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Gazzettino – Rifiuti, Dolo e Mira non sono “virtuosi”

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18

lug

2012

RIVIERA – Il concorso indetto da Legambiente rileva una doppia personalità dei Comuni nella differenziata

AL LIMITE – Camponogara fuori per poco

RICICLONI – Pianiga e Fossò guidano la lista

VIDEOSORVEGLIANZA – Telecamere per evitare l’abbandono selvaggio

Una Riviera del Brenta che sul fronte rifiuti mostra una doppia personalità. È questo quanto emerge dai dati sulla raccolta differenziata forniti da Legambiente in occasione della diciannovesima edizione di «Comuni Ricicloni». Se da un lato ci sono tantissimi comuni virtuosi, dall’altro preoccupa che nella classifica finale per quanto concerne il territorio rivierasco manchino all’appello comuni del calibro di Mira e Dolo. Le due realtà più popolose e con numeri di differenziazione importanti negli anni Novanta. Segno che qualcosa deve ancora cambiare. Il «concorso» indetto da Legambiente, premia i comuni che hanno raggiunto, già nel 2011, la quota di almeno il 65 per cento di raccolta differenziata, richiesta per legge solo dal 2012 (era del 60 per cento lo scorso anno). Il risultato, secondo l’associazione ambientalista, è positivo.

Della nostra zona, la Riviera del Brenta, sono presenti nel lungo elenco di comuni virtuosi con più di 10.000 abitanti.A Pianiga è andato il podio con il 74,7 per cento di differenziata; seguita da Campolongo Maggiore (66,2 per cento). Tra i comuni con meno di 10.000 abitanti, invece, il più bravo è stato Fossò con il 71 per cento; seguito da Stra (69,4 per cento), Campagna Lupia (68,1 per cento) e Fiesso d’Artico (65,7 per cento).

Camponogara è stato sulla soglia del riconoscimento, in quanto ha superato il limite fissato per legge del 60 per cento, pur non raggiungendo il 65 per cento necessario per essere considerato «Comune Riciclone» di Legambiente. All’appello mancano però i due comuni più popolosi ed importanti: Mira e Dolo. Un dato preoccupante, specie se considerato che quest’ultimo negli anni Novanta aveva ricevuto diversi riconoscimenti proprio per la sua gestione dei rifiuti. Sempre Dolo ha infatti installato un sistema di videosorveglianza, che coinvolge anche Fiesso, teso a contrastare il fenomeno dell’abbandono selvaggio dei rifiuti lungo le strade. Una piaga, comunque, ancora piuttosto sentita e che con i nuovi regolamenti adottati dai vari comuni della Riviera si sta cercando di contrastare. Specie a Mira, dove sono state diverse le discariche abusive di eternit scoperte da polizia locale e Rangers.

Gianluigi Dal Corso

 

 

Chicchi grossi come noci hanno colpito le colture orticole

Raffiche di vento a 44 chilometri orari. Caduti 343 millimetri di pioggia in un’ora

MIRANO. Ancora grandine su Miranese e Riviera, dove a piegarsi è stata ancora una volta l’agricoltura, già in ginocchio a causa dei fenomeni intensi delle scorse settimane.         Ieri all’ora di pranzo un nuovo violento temporale si è abbattuto nell’entroterra veneziano, poco dopo l’una, interessando le zone già colpite dal fortunale di due settimane fa. Raffiche di vento fino a 44 chilometri orari, poi una vera e propria bomba d’acqua con chicchi di grandine grossi come noci, fino a 3 centimetri di diametro in alcune zone. La stazione Meteosantangelo, a Sant’Angelo di Sala, ha rilevato un’intensità di precipitazioni pari a 343 millimetri di pioggia in un’ora. Gli esperti del centro meteo spiegano il fenomeno come un’improvvisa discesa di aria fredda dalle Alpi, che in pianura si è incuneata sotto a quella più calda presente da giorni. Un contrasto che ha generato nubi imponenti che hanno scaricato la loro potenza soprattutto tra le province di Padova, Venezia e Treviso. Il Miranese si è in pratica trovato al centro del ciclone. Vento, acqua e grandine hanno sferzato soprattutto Mirano, Noale, S. Maria di Sala, Scorzè e Martellago, senza particolari danni ma colpendo ancora una volta le colture già devastate dalla tromba d’aria del 22 giugno, soprattutto quelle orticole. È ancora presto per fare la conta dei danni, l’ennesima in questa stagione, dove a parte i temporali violenti si soffre ancora di problemi di siccità. L’acquazzone di ieri, intenso, ma per fortuna breve, ha anche creato qualche disagio in alcuni quartieri residenziali, con strade, scantinati e sottopassi allagati, ma la situazione è tornata velocemente alla normalità.       In Riviera la forte grandinata ha colpito i comuni di Mira, Pianiga, Dolo e Fiesso. In particolare le colture di mais e i vigneti nella zona di Dolo e Camponogara. «L’area che è stata più colpita» spiega Fabio Livieri di Coldiretti, «è stata quella a cavallo con il Miranese. Stavolta è stato danneggiato il mais in fase di crescita avanzata a causa del gran caldo degli ultimi giorni e le produzioni di ortaggi». Non si sono registrati in Riviera danni ad abitazioni o cose. I pompieri della caserma di Mira non hanno registrato chiamate di soccorso. Il gran vento ha fatto volare qualche grosso ramo d’alberi sulla provinciale 14 tra Dolo e Piove di Sacco. A Pianiga sono volati cartelloni pubblicitari di metallo in mezzo alla strada.

Filippo De Gaspari – Alessando Abbadir

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ROMEA COMMERCIALE  – Pigozzo: «Chisso eserciti le sue funzioni». Tiozzo: «Basta personalismi»

L’accusa: sulla definizione del tracciato l’ente non svolge il suo ruolo di coordinamento

INVITO A CHISSO  – Subito un tavolo tra gli enti locali toccati dal percorso

LA PROPOSTA – Allargare il confronto a opzioni alternative

Pioggia di polemiche sulla definizione del tracciato di collegamento della Romea Commerciale con l’innesto all’autostrada A4. Sparano a zero sulla Regione i consiglieri regionali del Partito Democratico Bruno Pigozzo e Lucio Tiozzo.

«Mentre l’iter progettuale della Romea commerciale si avvia all’esame del Cipe, il governo della Regione se ne sta immobile – osservano -, lasciando i Comuni in balia degli eventi, senza rispettare gli impegni presi per la definizione completa del tracciato, in particolare il tratto di collegamento con l’autostrada A4».

Nel mirino l’operato dell’assessore a Mobilità e infrastrutture Renato Chisso che, secondo i due esponenti del PD, dovrebbe esercitare le sue funzioni per far conciliare le esigenze e i problemi di tutte le realtà esistenti nel territorio.

«Non è ammissibile che la Regione consenta che improvvisati protagonisti nei singoli comuni, come quello di Dolo, la sostituiscano nel ruolo istituzionale senza coordinamento e senza titolo formale. – evidenziano Pigozzo e Tiozzo – Esiste una precisa delibera di Giunta (la 1188/2011) che stabilisce come “per quanto attiene il tracciato dalla località Lughetto in Comune di Campagna Lupia, alla connessione con il sistema autostradale la soluzione progettuale verrà individuata in sede di progetto definitivo. La Regione si impegna a concordare la soluzione con i Comuni interessati».

Cosa propongono per risolvere il problema, perciò, i due esponenti della sinistra democratica?

«Chiediamo che l’assessore Chisso si assuma le proprie responsabilità e si faccia promotore del tavolo di confronto tra le amministrazioni per esaminare le possibili alternative alla definizione del tracciato ancora in sospeso. Chiediamo però che questo confronto sia allargato anche ai Comuni di Venezia e di Padova, per garantire una visione d’insieme che sia la più efficace possibile».

 

RIVIERA – Zoggia: vantaggi per un’area estesa ben mille ettari tra Stra, Dolo, Vigonovo e Fossò

Il piano di interventi ha interessato comuni e frazioni colpiti dall’alluvione del 2009

PRESIDENTE  «Essenziale il contributo economico della Regione»

Un’area di mille ettari posta a sud della Riviera del Brenta messa in sicurezza idraulica dal Consorzio di Bonifica «Bacchiglione». «Opere – sottolinea il presidente Eugenio Zaggia – che il consorzio ha da poco ultimato grazie a un considerevole contributo economico erogato della Regione Veneto per un importo complessivo di 1.588.494 euro, somma derivata dal fondo economico per il disinquinamento della laguna di Venezia». A trarne vantaggio saranno i territori delle frazioni di San Pietro e Paluello di Stra, Galta di Vigonovo, Sambruson di Dolo e Fossò.        Paesi che nel 2008 e ancor più nel 2009 sono stati testimoni di vere inondazioni dovute a una carente portata idraulica dei canali di scolo consorziali.        I lavori sono consistiti in una risoluzione di allargamento e rinaturalizzazione di alcuni corsi d’acqua che avrà come effetto la depurazione naturale delle acque e una migliore sicurezza idraulica del territorio. Termini tecnici come «calibrazione» e «sostegni», che significano rispettivamente «aumento delle dimensioni degli scoli» e la «dotazione nei corsi d’acqua di paratoie in grado di regolarne e controllarne il deflusso». Lavori che il Consorzio di Bonifica Bacchiglione di Padova ha eseguito espropriando terreni appartenenti a 69 proprietari diversi, per una superficie complessiva di 51.100 metri quadrati.        Le operazioni hanno comportato l’escavo di 94mila metri cubi di terra, nonché la realizzazione di diversi manufatti dotati di paratoie metalliche di regolazione dell’acqua.        Tra i tanti lavori eseguiti, a Sambruson di Dolo è stato provveduto all’allargamento e rinaturalizzazione dello scolo Marinelle, con la realizzazione di una piccola area di espansione per le acque a monte dell’impianto idrovoro.        A Galta di Vigonovo, Stra e Fossò la ricalibratura e la rinaturalizzazione di un tratto dello scolo Brentoncino con la creazione di golene di espansione lungo il canale per 860 metri di lunghezza e di un’area umida di 17mila metri quadrati.

(V.Com)

 

Padova 30 giugno 2012 – “Abbiamo finalmente risolto il rebus e compreso il reale motivo per cui la Lega Nord di Padova ed il PdL di Padova (e di conseguenza l’Amministrazione Provinciale) hanno deciso di affossare il progetto del nuovo centro congressi in Fiera appigliandosi a qualsiasi cavillo.”   Paolo Giacon, consigliere provinciale del PD apre una nuova prospettiva destinata a far discutere e sulla quale la Provincia sara’ costretta ad intervenire.

“Il motivo per cui l’amministrazione Degani non vuole realizzare il centro congressi si chiama Veneto City, un mega polo commerciale, direzionale e terziario che dovrebbe sorgere sulla riviera del Brenta (in provincia di Venezia!) e che prevede – guarda un po’ – la realizzazione di un centro congressi di dimensioni paragonabili con quello progettato a Padova.”,

spiega Giacon.           “Da sempre il progetto di Veneto City e’ stato appoggiato dalla Lega Nord padovana – che ha presentato in consiglio provinciale anche una mozione per la sua realizzazione – e da Giancarlo Galan, vero dominus del PdL in Veneto e a Padova, che evidentemente e’ riuscito ad imporre la sua linea su Barbara Degani. Ed ecco svelato il mistero – afferma caustico Paolo Giacon – : il no della Provincia si giustifica solo di fronte al progetto di sostenere Veneto City e quindi il centro congressi di Veneto City. Che tuttavia sara’ realizzato in provincia di Venezia e non certo in provincia di Padova”.         Accanto alle bordate di Giacon, anche Fabio Rocco, capogruppo dei democratici interviene e afferma:

“L’amministrazione Degani getti la maschera e dica apertamente che e’ contro Padova, la sua area metropolitana, contro il territorio e contro le categorie economiche. Dica apertamente che ha ricevuto ordini dalla Lega e da Galan di appoggiare il progetto Veneziano di Veneto City, dannegiando in questo modo gli imprenditori ed i commercianti padovani che a gran voce correbbero realizzare il centro congressi in Fiera. Un atteggiamento irresponsabile che antepone gli interessi di singoli privati e dei partiti al bene comune e all’interesse collettivo”.

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DOLO – L’acqua di tutti i canali e canalette della Riviera e del Miranese non potrà più essere utilizzata per irrigare orti, campi e in particolare le verdure da consumarsi crude, men che meno potrà essere utilizzata per abbeverare gli animali nel settore dell’allevamento. A «suggerire» ai Comuni questa drastica decisione è stato il dipartimento prevenzione dell’Asl 13 diretto dal dottor Flavio Valentini. La colpa? Quasi sempre di centinaia di abitazioni (cioè dei loro proprietari) che scaricano abusivamente la fognatura in canali e canalette del comprensorio dei 17 Comuni . «Nelle scorse settimane», spiega Valentini, «sono arrivati i dati dell’Arpav relativi allo studio del fenomeno della salmonella nei canali negli ultimi 10 anni. Si è visto che il bacillo è diffuso in quasi tutti i corsi d’acqua che sono strettamente collegati fra loro. A questo punto vietare l’uso dell’acqua per un periodo e poi sospenderlo e poi riprenderlo un mese dopo perché il bacillo è presente a quattro chilometri di distanza è senza senso. Visto il livello di inquinamento a cui sono arrivati i canali abbiamo suggerito che i Comuni vietino per sempre l’uso dell’acqua per irrigare i campi e gli ortaggi» . Due Comuni, Santa Maria di Sala e Mira, si sono già adeguati. I sindaci hanno firmato ordinanze di divieto permanente dell’uso dell’acqua dai canali . «Questi divieti», dice Valentini, «resteranno in vigore anni. Per poter cambiare la situazione bisognerà individuare chi scarica abusivamente la propria fognatura nei canali. Si tratta nella maggioranza dei casi di vecchie abitazioni di 70-80 anni che non si sono ancora adeguate alle moderne normative. Siccome pregiudicano la salute di tutti i proprietari vanno puniti pesantemente ed invitati ad adeguare gli impianti. Saranno controllate anche le attività delle aziende agricole». Dopo la grandine e il gran vento ora la salmonella. Per l’agricoltura dell’area sembrano arrivate le sette piaghe d’Egitto. E proprio dai responsabili di categoria del settore arriva un allarme. «La situazione», spiegano Fabio Livieri e Paolo Capuzzo per Coldiretti di Riviera e Miranese, «è pesantissima. Per anni i nostri agricoltori non potranno fare uso di acqua a basso costo per irrigare le loro produzioni di ortaggi. Il divieto è permanente e per utilizzare l’acqua a costo zero ora gli agricoltori dovranno sperare solo che piova, senza però che ci sia grandine o forte vento come è accaduto recentemente». Preoccupazioni sono espresse anche dalla Cia (Confederazione Italiana agricoltori). Per Coldiretti questi provvedimenti di divieto sono forse «eccessivi e rischiano di penalizzare un’area della provincia rispetto alle altre».

Alessandro Abbadir

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Il comitato Bruno Marcato di Dolo replica al presidente della V Commissione Padrin

«Se è vero che l’ospedale di Dolo non chiude, perchè non finanziano i lavori necessari per pronto soccorso e sale operatorie anziché prorogare di due anni i finanziamenti?».

Il comitato Bruno Marcato replica al presidente della V Commissione regionale Sanità Leonardo Padrin, che nei giorni scorsi aveva seccamente smentito le ipotesi di chiusura e ridimensionamento dell’ospedale. Il comitato si dice soddisfatto per l’approvazione, da parte del consiglio comunale di Mira, del documento a salvaguardia dell’ospedale, ma esprime anche una forte preoccupazione per la mancanza di conferme sul futuro del plesso dolese.

«Il mancato accoglimento dei nostri emendamenti da parte del Piano socio-sanitario non allontana i dubbi che avevamo sul futuro dell’ospedale – spiegano i portavoce Antonino Carbone, Francesco Sacco, Gino Bedin e Giovanni Urso – Dire che le schede attuative del Piano ovvieranno a ciò che il Piano non ha previsto è solo un modo poco trasparente per nascondere la verità ai cittadini. La nostra richiesta era chiara: dichiarare l’ospedale di Dolo struttura per acuti, classificandolo come “ospedale di rete” insieme a Mirano».

Il comitato rivolge, poi, delle richieste precise al direttore generale Orsini.

«Perché non valutare lo spostamento di Cardiochirurgia a Mestre, risparmiando risorse per gli altri reparti dell’Asl 13? Perché Otorino è ancora a Mirano quando era stato garantito che sarebbe tornato a Dolo? Perchè spendere 600.000 euro all’anno per affittare i padiglioni di Mirano, invece di utilizzare quelli vuoti di Dolo?».

Il comitato ne ha anche per il presidente della Conferenza dei Sindaci Fabio Livieri, che aveva parlato di due milioni di euro in arrivo dalla Regione per l’acquisto di materiale tecnico. Alcuni dei macchinari di Dolo sono, di fatto, obsoleti: basti pensare ad una lampada salidrica del 1982 e a un ecografo vecchio di 13 anni.

«A quanto ci risulta questi due milioni sarebbero destinati unicamente all’ospedale di Mirano – ribattono i portavoce – Da 17 anni non si investe un centesimo in ristrutturazione, strumenti ed ambiente. Sollecitiamo i sindaci della Riviera ad interventi più incisivi».

 

Padrin incontra i medici dell’Asl 13 e dà rassicurazioni sull’ospedale di Dolo

«I Primari dell’Asl 13 non hanno nulla da temere. L’azienda è virtuosa e ha bisogno di essere maggiormente finanziata». Leonardo Padrin presidente della V Commissione Regionale Sanità ha incontrato i primari dell’ospedale di Dolo. Un’incontro informale patrocinato dall’Anpo aziendale nella sala riunioni del Presidio Ospedaliero di Dolo per parlare del futuro della sanità del Miranese, alla luce del nuovo piano socio-sanitario della Regione Veneto recentemente approvato. Dall’incontro è emerso ancora una volta come l’Asl 13 Dolo-Mirano, sebbene sottofinanziata con 1.418 euro rispetto alla media di 1.600 euro delle altre aziende del Veneto, abbia comunque centrato l’obiettivo, riuscendo a garantire ai suoi cittadini tutti i servizi sanitari e a raggiungere il pareggio di bilancio. «Con il loro lavoro i primari – ha sottolineato Padrin – hanno limitato al massimo le fughe dei propri cittadini verso altre aziende sanitarie e con le loro eccellenze sanitarie sono riusciti ad attrarre pazienti da altre Asl venete. Per raggiungere migliori performance e realizzare una vera integrazione ospedale-territorio, così come delineato dal nuovo piano socio-sanitario regionale, l’Asl 13 – ha dichiarato Padrin – ha bisogno di essere maggiormente finanziata». Padrin ha illustrato alcuni punti salienti e innovativi del Piano Sanitario Regionale che verrà presto reso operativo.

 

Corriere del Veneto – Veneto City non imiti Parigi

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28

giu

2012

Corrado Poli (editoriale del Corriere del Veneto)

Cosa avranno in comune Veneto City e la Défence di Parigi? Molte cose, a parte il fatto che il piano di sviluppo perturbano francese è almeno dieci volte più grande. Si tratta in entrambi i casi di piani di crescita urbana pensati e progettati un paio di decadi fa da imprenditori rimasti ancorati a una mentalità da anni ‘70/’80. Con un gruppo di studiosi di pianificazione urbana provenienti da tutta Europa e dagli Stati Uniti ho visitato il nuovo centro direzionale parigino i cui enormi grattacieli sono stati disegnati dai più famosi architetti del mondo. Alcuni dei miei (anziani) colleghi erano stati responsabili di piani simili in città quali Lilla, Barcelona e Baltimora. Conoscendo la loro età e la conseguente passione per le grandi opere, mi sarei aspettato un generale consenso per questo intervento che impressiona per la modernità del disegno e la possanza delle costruzioni. Con mia sorpresa i miei colleghi mi sono apparsi molto scettici. Allo stesso rappresentante della compagnia di sviluppo dell’area, è sfuggito detto che alla sera la Défence, quasi tutti uffici oggi semivuoti, rimane deserta. Allo stesso tempo, di giorno ci sono molti problemi per il l’affollamento della metropolitana nelle ore di punta e non solo. “Ma non c’è da preoccuparsi” ci dice, “stiamo costruendo una nuova linea e una nuova stazione”. Come ovvio, noi esperti urbanisti all’unisono ci siamo preoccupati ancora di più: una nuova metropolitana non farà altro che aumentare il pendolarismo e svuotare ancora di più alla sera questo quartiere di torri giganti occupate da soli uffici! Questi interventi-investimenti edilizi sono comuni in molte città d’Europa e d’America e solo poche città sono state capaci di ridurli se non proprio eliminarli. Possono essere fatti bene, come succede a Parigi, a Copenhagen e in genere nel Nord Europa, o male come da noi dove spesso la manutenzione e la gestione lascia molto a desiderare. Ma rimangono in ogni caso opere del passato che dimostrano lincapacità della politica di proporre agli imprenditori finanziari opportunità di investimento meno “cassettiste” e più produttive. Non si può nemmeno farne una colpa agli imprenditori, a parte quella di avere occupato uno spazio che avrebbe dovuto essere proprio di politici pensanti in grado di elaborare progetti e non di eseguire pedissequamente quanto viene loro proposto.

La partita di Veneto City oggi si riapre grazie al successo del Movimento Cinque Stelle nel Comune di Mira. La vittoria elettorale dei grillini è figlia della mobilitazione dei comitati che hanno trovato del M5S il catalizzatore di idee condivise da gran parte della popolazione, ma non da politici decrepiti che si facevano interpreti di idee di antichi imprenditori. Ora, sarà difficile anche per il neo sindaco bloccare un progetto che ha già ricevuto tutte le benedizioni istituzionali. E forse non sarebbe nemmeno corretto mettere oggi il bastone tra le ruote a imprenditori che hanno impegnato ingenti capitali con il consenso delle istituzioni. Soprattutto perché non ci sono progetti alternativi. Lo stesso problema si pone a Parma dove il blocco dell’inceneritore dei rifiuti (che tanta parte ha avuto nella vittoria del M5S) potrebbe comportare il pagamento di grosse penali e il bisogno di ulteriori risorse per adottare un sistema diverso. Il neo Sindaco di Mira – con senso istituzionale – non dovrebbe limitarsi a cercare di bloccare il progetto, per quanto io stesso lo giudichi antico. Ma piuttosto dovrebbe dimostrare come la nuova politica, liberatasi del peso del vecchiume, sia in grado di presentare agli imprenditori nuove opportunità. A costo di costringerli a pensare in modo diverso e ad adattare i loro antichi progetti alle nuove esigenze espresse dai cittadini. Magari a partire proprio da un Veneto City profondamente rivisto.

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Qualche tempo fa, quando si diceva che forse, una volta tanto, ci avrebbe salvato proprio il mercato, con la sua legge del più forte e del più competitivo, noi tutti piccoli imprenditori del commercio e del turismo e cittadini, non ci credevamo davvero sino in fondo: eppure oggi sembra essere proprio così. Gli imprenditori che hanno dato via al sogno – o all’incubo? – di Veneto City stanno nuovamente rivedendo progetti e piani finanziari, per concludere che, forse, si era pensato un po’ troppo in grande.  “Nessuna infrastruttura può essere troppo grande e troppo invasiva per un territorio così già debilitato ed indebolito come il suolo del Veneto” – commenta Massimo Zanon, nella duplice veste di Presidente di Confcommercio Unione Venezia e del Veneto – “ma qui si trattava di impegnare risorse, cementificare un’area enorme senza ancora sapere, precisamente, cosa ci sarebbe andato dentro, quali funzioni, quali imprese, quali acquirenti avrebbero avuto interesse ad utilizzarlo”. Così, nell’arco di pochi anni, Veneto City subisce un’ulteriore riduzione. “Adesso però bisogna capire cosa si vorrà comunque realizzare per far rendere quell’area – ammette preoccupato Ennio Gallo, Vice di Zanon e alla guida della Confcommercio del Miranese che, insieme alla Riviera del Brenta, è l’area maggiormente coinvolta dal progetto, – “sperando che non si scelgano interventi speculativi di piccolo cabotaggio. E quanto alle amministrazioni comunali che hanno alla fine accolto positivamente il progetto originario, come reagiranno di fronte alle diverse opere che erano state promesse e che adesso non si faranno più?”.   E’ indispensabile ragionare subito su cosa si farà in quell’area così vasta e comunque collocata in un punto strategico del Veneto.

“C’è ancora così tanto da investire per migliorare i nostri centri urbani – continua Ennio Gallo – e tra graticolato romano, ville venete e ultimi scampoli di aree agricole, con un dissesto idrogeologico che si aggrava ogni anno sempre di più, come dimostrano i disastri meteorologici di questi periodi, non c’è dubbio che le priorità di tutela, risanamento e valorizzazione del territorio di tutto il Veneto sono enormi” E conclude: -”C’è di che investire nel Veneto, a partire proprio dalle sue risorse: forse la crisi e il mercato, con le loro spietate leggi, ci stanno ammonendo, amministratori e investitori, anche e soprattutto su questa grande verità”.

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