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Comunicato Stampa Coordinamento No Inceneritore Fusina 15.04.2024
Inceneritore ENI Rewind: una bastonata dall’Istituto Superiore di Sanità

E’ stato reso pubblico solo da pochi giorni il parere dell’Istituto Superiore di Sanità (datato febbraio 2024) sul progetto di inceneritore per fanghi proposto da ENI Rewind a Malcontenta, e il giudizio è pesantemente negativo. Una notizia accolta con molta soddisfazione dai Comitati del Coordinamento No Inceneritore Fusina che ora guardano alla manifestazione del primo giugno con ancora più fiducia, in vista della Conferenza dei Servizi convocata per la fine dello stesso mese.

“Il parere dell’ISS equivale a una vera e propria bastonata per ENI Rewind, una sostanziale bocciatura del suo progetto – affermano alcuni esponenti del Coordinamento – perchè di fatto le contestazioni mosse demoliscono la Valutazione di Impatto Sanitario presentata dal proponente e redatta tra gli altri, da quel Dott. Paolo Boffetta, già al centro di varie polemiche in passato per aver “edulcorato” gli effetti negativi di impianti altrettanto pericolosi come ad esempio l’ex-ILVA di Taranto. La battaglia non è ancora vinta, e a questo punto la manifestazione del primo giugno assume ancora più importanza: lanciamo un appello accorato a tutti i cittadini a scendere in piazza insieme a noi, per respingere definitivamente questo nuovo inceneritore, dichiarato pericoloso anche dalla massima autorità sanitaria nazionale”.

Il parere dell’ISS fa rilevare numerose lacune e aspetti critici del progetto che riguardano sia i contenuti che la metodologia. I comitati mettono in evidenza soprattutto il tema PFAS, sul quale ISS si esprime in linea con quanto già riportato nella documentazione del CNR, e in molti studi scientifici a livello internazionale:

Le incertezze, la non efficacia e la pericolosità dell’incenerimento di queste sostanze contenute nei fanghi di depurazione costituiscono elementi di valutazione che non possono essere sottaciuti come invece avviene nella VIS del Dott. Boffetta, In particolare ISS, pure non avendo ricevuto dalla Regione Veneto i documenti del CNR, sottolinea la ristrettezza del set di PFAS considerato in relazione alla vastità della famiglia dei perfluoroalchilici (oltre 10.000 molecole diverse), la mancanza di metodi standard per la loro misurazione nei gas, la totale incertezza su come si comportano i prodotti incombusti (PIC), e la non degradabilità di molti PFAS alla temperatura di progetto.

Ma ISS passa in rassegna molti altri aspetti che lo stesso Coordinamento aveva già segnalato alla Regione Veneto in sede di osservazioni, e che sinteticamente si possono riassumere così:

–          I limiti presi a riferimento per i diversi inquinanti corrispondo a quelli del D.lgs 155/2010, ma si tratta di concentrazioni soglia ormai superate perchè ai fini della tutela della salute dovrebbero essere considerati i valori molto più restrittivi indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ormai in fase di adozione da parte della UE;

–          Non è stato considerato che i livelli di fondo per diversi inquinanti sono già molto critici nell’area veneziana, se non addirittura oltre i limiti come per PM 2.5 e benzo(a)pirene, dunque non è ammissibile l’incremento, anche minimo, di ulteriore inquinamento;

–          Manca una valutazione del contributo emissivo della parte di impianto dedicata all’essiccamento dei fanghi prima del loro incenerimento;

–          Non è stata fatta una valutazione dell’esposizione delle persone ai diversi inquinanti per ingestione di acqua e alimenti, perchè non sono stati considerati gli effetti delle ricadute delle emissioni gassose sulle aree agricole intorno a Porto Marghera;

–          La VIS è totalmente carente per quanto riguarda la valutazione degli effetti tossicologici sugli ecosistemi circostanti l’impianto;

–          La valutazione degli effetti tossicologici di vari inquinanti sulla salute umana è carente, così come non è stato sottovalutato il rischio derivato dagli effetti cumulativi per esempio delle polveri sottili e ultrasottili o degli Nox. Lacunoso risulta inoltre lo studio epidemiologico.

E in conclusione lo stesso ISS afferma: “…considerando che l’area di localizzazione dell’impianto presenta delle esistenti criticità in riferimento alla qualità ambientale, che non la rendono idonea a supportare ulteriori carichi inquinanti, si ritiene necessario garantire alle comunità locali che nuovi insediamenti non comportino un ulteriore peggioramento ambientale. Pertanto, analizzati i diversi aspetti della proposta progettuale, si suggerisce alla Regione Veneto di chiedere al Proponente di effettuare diversi approfondimenti, come descritti in questa nota, in quanto lo studio di VIS appare carente su numerosi aspetti rilevanti per la tutela della salute”.

La palla passa ora la Comitato Tecnico regionale per la Valutazione di Impatto Ambientale, e poi alla Regione Veneto e a tutti gli Enti coinvolti nella Conferenza dei Servizi prevista per il 28 giugno, e soprattutto ai Comuni di Venezia e Mira: “A fronte di un parere così negativo dell’ISS, la Regione e i Comuni non dovrebbero avere la minima esitazione nel cassare il progetto di ENI Rewind, anche perché per il proponente non sono più ammesse repliche visto che l’iter procedimentale non prevede la possibilità di ulteriori integrazioni da parte del proponente- attaccano i comitati – . Se qualcuno pensa di fare il contrario, sappia fin da ora che questa volta, oltre ai ricorsi amministrativi, scatteranno anche le denunce penali. Ribadiremo questo messaggio alla manifestazione indetta per l’1 giugno a Mestre”.

Coordinamento No Inceneritore Fusina: Opzione Zero ODV, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera Libera e Pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione Progetto Nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia- Movimento PFAS-Land, Comitato Tutela Ambiente e Salute Malcontenta

 

eni_27_02_2024

 

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Comunicato stampa No Inceneritore Fusina 27.01.2024

Inceneritore fanghi: i comitati occupano la ENI Station di Villabona e lanciano la campagna di boicottaggio STOP VEL-ENI

Parte con un blitz plateale la Campagna STOP VEL-ENI #NoInceneritoreFanghi promossa dal Coordinamento NO Inceneritore Fusina per boicottare la multinazionale “fossile” promotrice con ENI Rewind del famigerato inceneritore per fanghi contaminati a Malcontenta. Questa mattina intorno alle 11 un centinaio di attivisti/e del Coordinamento e dei movimenti climatici, vestiti con tute bianche e mascherine, hanno occupato per ore la ENI station di Villabona. Mentre alcuni erano intenti ad attaccare striscioni e adesivi sulle strutture, altri hanno distribuito volantini agli automobilisti dissuadendoli dal fare rifornimento. L’azione si è svolta senza tensioni e al termine i più giovani hanno appeso un grande striscione sulla copertura della stazione con scritto a carattere cubitali “Boicotta ENI, boicotta chi ci avvelena – No Inceneritore”.

Esplicito il messaggio del Coordinamento: “Invitiamo tutti i cittadini a smettere di rifornirsi ai distributori ENI, e a cambiare subito fornitore di luce e gas per chi ora ha un contratto con ENI Plenitude, scegliendo operatori che producono elettricità 100% da fonti rinnovabili e in modo etico, o che almeno compensano le emissioni del gas erogato. Inoltre invitiamo a aderire alla campagna sottoscrivendo la petizione disponibile al link https://www.change.org/p/stop-veleni-no-inceneritore-fanghi-porto-marghera-noinceneritorefanghi, sulla nostra pagina Facebook e su www.opzionezero.org.   È molto importante far vedere che siamo in tanti ad essere ostili a ENI, che con questo inceneritore vorrebbe smaltire 190.000 ton di fanghi inquinati a due passi dalle nostre case, accaparrandosi un affare da almeno 32 milioni di euro/anno a discapito della salute di centinaia di migliaia di persone e dell’ambiente”.

E lo scontro è destinato a farsi sempre più duro: “Fino ad ora ci siamo limitati alle osservazioni tecniche e al dialogo con le istituzioni – dichiarano alcuni esponenti del Coordinamento – ma l’occupazione di oggi segna un cambio di passo. Se ENI Rewind non ritira il suo progetto non avrà tregua, abbiamo già in cantiere molte altre iniziative e azioni dirette per sostenere la campagna di boicottaggio e svelare il vero volto della società, che non è quello “green” della loro propaganda. Il vero volto di ENI è nero come i miliardi di tonnellate di carbone e di petrolio che produce, e come i fumi mefitici che escono dalle sue industrie chimiche che hanno avvelenato per decenni interi territori, qui a Porto Marghera, come in Basilicata, in Africa e in altre parti del mondo”.

Il messaggio è rivolto a ENI, ma nel mirino dei comitati ci sono anche istituzioni e politica: “Dove è la politica, dove sono Zaia, Brugnaro, Dori e tutti gli altri Sindaci dei Comuni della zona? Sono pienamente consapevoli della portata di questo impianto, e dei gravi rischi sanitari che comporta, soprattutto per quanto riguarda il tema PFAS, ma tacciono tutti. Chi tace acconsente, e nascondersi dietro al formalismo burocratico della procedura è pura ipocrisia pilatesca. Nella conferenza dei servizi, che a fine marzo potrebbe concedere l’autorizzazione, siedono molti tecnici, ma il mandato è tutto politico. Un mandato indicibile perché con questa operazione si vorrebbe risolvere il problema dei fanghi inquinati da PFAS, affidando lo smaltimento a chi questo problema ha contribuito a crearlo, e provocandone uno ancora più grande”.

L’inquinamento da PFAS costituisce un problema gravissimo: in Veneto centinaia di migliaia di persone sono state contaminate dopo che la MITENI di Trissino (di cui era socia proprio ENI) ha sversato per anni grandi quantità di PFAS in falda. I fanghi dei depuratori veneti sono inquinati da PFAS a causa di questo disastro ambientale, ma anche e soprattutto perché molte industrie scaricano i loro reflui tossici nei depuratori consortili; è il caso delle concerie del vicentino, così come di molti impianti di Porto Marghera.

“A livello scientifico è ormai noto che bruciare PFAS è estremamente pericoloso – sottolineano i comitati – perché molte di queste sostanze non si degradano nemmeno ad altissima temperatura, e come le diossine, fuoriescono dai camini degli inceneritori, andando a contaminare suoli, acque, animali e piante. Ciò trova conferma addirittura nelle relazioni che il CNR ha elaborato a seguito della sperimentazione commissionata da ENI Rewind nel tentativo, evidentemente fallito, di rassicurare sulla bontà del progetto. Questi documenti importanti sono stati trasmessi a tutti gli Enti, e nessuno ora può più fare finta di niente. Su questi aspetti i nostri legali stanno mettendo a punto una diffida che presto trasmetteremo a amministratori e tecnici per chiedere l’applicazione del principio di precauzione.

Porto Marghera e il territorio metropolitano sono uno dei posti più inquinati al mondo: le popolazioni di Malcontenta, Marghera, Mestre, della Riviera del Brenta e del Miranese sono esposte da troppo tempo a livelli di inquinamento intollerabili. In queste zone ci si ammala e si muore di più rispetto alla media italiana, lo dice l’Istituto Superiore di Sanità. È ora di finirla, non siamo la pattumiera del Veneto, la nostra vita non è sacrificabile sull’altare degli affari di ENI, di Veritas o di chiunque altro”.

Intanto comitati annunciano fin da subito una grande assemblea popolare il 22 febbraio alle ore 18.00 presso la parrocchia della Cita a Marghera, invitano la popolazione a partecipare alle iniziative e sostenere una lotta aspra e lunga anche con sottoscrizioni a favore del Coordinamento No Inceneritore Fusina con una sottoscrizione (IBAN IT03 G050 1812 1010 0002 0000 028 intestato a Opzione Zero c/o Banca Etica.

Coordinamento No Inceneritore Fusina: Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Laboratorio climatico Pandora, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera Libera e Pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione Progetto Nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia- Movimento PFAS-Land, Comitato Tutela Ambiente e Salute Malcontenta

 

 

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BOICOTTA ENI

A Porto Marghera ENI ha inquinato impunemente il nostro territorio per decenni. Ora vuole rincarare la sua dose di veleni con un maxi-inceneritore per fanghi contaminati.

Il vero volto di ENI non è quello “green” della pubblicità, ma questo! Qui come in altri luoghi vicini e lontani, dalla Basilicata all’Africa, ENI si è resa protagonista di vere e proprie devastazioni ambientali, senza dimenticare che è una delle multinazionali “fossili” maggiormente responsabile del cambiamento climatico.

ENI è potente ma non invincibile, bloccala insieme a noi:

– non fare più rifornimento ai distributori ENI

– se acquisti luce e gas da ENI Plenitude cambia subito (a costo 0), scegli fornitori che producono energia elettrica 100% rinnovabile e etica, come ad esempio Cooperativa E’nostra, o che almeno compensano le emissioni causate dal gas erogato, come Dolomiti Energia.

Un nuovo impianto nocivo a Porto Marghera

Non bastava quello di Veritas, ora un altro maxi-inceneritore per bruciare 190.000 ton/anno di fanghi inquinati dei depuratori del Veneto. Dove? A due passi da Malcontenta, Marghera, Mira e dalla Laguna.

La proposta è di ENI Rewind (società “green” di ENI) che punta a un giro di affari da oltre 32 milioni di €/anno…sulla nostra “pelle”.

Chi tacce acconsente

La Regione Veneto sta valutando il progetto, e potrebbe approvarlo già a fine marzo. Ma nessuno ne parla! Il Presidente Zaia, tace, così come tacciono i Sindaci di Venezia e di Mira Brugnaro e Dori, e gli altri enti coinvolti. Sono tutti favorevoli ma nessuno ha il coraggio di metterci la faccia e di dire la verità sui rischi per la salute e per l’ambiente.

Perchè NO, alternative

Gli inceneritori sono il problema non la soluzione: anche quelli più moderni emettono enormi quantità di gas velenosi, acque inquinate, e scorie tossiche, Bruciare fanghi è ancora più pericoloso che bruciare rifiuti. I depuratori civili trattano non solo gli scarichi delle abitazioni, ma anche i reflui industriali. Per questo motivo i fanghi che producono sono contaminati da sostanze nocive come diossine, PCB, idrocarburi, metalli e soprattutto PFAS. Per ora l’unico modo sicuro per gestire questi rifiuti è quello di inertizzarli e stoccarli in siti controllati. Bisogna poi agire per ridurre l’inquinamento alla fonte e mettere al bando i PFAS.

PERICOLO PFAS

Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono oltre 10.000 composti chimici nocivi e quasi “indistruttibili”. Una volta dispersi nell’ambiente si accumulano, avvelenando piante e animali. Nell’uomo possono provocare malattie gravi e tumori. A livello scientifico è ormai noto che bruciare PFAS è estremamente pericoloso perchè molte di queste sostanze non si degradano nemmeno ad altissima temperatura, e, come le diossine, fuoriescono dai camini degli inceneritori.

L’inquinamento da PFAS è un problema gravissimo. In Veneto centinaia di migliaia di persone sono state contaminate dopo che la MITENI di Trissino (di cui era socia proprio ENI) ha sversato per anni grandi quantità di PFAS in falda.

Non siamo la pattumiera del Veneto

Porto Marghera e il territorio metropolitano sono uno dei posti più inquinati al mondo. Le popolazioni di Malcontenta, Marghera, Mestre, della Riviera del Brenta e del Miranese sono esposte da troppo tempo a livelli di inquinamento intollerabili. In queste zone ci si ammala e si muore di più rispetto alla media italiana, lo dice l’Istituto Superiore di Sanità. Le bonifiche rimangono un miraggio, ma intanto continuiamo a subire i veleni di industrie pericolose, discariche, centrali termoelettriche, impianti petroliferi, Grandi Navi, aerei, autostrade e cemento. Se passa il progetto di ENI Rewind e non fermiamo Veritas avremmo anche due inceneritori con 5 forni, più altri 4 a Padova.

– Firma e aderisci alla campagna di boicottaggio STOPVELENI #noinceneritorefanghi:, firma questa petizione!     CLICCA QUI

 

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Una bastonata da ISS all’inceneritore di ENI Rewind

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Comunicato stampa No Inceneritore Fusina 06.01.2024

Inceneritore fanghi: i trucchi di ENI Rewind non incantano i comitati

Dopo lo stop di sei mesi imposto da migliaia di osservazioni presentate dai comitati, ENI Rewind è tornata alla carica sul progetto di inceneritore per fanghi, depositando numerose integrazioni nell’ultimo giorno utile, proprio a ridosso delle feste natalizie. Ora il procedimento entra nel vivo, la palla passa al comitato tecnico regionale per la valutazione ambientale, e poi alla conferenza dei servizi che dovrebbe pronunciarsi entro il 27 marzo, data di convocazione già ufficializzata.

Pochissimo il tempo per produrre le controdeduzioni per Enti e cittadini, solo 15 giorni dopo le restrizioni “antipartecipazione” introdotte dal Governo Draghi, ma il Coordinamento No Inceneritore Fusina, così come ISDE Medici per l’Ambiente e Medicina Democratica con un lavoro straordinario sono riusciti a trasmettere nuove e decisive osservazioni entro il termine del 2 gennaio.

Secco il commento degli esponenti dei comitati: “I trucchi di ENI Rewind non incantano chi non voglia lasciarsi incantare, certamente non noi. La “valanga” di integrazioni presentate e apparentemente impeccabili servono solo a confondere le idee a Enti e cittadini. Esaminati uno a uno, per ciascuno di questi documenti abbiamo dimostrato limiti e manipolazioni nelle nostre nuove osservazioni. La pericolosità dell’inceneritore per fanghi inquinati a due passi da Malcontenta rimane eccome, anzi i dubbi che avevamo ora diventano certezze, soprattutto sul tema PFAS. Ora attendiamo al varco Regione, Comuni di Venezia e Mira, e tutti gli altri enti interessati: li diffidiamo formalmente ad approvare un progetto che mette a repentaglio la salute dei cittadini e che produrrà sicuri impatti negativi sul territorio e sulla Laguna. Ci sono tutti i presupposti per applicare il Principio di Precauzione, se non lo faranno si assumeranno una responsabilità politica pesantissima, di cui dovranno rispondere”.

Il Coordinamento attacca soprattutto sul rischio PFAS: “ENI Rewind finalmente ammette che i fanghi di depurazione sono inquinati da PFAS, ma sostiene che i risultati di una sperimentazione commissionata a CNR e Politecnico di Torino, dimostrano come l’incenerimento di queste sostanze sarebbe sia sicuro ed efficace fino al 99,9%. Prima di tutto denunciamo il fatto che in merito alla ricerca, tra i documenti per il pubblico è stato resa disponibile solamente una sintesi elaborata dal proponente, ma non i rapporti ufficiali dei due istituti. Questi li abbiamo avuti solo il 2 gennaio a seguito di richiesta accesso atti. Il motivo di questa “secretazione” è presto detto: in questi documenti viene letteralmente demolita ogni certezza sull’incenerimento dei PFAS. In particolare secondo il CNR, e secondo molti studi citati, è impossibile determinare come si comportano realmente i PFAS in un inceneritore, né tanto meno sapere come si ricombinano e quanto pericolosi siano i frammenti di queste molecole (PIC); certamente per degradare molti PFAS ci vogliono temperature molto alte (oltre 1000 °C o anche 1400°C), ma gli inceneritori normalmente funzionano a temperature più basse (850-900 °C). Si scopre poi che non solo non esistono limiti normativi sulle emissioni gassose di PFAS (appiglio al quale vorrebbe attaccarsi la società), ma non esistono nemmeno standard ufficiali per fare le misurazioni.

Ma non è tutto perchè le prove sperimentali sono state effettuate solo a scala di laboratorio bruciando pochi grammi all’ora in condizioni controllate, situazione non certo paragonabile a quella su scala reale in cui si prevede di bruciare 190.000 ton/anno di fanghi”.

Infine è da sottolineare un possibile conflitto di interessi visto che campionamenti e analisi nel corso della sperimentazione, sono state effettuate non dal CNR, ma da un laboratorio privato, Labanalisys Srl, società del gruppo Labanalisys a cui ENI Rewind è legato a livello societario”.

Altrettanto dure le repliche dei comitati su altri aspetti importanti come ad esempio la VIS (Valutazione di impatto sanitario): “Da quanto leggiamo nella relazione sembra che a Marghera, Malcontenta e Mira tutto sommato non ci siano problemi particolari di salute rispetto alla media in Veneto. La realtà che conosciamo parla di una situazione ben diversa, e del resto proprio lo studio SENTIERI condotto dall’Istituto Superiore di Sanità conferma che la mortalità per cause ambientali è ben più alta. Inoltre lo studio non ha preso in considerazione l’impatto dei PFAS, nonostante l’impianto sia pensato proprio per smaltire queste sostanze, e nonostante siano sicure le emissioni in aria e in acqua. Del resto lascia pensare che il primo firmatario della VIS sia tale Paolo Boffetta, è un ricercatore noto alle cronache per aver ricevuto in passato incarichi da diverse industrie inquinanti, tra cui proprio ENI e anche ILVA di Taranto”.

Sono comunque molte altre le lacune e i limiti rilevati dai comitati sullo Studio di Impatto Ambientale: dalla sottostima dell’inquinamento atmosferico e idrico, alla incompatibilità urbanistica e paesaggistica (scandaloso a questo proposito il benestare della Sopraintendenza nonostante il vincolo), alla valutazione farlocca dell’impatto dal punto di vista climatico, alla sottovalutazione della vulnerabilità dell’impianto a eventi estremi e incidenti rilevanti, alla per finire con la sottovalutazione degli impatti sulle zone SIC-ZPS e con l’assenza pressoché totale di misure di compensazione e mitigazione.

Per questi motivi il Coordinamento annuncia che: “Se ENI Rewind arriva alla conclusione paradossale che un inceneritore di fanghi di questa portata non avrebbe alcun impatto significativo per l’ambiente e per la salute, con tutte le nostre osservazioni abbiamo dimostrato agli enti competenti che vale esattamente il contrario. Ma visti i precedenti, non ci fermeremo certo qui, e annunciamo fin da oggi e nei prossimi mesi metteremo in campo una campagna di mobilitazione dura e serrata e il boicottaggio di ENI, perchè questo progetto pericoloso e insostenibile deve essere stroncato

 

Coordinamento No Inceneritore Fusina: Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera Libera e Pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione Progetto Nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia- Movimento PFAS-Land, Comitato Tutela Ambiente e Salute Malcontenta

 

 
Comunicato stampa Coord. No Inceneritore Fusina 6 gennaio: ENI NON INCANTA I COMITATI, IMPIANTO DA STRONCARE

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Comunicato stampa Coordinamento No Inceneritore Fusina 15 settembre 2023
Chi cerca trova: uova avvelenate da diossine e Pfas nel veneziano
Uova di gallina piene di diossine e PFAS nel veneziano: è l’esito del primo biomonitoraggio indipendente svolto dal Coordinamento No Inceneritore Fusina con il supporto scientifico di ISDE Italia (Medici per l’Ambiente).
 
La notizia viene diramata dalla delegazione dei comitati e dalla Dott.ssa Vitalia Murgia di ISDE Italia in una conferenza stampa convocata a Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio Regionale: “Non è casuale la scelta del luogo, la sede più importante della Regione, l’istituzione che primariamente dovrebbe sovraintendere alla gestione della sanità pubblica, perché – affermano gli esponenti dei comitati – qui siamo di fronte a una situazione allarmante, di grave rischio per la salute di decine di migliaia di persone che vivono intorno al SIN di Porto Marghera”.
 
Alla presenza dei Consiglieri regionali Cristina Guarda, Elena Ostanel, Erika Baldin, Arturo Lorenzoni e Andrea Zanoni, i comitati spiegano che l’indagine è stata condotta nel corso dell’estate su 4 campioni di uova (ciascuno composto da 6 unità) provenienti da galline allevate all’aperto in pollai familiari, senza uso di antibiotici o altri prodotti chimici. Le uova sono state prelevate con tutte le precauzioni del caso e affidate a un laboratorio accreditato ACREDIA specializzato in analisi alimentari.
 
Due campioni provenienti il primo dalla zona di Villabona, e il secondo dall’area agricola a sud di Malcontenta (Comune di Mira) hanno evidenziato valori altissimi di PCDD/F e PCB (diossine, furani e policlorobifenil), da 2 a oltre 5 volte il limite di legge. Addirittura con l’assunzione di una sola di queste uova anche un adulto supera la dose settimanale tollerabile (DST), mentre per i bambini più piccoli si arriva fino a 6-7 volte il DST. In pratica si tratta di uova avvelenate, non commestibili.
 
Gli altri due campioni, prelevati in centro a Marghera e a sud di Oriago risultano nei limiti fissati dal Regolamento europeo 2023/915 ma molto al di sopra delle soglie cautelative indicate nella Raccomandazione europea 2013/711, tanto che con 2 sole di queste uova i bambini al di sotto dei 10 anni superano il DST.
 
Significativa anche la presenza di PFAS, che sebbene entro i limiti, risultano comunque abbondanti (fino a 680 nanogrammi/Kg a fronte di un limite fissato in 1700 ng/Kg). Un dato che smentisce clamorosamente chi continua a rassicurare sull’assenza di rischi per questi inquinanti nel territorio veneziano.
 
La Dott.ssa Murgia sottolinea correttamente che per avere un quadro più completo e preciso è necessario fare ulteriori analisi, ma l’allarme per i comitati è di colore rosso:
 
“Quando presentano progetti come i nuovi inceneritori, sentiamo dire che va sempre tutto bene, che non ci sono rischi, né impatti. Ma la realtà è un’altra e questa ricerca non fa altro che confermare con numeri alla mano la gravissima situazione ambientale in cui ci troviamo: livelli di smog da record, veleni disseminati in in aria, nelle acque e nei suoli da decenni di industrializzazione e cementificazione dissennati. Il VI Rapporto SENTIERI curato dall’Istituto Superiore di Sanità afferma che nella nostra zona ci si ammala e si muore di più rispetto alla media regionale, ora stiamo arrivando al punto che non possiamo più mangiare i prodotti della nostra terra. La salute viene prima di tutto è solo uno slogan vuoto, perché chi parla di Venezia Capitale della sostenibilità, in realtà pensa al nostro territorio come a una pattumiera dove continuare a smaltire le scorie di un sistema ormai al collasso. A questi politici e a questi imprenditori noi urliamo che non siamo un territorio di sacrificio, qui vivono quasi 300.000 persone, che hanno tutto il diritto di mangiare cibo sano, bere acqua pura, respirare aria pulita.
 
Quattro campioni di uova non bastano? Bene, allora si investa di più nel monitoraggio ambientale e nella sorveglianza sanitaria. Il progetto sui biomonitoraggi One Healt Citizen Science, che vede coinvolti la stessa Regione Veneto, ISS, CNR, Università di Padova va nella giusta direzione, e come cittadini intendiamo contribuire pienamente per la sua buona riuscita. Ma non ha senso fare bei progetti, se contemporaneamente si continua a favorire grandi opere e impianti nocivi, a cominciare dal ritorno del carbone a tutto spiano nella centrale Enel, e ai due inceneritori di Veritas e ENI; intanto bonifiche e riconversione ecologica rimangono un miraggio”.
 
Chiare e precise le rivendicazioni del Coordinamento No Inceneritore Fusina per fare fronte a questa situazione:
 
1. Stop immediato al carbone nella centrale ENEL Palladio, ai lavori per la seconda linea dell’inceneritore di Veritas e al progetto di inceneritore per fanghi proposto da ENI Rewind;
 
2. Trasparenza sulle emissioni dei principali impianti inquinanti presenti nel SIN di Porto Marghera con pubblicazione dei dati sulle emissioni di inquinanti e microinquinanti rilevate in continuo;
 
3. Misurazione dei PFAS al camino degli inceneritori;
 
4. Nuovo studio sulle ricadute dei fumi dell’inceneritore di Veritas, a seguito del parere dell’ISS che ha dichiarato inattendibile quello presentato dalla multiutility veneziana;
 
5. Avvio immediato di una campagna estesa di analisi sui suoli e sugli alimenti in tutta l’area vasta intorno a Porto Marghera.
Il Coordinamento ha infine annunciato il via a una serie di iniziative nei territori per sensibilizzare i cittadini e per sostenere le richieste. Inoltre è stata confermata l’intenzione di proseguire con analisi indipendenti e per questo motivo parte una raccolta fondi dedicata (nuovo IBAN di riferimento IT03 G050 1812 1010 0002 0000 028 intestato al Comitato Opzione Zero).
 
Coordinamento No Inceneritore Fusina:Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera Libera e Pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione Progetto Nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia- Movimento PFAS-Land
 
 

 

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