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la manifestazione parte dalla stazione

Pendolari in “sciopero” contro ritardi, soppressioni e tagli dei treni. L’appuntamento è per oggi alle 13.30 alla stazione di Mestre, dove Luciano Ferro e Gianni Foffano, del comitato pendolari di Quarto d’Altino, danno appuntamento a tutti gli scontenti del servizio, per marciare verso la sede di Trenitalia scortati dalla polizia.

«Manifestiamo», spiega Luciano Ferro, «per protestare contro le modifiche e le cancellazioni di nove corse giornaliere dei treni sulla tratta ferroviaria Trieste-Portogruaro-Quarto-Venezia che verranno messe in atto con l’entrata in funzione della metropolitana di superficie».

Alla protesta, parteciperanno pendolari dei comuni limitrofi e amministratori dei territori interessati alla questione all’ordine del giorno.

Tra loro, il sindaco di Quarto, Silvia Conte:

«La responsabilità del trasporto ferroviario locale è della Regione e sta alla Regione rispondere dopo 15 anni di attese con dei fatti rispetto ai disservizi ed ad un sistema inadeguato. Che si acceleri ed entri in vigore l’orario cadenzato, ma non come è stato pensato, bensì in maniera efficiente: non è possibile che dopo tutto questo tempo, dobbiamo scoprire leggendo dal sito web, che verrebbero tagliate delle corse e ci sarebbe ancora il buco a metà mattina. Inoltre l’orario non sarà cadenzato in maniera intelligente ma ci saranno due corse attaccate. Siamo consapevoli dei tagli, ma a parità di risorse riteniamo che il servizio si possa organizzare meglio, invece in questo modo ci ritroviamo un danno doppio, l’attesa e la beffa perché la situazione peggiorerà».

Prosegue Conte:

«La nostra presenza di amministratori è per chiedere che si dia priorità all’ascolto dei Comuni per dare risposta ai pendolari di oggi ed ai molti che potrebbero prendere il treno se fosse organizzato in modo efficace».

Marta Artico

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TRASPORTI – Domani manifestazione alla stazione di Mestre e corteo agli uffici di Trentialia

È previsto per domani alle 13.30 lo sciopero dei pendolari della tratta Portogruaro-Venezia che si incontreranno alla stazione di Mestre per protestare contro il nuovo orario cadenzato previsto da fine anno. La manifestazione è organizzata dal comitato pendolari di Quarto d’Altino.

«In particolare scioperiamo per protestare contro le modifiche e le cancellazioni di 9/10 corse giornaliere dei treni cadenzati sulla tratta ferroviaria Trieste-Portogruaro-Quarto-Venezia»,

spiega Luciano Ferro.
Da mesi i pendolari lottano contro i frequenti ritardi e le soppressioni dei treni che spesso li costringono a utilizzare la loro auto o l’autobus rendendo vano il loro abbonamento. A tutto questo recentemente si è aggiunto il problema dell’orario cadenzato che aumenta il numero dei treni ma prevede la cancellazione di alcune corse nelle prime ore del mattino e dopo le 22. L’entrata in funzione della metropolitana di superficie, prevista inizialmente a partire da giugno e rinviata a fine anno, ha spinto il comitato a mobilitarsi con l’invio di alcune lettere in Regione e a Trenitalia e ora con questo sciopero.
Il ritrovo è in stazione ma poi il gruppo, scortato dalle forze dell’ordine, proseguirà fino alla direzione di Trenitalia.

«Il disagio continua e i treni che sono stati aggiunti non aiutano perché molti partono e arrivano a Mestre

– spiega Gianni Foffano, portavoce dei pendolari di Quarto d’Altino –

e a subire i peggiori disagi saranno i turnisti che si troveranno a doversi muovere con la loro automobile».

Saranno presenti anche alcuni sindaci dei Comuni della tratta come Silvia Conte (Quarto d’Altino) e l’assessore Radames Favaro che giovedì scorso hanno organizzato, con l’associazione Ferrovie a Nordest, un incontro per informare i cittadini sul nuovo sistema:

«Con il nuovo orario, che la Regione continua a rinviare, ci saranno più corse ma i problemi non saranno risolti. Al buco di due ore del mattino si aggiungerannno i problemi in altre fasce orarie importanti per pendolari e turisti. In ottica di Città metropolitana, e per rendere veramente affidabile questo servizio, la regolarità è fondamentale».

 

 

CONTRO LA REGIONE – Anche i sindaci in marcia

I SINDACATI «I ritardi? Colpa degli appalti al ribasso»

I pendolari e gli altri viaggiatori si lamentano perché trovano treni sporchi, porte rotte, scarsa qualità a bordo e a terra, e la colpa, secondo la Cgil Trasporti del Veneto, è del gruppo Ferrovie Spa, dal quale dipendono Rfi e Trenitalia, perché indice gare di appalto al massimo ribasso.

«E le aziende, con la crisi che c’è, pur di aggiudicarsi il lavoro fanno ribassi superiori al 20%. Poiché è pacifico che non è possibile recuperare su scope, stracci e detersivi, pagano i lavoratori».

Hds, tanto per fare un esempio, è la ditta che gestisce il personale impiegato nei Ferrotel (posti in cui riposa il personale mobile): ha mandato la lettera di licenziamento a tutti i lavoratori dei cantieri di Padova, Mestre e Verona dal 1. luglio. Altri tre dipendenti del cantiere di Mestre di Ferlog (cambio batterie nelle vetture e locomotori, riempimento sabbia nelle sabbiere dei locomotori), si trovano in aspettativa a zero ore. Problemi anche con Gruppo Gorla (pulizia delle stazioni), Compass Spa (che ha ceduto l’appalto di pulizia treni alta velocità alla Dussman), Europromoss (a fine maggio subentra nell’appalto di pulizia di stazioni e uffici di Rfi) e via di seguito.

«Ci scusiamo con l’utenza – conclude la Cgil – ma se non abbiamo altre possibilità avvieremo una stagione di lotte sindacali».

 

Nuova Venezia – Metro’, primi passi a giugno

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14

mag

2013

Tocca a Chisso e Moretti

L’assessore veneto attende l’ad di Trenitalia per potenziare l’orario estivo

I sindacati in Regione con le cartoline in difesa del trasporto pubblico

VENEZIA – Il metrò regionale? Da un mese viaggia in incognito sugli spot di Telecom: Chiara Galiazzo, la star di X Factor 6, per girare la scena alla stazione di Piove di Sacco è salita per cinque secondi sui nuovi treni della Stadler e ha portato nelle famiglie di tutt’Italia le immagini di un Veneto pronto a competere con Milano, Monaco, Parigi, Berlino e Londra dove ci si sposta con il metrò. Tra qualche giorno l’assessore alla Mobilità Renato Chisso riceverà a Palazzo Balbi Mauro Moretti, ad di Trenitalia, per firmare il protocollo del nuovo «orario cadenzato» che scatterà in giugno, prova generale della «rivoluzione» di autunno: sarà la fine dei disagi e ci saranno davvero treni moderni? Se lo augurano i sindacati, che ieri hanno consegnato a Chisso le cartoline con le proteste degli utenti che invocano il potenziamento del trasporto pubblico: i pendolari imprecano perché viaggiano su carrozze sporche e mai puntuali. Un vero inferno. La scommessa del metrò di superficie il Veneto l’ha lanciata 23 anni fa, quando a Palazzo Balbi regnava Carlo Bernini, doge doroteo e docente a Scienze politiche prima di approdare a Roma come ministro dei Trasporti. In vent’anni non solo è caduto il muro di Berlino e il mondo si è globalizzato ma per restare ai fatti di casa nostra, Padova ha realizzato il metrobus Sir1 Arcella Guizza e Venezia l’ha imitata con la linea del tram Favaro-Stazione. Tra un anno, Aps, Actv e BusItalia daranno vita alla fusione per far nascere la prima holding del trasporto pubblico locale e gestire il servizio anche nel Rodigino con i bus ex Sita. Tutto sta cambiando. Solo la Tav sulla linea Milano- Trieste è un vero buco nero: il dossier è sul tavolo del ministro Lupi che dovrà mettere mano al nodo di Vicenza. I 100 km da Verona a Padova, secondo i calcoli di Rfi-Italfer del 2003, richiedono un investimento di 3,3 miliardi di euro, cui vanno aggiunti 800 milioni per modificare la linea a cavallo dei Berici e altri 1.150 milioni per la nuova stazione di Vicenza. Moretti e Lupi ce le faranno a far ripartire la Tav, come auspicano Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo Zanonato e il governatore del Veneto Luca Zaia? I cordoni della borsa sono nelle mani di Enrico Letta e Saccomanni. Ma le imprese del Veneto hanno fretta: la Tav è uno dei volani della ripresa. Mancano i soldi. Intanto da Roma arrivano i soldi di Mario Monti. Con l’ultimo riparto di 406 milioni, ai treni sono stati assegnati 150 milioni, gli altri 256 sono andati ai bus e alla navigazione, cioè ai vaporetti dell’Actv di Venezia, che lamenta un taglio del 20 per cento rispetto al 2012. La colpa è del «governo dei tecnici», dicono a Palazzo Balbi, ma i sindacati e le opposizioni ribattono in coro: tutte le Regioni hanno integrato il fondo trasporti, solo il Veneto non ha aggiunto il becco di un quattrino: come mai? Si slitta all’autunno. L’assessore Chisso ieri ha costruito un patto di ferro con Cgil Cisl e Uil: «La vostra battaglia in difesa del trasporto pubblico è anche la mia. Farò di tutto per recuperare le risorse tagliate» ma non sarà facile trovare 20 milioni di euro. All’orizzonte c’è la prima tappa della «rivoluzione» Sfmr che scatterà con l’orario estivo di giugno per garantire 3-4 mesi di rodaggio soft al nuovo sistema. E i 22 treni già ordinati alla svizzera Stadler-Ansaldo? Arrivano al ritmo di 2 al mese e verranno fatti circolare al posto degli obsoleti convogli presi d’assalto ogni giorno da 152 mila veneti che si spostano nell’area metropolitana, 30 mila dei quali lungo l’asse Padova–Mestre. Signori si parte . Chi potrà mai dimenticare la foto di Giancarlo Galan con il berretto da ferroviere mentre guida un treno a Vigodarzere e annuncia: «Signori, tutti in carrozza, parte il metrò del Veneto». Storia di 12 anni fa. Peccato che su quella linea manchi ancora il ponte sul Brenta, per colpa di un braccio di ferro tra la Regione e il Comune di Padova che voleva portare il metrobus Sir1 fino a Cadoneghe e ha chiesto il quadruplicamento del binario. Costo dell’operazione? 20 milioni di euro. Dossier congelato. Il doppio binario finisce a Vigodarzere, in città si entra in fila per uno: del resto, non era così anche a Pontelagoscuro sul Po fino a un paio d’anni fa? In Italia, le grandi opere richiedono grande pazienza e grandi risorse. Le linee interessate. Il Sfmr è stato progettato dalla Net Engineering di Giovan Battista Furlan, un colosso internazionale del settore, che ha sede a Monselice. I lavori sono iniziati nel 2000, per un importo di 380 milioni di euro, ma sono lievitati a 530 milioni, costo finale della prima fase, completata al 98%. Le linee interessate sono 7: Mestre-Quarto d’Altino, Mestre-Treviso; Mestre-Castelfranco; Padova-Camposampiero-Castelfranco; Mestre-Mira Buse, Mestre linea bivi e la Mestre-Padova, la vera dorsale dell’area metropolitana. Dei grandi interventi manca solo il ponte sul Brenta a Padova. Ma l’elettrificazione delle tratte, il raddoppio dei binari, la soppressione dei passaggi a livello, i parcheggi a raso, i sottopassi e le nuove stazioni costruite da Astaldi e Mantovani e pagate per metà dalla Regione Veneto e per metà dallo Stato sono state realizzate senza particolari benefici perché i pendolari sono cresciuti di mezzo milione di unità all’anno dal 2007 ad oggi. Il nodo della gestione. I conti si faranno con Mauro Moretti, l’ad di Trenitalia che si è aggiudicato il monopolio del servizio in associazione temporanea con Sistemi Territoriali, società della Regione che gestisce. Chisso mette i treni, Moretti incassa i ricavi e il Veneto si vendica con le multe quando i pendolari scatenano la guerra per i disservizi. Un matrimonio destinato a durare fino al 2014, quando le concessioni verranno messe sul mercato. E a gestire il metrò del Veneto ci vuole essere anche Ntv: Montezemolo e Della Valle hanno già scoperto le loro carte. Stop al monopolio. Migliorerà davvero la qualità del servizio per i pendolari, o si aprirà una stagione di confitti come in Lombardia? Intanto c’è da firmare la convenzione per l’orario estivo: Chisso ha preparato anche lo champagne, tocca solo a Moretti fissare il giorno e l’ora.

Albino Salmaso

 

Sulla Padova-Mestre treni ogni 10 minuti e ogni 30 per Treviso

Renato Chisso a Cgil Cisl e Uil: si parte tra qualche mese

La scommessa della bretella per l’aeroporto Marco Polo

VENEZIA – Il federalismo dei trasporti? L’ha realizzato Renato Chisso, assessore alla Mobilità, quando ha rotto il patto con Trenitalia e ha pagato con i fondi del Veneto i 22 nuovi treni Stadler: commessa da 130 milioni di euro, in sinergia con Ansaldo. Senza questi treni il Sfmr non parte: 20 convogli elettrici, 2 a diesel. 4 treni a 6 carrozze da 750 posti; gli altri 18 a 4 carrozze con 450 posti a sedere. Ma quando inizieranno a circolare e su quali linee? La fase 1. Le linee che verranno attivate sono la Mestre-Quarto d’Altino, la Mestre-Treviso, la Mestre-Castelfranco, la Padova-Castelfranco, la Mestre-Mira Buse e la Padova–Mestre, l’unica a 4 binari, due dei quali destinati all’alta velocità, che ha registrato un boom di passeggeri, sottratti all’aereo. Chi va a Roma viaggia con le Frecce Bianche e Azzurre o con Italo e ora la metropolitana Sfmr vuole trasportare non solo 150 mila pendolari giornalieri ma anche quelli che sono costretti a spostarsi in auto lungo la PaTreVe perché i treni sono un miraggio. La frequenza. La vera scommessa sta nella frequenza dei collegamenti. Oggi la Padova-Mestre-Venezia nelle fasce di punta è collegata con quattro regionali l’ora, mentre i veri disagi si registrano sulla Bologna-Padova con i treni off- limits. Se tutti i 22 nuovi treni Stadler circoleranno sulla Padova-Mestre-Venezia la fequenza sarà di 8 corse l’ora, un collegamento ogni 8-10 minuti con questa griglia: 4 del Sfmr e 4 regionali veloci di Trenitalia in arrivo da Milano e Bologna. Si parte da Padova e in 26 minuti si arriva a Venezia, con la sola fermata di Mestre. E quali miglioramenti ci saranno sulle altre linee? Il salto di qualità sarà notevole anche sulla Mestre-Treviso, sulla Castelfranco-Mestre e sulla Padova-Castelfranco collegate solo nelle ore di punta. Con il Sfmr la frequenza verrà notevolmente intensificata, con collegamenti ogni mezz’ora per tutta la giornata, spiega l’assessore Chisso. La bretella per l’aeroporto. Il Veneto è l’unica regione che non ha un collegamento diretto tra le stazioni dei treni e gli aeroporti: sia il marco Polo di Tessera che il Canova di Treviso si possono raggiungere in auto e in pullman Sita-Bus-Italia e Actv. E così vale anche per il Catullo di Verona. Nella lista delle priorità che il Veneto vuole presentare al ministro Lupi c’è anche la bretella ferroviaria da Mestre Porta est a Marcon al Marco Polo di Tessera. Servono 260 milioni di euro, il Cipe l’ha già inserita nella legge obiettivo del governo: si dovranno attendere altri 20 anni?

 

I sindacati protestano a Venezia «La Regione trovi venti milioni»

VENEZIA – Corteo pacifico di Cgil Cisl Uil trasporti, ieri a Venezia, che hanno consegnato all’assessore Chisso 15 mila cartoline dei pendolari. Una manifestazione in tutt’Italia, che in Veneto ha toni particolari perché in tre anni le risorse al Tpl ( gomma e navigazione) sono state ridotte da 287,3 a 256, 2 milioni di euro di finanziamento del trasporto pubblico locale. «Vogliamo che si mantenga in sede di assestamento del bilancio 2013 non meno del finanziamento 2011 (pari a 268 milioni di euro), ha detto ieri Ilario Simonaggio all’assessore Chisso che l’ha ricevuto nel suo ufficio con le delegazione.

«Vogliamo garantire la quantità e qualità dei servizi, non aumentare le tariffe, salvaguardare i livelli occupazionali e favorire nella conferenza dei servizi, prevista il 22 maggio 2013, la ricerca di un condiviso punto di approdo su servizi minimi e costi standard. Abbiamo segnalato la necessità di riordino del settore e l’assunzione di efficaci piani industriali con al centro l’utente, più bus e più treni, al fine di migliorare il servizio. Basta sovraffollamento, soppressioni, scarsa regolarità e qualità sia a bordo sia a terra. Vogliamo una unica rete regionale integrata gomma-ferro, urbano ed extraurbano con biglietti unici legati alla percorrenza» ha detto Simonaggio. L’ultima richiesta: è l’avvio dell’orario cadenzato dei treni, con linee di adduzione ai sistemi vincolati dorsali del trasporto ( Sfmr e tram) in modo da potenziare il servizio con più frequenze e mezzi nuovi innovativi. Se ne parla da 23 anni:è ora di passsare ai fatti concreti, basta con le parole»,

ha detto Simonaggio.

 

La nuova linea

Da Trento a Bassano 4 corse al giorno

TRENTO. È partito puntuale, ieri alle 15.05, dalla stazione di Trento in direzione di Bassano del Grappa, il treno con le insegne di Trentino Trasporti Esercizio scelto per l’inaugurazione ufficiale della gestione trentina di alcune corse della linea ferroviaria della Valsugana. In tutto saranno 4 su un totale di 40 giornaliere, due in partenza da Trento (alle 11.35 e alle 15.05) e due in arrivo (14.28 e 19.28). Soddisfazione è stata espressa dal presidente di Trentino Trasporti Esercizio, Franco Sebastiani. La partenza di ieri è stata preceduta da qualche corsa che è servita per assestare il servizio. Il bacino degli utenti, secondo quanto è stato spiegato, è potenzialmente analogo a quello delle valli del Noce. La Ferrovia Trento-Malè porta ogni giorno 8.200 persone ed è l’obiettivo anche di questa infrastruttura. Oggi i passeggeri tra Trento e Borgo sono 5.200, fino a Bassano sono 6.500. La prima fase transitoria è di quattro corse al giorno: due su Borgo Valsugana e due su Bassano.

 

I SINDACATI A PALAZZO BALBI

VENEZIA – I sindacati, ma soprattutto i pendolari, chiedono “più autobus, più treni, più vaporetti e meno disagi”? L’assessore regionale ai Trasporti la pensa come loro: «Confidiamo che nel secondo semestre del 2013 si possano portare a casa più risorse», ha detto Renato Chisso durante l’incontro con la delegazione sindacale che, in occasione della giornata di mobilitazione nazionale, ha consegnato a Palazzo Balbi le scatole contenenti le 15.000 cartoline firmate da utenti e lavoratori. I sindacati hanno ricordato che «in tre anni le risorse al trasporto pubblico locale (gomma e navigazione) sono state ridotte da 287,3 a 256,2 milioni di euro. Vogliamo che si mantenga, in sede di assestamento del bilancio 2013, non meno del finanziamento 2011, attestato a 268 milioni».
Recuperare finanziamenti significherebbe non solo più qualità, ma anche – è stato detto – limitare le cause con le aziende, avere più pace sociale, creare condizioni di adeguatezza economica per procedere alle gare senza tagli ai servizi e al personale. Su questo – come recita una nota di Palazzo Balbi – si va avanti in un clima collaborativo, benché in una situazione economica difficile generalizzata.

 

Treni “leggeri” al via

Tra maggio e giugno arrivano 14 convogli per le tratte più battute

ASSESSORE «A novembre – dice Chisso – al via 13/14 convogli da 7 o 9 carrozze per 700 persone».

È troppo presto per brindare e tagliare nastri ma finalmente c’è una data definitiva, almeno questo assicura l’assessore regionale alle Infrastrutture, Renato Chisso, che ci aggiunge pure la fine del sovraffollamento dei treni per i pendolari. Il primo nucleo del Sistema ferroviario metropolitano regionale, quello più corposo e centrale, e che era atteso per giugno, diventerà invece pienamente operativo a novembre anche se già da settembre il servizio verrà avviato in forma ridotta, e sarà una sorta di prova generale del sistema Sfmr che unirà Castelfranco, Treviso, Padova e Mestre con convogli che passeranno ogni mezz’ora.
Il piano dell’amministratore delegato delle Ferrovie Mario Moretti è stato approvato in Giunta regionale, e presto ai primi due nuovi convogli già arrivati si aggiungeranno gli altri 20 ordinati dalla Regione. «La consegna è prevista tra maggio e dicembre ma il grosso sarà qui tra giugno e agosto – spiega Chisso -: si tratta di 13 o 14 convogli da 7 o 9 carrozze in grado di trasportare circa 700 persone, e destinate alle linee già elettrificate. Gli altri saranno convogli da 4 carrozze e spinti da motori diesel per le zone più periferiche che non hanno ancora l’elettricità».
L’Sfmr partirà, dunque, con un sistema misto diesel-elettrico per poter collegare le località che fanno parte del primo lotto.
«È una scelta obbligata, almeno all’inizio e fino a che non avremo completato il secondo e terzo lotto dei lavori. E in quest’ambito abbiamo organizzato le cose in modo da risolvere i problemi di sovraffollamento dei treni: usiamo le navette».
Il sistema, in buona sostanza, prevede una rottura di carico, ossia bisogna cambiare, ma in compenso garantisce la disponibilità di posti: per fare un esempio il treno che parte da Belluno in direzione Mestre sarà un convoglio diesel; arrivato a Conegliano, dove inizia la linea elettrificata, farà scendere i passeggeri e tornerà indietro; i viaggiatori saliranno su un convoglio più grande che arriverà a Mestre e non sarà già strapieno a Treviso. «È un compromesso che consente di migliorare il servizio – continua l’assessore regionale -. Adesso se si perde un treno bisogna aspettare un’ora, dopo si troverà subito posto nell’altro convoglio».
Fino a novembre i milioni spesi su quest’opera, impostata nel 1992 e i cui lavori sono iniziati nel 2002 saranno 600, ne mancano altri 250 per completare la seconda e la terza fase. La seconda doterà di infrastrutture le linee del perimetro più ampio, come Vicenza-Padova o Conegliano-Belluno, dove ci sono ancora passaggi a livello e altri ostacoli da superare, e quindi la velocità di esercizio è più lenta. La terza ed ultima prevede l’elettrificazione totale delle linee «e quindi i convogli più lunghi potranno arrivare ovunque senza più interruzioni di carico» conclude Renato Chisso.
In mezzo al sistema complessivo ci sono ancora dei buchi, come alcune stazioni da realizzare ancora non è chiaro dove, ad esempio tra Mestre centro e Carpenedo, ma l’Sfmr a novembre deve partire e quel che manca verrà aggiunto.

 

La Regione rilancia il progetto della linea ad Alta Velocità-Alta Capacità (Av-Ac) Venezia-Trieste. È stata pubblicata, sul Bollettino ufficiale regionale, la bozza del protocollo d’intesa che la giunta Zaia sottoscriverà con Trenitalia per l’avvio del nuovo orario cadenzato in Veneto.

Ma nel documento, già approvato dalla giunta regionale e ora in attesa della firma con le Ferrovie, c’è anche un passaggio relativo alla contestata linea Tav Venezia-Trieste. All’articolo 7 si legge che «in ragione dell’importanza di realizzare le linee Av-Ac, nell’ambito dei contratti di programma con il governo, si rinnova l’impegno a considerare prioritario il completamento dell’asse ferroviario interessato dal Corridoio 5», con il richiamo esplicito alla tratta Venezia-Trieste. Insomma, dalla Regione un’indicazione ad andare avanti, che non è passata inosservata a sindacati e ambientalisti.

«È chiaramente una forzatura dell’assessore Chisso, sembra un’azione di giustificazione delle delibere già adottate a suo tempo da parte della giunta regionale», commentano da Legambiente Veneto Orientale, «di fronte ai tagli che si continuano a fare nei trasporti pubblici, siamo convinti che sia un contro senso voler continuare a spendere soldi, anche solo in termini di progettazione, per un’infrastruttura che non ha giustificazione. È da condannare questo volersi incaponire su un progetto, quando non ci sono né le condizioni economiche né quelle future di traffico. Almeno per i prossimi 15 o 20 anni le risposte ci sono tranquillamente nel potenziamento della tratta».

Ipotesi di cui ha già parlato il commissario Mainardi e a cui guarderebbe anche Rete Ferroviaria Italiana, almeno stando a quanto emerso in un recente convegno della Cgil in cui era stato stimato in 800 milioni di euro l’investimento sufficiente a eliminare per decenni tutte le strozzature sulla Venezia- Trieste.

«La Regione dovrebbe essere coerente. Visto che ha voluto la nomina del commissario, ora affronti la questione come l’ha suggerita Mainardi, incontrando anche il nostro consenso»

concludono da Legambiente.

Giovanni Monforte

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SAN DONÀ – La Regione rilancia il progetto della linea ad Alta Velocità-Alta Capacità (Av-Ac) Venezia-Trieste. È stata pubblicata, sul Bollettino ufficiale regionale, la bozza del protocollo d’intesa che la giunta Zaia sottoscriverà con Trenitalia per l’avvio del nuovo orario cadenzato in Veneto. Ma nel documento, già approvato dalla giunta regionale e ora in attesa della firma con le Ferrovie, c’è anche un passaggio relativo alla contestata linea Tav Venezia-Trieste. All’articolo 7 si legge che «in ragione dell’importanza di realizzare le linee Av-Ac, nell’ambito dei contratti di programma con il governo, si rinnova l’impegno a considerare prioritario il completamento dell’asse ferroviario interessato dal Corridoio 5», con il richiamo esplicito alla tratta Venezia-Trieste. Insomma, dalla Regione un’indicazione ad andare avanti, che non è passata inosservata a sindacati e ambientalisti.

«È chiaramente una forzatura dell’assessore Chisso, sembra un’azione di giustificazione delle delibere già adottate a suo tempo da parte della giunta regionale», commentano da Legambiente Veneto Orientale, «di fronte ai tagli che si continuano a fare nei trasporti pubblici, siamo convinti che sia un contro senso voler continuare a spendere soldi, anche solo in termini di progettazione, per un’infrastruttura che non ha giustificazione. È da condannare questo volersi incaponire su un progetto, quando non ci sono né le condizioni economiche né quelle future di traffico. Almeno per i prossimi 15 o 20 anni le risposte ci sono tranquillamente nel potenziamento della tratta».

Ipotesi di cui ha già parlato il commissario Mainardi e a cui guarderebbe anche Rete Ferroviaria Italiana, almeno stando a quanto emerso in un recente convegno della Cgil in cui era stato stimato in 800 milioni di euro l’investimento sufficiente a eliminare per decenni tutte le strozzature sulla Venezia- Trieste.

«La Regione dovrebbe essere coerente. Visto che ha voluto la nomina del commissario, ora affronti la questione come l’ha suggerita Mainardi, incontrando anche il nostro consenso»

concludono da Legambiente.

Giovanni Monforte

 

Tribuna di Treviso – Venezia-Cortina-Dobbiaco in treno

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12

apr

2013

L’Ordine degli ingegneri: allungare l’Smfr fino a Calalzo e andare oltre

TREVISO – Una metropolitana in grado di collegare due patrimoni dell’umanità come Venezia e le Dolomiti. Per il turismo e per andare a sciare la domenica, ma anche per i pendolari. L’ordine degli ingegneri di Treviso rilancia il tema con il convegno che si terrà domani al S. Artemio. Il progetto, che si inserisce nel quadro della metropolitana di superficie, sfrutterebbe le linee ferroviarie esistenti. Non è la prima volta che si parla della rinascita della ferrovia delle Dolomiti, abbandonata negli anni ’60, dopo le Olimpiadi invernali di Cortina, tanto che sabato verrà presentato uno studio di fattibilità realizzato dalla Net Engineering per conto della Regione.

«Oggi le Dolomiti sono raggiungibili solo attraverso due corridoi, il Fadalto e il Feltrino»,

spiega il presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Treviso Vittorino Dal Cin.

«Dove ci si muove solo in colonna. Quando ci sono infrastrutture adeguate, i turisti arrivano da tutto il mondo. È su questo che dobbiamo puntare, visto che la nostra base manifatturiera è in crisi».

Il progetto della metropolitana delle dolomiti è diviso in due parti. La prima fino a Calalzo, la seconda fino a Cortina e Dobbiaco. Più facile realizzare il primo tratto. La ferrovia è già in uso, non servono grandi interventi.

«Bisognerebbe mettere mano ai treni, usando mezzi adatti al tipo di servizio, quindi aumentando i posti in piedi a discapito di quelli a sedere»,

spiega Andrea Modolo, presidente della commissione giovani dell’Ordine.

«Sarebbe poi necessario migliorare le stazioni, e creare dei parcheggi scambiatori. I treni dovrebbero avere una cadenza precisa e ravvicinata, ogni 20/30 minuti. Se i turisti e i cittadini sapessero che possono andare in stazione ed aspettare al massimo 20 minuti per un treno, lo utilizzerebbero».

Oggi ci sono solo 7 treni al giorno che collegano Venezia e Calalzo. Più problematica la realizzazione del secondo tratto. L’intenzione è di utilizzare la linea ferroviaria nata per le Olimpiadi di Cortina e chiusa poco dopo, solo che nel frattempo sopra vi sono state costruite le piste ciclabili. Sarebbe dunque necessario realizzare una cinquantina di chilometri di nuove rotaie.

«Difficile in questo momento individuare i costi complessivi del progetto»,

prosegue Riccardo Gai, della commissione giovani,

«si parla di centinaia di milioni. Credo che intanto si debba guardare al tratto fino a Calalzo e poi allargare il campo. Noi abbiamo posto come obiettivo il 2020».

Quel che manca oggi sono i soldi, e non è poco.

«Ma il nostro obiettivo è porsi questo progetto come obiettivo. Da qui si deve partire per reperire le risorse. In Trentino ci sono riusciti pochi anni fa»,

conclude Dal Cin. Si guarda a finanziamenti europei e dell’Unesco visto il collegamento tra due Patrimoni dell’umanità, ma anche al project financing. Sabato inoltre si parlerà del progetto di un collegamento ferroviario per l’aeroporto di Venezia, pochi chilometri per collegarlo ai binari per Trieste.

(Federico Cipolla)

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I dati dell’Aci di Venezia: si preferisce l’acquisto dell’usato

Capuis: «Le famiglie risparmiano, ora il governo ci aiuti»

Crollano gli acquisti di auto nuove, va meglio il settore dell’usato ma è boom di rottamazioni. Perché per risparmiare tante famiglie veneziane rinunciano alla seconda auto, quella più vecchia mandandola alla rottamazione. E chi può permetterselo punta sull’affitto di una delle macchine del car sharing, almeno nel Comune di Venezia. Anche i dati dell’Aci Venezia servono a tracciare le conseguenze di una crisi economica che sembra non finire mai e che sta cambiando completamente i comportamenti della gente. L’Aci ha reso noto i dati del mercato dell’auto in provincia relativi al primo trimestre 2013. In circolazione in provincia di Venezia ci sono ( i dati sono quelli aggiornati al 31 dicembre 2012) 578 mila e 449 veicoli, di questi le autovetture sono 447.209. Stando ai dati del primo trimestre 2013 dell’Automobil club di Venezia continua il crollo nelle vendite vendite di autoveicoli nuovi, come conferma il dato delle immatricolazioni che fa segnare una diminuzione di 671 unità, dalle 4.707 dello stesso periodo dello scorso anno alle 4.036 di quest’anno. Calo di vendite che era stato evidenziato anche dalla Confcommercio pochi mesi fa: Venezia meno 19,66 per cento nelle immatricolazioni a fine 2012. Un calo che colpisce anche note marche: se teneva la Lancia, Fiat ha diminuito le vendite del 20,87% e Alfa Romeo del 29,14%. Fra le straniere, la Volvo ha venduto il 37,94% di auto in meno rispetto al 2011; tra le tedesche hanno sofferto di più la Volkswagen (-33,32%) e la Opel (-33,57%); calo contenuto per la Mercedes, dicevano i dati del settore Auto moto dell’associazione del commercio. Tornando ai dati dell’Aci va meglio il settore dell’usato. I passaggi di proprietà passano dai 6.771 del 2012 (primo trimestre) ai 7.719 del 2013 (più 948). «C’è un dato», spiega il presidente dell’Automobile Club, Giorgio Capuis, «che deve, però, far riflettere. Oltre al crollo del nuovo, c’è un boom di radiazioni: rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno si sono registrati 666 pratiche in più. Questo significa che per molte famiglie mantenere un auto è diventato un lusso e quindi preferiscono, soprattutto se è la seconda auto, disfarsene». Una crisi profonda quella dell’auto. Anche perché mantenere i mezzi, pagare l’assicurazione e le manutenzioni costa molto. «Anche in provincia di Venezia», continua Capuis, «la mancanza di soldi si fa sentire. Le famiglie hanno paura di acquistare un’auto nuova e preferiscono risparmiare, magari preferendo un usato». Ma così il parco mezzi invecchia a scapito della sicurezza. Capuis precisa: «L’Aci sollecita i parlamentari appena eletti perché al più presto assumano dei provvedimenti a sostegno di un comparto che anche nel nostro territorio ha una rilevanza sul piano economico ed occupazionale. Noi abbiamo già avanzato una serie di proposte concrete. Ora tocca alla politica muoversi». E la chiusura di molte concessionarie d’auto nell’ultimo anno confermano lo stato di emergenza. La maggior parte della gente, quindi, alla seconda auto di famiglia preferisce il trasporto pubblico ma chi può, almeno nel Comune di Venezia, punta sul car sharing. Ovvero l’auto in affitto. I dati Avm confermano: 213 contratti siglati in più a fine 2012. A settembre 2012 gli utenti erano saliti a 3.710 con 47 mezzi a disposizione. 617.793 i chilometri percorsi e quasi 60.500 ore di utilizzo.

Mitia Chiarin

Gazzettino – “Tagli ai trasporti, abbiamo ragione noi”

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30

mar

2013

BATTAGLIA LEGALE

Confservizi attacca la Regione: «Storica sentenza del Consiglio di Stato»

VENEZIA – Tagli ai fondi per il trasporto pubblico, la battaglia continua. Lo annuncia Confservizi, l’associazione che riunisce in Veneto le aziende di trasporto pubblico locale. E poco importa se il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza del Tar che a suo tempo aveva accolto il ricorso delle aziende contro i tagli del 2011 decisi dalla Regione: per Confservizi, quella del Consiglio di Stato è «una sentenza storica». E la Regione, a partire dall’assessore Renato Chisso, ha ben poco da cantare vittoria.

«Gli annunci trionfalistici della Regione e dell’assessore Chisso sono uno schiaffo alle aziende, ai lavoratori e ai milioni di pendolari oltre che alla verità dei fatti – dice il direttore di Confservizi, Nicola Mazzonetto – Con la sentenza dell’altro giorno il Consiglio di Stato ha infatti riconosciuto il diritto delle aziende di trasporto pubblico locale e degli enti affidanti ad ottenere dalla Regione le risorse finanziarie corrispondenti all’onere derivante dalla stipula dei contratti di servizio per l’espletamento dei servizi minimi. Tale obbligo giuridico gravante sulla Regione non può essere disatteso con il pretesto dei tagli a livello nazionale».

Il fatto che sia stato ribaltato il verdetto del Tar e che quindi abbia vinto la Regione davanti al Consiglio di Stato, è quasi irrilevante per Confservizi:

«Il ricorso non è stato rigettato, ma dichiarato inammissibile con indicazione a chiedere direttamente il riconoscimento delle compensazioni alla Regione sulla base dei servizi minimi storici».

Sulla stessa linea il presidente di Actv Venezia, Marcello Panettoni. Che annuncia:

«Avvieremo immediatamente ogni iniziativa necessaria presso le autorità giudiziarie competenti per ottenere ciò che ci spetta di diritto».

Dal fronte dell’opposizione in consiglio regionale, intanto, il capogruppo del Pd Lucio Tiozzo rinnova la richiesta di dimissioni all’assessore Chisso:

«Per decidere i tagli c’è una procedura da seguire e Chisso non l’ha fatto».

(al.va.)

 

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