rischio fortissimo»,

precisa l’assessore all’Ambiente di Venezia ricordando che la decisione della giunta regionale arriva dopo il via libera della commissione Via di

«cui fanno parte dodici tecnici di nomina regionale più un tredicesimo di nomina Arpav, ma sempre riconducibile alla Regione».

Una votazione simile ad un “porcellum”, attacca l’assessore visto che con i loro pareri contrari e contando solo un voto ciascuno, Comune e Provincia si sono trovati in minoranza schiacciante.

Una scelta poi che stride con l’allarme lanciato dal rapporto Dia, la direzione investigativa antimafia, nel 2011 secondo cui la mafia aveva messo le mani anche a «Porto Marghera sul traffico di rifiuti». Se l’allarme è di due anni fa, il rischio è concreto, avverte l’assessore comunale all’Ambiente.

«Per questo occorre guardare con attenzione agli assetti societari delle aziende impegnate nel settore e occorre evitare, anche, indebiti allargamenti dei permessi a operare di impianti che possono essere oggetto di operazioni non pienamente controllabili»,

segnala Bettin con un chiarissimo riferimento alla vicenda del revamping di Alles, delibera regionale

«pericolosissima perché rischia di far saltare il sistema collaudato di controlli pubblici sul ciclo dei rifiuti tossici che ora è pressoché completamente un ciclo locale».

Dal via libera al revamping di Alles Spa avverte l’assessore comunale

«il rischio di aprirsi ad avventurieri e a criminali viene così moltiplicato e questa è una inquietante, pericolosa, deregulation di tutta l’area».

Per questo motivo, quindi, la giunta Orsoni ha confermato che ricorrerà al Tar, tribunale amministrativo del Veneto, per chiedere la sospensiva della delibera regionale che autorizza Alles Spa ad aumentare le sostanze trattate nell’impianto di Marghera.

E la mobilitazione coinvolge anche comitati e associazioni ambientaliste che si ritrovano stasera in una grande assemblea cittadina a Marghera. L’Osservatorio, attivato da Comune e Legambiente, continuerà ad occuparsi di legalità e traffici ambientali: dal consumo di suolo agli affari delle ecomafie locali e nazionali con convegni e pubblicazioni.

Mitia Chiarin

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L’Assemblea Permanente Contro il Rischio Chimico ha organizzato per questa sera – alle 20.30 in municipio a Marghera (piazza Municipio) – un’assemblea pubblica contro il decreto firmato dal governatore del Veneto, Luca Zaia, che autorizza il revamping (potenziamento) degli impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti pericolosi di Alles spa (gruppo Mantovani) in via dell’Elettronica a Marghera.

Grazie al via libera della Commisisone Via e della Giunta regionali, negli impianti di Alles si potranno trattare rifiuti tossico-nocivi di 70 tipologie diverse, tra cui rifiuti speciali pericolosi, facendone arrivare anche dall’estero e da tutta Italia.

«Come abitanti di questo territorio» spiega un comunicato dell’Assemblea Permanente «non accettiamo che la nostra salute venga messa a repentaglio per garantire il business dei grandi trafficanti di rifiuti. Chi vive a Marghera e d’intorni sta già pagando un prezzo sanitario altissimo in termini di malattie per l’inquinamento. A Marghera vogliamo le bonifiche non i rifiuti. L’oltraggio del presidente della Giunta regionale, Luca Zaia alla nostra città non passerà, impediremo ai camion carichi di rifiuti tossici di arrivare a Marghera. Bloccare questo progetto è ancora possibile, la lotta vincente contro l’altro progetto di riapertura dell’inceneritore di rifiuti tossici SG31 ne è la dimostrazione».

«La Giunta regionale ha accordato a Mantovani spa, proprietaria di Alles spa» continua il comunicato stampa «di lucrare sulla nostra pelle, aumentando le polveri sottili e l’inquinamento acustico del 30 per cento».

L’Assemblea Permanente di Marghera invita tutti i cittadini a partecipare all’assemblea pubblica.

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Gazzettino – Porto Marghera, gli occhi della mafia

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7

mag

2013

Il business dei rifiuti che fa gola alla mafia

GRANDI OPERE «Ambiente sotto attacco»

NELLA NOSTRA REGIONE – Illegalità, un business da due miliardi

COSTOSO – Il Passante di Mestre

Tra il 2007 e il 2011 nei vari depositi e stabilimenti per il trattamento di rifiuti della zona si è registrato un solo incendio. Nel 2012 sono schizzati a 5 e, a inizio 2013, ce n’è già stato un altro. «Questo non vuol dire di per sè che sia opera della criminalità – spiega Gianni Belloni, coordinatore dell’Osservatorio -, ma è un segnale, come molti altri, da tenere sott’occhio».
Dei 2 miliardi di euro che costituiscono i ricavi delle attività illegali nel Veneto (tra droga, contraffazioni, sfruttamento sessuale) il traffico di rifiuti vale 149 milioni di euro e colloca il Veneto al primo posto in Italia. Ecco perché le antenne vanno tenute sempre sollevate. Anche nei confronti degli altri attacchi all’ambiente: quelli perfettamente legali che approfittano dell’assenza delle istituzioni, in questo caso della Regione Veneto che ha un Piano dei trasporti fermo al 1990 e il Ptrc ancora da rinnovare (Piano Territoriale Regionale di Coordinamento). In questo vuoto i project financing, affidati ai soliti gruppi imprenditoriali connessi alla politica, come Mantovani e altri, nascono come funghi anche per grandi opere che l’Osservatorio giudica inutili se non dannose e sicuramente più costose per la collettività (Mose, ma soprattutto autostrade e passanti vari, per non parlare di ospedali). E in queste opere «il rischio d’impresa è scaricato sull’utente» come i pendolari che sborsano il 10% dello stipendio mensile per pagare l’autostrada. (e.t.)

 

OSSERVATORIO   «La Regione ritiri quella delibera»

L’ALLARME «Alles, c’è il rischio salti il sistema dei controlli»

La criminalità non è imbattibile, anzi la ricerca del centro studi Transcrime (tra l’Università Cattolica di Milano e quella di Trento) boccia i mafiosi come imprenditori, dato che la profittabilità delle loro aziende è in linea con quella delle imprese legali se non addirittura peggiore, per colpa di una gestione inefficiente, e nonostante le intimidazioni verso il personale, i fornitori e i concorrenti. La crescita dell’azienda infiltrata (di solito in settori a bassa tecnologia, alta intensità di manodopera e alto coinvolgimento di risorse pubbliche) non è un obiettivo per il mafioso imprenditore, continua la ricerca riportata nel quaderno dell’Osservatorio ambiente legalità Venezia, al contrario egli mira a diversificare gli investimenti, anche per evitare confische e sequestri.
La criminalità, insomma, si può battere anche perché distrugge l’economia invece di svilupparla. Certo che è indispensabile non aprirle varchi. E l’assessore Gianfranco Bettin ieri ha ribadito che un varco pericolosissimo è costituito dal permesso che la Giunta Regionale, senza nemmeno passare per il Consiglio, ha aperto con l’autorizzazione al potenziamento dell’impianto Alles: la società partecipata da Mantovani potrà aumentare moltissimo la tipologia di rifiuti da trattare a Malcontenta ma soprattutto potrà importarli da fuori regione.

«La delibera rischia di far saltare il sistema collaudato di controlli pubblici sul ciclo dei rifiuti tossici, che ora è pressoché un ciclo locale – afferma Bettin -. Con una Variante urbanistica, imposta d’imperio al piano regolatore dell’area industriale, si consente l’arrivo di rifiuti tossici e pericolosi da ovunque, creando un precedente per altre imprese analoghe ad Alles. Il rischio di aprirsi ad avventurieri e a criminali viene così moltiplicato da questa che di fatto è una inquietante, pericolosa deregulation di tutta l’area».

Perciò ieri l’Osservatorio ha ribadito la richiesta alla Regione di annullare quella delibera, mentre il Comune ricorrerà al Tar per chiederne la sospensiva. E questa sera a Marghera, alle 20.30 in municipio, si terrà un’assemblea pubblica, organizzata dall’Assemblea permanente contro il rischio chimico per contrastare il progetto. (e.t.)

 

Il primo studio dell’”Osservatorio ambiente legalità” dedicato al traffico illegale di rifiuti

Il porto di Venezia è uno degli scali maggiormente utilizzati per l’esportazione di rifiuti: scaglie e cascami della fabbricazione di ghisa, ferro e acciaio, avanzi di materie plastiche, pneumatici, carta. È un traffico in costante aumento che non sente crisi, anche perché il Veneto è tra le regioni con il maggior numero di impianti di deposito e trattamento dei rifiuti.
Questo non significa che stiamo parlando i traffici illegali, anzi sicuramente la maggior parte degli operatori è onesta e preparata e porta ricchezza al territorio, «e allo stesso modo la nostra attenzione su Porto Marghera non significa che sia diventata terra di criminali ma è determinata dal fatto che qui una stagione diversa, di riqualificazione di industrie pulite, è già iniziata e non vogliamo che si torni indietro». Così Gianfranco Bettin ha spiegato il senso dell’Osservatorio Ambiente Legalità Venezia che ieri mattina in Municipio a Mestre ha presentato il primo quaderno prodotto, dedicato alle ecomafie e ai rifiuti, in senso ampio del termine, perché sporca il territorio non solo chi commercia illegalmente i veleni ma pure chi lo riempie di cemento e di asfalto.
L’Osservatorio, coordinato da Gianni Belloni (ha anche un comitato scientifico curato da Laura Fregolent) è promosso da Legambiente Veneto con il sostegno e la collaborazione dell’assessorato comunale all’Ambiente.
Nel rapporto Dia 2011 (la Direzione investigativa antimafia) si legge che la mafia si è infiltrata «oltre che nel Veneto Orientale e a Venezia, a Porto Marghera nel traffico di rifiuti». Anche se non parliamo solo di ecomafie (’ndrangheta, camorra e Cosa Nostra) che si prendono il 50% della torta, mentre il resto è in mano a criminali locali, a volte alleati con gruppi stranieri.
L’Osservatorio serve a raccogliere e mettere insieme i dati e le esperienze di diversi soggetti che si occupano di difesa dell’ambiente, comprese le forze dell’ordine e la magistratura, per creare un database immediatamente consultabile, perché la prevenzione è la migliore delle tattiche contro le attività illegali. «Vogliamo creare sentinelle ambientali» ha spiegato Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto.
E le prime sentinelle in servizio, tra le quali anche docenti universitari di Venezia e di Padova, hanno lavorato per un anno e mezzo per produrre questo primo rapporto. Che parla di nuovi traffici illegali di rifiuti: sono quasi scomparse le rotte verso Sud, fatte di illegalità conclamata, e sono state sostituite da sistemi camuffati alla perfezione da trasporti legali verso il Nord Italia (Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Trentino, Friuli) e, da lì, alla volta di Germania, Austria, Danimarca e naturalmente Cina che ha una grande fame di materiali per le proprie industrie. Anche in questo caso la legalità è la norma ma l’illegalità si diffonde. Lo dimostra l’incremento dei sequestri effettuati dall’Agenzia delle dogane nel corso di operazioni interforze, come l’Operazione Serenissima che ha sgominato un traffico di rifiuti tossici spediti con bolle false, che venivano utilizzati come fonti di energia o per produrre giocattoli e materiali informatici che poi venivano rivenduti, “puliti”, anche in Italia.

 

 

L’Osservatorio ambiente e legalità presenta un dossier: in Veneto affari per 149 milioni.

Bettin: «Tenere sotto controllo la gestione dei rifiuti»

MARGHERA.

«Quello dell’Osservatorio Ambiente legalità è un lavoro che va avanti da un anno, senza darsi arie, ma con un continuo confronto con magistrati, studiosi, esperti, enti che mira ad evitare che un tema delicato come quello dell’ambiente e della gestione dei rifiuti produca, se nelle mani sbagliate, inquinamento e un guasto economico e politico».

Occhi puntati su Marghera. Per questo, spiega l’assessore all’Ambiente del Comune di Venezia Gianfranco Bettin, occorre tenere Porto Marghera lontana dagli interessi delle ecomafie. Il traffico dei rifiuti è una delle voci del business della criminalità organizzata. E il rapporto della Dia del 2011 lo dice chiaro:

«La mafia si è infiltrata oltre che nel Veneto Orientale e a Venezia, anche a Porto Marghera, nel traffico dei rifiuti».

Dati e riflessioni sul fenomeno nel Veneziano sono contenuti nel primo dossier dell’Osservatorio coordinato da Gianni Belloni e la docente Iuav Laura Fregolent, con la collaborazione di Legambiente Veneto e Comune di Venezia.

«Venezia è l’unica amministrazione del Nord Italia che ha deciso di dotarsi di una struttura di questo tipo»,

segnala il presidente dell’associazione Luigi Lazzaro.

I dati. Il traffico di rifiuti illegale nel Veneto è un business da 149 milioni di euro mentre il business criminale, nel suo complesso, arriva ai due miliardi di euro l’anno. Il dato è stato stimato dal centro ricerche sulla criminalità delle università Cattolica di Milano e di Trento. La nostra regione è al primo posto nella classifica delle “ecomafie”in Italia, segnala il dossier e il 44 per cento delle organizzazioni criminali coinvolte sono locali. Ci sono gli interessi di Cosa nostra, ’ndrangheta e Camorra ma la ecomafia parla pure veneto.

Le trasformazioni. Rispetto a 10 anni fa le cose sono cambiate. Per tenere testa alle tante indagini di forze dell’ordine e magistratura, i criminali si tengono al passo coi tempi. Falsificazione di documenti, dati, fatture, codici e non solo. C’è il sospetto, sempre più frequente, che i proventi di queste attività illecite siano reinvestiti in aziende del settore apparentemente sane, con l’acquisizione di pacchetti azionari.

Le direzioni dei traffici. E le direzioni dei traffici cambiano. I rifiuti illegali dal Veneto, dice il rapporto presentato ieri nel Municipio di Mestre, non prendono più la strada della Campania ma restano nel Nord Italia. I rifiuti veneziani oggi arrivano nelle vicine Lombardia e Emilia. Lo si evince dai dati 2011 sui rifiuti trattati dalle imprese che lavorano più di 500 tonnellate l’anno. Il risultato sono quasi 267 mila tonnellate di rifiuti pericolosi e 53 mila tonnellate di rifiuti pericolosi inviati in Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia che hanno ricevuto rispettivamente 95 mila tonnellate, 78 mila e 54 mila. La Campania è scomparsa.

Il caso della Cina. All’estero i rifiuti italiani si trovano in Austria, Germania, Slovenia, Ungheria, Pakistan. Poca cosa, le 600 tonnellate della Cina. Un dato che stupisce visto che il paese è diventato uno dei maggiori importatori di rifiuti, in particolare di materiale plastico, prodotti in Italia. Dato confermato dall’analisi dei flussi al Porto di Venezia, grazie alla collaborazione della Dogana. Il 55, 53% dei rifiuti in esportazione dal Porto veneziano, tra 2010 e 2012, sono diretti in Cina. E la fetta più grande dei sequestri operati al Porto, per varie irregolarità, interessa questo paese. Una delle ultime indagini è la “Serenissima” che ha scoperto una organizzazione criminale che inviava, con un giro di documenti falsi, in Cina rifiuti tossici prodotti in Italia.

Non abbassare la guardia. I controlli ci sono nell’area veneziana ma non si può assolutamente abbassare la guardia. Trecento solo nel 2010 le situazioni sospette nel mirino delle indagini. E altri dati invitano a riflettere.

Incendi sospetti. Dal 2007 al 2011, per quattro anni, si è verificato un solo incendio l’anno in aziende veneziane di trattamento dei rifiuti. Tra 2012 e inizio del 2013 se ne sono contati già sei, fa notare Gianni Belloni. Cinque i casi nel corso del 2012, un altro ad inizio dell’anno.

«Con cautela rileviamo un aumento dei casi ma ci guardiamo bene dall’imputare tutti questi incendi a cause di matrice criminale. Segnaliamo il dato come riflessione. Esperienze come il tavolo tecnico provinciale rappresentano una esperienza di importante intelligence a cui ci è stato permesso di partecipare»,

sottolineano dall’Osservatorio Ambiente e Legalità di Venezia.

Mitia Chiarin

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VIGONOVO – Dopo il sudiciume lasciato sugli argini del Brenta-Cunetta tra Sandon di Fossò e Vigonovo lo scorso 25 aprile, ecco quelli lasciati il Primo maggi a seguito della tradizione di passare la notte e il giorno di San Marco e la Festa dei lavoratori in riva al fiume. Una “moda” che spopola fra i giovani che arrivano in migliaia da tutta la Riviera del Brenta, dal Miranese e dal Padovano. Peccato però che finita la festa, sul posto restino quintali di rifiuti di ogni genere. Veritas ha riempito tre autocarri di immondizie raccogliendo solo i sacchi che i più educati avevano accumulato, ma tralasciandone altrettanti, specialmente vuoti di birra sparpagliati e gettati in ogni dove. Per fare una discreta pulizia servirebbero intere giornate di lavoro. I rifiuti rimasti molto probabilmente se ne andranno verso il mare con la prossima piena d’acqua del fiume Brenta.

Vittorino Compagno

 

NOALE. «La Regione non ha fatto l’interesse dei cittadini». È questo il commento dell’europarlamentare Andrea Zanoni alla notizia del via libera dalla giunta di Luca Zaia all’adeguamento tecnologico della ditta Cosmo Ambiente di Noale, al confine con Salzano. Di fatto, il governo veneto ha concesso la possibilità di stoccare i rifiuti e la ditta è stata autorizzata a gestirne 21.500 tonnellate, di cui, per un massimo di 9.000 tonnellate, speciali pericolosi, facendo propri i pareri espressi dalla commissione di Valutazione d’impatto ambientale (Via). Ora la proprietà ha tempo dodici mesi per partire con i lavori, mentre la messa in esercizio provvisorio dell’impianto dovrà avvenire entro i successivi trentasei mesi dalla data di partenza del cantiere.

«Impianti come questi», spiega Zanoni che è membro della commissione Ambiente, Salute pubblica e Sicurezza alimentare del Parlamento europeo, «possono mettere a rischio la salute e la qualità della vita dei residenti della zona. La Regione ha dato il via libera a una potenziale minaccia ambientale, perché il progetto si svilupperà in un’area ad alto rischio idraulico. Ho sempre sostenuto e appoggiato le battaglie dei cittadini e a gennaio ero al loro fianco per dire ancora una volta “no”. È una decisione che va contro le indicazioni dell’Europa e credo si debba lavorare per cercare soluzioni compatibili e non pericolose per la nostra salute».

Alessandro Ragazzo

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MUNICIPALITA’ DI MARGHERA

MARGHERA. In merito all’approvazione, da parte della Giunta regionale, del progetto di revamping dell’impianto di Alles (Azienda lavorazioni lagunari escavo smaltimenti), il presidente della Municipalità, Flavio Dal Corso ha inviato una lettera al governatore Luca Zaia e all’assessore all’ambiente Maurizio Conte chiedendo di accordare un incontro alla Municipalità. Esiste poi la proposta di convocare un consiglio di Municipalità nei primi giorni della prossima settimana per valutare tutte le azioni di possibile contrasto da adottare. Dal Corso ricorda che il progetto è sempre stato contrastato dalla Municipalità che aveva chiesto alla Giunta Regionale di non recepire il parere positivo della commissione Via regionale riguardo la richiesta di potenziamento della piattaforma per il trattamento di fanghi e rifiuti contenenti anche sostanze tossico-nocive. Intanto ieri il gruppo Pd della Provincia ha presentato una mozione che impegni la presidente Zaccariotto a intervenire in Regione per rappresentare la contrarietà della Provincia all’ampliamento di Alles.

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