Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

POLEMICA – Interrogazione in Regione sul caso dei pendolari appiedati

Non è la prima volta che i passeggeri del treno notturno Venezia-Portogruaro restano a piedi, senza il promesso bus sostitutivo. Quanto accaduto sabato notte, tra bus strapieni e seconde corse “fantasma”, ha di nuovo fatto infuriare i pendolari. Per questo il consigliere regionale Bruno Pigozzo (Pd) ha presentato un’interrogazione scritta, con la quale chiede alla Regione di ripristinare il treno delle 00.21.

«Si tratta di un episodio grave e peraltro non il primo che si verifica su questa linea molto utilizzata anche dai giovani e dai turisti che trascorrono il fine settimana a Venezia. Se da un lato vanno chiarite le responsabilità di Trenitalia – conclude Pigozzo – è indispensabile che in ogni caso la Regione garantisca, pagando il rafforzamento del servizio, il ripristino del treno Venezia-Portogruaro delle 00.21. Quanto è accaduto ai danni dei viaggiatori del Venezia-Portogruaro è l’ennesima riprova della necessità di mettere a bilancio più risorse per potenziare i servizi».

Intanto non è ancora chiaro cosa sia successo sabato notte, tranne che 35 persone sono rimaste bloccate in stazione a Mestre nel bel mezzo della notte. Al momento si è al rimpallo di responsabilità tra Regione e Trenitalia. L’assessore Chisso era stato chiaro: la seconda corsa era prevista, quindi il pasticcio lo hanno fatto o l’autista del bus o Trenitalia. L’azienda ferroviaria non ha ancora ricostruito cosa sia successo, nonostante siano passati due giorni e la trama di responsabilità sia meno complicata di un giallo per bambini.

 

TRENI E DISAGI » I DIFETTI DELL’ORARIO CADENZATO

Disavventura tra sabato e ieri: una trentina di viaggiatori e pendolari attende oltre un’ora alle stazioni di Venezia e Mestre

I due autobus sostitutivi diretti a Portogruaro sono arrivati a Mestre già pieni e così viaggiatori e pendolari in attesa sul piazzale della stazione sono stati costretti a rimanere a terra. In tutto una trentina di persone, tra coloro che sono stati lasciati a terra a Mestre e chi sembra non abbia trovato posto neppure in partenza da piazzale Roma. Il Carnevale è ormai alle spalle, ma continuano i disagi per i pendolari costretti a usare gli autobus in sostituzione dei treni notturni, cancellati dall’introduzione dell’orario cadenzato. L’ultimo pesante disservizio si è verificato nella notte tra sabato e ieri. A denunciare quanto è accaduto sono i Comitati pendolari del Veneto Orientale e di Quarto d’Altino. A loro, tramite posta elettronica e sul profilo Facebook, sono arrivate già nella notte le segnalazioni dei viaggiatori inviperiti. I problemi hanno riguardato sia l’autobus sostitutivo VE801, che passa da Mestre alle 23.24, che il VE803, in transito alle 0.35. Secondo le testimonianze raccolte, ad attendere il primo bus, giunto con un po’ di ritardo, c’erano non più di 5 persone. Eppure per nessuna di loro è stato possibile salire, perché l’autobus sostitutivo (un pulmino da circa 25 posti) è arrivato da Venezia già al completo. Di fronte all’impossibilità di accogliere viaggiatori in piedi per motivi di sicurezza, l’autista avrebbe gentilmente chiesto alle persone a terra di attendere per trequarti d’ora l’arrivo del pullman successivo, di capienza doppia. «Attendiamo quindi fiduciosi il pullman successivo, che finalmente arriva a mezzanotte e mezzo», racconta un testimone, residente a San Donà. «Ad aspettarlo siamo circa una ventina di persone». Tra i viaggiatori in attesa, c’è anche un giovane che, dopo aver atteso invano il passaggio a Carpenedo del primo autobus, è riuscito a raggiungere la stazione di Mestre, nella speranza di prendere il bus delle 0.35. È lui stesso a raccontare su Facebook la disavventura: «Il pullman delle 0.35, da 50 posti circa, è pieno. Scendono due persone e l’autista, il quale comunica che ci sono solo due posti e gli altri devono attendere un pullman di rinforzo in arrivo in circa 10 minuti», racconta il primo testimone. «Inutile dire che dopo un’ora nessun pullman è passato. Da alcuni ragazzi siamo venuti a conoscenza che a Venezia c’era un’altra quindicina di persone ad attendere il pullman di rinforzo». Alcuni pendolari, secondo le testimonianze, si sono rivolti alla polizia ferroviaria, ricevendo, dopo le necessarie verifiche, la conferma che non era previsto alcun pullman di rinforzo. Appiedati in piena notte, ai pendolari diretti nel Veneto Orientale non è rimasto che cercare un modo alternativo per tornare a casa, facendosi venire a prendere da parenti e amici. Ma qualcuno avrebbe atteso in stazione fino ai primi treni del mattino, l’Intercity delle 5.50 (partito peraltro alle 6.27 con mezz’ora di ritardo) e il Regionale Veloce delle 6.53.

Giovanni Monforte

 

I COMITATI

«Va ripristinata ogni giorno la corsa delle 0,21 da Venezia» 

«È necessario il ripristino del treno delle 0.21 da Venezia il prima possibile, con la garanzia che circoli tutti i giorni dell’anno». I Comitati pendolari del Veneto Orientale e di Quarto d’Altino lo vanno ripetendo già da quando, a inizio dicembre, si seppe che i treni notturni sarebbero stati cancellati con l’introduzione dell’orario cadenzato. E adesso, dopo quanto accaduto l’altra notte, rinnovano la richiesta.

«Situazioni di collasso si verificano proprio il sabato sera, in quanto ai pendolari si aggiungono anche ragazzi e turisti che vanno a Venezia per passare la serata. È chiaro che non è una situazione che può ripetersi ogni sabato», ribadiscono i comitati, «deve essere affrontata e risolta dall’assessore Chisso, che da troppi mesi promette, promette, ma di fatti concreti non se ne vedono».

Eppure i comitati, insieme a Legambiente Veneto Orientale, hanno anche presentato nelle scorse settimane un esposto alla magistratura, contro i disservizi patiti dall’introduzione dell’orario cadenzato.

«È necessario che l’opinione pubblica, i sindaci e gli amministratori del territorio si rendano conto della gravità e del perdurare della situazione, poiché coinvolge direttamente loro cittadini», aggiungono i pendolari.

I comitati chiedono anche che Trenitalia si attrezzi per affrontare le situazioni di emergenza come quella dell’altra notte. «Tutti quelli che hanno pagato un biglietto o l’abbonamento devono vedersi garantita la possibilità di rientro con il mezzo, se questo è previsto», concludono i comitati, «deve pertanto esserci una soluzione alternativa in tempo reale per far fronte a situazioni di questa gravità».

Nell’ultimo tavolo di confronto con i sindaci e gli amministratori locali, l’assessore Chisso aveva annunciato la reintroduzione di alcuni dei convogli soppressi. Ma per il momento restano i tanto discussi autobus sostitutivi.

(g.mon.)

 

Gazzettino – Pendolari “abbandonati” in stazione

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

10

mar

2014

MESTRE – La denuncia: «Ci avevano garantito un’altra corsa, ma in realtà non c’era». E c’è chi ha dormito nello scalo

Bus sostitutivi per San Donà ancora strapieni: sabato notte decine di persone rimaste a terra. Chisso: «Inaudito»

POLEMICA – L’assessore regionale ai Trasporti Renato Chisso accusa Trenitalia per i continui disagi subiti dai pendolari

PRIMO SABATO DI CARNEVALE – Era già successo 15 giorni fa. Lo stesso inconveniente era avvenuto il 16 febbraio, primo sabato di Carnevale. Anche allora i pendolari non riuscirono a salire sul bus sostitutivo del treno delle 0.20 per San Donà già strapieno e furono costretti ad arrangiarsi.

DOPO MEZZANOTTE – Costretti a passare la notte in panchina o a trovare ospitalità da amici e parenti

BEFFATI  «C’è un’altra corsa»: ma in realtà non era prevista

DISSERVIZI – Sabato notte in 35 non sono riusciti a salire sul mezzo sostitutivo per San Donà

Bus pieno, pendolari ancora a piedi

DISAGI – Ancora proteste dei pensolari: sabato notte non sono riusciti a raggiungere S.Donà

Ennesimo sabato notte a piedi per i pendolari. Per tornare da Venezia a San Donà gli autobus sostitutivi erano pieni e un autista ha ingannato i turnisti. Circa 35 persone abbandonate all’addiaccio in stazione a Mestre, che hanno dovuto contattare familiari ed amici per chiedere un tetto dove passare la notte o un trasporto fino a casa. A denunciare il disservizio e il comportamento del conducente sono i Comitati del Pendolari del Veneto Orientale e di Quarto d’Altino, su tutte le furie perché «la questione deve essere risolta dall’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso che da troppi mesi fa solo promesse. È necessario il ripristino del treno delle 0.21 da Venezia prima possibile con la garanzia che circoli tutti i giorni». A rimanere appiedato come altre 20 persone davanti alla stazione ferroviaria di Mestre è stato Nicola Nucera di San Donà che ha tentato di tornate con gli autobus sostitutivi delle 23.24 e 00.35.

«L’autista della corsa delle 23.24 ha spiegato che il bus da 25 posti era completo – si sfoga Nucera- non poteva imbarcare nessuno perché non si può viaggiare in piedi, ma dopo 45 minuti sarebbe passato un pullman più grande».

Ma anche il pullman da 50 posti era pieno. Ad attendere c’erano 20 persone, tra cui un giovane Carlo Simonetto, di San Stino, fattosi portare a Mestre poiché il bus non era passato a Carpenedo dove lo aspettava.

«L’autista del secondo bus ci ha spiegato che c’erano solo 2 posti – continua Nucera – gli altri dovevano attendere un pullman di rinforzo in arrivo dopo 10 minuti. Alcuni ragazzi sono saliti, ma l’autista in malo modo ha cercato di farli scendere, assicurando l’arrivo del bus seguente. Ma dopo un’ora niente. Abbiamo saputo che a Venezia c’erano altre 15 persone. Una volta allertata, la Polizia Ferroviaria ci ha informato che il pullman di rinforzo non era in realtà previsto. C’è chi è andato in stazione a stendersi su una panchina fino al mattino, poiché il primo treno per San Donà è alle 6.53, invece che alle 5.25 in servizio da lunedì al venerdì. Qualche altro si è seduto ed ha atteso invano per ore, chi ha deciso che per scaldarsi era meglio camminare. I più fortunati sono stati ospitati da amici o si sono fatti venire a prendere. Il messaggio è chiaro: usate i mezzi privati».

I pendolari rimasti a terra hanno presentato reclamo contro Trenitalia per il pesante disservizio subito, mentre per i Comitati dei Pendolari «non è ammissibile che l’autista inganni la gente solo per poter proseguire il viaggio, per chi paga un biglietto o un abbonamento deve essere garantito il rientro. Ed è necessario che sindaci ed amministratori si rendano conto della gravità della situazione».

Davide De Bortoli

 

LE REAZIONI – L’assessore regionale accusa Trenitalia: «La corsa era prevista ne dovrà rispondere»

La rabbia di Chisso: «Fatto di una gravità assoluta»

«Il fatto è di una gravità inaudita. Non so se la colpa sia dell’autista dell’autobus, che ha raccontato una bugia ai pendolari o se sia di Trenitalia che offre l’ennesima dimostrazione di inefficienza. Quel che so per certo, però, è che è intollerabile che succeda una cosa del genere. La corsa bis è prevista e, se non c’era, Trenitalia dovrà rispondere anche di questo». Così l’assessore regionale alla Mobilità, Renato Chisso, a proposito dell’ennesimo “pasticcio” creato da Trenitalia che ha lasciato a terra 35 pendolari all’una di notte e fino all’alba. Non è chiaro se l’autista abbia detto in buona fede che c’era il bis o se sapesse che non c’era, fatto sta che è incredibile – ragiona Chisso – che non ci sia un minimo di attenzione da parte di Trenitalia per le esigenze dei pendolari. «Forse un colpo di telefono l’autista lo poteva fare, no? Quando si vedono tante persone in difficoltà, che sai saranno costrette a dormire in stazione, forse un po’ di attenzione, anche se non è previsto dal regolamento… Comunque io non ho l’intenzione di mollare l’osso e, appena approvato il Bilancio della Regione, ricominceremo gli incontri con i Comuni per trovare una soluzione. Si inizia dal bellunese e poi a seguire tutti gli altri, ovviamente senza dimenticare la zona di San Donà. Dico dopo il Bilancio perchè in questo momento è più importante lavorare per recuperare e mettere in campo risorse aggiuntive e, comunque, a breve chiuderemo questa partita una volta per tutte. Mi si deve dare atto di non aver fatto mai sconti a Trenitalia e questo episodio dimostra non la criticità del sistema, ma della gestione da parte di Trenitalia.»

(m.dia.)

 

STAZIONE SANTA LUCIA

VENEZIA – Inferociti. Urlanti. E, alla fine, armati di penna per riempire i moduli delle proteste. Non si può neanche parlare di disservizio ferroviario, perché quella subìta ieri dai pendolari del Venezia-Padova è più che altro una beffa. Presi in giro da consigli che, alla fine, li hanno lasciati a terra.

La storia, buona per arricchire il già vasto dossier delle manchevolezze di Trenitalia e dintorni, è la seguente. Ore 14.35, dalla stazione ferroviaria Santa Lucia di Venezia dovrebbe partire il treno regionale per Padova che ferma lungo la Riviera del Brenta. Il treno è annunciato con 10 minuti di ritardo. I dieci minuti diventano venti. A quel punto i pendolari pensano di cambiare binario: visto il ritardo del treno delle 14.35, tanto vale prendere il regionale per Rovigo delle 14.49 che fa le stesse fermate. Ma il capotreno del regionale delle 14.49 avvisa: sta per arrivare quello delle 14.35. Altro cambio di binario, i pendolari salgono sul treno delle 14.35. E qui vengono informati: c’è stato un errore, meglio prendere quello delle 14.49. Tutti giù, cambio di binario e amara sorpresa: il treno delle 14.49 non c’è più. Ma in un paese civile è tollerabile?

(al.va.)

 

 

Mirano. Le categorie: «Riceviamo pesanti lamentele per i disservizi ai lavoratori»

Dori: «Abbiamo chiesto più treni nelle ore di punta, ma finora nessuna risposta»

MIRANO – Artigiani contro l’orario cadenzato. Anche le categorie bocciano senza appello il nuovo orario dei treni e i primi a muoversi sono proprio i piccoli imprenditori del Miranese: «Continuiamo a ricevere dai nostri artigiani pesanti lamentele per i disservizi legati al nuovo orario ferroviario», affermano dalla sede comprensoriale di Santa Maria di Sala.

Secondo Confartigianato sono centinaia le imprese del Miranese che portano operatori, tecnici e imprenditori a Venezia ogni giorno: si muovono in treno per lavorare nei cantieri in centro storico, da dicembre però si scontrano con continui ritardi, cancellazioni o treni stracolmi su cui è impossibile salire. Disagi e ritardi che a volte si traducono anche in danni per aziende già alle prese con la crisi.

L’associazione delle piccole e medie imprese guidata da Guido Codato, pone la lente d’ingrandimento soprattutto sui problemi della linea Bassano-Venezia, che tocca le fermate di Noale-Scorzé, Salzano-Robegano, Maerne e Spinea.

Considerando i settori dell’edilizia, dei restauri e dell’impiantistica, Noale conta oggi 166 imprese, Scorzé 226, Salzano 185, Spinea 180 e Martellago 208. Molte di queste lavorano nei cantieri veneziani.

«I lavoratori chiedono una miglior distribuzione dell’orario ferroviario, per avere più corse nelle ore di punta, ma non sono ancora arrivate risposte», spiega il segretario della Confartigianato del Miranese, Damiano Dori, «e questo provoca conseguenze negative dal punto di vista lavorativo».

Insomma non ci sono solo studenti e impiegati: in treno viaggiano anche operai e tecnici di cantiere. Dori spiega che sono centinaia quelli che ogni giorno si recano in centro storico a Venezia, ma da dicembre, cioè da quando è entrato in vigore il nuovo orario cadenzato, ai soliti disagi ferroviari si è aggiunto l’ostacolo chiamato “Trv”, cioè “Treno regionale veloce”. «Spesso viaggiano semivuoti», spiega Dori, «mentre nelle stazioni di Salzano e Spinea molti non fermano nemmeno.

In alcune fasce orarie le corse sono troppo frequenti, in altre il servizio non esiste. Trenitalia non può essere più considerato un interlocutore privilegiato perché interpreta il trasporto locale con vecchi schemi: in un territorio così popolato serve efficienza metropolitana».

Nei giorni scorsi era tornato alla carica anche il sindaco di Spinea, Silvano Checchin, dopo che nel suo ufficio erano arrivate nuove segnalazioni di pendolari che lamentano disagi sui treni del mattino da Spinea a Venezia.

Filippo de Gaspari

link articolo

 

Gazzettino – Miranese. Treni e disagi. Artigiani in rivolta

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

7

mar

2014

Dura la Confartigianato del Miranese: «Chisso ha esaurito la spinta propulsiva»

Treni, artigiani in rivolta

«Centinaia di imprese danneggiate. Tutto il settore è penalizzato da ritardi e disservizi»

DISSERVIZI – La stazione di Maerne di Martellago sulla linea Bassano-Venezia

«Continuiamo a ricevere pesanti lamentele dai nostri artigiani, in particolare del settore edile, per i disservizi del nuovo orario ferroviario. Ritardi, cancellazioni o mezzi stracolmi su cui è impossibile salire. Questo penalizza tutto il settore».

Non si placano le proteste dei pendolari contro Regione Veneto e Trenitalia. Questa volta ad alzare la voce è la Confartigianato del Miranese guidata da Guido Codato, che mette sotto accusa i disagi della linea Bassano-Venezia, quella che tocca le fermate di Noale-Scorzé, Salzano-Robegano, Maerne e Spinea.

«Nel Miranese ci sono centinaia di imprese del settore edile che portano operatori, tecnici e imprenditori a Venezia – spiega il segretario della Confartigianato del Miranese, Damiano Dori – Da tempo i lavoratori chiedono una miglior distribuzione dell’orario ferroviario, in modo da avere più corse nelle ore di punta, ma non sono ancora arrivate risposte concrete. Per i nostri associati il problema è molto sentito, perché i disagi ferroviari provocano conseguenze negative dal punto di vista lavorativo».

Considerando i settori dell’edilizia, dei restauri e dell’impiantistica, Noale conta 166 imprese, Scorzé 226, Salzano 185, Spinea 180 e Martellago 208. Molte di queste lavorano anche nei cantieri veneziani.

«Centinaia di lavoratori si recano nel centro storico di Venezia ma i treni Regionali Veloci spesso viaggiano semivuoti, mentre nelle stazioni di Salzano e Spinea molti convogli non fermano e così i pendolari restano a piedi – prosegue Dori – In alcune fasce orarie le corse sono troppo frequenti, in altre il servizio non esiste. Crediamo che Trenitalia non possa essere più considerato un interlocutore privilegiato perché interpreta il trasporto locale con vecchi schemi, mentre in un territorio così popolato servirebbe una maggior efficienza metropolitana. Per quanto riguarda il trasporto ferroviario – conclude il segretario – l’assessore alla Mobilità Chisso ha ormai esaurito la propria fase propulsiva».

Damiano Corò

 

L’annuncio della chiusura del posto di polizia ferroviaria preoccupa il sindaco Luca De Carlo

CALALZO – Dopo l’ddio al posto di polizia ferroviaria, addio alla stazione? Il punto interrogativo è d’obbligo, il timore del primo cittadino di Calalzo è reale. La cancellazione del posto di polizia ferroviaria di Calalzo potrebbe essere un nuovo “indizio” della volontà di smantellare la stazione del Cadore dove già oggi non arrivano i treni. Sono infatti in corso lavori per la sistemazione della rete ferroviaria e per questo motivo fino a luglio i convogli si fermeranno a Ponte nelle Alpi. Nel frattempo gli agenti della polizia ferroviaria di Calalzo potrebbero essere spostati altrove: il questore di Belluno ha annunciato che, insieme a quelli della polizia postale, verranno impiegati nei servizi di controllo del territorio.

Una notizia che non conforta il sindaco di Calalzo Luca De Carlo. «È evidente che non serve un posto di polizia ferroviaria in una stazione dove non arrivano i treni» spiega il primo cittadino, «è l’ennesima dimostrazione di come lo Stato ci consideri una periferia del regno, cittadini di serie B. Me ne dispiaccio, già abbiamo i carabinieri ridotti all’osso, ora questo nuovo taglio».

La preoccupazione del sindaco è che questa chiusura possa prefigurare uno smantellamento non solo del posto di polizia ferroviaria, ma dell’intera stazione. Un timore che, nonostante le rassicurazioni di Trenitalia, non accenna a placarsi.

«Non dormo sonni tranquilli» commenta, «anche se abbiamo sempre avuto rassicurazioni positive. Ma in questi mesi ormai anche i cittadini si sono rassegnati. Credo che se decidessero di chiudere la ferrovia ben pochi lotterebbero per mantenerla».

L’ora della verità arriverà quest’estate, quando dovrebbe essere riaperto il tratto che collega Ponte nelle Alpi e Calalzo. Prima di consentire il transito ai treni è necessario mettere in sicurezza le gallerie “Giaupa Ventosa”, tra Ospitale e Perarolo, e “Perarolo”, a nord dell’omonima stazione. Dal rivestimento della “Giaupa Ventosa” cadono detriti sui binari per le infiltrazioni d’acqua, mentre nella galleria “Perarolo” sono aumentate le fessurazioni.

(v.v.)

 

VITTORIO VENETO – Un’altra coincidenza (l’ultima del giorno) persa. Dai pendolari vittoriesi e bellunesi arriva un’altra segnalazione che conferma la situazione di incertezza vissuta da chi utilizza la ferrovia e che non si sente sicuro di trovare, al ritorno, la coincidenza a Conegliano introdotta dall’orario cadenzato scattato a dicembre.

«Ormai siamo al disservizio sistemico – tuona il comitato “Il treno dei desideri” coordinato da Diego Tiozzo -. Per la terza volta in nemmeno una settimana l’ultimo Conegliano – Belluno delle 20.41, che dovrebbe riportare a casa i viaggiatori diretti a Vittorio e al Bellunese, non ha aspettato il treno da Venezia che questa volta, a differenza dei casi precedenti, aveva pochissimi minuti di ritardo».

Il riferimento del comitato è a quanto accaduto la scorsa settimana, quando per due volte l’ultima coincidenza, a Conegliano, ha rischiato di saltare. È avvenuto giovedì e stava per succedere venerdì, quando i pendolari hanno supplicato il capotreno di avvisare il collega del “Minuetto” per Belluno di attendere il convoglio ritardatario da Venezia.

Ora ecco il nuovo episodio: «Come riferito dagli stessi passeggeri – denuncia il Comitato – lunedì il treno per Vittorio e Belluno è sfilato loro davanti non appena sono scesi da quello proveniente da Venezia. Più di una trentina di persone, molti pendolari ma anche chi aveva passato la giornata al Carnevale in laguna, è rimasto a terra. Appellarsi al personale viaggiante questa volta non è servito».

Il comitato insiste sul silenzio assordante della politica: «Quante volte dovrà riproporsi questa situazione incredibile? Quante volte dovremo descrivere questi fatti prima che la politica trevigiana e bellunese si svegli dal coma vegetativo in cui si ritrova e sia in grado di esprimere (e fare) concretamente qualcosa?».

Forse qualche risposta arriverà dal tavolo provinciale sulla mobilità convocato per venerdì in municipio a Ponte nelle Alpi (Belluno).

(l. a.)

 

 

Un’altra giornata di patimento per pendolari e turisti diretti al Carnevale

Testimone il sindaco di Sant’Elena: «Treno atteso in stazione oltre un’ora»

MONSELICE – L’acqua alta e le denunce del giorno prima hanno certamente aiutato, ma non sono bastati a scongiurare l’ennesima giornata di disagi e ritardi per i pendolari padovani. Nel giorno clou del Carnevale di Venezia – ieri la rassegna si chiudeva con il gran finale e l’inevitabile boom di turisti – gli utenti della Bassa Padovana hanno dovuto sopportare ancora treni in ritardo e vagoni al limite della capienza. Tra i pendolari chiamati a vivere un’altra giornata di passione c’era anche Emanuele Barbetta, sindaco di Sant’Elena, quotidianamente diretto a Venezia per lavoro: «La giornata è cominciata nel peggiore dei modi. Sono arrivato in stazione a Monselice alle 7 e il treno delle 7.28 per Venezia aveva già un ritardo di 30 minuti. All’orario di partenza il ritardo era dato addirittura di 42 minuti».

Con lui c’erano ovviamente decine di altri pendolari: «Alla fine io e qualcun altro utente siamo riusciti a raggiungere Venezia quasi in orario, salendo su un treno che veniva da Mantova e cambiando a Mestre. La maggior parte delle persone, però, ha dovuto attendere il treno in ritardo di quasi un’ora».

Il maxi-ritardo, di fatto, ha avuto lo stesso effetto di una soppressione. Il ritardo citato dal sindaco era stato anticipato dai 21 minuti accumulati dal Monselice-Mantova delle 6.38. I motivi di questo doppio inconveniente non sono stati spiegati ai pendolari in attesa in stazione.

«Anche a Venezia la situazione non era dei migliori» continua Barbetta «Il treno da Bassano del Grappa delle 14.34, per esempio, è stato prima dato con 95 minuti di ritardo, quindi cancellato».

Secondo trenitardo.org, il sito che raccoglie le segnalazioni dei pendolari di tutto il Veneto, nella giornata di lunedì – e con ogni probabilità il dato vale anche per martedì – un treno ogni cinque ha viaggiato con ampi ritardi e ha lasciato a terra passeggeri. Come quelli rimasti giù a Terme Euganee, in particolare lunedì, visto che i convogli diretti a Venezia erano già abbondantemente saturi a Monselice. Si stima che che solo ieri mattina siano stati ben 800 i biglietti staccati per raggiungere Venezia, in gran parte destinati a turisti tedeschi. L’assenza di pullman diretti a Venezia – troppo alto il costo per sostare in laguna – ha infatti dirottato la massa di turisti stranieri lungo l’asse ferroviaria. Ieri la situazione è stata in realtà meno drastica rispetto a lunedì, probabilmente perché l’acqua alta a Venezia ha scoraggiato molte persone dal raggiungere la laguna per la chiusura del Carnevale. Oltre che ritardi e soppressioni, manco a dirlo, le giornate di Carnevale hanno comportato condizioni di viaggio al limite della tolleranza, con persone stipate a mo’ di bestiame nei vagoni, probabilmente in barba anche agli standard di sicurezza.

Nicola Cesaro

link articolo

 

Nuova Venezia – Caos ferrovie. Disservizie e rabbia.

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

4

mar

2014

Carnevale in carro bestiame. Turisti furiosi: lasciati a piedi

I treni speciali sono stati pagati dal Comune di Venezia solo nel fine settimana

Trenitalia non ha previsto potenziamenti perché giudicati non remunerativi

VENEZIA – Mescolate le scuole chiuse per vacanze, i lavoratori pendolari, un po’ di sole dopo la pioggia del fine settimana e la festa del Carnevale a Venezia: ne avrete vagoni colmi come carri bestiame, viaggiatori che boccheggiano in cerca di un po’ d’aria, viaggiatori lasciati a terra, e treni in ritardo per le tante persone che salgono e scendono, quelle che i ferrovieri chiamano operazioni di incarrozzamento. Lunedì di ordinaria follia lungo i binari che portano alla stazione di Santa Lucia per scaricare migliaia di turisti in maschera che non rinunciano a una foto in Piazza San Marco. Ieri e oggi gli ultimi due giorni di caos, ma senza i treni speciali previsti e pagati dal Comune solo per i fine settimana e concentrati in uscita da Venezia, nelle fasce orarie in cui tutti si affrettano per tornare a casa, tra le 17 e le 19. Ieri, sui treni ordinari, si sono mescolati i lavoratori pendolari, frotte di studenti in maschera e famiglie con i bambini che hanno colto l’occasione per raggiungere la laguna. Sul podio dei treni in ritardo il regionale 2709 partito da Verona alle 8.21 e arrivato a Venezia alle 10.12 con 24 minuti di ritardo, accumulati per far salire i viaggiatori, pigiati come in una scatola di sardine e con il riscaldamento acceso a peggiorare la situazione. Diciannove i minuti accumulati dal regionale 2226 partito da Bologna alle 8.20 e arrivato alla stazione Santa Lucia alle 10.37 dopo scene da assalto alla diligenza alla stazione di Monselice, con i turisti in coda per salire. Sull’Udine-Venezia (il 2445) già a Conegliano, con le carrozze stracolme, le persone sono rimaste a terra. È andata un po’ meglio con il regionale 2228 che è partito da Bologna alle 9.27 e si è fermato a due passi dal Canal Grande con 12 minuti di ritardo. Quasi tutti i convogli regionali, nel corso della giornata, hanno accumulato lievi ritardi in direzione di Venezia, anche se i disagi ci sono stati anche in uscita. Il regionale 11121 per Portogruaro è partito da Santa Lucia non venti minuti di ritardo, di cui 10 recuperati nel corso del viaggio. Ma più che i ritardi sono le condizioni del viaggio a far arrabbiare chi si sposta in treno. «Oggi ci vestiamo da carro bestiame» twittava infuriato, tra i tanti, Riccardo Laterza, studente allo Iuav. Disagi anche nel pomeriggio, dalle 17, per tornare a casa, con ressa alle banchine, e la Polfer costretta a intervenire. «Abbiamo introdotto dei treni aggiuntivi nei giorni in cui era prevista la maggiore affluenza di persone, nei due fine settimana» replica il Comune di Venezia, che ha pagati il servizio di tasca sua sborsando 55.200 euro, lo stesso budget stanziato l’anno scorso. Trenitalia da sempre sostiene che il costo dei treni aggiuntivi non è coperto dai biglietti dei potenziali viaggiatori diretti a Venezia, e quindi o qualcuno ci mette i soldi o le corse non si fanno. La Regione? Già da alcuni anni non ci mette più un euro. Per questo il vicepresidente del Consiglio regionale Franco Bonfante (Pd) parte lancia in resta. «Ancora una volta Zaia e i suoi assessori hanno dimostrato di essere insuperabili nel compiere la magia ormai nota: volatilizzarsi quando si tratta di evitare il caos. Quando ci sono giornate da bollino rosso la Regione deve chiedere convogli aggiuntivi, pagandoli come da contratto di servizio stipulato tra Regione e Trenitalia».

Francesco Furlan

 

Treni soppressi, la protesta dei pendolari

Il gruppo “Oderzo si muove” denuncia un’altra domenica di disagi: «Brutto scherzo di carnevale»

ODERZO – Ormai dal 15 dicembre le proteste sulle corse dei treni si sprecano. Ma se la domenica con pochi treni è proprio l’ultima di Carnevale, le proteste, mai sopite, si riaccendono. È quello che è accaduto domenica. Gli opitergini che hanno dato vita al gruppo “Oderzo si muove”, non hanno lasciato perdere quello che ritengono essere l’ennesimo disservizio: «Se qualcuno oggi voleva andare a festeggiare il Carnevale in treno ha dovuto sorbirsi scherzi veramente brutti: treni bloccati e soppressi…Vergogna». Altri utenti della tratta hanno affermato che per prendere certi treni in orario per Venezia, devono andare a Conegliano. Il nuovo orario cadenzato ha creato tanti problemi, come è stato ampiamente detto. Il sindaco di Oderzo, Pietro Dalla Libera, che segue da vicino il gruppo Oderzo si muove, al punto da aver deliberato un contributo comunale a loro favore afferma: «Ho visto anch’io la segnalazione di chi ha protestato per i treni di domenica scorsa. Va detto che Oderzo è stato l’unico Comune che ha inviato un suo delegato a seguire la conferenza a Venezia, qualche settimana fa. Il problema dei treni è fra le nostre priorità». Il delegato del Comune di Oderzo per seguire la vicenda è il consigliere comunale Francesco Montagner, il quale afferma: «Per quanto riguarda più in generale la vicenda, so che fra qualche giorno sarà convocato il tavolo di lavoro sulla mobilità. In quella sede si potranno conoscere i veri motivi di certe scelte in merito agli orari, alle soppressioni e anche degli orari festivi». Le segnalazioni di treni soppressi, diradati o di sostituzioni con i bus sono continue da parte dei gruppi di pendolari che ritengono che la tratta Treviso-Portogruaro sia “tratta maltrattata”, nata per consentire i passaggi dei treni merci e non per lo spostamento delle persone.

(g.p.)

 

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui