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PRESSIONI – La stessa autorità portuale aveva scritto ai ministeri evidenziando che un terminal non poteva essere chiamato a pagare

CONTENZIOSO – Ha dovuto firmare una transazione da 800 mila euro per l’inquinamento che non ha provocato, ma proprietario del terreno su cui opera è lo Stato. Multi Service è una società terminalista del porto commerciale di Marghera, banchina e terreno che occupa sono demaniali, quindi per ottenere il risarcimento dei danni ambientali, lo Stato avrebbe dovuto chiedere i soldi a se stesso

STOP ALLE RATE – In seguito all’inchiesta sulla distrazione di soldi pubblici per bonifiche nelle lagune di Venezia e Grado e Marano, Multi Service ha sospeso il pagamento delle rate da 62500 euro l’una e, se si arriverà a processo, si costituirà parte offesa per chiedere i danni all’Avvocatura dello Stato e ai ministeri di Ambiente e Trasporti.

 

I sindaci di Chioggia chiamati in causa dal nuovo fronte dell’inchiesta

Romano Tiozzo non risponde

“Sistema Mose”, politici in difesa

Guarnieri: «Nessuna pressione»

Casson tranquillo: «Ho fiducia nella magistratura»

Tomarelli “chiama” e la politica chioggiotta risponde. All’indomani delle rivelazioni del Gazzettino sulle dichiarazioni rilasciate ai giudici dall’ingegnere responsabile dei lavori del Mose per conto della ditta romana di costruzioni “Condotte”, tocca alle figure di spicco della politica locale di oggi e di allora dire la propria sull’inchiesta. Stando a quanto dichiarato dall’ingegner Tomarelli, l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Mazzacurati avrebbe fatto pressioni sui politici locali per avere il loro “sì” al Mose fino al 2010.
Due i sindaci che si sono succeduti in quegli anni. Fino al 2007 c’era Fortunato Guarnieri alla guida della città. Da giugno 2007 a novembre 2010 il municipio era in mano al centrodestra e a Romano Tiozzo Pagio. E quest’ultimo non vuole assolutamente commentare la vicenda: «Il mio è un assoluto no comment», taglia corto raggiunto al telefono. Fortunato Guarnieri entra invece nella questione chiarendo alcuni aspetti: «Innanzitutto bisogna spiegare una cosa – afferma -. La giunta comunale non era il soggetto che decideva sulla questione. Era il Consiglio che esprimeva un parere, ma soprattutto era la maggioranza politica che indicava la posizione da assumere nel cosiddetto Comitatone. E la maggioranza di quel tempo, come noto, sulla questione Mose era alquanto divisa. Infatti c’erano componenti a favore ed altre contro, in particolare Rifondazione Comunista e Verdi non ne volevano assolutamente sapere del Mose – prosegue Guarnieri -. Per questo motivo, nel Comitatone del 2006, il mio voto fu di astensione. Pressioni quindi in un senso o nell’altro io non ne ho avute. Le uniche fibrillazioni su un tema tanto scottante le ho avute dalla mia maggioranza in direzioni opposte ed è la storia di tutti i dieci anni del mio mandato su questo tema».
Sulla questione interviene anche il consigliere regionale del Pd Lucio Tiozzo: «Una cosa è certa – afferma – la politica non può far finta di “non conoscere” queste persone. A Chioggia abbiamo e avevamo le più importanti ditte marittime d’Italia e quindi i contatti con queste persone, che venivamo spesso in città, ovviamente c’erano ed era normalissimo che ci fossero. La domanda è: questi incontri venivano gestiti in maniera lecita o illecita? Su questo sono sicuro che la Magistratura farà chiarezza e toglierà ogni dubbio». Si chiama fuori il consigliere regionale Carlo Alberto Tesserin: «Sono stupito di queste rivelazioni. A livello regionale, comunque, non ho mai ricevuto pressioni».
Fuori dal terremoto l’attuale sindaco Giuseppe Casson, in carica solo dal 2011: «Per formazione e convincimento personale – afferma – ho piena fiducia nel lavoro della Magistratura, delle cui indagini attendiamo gli esiti».

 

CONSORZIO VENEZIA NUOVA – Ieri a Treporti movimentate in simultanea otto paratoie

Già pronto il dossier di Fabris

«Lunedì sarà consegnato all’Anac»

Il primo segnale all’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone è arrivato da Venezia ieri mattina: nel canale di Treporti è stata fatta una prova di sollevamento progressivo delle otto paratoie installate sui fondali della bocca di porto per un tratto di 160 metri in attesa della “prova generale” di tutte le dighe mobili contemporaneamente prevista per fine novembre. Il secondo segnale, invece, è arrivato da Roma: il consiglio direttivo del Consorzio Venezia Nuova ha “scartato” all’unanimità l’idea di impugnare la decisione dell’Anac, magari rivolgendosi al Tar, annunciando al contempo non solo l’elaborazione della “memoria scritta” da consegnare a Cantone, ma allo stesso tempo facendo capire che l’unico – attuale – interesse dell’ente concessionario finito ancora una volta nella tempesta, è e rimane quello di completare l’opera.
Di fronte a queste due opzioni, va detto anche che il presidente Mauro Fabris, potrà godere di qualche giorno in più per redigere i propri appunti da consegnare a Cantone “giocando” sui tempi del week-end e della festa di Ognissanti. «In ogni modo – conferma il “numero uno” del Consorzio Venezia Nuova – daremo la nostra massima disponibilità così come abbiamo sempre detto in questi ultimi giorni. Non c’è alcuna volontà di mettersi di traverso, ma solo quello di far presente quanto abbiamo fatto in quest’ultimo anno e mezzo. Quello che a noi interessa è la conclusione dell’operazione Mose».
Così pur approfittando di alcuni giorni in più rispetto al termine stabilito dal decreto legge 90, Fabris conterebbe comunque di consegnare il dossier del Consorzio Venezia Nuova entro domani, al massimo domenica, dimostrando in qualche modo di accelerare anche i tempi di una decisione sul futuro nome del commissario (o dei commissari), che dovrà essere presa dal prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, per competenza territoriale sugli atti legati alla concessione dal Consorzio stipulati nella Capitale.
«Ribadiremo nella nostra nota – conclude Fabris – che abbiamo lavorato con il criterio fondamentale della discontinuità sottolineando una netta separazione tra la gestione del Cvn sotto Giovanni Mazzacurati e quella attuale». Ora non resterà che attendere il verdetto del prefetto di Roma per capire chi “traghetterà” il Consorzio sotto commissariamento. Non è escluso, infatti, che vista la monumentalità dell’opera e gli oneri che circondano la realizzazione del sistema delle dighe mobili non basti un solo commissario, ma che il prefetto Pecoraro in stretto contatto con l’Anac propenda per l’ipotesi di un “triumvirato”.

 

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