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Deputato accusa

«Era di Galan la cava di pietre per il Mose»

Un deputato istriano accusa: «Ha guadagnato 50 milioni, corrompendo i funzionari». Proposta la revoca dell’onorificenza

«La cava di pietre per il Mose era di Galan»

POLA (Croazia) «Avere una casa a Rovigno era il sogno della mia gioventù. Mio padre ci portava me e mio fratello a pescare “riboni” sin da quando avevamo 8 o 9 anni. E io ho sempre detto che me la sarei presa, una casa a Rovigno, se ne avessi avuto la possibilità. Ce l’ho fatta nel 2000». A raccontarlo, tempo fa, confidando il suo legame speciale con l’Istria e l’intera Croazia, Giancarlo Galan. L’ex doge del Veneto travolto dallo scandalo del Mose e dal turbinio di mazzette in laguna. Ma quel legame speciale, che risale all’infanzia e che si è concretizzato nell’acquisto della casa a Rovigno ma anche di un appartamento a Lussino e (pare) di diversi terreni, ora rischia di rivelarsi un boomerang: l’ex doge che sta scontando nella villa di Cinto Euganeo gli arresti domiciliari, dopo il patteggiamento, viene pesantemente messo sotto accusa proprio nella sua amata Istria. Un deputato di peso, Damir Kajin, fondatore e leader dei Democratici istriani, muove un attacco ben più circostanziato spiegando che Galan ha ottenuto la concessione di una cava di pietra, quella di Castelnuovo (Rakalj), dal 2006 al 4 maggio 2011. La cava, che si trova sulla costa orientale dell’Istria, si è rivelata un affare d’oro: l’ex governatore del Veneto, aggiunge il deputato, vi ha estratto enormi quantità di pietra che ha fatto trasportare a Venezia proprio per il progetto Mose. Kajin fornisce addirittura i numeri. Numeri da capogiro: «3.800 navi sono salpate da Castelnuovo alla volta della laguna ciascuna con un carico di 3mila tonnellate di pietra». Subito dopo il deputato, un tempo membro di spicco della Dieta istriana, lancia la “bomba” e afferma che Galan avrebbe ottenuto la concessione in maniera illecita con la complicità di funzionari del Comune di Marzana e della Regione istriana. Non basta: Kajin aggiunge che, grazie allo sfruttamento della cava, l’ex governatore avrebbe messo in tasca «circa 50 milioni di euro». C’è poi un’altra cava sul mare, quella di Antenal a Cittanova, che avrebbe fornito altra pietra per il Mose. Il deputato istriano non teme smentite o querele tanto da invitare la magistratura croata a verificare le sue affermazioni che potrebbero compromettere i “complici” istriani di Galan. Una cinquantina di funzionari regionali e locali, sempre secondo Kajin, avrebbero infatti seguito il berlusconiano di ferro in speculazioni e magheggi, intascando ciascuno una media di due milioni di euro (affermazioni gravissime, tutte da dimostrare, che vanno prese per quelle che sono accuse di un deputato di un paese straniero, considerato che Galan, essendo in questo momento agli arresti non può comunicare con l’esterno e quindi non può nemmeno difendersi dalle accuse. Non si può escludere che Galan venga tirato in mezzo a logiche di scontro politico croato, ndr). I media croati, mentre rivelano che operava in Istria tramite la società Franica registrata proprio a Rovigno, ricordano che Galan vantava rapporti ai massimi livelli con il potere croato: era molto amico dell’ex premier Ivo Sanader e dell’ex presidente della Regione istriana Ivan Jakovcic. Non basta. I “rumors” si spingono oltre e sostengono che Galan, quando veniva in Istria, si dava alla bella vita: ricchi banchetti e festini “hard”. Voci tutte da dimostrare, ma voci, accuse, insinuazioni stanno causando le prime reazioni: il presidente dell’Assemblea regionale dell’Istria, Valter Drandic, ha avviato la procedura per la revoca dello Stemma della Regione istriana conferito a Galan nel 2007 a titolo di riconoscimento per il suo contributo al rafforzamento dei rapporti tra l’Istria e il Veneto e per il suo appoggio alla Croazia nel cammino verso l’Ue. A proporre lo Stemma era stato Jakovcic, un grande amico, appunto.

(p.r.)

 

Boldrini ai 5Stelle: «Non posso costringere l’ex doge a dimettersi»

L’ex doge ha dimostrato in questi anni di non amare esclusivamente l’Istria, avendo pure un occhio di riguardo verso un’isola particolarmente gradita ai veneti, quella di Lussino. Stando a quanto confermato dallo stesso Galan, a Lussino possiede infatti la porzione indivisa di un immobile di cui è proprietario assieme a Paolo Venuti e Luigi Rossi Luciani. Il primo è il suo commercialista, anche lui finito in carcere, Rossi Luciani è l’ex presidente degli industriali del Veneto. L’abitazione lussignana, così ha spiegato l’ex governatore, è stata acquistato quattro anni fa per una cifra di circa 60 mila euro. Galan ha precisato di possedere la parte meno pregiata dell’immobile e cioè la porzione che non ha la vista mare. A prescindere da viste panoramiche o meno, Galan non ha mai perso l’occasione di fare puntate a Lussino e di aiutare il capoluogo isolano in campo culturale. Tre anni fa, in veste di ministro per i Beni e le Attività culturali, ha inaugurato la nuova sede della Comunità degli italiani e la sezione in lingua italiana dell’asilo infantile “Cicala”, eventi di importanza storica per i connazionali dell’isola. In qualità di governatore del Veneto, anni addietro Galan donò 100mila euro per i lavori di riassetto di Palazzo Quarnero, scelto quale dimora dell’Apoxyomenos o Apossiomene, la statua bronzea del primo secolo avanti Cristo, rinvenuta negli anni ’90 sui fondali lussignani. Galan diede un tangibile contributo alla valorizzazione del patrimonio storico–culturale. E a proposito di cultura il M5S ha inviato una richiesta alla presidente della Camera, Laura Boldrini, di «rappresentare al presidente Galan la richiesta di dimissioni dall’incarico di presidente della Commissione Cultura della Camera», «visto che ha chiesto un patteggiamento nell’inchiesta Mose». «Ci chiediamo come sia possibile che un deputato posto agli arresti domiciliari possa ancora ricoprire il ruolo di presidente di una commissione». Boldrini nella sua risposta di lunedì sottolinea che «a norma dell’art.3 del decreto legislativo 235 del 31 dicembre 2012, non appena riceverà la comunicazione dall’autorità giudiziaria di una sentenza definitiva di condanna, potrà assumere, ove ne ricorrano i presupposti, le conseguenti decisioni di sua competenza in ordine agli effetti di tale sentenza». Ma che, al momento, «la rinuncia alla carica di presidente di commissione non può che discendere dalle autonome determinazioni del deputato Galan».

 

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