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DOLO – Gli avvocati contro la decisione di avere un “onorario”

Braccio di ferro tra giudice ed avvocati, che vedono questi ultimi far valere le proprie ragioni. È questo quanto accaduto in Tribunale a Dolo, dove doveva essere celebrata dalla giudice Nicoletta Stefanutti una delle udienze del processo che vedono Nicola e Tiziano Lando e Loris Candian imputati per il reato di illegittimo trasporto dei rifiuti. Per impegni presso un altro Tribunale, Stefanutti non avrebbe potuto celebrare il processo ed ha chiesto quindi alla presidente di sezione, dopo aver ottenuto il via libera da parte del Giudice onorario in tribunale, Fulvio Tancredi, che questa potesse essere seguita da lui. Un permesso accordato dalla presidente, ma che è stato accolto con molte perplessità dalle difese degli imputati, rappresentate dagli avvocati Stefano Marrone (Candian); Paolo Iadanza e Stocco (Lando). Tanto che con un’istanza hanno chiesto al Presidente del Tribunale di Venezia e alla Presidente di Sezione Irene Casol, che il caso fosse accordato ad un giudice togato. Gli avvocati non hanno in alcun modo voluto mettere in dubbio la preparazione del Giudice onorario in tribunale Tancredi; ma hanno eccepito che un processo tanto delicato, che vede la presenza di oltre venti testimoni e di tre consulenti, doveva essere seguito da un giudice togato. E l’istanza è stata accolta dalla dottoressa Casol. Tanto che Tancredi giovedì ha differito il processo al prossimo 14 febbraio e lo stesso sarà celebrato dal giudice del Tribunale di Chioggia Enrico Ciampaglia.

 

Gazzettino – Portogruaro, Zero rifiuti entro il 2020

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31

gen

2013

AMBIENTE – Il Comune aderisce alla rete nazionale

PORTOGRUARO – Il Comune di Portogruaro, primo nel Veneto, ha aderito alla rete nazionale dei Comuni Rifiuti Zero, che conta 100 enti locali in tutta Italia.

L’impegno è quello di favorire la pratica della raccolta differenziata, scoraggiare l’incremento dei rifiuti e ridurne «alla fonte» la produzione pro-capite.

La strategia «rifiuti zero» si colloca tuttavia oltre il riciclaggio, ponendosi l’obiettivo dell’azzeramento dei rifiuti entro il 2020. Il Comune si è quindi impegnato anche a favorire il riuso e la riparazione, attraverso il sostegno o l’istituzione di centri specializzati che possano riparare e vendere beni durevoli quali mobili, vestiti, infissi, sanitari ed elettrodomestici.

«L’adesione a Rifiuti Zero – ha detto l’assessore alle Politiche ambientali Ivo Simonella – vuol essere un ulteriore trampolino di lancio per proseguire nei percorsi di sostenibilità già intrapresi».

(T.Inf.)

 

26/01/2013Le Camere sono sciolte, tra un mese si vota, ma l’iter per trasformare i rifiuti in co-inceneritori di combustibile solido secondario (l’ex Cdr) va avanti.

I senatori che si occupano di “Territorio, ambiente, beni ambientali” hanno approvato lo schema trasmesso dal Consiglio dei ministri in una riunione di 50 minuti. Stop per ora alla Camera

Capita sempre così, quando c’è aria di tempesta e un provvedimento deve passare senza colpo ferire. Si aspetta la scadenza della legislatura, si entra in clima di campagna elettorale e poi si lascia passare in sordina il provvedimento. È successo anche per lo “Schema di decreto del Presidente della Repubblica concernente il regolamento recante disciplina dell’utilizzo di combustibili solidi secondari (CSS), in parziale sostituzione di combustibili fossili tradizionali, in cementifici soggetti al regime dell’autorizzazione integrata ambientale”, che il 16 gennaio scorso ha avuto il parere favorevole della 13° commissione di Montecitorio, “Territorio, ambiente, beni ambientali”.

L’iter del provvedimento ha avuto un andamento carsico: annunciato in grande stile dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini nel mese di aprile, sparito d’estate (e forse c’entra qualcosa il caos intorno alla vicenda dell’Ilva di Taranto), è riemerso in un consiglio dei ministri di fine ottobre, quello del 26, che aveva approvato lo schema di decreto (da lì inviato alla Ragioneria centrale dello Stato). L’11 gennaio 2013 lo schema di decreto è sulla scrivania del presidente del Senato Giuseppe Schifani, che lo passa subito in commissione.

A Camera sciolte, però, l’attività legislativa continua solo “per decreti e atti di governo”, come ci spiegano dalla segreteria della commissione “Territorio, ambiente, beni ambientali”. Riunione che filano via rapide, come quella del 16 gennaio appunto, che è durata dalle 9.10 alle 10 del mattino.
In cinquanta minuti c’è stato il tempo di discutere del decreto “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 gennaio 2013, n. 1, recante disposizioni urgenti per il superamento di situazioni di criticità nella gestione dei rifiuti e di taluni fenomeni di inquinamento ambientale”, dello “Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2009/29/CE che modifica la direttiva 2003/87/CE al fine di perfezionare ed estendere il sistema comunitario per lo scambio di quote di emissione gas ad effetto serra” e -anche- dell’utilizzo dei combustibili solidi secondari (il Css, ex Cdr, comubustibile da rifiuti) nei cementifici.

Sul sito della commissione è possibile leggere il resoconto della presentazione da parte del presidente, il senatore D’Ali: “In fase di prima attuazione si è ristretta l’applicazione agli impianti di produzione di cemento a ciclo completo con capacità produttiva superiore a 500 tonnellate giornaliere di clinker”, racconta ai colleghi. Poi, “poiché non vi sono interventi in discussione, previa verifica del numero legale prescritto, la proposta di parere favorevole con condizione è posta ai voti e quindi approvata”.

La condizione è questa: “All’articolo 3, comma 1, lettera d), e comma 3, nonché all’articolo 5, comma 3, la parola: ‘salve’ sia sostituita con le parole: ‘ivi incluse'”. Leggiamo il comma: “agli impianti di cui all’articolo 1, comma 1, siano applicati le prescrizioni, le condizioni di esercizio, le norme tecniche e i valori limite di emissione fissati conformemente al decreto legislativo 11 maggio 2005, n. 133, salve [in merito a questa parola emerge la ‘condizione’ posta dai senatori della commissione, ndr] le deroghe consentite dal medesimo decreto. È fatta salva l’applicazione delle prescrizioni, delle condizioni di esercizio, delle norme tecniche e dei valori limite di emissione, eventualmente più restrittivi, dettati dall’autorizzazione integrata ambientale di cui al Titolo III-bis della Parte II del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152″.

Nei mesi scorsi avevamo chiesto al ministero dell’Ambiente tutta la documentazione relativa allo schema di decreto. E un’affermazione, contenuta nella relazione illustrativa, ci aveva colpito. Perché faceva riferimento alla “continua crescita della quantità di rifiuti [che] costituisce un problema ambientale e territoriale comune a tutti i paesi industrializzati, ma con connotati più gravi per l’Italia e, in particolare, per alcune aree del nostro Paese che fanno ancora ampio ricorso allo smaltimento in discariche, di cui molte fra l’altro in via di esaurimento”. Aggiungendo anche che “la prassi dello smaltimento in discarica rappresenta non soltanto un potenziale rischio ambientale, ma anche un enorme spreco di risorse materiali ed energetiche quali sono i rifiuti”.

Altri punti della relazione danno conto della natura e delle caratteristiche di quei rifiuti trasformati in combustibile solido secondario (CSS): “Il CSS non è composto da rifiuti tal quali, ma è un combustibile ottenuto dalla separazione, lavorazione e ri-composizione di rifiuti solidi urbani e speciali non pericolosi. Le attuali tecnologie industriali consentono di garantirne nel tempo le caratteristiche e i parametri qualitativi (potere calorifico, minor concentrazione di inquinanti, contenuto di biomassa, ecc.)”. Ecco che rifiuti solidi urbani, per cui vige il principio della gestione e della “chiusura del ciclo” a livello territoriale, diventano rifiuti speciali, ovvero rifiuti che possono attraversare il Paese (e non dimentichiamo che il sistema di tracciabilità di questi rifiuti speciali, Sistri, è ancora un miraggio).

La relazione spiega anche perché scegliere i cementifici: “La scelta dei cementifici è quindi motivata anche dal fatto che tale tipologia di impianti è, già oggi, ben distribuita sul territorio nazionale, anche in quelle regioni italiane sprovviste di impianti dedicati (termovalorizzatori) che, invece, dovrebbero essere realizzati ex novo, producendo ulteriori pressioni sull’ambiente e sul territorio. Fermo restando che da soli i cementifici non possono essere il terminale di valorizzazione per tutti i rifiuti e che essi non possono che integrarsi in un piano organico di gestione dei rifiuti che prevede, ovviamente, anche altre forme di gestione dei rifiuti (anche attraverso impianti dedicati), i cementifici offrono il grande vantaggio di costituire degli impianti comunque già presenti sul territorio nazionale e in esercizio”.

Tradotto in una riga: meglio un cementificio che un nuovo inceneritore. Non si considera, però, che una volta che un insieme di Comuni firma un “contratto” per conferire i propri rifiuti a un’azienda che produce Cdr (o Css), quell’impegno dev’essere onorato (come abbiamo descritto in quest’articolo, in riferimento a uno degli ambiti territoriali individuati dalla Regione Puglia). E -per tutta la durata del contratto- è impossibile avviare serie politiche di riduzione dei rifiuti, pratiche come quelle messe in campo dai Comuni che aderiscono all’associazione nazionale della Comunità verso rifiuti zero, a cominciare da Capannori, in Lucchesia.

Di tutto questo, però, in commissione non si è parlato. Dei senatori presenti nessuno ha sentito il bisogno d’intervenire. E allora crediamo importante elencare i loro nomi (l’elenco è desunto dal resoconto stenografico dell’intera riunione, perché dalla Commissione ci hanno spiegato che questo era -anche per un giornalista che lo chiedeva- l’unico modo per capire chi fosse o meno presente): D’Ali (Pdl), Alicata (Pdl), Vallardi (Lega Nord), Della Seta (Pd), Ferrante (Pd), Mazzuconi (Pd).

Nel pomeriggio del 22 gennaio, invece, il provvedimento è stato momentaneamente stoppato alla Camera, dove il presidente della commissione Ambiente -su proposta dei deputati Mariani, Bratti e Miotto, del Partito democratico- ha rinviato la discussione. È probabile una nuova convocazione della commissione per l’11 febbraio.

Luca Martinelli da www.altreconomia.it

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Gazzettino – Marghera, Energia dai rifiuti per tre anni

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19

gen

2013

MARGHERA – Rinnovata la convenzione tra Enel e Veritas per la trasformazione del Cdr

Un sito unico a Jesolo accorperà le discariche esistenti in provincia

Discariche sul territorio provinciale ridotte a un unico punto di raccolta a Jesolo (dove finisce solo il 6% dei materiali raccolti). Energia ricavata dallo smaltimento di 60mila tonnellate di rifiuti annue prodotti da 150mila residenti del territorio. Qualche sacrificio in più nella raccolta differenziata per gli utenti, ma un ambiente in cui respirare più pulito.
Sono tre dei punti cardine che ruotano attorno all’esperienza avviata nel 2008 tra la centrale Enel «Palladio» di Fusina ed Ecoprogetto, la società controllata di Veritas che gestisce lo smaltimento dei rifiuti in provincia e che ieri è stata rinnovata per altri tre anni con l’ambizioso obiettivo di valorizzare 210.000 tonnellate di CDR (combustibile derivato dai rifiuti) in tre anni, pari a 70mila tonnellate all’anno.
46.000 tonnellate nel 2010, 56.000 nel 2011, quasi 58.400 nel 2012, vero e proprio record e “best practice” internazionale: questa l’escalation che ha preceduto la firma del protocollo d’intesa che fa proseguire il progetto sottoscritto da Gianfilippo Mancini, direttore di Enel – della Divisione Generazione e Energy Management, Adriano Tolomei, amministratore delegato Ecoprogetto Venezia, alla presenza del sindaco Giorgio Orsoni, e Andrea Razzini, amministratore delegato di Veritas.
Il lavoro condotto sino ad oggi rappresenta un’esperienza unica nel panorama italiano ed ha permesso di dare un’alternativa concreta, efficace e di forte valenza ambientale al conferimento dei rifiuti in discarica. «Grazie a questa sinergia – ha annunciato Andrea Razzini – Se arriveremo al potenziale obiettivo di riuscire a smaltire 100mila tonnellate annue di rifiuti come standard la Provincia sarà autosufficiente per 30 anni nello smaltimento dei rifiuti».
«I dubbi con cui è partita questa iniziativa sono stati dissipati grazie alla stretta collaborazione con il Comune, Veritas ed Ecoprogetto e i suoi uomini – ha poi spiegato il direttore Mancini – L’obiettivo delle 70mila tonnellate di smaltimento pone a zero il problema dei rifiuti in laguna e aiuterà a ridurre anche i consumi di energia agli utenti. La centrale Enel di Fusina diventa così l’emblema della sostenibilità»
Ulteriore novità del prossimo triennio è l’entrata in servizio di due autovetture elettriche Peugeot iOn con i loghi delle aziende partner che saranno a disposizione del personale e che attraverso la scritta «Diamo energia ai tuoi rifiuti» ricorderanno ai cittadini il valore sociale, economico ed ambientale della collaborazione.

 

Enel ed Ecoprogetto rinnovano l’intesa per altri tre anni Meno smog, più risparmi. Orsoni: «Fiore all’occhiello»

MESTRE. Cinquecentomila tonnellate di rifiuti prodotti in provincia. Una raccolta differenziata che viaggia sopra il 50 per cento. Solo il 4 per cento, la parte non più trasformabile, finisce in discarica. L’unica del territorio, quella di Jesolo, basterà per altri trent’anni. «Siamo all’autosufficienza. Non ci serve portare rifiuti altrove e non subiamo spiacevoli pressioni, che avvengono purtroppo in altre parti d’Italia», sentenzia Andrea Razzini, amministratore delegato di Veritas.

Di quelle 500 mila tonnellate prodotte ogni anno, l’obiettivo è ora di trasformarne 100 mila in compost da rifiuti, un nuovo combustibile che serve per alimentare, in parte, la centrale Palladio di Enel a Fusina. Con una produzione di 100 mila tonnellate si riduce dal 5 per cento attuale al 10 per cento l’utilizzo del carbone e di conseguenza l’aria di Mestre e Marghera è molto meno inquinata. Il progetto è stato confermato ieri dalla firma del secondo accordo triennale tra Enel ed Ecoprogetto: le due società vogliono bruciare nella centrale di Fusina 210.000 tonnellate di cdr in tre anni. Per arrivare al quarto anno alla soglia di centomila tonnellate annue.

L’impegno è contenuto nel protocollo siglato da Gianfilippo Mancini, direttore di Enel – Divisione Generazione e Energy Management, e da Adriano Tolomei, amministratore delegato Ecoprogetto Venezia, alla presenza del sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, del vicepresidente della Provincia Mario Dalla Tor e di Andrea Razzini. Si parte dal bruciare nel termovalorizzatore 70 mila tonnellate di compost da rifiuti l’anno. Un obiettivo che nel primo accordo era stato inseguito ma non ottenuto, anche per i limiti imposti nella produzione di energia dal Gse, il gestore dei servizi energetici. Ora ci si riprova. La produzione di Cdr negli impianti di Ecoprogetto non è più una sperimentazione ma una realtà concreta. «Un fiore all’occhiello della gestione dei rifiuti che ci pone all’avanguardia nazionale», ha ricordato ieri il sindaco Orsoni. La soglia delle 70 mila tonnellate ( che equivalgono ai rifiuti prodotti da 150 mila persone) è prevista dall’autorizzazione integrata aziendali. Da qui a quattro anni, per arrivare a centomila tonnellate,serve una valutazione di impatto ambientale aggiuntiva e l’ok del ministero dell’Ambiente.

La sperimentazione era partita nel 2007 nell’impianto di EcoProgetto e si è conclusa nel 2008 con l’ottenimento dell’autorizzazione. Finora la produzione di cdr è stata di 46 mila tonnellate nel 2010, 56 mila nel 2011, quasi 60 mila nel 2012. In disparte ieri sono rimaste le vecchie polemiche sull’utilizzo della centrale a carbone. Mancini ha annunciato una nuova sperimentazione nella centrale su nuove tecnologie. «La centrale Enel di Fusina», dice Gianfilippo Mancini di Enel, «è l’emblema della sostenibilità. Grazie alla collaborazione con Ecoprogetto Venezia ed alla forte condivisione degli obiettivi del progetto con tutte le istituzioni locali, Enel può proporre un modello di sviluppo in grado di assicurare energia a prezzi competitivi, il pieno rispetto dell’ambiente, una soluzione innovativa ed originale al problema dello smaltimento dei rifiuti».

Adriano Tolomei ha posto l’attenzione sulla «riduzione dell’impatto ambientale nello smaltimento dei rifiuti. Speriamo che questa esperienza pilota porti ad analoghe nuove collaborazioni». E l’assessore Gianfranco Bettin: «Questo progetto è nato a Porto Marghera, che in passato ha molto patito, e che oggi è emblema di un salto di qualità ambientale e culturale», ha detto.

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NOALE. Anche Noale si adeguerà ai cassonetti a calotta, così come già avvenuto in altri comuni del Miranese. Il cambio di sistema di raccolta differenziata è programmato per febbraio 2013, con l’obiettivo di migliorare l’attuale percentuale attorno al 55 per cento. Ma in questi mesi, altri territori hanno fatto meglio, vedi Martellago e Santa Maria di Sala, che sono riusciti a superare il 70 per cento, con punte di raccolte anche del 75 per cento. In oltre, questo consentirà di evitare gli utenti di altre zone di gettare l’immondizia nei cassonetti noalesi. Dunque anche la città dei Tempesta ha deciso di cambiare rotta e lo farà in due momenti; il primo, a partire da febbraio, riguarderà Briana, Cappelletta e Moniego, nella seconda parte dell’anno ci si allargherà anche al centro storico di Noale. Da tutto questo ne resterà fuori tutta via San Dono, dove il Comune, d’accordo con Veritas, applicherà il “porta a porta”.

La scelta deriva da un problema di logistica, poiché c’è poca visibilità dalle strade laterali. Per cambiare le abitudini dei noalesi, ci si comporterà com’è stato fatto altrove. In pratica, i cassonetti del rifiuto secco saranno sostituiti con quelli a calotta e, per aprirli, servirà una chiavetta personalizzata, che non servirà a rilevare i conteggi di ciascun utente. Anche gli altri contenitori saranno cambiati, creando una sorta di oasi ecologica. Questo permetterà di avere una maggiore selezione dei tipi di spazzatura da gettare, con minori conferimenti di vetro, plastica, vetro, lattine e cartoni. «L’obiettivo è aumentare la percentuale di raccolta», dice l’assessore all’Ambiente Renato Damiani, «e per spiegare il cambio di sistema, già nei primi giorni di gennaio faremo delle riunioni informative».

Alessandro Ragazzo

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(d.gh.) Ca’ Corner ribadisce il proprio no al progetto di Alles, nonostante la riduzione delle tipologie di rifiuti e fanghi pericolosi da trattare, decisa dalla azienda del gruppo Mantovani – Baita e nonostante il parere favorevole della commissione regionale Via. L’ordine del giorno “Contrarietà al progetto Alles”, presentato dalla consigliera di Rifondazione comunista Elena Carradori, dopo il passaggio in quinta commissione, è stato votato ieri all’unanimità dal consiglio provinciale. «Il parere positivo espresso dalla commissione regionale Via – ha affermato Carradori – va nella direzione opposta rispetto a quelli formulati dalla Provincia e dal Comune che hanno dichiarato l’incompatibilità ambientale e urbanistica dl progetto Alles». «Marghera non deve diventare la “scoassera” d’Italia – ha ribadito il consigliere Pdl, Pietro Bortoluzzi – siamo favorevoli all’ottimizzazione della gestione dei rifiuti ma non si possono avvallare simili progetti quando non c’è chiarezza sui programmi di riqualificazione dell’intera area». Il consiglio pertanto impegna la Presidente della Provincia e la Giunta ad attivare un’interlocuzione con il Comune di Venezia, in prospettiva della costituzione della Città Metropolitana, con l’intento di produrre una efficace linea di azione comune per la salvaguardia del territorio e della salute pubblica ed a contrastare in ogni sede, a partire dal Tar, la realizzazione del potenziamento dell’impianto di ricondizionamento di rifiuti speciali anche pericolosi di Alles.

Gazzettino – Zero Branco. Ok alla Mestrinaro: Zanoni esplode

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28

nov

2012

ZERO BRANCO – L’europarlamentare contro la Provincia: «Ha calpestato la legge»

ZERO BRANCO – (nd) «La Provincia di Treviso con una autorizzazione della scorsa settimana consente alla ditta Mestrinaro il trattamento di rifiuti per i quali non esiste un’autorizzazione regionale. Il fatto è di una gravità inaudità»: parole dell’europarlamentare dell’Idv, Andrea Zanoni, che si sta occupando da anni dei problemi ambientali legati all’attività della ditta Mestrinaro con sede nella zona agricola di località Bertoneria a Sant’Alberto di Zero Branco.

«La Provincia – spiega Zanoni in una nota – calpesta la legge e consente quello che il Consiglio di Stato ha dichiarato illegale. La Regione con delibera del 2010, la numero100, aveva approvato il progetto della ditta Mestrinaro per la realizzazione di un nuovo impianto di trattamento per rifiuti speciali».
«La delibera -prosegue l’europarlamentare- è stata successivamente annullata dalla sentenza del Consiglio di Stato del 28 dicembre 2011, la 1082, e in data 28 febbraio 2012 il Comune di Zero Branco ha emesso ordinanza di abbattimento dei capannoni costruiti grazie alla delibera regionale poi annullata dal Consiglio di Stato».

Si torna così a parlare dell’annoso problema dell’attività della Mestrinaro che ha ottenuto il via libera dalla Provincia per il trattamento di circa 5700 tonnellate di rifiuti, costituiti da materiale di risulta delle operazioni di bonifica dei terreni.
Per Zanoni si tratta di «uno scandalo di una gravità inaudita che vede la Provincia, ente che dovrebbe fare gli interessi del cittadini, agire invece in contrasto con le sentenze dei giudici».
L’ennesima battaglia di Zanoni è appena all’inizio.

 

Trattamento di fanghi: protesta e progetto bocciato, benché ridimensionato. Nel terzetto dei revisori dei conti (compensi tagliati del 20%) elette due donne.

Come aveva già fatto nel 2010 con il primo progetto, il consiglio comunale ha respinto ieri a maggioranza il nuovo e ridimensionato progetto di potenziamento (revamping) dell’impianto di Alles spa a Porto Marghera che tratta rifiuti e fanghi inquinati.

Sotto gli occhi dei militanti dell’Assemblea permanente contro il rischio chimico di Marghera, arrivati in Municipio con uno striscione in cui accusano il gruppo Mantovani, di cui Alles spa fa parte, di danneggiare la salute dei cittadini, i consiglieri presenti hanno votato a maggioranza (21 favorevoli su 26 presenti al voto) la mozione predisposta dal consigliere Beppe Caccia in cui si dice chiaramente che «il progetto di potenziamento dell’impianto di Alles spa contrasta con le vigenti norme del Piano regolatore generale del Comune di Venezia, contrasta inoltre con gli obiettivi di risanamento e riqualificazione industriale definiti dal Pat (Piano di assetto del territorio) e si inserisce in un più ampio disegno finalizzato allo sviluppo nel sito industriale di Porto Marghera dell’intera filiera produttiva per lo stoccaggio, il trattamento e lo smaltimento di rifiuti civili e industriali, speciali, pericolosi e tossico-nocivi, provenienti da tutto il territorio del Veneto e non solo».

Il progetto dell’azienda del gruppo Mantovani, presieduto da Piergiorgio Baita che ieri è stato accusato di «infischiarsene della salute dei cittadini e dell’ambiente», viene dunque bocciato dal consiglio comunale – malgrado da riduzione delle tipologie di rifiuti e fanghi pericolosi da trattare, decisa dalla stessa Alles e malgrado il parere favorevole avuto dalla commissione regionale per la valutazione dell’impatto ambientale – in quanto «tratta rifiuti estremamente pericolosi per la salute dei cittadini e dei lavoratori della zona industriale e dannoso per il territorio e l’ambiente, ed è in aperto contrasto con la prospettiva della bonifica delle aree inquinate, della riconversione dei cicli produttivi inquinanti e del complessivo rilancio produttivo del polo di Porto Marghera con attività pulite, ecologicamente compatibili e sostenibili, prospettiva alla base dei recenti accordi stipulati in materia di bonifiche e messa in sicurezza e sostenuta a parole, tra gli altri, anche dal Piano regionale di sviluppo approvato nel 2007 da Giunta e Consiglio del Veneto».

La mozione chiede quindi alla Giunta regionale di «non recepire il parere positivo della commissione Via e di negare qualsiasi autorizzazione al potenziamento dell’impianto di Alles». Altrimenti, ha ripetuto l’assessore Gianfranco Bettin, il Comune è pronto a ricorre al Tar. La mozione di Beppe Caccia ha avuto anche i voti dei consiglieri della Lega Nord, mentre quelli del Pdl hanno votato una mozione alternativa in cui, pur non approvando il progetto di Alles, si proponeva la creazione di una commissione tecnica comunale per valutarlo meglio.

La seduta del consiglio comunale era iniziata con la contrastata elezione dei nuovi revisiori dei conti. La novità è che due dei tre revisori eletti ieri sono donne: Silvia Bernardini candidata della maggioranza di centrosinistra e Maria Giovanna Ronconi proposta dal Pdl. Il nuovo presidente dei revisori è Massimo Da Re, ma sia lui che le due neoelette riceveranno, come previsto da un emendamento votato ieri, un compenso annuale ridotto del 20 per cento, pari a 13 mila euro lordi l’anno.

Gianni Favarato

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Gazzettino – Marghera. Comune, nuovo no ai rifiuti di Alles

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13

nov

2012

Solo il Pdl ha votato contro la mozione con la quale il Consiglio comunale ieri ha detto un nuovo no all’ampliamento dell’impianto Alles per il trattamento di rifiuti. Il resto delle opposizioni ha votato a favore del testo proposto da “In Comune” e fatto proprio dall’intera maggioranza.

Il Consiglio, dunque, chiede alla Giunta regionale di non recepire il parere positivo che la Commissione Via ha dato lo scorso settembre e di negare qualsiasi autorizzazione, inoltre impegna il sindaco e la Giunta comunale a contrastare in ogni sede, a partire dal ricorso alla Giustizia amministrativa, la realizzazione di tale progetto.

La seduta del Consiglio è cominciata con gli ambientalisti che, in silenzio, hanno srotolato un grande striscione con una foto di bidoni di rifiuti e la scritta «Mantovani giù le mani dalla rinascita di Marghera e dalla nostra salute». L’impresa Mantovani è proprietaria di Alles, l’impianto che fino a qualche anno fa era partecipato anche da Veritas e che attualmente tratta parte dei fanghi scavati nei canali industriali di Marghera, con una ventina di dipendenti.
Ieri mattina in Commissione Ambiente si è discusso a lungo del progetto approvato dalla commissione Via, ridotto nelle dimensioni rispetto a quello originario: attualmente Alles ha l’autorizzazione per trattare 16 tipologie di rifiuti (in base ai codici Cer), nessuna per rifiuti tossico nocivi; chiedeva di ottenere 113 autorizzazioni anche per rifiuti pericolosi, la Via ha concesso 70 tipologie delle quali 24 per tossico nocivi:

«In buona sostanza se la Giunta regionale dovesse approvare il progetto, l’impianto di Fusina che oggi tratta 726 quintali di fanghi al giorno, domani potrà trattarne il 250% in più» diceva ieri pomeriggio Beppe Caccia di “In Comune”: «Una quantità mostruosa con rifiuti da ogni parte d’Italia, che vanificherebbe tutti gli sforzi di riqualificare la zona industriale, aprendo invece la strada per trasformarla in una pattumiera».

L’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin ha ricordato quand’era piccolo: i medici dicevano ai bimbi di Marghera che fumavano 20 sigarette al giorno e loro si sentivano importanti. In realtà non fumavano sigarette ma era come se lo facessero vista la quantità di veleni che respiravano. Oggi non è più così e «nessuno vuole più tornare indietro».

 

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