Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

Nuova Venezia – Mose, ultimi patteggiamenti

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

28

nov

2014

Oggi atteso il verdetto per l’ex assessore Chisso, Sutto e Casarin

Oggi, davanti al giudice di Venezia Massimo Vicinanza, si chiuderà il capitolo patteggiamenti nell’inchiesta Mose. Sarà il giorno decisivo per l’ex assessore regionale Renato Chisso, Enzo Casarin e Federico Sutto.

Il Gup Vicinanza deve approvare l’accordo per le pene concordato con la Procura

La Cassazione: no al ricorso contro l’arresto dell’ex assessore. E Giordano patteggia

Chisso, Sutto e Casarin oggi all’esame del giudice

VENEZIA – Stamane, davanti al giudice di Venezia Massimo Vicinanza, naturalmente solo se il magistrato riterrà la pena congrua, si chiude il capitolo patteggiamenti per i personaggi eccellenti per la corruzione per il Mose: comparirà infatti in udienza l’ex potente assessore alle Infrastutture della Regione Renato Chisso, che con i pubblici ministeri Stefano Ancilotto, Paola Tonini e Stafano Buccini ha raggiunto l’accordo per chiudere la vicenda con due anni e mezzo di reclusione (arrestato il 4 giugno è ora agli arresti domiciliari: per lui, sarà il giudice a dover stabilire l’ammontare del risarcimento dal momento che la difesa sostiene non abbia beni personali).

Accanto a lui ci saranno il suo braccio destro a palazzo Balbi, Enzo Casarin, ex socialista e come lui passato poi nelle fila del partito di Berlusconi: con la Procura ha raggiunto un accordo per un anno e otto mesi di reclusione e 115 mila euro di risarcimento; infine il braccio destro di Giovanni Mazzacurati al Consorzio Venezia Nuova Federico Sutto, pure lui ex socialista, con un accordo per due anni e 150 mila euro.

Le accuse nei loro confronti sono quelle di essere stato a libro paga del Cvn e della Mantovani per facilitarne le opere (per Chisso) e aver partecipato al sistema corruttivo trasportando e consegnando mazzette (Casarin e Sutto).

All’ultimo si è aggiuto, tra coloro che vogliono chiudere la vicenda con un patteggiamento, il consulente fiscale del Consorzio, il veneziano Francesco Giordano, per il quale i rappresentanti dell’accusa hanno firmato un accordo per un anno di reclusione e 40 mila euro di risarcimento.

Anche Giordano era stato arrestato il 4 giugno dalla Guardia di finanza con l’accusa di aver ideato il sistema per far evadere le imposte al Coveco e al Consorzio per quanto riguarda una consulenza da 185 mila euro. L’udienza per Giordano sarà fissata prossimamente.

Nelle prossime settimane i pubblici ministeri dovrebbero depositare gli atti di conclusione dell’indagine prima di chiederne il processo per un’altra decisa di indagati, tra cui ci sono l’ex sindaco Giorgio Orsoni, l’ex europarlamentare vicentina Lia Sartori e l’ex presidente del Magistrati alle acque Giovanna Piva. Intanto, la Corte di cassazione ha depositato le motivazione con le quali aveva respinto due mesi fa il ricorso del difensore di Chisso contro l’ordinanza del Tribunale del riesame lagunare a causa della quale l’ex assessore aveva dovuto restare in carcere.

I giudici romani scrivono che tra i rappresentanti del Consorzio e i vertici dell’amministrazione regionale c’era un patto corruttivo con il quale i pubblici amministratori si impegnavano a far passare in favore del Consorzio tutti i provvedimenti previsti per la realizzazione del Mose.

La Cassazione conferma l’impianto accusatorio della Procura veneziana secondo il quale Chisso era nel libro paga del Consorzio dal quale riceveva 200 mila euro l’anno. La Cassazione ritiene attendibili le dichiarazioni di Mazzacurati, di Piergiorgio Baita e di Claudia Minutillo e ritiene che le accuse non possano essere smentite dal fatto che non è stato trovato il patrimonio personale di Chisso, visto che le somme potrebbero essere all’estero.

Infine, i giudici romani, per quanto riguarda la prescrizione, ritengono che debba scattare dall’ultimo pagamento incassato trattandosi di illeciti intervenuti nel tempo in un unico reato permanente di corruzione. E l’ultimo risale al primi mesi del 2013.

Giorgio Cecchetti

 

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui