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Nuova Venezia – Le pietre del Mose

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

23

ott

2014

La Procura attende notizie dalla Croazia

I legali di Galan smentiscono: «Non ha mai avuto cave»

Pipitone (Idv) chiede a Zaia di scavare in questa storia»

VENEZIA – Le notizie arrivate dall’Istria sul conto degli affari che Giancarlo Galan avrebbe avuto in Croazia, riassunte nelle rivelazioni del deputato dei Democratici istriani Damir Kajin, hanno fatto drizzare le orecchie ai pubblici ministeri e agli investigatori del Nucleo di Polizia tributaria di Venezia. Notizie seccamente smentite, ieri, dai difensori dell’ex presidente del Veneto, gli avvocati Antonio Franchini e Niccolò Ghedini. Gli inquirenti sono impazienti di ricevere le informazioni che hanno chiesto attraverso le rogatorie anche alle autorità di Zagabria, oltre che a quelle della Svizzera, dell’Austria, della Slovenia, della Moldavia e dell’Ucraina. Avrebbero, infatti, richiesto non solo accertamenti sull’esistenza o meno di conti correnti o cassette di sicurezza intestate a Galan o ai parenti in banche di quei Paesi, ma anche l’esistenza di partecipazioni societarie. E il deputato istriano sostiene nelle sue dichiarazioni che Galan sarebbe stato socio occulto in una ditta alla quale sarebbe stato concesso dalle autorità croate di estrarre massi da una cava, massi che sarebbero stati utilizzati per le dighe alle bocche di porto del Lido, Malamocco e Chioggia. Da tener presente che la verifica fiscale della Guardia di finanza alla cooperativa San Martino, verifica dalla quale è partita l’indagine sul Mose, ha messo in luce che i massi acquistati in Croazia venivano pagati un terzo in più del loro valore e che quelle cifre erano poi trasferite all’estero e sarebbero andate a formare i fondi neri per versare le tangenti. «Le dichiarazioni rese dal deputato istriano Damir Kajin, riportate nell’articolo, meritano una smentita radicale, appaiono esercizio di pura fantasia e sono palesemente diffamatorie», affermano invece gli avvocati difensori di Galan. «L’onorevole Galan», proseguono, «non è mai stato titolare né diretto né indiretto di cave di pietra in Istria, né, tantomeno, ha ottenuto la concessione delle stesse attraverso pretese attività illecite, e si rivolgerà, quindi, all’Autorità giudiziaria per esperire tutte le azioni che riterrà opportuno a tutela della verità». Chiede chiarezza sulla vicenda il consigliere regionale di Italia dei Valori Antonio Pipitone. «Da dove provengono», chiede il politico IdV, «le pietre utilizzate per realizzare il sistema di dighe mobili lagunare? Chiediamo al presidente della Regione Zaia se voglia fare accertamenti e verifiche, visto che questa vicenda riguarderebbe il suo predecessore a Palazzo Balbi. Siamo consci che il Mose è un’opera statale, ma gli intrecci dell’inchiesta con il cammino della Regione, in questi mesi, non sono purtroppo mancati. Per questo – conclude Pipitone – e per contribuire a fugare ogni dubbio domandiamo a Zaia se, per quanto di sua competenza, voglia scavare in questa storia di massi, navi e dighe».

Giorgio Cecchetti

 

Senato, incardinata procedura su Matteoli

ROMA. Nella seduta di ieri della Giunta per le Immunità del Senato è stata incardinata la procedura nei confronti di Altero Matteoli, il senatore di Forza Italia, ex ministro delle Infrastrutture, coinvolto nell’inchiesta bonifiche di Marghera. Il relatore, secondo quanto si apprende, sarà il presidente della Giunta Dario Stefàno (Sel). Il Tribunale dei ministri di Venezia ha chiesto alla Giunta l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex titolare del dicastero. L’ipotesi è che l’esponente forzista abbia ricevuto denaro per una serie di bonifiche ambientali dei siti inquinati di Mestre. Circostanze che l’ex ministro ha sempre smentito chiedendo che il Senato conceda l’autorizzazione ai magistrati. Tra una decina di giorni, sempre secondo quanto si apprende, il senatore dovrebbe venire ascoltato dalla Giunta.

 

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