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ZERO BRANCO – Il sospetto: scarti ospedalieri o radioattivi nel materiale utilizzato per i sottofondi stradali

I carabinieri del Noe mettono sotto sequestro un sito di stoccaggio inerti

Marcato (Cisl): «A rischio una ventina di posti»

L’INDAGINE – Il materiale ritenuto sospetto usato nei fondi autostradali

IL BLITZ La Procura antimafia ipotizza la presenza di scarti pericolosi lavorati a Sant’Alberto

Traffico di rifiuti: maxi sequestro

Blitz dei carabinieri alla Mestrinaro: sigilli su un’area di 10 ettari con 5900 tonnellate di inerti

Associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti pericolosi: è questa, in estrema sintesi, l’accusa che, ieri mattina, su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Venezia, ha fatto scattare il blitz che ha portato i carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) di Venezia e Treviso nell’azienda Mestrinaro di Zero Branco. Quali rifiuti pericolosi e quale il loro utilizzo? Bocche cucite degli inquirenti, ma da quanto trapela si potrebbe trattare di rifiuti pericolosi ospedalieri (ma in linea di principio non si possono escludere né quelli radioattivi né quelli tossico nocivi). “Immondizie” pericolose che potrebbero essere entrate nel ciclo di lavorazione dell’azienda di Zero Branco per la produzione di inerti.
La destinazione di tali inerti? Ieri si rincorreva una lunga serie di ipotesi ma, da quanto si è appreso in ambienti giudiziari, sembrerebbe che “i rifiuti pericolosi” posti sotto sequestro a Zero Branco potessero avere un collegamento con la realizzazione della terza corsia dell’autostrada Venezia – Trieste (da mesi la Mestrinaro spa fornisce sottofondi stradali per la A4). Nessuna conferma dagli inquirenti, ma sarebbe questa la pista.
Ma, ieri, a smentirla decisamente è stata la stessa Mestrinaro. «È stata sequestrata – la tesi dell’azienda – l’area sulla quale erano stoccati rifiuti già nei fatti sigillati. Non a caso l’azienda ha continuato a lavorare regolarmente». Praticamente un semplice atto dovuto. Resta il fatto che il procuratore Carlo Mastelloni dovrebbe illustrare e chiarire i risvolti di una vicenda ancora in parte oscura, ma che ha portato al sequestro di un’area di 10 ettari sulla quale si trovano 5900 tonnellate di rifiuti. La Mestrinaro, per l’accusa, con la collaborazione o in collegamento con altre aziende e con l’obiettivo di conseguire un ingiusto profitto, avrebbe messo in atto una serie di operazioni violando la legge sul traffico di rifiuti (il particolare l’articolo 260). Utilizzando mezzi e attività continuative organizzate, avrebbe così ceduto, ricevuto, trasportato o comunque gestito abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti.

L’AZIENDA – La direzione precisa che le maestranze ieri hanno lavorato normalmente

«Non c’è stato blocco dell’attività»

Il blitz di ieri mattina dei carabinieri del Noe alla Mestrinaro, in via Bertoneria a Sant’Alberto di Zero Branco, ha suscitato clamore tra gli abitanti della zona. Sorpreso in particolare il Comitato che si batte da anni contro l’ampliamento dell’azienda.
Com’è noto, il 16 gennaio scorso la commissione regionale Via (valutazione di impatto ambientale) ha detto sì al progetto di ampliamento della ditta e ha consentito di trattare, oltre agli inerti, anche i rifiuti speciali di derivazione industriale (terre inquinate da bonificare per poi essere reimpiegate come sottofondi stradali). Proprio di questo materiale, che è in attesa di bonifica, sono stoccate circa 5.900 tonnellate nel deposito della Mestrinaro. Materiale che risulta essere stato posto sotto sequestro.
A proposito del blitz di ieri, caratterizzato da un largo dispiegamento di carabinieri e dall’utilizzo di elicottero, la direzione della Mestrinato spa, con alla testa Valeria Caltana presidente del cda, ha fatto sapere che l’azione dei carabinieri del Noe è servita a mettere sotto sequesto l’area dove sono stoccati i materiali inquinati già oggetto di sequestro. Sempre i vertici della Mestrinaro ricordano che non c’è stato nessun blocco dell’attività e che le maestranze dell’azienda hanno potuto continuare normalmente il loro lavoro. Di più. La società conferma di essere in attesa di ottenere dalla Giunta regionale il decreto per l’apertura dell’impianto di trattamento dei rifiuti speciali, come logica conseguenza del benestare ottenuto dal Via il 16 gennaio.

 

IL SINDACO «Le autorità ora devono rassicurare i residenti»

ZERO BRANCO – (N.D.) «Si faccia la necessaria chiarezza a tutti i livelli istituzionali perchè sulla salute dei cittadini e sulla salvaguardia ambientale non sono ammesse pastoie burocratiche o mezze verità dette sottovoce». Lo dice il sindaco di Zero Branco, Mirco Feston, a proposito dei blitz di ieri alla Mestrinaro. «Sono certo che le competenti autorità diranno cos’è realmente accaduto nell’interesse generale, e soprattutto per tranquillizzare la gente della zona della Bertoneria che è rimasta impressionata dalla massiccia presenza di carabinieri e dei reparti speciali dell’Arma per la tutela ambientale». Il sindaco Feston è da sempre contrario all’ampliamento dell’attività della Mestrinaro. Contro il progetto dell’impianto di trattamento per rifiuti speciali il Comune di Zero Branco è pronto a ricorrere per la terza volta al Consiglio di Stato.

 

I CARABINIERI del Noe ieri alla Mestrinaro per eseguire il sequestro dell’area

ZERO BRANCO – (N.D.) «La situazione occupazionale di un numero sempre maggiore di aziende trevigiane è esplosiva». Parole del sindacalista Alessandro Marcato (Filca-Cisl) che ieri mattina si è precipitato davanti ai cancelli della Mestrinaro, appena avuta notizia di quello che stava succedendo all’interno dell’azienda che dà lavoro ad una novantina di operai. «Se non si sblocca la grave situazione di stallo che da tanto tempo condiziona il piano di sviluppo dell’attività della Mestrinato – dice Marcato – c’è il concreto pericolo che alla ventina di operai già messi in cassa integrazione se ne aggiungano parecchi altri. È stata avviata una trattativa per rendere compatibile l’ampliamento dell’azienda con il rispetto dell’ambiente. Le parti in causa devono poter trovare un accordo com’è avvenuto altrove».

 

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