Nuova Venezia – Grandi navi, il corteo dei tremila
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
10
mag
2015
Casson: no al Contorta. Brugnaro: contro-manifestazione con 4 rimorchiatori
Protesta colorata e pacifica: 70 associazioni e quattro candidati sindaci
Striscioni, palloncini e musica. Tommaso Cacciari: «Le alternative ci sono»
Ottavia Piccolo sul palco di Sant’Angelo: «Non danno retta ai cittadini che protestano da anni» 120 mila firme raccolte contro lo scavo del canale Contorta
VENEZIA – Colorati, pacifici. E più numerosi di sempre. Settanta comitati, oltre tremila persone, hanno sfilato ieri in corteo per due ore da Santa Margherita a Sant’Angelo, passando per le Zattere e il ponte dell’Accademia. Palloncini colorati, striscioni, musica e slogan. Giovanissimi in prima fila con le lettere colorate: «No grandi navi». Dietro i giovani e i meno giovani del Comitato che ha organizzato la giornata. «Basta con la cricca delle grandi opere», dice il portavoce Tommaso Cacciari, «non diciamo no alle crociere ma non vogliamo in laguna navi troppo grandi e incompatibili. Le soluzioni alternative ci sono, il governo decida».
Tra le alternative i comitati escludono lo scavo del nuovo canale Contorta Sant’Angelo. Proposta dell’Autorità portuale, 145 milioni di spesa per approfondire il piccolo canale Contorta e portarlo a dieci metri e mezzo. «Rimedio peggiore del male».
Poche centinaia di metri più in là ci sono i rimorchiatori con i colori elettorali di Luigi Brugnaro, ex presidente di Unindustria, che rilancia la “solidarietà alle navi”. Devono arrivare in Marittima, dicono gli operatori. Ma anche Brugnaro è contrario al Contorta e spinge per il Vittorio Emanuele, così le navi potranno arrivare in Marittima. Minicorteo di quattro rimorchiatori che la Questura all’ultimo momento ha fatto deviare, vietando l’autorizzazione al passaggio in canale della Giudecca.
«Sarebbe stata una provocazione», racconta Tommaso Cacciari, «abbiamo assicurato alla Questura che il nostro corteo sarebbe stato pacifico, ma abbiamo chiesto di non essere provocati. Città spaccata in due? Ma non siamo ridicoli, loro erano in venti noi siamo migliaia».
Tanti movimenti, comitati e qualche politico al grande corteo di ieri. In campo Santa Margherita, dietro gli striscioni colorati, si vedono anche alcuni candidati sindaco, i comitati e i centri sociali, singoli con la bandiera, Armando Danella già dirigente della Legge speciale in Comune, i circoli del Pd in fondo al corteo. Ci sono anche i “dissidenti” della Sinistra, espulsi da Rifondazione perché appoggiano in Regione la candidata del Pd Alessandra Moretti: Pietrangelo Pettenò e Sebastiano Bonzio. Maria Rosa Vittadini e Carla Bellenzier di Venezia Cambia. Italia Nostra e Lipu, ma anche comitati venuti da lontano come quelli che combattono in Lombardia gli emungimenti dal sottosuolo che causano terremoti, i vicentini, il comitato contro l’autostrada Orte-Mestre. E poi i “NoMose”, Ambiente Venezia. In tutto le adesioni siperano le 70 unità.
«Abbiamo raggiunto quota 120 mila con le firme raccolte in rete contro lo scavo del Contorta», dice Luciano Mazzolin.
Intasamento in calle dei Carmini. Da campo Santa Margherita, dove i manifestanti si sono radunati intorno alle 15 crescendo di numero fino a superare le tremila unità.
«Siamo tanti, vogliamo che il governo ci è ascolti», dice Marco Baravalle di Sale Docs.
Si va alle Zattere, poi al ponte dell’Accademia per il rio Terà di Sant’Agnese. Musica e slogan contro le grandi navi, ma anche contro la corruzione e la “cricca delle grandi opere”. A Sant’Angelo sul palco concerto dei “Tre allegri ragazzi morti”.
Poi parla Ottavia Piccolo. «Non danno retta ai cittadini, devono mettersi in testa che Venezia le grandi navi non le vuole a San Marco. E che il Contorta è una grande opera che fa male alla laguna. Siamo qui anche per lottare contro la corruzione che spesso si nasconde dietro le grandi opere».
Parlano i candidati sindaci. Un acquazzone improvviso e breve non scoraggia i manifestanti. A sera, chiusura in allegria della protesta.
Due anni fa era andata peggio, con gli scontri con la polizia in canale della Giudecca e l’arrembaggio alle barchette con tanto di elicottero a bassa quota. E poi con il “tuffo” alla Giudecca. Proteste per cui molti degli organizzatori hanno ancora pendente un procedimento penale. Tre anni dopo, il corteo è imponente. «Sono passati tre anni dall’incidente della Costa Concordia», dice un esercente di campo Santa Margherita, «e nulla è stato fatto per togliere le grandi navi dal bacino San Marco». Fino al 31 dicembre potranno passare in Bacino solo le navi inferiori alle 96 mila tonnellate di stazza. Ma dopo, senza alternative, la situazione potrebbe peggiorare.
Alberto Vitucci
La sfida elettorale si gioca anche alla manifestazione
In prima fila Pizzo, Seibezzi e Scano: tutti contro le navi
Brugnaro con quattro rimorchiatori
Casson: no al Contorta
VENEZIA – Quattro candidati sindaco sul palco con i NoGrandiNavi (Felice Casson, Giampietro Pizzo, Camilla Seibezzi e Davide Scano) e uno (Luigi Brugnaro) in contro-manifestazione organizzata da sé: in realtà, tutti e cinque sono contrari al passaggio delle grandi navi in bacino San Marco e allo scavo Contorta. È sulle soluzioni alternative che divergono: navi in bocca di porto per i candidati in corteo, in Marittima via Vittorio Emanuele per Brugnaro. Fuori dalla laguna.
«L’attività crocieristica va mantenuta, ma lo scavo del Contorta è assolutamente da bloccare, perché è contro la legge, porterebbe dentro Venezia un braccio di mare che distruggerebbe la città», commenta Felice Casson, candidato del centrosinistra, che ha raggiunto il corteo a Sant’Angelo.
E l’alternativa? «Vogliamo mantenere attività e posti di lavoro, ma nel rispetto della laguna, di Venezia e dei veneziani. Le alternative sono all’esame del Parlamento e riguardano soprattutto progetti fuori le bocche di porto: così c’è la possibilità di garantire impresa, occupazione e laguna».
Gli altri candidati hanno percorso tutto il tragitto del corteo. «Abbiamo aderito convintamente perché il problema va risolto nel modo più veloce, coniugando tutela, ambiente e lavoro», commenta il candidato del Movimento 5 Stelle Davide Scano, «per noi la soluzione migliore è portare le navi fuori dalla laguna: immaginiamo un avamporto attaccato all’isola del Mose, con moduli ancorati e non fissati ai fondali: una struttura leggera e poco impattante per 4 navi, la più economica e più reversibile che vi sia».
«No grandi navi punto e basta, categoricamente, smettendola con le posizioni intermedie – come fa anche Casson – che poco tutelano ambiente e città», attacca Camilla Seibezzi (lista Noi la città), «usiamo le piattaforme del Mose per spostare il porto fuori da città e laguna: non restringendo occupazione, ma con scelte forti e importanti, senza se e senza ma, così rivive Venezia».
Per Giampietro Pizzo (Venezia Cambia 2015): «Dobbiamo voltare pagina nel governo del territorio, non è possibile che pezzi di potere – porto, aeroporto – decidano in autonomia, senza ascoltare i cittadini. Il nuovo sindaco dev’essere il garante che le decisioni che contano per la comunità si prendono assieme: vale per le infrastrutture e principalmente per la tutela della laguna».
Per la Marittima. C’è invece chi alle crociere in laguna dice uno stentoreo “sì”, mettendo sul piatto la sua proposta alternativa. Luigi Brugnaro ha portato al terminal del Tronchetto quattro rimorchiatori (coperti di striscioni e palloncini fucsia) partiti nel primo pomeriggio dal canale Brentelle e arrivati in centro storico attraverso il canale Vittorio Emanuele. Proprio quel braccio di laguna è, infatti, la chiave di volta nella proposta alternativa dell’imprenditore, che corre con la sua civica ed è sostenuto dal centrodestra: all’idea dello scavo Contorta Sant’Angelo, Brugnaro oppone la variante delle Trezze, che permetterebbe di raggiungere il porto dopo il passaggio per Malamocco e il canale dei Petroli. «Non serve fare grandi lavori», osserva, «il Vittorio Emanuele è già profondo sei metri: per dimostrarlo abbiamo fatto passare questi quattro rimorchiatori. Felice Casson, invece, non ha ancora presentato alcuna proposta alternativa: dove le vuole far arrivare le navi da crociera? Continua a nascondersi dietro al comitato di Delrio, ma i cinquemila lavoratori del porto non possono più aspettare».
Roberta De Rossi e Giacomo Costa