Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

Grandi navi, Endrizzi (M5S): al Senato abbiamo posto dei vincoli precisi al governo

Applicazione immediata del decreto Clini-Passera. E la Via è necessaria

MIRA – Salvare Venezia dall’incubo delle grandi navi e impedire lo scavo del canale Contorta e della «rotatoria» in laguna. Giovanni Endrizzi, senatore del M5S, entra in polemica con il ministro delle Infrastrutture Lupi e lo invita a bloccare il progetto Contorta, primo passo dello sbarco a Marghera.

«C’è il rischio di creare una grande rotatoria in laguna con il Contorta e in una seconda fase con il Vittorio Emanuele: a trarne i vantaggi sarebbe solo la famiglia Salmini che si troverebbe valorizzata l’area della cockeria oggi non più recuperabile visto il degrado. L’altro vantaggio andrebbe alle imprese su cui pioverebbe una manna di 150-170 milioni di euro con gli appalti. Soldi sprecati perché le navi non verrebbero spostate fuori laguna. Il M5S chiede di non ripetere i vecchi errori: ci vuole la Via e la Vas su tutti i progetti e poi si dovrà scegliere sulla base dell’efficienza», spiega il senatore Endrizzi. Quale dev’essere l’orizzonte? «Paolo Costa sta raccontando bugie. E ci deve spiegare se il canale Contorta si argina con i fanghi ammassati senza nessun contenimento: in ogni caso non sarebbero delle barene perché nascerebbero dei vortici pericolosi soggetti ad erosione con effetto pistone con il passaggio delle navi. Costa ci spieghi invece se le opere di mitigazione dell’ambiente naturale sono delle casse di colmata: allora si tratta di ammassidi fango con delle pietre. E non va bene perché in questo caso il sistema di arginature del Contorta sarebbe del tutto simile a quello del canale dei petroli, il cui progetto è stato ritirato perché hanno capito che non passava. Si ripetono gli stessi errori del Mose. I grandi appalti vanno visti con cautela, dopo l’inchiesta sul consorzio Venezia Nuova».

Senatore, come se ne esce? «Il decreto Clini-Passera impone di trovare soluzioni alternative e non si può restare in Marittima a Venezia che va valorizzata in altro modo. No alla navi a Marghera, i passeggeri vanno portati fuori laguna e il terminal va realizzato al Lido o a Punta Sabbioni: si tratta di soluzioni innovative, che bloccano il gigantismo dell’industria del turismo. Ci sono studi che dimostrano l’appeal delle proposte alternative e al Senato abbiamo posto dei vincoli molto stringenti alle scelte del governo. Il ministro Lupi ora deve far rispettare le leggi varate dal parlamento e dispiace che la politica abbia perso due anni dal varo del decreto Clini-Passera: è un ritardo colpevole».

(al.sal.)

 

Orsoni e Costa su fronti opposti

Scelta tra 7 progetti

Zanetti: «Giudecca»

VENEZIA «Ho capito che il presidente Marchi ti vuole bene….». Scherza con il sindaco Giorgio Orsoni il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. E racconta della riunione mattutina organizzata dal suo partito, il Nuovo centrodestra. E delle polemiche sollevate dal presidente della Save contro il sindaco. Sindaco in prima linea anche nella polemica con il suo (ex?) amico Paolo Costa, di cui era stato assessore nei primi anni Duemila e oggi su fronti opposti per le alternative alle grandi navi. Costa insiste per lo scavo del nuovo canale Contorta-Sant’Angelo, il sindaco per portare le navi a Marghera. «Avvieremo la procedura di valutazione ambientale per tutti i progetti che sono arrivati al ministero per l’Ambiente», garantisce Lupi.

I progetti sono sette. Oltre al Contorta e a Marghera, quattro riguardano la nuova Marittima in bocca di Lido, uno lo scavo di un nuovo canale dietro la Giudecca. Progetto quest’ultimo sostenuto dal parlamentare di Scelta civica Enrico Zanetti – nel frattempo diventato sottegretario all’Economia – e finanziato dalla società delle crociere, la Venezia terminal passeggeri. «Non è un progetto perfetto, per carità», spiega Zanetti, «ma di fatto è l’unico alternativo al Contorta. Si scaverebbe meno e con meno spesa, e anche in modo trasversale e non longitudinale. E si restituirebbe il canale della Giudecca al piccolo traffico delle barche veneziane. Non abbiamo nulla contro l’ipotesi Marghera, ma per questa ci vogliono anni».

Opinione opposta quella del Comune e del sindaco Giorgio Orsoni. «L’unico modo per far presto», dice, «è quello di attrezzare una banchina per l’apprododelle grandi navi a Marghera. È anche un’occasione per rilanciare l’area e recuperarla».

Mercoledì, come annunciato dal ministro, saranno sul tavolo anche le ipotesi di spostare la Marittimafuori della laguna, con i progetti del nuovo terminal al Lido diDe Piccoli, Claut, Boato e Fabbri. Ieri il capogruppo Udc in Comune Simone Venturini è andato a Roma a parlare con il neoministro dell’Ambiente. «La Marittima», dice, «non si può abbandonare».

(a.v.)

 

«Pronti a ospitare le navi medio-grandi»

La proposta del sindaco di Chioggia al ministro Lupi. Casson: «Svincolare i 45 milioni di fondi residui della Legge Speciale»

CHIOGGIA – Chioggia si apre alle navi da crociera. La marittima passeggeri, realizzata a Isola Saloni, potrebbe diventare uno scalo ideale per le navi medio-grandi, sotto le 96mila tonnellate, quando inizieranno i lavori per spostare il terminal veneziano. Dell’ipotesi ha parlato ieri il sindaco Giuseppe Casson durante il colloquio privato con il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Buone speranze anche per lo svincolo dei fondi della Legge Speciale dal Patto di stabilità e per una mediazione del ministro nella vicenda del Tribunale. Erano queste le tre questioni “calde” che il sindaco voleva porre all’attenzione di Lupi in modo riservato. Il colloquio è avvenuto ieri mattina a Venezia a colazione prima delle cerimonie ufficiali. Casson ha potuto interloquire con il ministro per oltre mezz’ora. Legge Speciale. «È stato un incontro piacevole», spiega Casson, «ho trovato molta disponibilità soprattutto su due questioni, quella dei fondi della Legge Speciale e quella del porto. Lupi ha riconosciuto che occorre dare concretezza al concetto di particolarità che è stato riconosciuto al nostro territorio con la Legge Speciale. Lo Stato non può da un lato riconoscerci un trattamento “speciale” e dall’altro non darci modo di spendere i fondi che ci derivano da questa particolarità ». Nelle casse del Comune ci sono 45 milioni di euro, di fondi residui della Legge Speciale, che potrebbero servire per la manutenzione delle strade e per spostare il mercato ittico, che non possono essere usati perché il Patto di stabilità non lo permette. «Questi fondi vanno svincolati», ribadisce Casson, «il ministro concorda, deve però trovare il modo tecnico per poterlo fare senza incidere nei conti dello Stato e si è preso un po’ di tempo per trovare la soluzione contabile migliore». «Le parole del sindaco mi sembrano di buon senso», conferma il ministro Lupi, «se il legislatore ha riconosciuto la particolarità di un territorio e prevede delle risorse straordinarie non si può poi impedire che queste vengano spese. Delle due l’una: o la legge non ha senso, e non è così, o occorre trovare il sistema per permettere che questi soldi vengano spesi per la salvaguardia della città». Tribunale. Sul ripristino del Tribunale ovviamente non ha competenza diretta Lupi, ma si è impegnato a fare da tramite condividendo la bontà delle motivazioni sollevate dal sindaco per chiedere il ripristino. Navi da crociera. Altra questioni pressante per Chioggia il nuovo Piano regolatore del porto da cui dipende, anche, il trasferimento del mercato ittico all’ingrosso e la conversione definitiva di Isola Saloni a polo crocieristico. La marittima è pronta già da un paio di anni ora servono le navi. «Siamo pronti», spiega Casson, «non vogliamo porci in concorrenza a Venezia collaborare. Da noi non possono arrivare navi grandissime, il limite dei fondali a 8.5 metri ci consente di arrivare fino a 96mila tonnellate di stazza. Però nelle more della realizzazione del nuovo terminal decentrato di Venezia potremo iniziare a ospitare qualche nave e chissà che poi non scelgano di rimanere qui».

Elisabetta B. Anzoletti

 

«Grandi navi fuori dal Bacino le compagnie hanno capito»

Lupi annuncia: «Mercoledì vertice con gli altri ministeri per avviare lo studio sui vari progetti. Alternativa pronta nel 2016. I crocieristi si autolimitano»

VENEZIA  «Dal primo gennaio 2015 le navi sopra le 96 mila tonnellate non passeranno più davanti a San Marco. E il progetto di una via alternativa sarà pronto entro il 2016. Non abbiamo bisogno né di cantanti né di Tar che ci dicano cosa fare». Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi non si sottrae alle domande sul problema «grandi navi». Polemiche riesplose dopo la sentenza del Tar che ha eliminato ogni divieto, accogliendo il ricorso della Venezia terminal passeggeri. Ma Lupi annuncia che non ci sarà bisogno dei ricorsi. «Perché le compagnie hanno accettato quanto abbiamo loro chiesto, cioè che dal primo gennaio del prossimo anno entreranno a San Marco solo navi più piccole.Èil successo di un metodo che abbiamo avviato in accordo con il sindaco e il presidente della Regione». Le navi dunque staranno fuori «volontariamente». A patto che entro un anno e mezzo la soluzione alternativa sia realizzata. «Per mercoledì ho convocato una riunione con il ministero per l’Ambiente e il ministero dei Beni culturali», annuncia Lupi, «per studiare l’avvio della procedura di impatto ambientale. Si dovranno esaminare le soluzioni alternative. Il canale Contorta ma anche le altre soluzioni presentate entro 90 giorni. Poi si dovranno avviare gli interventi». «Nulla cambia», secondo il ministro, rispetto a quanto stabilito nella riunione del 5 novembre 2013. Allora il premier era Enrico Letta, e adesso il governo è cambiato. Ma il ministro per le Infrastrutture è sempre Lupi, quello dell’Ambiente l’Udc Gianluca Galletti, subentrato al pd Andrea Orlando, quello della Cultura – che si è già pronunciato contro le grandi navi – Enrico Franceschini. «A scanso di assurde polemiche», scandisce il ministro, «la nostra posizione sulle grandi navi non cambia: vogliamo tutelare la salvaguardia di Venezia ma anche l’impresa turistica ». «Una cosa è certa», ha concluso il ministro, «cioè che i tempi che ci siamo dati saranno rispettati. E saranno estremamente rapidi. Io continuo a credere che la strada migliore sia quella della Legge Obiettivo». Il sindaco Giorgio Orsoni, che ha visto a lungo il ministro a Ca’ Farsetti venerdì sera, annuisce: «Il ministro ha accolto la nostra richiesta sulla comparazione di tutti i progetti alternativi. A questo punto occorre fare in fretta. Per evitare la solita inutile polemica se si deve difendere la città o i posti di lavoro». Accordo che non prevede fino a questo momento, la scelta di un progetto. Porto, Capitaneria e lo stesso ministero – per bocca del Magistrato alle Acque che ha avviato gli studi – hanno sempre detto di preferire il nuovo canale Contorta Sant’Angelo, proposto dall’Autorità portuale. Ma adesso tutti i progetti dovranno essere valutati dal punto di vista ambientale, economico e operativo. «Le compagnie potrebbero limitarsi volontariamente per il 2015», conferma il presidente del Porto Costa, «a patto che sia fatta una scelta in tempi rapidi delle alternative ».

Alberto Vitucci

 

Nuova Venezia – “Stop alle grandi navi da gennaio 2015″

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

22

mar

2014

LA LINEA DEL GOVERNO »PARLA IL MINISTRO LUPI

«Tar o non Tar, basta navi»

Il ministro Lupi: dal 2015 non si entra. Progetto in tre mesi

Il responsabile delle Infrastrutture: la strada era già stata decisa, andiamo avanti. Ricorso contro la sospensiva del Tar

«Tar o non Tar, confermo che dal primo gennaio 2015, le grandi navi di tonnellaggio superiore alle 96 mila tonnellate non passeranno più per il Bacino di San Marco e il canale della Giudecca. La decisione presa è stata già accettata con le compagnie di crociera, con le quali però abbiamo preso l’impegno che entro il maggio 2016 sarà pronto il percorso alternativo per il loro passaggio. E lo manterremo, entro 90 giorni il ministero dell’Ambiente compierà la Valutazione d’impatto ambientale sui sette progetti alternativi presentati al Ministero dei Lavori pubblici. E sceglieremo quello giudicato più idoneo». È deciso il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi che ieri a Ca’ Farsetti ha incontrato il sindaco Giorgio Orsoni facendo il punto sul problema delle grandi navi dopo la sentenza del Tar che ha bloccato l’ordinanza della Capitaneria di Porto che introduceva i limiti di tonnellaggio per il passaggio delle navi da crociera, accogliendo la richiesta della Venezia Terminal passeggeri.

«Il Governo farà ricorso al Consiglio di Stato contro quella decisione del Tar», ha detto Lupi, «ma ci eravamo dati degli impegni alla presidenza del Consiglio che vorremo mantenere. La strada che sarà individuata dovrà essere verificata e realizzata in termini di risorse e fattibilità per il 2016, speriamo nel maggio- giugno di quell’anno.

Mercoledì scorso ci siamo visti con il ministero dell’ambiente, prima addirittura della sospensiva del Tar, tanto per dire che questo era il percorso, e mercoledì prossimo ci ritroveremo con i ministri della Cultura e dell’Ambiente: in 90 giorni si farà la valutazione di impatto ambientale, secondo le procedure ordinarie. La Via ci dirà quale è la strada che può essere intrapresa».

Per introdurre il blocco del passaggio delle grandi navi a San Marco dal primo gennaio 2015», ha detto Lupi, «non serve nessun ulteriore provvedimento governativo. «Sono stati tutti presi», conferma, «tutti comunicati e programmati».

Non è mancato un’ ultimo cenno alla sospensiva del Tar. «Quando segui un percorso che è giusto nel metodo ogni tanto il governo, le istituzioni e la politica, sono forse avanti rispetto ai tribunali. L’importante è tenere fede a tempi e percorsi. Non servono né gli Adriano Celentano da una parte né i pasdaran dei crocieristi dall’altra».

I tempi stretti imposti alla realizzazione della via alternativa non tagliano fuori lo scavo del canale Contorta-Sant’Angelo, l’ipotesi sostenuta dal presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa, che però nella presentazione dell’intervento fatta circolare indicava in tre anni – due per i lavori – e uno per progettazione e iter burocratico – i tempi per la realizzazione dell’intervento. «Non mi risulta sia così», ha ribattuto il ministro, «perché ricordo che mi era stato detto che in 18 mesi l’intervento poteva essere fattibile. In ogni caso, dopo la Valutazione d’impatto ambientale che sarà fatta dal ministero dell’Ambiente, attiveremo la procedura della Legge obiettivo, non solo per accelerare i tempi ma anche per trovare i finanziamenti necessari alla realizzazione dell’opera, ma ricordo che anche le compagnie di crociera si sono dette disposte a contribuire, purché la via alternativa sia realizzata in tempi celeri ».

Soddisfatto anche il sindaco Giorgio Orsoni: «Dal ministro, che è persona seria, ho ottenuto le assicurazioni che aspettavo. Ci aspettiamo ora che gli impegni presi siano mantenuti».

In mattinata, prima di incontrare Lupi, Orsoni era stato più deciso nel chiedere al governo di rispettare gli impegni presi, ricordando anche la sua preferenza. «So di non avere grandi amici in questo», aveva dichiarato, «ma ho sempre detto che bisogna usare il buon senso e che l’unico modo e l’unica possibilità di far percorrere alle navi da crociera un altro percorso è quella dell’ingresso da Malamocco e la strada del canale delle navi, per farle arrivare a Marghera. Del resto, già ora, quando il canale della Giudecca non è percorribile, c’è sempre spazio per farle transitare ed arrivare a Marghera. Immagino che l’azione amministrativa sia sempre seria e reale, non facendo le cose per finta come quel che è successo negli ultimi tempi ha spinto a pensare. Mi aspetto che tutti gli attori della vicenda si comportino quindi in modo rapido responsabile».

Enrico Tantucci

 

Il progetto scelto entro 90 giorni

Sono sette i percorsi alternativi al vaglio del ministero dell’Ambiente

Sono sette i progetti alternativi inviati al ministero delle Infrastrutture dalla Capitaneria di Porto, con una relazione accompagnatoria che li valuta, con una predilezione espressa per lo scavo del canale Contorta-Sant’Angelo, che sarebbe quello più avanzato. Ma la decisione non spetterà alla Capitaneria ma – come ha detto ieri il ministro Lupi – al ministero dell’Ambiente che dovrà compiere la Valutazione d’impatto ambientale per misurarne gli effetti sull’ecosistema lagunare e scegliere il meno invasivo. Il tutto entro 90 giorni.

Dei sette progetti depositati, quattro riguardano il terminal alla bocca di porto di Lido. Come il progetto “Venice Cruise 2.0” di Cesare De Piccoli, firmato da Duferco Engineering e Consulting. Idea presentata già una decina di anni fa dall’ex viceministro ed ex vicesindaco, ai tempi delle alternative al Mose. Nuova stazione marittima galleggiante in bocca di porto di Lido, tra Punta Sabbioni e l’isola artificiale del Mose. Stesso luogo per altri tre progetti depositati. Come quello di Luciano Claut, architetto veneziano e assessore a Mira per il Movimento Cinquestelle. Qui le navi andrebbero attraccate in un struttura longitudinale davanti all’isola artificiale del Mose. Sempre in bocca di Lido è la stazione Marittima progettata dall’architetto Giovanni Fabbri, come quella di Stefano Boato e Maria Rosa Vittadini. Alle quattro alternative del Lido si aggiunge l’ipotesi Marghera. Caldeggiata dal Comune e da un gruppo di industriali, presentata dallo studio di architettura di Roberto D’Agostino. Ormeggi per le navi in canale Brentella, altri due nel canale industriale Ovest. Per far girare le navi è previsto lo scavo di una bretella davanti ai depositi dell’Agip. Anche in questo progetto si propone un uso alternativo dell’attuale Stazione Marittima, con realizzazione di strutture per i congressi e case. Infine, le due alternative più note. Sostenute dall’Autorità portuale e da Vtp. Il nuovo canale Contorta Sant’Angelo, profondo dieci metri e largo più di duecento, lungo sette chilometri, che dovrebbe collegare il canale dei Petroli alla Marittima. Infine il nuovo canale “tangenziale” dietro la Giudecca, idea del sottosegretario Enrico Zanetti, finanziatadaVtp.

 

Cantieri del Mose il ministro oggi sarà a Chioggia

Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi sarà oggi alle 15 a Chioggia – con il presidente della Regione Luca Zaia – per una visita al “Baby Mose” e ai cantieri del Mose alla bocca di porto di Chioggia. Siamo infatti alla vigilia dell’ultima fase dei lavori alla Bocca di porto che è appena iniziata con l’allagamento della “tura”: il bacino lato mare finora utilizzato per la fabbricazione dei cassoni sui quali alloggeranno le paratoie mobili. Tura che successivamente sarà destinata a porto rifugio. Questo appuntamento sarà anche l’occasione per visitare il Baby Mose in funzione. Il sistema integrato di paratoie gemelle – lunghe quasi 20 metri e larghe 3,5 metri – è collocato nel centro storico di Chioggia ed è attivato per isolare il canal Vena dalla laguna. Il Baby Mose, concluso nell’estate del 2012, ha dato dimostrazione dell’efficacia del sistema per contrastare il fenomeno dell’acqua alta e inoltre ha rappresentato un’opportunità di riqualificazione urbana e rialzo delle rive lungo tutto il perimetro della città. Nel 2013 il Baby Mose è stato attivato in 93 giorni per un totale di 115 chiusure. Questa mattina alle 10 il ministro Lupi sarà invece all’Holiday Inn di Marghera per partecipare al convegno “Porto, aeroporto e infrastrutture del Nordest”, presenti tra gli altri il presidente dell’Autorità Portuale Paolo Costa e della Save Enrico Marchi.

 

ORSONI    «Ho fiducia nel Governo Marghera resta preferibile»

L’INCONTRO Il ministro Maurizio Lupi accolto dal sindaco Giorgio Orsoni per mini vertice sulla questione grandi navi. Ha promesso pari dignità per tutte le alternative fatte pervenire al Gov

Lupi: dal 2015 nessuna nave oltre 96mila tonnellate passerà più per il Bacino

IL MINISTRO LUPI A VENEZIA – La promessa al sindaco: tutti i progetti saranno esaminati con pari dignità

«Tar o non Tar, il percorso verso l’estromissione delle grandi navi dal Bacino di San Marco va avanti e l’alternativa sarà realizzata entro maggio o giugno del 2016».      Quando è uscito dallo studio del sindaco Giorgio Orsoni, il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi ha mostrato di avere le idee molto chiare e, con una pacca sulla spalla, ha rassicurato il suo interlocutore sul fatto che non saranno fatti sconti a nessuno. Il fatto che la documentazione istruttoria dell’Autorità marittima arrivata a Roma propendesse per la soluzione prospettata dal Porto (il canale Contorta) non cambia le cose: la procedura di valutazione d’impatto ambientale avverrà per tutte e sette le alternative in soli 90 giorni. Quanto al Tar, il Governo ha già dato mandato all’Avvocatura dello Stato di impugnare l’ordinanza del Tar che sospende l’efficacia delle limitazioni per il 2014 e il blocco totale per gli scafi oltre le 96mila tonnellate per il 2015.      «Il Tar – ha aggiunto il ministro – è peraltro superato dagli impegni commerciali delle compagnie, che stanno vendendo i pacchetti 2015 per Venezia solo per navi più piccole».

Inutile dire che il primo cittadino è rimasto molto soddisfatto.
«Ho sempre avuto fiducia nel governo e nel ministro – commenta il sindaco – l’importante è risolvere in fretta questa situazione trovando alternative valide e realizzabili presto. So di non avere molti amici su questo fronte, ma l’unico modo per diminuire il traffico delle navi da subito a San Marco è passare per il canale dei Petroli e far arrivare momentaneamente le navi a Marghera. Questo giro si fa già quando il bacino è impraticabile».

Lupi ha spiegato poi che le priorità del Governo e del Paese sono sia la salvaguardia fisica della città, ma anche il rispetto degli impegni presi lo scorso anno con le compagnie armatrici.
Lupi ha poi chiarito un’altra cosa: niente Legge obiettivo, ma procedura ordinaria di Via per l’esame delle alternative. Il ricorso alla Legge obiettivo si farà per reperire le risorse, “anche se le compagnie di crociera hanno più volte manifestato l’intenzione di dare anche loro un contributo alla soluzione del problema”.

 

Celentano contro il Tar: miserabili

Su “Il Fatto” attacca duramente la sentenza, le “navi degli inchini” e la politica

«Nemici dell’arte e della cultura, carnefici della bellezza. Miserabili ». Adriano Celentano usa parole pesanti per commentare la sentenza del Tar che ha annullato i limiti ai passaggi delle grandi navi in canale della Giudecca.

E in un articolo pubblicato sul «Fatto» attacca il Tar, la politica e i sostenitori delle crociere in laguna. «Povera Venezia! Ha nemici su tutti i fronti», scrive il cantante, che già sulla questione era intervenuto più volte sui giornali e in tv e a sostegno del Comitato No Grandi Navi, «purtroppo dobbiamo riconoscerlo: le navi degli inchini sono davvero potenti. Non solo per le loro mostruose dimensioni in grado di scatenare tragedie come quelle dell’isola del Giglio. Ma soprattutto per la lunga e interminabile cortina di ferro alzata dal terribile silenzio della censura».

«Insomma, un filo spinato lungo chilometri ma invisibile, e proprio per questo ancora più pericoloso, poiché il suo reticolato è direttamente e saldamente piantato non nella terra, ma nell’animo di chi vuole uccidere l’arte della cultura. Unica e ultima spiaggia per capire chi siamo e da dove veniamo. Senza di lei non ci sarebbe più neanche il mare. E forse per questo Dio ha voluto che tre quarti della Terra fosse coperta dall’acqua.

«Uno spreco abnorme», avranno pensato i carnefici della bellezza. Tutta quell’acqua poteva essere tranquillamente edificabile. Pensate quanti grattacieli si potrebbero costruire sulla laguna di Venezia se non ci fosse l’acqua. E non è detto che non ci stiano pensando».

«Per ora dobbiamo accontentarci di quelli che galleggiano, alti 60 metri pari a un palazzo di 20 piani, in attesa che il governo darà l’ok per il prosciugamento delle acque. Ma la cosa che più di tutti mi ha colpito, leggendo alcuni giornali, è che i veri nemici di Venezia pare che siano proprio i veneziani. Ma com’è possibile? Non posso credere quindi, che per amore di “qualche skeo in più” vi si annebbi la vista e soprattutto la mente, a tal punto da non rendervi conto di quali bellezze siete circondati ».

«Ma il nemico più feroce è il Tar del Veneto. Che in modo ottuso e spregiudicato ha dato torto ai tanti oppositori dello scempio Veneziano. Le gigantesche imbarcazioni non solo, secondo il Tar, devono continuare a sfilare davanti al Palazzo Ducale ma«più le navi sono pesanti, e meglio è per Venezia e la grande sciagura stabilita da coloro che stanno tentando di assassinarla».

 

Orsoni: «Per fare presto non resta che Marghera»

Il sindaco insiste per l’alternativa in canale Brentella.

Casson e Puppato (Pd) interrogano il governo: «La decisione del Tar preoccupa, subito nuovi limiti»

«L’unica soluzione alternativa realizzabile in tempi brevi è quella di Marghera. Ne sono convinto e domani lo spiegherò al ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi». Il sindaco Giorgio Orsoni tira dritto. Respinge le accuse del Porto e del presidente Paolo Costa («Noi rispettiamo gli accordi, è lui che fa in modo che non si possano rispettare») e spinge perché il governo metta in campo l’alternativa da sempre sponsorizzata da Ca’ Farsetti.

«Una parte di Marghera si può attrezzare subito a terminal per le navi più grandi», dice il sindaco, «se si vuole si può fare tutto in tempi molto brevi, senza arrecare danno alla crocieristica ».

Il sindaco ieri a Roma ha incontrato dirigenti e responsabili del ministero per l’Ambiente e dei Beni culturali. Due dicasteri che a differenza delle Infrastrutture non hanno sposato l’ipotesi del nuovo canale, e si sono espressi per la riduzione dei passaggi delle navi e delle loro dimensioni.

«La questione va risolta al più presto», insiste Orsoni, «nel rispetto del lavoro e della città».

Il Tar ha sospeso l’ordinanza firmata dalla Capitaneria di porto, insieme all’Autorità portuale e Magistrato alle Acque, che in applicazione delle indicazioni del governo poneva limiti di passaggi per il 2014 (meno 12,5 per cento) e fissava per il 2015 il divieto di passaggio in Bacino alle navi al di sopra delle 96 mila tonnellate. Secondo i giudici amministrativi non sono stati però dimostrati i rischi che sarebbero alla base del provvedimento. E nemmeno illustrate le soluzioni alternative. Insomma, le limitazioni sono state assunte «in assenza dello specifico presupposto richiesto per la relativa adozione».

Secondo il Tar i provvedimenti sono viziati, «come del resto le direttive del ministero delle Infrastrutture da genericità e indeterminatezza ». Adesso si aspetta la sentenza di merito per il 12 giugno. Ma il giudizio del Tar, secondo gli esperti, è già in parte una risposta nel merito.

E ieri i senatori del Pd Felice Casson e Laura Puppato hanno presentato una nuova interrogazione urgente ai ministri delle Infrastrutture e dell’Ambiente.

«La decisione del Tar Veneto», scrivono, «lascia interdetti e molto preoccupati per le conseguenze che da essa possono derivare, e per i rischi a cui espone una città unica al mondo come Venezia». I due parlamentari ricordano come il Senato abbia approvato all’unanimità, il 6 febbraio scorso, un ordine del giorno in cui invita il governo a esaminare le alternative con un processo «trasparente e partecipato, in base alla compatibilità ambientale, la reversibilità, l’impatto economico, la sostenibilità nel lungo periodo». Casson e Puppato chiedono al governo di «intervenire con la massima sollecitudine per fissare i limiti per l’accesso delle navi in laguna, tutelando una città unica al mondo e garantendo l’occupazione».

Alberto Vitucci

 

Sono sette i progetti inviati a Roma

La Capitaneria li ha trasmessi ieri mattina. Riguardano il Lido (4), Marghera e i due nuovi canali al ministero delle Infrastrutture. Il “pacco” è stato spedito ieri mattina dall’ammiraglio Tiberio Piattelli, comandante della Capitaneria di porto, e adesso dovrà essere il governo ad avviare il confronto sulle ipotesi alternative. Sette, alla fine, i progetti veri e propri depositati. Quattro riguardano il nuovo terminal alla bocca di porto di Lido. Come il progetto «Venice Cruise 2.0» di Cesare De Piccoli, firmato da Duferco Engineering e Consulting. Idea presentata già una decina di anni fa dall’ex viceministro ed ex vicesindaco, ai tempi delle alternative al Mose. Nuova stazione marittima galleggiante in bocca di porto di Lido, tra Punta Sabbioni e l’isola artificiale del Mose. Stesso luogo identificato da altri tre progetti depositati. Come quello di Luciano Claut, architetto veneziano e assessore a Mira per il Movimento Cinque Stelle. Qui le navi andrebbero attraccate in un struttura longitudinale davanti all’isola artificiale del Mose. Quattro grandi navi potrebbero attraccare nella prima fase, sei nella seconda. Tempi relativamente brevi (un paio d’anni per le prime strutture). Nel progetto definitivo presentato anche gli approfondimenti sui vantaggi economici, con uno studio del professore di Ca’ Foscari, l’economista Giuseppe Tattara. E sul nuovo disegno urbanistico con lo studio del docente Iuav Carlo Giacomini. «Merci e passeggeri», dice Claut, «potrebbero arrivare al Lido con battelli più piccoli, non sarebbe un problema». Sempre in bocca di Lido è la stazione Marittima progettata dall’architetto Giovanni Fabbri, come quella di Stefano Boato e Maria Rosa Vittadini. Il vantaggio di queste proposte, dicono i proponenti, «sarebbe quello che le navi potrebbero arrivare a Venezia stando fuori dalla laguna, dove i fondali potrebbero essere ridotti. E nell’attuale Marittima si potrebbero creare nuovi posti di lavoro specializzati in congressi, yachting e navi di lusso di medie dimensioni». Alle quattro alternative del Lido si aggiunge l’ipotesi Marghera. Caldeggiata dal Comune e da un gruppo di industriali, presentata formalmente dallo studio di architettura di Roberto D’Agostino. Ormeggi per le navi in canale Brentella, altri due nel canale Industriale Ovest. per far girare le navi è previsto lo scavo di una bretella davanti ai depositi dell’Agip. Anche in questo progetto si propone un uso alternativo dell’attuale Stazione Marittima, con la realizzazione di strutture per i congressi e case oltre alla parte degli approdi per yacht. Infine, le due alternative più note. Sostenute dall’Autorità portuale e da Vtp. Il nuovo canale Contorta Sant’Angelo, profondo dieci metri e largo più di duecento, lungo sette chilometri, che dovrebbe collegare il canale dei Petroli alla Marittima. E infine il nuovo canale «tangenziale» dietro la Giudecca, idea dell’attuale sottosegretario Enrico Zanetti finanziata daVtp.

(a.v.)

 

davanti alla certosa

Fanghi sospetti in laguna, una segnalazione al Comune

Fanghi sospetti in laguna. L’enorme chiatta «Vittorio veneto » scarica da giorni con una grande gru fanghi provenienti dal canale di Tessera, dove sono in corso i lavori di approfondimento del canale a cura del Magistrato alle Acque. Una denuncia è stata inviata in Comune da alcuni aderenti all’associazione Ambiente Venezia, con tanto di foto allegate. Una segnalazione urgente è stata inviata all’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin da parte del consigliere del gruppo Misto Renzo Scarpa.

«Davanti all’isola della Certosa, tra il canale Ondello e il canale dei Marani», scrive Scarpa, «si stanno movimentando sedimenti a quanto pare in assenza di particolari cautele. I fanghi infatti finiscono in acqua, e questo preoccupa vista la loro provenienza, tratandosi di uno dei canali più trafficati della città».

All’assessore all’Ambiente Scarpa ha chiesto anche di verificare che tipo di lavori si stiano compiendo a fianco dell’isola di Sant’Andrea, dove è spuntato un grande cassero con palancole in ferro per contenere altri fanghi scavati. «Sono luoghi di alto valore ambientale », scrive Scarpa, «è necessario un intervento di controllo ».

(a.v.)

 

GRANDI NAVI – Non esistono studi super partes che certifichino il grado di pericolosità del passaggio dei grattacieli del mare all’interno della laguna, nè del grado di inquinamento in acqua piuttosto che nell’aria. Il Magistrato alle Acque avrebbe le competenze per farli.

IL DIRIGENTE  «Una valutazione delle alternative con Capitaneria e Autorità portuale»

«Siamo disponibili ad effettuare tutti gli approfondimenti che ci verranno commissionati dal Ministero ma per il momento l’input non è arrivato». Non esistono allo stato attuale studi “neutrali” sulla pericolosità o meno delle grandi navi a San Marco, ad esempio in relazione alla loro stazza e alla modalità di dislocazione della carena, alla sussistenza del rischio di inquinamento non solo dell’aria ma anche dell’acqua, al calcolo di probabilità di incidentalità e le conseguenze di un eventuale errore di rotta.

Studi che richiederebbero approfondite e accurate prove idrauliche che si potrebbero fare con il modello della laguna di Voltabarozzo, che è sempre stato il riferimento per tutti gli studi delle correnti della laguna e dell’impatto degli interventi di modifica ambientale.

In effetti il motivo per cui il Tar ha “congelato” il divieto di transito delle grandi navi in Bacino di San Marco sta proprio nell’insufficiente motivazione del decreto della Capitaneria di Porto in attuazione del Passera Clini che risale a due anni fa. Ovvero mancherebbero i presupposti tecnici per una disposizione legislativa dalle ripercussioni così pesanti per l’imprenditorialità privata.

I giudici hanno riscontrato la mancanza di uno studio fatto da un organo neutrale sulla pericolosità o meno delle navi a San Marco. O meglio, esistono dati solo su alcuni di questi aspetti forniti da Autorità portuale, esistono delle contro analisi dei Comitati No navi, ma manca un’istruttoria complessiva di ampio respiro da parte di un soggetto super partes.

Tutti elementi che un organo tecnico di salvaguardia lagunare come il Magistrato alle Acque avrebbe la competenza per affrontare, ma che non ha ancora fatto.

«Il nostro compito in questo periodo – sottolinea Riva – è stato quello di esaminare tutti i progetti alternativi al passaggio in bacino San Marco che sono stati presentati. Un lavoro non semplice, perchè le ipotesi si trovano a un diverso stadio progettuale e quindi sono difficilmente comparabili tra loro. Sono stati mesi di riunioni convulse, l’ultima proposta è arrivata l’altra sera. La nostra valutazione è sempre avvenuta in modo collegiale con la Capitaneria di Porto e con Autorità portuale. Ora i progetti sono stati trasmessi a Roma, accompagnati da un documento che abbiamo allegato in cui abbiamo fatto le nostre valutazioni. Non tanto di merito perchè era difficile farle, si tratta piuttosto di un inquadramento complessivo di ciascun progetto».

GRANDI NAVI »CONTO ALLA ROVESCIA

Il primo transito sarà della Msc Preziosa di 140 mila tonnellate, poi toccherà alla Costa Fascinosa

Previsti 21 passaggi fino al weekend di Pasqua. Il governo non trova ancora un’alternativa

Le primi navi da crociera – con la riapertura della bocca di porto del Lido, interdetta per tutto l’inverno e fino al 4 aprile per i lavori del Mose – faranno la comparsa già il primo aprile con la Serenissima, che attraccherà, però, a Porto Marghera, come vorrebbe avvenisse sempre il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni.

Ma è solo da sabato 5 aprile che torneranno a sfilare in Bacino di San Marco le Grandi navi, pienamente “riammesse” in laguna dalla sospensiva concessa dal Tar al ricorso presentato da Venezia Terminal Passeggeri contro i limiti di tonnellaggio imposti dal Governo e dall’ordinanza impegnata dalla Capitaneria di Porto. La prima, che giungerà in Marittima alle 8 del mattino – per ripartire alle 16.30 – sarà la Msc Preziosa, con le sue 140 mila tonnellate di stazza. Il 7 aprile, alla stessa ora, toccherà alla Costa Fascinosa, un altro “gigante” del mare” che sfilerà davanti a piazza San Marco con le sue 114.500 tonnellate. Previsti 21 transiti in Bacino fino alweekend di Pasqua. Tutto come prima, perché è crollato il fragilissimo impianto normativo che aveva previsto la riduzione del 12 per cento del traffico delle navi da crociera a Venezia e i limiti di tonnellaggio stabiliti per il 2015 dalla stessa Autorità portuale di Venezia, che vietavano l’ingresso dalla bocca di porto del Lido alle navi di stazza superiore alle 96 mila tonnellate. A legittimare il tutto, era stato un comunicato stampa del Governo e dei ministri competenti di Infrastrutture e Ambiente (sic!) e quindi un “dispaccio” del ministro Maurizio Lupi che aveva invitato la Capitaneria di Porto di Venezia a emettere un’ordinanza in merito. Neppure l’ombra di un decreto – come è stato per il Clini- Passera, che aveva stabilito l’estromissione delle grandi navi da San Marco non appena fosse stato individuato e realizzato un passaggio alternativo – e l’impianto (e l’ordinanza della Capitaneria) è caduto alla prima verifica giuridica, appunto quella del Tar, richiesta dalla Venezia Terminal Passeggeri. La stessa cosa dovrebbe avvenire per l’altra ordinanza della Capitaneria, quella che individua- su input del ministro Lupi – lo scavo del canale Contorta- Sant’Angelo come il progetto alternativo al passaggio delle grandi navi, da privilegiare. E il “mandante” in questo caso sarà lo stesso Comune di Venezia, che ha promosso il ricorso, con Orsoni che continua a chiedere al Ministero dell’Ambiente – che per ora tace – se lo scavo di quel canale sia ammissibile sul piano giuridico e ambientale. La palla è perciò tornata al Governo, e allo stesso Lupi con il nuovo collega dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che ribadendo il no programmatico, ma per ora solo virtuale, al passaggio delle grandi navi in Bacino di San Marco, promettono tempi rapidi per la scelta del progetto alternativo. Di ciò che potrà avvenire, riferiamo a parte. Ma intanto? In attesa che a giugno il Tar si pronunci nel merito dell’ordinanza, qualsiasi progetto alternativo per il passaggio delle navi da crociera verrà scelto – anche il meno impattante e più reversibile – impiegherà almeno un paio d’anni per arrivare in porto (è il caso di dirlo). Impensabile per il Governo – anche per non perdere la faccia su una vicenda che ha ormai un rilievo internazionale – non fare nulla nel frattempo, anche se la riduzione del 12,5 per cento dei passaggi delle Grandi navi da San Marco nel 2015 dovrebbe essere confermato nei fatti secondo Vtp – dal fatto che le compagnie di crociera si sono in parte già organizzate diversamente. Torna perciò a circolare l’idea – già propugnata dall’ex ministro dell’Ambiente Andrea Orlando – dell’adozione del numero chiuso.

Enrico Tantucci

 

la parola ai tecnici

Otto progetti al vaglio della Capitaneria

L’ultimo depositato ieri dal Comune di Mira. Gli elaborati saranno inviati al ministero

Otto progetti presentati alla Capitaneria di porto. Che ne aveva definiti degni di approfondimento soltanto due, il canale Contorta Sant’Angelo e la nuova via d’acqua dietro la Giudecca. Giochi che si riaprono, e sarà adesso il nuovo governo a stabilire le procedure per mettere a confronto, come deciso dal Senato, le diverse soluzioni progettuali.

Secondo l’ammiraglio comandante Tiberio Piattelli ci sono riserve di carattere tecnico nautico che fanno escludere soluzioni come quella di Marghera. Valutazioni espresse in una lettera inviata nell’ottobre scorso all’Autorità portuale al ministero. Ma adesso la volontà politica è quella di avviare un confronto «paritario », affidato a tecnici super partes, su quale sia la soluzione migliore. Quattro i progetti depositati fino al luglio scorso. Il «Contorta Sant’Angelo», presentato dall’Autorità portuale; la «Tangenziale lagunare», del deputato di Scelta civica Enrico Zanetti, elaborato dalla Venezia terminal passeggeri e diventato «Progetto preliminare Canal Grande Capacità Sud Giudecca»; il porto crociere alla bocca di Lido firmato da Cesare de Piccoli; e infine la Marittima nell’area dell’Italiana Coke di Marco Selmini. Quattro progetti di cui la Capitaneria ha scelto i primi due, inviandoli al Magistrato alle Acque per le valutazioni di competenza. Nell’autunno scorso sono stati presentati altri quattro piani-progetto. Uno firmato da Gino Gersich per l’accesso alla Marittima attraverso il canale Vittorio Emanuele, una proposta firmata dall’architetto Giovanni Fabbri che prevede l’ormeggio delle navi passeggeri al Lido. Infine, la proposta firmata dal portavoce del Comitato Silvio Testa di tenere le navi fuori dalla laguna, con ormeggi al Lido. Al Lido è anche la nuova stazione Marittima nel progetto di Luciano Claut, architetto, assessore all’Urbanistica del comune di Mira che e formalizzato ieri in Capitaneria a nome del Comune rivierasco – prevede la realizzazione di un sistema di ormeggi delle navi alla bocca di porto di Lido, davanti all’isola artificiale del Mose. La Capitaneria di Porto sta per spedire la sua relazione sui progetti al ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi.

 

«Ora troviamo un’altra soluzione»

Parla Endrizzi del M5S. I Verdi: perso tempo, subito a Marghera

Fioccano ancora i commenti alla decisione del Tar che ha stoppato l’ordinanza della Capitaneria di Porto sui limiti di tonnellaggio per il passaggio delle Grandi Navi in Bacino San Marco. Per il senatore Giovanni Endrizzi del Movimento Cinque Stelle ora urge rapidità nella realizzazione delle soluzioni alternative e la sentenza del Tar azzera definitivamente l’esito dell’incontro a Palazzo Chigi del 5 novembre 2013.

«Il Teorema Contorta+ Marghera+ Legge Obiettivo scrive – è stato già stoppato con l’Ordine del Giorno votato pressoché all’unanimità in Senato il 7 febbraio scorso. Esso impegna il Governo, con la stessa cogenza di una mozione, ad effettuare preliminarmente le valutazioni di VIA e VAS su tutte le soluzioni presentate, e indica espressamente i criteri di comparazione tra le soluzioni al fine di individuare la più compatibile, efficiente e rapida. Ora la sentenza del TAR cancella definitivamente il teorema. A questo punto il criterio della rapidità di realizzazione delle soluzioni alternative diventa ancor più pregnante».

«Con la sentenza del Tar che annulla l’ordinanza della Capitaneria di Porto di Venezia inapplicazione delle limitazioni “concordate” a Roma – scrivono anche i Verdi Ambiente e Società di Venezia – siamo tornati al punto di partenza.

Noi abbiamo sempre sostenuto, ben prima dell’incidente della Concordia, che in attesa di un grande progetto per la creazione di un avamporto in mare aperto per le Grandi Navi la soluzione a breve termine più praticabile fosse lo spostamento delle navi maggiori a Marghera attraverso il Canale dei Petroli senza lo scavo di ulteriori dannosissimi canali. Ora crediamo che se in questi due anni si fosse lavorato in questa direzione ora probabilmente le Grandi Navi sarebbero già a Marghera risolvendo in parte e provvisoriamente il problema nei suoi aspetti più pericolosi e dannosi. Nel frattempo il governo nazionale e le autorità locali avrebbero potuto iniziare un percorso di studi internazionale per un progetto che estrometta definitivamente le Grandi Navi dalla Laguna». E il presidente di Confcooperative Venezia Angelo Grasso. «Non vogliamo che le navi continuino a passare davanti a San Marco, ma prima di introdurre dei divieti va individuata l’alternativa a portare le crociere alla Marittima»

 

Mose, paratoie sotto esame dopo Lido tocca a Chioggia

Sabato arriva il ministro Lupi, visita ai cantieri e verifica del cronoprogramma

Secondo il Consorzio Venezia Nuova i lavori sono giunti all’80 per cento

Non solo grandi navi, ma anche Mose. Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi sarà sabato pomeriggio a Chioggia – insieme al presidente della Regione Luca Zaia – per una visita al Baby Mose già in funzione nel comune lagunare e alla bocca di porto di Chioggia, in fase di realizzazione. Un incontro che vedrà Lupi inevitabilmente tornare anche sulla questione del passaggio delle navi da crociera in bacino di San Marco dopo la sentenza del Tar, incontrando anche il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni. Ma l’incontro di sabato a Chioggia vedrà al centro un altro importante tassello nel percorso del completamento lavori del sistema Mose. Siamo infatti alla vigilia dell’ultima fase dei lavori alla Bocca di porto di Chioggia che è appena iniziata con l’allagamento della “tura”: il bacino lato mare finora utilizzato per la fabbricazione dei cassoni sui quali alloggeranno le paratoie mobili. Tura che successivamente sarà destinata a porto rifugio. L’allagamento del bacino consentirà il galleggiamento dei cassoni e il loro traino in mare fino al punto stabilito nel canale della bocca di Chioggia. In occasione della fase di allagamento, che complessivamente durerà circa 20 giorni, viene organizzata per la stampa e le autorità nazionali e locali una visita tecnica al cantiere, ultima prima della riapertura e della posa definitiva dei cassoni in mare. Questo appuntamento sarà anche l’occasione per visitare il Baby Mose in funzione. Il sistema integrato di paratoie gemelle – lunghe quasi 20 metri e larghe 3,5 metri – è collocato nel centro storico di Chioggia ed è attivato per isolare il canal Vena dalla laguna. Il Baby Mose, concluso nell’estate del 2012, ha dato dimostrazione dell’efficacia del sistema per contrastare il fenomeno dell’acqua alta e inoltre ha rappresentato un’opportunità di riqualificazione urbana e rialzo delle rive lungo tutto il perimetro della città. Nel 2013 il Baby Mose è stato attivato in 93 giorni per un totale di 115 chiusure.

Secondo il Consorzio Venezia Nuova i lavori sono giunti all’80 per cento del loro avanzamento. Posati i cassoni nella bocca di Lido e di Treporti – qui vista la larghezza di 900 metri del varco le dighe sono divise in due schiere da 19 e 20 paratoie, collegate al centro alla nuova isola artificiale del bacàn – in fase avanzata l’operazione anche a Malamocco. Adesso tocca appunto a Chioggia. E come successo un anno fa a Treporti i pesanti cassoni saranno fatti galleggiare e poi sistemati sul fondo. I lavori continuano a pieno ritmo anche a Malamocco e Lido. A Malamocco quasi ultimata la nuova conca di navigazione, voluta nel 2003 dalla giunta Costa e dal consiglio comunale per far passare le grandi navi in caso di chiusura delle barriere. Ma dieci anni dopo, la conca è già inadeguata a contenere le navi di ultima generazione. Tanto che il Porto aveva chiesto di modificarla, presentando adesso il progetto del nuovo off shore per ospitare le grandi portacontainer.

 

Contorta Sant’Angelo alla prova del Tar

Sull’ipotesi supportata da Costa pende il ricorso del Comune. Si riapre il confronto tra le varie proposte

E adesso unvero confronto sui progetti alternativi al passaggio delle Grandi Navi in Bacino di San Marco per la soluzione definitiva – e in tempi rapidi – del problema. È quello che, a parole – a cominciare dai ministri Lupi e Galletti – sembrano chiedere tutti dopo lo stop all’ordinanza della Capitaneria di Porto sui limiti di tonnellaggio per il passaggio delle grandi navi che riporta la situazione al punto di partenza. Ma è questo il nodo su cui il Governo dovrà prendere posizione, perché certamente non potrà basterà l’agile relazione che la Capitaneria di Porto – senza averne le competenze specifiche – farà sulla fattibilità degli otto progetti presentati a esaurire la discussione. Anche perché il più “sponsorizzato”, lo scavo del canale Contorta-Sant’Angelo proposto dal presidente dell’Autorità Portuale Paolo Costa e “benedetto” anche dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi incontra più di un problema. Il ricorso al Tar contro la sua “prelazione” sancita da un’ordinanza della Capitaneria di Porto su mandato di Lupi e presentato dal Comune di Venezia rischia di portarlo allo stesso livello degli altri e lo stesso sindaco Giorgio Orsoni chiede con insistenza al Ministero dell’Ambiente se quel progetto possa essere realizzato senza una Valutazione d’impatto ambientale e senza tra l’altro un nuovo piano portuale che lo renda possibile.

Sul tavolo dei ministri competenti – Ambiente e Beni Culturali, prima ancora che Infrastrutture – e anche all’attenzione della Presidenza del Consiglio c’è una proposta presentata da esperti del settore che chiede la costituzione di tre gruppi di lavoro che esaminino rapidamente, ma in modo approfondito, tutti i progetti proposti, valutando l’impatto ambientale, quello economico, i tempi e i costi.

La corsia preferenziale della Legge Obiettivo – pensata soprattutto per il Contorta-Sant’Angelo – è stata fermata qualche tempo fa dal voto del Senato che ha chiesto, appunto, un reale confronto sui progetti alternativi. Ora, come per i limiti di tonnellaggio “cassati” dal Tar tutto torna in gioco e la responsabilità è tutta sulle spalle del Governo che dovrà decidere come stabilire in modo certo e trasparente, qual è la soluzione migliore e più conveniente per tutti, per estromettere le grandi navi dal passaggio in Bacino di San Marco.

 

Bagno di protesta, multe revocate

Il giudice respinge la richiesta del pm: il procedimento resta aperto solo perTommasoCacciari

VENEZIA- Il presidente dei giudici delle indagini preliminari Giuliana Galasso ha rimandato al pubblico ministero Laura Cameli i decreti penali che la rappresentante dell’accusa aveva chiesto di emettere nei confronti dei 38 “nuotatori” no Grandi navi che la Digos aveva identificato durante la manifestazione del 21 settembre dello scorso anno nel canale della Giudecca. Il magistrato sostiene che la comunicazione firmata dal questore delle prescrizioni per l’ordine pubblico da mantenere per quella manifestazione era stato consegnato nelle mani di Tommaso Cacciari, colui che aveva informato le autorità alcuni giorni prima del luogo e dell’ora in cui si sarebbe tenuto il presidio, quello alle Zattere. La giudice Galasso ricorda che la notifica a Cacciari sarebbe stata fatta poco dopo mezzogiorno del 21 settembre, insomma due ore prima dell’inizio del presidio anti grandi navi, e sostiene che nessuno dei manifestanti, presumibilmente, era a conoscenza delle prescrizioni se non l’unico che le aveva ricevute, cioè Cacciari. Per questo ha respinto la richiesta del pubblico ministero, che ora si appresta a mandare in archivio l’accusa di non aver osservato le disposizioni dell’autorità di polizia. La rappresentante della Procura, però, sembra intenzionata ad archiviare la posizione di 37 dei 38 indagati: per il pubblico ministero Cameli, Tommaso Cacciari era a conoscenza delle prescrizioni e non le avrebbe rispettate, visto che è uno di coloro accusato di essersi tuffato nelle acque del canale della Giudecca per ritardare la partenza delle numerose navi da crociera che quel giorno dovevano salpare dalla Marittima. Il decreto penale prevedeva per la sua estinzione il pagamento di una cifra di duemila euro per ognuno di coloro che era stato identificato come “nuotatore”. Sulla riva delle Zattere, invece, quel giorno c’erano centinaia di manifestanti che non hanno violato alcuna norma, come del resto coloro che si trovavano a bordo di numerose imbarcazioni, che non hanno comportato alcun pericolo per la navigazione di natanti grandi e piccoli. Stando alle accuse, invece, la cinquantina di giovani e meno giovani che si sono lanciati in acqua e che ci sono rimasti per più di un’ora, nonostante la temperatura piuttosto rigida, la navigazione l’avrebbero messa in qualche modo in pericolo. Oltre al provvedimento penale prosegue l’iter del procedimento amministrativo: i 38 identificati grazie ai video girati dai poliziotti della Digos, infatti, sono stati raggiunti anche da una contravvenzione amministrativa che li accusa di aver violato il divieto di balneazione presente in tutti i canali navigabili. I loro legali, gli avvocati Margherita Salzer e Piero Pozzan, hanno già presentato opposizione e a decidere dovrà essere prossimamente il giudice di pace di Venezia. Per quel bagno fuori stagione nell’ambito di una manifestazione colorata e del tutto pacifica rischia, dunque, di costare parecchio in termini di denaro, tanto che i rappresentanti dei centri sociali hanno lanciato un appello per raccogliere fondi e pagare le multe.

Giorgio Cecchetti

 

le altre contestazioni

Blitz a Tessera, corteo in Bacino

Numerose e fantasiose negli ultimi due anni le proteste di coloro che si battono perché le grandi navi da crociera non passino più per il bacino San Marco e il canale della Giudecca. Proteste che sono costate multe salate ma anche procedimenti penali per la maggior parte ancora in corso. I guai maggiori sono derivati dalle proteste che si sono sviluppate in acqua. C’è stato, nella stessa giornata della nuotata, la «visita» alla sala di accoglienza dei croceristi all’aeroporto Marco Polo, quando un centinaio di giovani dei Centro sociali hanno portato sulla strada i mobili della stanza ed hanno riempito di scritte i vetri della sala. Alcuni mesi fa c’era stata la manifestazione in barca in bacino San Marco sotto la prua di una delle grandi navi di passaggio con l’elicottero della Polizia sopra le teste dei manifestanti e, infine, il corteo, anche quello acqueo, lungo il Canal grande, manifestazione che il prefetto aveva vietato.

 

Gazzettino – Venezia. Grandi navi e laguna

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

20

mar

2014

LA SCADENZA – Oggi la Capitaneria trasmetterà a Roma tutti gli elaborati

LE DUE IPOTESI – Dapprima (A) il pontile galleggiante potrebbe essere autonomo, poi (B) collegato all’isola del Mose

LE ALTERNATIVE – Definiti i progetti da mandare al ministero: ecco quali sono

Mira: «Crociere alle dighe del Mose»

In “zona Cesarini” la proposta del Comune rivierasco: «Pontile galleggiante di 600 metri»

Sul filo di lana, nell’ultimo giorno utile, è stato presentato ieri alla Capitaneria di porto l’ennesimo progetto alternativo (o «ipotesi progettuale», secondo la definizione dell’ammiraglio Tiberio Piattelli della Capitaneria di Porto) al transito delle grandi navi in Bacino San Marco. La documentazione, insieme a tutti gli altri elaborati pervenuti, sarà trasmessa a Roma. L’obiettivo richiesto dall’ordine del giorno approvato dal Senato è quello di avviare l’istruttoria per l’esame dei progetti e la Valutazione di Impatto ambientale (Via) e strategica (Vas) entro 90 giorni.

E in “zona Cesarini” è sceso ufficialmente in campo il Comune di Mira, con un prodotto dell’assessorato all’Urbanistica retto dal 5Stelle Luciano Claut in via di ulteriore perfezionamento che annovera nomi altisonanti tra le collaborazioni, per la maggior parte volontarie.

L’ingegner Vincenzo Di Tella, ex Tecnomare, storico antagonista del Mose ed esperto nella progettazione di porti off shore, ha fornito il contributo per la parte ingegneristica, un pool di docenti Iuav tra cui Carlo Giacomini si è occupato della valutazione di impatto ambientale, l’aspetto economico legato alla diversa ubicazione della portualità è stato affrontato dal professor Giuseppe Tattara di Ca’ Foscari, che ha puntato sulla Marittima e su Tessera come “retroporti logistici”.

«Un progetto che rispetta tutti i requisiti richiesti dal Senato, come la reversibilità e la gradualità» spiega l’assessore Claut, soddisfatto del risultato finale. Nel senso che se un domani fossero disponibili altre tecnologie l’intera struttura potrebbe essere smontata completamente e riutilizzata altrove.

«Un gioiello di tecnologia marittima a costi contenuti e totalmente reversibile, rapidissima da realizzare che offre un messaggio di speranza nella caotica empasse in cui versa la querelle crocieristica veneziana sotto gli occhi di tutto il mondo» conclude Claut.

Di Tella ha ipotizzato un innovativo sistema di moduli galleggianti collegati da cerniere, fissati al fondo con semplici ancore di nuova generazione. Un pontile galleggiante di 600 metri che potrà funzionare autonomamemente e collegarsi in un secondo momento all’isola del Mose in modo da garantire la funzionalità portuale anche con il Mose chiuso.

Insomma, se fino a qualche mese fa pareva che l’unica soluzione fosse lo scavo del Canale Contorta – progetto già in dirittura d’arrivo poche settimane dopo la tragedia del Giglio e le successive polemiche – ora le ipotesi si sono moltiplicate.

Accanto all’idea “Mira”, infatti, pochi giorni fa è stata data notizia del raggiungimento dello “status” di progetto preliminare di quella che fino a poco prima era solo l’ipotesi progettuale di Cesare De Piccoli. L’ex viceministro è “gemellato” con un colosso della produzione dell’acciaio che crede nella possibilità di costruire un molo per le navi anche questo all’interno della bocca di porto del Lido.

C’è poi lo studio presentato dall’ex assessore all’Urbanistica del Comune di Venezia Roberto D’Agostino, che prevede una nuova stazione Marittima sul canale Brentelle e sul canale Industriale ovest a Marghera. Lavori da realizzare in tre fasi, con la realizzazione di due attracchi per grandi navi in tempi rapidi, altre tre entro tre anni. Il progetto prevede anche la realizzazione in quelle aree – in parte da bonificare – di 800 alloggi in social housing e di nuovi collegamenti con il Porto e la Marittima. D’Agostino punta anche al recupero della Marittima per il traffico degli yacht e delle nuove crociere su navi medio piccole. Anche se proprio nei giorni scorsi l’Eni ha ottenuto per altri 20 anni la concessione dell’area dell’ex raffineria.

C’è poi il progetto finanziato da Vtp e che porta il nome del sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti che prevede una nuova grande “tangenziale” tra la Giudecca e le isole di Sacca Sessola e San Clemente. Infine quello di un pensionato veneziano, Gino Gersich, che ha voluto mettere a disposizione la propria esperienza.

Raffaella Vittadello

 

AMBIENTALISTI «C’è il rischio che i ministri Lupi e Galletti siano già d’accordo»

Italia Nostra: «No alla legge Obiettivo»

«Ora dobbiamo dire no alla Legge Obiettivo. Perchè ci stiamo accorgendo sempre più che i due ministri, come lo hanno fatto capire bene nella loro nota congiunta, hanno già deciso, ma attendono il momento giusto per comunicarlo».

Lidia Fersuoch, presidente di Italia Nostra mette le mani avanti. E lancia la propria denuncia: «Leggo con grande preoccupazione quanto dicono i ministri – dice – e temiamo fortemente che a livello romano si siano già messi d’accordo. E invece ha fatto bene il Tar a mettere uno stop e a ritornare al decreto Clini-Passera che al suo centro la necessità di difendere l’intero habitat lagunare».

Lidia Fersuoch, pur riconoscendo e difendendo anche le posizioni più estremiste all’interno di Italia Nostra sottolinea come la battaglia debba essere ancora più efficace perchè ora siamo in assenza di veri e propri progetti sui quali discutere.

«La posizione del Comitato No Grandi Navi ci è sembrata ragionevole, ma prima di tutto, proprio partendo da questo decreto, occorre favorire un tavolo tecnico che tenga conto delle necessità e degli interessi di tutti: conservare l’occupazione; tutelare l’ambiente, garantire la sicurezza della salute e difendere l’occupazione. E per farlo occorre un tavolo tecnico per affrontare queste questioni. Tutte le “ipotesi di progetto” fin qui presentate non rispondono a questi criteri perchè vanno a distruggere un’ecosistema come quello lagunare. Fino non è stato fatto nulla, e si perso solo un sacco di tempo prezioso. Se lasciamo fare ai ministri, approfittando della Legge Obiettivo, allora vuol dire che si è deciso di scegliere senza voler capire».

 

Tuffo in canale della Giudecca, accuse in archivio

Non c’è prova che sapessero del divieto imposto dal questore per vietare, lo scorso 21 settembre, ogni manifestazione in acqua contro il passaggio delle grandi navi lungo il canale della Giudecca. È con questa motivazione che il giudice per le indagini preliminari Giuliana Galasso ha rigettato la richiesta di emissione di decreto penale di condanna chiesto dalla Procura nei confronti di 32 componenti del Comitato No grandi navi che in quel pomeriggio di inizio autunno si tuffarono in acqua per protesta. Il gip ha rilevato che l’ordine del questore – giustificato con motivi di sicurezza della navigazione – fu notificato appena due ore prima della manifestazione e vi è prova che lo abbia ricevuto soltanto Tommaso Cacciari. Di conseguenza ha restituito gli atti alla Procura, la quale ha già chiesto l’archiviazione per tutti. Con molte probabilità soltanto per Cacciari sarà chiesta l’emissione di un nuovo decreto penale di condanna che dovrebbe ammontare a poco meno di mille euro.

Per il tuffo del 21 settembre, oltre all’inchiesta penale, i manifestati No grandi navi sono stati anche multati in sede amministrativa – poco più di 100 euro ciascuno – per aver violato il regolamento che vieta di fare bagni nei canali cittadini.

 

DAL 4 APRILE POTRANNO ATTRAVERSARE IL BACINO

Dal 4 aprile potranno tornare le grandi navi nel bacino di San Marco. È il primo effetto della sospensiva del Tar anche se, come precisa Venice Terminal Passeggeri, le compagnie si sono già organizzate diversamente, con altri itinerari. I ministri Lupi e Galletti, comunque, ribadiscono: «Le grandi navi non devono passare da San Marco».

DOPO LA SOSPENSIVA DEL TAR »APPELLI E POLEMICHE

Lupi e Galletti: «No alle navi in Bacino»

I ministri: la sospensiva non cambia la scelta del governo, si acceleri soluzione definitiva. Realacci: Parlamento pronto

Grandi navi, il governo, chiamato in causa, risponde. «Le grandi navi non devono passare per il canale della Giudecca e nel Bacino di San Marco». A dirlo, con una nota congiunta, ieri sera sono stati i ministri delle Infrastrutture e dell’Ambiente, Maurizio Lupi e Gian Luca Galletti. «Il governo conferma la sua determinazione nell’applicazione del decreto che vieta il passaggio delle navi con stazza superiore alle 40mila tonnellate nei canali di Venezia. La sospensiva cautelare del Tar dell’ordinanza della Capitaneria di porto che limitava già per il 2014 il numero dei transiti delle grandi navi, in attesa del pronunciamento di merito di giugno, non cambia la decisione», dicono i due ministri, «semmai costringe tutti gli enti coinvolti (governo, regione, comune, autorità portuale) ad accelerare nella definizione della soluzione definitiva del problema, indicando il percorso alternativo, nel rispetto della tutela ambientale della laguna e del contributo all’economia di Venezia e del Veneto costituito dal turismo crocieristico».

Il giorno dopo il clamoroso stop del Tar – con l’accoglimento della sospensiva del ricorso contro i limiti di tonnellaggio delle navi da crociera in Bacino di San Marco, presentato da Venezia Terminal Passeggeri e che riporta la situazione esattamente al punto di partenza – tutta la pressione ieri si era spostata su Palazzo Chigi e sul Parlamento, con la richiesta di azioni urgenti. La decisione del Tar Veneto sospende fino all’udienza di merito prevista per il 12 giugno 2014 la riduzione del 12 per cento del traffico delle navi da crociera a Venezia e mette in mora anche i limiti di tonnellaggio stabiliti per il 2015 dalla stessa Autorità portuale di Venezia, che vietavano l’ingresso dalla bocca di porto del Lido alle navi di stazza superiore alle 96 mila tonnellate. Salve però le misure compensative già in vigore come il passaggio delle grandi navi in bacino solo all’alba o al tramonto e la riduzione dei limiti di velocità.

«Non avevamo impugnato questa parte dell’ordinanza – spiega il presidente della Vtp Sandro Trevisanato – che sostanzialmente condividiamo e anche la riduzione dei passaggi delle navi da crociera del 12,5 per cento per l’anno in corso prevista dall’ordinanza, di fatto, rimarrà, perché ormai le compagnie di crociera si sono già organizzate diversamente. Speriamo ora nella rapida apertura di un tavolo di confronto con il governo e i soggetti interessati per trovare, rapidamente, una soluzione tranquillizzante anche per i prossimi anni».

Dal 4 aprile – conclusi i lavori del Mose alla bocca di porto di Lido – riprenderanno i passaggi in laguna delle grandi navi da crociera.

«C’è la disponibilità del Parlamento a sostenere eventuali iniziative del governo per mettere al riparo un patrimonio come il bacino di San Marco e il canale della Giudecca dai pericoli derivanti dal passaggio delle grandi navi», ha detto il presidente della commissione Ambiente, Ermete Realacci.

E il sindaco Giorgio Orsoni: «Il governo e l’Autorità portuale», dichiara, «devono pensare agli interessi della città, non a una minoranza dell’azionariato che gestisce il porto. Non credo che la soluzione si possa trovare per via giudiziaria, è solo una questione di intelligenza da una parte e buon senso dall’altra. Il provvedimento della Capitaneria era fragile e non mi stupisce la decisione del Tar di Venezia. Il problema va gestito sul fronte politico da una parte e amministrativo dall’altra, con l’amministrazione di Venezia che si opporrà sempre al passaggio delle grandi navi davanti a San Marco».

Enrico Tantucci

 

parla massimo cacciari

«Folle scavare un altro canale l’alternativa è Marghera»

Aspettiamo la sentenza di merito per capire le motivazioni Poi dovrà essere il governo a decidere

Anche il Porto dipende dal Ministero

Le grandi navi? A Marghera. È questa secondo l’ex sindaco Massimo Cacciari la soluzione «più ragionevole» per risolvere il problema della croceristica in laguna. «A Marghera», dice, «ci sono gli spazi e le banchine, i lavori per un nuovo terminal si potrebbero fare presto e con poca spesa. Una grande occasione di sviluppo che salverebbe la portualità e farebbe da volano allo sviluppo dell’intera area industriale».

Marghera, la stessa idea che porta avanti l’attuale sindaco Giorgio Orsoni. Stazione Marittima per le navi troppo grandi in canale Brentelle e in canale Industriale Ovest. Ma il Porto non ci sente. «Tecnicamente impossibile », taglia corto l’Autorità portuale . Il Porto insiste invece sull’idea di scavare il nuovo Canale Contorta- Sant’Angelo in mezzo alla laguna. Per collegare così il canale dei Petroli all’attuale Marittima e far entrare le navi dalla bocca di porto di Malamocco. «Scavare un nuovo canale sarebbe una follia», dice Cacciari, «si spenderebbero un sacco di soldi per danneggiare la laguna. A quel punto converrebbe tenersi le navi dove sono ». Dopo la sospensiva del Tar che ha annullato ogni limite ai passaggi le navi per ora restano dove sono. Anche se il loro transito è interrotto fino ad aprile per via dei lavori delMose alla bocca di lido.

«Che fare adesso? Prima di tutto aspettare la sentenza di merito», continua l’ex sindaco, «per capire le motivazioni dell’eventuale diniego. Poi darsi da fare per mettere a punto finalmente la soluzione alternativa ».

A chi spetta di trovare soluzioni? «Al governo, mi pare evidente », continua Cacciari, «è il governo che deve intervenire in modo risolutivo.Come hanno fatto per il Mose, alla fine hanno deciso loro, no? Non possono lasciare la patata in mano al Comune o alla Capitaneria di porto».

Ma il dialogo è sempre più difficile. Le alternative Progettuali alle grandi navi a San Marco sono almeno otto già depositate in attesa di essere esaminate il Fronte del porto insiste per il nuovo canale, il Comune per Marghera, altri soggetti (Comitati, Grillini, De Piccoli) per il nuovo terminal fuori dalla laguna. Difficile il dialogo e la ricerca di soluzioni con questo clima.

«Difficile ma, ripeto, è il governo che adesso deve prendere l’iniziativa e fare scelte definitive, naturalmente dopo aver sentito tutti i soggetti interessati e gli organismi tecnici e scientifici. Anche il Porto, se non sbaglio dipende dal ministero delle Infrastrutture. E si dovrà adeguare alla scelta politica ».

Alberto Vitucci

 

ALTRE REAZIONI  «Hanno ragione i giudici, ordinanza infondata»

Il Comitato “No Grandi Navi” difende la decisione. Chisso: adesso basta reazioni isteriche

Molte anche ieri le reazioni alla sentenza del Tar che ripristina il passaggio integrale delle grandi navi.

Per l’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso «la decisione del Tar non deve alimentare ancora di più azioni isteriche nei confronti di un’attività che resta importante per l’economia della città e non solo. Bisogna che la politica, le amministrazioni, gli enti, tutti assieme trovino una soluzione condivisa».

«I giudici hanno perfettamente ragione – commenta il Comitato NO Grandi Navi – le decisioni del Governo e le ordinanze della Capitaneria non hanno fondamento, e per questo anche il Comitato vi si è opposto con un ricorso alla Commissione Europea, non potendo adire al Tar per mancanza di personalità giuridica. Siamo contenti perché il bluff del Governo è stato cancellato e ora si può tornare ad affrontare il problema delle grandi navi, ma partendo dai dati, come vogliono i giudici del Tar. E se si tengono presenti tutte le criticità connesse al crocierismo – rischio di incidenti, gravissimo inquinamento, erosione di rive e fondali, stress turistico – la soluzione non può essere che una: le navi incompatibili devono ormeggiare fuori dalla laguna nel terminal crocieristico al di fuori delle bocche di porto».

Per Legambiente «ora il Governo deve accelerare per individuare soluzioni alternative e prendere provvedimenti immediati per il bene della città e dell’ecosistema lagunare. È necessario «ripianificare l’attività portuale di Venezia e spostare l’home port a Marghera, lontano dal fragile cuore della città, riqualificando l’area industriale dimessa di Marghera».

GRANDI NAVI / ASSE LUPI-GALLETTI

LA BOCCIATURA DEL TAR – Pesanti rilievi sull’ordinanza che fissava i limiti in Bacino

CAPITANERIA DI PORTO – Il testo non era sostenuto da adeguata istruttoria

GLI ALTRI – Udc: «Si lavori a vie alternative»

Le Coop: «Era una scelta miope»

L’AMMIRAGLIO PIATTELLI  «Consegneremo il materiale al ministero che deciderà»

I ministri: «No al passaggio a S. Marco»

Lupi (Trasporti) e Galletti (Ambiente): «La sospensiva costringe tutti ad accelerare per una soluzione alternativa»

«Le grandi navi non devono passare per il canale della Giudecca e nel Bacino di San Marco». La linea del Governo è confermata in una dichiarazione congiunta il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, e dell’Ambiente Gianluca Galletti, all’indomani del provvedimento del Tar che sospende il decreto interministeriale sullo stop al passaggio delle navi con stazza superiore alle 40mila tonnellate nei canali di Venezia. La sospensiva cautelare del Tar dell’ordinanza della Capitaneria di porto, spiegano, non cambia la decisione, «semmai costringe tutti gli enti coinvolti ad accelerare nella definizione della soluzione definitiva del problema, indicando il percorso alternativo».

Eppure il Tar l’ha messa giù in maniera tosta: “Le misure in esame si pongono conseguentemente in contrasto con lo specifico principio di gradualità (…) in base al quale l’interdizione del transito può essere consentita solo a partire dal momento dell’effettiva disponibilità di una via alternativa. (…) L’ordinanza della Capitaneria di Porto non appare sostenuta da un’adeguata attività istruttoria preliminare».

Ammiraglio Tiberio Piattelli, sulle grandi navi si ricomincia da zero?
«No. Ripartiamo dal decreto Clini-Passera, quello che era stato emanato dal governo Monti. Il Tar lo ha detto ed esposto chiaramente: non ci sono alternative al momento attuale».

Ma come? Sul tavolo non c’erano i progetti del Sant’Angelo-Contorta; di Marghera; del passaggio dietro la Giudecca. E poi il piano per una stazione Marittima alla bocca di porto del Lido?
«Andiamoci piano. Non si tratta di progetti. È meglio parlare di “ipotesi progettuali” ancora tutte al vaglio. Si tratta di abbondante materiale, molto significativo che tra oggi e domani, invieremo al Ministero delle Infrastrutture che è e rimane il nostro referente. Poi vedremo quali indicazioni arriveranno da Roma».

Intanto però il Tar ha affondato le norme della Capitaneria dopo l’incontro interministeriale di novembre…
«Li ha annullati perchè ha ritenuto quei provvedimenti non motivati. E quindi, con buona pace di tutti, torniamo indietro al decreti Clini-Passera».

Quindi siamo ancora ai nastri di partenza, nessuno ha scelto nulla.
«Manderemo tutte le “ipotesi di progetto” a Roma, corredate dalla relazioni sullo stato delle singole proposte. Poi ci sarà chi dovrà vagliarle e solo a quel punto, arriveremo ad una sorta di dispositivo».

E quanto tempo potrà passare?
«Non possiamo stabilirlo noi. Noi non siamo un organo politico. Peraltro la Capitaneria di Porto è organo tecnico e ci occupiamo di questioni meramente marittime e/o nautiche. Per il resto non siamo competenti».

Insomma, un lavoro in progressione
«Esattamente. Di certo è una situazione anomala. Noi abbiamo fatto quello che allora ci venne chiesto dopo essere stato sancito a livello ministeriale. Non spetta a noi dare delle risposte».

 

COMITATO NO NAVI    «Il Tar ha avuto piena ragione. Svelato il bluff del Governo»

Dopo l’ordinanza del Tar scende in campo anche il Comitato No Grandi Navi: «I giudici hanno perfettamente ragione, le decisioni del Governo e le ordinanze della Capitaneria non hanno fondamento, e per questo anche il Comitato NO Grandi Navi vi si è opposto con un ricorso alla Commissione Europea, non potendo adire al Tar per mancanza di personalità giuridica. Siamo contenti perché il bluff del Governo è stato cancellato e ora si può tornare ad affrontare il problema delle grandi navi, ma partendo dai dati, come vogliono i giudici del Tar. E se si tengono presenti tutte le criticità connesse al crocerismo – rischio di incidenti, gravissimo inquinamento, erosione di rive e fondali, stress turistico – la soluzione non può essere che una: le navi incompatibili devono ormeggiare fuori dalla laguna».

 

Orsoni: «Il Governo pensi alla città e non alle minoranze del Porto»

La decisione del Tar, com’era prevedibile, ha avuto una grandissima eco e ha suscitato una ridda di reazioni a tutti i livelli.
Il sindaco Giorgio Orsoni puntualizza le propria posizione intervenendo a Mestre sulla vicenda. «Il Governo e l’Autorità portuale devono pensare agli interessi della città e dei suoi cittadini non ad una minoranza dell’azionariato che gestisce il porto. Non credo che la soluzione del problema si possa trovare per via giudiziaria, è solo una questione di intelligenza da una parte e buon senso dall’altra. Il problema va gestito sul fronte politico da una parte ed amministrativo dall’altra, con il Comune che si opporrà sempre e comunque al passaggio delle cosiddette grandi navi davanti a San Marco».

Dal canto suo, l’Udc con Simone Venturini chiarisce la sua posizione contestando chi, nei giorni scorsi, ha parlato di scontro tra maggioranze e minoranze. «Invece di lanciare invettive o rivendicare immediati divieti, la politica deve lavorare per individuare e realizzare in tempi rapidissimi una via di navigazione alternativa che renda possibile sia l’allontanamento delle navi dal Bacino, sia la tutela dei livelli occupazionali in città».

Plaude alla sentenza del Tar, invece, la Confcooperative di Venezia: «Una politica di proibizioni senza alternative – dice il presidente Angelo Grasso – è una politica miope. Ora lo ha detto anche il Tar».

E anche il sindaco di Verona, Flavio Tosi ha preso posizione: «Con questa decisione il Tar ha evitato danni economici a tutto il comparto – Le decisioni non devono essere prese sull’onda dell’emotività».

Dal canto suo Vas Venezia rilancia: «In attesa di un grande avamporto – dice l’associazione – la soluzione a breve termine più praticabile rimane quella dello spostamento delle grandi navi a Marghera attraverso il Canale dei Petroli. Speravamo che in questi due anni si fosse lavorato in questa direzione».

Infine la consigliera comunale Ncd, Marta Locatelli: «Il sindaco Orsoni e nello specifico alcuni suoi assessori hanno tuttavia contribuito a creare un enorme confusione sull’argomento. É necessario individuare una serie di strumenti immediati per tentare di aggiustare gli squilibri attuali del sistema attraverso un accordo con gli enti preposti, invece di continuare con un meccanismo di auto distruzione del sistema».

 

DOPO LA DECISIONE DEL TAR

Ministri mobilitati: no alle grandi navi in bacino di San Marco

MARATONA LENTA

Quella di oggi sarà la nona seduta del consiglio regionale del Veneto dedicata al Bilancio 2014

VENEZIA – «Le grandi navi non devono passare per il canale della Giudecca e nel bacino di San Marco. Il governo conferma la sua determinazione nell’applicazione del decreto che vieta il passaggio delle navi con stazza superiore alle 40mila tonnellate nei canali di Venezia». Lo affermano in una nota congiunta i ministri delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, e dell’Ambiente Gianluca Galletti. E quest’ultimo aveva già rilanciato su Twitter: «Subito soluzioni per tutelare Venezia. Le grandi navi devono essere una risorsa non un pericolo. Decidere presto soluzioni alternative».
Il mondo politico si è scatenato dopo la “sospensiva” dell’ordinanza Grandi Navi concessa dal Tar Veneto. E mentre il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, chiama tutti alla difesa della città, è sceso in campo l’assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti, Renato Chisso: «La decisione del Tar non deve alimentare ancora di più azioni “isteriche” verso un’attività che resta importante per l’economia della città e non solo. Politica, amministrazioni e enti trovino una soluzione condivisa. Sul passaggio delle navi nel canale della Giudecca c’è un accordo unanime, ma va trovata una soluzione alternativa senza cancellare per sempre l’attività legata alle navi a Venezia».
E mentre il presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, ha annunciato un’interrogazione sul tema, la senatrice del Pd, Laura Puppato, ha richiamato i ministri Galletti e Lupi, «se non lo stesso presidente Matteo Renzi», a intervenire «con un apposito provvedimento per limitare il passaggio delle grandi navi».

 

Nuova Venezia – Il Tar azzera i divieti alle grandi navi

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 1 Comment

18

mar

2014

PORTO E POLEMICHE »ANNULATI I LIMITI, UDIENZA DI MERITO IL 12 GIUGNO

Accolto il ricorso di Vtp e sospesa l’ordinanza della Capitaneria di porto. «Mancano le vie alternative e la gradualità»

Giorgio Orsoni – L’ordinanza è illegittima ma noi confidiamo nel governo

Sandro Trevisanato – Riconosciute le nostre ragioni. Adesso discutiamo con la politica

Il Tar sospende le ordinanze. E da ieri non ci sono più limiti, di numero e di tonnellaggio, al transito delle grandi navi nel canale della Giudecca e in bacino San Marco per il 2014 e il 2015. «Non è stata rispettata la gradualità in assenza di soluzioni alternative», scrivono i giudici amministrativi nelle due ordinanze pubblicate ieri. E l’ordinanza della Capitaneria, continuano, «non appare sostenuta da un’adeguata attività istruttoria volta all’identificazione dei rischi assunti a fondamento delle misure mitigatorie ». Che significa? Che in attesa della discussione nel merito, fissata per il 12 giugno, vengono a decadere i provvedimenti firmati dalla Capitaneria di porto. E in particolare l’ordinanza 153 deel 2013, che prevedeva la riduzione nel 2014 del passaggio di navi superiori alle 40 mila tonnellate (non più di 708 inun anno, il 12,5 per cento in meno con i traghetti deviati a Marghera e non più di cinque attraccate contemporaneamente in Marittima.Masoprattutto il divieto di passaggio alle navi superiori alle 96 mila tonnellate. Dunque, si torna alla situazione precedente. Evidente la soddisfazione di Vtp, La Venezia terminal passeggeri che aveva presentato il ricorso contro il provvedimento insieme alle imprese portuali coma la Bassani viaggi e la Panfido rimorchiatori. «Il Tar con un provvedimento che entra anche nel merito della questione riconosce le nostre buone ragioni», dice il presidente di Vtp Sandro Trevisanato, «e riconosce quello che diciamo da sempre, cioè l’inesistenza di pericolosità e rischi per il passaggio delle grandi navi in laguna. Un’ordinanza coraggiosa, perché i giudici non si sono fatti influenzare dall’emozionalità e dal clima. Adesso occorre che la politica riprenda in mano la questione e decida. Se ci invitano noi siamodisposti a sederci a un tavolo per individuare le vie di accesso alternative alla Marittima ». Freddo il commento del sindaco Giorgio Orsoni. «Per ora sappiamo che quell’ordinanza era illegittima. Anche abbiamo presentato un ricorso su questo, sarà discusso a breve. Confido in ogni caso che il governo saprà imporre ai suoi concessionari il rispetto di quanto deciso ». Partita aperta, dunque. Anche se la sentenza del Tar (presidente Bruno Amoroso, relatori Enrico Matti e Silvia Coppari) segna un punto in favore della croceristica. Costringendo in sostanza i vari soggetti a ricominciare daccapo. Adesso le strade sono due. Potrebbe essere emessa una nuova ordinanza motivata e concordata con i soggetti che preveda una riduzione graduale, in presenza del via ai «progetti alternativi». Oppure «tutto resta com’è», come temono gli anti navi. A di polemiche e buoni propositi, in assenza di provvedimenti (annullati) i passaggi delle navi potrebbero non essere ridotti almenoper qualche anno.

Alberto Vitucci

 

Il ministro dell’ambiente «Bisogna trovare la soluzione, basta con i passaggi in Bacino»

Il sottosegretario Borletti Buitoni: Una decisione grave

Fortuna (Udc): Cosa aspettiamo, un’altra Concordia? Bettin: Il problema resta

«Le decisioni della magistratura vanno, come sempre, rispettate. Ma il ministero dell’Ambiente resta ancora convinto che vada trovata una soluzione, la più rapida possibile, per evitare che le grandi navi continuino ad attraversare gli antichi canali di Venezia ». Lo dichiara il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. «Lo stop ai limiti del transito di grandi navi deciso dal Tar Veneto è un fatto grave per il presente, masoprattutto per il futuro della città di Venezia» aggiunge poi il sottosegretario ai Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni. «Evidentemente », attacca, «non si riesce a immaginare per Venezia un modello di turismo diverso da quello che la sta distruggendo ». «Mi auguro si trovi al più presto un’alternativa », continua il sottosegretario, « per limitare un tipo di turismo assolutamente non compatibile con la specificità veneziana». «La sospensiva del Tar è un grave rischio per Venezia», denuncia la portavoce nazionale dei Verdi Luana Zanella, «chiederemo al governo un decreto legge per limitare questi passaggi e per fermare le manovredi questi condomini galleggianti a due passidaSan Marcoa tutela della delicatezza e dell’unicità di Venezia, patrimonio dell’umanità tutelato dall’Unesco». «Prendiamo atto, ancora una volta, delle decisioni del Tar», commenta l’assessore all’Ambiente del Comune Gianfranco Bettin,«mailproblema resta.Ed è enorme, proprio come le navi ».«Questa ordinanza», commenta il consigliere dell’Udc ed ex procuratore generale del Veneto Ennio Fortuna, «prende atto cheVenezia è unacittà morta. Cioè che le navi continueranno ad andare finchè non saranno disponibili le alternative, cioè continueranno a scorrazzare per anni. Continueranno finché nonsuccederà qualcosacomeal Giglio». L’esponente Udc viene in parte smentito dal suo capogruppo Simone Venturini. «L’allontanamento delle grandi navi da San Marco », scrive , «è sicuramente una priorità. Mapotrà essere fatto solo quando le vie alternative saranno percorribili ». Per stabilire quale dovrà essere la procedura più corretta per esaminare i vari progetti sul tappeto, nel rispetto delle normative ambientali. Il 20 marzo la Capitaneria invierà al ministero i progetti pervenuti. Oltre al Contorta e alla «tangenziale» dietro La Giudecca (proposta dal sottosegretario Enrico Zanetti e finanziata da Vtp) ci sono le banchine a Marghera, ipotesi sostenuta dal Comune. E poi la nuova Marittima al Lido, davanti all’isola artificiale del Mose (progetti De Piccoli, Claut, Fabbri e Comitato NoGrandiNavi). Secondo il Porto però «l’alternativa è unasola». E il braccio di ferro continua. Perché ambientalisti e comitati sostengono che lo scavo di nuovi canali è “illegittimo” e vietato dalla Legge Speciale.

(a.v.)

 

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui