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L’amarezza dell’ex magistrato e il mistero dell’agente segreto che spiava lui e Fasolato ai tempi del processo all’Enel

La parabola dell’ex pretore d’assalto finito nel fango delle bonifiche: «Ho fatto incassare milioni allo Stato da usare per il disinquinamento. Ecco quello che ricevo»

VENEZIA – Il veneziano Giampaolo Schiesaro, una vita al servizio delle istituzioni prima come magistrato, poi come avvocato dello Stato, è da poco in pensione e ora si trova indagato dalla Procura di Roma per associazione a delinquere finalizzata alla concussione, un’accusa pesantissima che lui non vuole commentare. Ma alcuni amici raccontano che è rimasto allibito e addolorato quando l’ha ricevuto, la prima reazione è stata: «Mi sarei aspettato un medaglia per tutti i milioni che ho fatto incassare allo Stato da utilizzare per il disinquinamento e invece ecco quello che ricevo». Una vita, la sua spesa per salvaguardare l’ambiente: da pretore d’assalto – così li chiamavano allora i giornali i magistrati che combattevano con le indagini l’inquinamento- e poi da avvocato dello Stato in servizio a Venezia, ma attivo in tutta Italia. Decine i processi ai quali ha partecipato come parte civile per il ministero dell’Ambiente a chiedere milioni alle aziende accusate di inquinare, soldi da usare per ripulire i disastri ambientali. Ed ora proprio di questo lo accusano: di aver estorto a Fincantieri, a Montefibre, alla San Marco Petroli, alla Italiana Coke da cinque a sei milioni di euro. Complessivamente lo Stato, per disinquinare Porto Marghera ha portato a casa ben 584 milioni di euro grazie alle così dette «transazioni ambientali». E Schiesaro, stando alle accuse, sarebbe stata la mente giuridica dell’associazione a capo della quale c’era il direttore generale del ministero dell’Ambiente Gianfranco Mascazzini, una banda che «spillava» soldi agli imprenditori per il disinquinamento e gli euro, comunque, non finivano in tasca a Schiesaro, ma al ministero dell’Ambiente. Le accuse sarebbero provate dalle dichiarazioni degli imprenditori costretti a pagare per il disinquinamento: «Ci ha spinto a transare», ad esempio racconta uno di loro, «sotto la minaccia di proseguire nella richiesta di risarcimento danni nell’ambito del processo penale per l’inquinamento da amianto». Una richiesta del tutto lecita, più che una minaccia, e che in ogni processo con la presenza di parti civili i difensori si sentono avanzare dagli avvocati di chi vuole un risarcimento. Schiesaro non vuole rilasciare dichiarazioni, vuole difendersi davanti ai giudici di Roma, ma sempre alcuni amici ricordano che i nemici l’ex pretore d’assalto non li ha soltanto tra gli imprenditori. C’è un processo, ancora da celebrare, in cui Schiesaro e un ex pubblico ministero di Rovigo, Manuela Fasolato, colei che ha indagato e ottenuto le condanne dei vertici dell’Enel per l’inquinamento provocato dalla centrale di Porto Tolle, sono parti offese. Sul banco degli imputati un funzionario dei servizi segreti italiani, accusato di aver spiato i due che per la Procura di Rovigo, una, e per l’avvocatura dello Stato, l’altro, hanno indagato e chiesto il processo per i responsabili dell’inquinamento, la prima, e hanno chiesto un pesante risarcimento per conto dello Stato, l’altro. Per conto di chi i due sono stati spiati? Probabilmente neppure il processo all’agente segreto finito sotto inchiesta riuscirà a chiarire questa circostanza. Intanto, però, entrambi i protagonisti di quel procedimento si sono trovati nei guai e quelli di Schiesaro sono davvero seri. Anche se il pm di Roma che ha firmato le 97 pagine dell’informazione di garanzia tra le altre argomentazioni scrive, ad esempio: «Ciò che riferiva Piergiorgio Baita era dunque che Mascazzini imponeva al Consorzio Venezia Nuova di avvalersi di specifici professionisti, come Thetis e Studio Altieri». Con c’era certo bisogno che il direttore del ministeto imponesse a Giovanni Mazzacurati di utilizzare per gli interventi quelli che erano i suoi più stretti collaboratori.

Giorgio Cecchetti

 

Da Brotto ad Altieri, da Fassina a Scopece

Ecco i ventisei indagati per le bonifiche

Gli indagati sono 26. I loro nomi: Gianfranco Mascazzini, direttore ministero Ambiente, Paolo Ciani, Dario Danese, Gianfranco Moretton, Giorgio Verri e Gianni Menchini, commissari per l’emergenza ambientale Laguna di Grado, Massimo Gabellini, Silvestro Greco, direttori dell’istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, Vincenzo Assenza, Fausto Melli, Franco Pasquino e Giorgia Scopece , presidente, direttore, commissario e dipendente Sogesid srl, Giovanni Mazzacurati, presidente Cvn, Giampaolo Schiesaro, avvocato dello Stato, Maria Teresa Brotto e Andrea Barbanti , amministratore delegato e tecnico Thetis, Alberto Altieri, Everardo Altieri e Guido Zanovello, presidente, vicepresidente e direttore dello «Studio Altieri», Simone Fassina, Antonio Ardone, dipendenti Sviluppo Italia, Marta Plazzotta dirigente Arpa Udine, Francesco Sorrentino, capo del Genio civile Gorizia, Antonella Ausili e Elena Romani, ricercatori Ispra.

 

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