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Due moniti al Governo: valutare gli effetti ambientali dello scavo, allarme per il taglio dei fondi per il funzionamento

Altolà allo scavo del canale Contorta-Sant’Angelo come percorso alternativo al passaggio delle grandi navi dal Bacino di San Marco, senza prima valutare a breve e lungo termine le conseguenze che l’intervento potrebbe avere sull’idrodinamica laguna.

L’invito al Governo italiano non arriva da uno dei comitati ambientalisti che da tempo si battono contro l’intervento sostenuto dall’Autorità portuale di Venezia e che ora è all’esame della Commissione nazionale per la Valutazione d’impatto ambientale.

A esprimersi così – con una Raccomandazione inviata al Governo italiano – sono i comitati privati internazionali per la Salvaguardia di Venezia, che da quasi cinquant’anni sostengono economicamente interventi di restauro sul patrimonio storico-artistico cittadino e che ieri si sono riuniti a Palazzo Zorzi – sede dell’Unesco – per la loro tradizionale Assemblea annuale, presenti tra l’altro, per la loro prima uscita pubblica, i nuovi dirigenti periferici del Ministero dei Beni culturali: la nuova Soprintendente alle Beni Arti e al Paesaggio di Venezia Emanuela Carpani, il nuovo segretario regionale ai Beni culturali Erilde Terenzoni e il nuovo direttore del polo museale regionale Daniele Ferrara.

Nella riunione sono state elaborate le due Raccomandazioni: quella sullo scavo del Contorta e quella sull’allarme per la sopravvivenza dell’Ufficio Unesco di Venezia, di cui riferiamo di seguito.

«A 40 dallo scavo del Canale dei Petroli – recita la Raccomandazione dei Comitati Privati letta dal presidente Umberto Marcello del Majno – considerato l’impatto che esso ha avuto sulla laguna circostante, desta preoccupazione il fatti che la decisione di un progetto importante, ossia lo scavo del Canale Contorta, possa essere presa senza uno studio delle conseguenze sull’idrodinamica della laguna e in particolare della zona più prossima a Venezia. Si raccomanda che la progettazione di opere in laguna sia fatta valutando scientificamente le conseguenze a breve e a lungo termine».

«Non sta a noi esprimere un giudizio sul progetto dello scavo del Contorta-Sant’Angelo», ha spiegato del Majno, «ma è una questione di buon senso. Non si può dare il via libera a un intervento di questa portata senza prima valutarne esattamente le conseguenze sull’ecosistema lagunare». L’altra Raccomandazione è un allarme per l’annunciato dimezzamento da parte del Governo italiano dei fondi all’Unesco che potrebbe portare a «un drastico ridimensionamento dell’Ufficio Unesco di Venezia».

«Si ricorda», scrivono i Comitati, «che la collaborazione Unesco – Comitati Privati Internaziomali per la Salvaguardia di Venezia ha portato, nel corso di quasi 50 anni, al compimento di 717 restauri. Si raccomanda che l’Ufficio Unesco di Venezia possa continuare la collaborazione con i Comitati per non compromettere iniziative che, finanziate da privati, sono risultate essenziali per la sopravvivenza del patrimonio storico, artistico e culturale pubblico di Venezia».

All’assemblea pubblica di ieri c’era il Delegato Patriarcale per i Beni Culturali ecclesiastici, monsignor Antonio Meneguolo che ha parlato per quello trascorso di “annus horribilis” per la città, «in cui forze estranee al bello e al giusto hanno oscurato quello splendore tutelato dai Comitati privati») ma non era presente alcun rappresentante del Comune di Venezia. Un segno dei tempi e del momento.

Enrico Tantucci

 

Gazzettino – Venezia. Comitati privati: “No al Contorta”

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21

mar

2015

Bilancio degli ultimi interventi di restauro in città, ma resta problematico il rapporto con l’Unesco

I Comitati Privati internazionali per la salvaguardia di Venezia esprimono preoccupazione circa la possibilità che il progetto dello scavo del Canale Contorta, possa essere preso senza uno studio approfondito sulle conseguenze per la laguna. Lo affermano nelle “raccomandazioni” rese note ieri nella riunione dei Comitati, tenutasi nella sede Unesco a Palazzo Zorzi.

«A 40 anni dallo scavo del Canale dei Petroli, considerato l’impatto che esso ha avuto sulla laguna circostante – scrivono i Comitati privati -, desta preoccupazione il fatto che la decisione di un progetto importante, ossia lo scavo del Canale Contorta, possa essere presa senza uno studio delle conseguenze sull’idrodinamica della laguna e in particolare della zona più prossima a Venezia». «Si raccomanda – proseguono – che la progettazione di opere in laguna sia fatta valutando scientificamente le conseguenze a breve e a lungo termine».

La seconda “raccomandazione’ discende dalla riduzione del finanziamento del Governo Italiano all’Unesco, per la quale – osservano i Comitati – si ventila «la possibilità di un drastico ridimensionamento dell’Ufficio di Venezia».

Una collaborazione che ha portato nel corso di quasi 50 anni al compimento di 717 restauri.

«Si raccomanda che l’Ufficio Unesco – è detto – possa continuare la collaborazione con i Comitati per non compromettere iniziative che, finanziate da privati, sono risultate essenziali per la sopravvivenza del patrimonio storico, artistico e culturale pubblico di Venezia». I Comitati Privati hanno in corso, o in fase di avvio, 25 progetti di restauro per un importo che supera i 10 milioni di euro.

I Comitati hannoo concluso 684 progetti. Oggi, in occasione dell’assemblea, i Comitati hanno incontrato la nuova soprintendente Emanuela Carpani e il nuovo direttore del Polo museale, Daniele Ferrara. L’assemblea ha accettato la richiesta di adesione presentata dai Cavalieri di San Marco e dalla Comunità Ebraica. Attualmente l’associazione riunisce 23 membri di 11 paesi diversi.

 

Zitelli: «Ha spinto il progetto dello scavo sui binari della Legge Obiettivo. Renzi dia un segnale»

Claut: «Ipotesi naufragata e ora il Porto propone terminal a San Nicolò e sublagunare: assurdo»

Ercole Incalza deus ex machina del ministero delle Infrastrutture e delle grandi opere in laguna. Con il governo Berlusconi, il governo Monti, poi Letta e adesso Renzi. Incalza ha seguito da vicino la vicenda del Mose. Ma anche quella delle grandi opere e delle grandi navi.

«Ha fatto il bello e il cattivo tempo al ministero», accusa Andreina Zitelli, docente Iuav ed esperta di Valutazioni di impatto ambientale, «deformando a piacimento l’interpretazione delle norme».

Parole pesanti, che secondo Zitelli sono ampiamente documentabili. «L’ultimo esempio», scrive la docente, «il caso dello scavo del nuovo canale Contorta.

Contro ogni evidenza e gli stessi verbali della Conferenza Stato-Regioni», continua, «è stato Incalza a sostenere che l’Autorità portuale e il suo presidente Paolo Costa potevano presentare il progetto con le procedure speciali e accelerate della Legge Obiettivo».

«Sempre attraverso Incalza», dice ancora la Zitelli, «l’allora presidente del Consiglio Enrico Letta sosteneva la preminenza del progetto Contorta e l’urgenza di passare subito alla sua realizzazione».

Rispondendo a una richiesta del direttore dell’Ufficio Via del ministero per l’Ambiente Mariano Grillo, Incalza precisa con una lettera inviata il 9 ottobre scorso che «l’intervento di adeguamento del canale Contorta rientra nel programma delle infrastrutture strategiche, come da richiesta della Regione Veneto, nell’ambito degli interventi per la sicurezza dei traffici delle grandi navi nella laguna di Venezia» e che «il soggetto attuatore per quel progetto è l’Autorità portuale».

«Il premier Renzi deve cogliere l’occasione per distinguersi: Lupi e Galletti sono ministri la cui immagine è compromessa».

Affare Contorta per cui proprio nei giorni scorsi il Porto ha inviato a Roma le risposte alle 27 pagine di Osservazioni della commissione Via. Ma l’ipotesi sembra piuttosto difficile da realizzare.

«Per questo a Miami il presidente Costa ha presentato il suo piano B», dice Luciano Claut, assessore grillino a Mira e autore di una proposta alternativa per un terminal galleggiante a San Nicolò, «propone di realizzare un nuovo porto davanti alla spiaggia di San Nicolò con collegamento sublagunare a Tessera.

«Un piano iperbolico nei costi, nei tempi e negli impatti, con dragaggi immensi e trasformazioni ciclopiche. Che non risolverebbe il problema della portualità».

Intanto la stagione croceristica si avvicina e le soluzioni non si trovano. Oltre al Contorta e al Lido è in pista anche Marghera. Si dovrà attendere adesso la nuova amministrazione comunale.

Alberto Vitucci

 

Ieri a Torino è stato consegnato il dossier dall’associazione Ambiente Venezia

«Lesi i diritti dei cittadini, ignorate le critiche». «Grandi navi, fuori le osservazioni»

VENEZIA – Un esposto sul Mose al Tribunale permanente dei popoli. Si riaccendono i riflettori sulla grande opera. Ieri a Torino una delegazione dell’associazione «Ambiente Venezia» ha consegnato al presidente del Tribunale Franco Ippolito un esposto che chiede l’apertura di un procedimento.

«Per accertare», si legge nel documento firmato da Armando Danella, Luciano Mazzolin, Stefano Micheletti e Stefano Fiorin, «se nell’iter del progetto Mose siano stati rispettati i diritti dei cittadini».

Il Tribunale dei popoli – di cui fanno parte i giudici Mireille Fanon Mendes France (Francia), Antoni Pigrau (Spagna), Roberto Schiattarella e Vladimiro Zagrebelsky (Italia) – ha aperto ieri i lavori della sessione dedicata a «Diritti fondamentali, partecipazione delle comunità e grandi opere». Conferenza deedicata alla Tav e alle grandi opere, tra cui il Mose.

«Riteniamo che il progetto Mose, in corso di realizzazione», dice Danella, «contenga in sè profili di violazione dei diritti fondamentali che oggi permangono».

Tra queste azioni, il comitato include «il contrasto dei movimenti di opposizione e e della comunità scientifica non asservita agli interessi di parte».

E le «mancate risposte alle critiche anche circostanziate della pubblica opinione. Soprattutto dopo che la magistratura ha rivelato quel clima malavitoso di corruzione, concussione e finanziamento illecito del Consorzio Venezia Nuova».

Infine una «manipolazione e omissione di dati e informazioni per alimentare la continuità dell’errore».

I comitati, già autori di altri esposti alla Procura, alla Corte dei Conti e all’Unione europea, chiedono ora che sia il Tribunale internazionale a pronunciarsi. Battaglia che continua, quella sul Mose e sulle garanzie che la collettività chiede per la sua realizzazione e la gestione e manutenzione, che costerà almeno 50 milioni di euro l’anno.

Comitati sul piede di guerra anche per quanto riguarda il canale Contorta, altra «grande opera» proposta dall’Autorità portuale per far entrare le grandi navi in laguna e farle arrivare alla Stazione Marittima dalla bocca di porto di Malamocco. In questi giorni l’Autorità portuale ha inviato al ministero per l’Ambiente le risposte alle 27 pagine di osservazioni della commissione Via.

«Risposte esaurienti», secondo il presidente Costa, «per un’opera che si dovrà fare comunque, essendo di pubblico interesse».

«L’unica cosa di pubblico interesse è che il governo rimuova il predente Costa», attacca Marco Zanetti di VeneziaCambia2015.

Andreina Zitelli ribadisce la richiesta che «vengano pubblicati i 300 file di integrazioni prodotti dal Porto». «È dovere del ministro Galletti, che deve tutelare la laguna e non la crocieristica».

Alberto Vitucci

 

PORTUALITÀ

Recapitate le corpose integrazioni richieste al Porto dal Ministero dell’Ambiente, ora gli oppositori del progetto chiedono che tutto non si esaurisca con la pubblicazione di tutta la documentazione, ma si provveda alla riapertura dei termini per le osservazioni.

A sostenerlo è Andreina Zitelli, elemento di spicco del fronte anti-Contorta e docente di valutazione ambientale. All’indomani della richiesta di integrazioni formulata dalla commissione nazionale Via, Zitelli aveva già sostenuto che le tare sollevate dalla commissione erano tante e tali da richiedere una riformulazione totale del progetto. L’autorità portuale ha invece prodotto una corposa integrazione, nella quale è stato fatto girare nuovamente il modello dinamico della laguna.

«Trecento file di integrazioni – specifica Zitelli – richiedono che vengano non solo pubblicati nel sito del Ministero ma anche che si riapra la pubblicazione per nuove Osservazioni. Dato poi le dichiarazioni sulle pretese ragioni di “imperativo interesse pubblico” del Contorta rilasciate dal presidente Paolo Costa rinnoviamo la domanda dell’inchiesta pubblica e riteniamo un dovere da parte del Ministro Galletti di accordarla alla Città di Venezia e, a maggior ragione, per il fatto che il Ministro dell’Ambiente, appunto, ha come primo compito la tutela della laguna».

Zitelli e il fronte che si oppone allo scavo del nuovo canale per far arrivare le grandi navi in Marittima, torna alla carica ricordando che la Commissione aveva chiesto tra le altre cose una nuova e approfondita campagna di caratterizzazione dei sedimenti, poiché il sito di scavo del canale non coincideva con le campagne già svolte nella laguna e prodotte alla Commissione.

«Non vorremmo – conclude Zitelli – che si scordasse che é precipuo obiettivo della valutazione di impatto ambientale tutelare un ambiente unico e irripetibile, difeso dalle Direttive europee come quello della laguna. Per risolvere il problema vi sono più ipotesi che tutte vanno valutate e confrontate».

M.F.

 

Gazzettino – Venezia, Grandi navi.

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14

mar

2015

I giornali di giovedi hanno riportato una dichiarazione della Autorità Portuale, ripresa dal presidente di “Venice Terminal Passeggeri”, sui danni che sarebbero derivati a Venezia dal calo del traffico crocieristico nel 2015 per il divieto di ingresso alle navi di maggiore stazza, quelle sopra le 96.000 tonnellate di stazza. Divieto poi cancellato ma che ha condizionato equalmente il calendario delle compagnie. Si legge che allo stato attuale le prenotazioni sono di 1.562.000 crocieristi per il 2015, 172mila in meno dello scorso anno (circa il 10%), anno che aveva gia segnato una riduzione rispetto a quello precedente. Si soggiunge che essendo gli addetti alla crocieristica stimabili in 4255 persone, il calo del registrato quest’anno si potrebbe tradurre in 594 posti di lavoro in meno tra portabagagli, hostess, accompagnatori, agenzie etc. E “calcolando un indotto di 434 milioni, rischiamo di perdere 61 milioni per la città” (il 14% in meno). Conclusioni fuorvianti e non condivisibili.

Primo. La domanda rivolta alle crociere mediterranee è in calo dovunque: nuove destinazioni mostrano crescite maggiori (Cruise industry News, 2015). La flessione a Venezia probabilmente ci sarebbe stata comunque.

Secondo. La Clia (Cruise Line International Association) ha messo in luce nel suo rapporto 2015, che la dimensione delle navi non è più rilevante. Cinque anni fa sono state lanciate le più grandi navi… oggi le 22 nuove navi varate puntano meno sulla dimensione e più sul comfort di bordo e sulla esclusività. Il segmento dell’industria che cresce maggiormente (+21% per anno) riguarda i segmenti delle navi più sofisticate, yachts di lusso, navi oceaniche eleganti e navi fluviali.

Terzo. Lo studio commissionato dalla Autorità Portuale a quattro docenti universitari dice cose molto diverse da quelle riportate. Prendiamo le parole del prof. Ignazio Musu, uno dei 4 estensori, all’Istituto Veneto nel’ottobre 2013 (ascoltabili nel sito dell’Istituto). Musu afferma che nello svolgere lo studio “è stato sorpreso dal basso peso delle spese delle compagnie per beni e servizi locali”. La ricchezza alla città deriva per l’84% dalle spese fatte in città dai crocieristi in quanto turisti e queste sono spese “fungibili”. Un bene fungibile è un bene che può essere sostituito facilmente con altro della stessa qualità. Significa cioè che se i turisti crocieristi dovessero flettere, sarebbero sostituiti da altri, come sembra ovvio essendo Venezia una delle attrattive turistiche mondiali.

Quindi della conclamata ricchezza di 434 milioni per la città, la maggior parte è, sempre nelle parole di Musu, “fungibile”: non cadrebbe a seguito di una flessione delle crociere. La parte non fungibile, attribuibile direttamente e indirettamente alle compagnie crocieristiche, non supera gli 80 milioni. Bene e quanto sarebbe il paventato calo per il 2015? Sarebbe di 10-11 milioni e non 61 milioni come detto dalla Autorità Portuale e i posti di lavoro persi non sarebbero 594 come affermato dalla stessa Autorità ma circa 95. Tutto questo se la caduta delle prenotazioni al 2015 fosse causata dal divieto di transito alle grandi navi, ma le stesse organizzazioni crocieristiche ci dicono che non è del tutto così e che una flessione di misura ce la saremmo dovuta attendere comunque.

Giuseppe Tattara, docente di Politica Economica a Ca’ Foscari

 

Nuova Venezia – “Contorta opera di interesse pubblico”

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13

mar

2015

Costa scrive al governo: «Prioritaria la tutela della sicurezza della navigazione». Il ministro Galletti: «Ora facciamo presto»

«Il Contorta si può fare anche se avesse un’incidenza negativa sull’ambiente e sul sito di importanza comunitaria. Perché rappresenta un «intervento di interesse pubblico» che la legge prevede sia prioritario». È la tesi sostenuta dal presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa nella lettera di accompagnamento alle risposte inviata ieri alla commissione Via. Costa ha scritto ai ministri dell’Ambiente Gianluca Galletti, delle Infrastrutture e Trasporti Lupi, oltre che al presidente della Regione Luca Zaia e al commissario Vittorio Zappalorto.

«La tutela della sicurezza della navigazione», scrive Costa, «perseguita come prioritaria dal governo con il decreto Clini-Passera può essere considerata come intervento di rilevante interesse pubblico, che la legge italiana contempla come deroga alla normativa comunitaria».

In mancanza di alternative, insomma, il progetto si potrebbe fare comunque. E le alternative sul tappeto, precisa Costa, non sono ricevibili per motivi «tecnici». Ancora, si tratta di dar corso a una direttiva del Comitatone – l’unico convocato a Roma senza il sindaco, sostituito dal commissario – che non prevede, dice Costa, di individuare «siti alternativi alla Marittima», ma «vie d’accesso alternative alla Marittima».

Scartate dal Porto Marghera e il Lido non resterebbe che il Contorta. Tesi ovviamente contestata dalle associazioni e anche dai candidati sindaci alle primarie Casson, Molina e Pellicani, pur con sfumature diverse. Dunque, avanti con il Contorta. Nella cassa di documenti inviata a Roma per rispondere alle 27 pagine di osservazioni della commissione Via, il Porto ritiene di aver dato con la documentazione integrativa «risposte utili a soddisfare tutti i chiarimenti richiesti».

Di più, nella lunga lettera inviata da Costa al governo di ribadisce come lo scavo del canale Contorta non sia affatto uno «sfregio» alla laguna, come sostengono gli ambientalisti e i tanti critici alla grande opera. Ma anzi «un modo per attuare con interventi concreti il Piano morfologico della laguna». Cioè la ricostruzione delle barene che andrebbe fatta utilizzando i milioni di metri cubi di fanghi scavati dai fondali. «Ci sono i 70 milioni di euro necessari, che lo Stato non avrebbe mai messo», dice Costa, «e la qualità dei sedimenti stando agli ultimi studi è compatibile con il suo reimpiego in laguna».

Infine, i tempi. Il ministro per l’Ambiente Gianluca Galletti ha esortato a «concludere l’esame del progetto per giungere all’urgente individuazione di una soluzione alternativa al transito delle grandi navi davanti al bacino San Marco». Il Porto ha chiesto che siano rispettati i tempi (entro il 10 aprile) per togliere l’incertezza agli operatori. Ma i comitati studiano ricorsi.

Alberto Vitucci

 

Inviate le risposte alle osservazioni della commissione Via. «Alternative non praticabili, non ci sono influenze sul regime idraulico. Anzi, farà bene alla laguna».

Associazioni e comitati sul piede di guerra

VENEZIA – Avanti con lo scavo del Contorta. Mentre l’opposizione al grande progetto cresce, l’Autorità portuale non si ferma. E ieri ha inviato al ministero per l’Ambiente la documentazione integrativa richiesta dalla Commissione Via nel gennaio scorso.

«Documentazione utile a soddisfare tutti i chiarimenti richiesti», commenta il presidente del Porto Paolo Costa. Che considera sciolti i dubbi della commissione e invita a decidere al più presto, entro il 10 aprile, nei termini previsti dalla legge. «Il perdurare del clima di incertezza potrebbe aggravare la situazione che ha visto dal decreto Clini-Passera a oggi il contrarsi del 14 per cento del’attività crocieristica in laguna».

Secondo il Porto dunque non solo lo scavo del Contorta si può fare, ma la sua realizzazione risulta «come da verifiche modellistiche ininfluente sul regime idraulico della laguna». Non è dannoso. Anzi, scrive Costa nella lettera di accompagnamento, «potrà contribuire alla ricostruzione morfologica e naturalistica di quel tratto di laguna».

Studi che sono stati avviati, continua la relazione dell’Autorità portuale, insieme al Magistrato alle Acque, al Corila, all’Università, al Cnr e alla Capitaneria di porto. Gruppo di esperti che eseguirà il monitoraggio anche durante i lavori. Avanti con il Contorta, dunque. Che sempre secondo il Porto potrà essere concluso in due anni.

Scartate senza appello le altre soluzioni alternative (Marghera e il Lido). «Benché il decreto Clini Passera non lo richiedesse», dice Costa, «abbiamo valutato anche i progetti che propongono siti alternativi». Due conferenze di servizi, convocate il 14 novembre 2014 e il 12 febbraio 2015 avrebbero dimostrato «insuperabili problemi di inadeguatezza funzionale e di carenze nella safety-security». Il Porto non è contrario, conclude Costa, a esaminare altri scenari di lungo periodo, ma non immediati. Per questo ci vorrà il nuovo Piano regolatore portuale, i cui tempi non collimano con le esigenze dare una soluzione immediata a una situazione ritenuta emergenziale».

Probabile dunque che adesso, come già successo con analoghe grandi opere, la commissione di Impatto ambientale possa dare il suo via libera allo scavo, condizionato a una serie di interventi correttivi.

Un’ipotesi che già scatena la polemica delle associazioni ambientaliste. Italia Nostra, comitati e associazioni avevano già presentato esposti e segnalazioni. E sono decisi ad andare avanti nel caso in cui il progetto venga approvato.

«Illegittimo e contrario alla legislazione speciale che vieta di scavare nuovi canali in laguna». Il progetto prevede di scavare il canale Contorta Sant’Angelo portandolo da due a 10 metri e mezzo di profondità, allargandolo a 130 metri, scavando milioni di tonnellate di fanghi che dovrebbero essere usate per costruire barene ai lati del canale dei Petroli.

Alberto Vitucci

 

 

Le obiezioni

27 pagine di dure critiche. Ma si va avanti

VENEZIA – Le ventisette pagine di osservazioni non proprio marginali inviate dai commissari della Valutazione di Impatto ambientale al Porto, nel gennaio scorso, sembravano avere chiuso il discorso. Tali e tanti i «buchi» nel progetto che per rimediare ci sarebbero voluti anni.

«Il Contorta è sul binario morto», aveva osservato Andreina Zitelli, docente Iuav esperta di Impatto ambientale.

Invece in meno di 60 giorni l’Autorità portuale ha raccolto studi e osservazioni, pareri del Corila, del Magistrato alle Acque e del Cnr, e ha inviato le risposte al ministero.

Adesso la battaglia si riapre proprio quando i tre candidati alle primarie del centrosinistra (Casson, Molina e Pellicani) definiscono pur con sfumature diverse «difficilmente percorribile» l’ipotesi del nuovo scavo in laguna. E proprio quando vanno avanti i progetti alternativi, in particolare quello del Lido. L’avamporto a San Nicolò proposto da Cesare de Piccoli e dalla società genovese Duferco che ha anche nominato sui esperti per poter affinare l’idea progettuale ora all’esame della commissione Via. Ma per il Porto sia il Lido che Marghera sono vie «non percorribili». Si va avanti con il Contorta.

(a.v.)

 

Nuova Venezia – Grandi navi, diffida del Codacons

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5

mar

2015

«Subito un transito alternativo a tutela della salute pubblica o faremo denuncia»

Il Codacons ha inviato una diffida al Comune di Venezia, alla Regione Veneto e alla Capitaneria di porto di Venezia, chiedendo che sia regolamentato al più presto il transito delle grandi navi davanti al bacino di San Marco. L’atto avviene dopo che il Tar del Veneto – a dicembre – ha annullato l’ordinanza della Capitaneria di porto relativa ai limiti di tonnellaggio delle Grandi navi da crociera che transitano a San Marco.

La bocciatura era stata giustificata dalla mancata indicazione di vie alternative alla rotta San Marco-Giudecca -Marittima: per i giudici amministrativi, il decreto Clini-Passera del 2012 indica chiaramente che qualsiasi limite al transito lungo il Canale della Giudecca – e quindi davanti al bacino – è subordinato alla realizzazione di una nuova via di accesso alle banchine della Marittima.

«È di tutta evidenza l’importanza che la limitazione del traffico riveste nei canali della Giudecca e San Marco», scrive il Codacons nella diffida, «al fine di mettere al riparo la salute dei cittadini e dell’utenza del mare, l’ambiente marittimo ed atmosferico e la biodiversità, nonché la tutela del patrimonio artistico della città di Venezia».

«Per tale motivo si rende necessario a carico della Capitaneria di Porto e delle amministrazioni competenti», sostiene l’organizzazione che tutela i consumatori, «l’individuazione di vie alternative di navigazione, affinché il transito delle grandi navi nel Canale della Giudecca di San Marco a Venezia sia ridotto al minimo. Se ciò non verrà fatto in tempi brevi sarà inevitabile una azione sul piano legale contro le amministrazioni locali per i danni prodotti all’ambiente e ai cittadini».

Il tema è sempre quello dei progetti alternativi – dallo scavo del canale Contorta dell’Angelo al nuovo scalo in bocca di porto del Lido (in tre diverse versioni progettuali) – da mesi in fase di vaglio dalla commissione di valutazione ambientale.

 

«Presidente Renzi, ci aiuti a salvare la laguna: estrometta le navi dalla laguna e faccia ritirare il progetto di scavo del canale Contorta».

Una petizione che ha già raccolto in poche ore migliaia di firme è destinata al premier Matteo Renzi. Il Comitato NoGrandi Navi-Laguna Bene comune ha scritto il testo, firmato da un buon numero di cittadini, raccogliendo anche le precedenti petizioni.

La richiesta prevede il «ritiro del progetto distruttivo di scavo della laguna». «Sarebbe il colpo di grazia», si legge nella petizione, «a un equilibrio già compromesso. La profondità media della laguna era qualche decennio fa di 40 centimetri, oggi è di due metri e potrebbe ancora aumentare. Con tanti saluti alle barene e ai sedimenti e dunque alla tipica fauna e flora oltre che all’equilibrio idrodinamico».

Sono una decina i rappresentanti delle associazioni che hanno già sottoscritto il documento.

Tra questi Silvio Testa (No Grandi Navi), Lidia Fersuoch (Italia Nostra), Luciano Mazzolin (Ambiente Venezia), Salvatore Lihard (Comitato ambientalista Lido), Michele Boato (Ecoistituto Alex Langer), Cristiano Gasparetto (VeneziaCambia 2015), Giulio Labrofrancia (Movimento consumatori), Luca Mamprin (Amico Albero), Claudio Piovesan, Paolo Stevanato (Ambiente).

Petizione attiva sulla piattaforma Avaaz, che i comitati invitano a firmare.

«La ragione è presto detta», dicono, «non ci tranquillizza lo stop della commissione per la Valutazione di Impatto ambientale. Perché hanno dato al Porto 30 giorni di tempo per i chiarimenti alle 27 pagine di osservazioni. Significa che come sempre il progetto andrà avanti pur con qualche aggiustamento. Secondo noi invece va fermato. Non possiamo sacrificare la laguna agli interessi di pochi».

(a.v.)

 

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