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Nuova speculazione, solita procedura: per il 2012 il sequel della Regione Veneto si chiama POLO LOGISTICO. E ancora una volta proprio la regione tenta di bypassare le corrette procedure in materia di valutazione di impatto ambientale. Questa volta però il “colpaccio” non passa grazie all’azione congiunta di comitati e amministrazioni pubbliche, in particolare del Comune di Mira. La storia è questa: la Commissione di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) della Regione Veneto ha inviato una lettera al Comune di Mira, all’indomani delle elezioni, nella quale si chiedeva un parere in merito al Rapporto Ambientale Preliminare del Polo Logistico di Giare-Dogaletto e che si inserisce nella procedura di verifica di assoggettabilità alla VAS. Si tratta cioè di una procedura di indagine preliminare al termine della quale, è la stessa commissione a valutare se effettivamente bisogna procedere con la VAS oppure no. Lo stesso sistema era stato adottato dalla Commissione VAS nel 2011 per Veneto City, che guarda caso alla fine aveva ritenuto non necessario uno
studio ambientale approfondito del mega progetto di Endrizzi e soci. Obiettivo: semplificare l’iter di approvazione e far guadagnare tempo prezioso ai proponenti. Peccato che nel caso di opere come Polo Logistico o Veneto City, così complesse ed estese, il Testo Unico Ambientale prevede che la VAS debba essere attivata punto e basta, e che non ci sia nessun margine di discrezionalità da parte della commissione competente. Questa volta però il colpaccio non riesce alla Regione, perché grazie alla tempestiva denuncia di Opzione Zero e di Mira Fuori del Comune, e poi alla dura presa di posizione del Consiglio Comunale di Mira e di altri enti, la Commissione ha preferito non rischiare e prescrivere che la VAS vada fatta. D’altra parte sarebbe stato scandaloso un altro parere negativo, visto che stiamo parlando di una vera e propria variante urbanistica di proporzioni colossali (460 ettari, circa 6 volte Veneto City!), in riva alla Laguna di Venezia, attualmente ad uso agricolo e tutelata dal PALAV. Rimane però lo sconcerto per come ha agito una Commissione che ha come preciso dovere quello di tutelare l’ambiente e la salute, e che invece ha per Presidente il supercommissario Silvano Vernizzi, cioè la stessa persona che poi coordina la pianificazione e la realizzazione delle
“grandi opere”: un conflitto di interessi che diventa sempre più allarmante. Infatti, leggendo attentamente la delibera del 29/12/2009 della Giunta Regionale Veneto, relativa agli “Hub principali della logistica veneta” che incarica gli assessori Renato Chisso (mobilità e infrastrutture) e Renzo Marangon (ambiente) di attivare le procedure, si capisca bene il perché di tanto interesse e di tanta fretta: il Polo logistico di Giare- Dogaletto verrebbe collegato all’interporto di Padova tramite la camionabile a pedaggio Padova-Venezia, lungo il tracciato dell’idrovia, che sarebbe realizzata dalla società Gra SpA nel cui consiglio di amministrazione siedono uomini legati alla Lega Nord (Attilio Schneck e Roberto Lancini). Tra gli azionisti della società GRA spa ci sono poi le imprese della “cricca” veneta del cemento/asfalto come la Mantovani SpA di Piergiorgio Baita e il Consorzio CdP di via Maestra di cui fanno parte anche le “cooperative rosse”. Il Polo Logistico andrebbe inoltre a “giustificare” ancor più surrettiziamente il tracciato e l’innesto della Nuova Romea Commerciale che devasterà ulteriormente il nostro territorio. Senza contare che Alba srl del romagnolo Franco Gandolfi, proprietaria dei terreni agricoli sui quali dovrebbero essere stoccati i containers, con il solo cambio di destinazione d’uso guadagnerebbe almeno 165 milioni di euro in un solo colpo. Si continua dunque con la solita politica di svendita e distruzione del territorio, a favore della speculazione fondiaria e della rendita immobiliare, a scapito del rispetto delle norme, della salute dei cittadini e della qualità dell’ambiente. Un abuso continuo con l’avvallo regionale.

 

Cos’e’ il polo logistico?

Un polo logistico per containers grande 460 ettari (4.660.000mq pari a oltre 600 campi da calcio) è il progetto che minaccia i terreni affacciati sulla Laguna. Stiamo parlando dell’area tra Giare e Dogaletto situata in una zona tutelata dal PALAV (Piano di Area Laguna di Venezia) come area d’interesse paesaggistico e ambientale. Il Polo logistico di Giare – Dogaletto è una proposta fatta al Presidente dell’Autorità Portuale Paolo Costa e all’ex sindaco di Mira Michele Carpinetti dalla Alba srl del romagnolo Franco Gandolfi, proprietaria dei terreni agricoli sui quali dovrebbero essere stoccati i containers, che con il solo cambio di destinazione d’uso guadagnerebbe almeno 165 milioni di euro in un solo colpo.

I numeri del Polo logistico Giare-Dogaletto

• 1.440.000 mq per la logistica
• 778.000 mq a parco
• 590.000 mq per aree verdi
• 453.000 mq per strade
• 421.000 mq per magazzini
• 384.000 mq per il sistema intermodale
• 193.000 mq per aree ecologiche
• 114.000 mq per commerciali e uffici
• 86.000 mq per residenziali
• 82.000 mq per autoporto
• 63.000 mq per turistico-ricreativo
• 61.000 mq per centri direzionali
• 5.440.000 mc totali
• 2 barriere (Lughetto, Orte)
• Proponente: Alba srl di Franco Fiero Gandolfi

 

C’era una volta…

Tutto inizia quando la Giunta di Giancarlo Galan, in scadenza di mandato, ha approvato un progetto strategico che individua proprio l’area in questione come ideale per lo sviluppo della “logistica”. Guarda caso, la collocazione di questa piattaforma si trova a due passi dal tracciato della cosiddetta “Romea commerciale” e al termine dell’altra autostrada in progetto, la famigerata “camionabile”. Il disegno della Regione sembrava aver perso quota quando,il Presidente dell’Autorità Portuale di Venezia ha avanzato decisamente l’idea di fare “massa critica” tra i porti dell’alto Adriatico, con l’obiettivo di attrarre le grandi navi provenienti dal canale di Suez e dall’Oriente. Secondo lo studio commissionato da Paolo Costa, infatti, il transito delle merci attraverso l’Adriatico e poi via ferro verso l’Europa centrale e orientale, sarebbe molto competitivo perché consentirebbe di risparmiare tempo, soldi e impatti ambientali (emissioni) rispetto all’attuale rotta che dal Mediterraneo risale fino ai porti del nord Europa. Insomma il nord-est potrebbe diventare uno degli accessi privilegiati delle merci verso i mercati del vecchio continente, arrivando a movimentare fino a 10 milioni di container (TEU) entro il 2020. Il progetto è già in fase avanzata e prevede per Venezia la costruzione di una piattaforma in mare aperto (Off-Shore) per l’attracco delle grandi navi fuori dalla Laguna; da qui le merci dovrebbero proseguire su chiatte fluvio-marittime per essere spacchettate e poi spedite in treno a partire da aree già attrezzate o predisposte come Porto Marghera, Chioggia, Porto Levante. Un’operazione potenzialmente interessante sia per gli aspetti legati alla riconversione di ampie zone industriali dismesse, sia per l’impulso che potrebbe dare al trasporto ferroviario e via acqua piuttosto che su gomma, sia per la creazione di nuovi posti di lavoro. Ma gli eventi improvvisamente sembrano virare a favore della rendita immobiliare e della devastazione ambientale, da quando è rispuntata sul tavolo la proposta del Polo Logistico a Dogaletto, proposta dapprima ricevuta da Paolo Costa da parte della Alba srl proprietaria dei terreni, e poi trasmessa dallo stesso Costa all’allora Sindaco di Mira Michele Carpinetti. Il progetto, infatti, non solo consumerebbe 460 ettari di suolo libero invece di privilegiare la riqualificazione delle aree abbandonate di Porto Marghera, ma utilizzerebbe come infrastrutture di connessione proprio la camionabile e la romea commerciale. Una assurdità se si pensa che completando i 13 km di Idrovia che mancano, si potrebbero far proseguire le chiatte verso l’interporto di Padova, integrando così nel sistema anche questo scalo (recentemente potenziato e dotato di terminal ferroviario). In realtà l’operazione Dogaletto ha tutta l’aria di essere una grande speculazione. A trarne i maggiori benefici sarebbero la società Alba srl del romagnolo Franco Gandolfi, proprietaria dei terreni agricoli sui quali dovrebbero essere stoccati i containers e anche della valle da pesca Miana Serraglia. Basti pensare che con il solo cambio di destinazione d’uso da zona agricola (E) a zona produttiva (D7), il valore del fondo schizzerebbe dagli attuali 7,5 euro/mq a 40-50 euro/mq, facendo guadagnare alla società almeno 165 milioni di euro in un solo colpo. Una cifra, questa, che comunque è sottostimata, visto che il progetto della Alba srl prevede anche ampie aree destinate a uso commerciale, direzionale e residenziale.

 

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