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CAMPONOGARA – I cittadini di Calcroci contestano la nuova opera in via Nuova

«Così si aggrava il rischio idrualico e si svalutano le abitazioni già esistenti»

I cittadini di Calcroci non vogliono la rotonda su via Nuova e chiedono che l’area, destinata a tale opera, resti a verde pubblico. Su questo i consiglieri comunali d’opposizione sono pronti ad una mozione. Al centro Auser di Calcroci lunedì sera c’era circa una settantina di residenti delle aree limitrofe di via 8 Marzo dove, all’incrocio con la provinciale via Nuova, il Comune intende costruire una rotonda in convenzione con il proprietario dell’area su cui l’opera dovrebbe realizzarsi. Polemica iniziale per la mancanza in sala del sindaco, Giampietro Menin. Qualcuno è intervenuto dicendo che lo stesso non era stato invitato, ma Antonella Zagallo, portavoce del comitato dei cittadini, dichiara di averlo invitato personalmente. Presenti, invece, i consiglieri d’opposizione Rosalia Tassetto e Pascale De Falco.

«L’area – dice la signora Zagallo – era destinata a verde pubblico. Già il proprietario aveva ricevuto 1350 mq di edificabilità in cambio del mantenimento a verde pubblico, oggi vengono concessi 5000mq in cambio di una rotatoria su strada provinciale».

In questo modo verrebbe ad aggravarsi sia il rischio idraulico in zona, dove si sono verificati allagamenti, sia la cronica assenza di parcheggi, ma verrebbero anche a svalutarsi le case attualmente esistenti per la sottrazione dell’unica area verde esistente.

Il comitato si dice, poi, esterrefatto dell’altro accordo, adiacente al primo, ma posto dall’altro lato della strada, quello di via Sabbioni. Qui, secondo i cittadini, ci potrebbero essere dei profili di responsabilità penale.

«Qui il privato – spiega Antonella Zagallo – era andato in convenzione ricevendo edificabilità in cambio della costruzione degli spogliatoi del campo sportivo di Camponogara. Ad un certo punto si è deciso di mantenere l’edificabilità in cambio di denaro, ovvero 108 mila euro versati dal privato».

Per la gente quest’operazione assomiglia ad una vendita di edificabilità che crea un pericoloso precedente. I residenti chiedono, invece, il mantenimento dell’area a verde per quale era stato pagato un valore nel prezzo degli immobili a suo tempo acquistati, la realizzazione in quell’area di una piazza e opere di risanamento idraulico.

Emanuele Compagno

 

Le correzioni decise da Zorzato dopo il ricorso costituzionale mentre la Regione si costituisce in giudizio contro il Governo

VENEZIA – Il ricorso costituzionale contro il Piano casa del Veneto, deciso dal Governo Letta, ha avuto quale effetto immediato il blocco delle domande di ampliamento abitativo (62 mila le pervenute finora, 56 mila quelle dichiarate «efficaci» e perciò accolte), e il brusco stop delle attività edilizie conseguenti. Grava come un macigno l’incertezza sul pronunciamento della Corte, espressa anche da architetti e geometri al “padre” del provvedimento, Marino Zorzato: «Il Piano resta totalmente valido fino alla sentenza della Consulta che dibatterà il caso prima di un anno», si sgola a ripetere l’assessore all’urbanistica e vicepresidente della Regione. Che, dopo aver incontrato i dirigenti dell’Anci, è passato al contrattacco con tre iniziative. Anzitutto la giunta, accogliendo la sua proposta, ha deciso la “costituzione in giudizio a difesa” del Piano, per opporre le proprie ragioni a quelle del Consiglio dei ministri. A seguire, Zorzato ha messo a punto una circolare esplicativa per rimuovere alcuni dubbi applicativi (altezza massima consentita, limiti ai volumi di ampliamento, oneri di urbanizzazione), accompagnata – ecco la novità – da un pacchetto di correttivi che mirano a disinnescare i contenuti del ricorso, incentrato essenzialmente su due questioni: rischio idraulico e sagoma degli edifici. Le misure verranno illustrate nel dettaglio lunedì prossimo al direttivo regionale dell’Associazione dei Comuni («Sarà un confronto tecnico-politico») e l’artefice le anticipa così: «Chiariremo che un fabbricato destinato alla demolizione perché collocato in una zona a rischio idraulico o idrogeologico potrà essere ricostruito soltanto in un’area esente da questi rischi; per quanto riguarda la sagoma degli edifici, sarà precisato che permane la competenza della Soprintendenza su tutti i fabbricati soggetti a vincolo».

Ma aldilà della vertenza legale, pesa la protesta di numerosi amministratori, sostenuti dall’opposizione di sinistra che denunciano la mortificazione delle loro facoltà in materia di gestione urbanistica del territorio: «Proporremo ai sindaci una procedura semplificata nelle varianti comunali per tutelare gli edifici ritenuti di pregio». Tirate le somme, Zorzato apporterà le modifiche al Piano, o attraverso un pacchetto di emendamenti oppure in forma di disegno di legge. Siparietto. La scelta dell’impugnazione, da parte dell’esecutivo Letta, non è stata indolore: alla proposta in tal senso del ministro Graziano Del Rio, sostenuta con vigore da Flavio Zanonato, si è opposto Maurizio Lupi, punto di riferimento di Zorzato e dell’intero Ncd in Veneto, spalleggiato dallo stesso vicepremier Angelino Alfano. Parole grosse, attimi di tensione, poi è prevalsa una soluzione minimale, quella dell’impugnativa limitata ad aspetti non primari del Piano stesso. «La manovra orchestrata dalla sinistra non ha avuto successo», il commento dell’ineffabile assessore «anche se qualcuno, dentro Forza Italia veneta, si augurava il contrario in barba agli interessi della nostra economia».

Filippo Tosatto

 

VENEZIA – Piano casa, scatta il confronto con i sindaci per preparare la circolare interpretativa delle nuove norme, ma anche per modificare la legge nei punti contestati dal Governo. Ieri la giunta regionale ha approvato la delibera di costituzione in giudizio contro l’impugnativa di Palazzo Chigi davanti alla Corte costituzionale, ma a sentire il “padre” del Piano casa si è trattato di un atto di routine che potrebbe non produrre effetti. «Ci vorrà un anno per arrivare alla prima udienza – dice il vicepresidente e assessore all’Urbanistica Marino Zorzato – ma io conto di riuscire in un paio di mesi a modificare il Piano».

L’impugnativa riguarda due passaggi:

1) non aver scritto, oltre al termine “idraulica”, la parola “idrogeologica”;

2) aver omesso sul concetto di “sagoma” il fatto che, in caso di area soggetta a vincolo paesaggistico, la modifica è sottoposta al parere vincolante della Soprintendenza.

Zorzato conta di fare le modifiche con la prossima legge sul consumo del suolo. Lunedì, intanto, avrà un confronto con l’Anci per affrontare insieme la circolare interpretativa che dovrà essere approvata dalla giunta. Ma il capogruppo del Pd, Lucio Tiozzo, incalza: «Zorzato presenti urgentemente le modifiche o si voti la nostra proposta di legge». Intanto la commissione Urbanistica di Andrea Bassi ha deciso di raccogliere proposte via mail (pianocasater@consiglioveneto.it).

(al.va.)

 

Nuova Venezia – I danni del maltempo.

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12

feb

2014

Santa Maria di Sala a rischio

Mirano salva grazie ai lavori del Genio

MIRANO – Archiviata la fase di maltempo, parte anche nei comuni del Miranese la conta dei danni, ma anche la riflessione su quanto accaduto e quanto poteva accadere. Tutto sommato i canali hanno tenuto: i tecnici del consorzio Acque Risorgive sono riusciti a evitare il peggio, tuttavia i problemi restano. Mirano. Il sospiro di sollievo è doppio. Nei giorni della piena il livello del Muson è salito fino al livello della pescheria al ponte delle Barche. Pochi centimetri e sarebbe tracimato. Non sfugge ai miranesi la situazione del fiume fino a pochi mesi fa: a dicembre lo specchio d’acqua dei Molini era invaso da 5 mila metri cubi di terreno che il Genio civile aveva in programma di rimuovere a fine 2014. Il Comune ha insistito per farlo subito e alla fine sono stati trovati i fondi per anticipare di un anno i lavori. A Natale l’isolotto è stato rimosso. Naturale dedurre che se fossero stati seguiti i tempi previsti, il fiume sarebbe certamente esondato, allagando l’intero centro, come accadde nei primi anni Ottanta. I danni sarebbero stati incalcolabili. Santa Maria di Sala. Caltana, ma anche Campocroce sono tornati a mollo. È successo per un periodo limitato di tempo e questo ha ridotto anche i danni, ma l’avvertimento è lanciato: nonostante la pulizia dei fossi e i piani delle acque, nonostante tutto, i paesi restano a rischio. Nel Salese in particolare si domandano che fine abbia fatto il bacino di laminazione previsto in zona industriale. Il progetto è stato approvato in Regione lo scorso anno e prevede la sistemazione idraulico-ambientale del Lusore a monte della botte a sifone del Taglio: dovrebbe essere fatta un’area umida di circa 4,8 ettari, in prossimità della confluenza con lo scolo Fiumicello, composta da cinque bacini collegati tra loro. Danni. Il Comune di Mirano ha già invitato i cittadini a presentare l’elenco dei danni subiti entro venerdì. I moduli sono disponibili nel sito e in municipio. Lo stesso farà Santa Maria di Sala. Intanto prosegue il censimento delle devastazioni non private, a cominciare dalle strade: alcuni tratti si sono letteralmente sbriciolati dopo una settimana ininterrotta di acqua e le asfaltature non potranno essere fatte prima di primavera. Una vera e propria emergenza, che ha già provocato cadute e danni a mezzi in transito.

Filippo De Gaspari

 

Maltempo, allerta per fiumi e canali

Venti millimetri di pioggia in due ore: crolla il tetto di un vecchio edificio a Caorle

PORTOGRUARO – Torna la paura del maltempo nel Veneto orientale: l’allerta sembra essere rientrato per alcuni corsi d’acqua, ma decisive saranno le prime ore del mattino. Lunedì sera si è temuto il peggio quando, tra le 20 e le 22, sono caduti in due ore 20 millimetri di pioggia. A Concordia Sagittaria si sono allagate due strade del Paludetto, tra cui via Muteron. A Teglio Veneto si è innalzata, fino a raggiungere un livello preoccupante, la roggia Lugugnana. A San Stino sono tornati a farsi minacciosi i canali consortili della frazione di Sette Sorelle. A San Michele al Tagliamento si sono registrati, invece, i problemi più gravi. Si è alzato il livello del canale Fanotti, nei dintorni dell’ex zuccherificio Eridania, creando di nuovo apprensione tra i residenti. A Quarto Bacino si sono formati altri fontanazzi nei pressi dell’argine sul canale Lugugnana. Il Cavrato, il canale scolmatore del Tagliamento, ha raggiunto livelli che preoccupano. Complessivamente nella giornata di ieri e a sera di lunedì sono caduti altri 70 millimetri di piogge, quindi ben oltre le previsioni dello stesso Consorzio di bonifica Veneto orientale che ha riattivato il 100% degli impianti in propria dotazione. Una situazione che ha ricordato da vicino l’emergenza della scorsa settimana. Complice una punta di marea che alle 21 ha toccato i 122 centimetri, i livelli idrometrici nella rete di deflusso hanno ricominciato a salire, rendendo necessario un attento monitoraggio della situazione in tutto il comprensorio che si è protratto per tutta la notte e sta tuttora proseguendo. Gli 80 impianti idrovori consortili si sono automaticamente attivati e lavoreranno anche oggi al 100% della capacità per smaltire questa nuova ondata di precipitazioni. Il personale operaio e tecnico sta lavorando da ieri sera per presidiare il funzionamento degli impianti danneggiati, gli argini e i canali. Qualche allagamento riscontrato nei comuni di Concordia Sagittaria, Teglio, Cinto, San Stino e San Michele al Tagliamento. Altri di minore entità nel resto del comprensorio. Fortunatamente le previsioni meteo danno la situazione in leggero miglioramento. Nel frattempo proseguono le verifiche dei danni arrecati alle opere pubbliche di bonifica dalla piena di 10 giorni fa e che già superano i 4 milioni di euro. A San Gaetano, frazione di Caorle, le forti piogge hanno fatto crollare i tetti di vecchie abitazioni abbandonate ma situate proprio nei pressi di un borgo residenziale in cui abitano decine di famiglie. «Abbiamo sentito un grande boato» raccontano alcuni abitanti di Stradone Franchetti, «e ci siamo precipitati fuori a vedere che cosa fosse successo». Nessun danno a strutture di valore e soprattutto a persone. Le vecchie abitazioni non hanno retto al peso delle tonnellate d’acqua che, unite al forte vento, sono precipitate negli ultimi giorni.

(r.p.- g.can.)

 

Cinto. Il commissario Manno fa pulire i fossi

E via Risere questa volta non va sott’acqua

CINTO. Protezione civile da una parte; commissario Natalino Manno dall’altra. Questa la giusta amalgama che ha salvato Cinto dalle acque; un esempio di buona prassi amministrativa richiamato in una recente riunione per l’allerta meteo. Il commisario Natalino Manno, forte del supporto del Consorzio di bonifica e del Genio civile, ha ordinato ai proprietari dei terreni a rischio di provvedere alla ricalibratura dei collettori di raccolta delle acque. La quasi totalità degli interventi è stata realizzata in pochi giorni appena prima delle grandi piogge. Costretti alla ricalibratura dei loro fossi anche due grandi proprietari che hanno ricevuto un preciso diktat: «O lo fate entro breve con una data certa – ha intimato Manno – o interverrà il Comune con spese e relative sanzioni a carico vostro». Questi lavori andranno a completare il reticolo periferico degli scoli, mettendo così in sicurezza via Banduzzo e via Reghena come è avvenuto per le lottizzazioni Persiana, Verona e Torino. Risultato: situazione sotto controllo, compresa via Risere, salvo in due casi: la casa di nonna Elvira in via dei Prati e un’altra in via Reghena. «Non mi sono state segnalate particolare sofferenze per abitazioni o strutture varie» conclude Manno «Qui bastava pulire i fossi».

(g.p.d.g.)

 

MALTEMPO » DOSSIER REGIONE A Palazzo chigi

Zaia porta a Letta il conto dei danni: sinora 500 milioni

«Interi territori in ginocchio, il nostro bilancio è una goccia»

Una lettera ai parlamentari veneti perché facciano squadra

VENEZIA – Mezzo miliardo di danni già censiti (ma il bilancio è destinato ad aggravarsi), oltre 130 territori comunali coinvolti dall’ondata di maltempo. Il Veneto ferito da inondazioni e frane presenta il conto al Governo, destinatario del dossier trasmesso da Luca Zaia al premier Enrico Letta e al capo della Protezione civile Franco Gabrielli. È un report provvisorio («Già sappiamo che questa emergenza avrà una coda terribile di riflessi») che ricapitola quanto accaduto da Natale a oggi. In area montana le «abbondanti nevicate oltre i 1200 metri con accumuli fino a 4 metri e piogge intense», tra black out elettrici e devastazioni; in pianura gli «allagamenti per più giorni nelle campagne e nei centri abitati», con lesioni alle abitazioni, all’agricoltura e alle opere pubbliche; nei corsi d’acqua e nei litorali dell’alta costa, investiti «da violente mareggiate e minacciate da un’ingente mole di detriti». Montagna bellunese, Veneto orientale, Bassa e Terme padovane, Pedemontana di Treviso e Vicenza, litorali veneziani, gli epicentri di una crisi tradotta in cifre. Micidiali i danni alle rete di infastrutture viarie e di servizio (145 milioni) e ancor più quelli alla rete idraulica principale e secondaria (213 mln concentrati nel Veneziano e nel Padovano); quindi le famiglie e le attività produttive colpite da nevicate ed esondazioni (73); i dissesti idrogeologici (37); la rimozione di neve, lo smaltimento di rifiuti, gli interventi igienico-sanitari (15); le sofferenze dell’agricoltura (10); le operazioni soccorso prestate dai vari corpi e dal personale civile (5). Tutto ciò senza tener conto dei contraccolpi alla stagione turistica invernale e dei disagi subìti dalla popolazione (35 mila utenze) privata per giorni dell’energia elettrica. Morale della favola? «Ho l’onere e l’onore di difendere le istanze dei veneti e lo farò fino in fondo», proclama il governatore «abbiamo stanziato un altro milioni per le spese urgenti della Protezione civile e faremo ricorso ad ogni risorsa di bilancio disponibile ma è una goccia nel mare in tempesta. Il Governo ha il dovere di stanziare i fondi necessari a rimetterci in piedi, ogni anno le nostre imprese versano a Roma 21 miliardi, abbiamo il diritto di essere ascoltati». Letta, però, ha che le risorse disponibili nel Fondo di solidarietà nazionale sono assai scarse: «È tutto da dimostrare, noi attendiamo risposte adeguate e in tempi rapidissimi». Non basta. Zaia ha accompagnato il dossier da una lettera a tutti i parlamentari veneti, invitati a “fare squadra” per strappare un risultato positivo: «La drammaticità degli eventi mi porta a chiedere tutta la vostra collaborazione. La Regione con le sue sole forze è, di fatto, impotente. Mi rivolgo, pertanto, alla vostra sensibilità – e conto sull’azione che ciascuno di voi potrà promuovere nell’esercizio del proprio mandato». Alle critiche da sinistra circa l’eccesso di attendismo, Zaia replica sottolineando che il Piano straordinario successivo all’alluvione del 2010 ha erogato 24 milioni nel 2013 e ne stanzierà ulteriori 100 milioni da qui al 2015. Poi la frecciata: «L’opposizione, quattro anni fa, mi sollecitò ad andare a Roma a battere cassa con un Governo del mio stesso colore politico: ora ha cambiato idea, basta che si mettano d’accordo… Un’asse con il ministro Zanonato? Per tutelare la gente veneta, sono pronto a fare sponda con tutti». E mentre Cassa di Risparmio del Veneto stanzia 10 milioni di prestiti agevolati a famiglie e imprese danneggiate dalle precipitazioni, il gruppo leghista in Consiglio, chiede far ricorso immediatamente al Fondo di solidarietà europeo e provvedere alla defiscalizzazione per due anni delle zone colpite: «Misure indispensabili», affermano Federico Caner e Cristiano Corazzari «contiamo sul sostegno dell’intera assemblea».

Filippo Tosatto

 

Detriti sulle spiagge: da Conte due milioni e una deroga ai sindaci sullo smaltimento

VENEZIA – Il materiale giacente sulle spiagge marittime (nella foto, detriti sul litorale di Jesolo), lacustri e sulle rive dei corsi d’acqua a seguito dell’ondata di maltempo, dev’essere considerato come rifiuto urbano – non speciale – e come tale va gestito ai fini del successivo smaltimento o recupero. Lo ha precisato la giunta regionale con un provvedimento i deroga, proposto dall’assessore all’ambiente Maurizio Conte, con cui in relazione al carattere di eccezionalità ed urgenza determinatosi a causa degli intensi e ripetuti fenomeni meteorologici che hanno interessato il territorio veneto vengono fornite alle amministrazioni comunali rivierasche prime indicazioni sulle azioni più idonee per la gestione dei materiali depositati sulle spiagge, sulle sponde dei laghi e sulle rive dei corsi d’acqua. I sindaci direttamente interessati potranno quindi adottare apposite ordinanze, a tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Le indicazioni approvate dalla Regione – che ha anticipato 2 milioni per le opere di smaltimento – richiedono che sia effettuata una preventiva e accurata selezione per separare le frazioni recuperabili o riutilizzabili dei rifiuti in questione, da conferire presso apposite realtà in grado di gestire legittimamente il materiale. Qualora invece il rifiuto non presenti caratteristiche tali da consentirne il recupero o il riutilizzo sarà necessario assicurare il conferimento presso impianti di smaltimento autorizzati. «Era il minimo che dovevamo e potevamo fare in una situazione come questa, dove al danno materiale già gravissimo causato da maltempo se ne sarebbe aggiunto uno, costoso e di lunga durata, da strabismo burocratico che purtroppo è tipico di un Paese che sa solo vietare», è il commento al provvedimento dell’assessore alla mobilità Renato Chisso, che ricorda come i Comuni balneari colpiti dal maltempo siano «letteralmente in trincea». Soddisfatto anche il Pd: «Il provvedimento accoglie ciò che avevamo sollecitato», dichiara il capogruppo Lucio Tiozzo «superato questo nodo, resta però molto da fare per la messa in sicurezza. È necessario un piano per la realizzazione di opere in grado di difendere in modo costante i nostri arenili. La Giunta si concentri su questa priorità».

Gazzettino – Maltempo. E l’emergenza non e’ finita.

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12

feb

2014

NEVE, ALLARME ANIMALI

MALTEMPO – Ancora precipitazioni a Nordest, pioggia in pianura e neve in montagna.

E sempre alto il rischio di valanghe e slavine: questa si è abbattuta sulla ex statale tra Arabba e Livinallongo

MALTEMPO IN VENETO – Inviato al premier Letta il dossier con tutte le foto

213 MILIONI DI EURO

130  I COMUNI IN GINOCCHIO

Cinquecento milioni di danni Zaia: «Onorevoli, aiutateci»

Acqua e neve, siamo ancora in piena emergenza e dalla Regione Veneto parte alla volta di Roma il primo dossier dei danni: per ora siamo sull’ordine dei 500 milioni di euro. Dal governatore Luca Zaia, poi, un appello ai parlamentari veneti a “fare squadra” per portare a casa un po’ di risorse. La giunta di Palazzo Balbi, intanto, ha stanziato un altro milione.
LA LETTERA – Zaia ieri mattina ha scritto ai deputati e senatori veneti mandando a ciascuno un dossier sui danni di questa eccezionale ondata di maltempo. «Ho scritto a tutti i parlamentari, così che la squadra dei veneti si faccia sentire in Parlamento e faccia in modo che al pari del 2010 ci siano dei risultati». Una missiva a parte è stata indirizzata al presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta e al capo dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, e consiste nella richiesta di dichiarazione di “stato di emergenza”. «La situazione – ha scritto Zaia – necessita dell’intervento di “poteri straordinari”». E c’è bisogno, ha aggiunto, di «un adeguato sostegno finanziario».
LE FOTO – Presumendo che a Roma siano sommersi di carte e, metti mai, che minimizzino il disastro capitato in Veneto, è stato inviato anche un bel pacco di foto da cui si capisce perfettamente la situazione dei paesi di pianura allagati e delle zone di montagna irraggiungibili causa neve alta così.
I NUMERI – Siamo ancora in fase di conteggio, tant’è che nel dossier si specifica che i Comuni indicati nei decreti – circa 130 su 581 – “non costituiscono ancora l’esatta elencazione dei territori colpiti ma solo una prima individuazione”. I dati di fatto sono che in montagna si è arrivati a oltre 4 metri di neve accumulata, un rischio valanghe a quota 5 (il massimo), una quantità di acqua piovana superiore all’alluvione del 2010 con i fiumi che hanno mantenuto livelli di piena sostenuti per oltre 7 giorni. La stima, provvisoria e «prudenziale», è che i danni si aggirino sui 500 milioni. Così suddivisi: danni subiti da famiglie e attività produttive 75 milioni; viabilità e infrastrutture 145 milioni; rete idraulica con particolare riferimento all’area del padovano, del veneziano e delle coste 213 milioni; dissesti idrogeologici 37 milioni; interventi degli enti locali per rimozione neve e smaltimento rifiuti 15 milioni; aziende agricole 10 milioni. Più 5 milioni di spese per le operazioni di soccorso. E non si tiene conto dei «danni indiretti patiti dal sistema turistico-ricettivo che in piena stagione invernale» ha dovuto fare i conti con il blackout, 35mila utenze senza corrente elettrica.
SPIAGGE – La buona notizia è che i rifiuti scesi a valle che si stanno accumulando sulle spiagge, sono stati declassati: sono rifiuti urbani e come tali vanno gestiti ai fini dello smaltimento o recupero.
I SOLDI – Chi deve tirare fuori i soldi? «Nel 2010 quando eravamo al governo dicevano che era Roma a dover dare i soldi, adesso gli stessi dicono che tocca alla Regione», dice Zaia. Che ha scritto ai parlamentari perché tutti insieme si faccia squadra: «La drammaticità degli eventi mi porta a chiedere tutta la vostra collaborazione. La Regione del Veneto con le sue sole forze è, di fatto, impotente».
LE REAZIONI – Al Senato è stata presentata un’interrogazione – primi firmatari Laura Puppato e Giorgio Santini del Pd, e poi Paola De Pin ex M5S, Giampiero Dalla Zuanna Sc, Franco Conte Ncd, Rosanna Filippin e Felice Casson Pd – in cui si chiede di sospendere gli adempimenti fiscali per le zone maggiormente colpite dall’alluvione e l’immediata deroga al patto di stabilità. La Lega, con Massimo Bitonci e Giancarlo Giorgetti, ha presentato una mozione che impegna il Governo a sospendere per un anno il pagamento delle imposte per le imprese e i cittadini veneti colpiti dalle calamità naturali. E in consiglio regionale il Carroccio di Federico Caner ha depositato una risoluzione in cui si chiede di fare ricorso immediatamente al Fondo di solidarietà europeo e provvedere alla defiscalizzazione per due anni delle zone colpite dall’alluvione.

Alda Vanzan

 

NUOVE REGOLE – I rifiuti ammassati sui litorali non saranno più considerati “speciali”

JESOLO (VE) – Da rifiuti speciali a urbani. È l’effetto del provvedimento varato ieri dalla Giunta regionale che ha deciso, vista l’eccezionalità e l’urgenza del momento, di classificare i detriti di legno che negli ultimi giorni si sono depositati nelle spiagge veneziane, come dei rifiuti urbani. Ciò permetterà una considerevole diminuzione, anche di cinque volte, dei costi di raccolta e smaltimento che potrà essere così «inviato» nelle discariche comunali. Insomma, in mezzo a tanta pioggia un vero e proprio raggio di sole per i sindaci della costa. Anche perché i detriti ammassati sul litorale sono nell’ordine di migliaia di tonnellate ed i costi sono sempre a carico dei comuni. Solo a Jesolo, dove la situazione è stata definita «disastrosa» dallo stesso sindaco Valerio Zoggia, è stato stimato che a gennaio i rifiuti trascinati a riva dal mare hanno superato le 2 mila tonnellate. I sindaci sono stati dunque autorizzati ad adottare apposite ordinanze, a tutela dell’ambiente e della salute pubblica per regolamentare la successiva raccolta. Successivamente dovrà essere effettuata una selezione per separare le frazioni recuperabili dei rifiuti mentre quelli non riutilizzabili saranno conferiti in impianti specializzati. L’eventuale ricorso al conferimento in discarica dei rifiuti comporterà l’applicazione dell’«ecotassa» con uno sconto del 20%. «Era il minimo che dovevamo e potevamo fare in una situazione come questa – ha commentato l’assessore Renato Chisso – dove al danno causato da maltempo se ne sarebbe aggiunto uno, costoso e di lunga durata, da strabismo burocratico che purtroppo è tipico di un Paese che sa solo vietare».

Giuseppe Babbo

 

I rifiuti in spiaggia? Non più speciali ma legna da ardere

La Regione modifica la classificazione: i detriti sul litorale possono essere riutilizzati.

Ridotti i costi di recupero e smaltimento, Jesolo già pronta ad aprire alla gente

DA PROBLEMA A RISORSA – A Jesolo in gennaio 2mila tonnellate di rifiuti in spiaggia

Quattro milioni di euro per sistemare la spiaggia di Jesolo devastata dal maltempo. È quanto ottenuto dall’assessore all’Ambiente Maurizio Conte dal sindaco Valerio Zoggia ricevuto ieri nella sede della Regione Veneto. Zoggia ha ottenuto anche l’emendamento della legge regionale riguardante lo smaltimento delle tonnellate di scorie finite sull’arenile. In particolare il legname non sarà più considerato rifiuto speciale e chiunque quindi potrà raccogliere arbusti e tronchi depositati sulla spiaggia per poi farli ardere.

Nuova Venezia – Maltempo. Battaglia sui danni.

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11

feb

2014

 

Risarcimenti, richiesta da 130 Comuni

Il Governo, privo di risorse, potrebbe suggerire l’aumento dell’accise sui carburanti in Veneto. Zaia: «Non lo faremo mai»

VENEZIA – Oltre 130 Comuni veneti colpiti da alluvioni, nevicate e frane; danni superiori al mezzo miliardo fin qui ipotizzato: l’andamento del censimento affidato ai sindaci non autorizza all’ottimismo. Tra oggi e domani scadrà il termine per segnalare alla Regione una stima sommaria dei risarcimenti richiesti e i report delle amministrazioni locali stanno tracciando uno scenario a macchia di leopardo. Montagna bellunese, Veneto orientale, Bassa Padovana, Pedemontana trevigiana e vicentina gli epicentri della calamità, con “picchi” circostanziati, già al centro delle cronache: Portogruaro e Montegrotto Terme, Carmignano di Brenta e Bovolenta, Livinallongo, Roccapietole, Cortina… «Il bilancio è parziale, non possiamo prevedere ciò che troveremo quando l’acqua sarà completamente defluita e la neve sciolta», commenta l’assessore alla Protezione civile Daniele Stival «penso alle condizioni degli argini fluviali o alle devastazioni montane, dove interi rifugi sono spariti, per non parlare della mole di detriti diretta verso le spiagge. Oltretutto l’allarme meteo non è rientrato, in molte zone piove o nevica. Il governatore Zaia ha ipotizzato 500 milioni di danni, temo che il conto finale sarà più pesante». Ma chi risarcirà le ferite provocate all’agricoltura, al turismo, alle imprese, alle famiglie, alle stesse opere pubbliche? In settimana il Consiglio dei ministri valuterà la dichiarazione di calamità naturale del Veneto: «I danni sono obiettivamente gravissimi e il presidente Letta ha avvertito che le risorse disponibili sono purtroppo scarse», osserva Giorgio Santini, capogruppo del Pd alla Commissione bilancio al Senato e relatore della Legge di stabilità «in ogni caso noi premeremo sul Governo perché decreti l’emergenza, rinviando le scadenze tributarie per i cittadini e le aziende più colpiti, escludendo dal patto di stabilità le spese sostenute dagli enti locali per fronteggiare l’emergenza e realizzare le opere di prevenzione». A fronte di un Fondo di solidarietà nazionale pressoché esaurito, al ministero dell’Economia prende quota l’ipotesi di concedere alle regioni alluvionate la facoltà di aumentare l’accisa sui carburanti, nella misura di un centesimo al litro, per finanziare la ricostruzione: «L’eventualità mi vedrebbe contrario», anticipa Santini «perché graverebbe ulteriormente su territori già in difficoltà». Lapidario il governatore Luca Zaia: «Mai. Non l’ho fatto nel 2010, non lo farò ora. Qui la situazione è drammatica, Roma non può lavarsi le mani del Veneto e limitarsi a riscuotere 21 miliardi l’anno dalle nostre imprese. Altro che le accise sulla benzina, tra una settimana presenteremo il conto e non accetteremo risposte evasive». Nel frattempo, una mano la tende Banca Monte Paschi di Siena che, attraverso l’area Antonveneta, offre prestiti agevolati per 50 milioni di euro alle imprese e alle famiglie danneggiate in Veneto e Friuli-Venezia Giulia per la copertura dei danni alle abitazioni familiari, alle infrastrutture o semplicemente a compensare il calo di produzione lorda vendibile. È tutto? Quasi. La giornata riserva anche il vivace battibecco tra l’assessore regionale all’agricoltura Franco Manzato e il consigliere di Scelta civica Diego Bottacin. Quest’ultimo esorta polemicamente l’esponente leghista a garantire un’assicurazione triennale sul maltempo agli agricoltori utilizzando a questo fine fondi destinati a «iniziative estemporanee e di dubbia utilità, tipo insegnare ai veneti a bere al modico prezzo di 220 mila euro» dirottando a copertura delle polizze anche il milione e 300 mila euro erogati a Veneto Agricoltura, «un’agenzia che si è distinta negli ultimi anni per l’occupazione delle poltrone da parte della Lega». Secca replica di Manzato: «È evidente che Bottacin non conosce il sistema assicurativo in agricoltura. Per prima cosa si informi. Ma in secondo luogo questa sua proposta sembrerebbe quasi il preannuncio di una volontà di regalie alle assicurazioni stesse. Bottacin può chiosare sulle mie proposte di investimento, ma non fare campagna elettorale sulle spalle degli agricoltori».

Filippo Tosatto

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Piogge, Protezione civile: rispetto al 2010 un miliardo di metri cubi d’acqua in più

«Nei sei giorni dell’emergenza 2014 sul Veneto è caduto un miliardo di metri cubi d’acqua in più rispetto al 2010, cioè 3,4 miliardi contro i 2,4 precedenti. Quattro anni fa, però, le precipitazioni si erano concentrate in tre giorni, con effetti devastanti. Stavolta, si sono distribuiti in un arco temporale doppio, il che lascia presumere danni più occulti, meno vistosi del passato, anche se probabilmente non meno gravi». Parole di Roberto Tonellato, l’ingegnere a capo dell’Unità di progetto della Protezione civile in Veneto. Al centro operativo di Marghera stanno affluendo i rapporti dei sindaci che documentano i danni pubblici e privati sui territori di competenza e le conseguenti richieste di risarcimento alla Regione: «Alcune amministrazioni comunali sono già in grado di quantificare per sommi capi l’ammontare dei danni, altri no. Stiamo parlando di una situazione composita, dove si intrecciano lesioni alle abitazioni e alle proprietà domestiche, perdite nelle attività economiche, riparazioni necessarie alle opere pubbliche. Il tutto in un’area molto vasta, perché lo stato di calamità naturale investe l’intero Veneto». Il censimento continua: «Riceviamo nuove segnalazioni di ora in ora, credo che quando sarà possibile una stima completa e attendibili, gli effetti di questa alluvione ci riserveranno molte sorprese».

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CASALSERUGO, LETTERA APERTA DI ELISA VENTURINI

Il sindaco degli allagati: «Via il patto di stabilità»

CASALSERUGO (Padova) – Nel 2010 Elisa Venturini, giovane sindaco di Casalserugo, affrontò a fianco dei suoi cittadini l’alluvione che aveva sommerso il paese padovano, pernottando per settimane in municipio: un impegno strenuo e totale ricambiato dal plebiscito di consensi (oltre l’85%, un record nazionale) che un anno fa l’ha confermata nel mandato amministrativo. Stavolta Casalserugo è stata risparmiata ma Venturini non è rimasta indifferente all’emergenza in cui versano molti altri territori veneti: «L’esperienza vissuta personalmente quattro anni fa in occasione della grande alluvione che ha flagellato il Veneto, mi induce ora in qualità di membro del direttivo dell’Anci Veneto, a chiedere che quest’ultimo si faccia promotore, quale sindacato dei Comuni, di un’attività di sensibilizzazione verso il governo centrale e regionale affinché vengano stanziati fondi sufficienti per aiutare e sostenere le popolazioni dei Comuni colpiti e affinché vengano sospese e prorogate le scadenze fiscali ed erariali a favore di imprese e famiglie dei territori danneggiati, attesa la prossima scadenza del 16 febbraio», scrive al presidente veneto dell’associazione dei Comuni. Giorgio Dal Negro. L’esponente di centrodestra tocca poi un punto che sta molto a cuore agli enti locali stretti tra l’incudine dell’emergenza e il martello dei vincoli finanziari: «A mio avviso, una forte presa di posizione dev’essere assunta dall’Anci in merito all’esonero dall’applicazione del patto di stabilità in relazione ai lavori di ripristino e messa in sicurezza ai fini della salvaguardia idrogeologica ed infrastrutturale. Non è più tollerabile che si continuino, in generale, ad applicare in modo cieco ed irresponsabile i vincoli del patto di stabilità mettendo a repentaglio la sicurezza dei nostri cittadini. Questo è il momento per dire una volta in più e in modo perentorio che non è più ammissibile l’applicazione del patto di stabilità per le spese di investimento degli enti locali che nei nostri territori si traducono in sicurezza degli edifici pubblici, in sicurezza idraulica e idrogeologica, in sicurezza stradale e delle infrastrutture». «La finalità dei Comuni», conclude il sindaco padovano «si sostanzia nel creare le condizioni per far vivere i propri cittadini in sicurezza. Se questo fine viene meno non si giustifica l’esistenza stessa delle istituzioni».

 

Maltempo, prorogato lo stato d’allerta

Le onde staccano due “boe miraglio” al largo di Caorle. Il consorzio di bonifica segnala un livello stabile dei fiumi

PORTOGRUARO – Maltempo, stato d’attenzione in tutto il Veneto orientale, almeno fino a domani. Poi l’emergenza dovrebbe essere davvero conclusa. Se nel fine settimana era stato emanato un’allerta, un motivo effettivamente c’era. Anche ieri mattina, così come nel vicino Friuli, si sono presentate precipitazioni intense, che avrebbero potuto creare, più che problemi arginali, allagamenti temporanei. Nel confine più orientale del Portogruarese, nella zona di Annone Veneto, già duramente provata dagli accadimenti della scorsa settimana, gli scrosci sono stati molto intensi attorno a mezzogiorno. E il maltempo di alcuni giorni fa ha provocato danni a Caorle, resi noti solo nella giornata di ieri. Dal municipio di via Roma, infatti, è giunta una comunicazione secondo cui le recenti mareggiate e le alte onde al largo di Caorle hanno staccato dal fondo marino due “boe miraglio”, che segnalavano i corrispondenti vertici dell’Oasi Marina. Le due boe sono naturalmente andate alla deriva o, probabilmente, affondate in quanto, nonostante le ricerche, non sono ancora state ritrovate. Nei prossimi giorni, compatibilmente con le condizioni meteo marine, il gruppo sommozzatori di Caorle, gestore dell’oasi Marina, provvederà a posizionare due nuove boe ai vertici dell’area “Oasi Marina – Città di Caorle” all’interno della Z.T.B. al fine di segnalare i limiti dell’area delle “Tegnùe di Porto Falconera”. Non è nulla di così grave o eclatante, ma nuove boe di segnalazione vanno rimesse quanto prima per tenere lontani i natanti non autorizzati. Le mareggiate poi, a Caorle, hanno creato problemi di erosione; non certo alla stregua di quelli che si sono presentati a Bibione; tuttavia le zone erose dovranno essere sottoposte a opere di ripascimento. Anche il litorale di Valle Vecchia è rimasto coinvolto da questa problematica legata al maltempo. Il Consorzio di bonifica per tutta la giornata di ieri ha monitorato le precipitazioni. «Fino a domani sono previste precipitazioni non importanti, comunque, sempre sull’ordine dei 30 millimetri», ha fatto sapere il direttore del consorzio di bonifica Veneto orientale, Sergio Grego, «i terreni sono carichi d’acqua. Speriamo che questa ulteriore ondata di maltempo passi in fretta». Il livello dei fiumi resta, comunque, stabile.

Rosario Padovano

 

Protezione civile in preallarme nel Basso Piave

SAN DONÀ – Maltempo nel Basso Piave, la Protezione civile è in pre-allarme fino a tutta la giornata di oggi, ma non dovrebbero esserci disagi nel Sandonatese che è uno dei territorio “graziati” dall’ultima ondata di maltempo che si è abbattuta sul Veneto Orientale. Osservati speciali restano i canali, in primis Piavon, Piveran, Ramo, Grassaga e i volontari sono pronti a intervenire in casi di emergenza con una squadra dalla sede di viale Libertà. Non dovrebbero esserci allarmi per il Piave, rimasto comunque piuttosto alto. Assieme ai volontari della Protezione civile, i tecnici del Comune, che saranno da supporto ai vigili del fuoco, polizia locale e tutte le forze dell’ordine pronte ad essere chiamate in caso di necessità come è avvenuto nelle settimane scorse. Sul litorale si temono nuove mareggiate. Ma per il momento il mare non impensierisce gli operatori del turismo che hanno gli occhi costantemente puntati sulla spiaggia, in particolare a Jesolo.

(g.ca.)

 

Linea dura del Bacino: è materiale da riciclare che ha valore

Coppia nei guai per furto di rifiuti

BATTAGLIA TERME – Potrebbe aggirarsi intorno ai tre milioni di euro il danno dell’alluvione a Battaglia Terme. È una prima stima ancora provvisoria, mentre l’amministrazione guidata dal sindaco Daniele Donà si riserva di attendere il termine del 17 febbraio per rispondere alla richiesta della Regione. Giovedì sera proprio sull’alluvione si terrà anche un Consiglio comunale straordinario, convocato alle 21 in Municipio. Mentre questa sera, sempre nella sede comunale alle 21, l’amministrazione incontrerà le famiglie per illustrare i moduli per il rimborso. Oggi pomeriggio è atteso anche l’arrivo dei primi elettrodomestici nuovi, donati alle famiglie dalla Clatronic Italia. Mentre cominciano ad affluire donazioni di altri mobili, nel punto di raccolta istituito al magazzino della protezione civile: chi vuole donare può chiamare lo 049525162, interno 212. Ieri l’amministrazione comunale ha provveduto a distribuire generi alimentari e prodotti per la pulizia delle case. «Ho inviato una richiesta anche all’Ikea e ad altre grandi aziende», dice Donà, «speriamo che il Governo e il Presidente della Repubblica, a cui ho scritto, siano sensibili verso il territorio». Intanto resta lo stato di allerta per le piogge di queste ore, anche ieri è rimasto sempre attivo il punto di intervento della Protezione civile. Sono invece due le persone denunciate per il tentato furto di rifiuti avvenuto domenica mattina in via Maggiore: un trentenne e una ventiseienne marocchini. «Gli operatori del servizio pubblico di raccolta avevano suddiviso i rifiuti ingombranti differenziandoli anche in base alla categoria, pericolosi e non pericolosi», ricostruisce la Padova Tre, che ha proceduto alla denuncia. Ma al ritorno da uno dei viaggi all’ecocentro, gli addetti della Padova Tre hanno sorpreso l’uomo che stava staccando il motore della lavatrice. «Gli operatori hanno più volte chiesto alla persona coinvolta di non trafugare i rifiuti in quanto di proprietà del Comune e quindi del soggetto gestore, ma senza ottenere un riscontro positivo. Pertanto sono state avvisate le forze dell’ordine che sono intervenute sul posto. I carabinieri hanno chiesto alla persona coinvolta a che titolo stesse smontando il motore della lavatrice, con la giustificazione che era stato autorizzato dai residenti. Ma nessuno dei residenti presenti ha confermato le sue parole ed è stato pertanto necessario procedere con la denuncia per tentato furto». Molti hanno considerato un eccesso la denuncia, dato che non si trattava di beni rubati dalle case. Ma la Padova Tre giustifica il proprio operato: «Il valore economico dei rifiuti asportati si ripercuote anche nelle tasche dei cittadini che è giusto siano sempre tutelati. Senza contare il pericolo costituito dall’erroneo smaltimento di rifiuti come i Raee e di altre tipologie classificate come pericolose».

Francesca Segato

 

Tra Lozzo atestino e VO’

Distrutti ettari di colture intere strade da rifare

LOZZO ATESTINO Liberatesi le abitazioni in via Bellone e in via Vela dall’isolamento, grazie al ritiro delle acque dalle strade e dai terreni circostanti, il municipio è stato impegnato nella prima stima dei danni subiti dal territorio a causa del maltempo. Tra i 50 e i 70.000 euro quelli subiti dall’agricoltura, perché le acque tracimate dai canali hanno invaso più di cinquecento ettari di campagna pari al 22% del comune. Danni che hanno colpito le colture di frumento e di orzo, seminate a ottobre per essere raccolte a giugno. Problemi ci saranno per la semina delle barbabietole. Per quel riguarda le opere pubbliche e idrauliche, il comune di Lozzo ha stimato un danno di 110.000 euro: le vie Vela e Bellone sono state erose dall’acqua e le chiaviche dei canali sono state danneggiate dalla sua pressione. Ieri mattina intanto, sono stati portati via i trentaduemila pulcini morti annegati dentro il capannone di Fortunato Contadin. Tra ecatombe e problemi alla struttura, la famiglia di avicoltori ha stimato di aver subito un danno di circa 40.000 euro. Anche l’ufficio tecnico vadense ha calcolato una stima: 200.000 euro per le frane su suolo pubblico e altrettante per quelle private. Sono da mettere a posto anche gli argini degli scoli e lacune strade che presentano cedimenti. Una stima generale del municipio di Rovolon conta 600.000 euro i danni a cui deve far fronte il comune stesso, a cui si deve aggiungere il 1.000.000 per le frane subite dai terreni privati, più i danni subiti da via Belvedere di Rovolon Alto, cioé il lungo tratto della strada provinciale di Costigliola che collega il borgo con Treponti di Teolo e di competenza dell’ente superiore.

Piergiorgio Di Giovanni

 

Agli alluvionati di Rubano e Sarmeola servono urgentemente deumidificatori per rimettere all’asciutto le loro case

Servono deumidificatori e lavatrici per aiutare gli alluvionati di Rubano. La parrocchia di Sarmeola e la Caritas stanno raccogliendo quanto può servire alle famiglie che hanno perso i mobili e gli elettrodomestici, specialmente la cucina e le lavatrici. «In questa prima fase serve togliere più umidità possibile dalle abitazioni», commenta il sindaco Ottorino Gottardo, «e mi appello a chi abbia dei deumidificatori che non usa, da prestare alle nostre famiglie. La conta dei danni è in atto: si parla di milioni di euro per famiglie, negozi, aziende e anche Comune». Un milione servirà probabilmente solo per mettere a posto le strade: via Pellico, allagata per giorni, è disastrata. «Abbiamo volantinato alle famiglie il modulo da compilare entro venerdì», prosegue Gottardo, «anche se ho chiesto alla Regione una proroga per permettere alla gente di contare i danni: chi deve chiamare idraulici, elettricisti e imbianchini, ha bisogno almeno di un’altra settimana per i preventivi. Lunedì 17 incontreremo alla scuola media chi ha subito i danni: ci saranno il presidente del Pedemontano Brenta e il sindaco di Veggiano, Anna Lazzarin, a portare la sua esperienza».

Cristina Salvato

 

Stasera a S.Domenico si contano le perdite

Gli amministratori di Selvazzano incontrano le 150 famiglie che si sono trovate l’acqua in casa

SELVAZZANO «Non mi va di sparare cifre a caso. Prima di comunicare l’ammontare dei danni nel nostro comune alla Regione, aspetto di avere in mano perizie e relazioni tecniche che mi permettano di avere un ordine di grandezza che sia vicino alla realtà. Così come abbiamo operato nell’emergenza del 2010, quando furono stimati danni per 5 milioni di euro». Il sindaco di Selvazzano Enoch Soranzo, che per ora tace sulla stima dei danni, dice che entro lunedì prossimo, come richiesto da Luca Zaia che martedì sarà a Roma per presentare le richieste al Governo, saprà fornire dati più reali possibile. Per ora l’unica cosa certa è che le segnalazioni di famiglie con l’acqua in casa, arrivate a partire dalla sera del 3 febbraio alla centrale operativa della Protezione civile di via Galilei, sono state circa 150. «Rispetto all’alluvione 2010, quando la nostra attenzione era concentrata principalmente sul Bacchiglione, questa è stata molto più impegnativa perché ha interessato in maniera pesante la popolazione», fa notare Gianni Peruffo, da un ventennio coordinatore della Protezione civile selvazzanese. «Nel corso dell’emergenza abbiamo dovuto cambiare modo di operare: avevamo iniziato svuotando gli interrati, ma presto siamo stati costretti ad abbandonare questa scelta perché l’acqua continuava a crescere. Allora ci siamo dedicati a confezionare sacchetti di sabbia. Ne abbiamo preparati circa 5.000 con 500 quintali di sabbia. Abbiamo avuto la collaborazione dei cittadini e di questo li ringraziamo. Nei 4 giorni di emergenza piena, si sono dati il turno 160 nostri volontari. A volte anche con turni di 18/20 ore. Abbiamo finito di pompare l’acqua fuori dalle case sabato pomeriggio. L’ultimo è stato il garage di un anziano di via Vegri che, con grande senso civico, ci aveva detto di dare priorità a chi era messo peggio di lui. Spero che i cittadini capiscano le dimensioni di questa emergenza e se non siamo riusciti a soddisfare tutte le chiamate me ne scuso». Gianni Peruffo invita tutti coloro che hanno usufruito dei sacchetti di sabbia a contattare la Protezione civile (329 2108201 – 049 8685259) per concordare la restituzione. Stasera, intanto, alle 20.45 al centro civico Fabio Presca di via Colombo (quartiere San Domenico), l’amministrazione comunale ha programmato un incontro con i cittadini che hanno avuto danni. Verrà illustrata la procedura per la richiesta dei risarcimenti.

Gianni Biasetto

 

MONTEGROTTO – Ieri sera di nuovo in allarme

«Il conteggio del disastro ammonta a 18 milioni»

MONTEGROTTO TERME – Ammontano a 18 milioni di euro i danni subiti dal Comune durante l’alluvione della scorsa settimana. Questa la stima redatta dal sindaco Massimo Bordin e dall’architetto comunale Patrizio Greggio. «È una prima valutazione da consegnare alla Protezione civile regionale», spiega Bordin. «Abbiano dovuto fare un calcolo veloce, visto che il governatore Luca Zaia deve recarsi in questi giorni a Roma per chiedere gli aiuti per i Comuni alluvionati». Bordin spera di ottenere dallo Stato tutti i soldi richiesti. «I centri maggiormente colpiti sono stati Montegrotto, Battaglia e Selvazzano. Avremo in totale circa 50 milioni di danni. Nell’alluvione del 2010, erano stati stanziati 400 milioni e quindi credo che la cifra che chiederemo non sia assolutamente improponibile per le casse statali. La mia speranza è di ottenere un contributo che possa coprire la totalità dei danni». Nei 18 milioni stimati rientrano infrastrutture, abitazioni e alberghi. «Ieri abbiamo iniziato le perizie casa per casa. Il tour è partito dagli alberghi come il Commodore. Gli hotel hanno subito un danno totale di circa 5 milioni di euro». La pioggia che cade ancora sul Veneto non fa stare tranquillo in sindaco. «Siamo ancora in stato d’allarme», spiega Bordin, che ieri sera seguiva con apprensione il rapido aumento del livello degli scoli, in particolare del Rialto. «Consigliamo ai cittadini di non restituire i sacchi di sabbia, ma di tenerseli ancora un po’ a scopo preventivo. Questo è un momento delicato per le famiglie alluvionate. Ho un’altra quindicina di persone da sistemare in alberghi o appartamentini, perché non possono rientrare in casa. Stiamo poi cercando di aiutare gli altri. Per esempio ieri abbiamo dato delle legna a una famiglia che aveva la caldaia danneggiata». Ieri sono stati intanto attivati l’ufficio per gli alluvionati e il conto corrente a cui devolvere gli aiuti ( IT96 H062 2512 1861 0000 0000 158). Ha presentato richiesta di contributi anche il Comune di Abano per 2 milioni e mezzo di euro tra asfaltature, sottopasso di Giarre, pulizia dei fossi e sostituzione di quadri elettrici.

Federico Franchin

 

Agli alluvionati di Rubano e Sarmeola servono urgentemente deumidificatori per rimettere all’asciutto le loro case

Servono deumidificatori e lavatrici per aiutare gli alluvionati di Rubano. La parrocchia di Sarmeola e la Caritas stanno raccogliendo quanto può servire alle famiglie che hanno perso i mobili e gli elettrodomestici, specialmente la cucina e le lavatrici. «In questa prima fase serve togliere più umidità possibile dalle abitazioni», commenta il sindaco Ottorino Gottardo, «e mi appello a chi abbia dei deumidificatori che non usa, da prestare alle nostre famiglie. La conta dei danni è in atto: si parla di milioni di euro per famiglie, negozi, aziende e anche Comune». Un milione servirà probabilmente solo per mettere a posto le strade: via Pellico, allagata per giorni, è disastrata. «Abbiamo volantinato alle famiglie il modulo da compilare entro venerdì», prosegue Gottardo, «anche se ho chiesto alla Regione una proroga per permettere alla gente di contare i danni: chi deve chiamare idraulici, elettricisti e imbianchini, ha bisogno almeno di un’altra settimana per i preventivi. Lunedì 17 incontreremo alla scuola media chi ha subito i danni: ci saranno il presidente del Pedemontano Brenta e il sindaco di Veggiano, Anna Lazzarin, a portare la sua esperienza».

Cristina Salvato

 

Rinforzi ai murazzi Bovolenta attende un milione e i lavori

Un milione di euro per mettere in sicurezza i murazzi veneziani, 4,3 milioni già previsti da mesi per ricostruire l’argine a nord del centro, più alcune migliaia di euro per gestire l’ennesima emergenza, dal presidio della Protezione civile all’evacuazione di oltre 300 persone. È il “conto” che l’amministrazione di Bovolenta presenterà in Regione dopo l’ultima allerta Bacchiglione che ha tolto il sonno a tutto il paese. «Questa volta per fortuna non abbiamo avuto alluvionati» spiega il sindaco Vittorio Meneghello «fatta eccezione per le tre famiglie della “Ponta”. Ma quando mi hanno chiesto di quantificare i danni ho ricordato, per l’ennesima volta, che a noi servono le opere, urgenti e indifferibili, per rinforzare l’argine nord del Bacchiglione e i murazzi settecenteschi, sotto stress a ogni piena. La settimana scorsa un tratto è stato rinforzato con una palizzata installata dal Genio civile, non so se la prossima volta sarà sufficiente. I soldi per l’argine sono in previsione da anni, prima di Natale la Regione ci ha detto che ne ha impegnati 2 per il primo stralcio. Ci auguriamo che stavolta i lavori partano davvero».

Nicola Stievano

 

Vertice per risolvere il dilemma Gorzone

Costruendo il canale Fossetta si elimina l’emergenza, ma si rischia d’inquinare l’acqua di 360.000 abitanti che bevono l’Adige

MERLARA – Allagamenti per migliaia di ettari o acqua inquinata nelle case di 360 mila persone? Quale, tra i due rischi, sono pronti a correre nella Bassa Padovana?Problematiche e allarmi causati in questi giorni dalle piene del Fratta e dei suoi canali hanno riaperto uno spigoloso dibattito sul rischio idrogeologico del Fratta-Gorzone. La soluzione, per il consorzio Adige-Euganeo, si chiama canale Fossetta. Attraverso questo corso d’acqua, due chilometri e mezzo tra Merlara e Castelbaldo, si collega il Fratta-Gorzone all’Adige: questo canale irriguo, largo una ventina di metri e profondo anche quattro, potrebbe garantire in situazioni di emergenza il versamento delle acque del Fratta-Gorzone nell’Adige. Per concretizzate questa soluzione, il consorzio ha già disegnato un progetto che sarà presentato venerdì mattina ai sindaci del territorio. Il piano verrà approvato con un Cda convocato appositamente e alle 10 sarà illustrato alle amministrazioni comunali nella sede consortile di Este. I livelli idrometrici del Fossetta e del Fratta sono allineati e sono inferiori a quelli dell’Adige: l’acqua verrebbe versata in questo fiume di ben altre e ampia portata attraverso un impianto di sollevamento da realizzare ex-novo. Pompando nell’Adige, si riuscirebbero a calare i livelli a rischio del Fratta-Gorzone, che potrebbe dunque ricevere le acque dai canali minori. In questi giorni, infatti, gli allagamenti nella Bassa Padovana erano dovuti tutti all’impossibilità di alleggerire questi corsi d’acqua nel Fratta, già al limite di portata. L’iniziativa si scontra tuttavia con un ostacolo non indifferente: le acque del Fratta-Gorzone sono tra le più inquinate del Veneto e rischiano di alterare la potabilità dell’Adige, che attraverso Centro Veneto Servizi e Polesine Acque dà da bere a 360 mila persone. «In questi giorni veniamo additati come la causa degli allegamenti del Basso Veronese, poiché non appoggiamo così facilmente l’utilizzo del Fossetta», si difendono Claudia Corradin e Nicola Ferro, sindaco e assessore di Merlara. «Scaricare l’acqua nell’Adige avrebbe scongiurato gli allagamenti di Minotte, Merlara, Urbana, Begosso e Terrazzo, ma a che prezzo? I nostri acquedotti pescano l’acqua a pochi chilometri dal Fossetta, nell’Adige: immetterci l’acqua del Gorzone vuol dire anche sversare i resti e i veleni delle concerie vicentine e tutte quelle sostanze perfluoro-alchiliche rilevate da poco e oggetto di uno studio dell’Ue. Prima di approvare questo progetto vogliamo avere ogni tipo di rassicurazione su questo aspetto. Vogliamo salvare campi e abitazioni e avvelenare i nostri cittadini?» È concorde Giuseppe Mossa, presidente del Centro Veneto Servizi che sull’Adige ha tre impianti di potabilizzazione (Vescovana, Anguillara Veneta e Piacenza d’Adige) che servono 110 mila utenti: «Serve un’analisi curata, diluita nel tempo, per valutare l’incidenza del Gorzone in base alle stagioni e agli inquinanti sversati dalle aziende nel corso dell’intero anno. Con i nostri impianti riusciamo a garantire la potabilità dell’Adige: siamo sicuri che riusciremo a garantirla anche dopo che si aggregheranno le acque del Fratta-Gorzone? Il Consorzio ci mostri i risultati delle indagini e poi ne riparliamo». Stessa posizione era già stata espressa la scorsa estate da Alessandro Mazzoni, numero uno di Polesine Acque, che nell’Adige vede attivi sette impianti di potabilizzazione per oltre 250 mila rodigini. «Le analisi sono in corso», assicura Antonio Salvan, presidente del consorzio di bonifica Adige-Euganeo. «In queste fasi di piena abbiamo raccolto alcuni campioni e li abbiamo inviati all’Università di Padova. Questi dati serviranno a rassicurare enti e sindaci che evidentemente non capiscono la valenza di questo progetto, ben più importante per il territorio rispetto anche ai bacini di laminazione». Sul pericolo di inquinamento e contaminazione, Salvan puntualizza: «Stiamo parlando di un sistema che sverserà 40 metri cubi giornalieri dal Fratta al Gorzone per non più di tre giorni all’anno, ossia nei momenti di vera emergenza. Praticamente una goccia nel mare dell’Adige, eppure l’allarmismo imperversa e intanto le nostre terre vanno sott’acqua».

Nicola Cesaro

 

A mollo da giorni coppia di Tavello sfollata in un b&b

Visto che la situazione al Tavello non migliora, il sindaco di Limena, Giuseppe Costa, ha chiesto a una famiglia, con il piano della casa invaso dall’acqua da una settimana, di spostarsi. Vinte le iniziali diffidenze della coppia, Costa era pronto con un’ordinanza di sgombero: i due poi si sono convinti ad andare in un bed and breakfast, finché la situazione non migliorerà. Domenica i volontari di Protezione civile di Limena e di Vigodarzere, coadiuvati da squadre e attrezzature di Villafranca e Piazzola, hanno tentato di far prosciugare il lago lungo via Marconi e via Da Bassano, ma inutilmente. Il livello si è abbassato di trenta centimetri, ma l’acqua è rimasta. «Dobbiamo però provvedere ad allontanare la coppia che abita vicino al “lago”» dice Costa, «perché la casa è da considerare inagibile, essendo posta in un abbassamento della zona golenale, che per parecchi mesi dell’anno risulta allagata e con la prova di aspirazione forzata, domenica, è ormai provata l’impossibilità di toglierne l’acqua». Solo un abbondante strato di ghiaia ha consentito alle auto di poter transitare. Queste famiglie si trovano sul territorio limenese, ma sono residenti a Vigodarzere.

(cri.s.)

 

Mattino di Padova – Migliaia di ettari ancora sott’acqua

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10

feb

2014

L’EMERGENZA CONTINUA

Nella Bassa il paesaggio è cambiato, i nuovi laghi non si ritirano

ANGUILLARA – Vaste campagne e alberi rinsecchiti ieri, veri e propri laghi e mandorli in fiore oggi. La settimana di maltempo e di esondazioni ha cambiato radicalmente l’immagine della Bassa Padovana, dove le istantanee naturali sono nettamente diverse rispetto a dieci giorni fa. Lungo tutto il corso del Fratta-Gorzone sono ben 8 mila gli ettari ricoperti d’acqua, in particolare nei punti dove gli impianti idrovori sono rimasti spenti per ore lasciando canali e scoli senza sbocchi se non l’esondazione nelle terre. A Valli Mocenighe, frazione di Piacenza d’Adige, lo spettacolo è mozzafiato tanto è ampio lo specchio d’acqua. Stesso panorama si vede nelle aree degli impianti Vampadore e Cavariega, nella valli tra Megliadino San Vitale e Santa Margherita d’Adige e più a nord-est dove Fratta-Gorzone, Masina e Santa Caterina toccano valli e aree golenali di Vescovana e Sant’Urbano, in zona Ca’ Bianca a Boara Pisani e in alcune zone di Stanghella. Gravi problemi di allagamenti permangono poi in zona Merlara e Urbana, in particolare per l’esondazione del canale Terrazzo: sott’acqua restano le frazioni di Minotte e Begosso. Ad Anguillara la situazione sta tornando lentamente alla normalità e anche il grande lago che si era formato in località Valmarana è destinato a prosciugarsi nel giro di pochi giorni. Dopo due giorni d’assedio l’acqua ha “liberato” l’abitazione della famiglia Trovò, rimasta isolata ma mai abbandonata dai proprietari. «Sono stati giorni difficili», raccontano i residenti, «era già capitato che l’acqua arrivasse davanti al porticato ma stavolta ce la siamo vista brutta. Abbiamo alzato i mobili e portato al piano superiore tutto ciò che si poteva mettere in salvo. Poi ci siamo riscaldati con le due stufe e abbiamo continuato a gettar fuori l’acqua che entrava, con l’aiuto della protezione civile. Per due giorni abbiamo girato per casa con gli stivali ma ora l’acqua si è ritirata». Anche a Bovolenta e in zona collinare a Lozzo Atestino è in corso il controllo degli argini e dei murazzi. Intanto la Protezione civile ha emesso un bollettino che dichiara lo stato di preallarme per rischio idrogeologico su tutto il territorio regionale sino alle ore 14 di oggi: nel Padovano l’area a rischio è quella dei Comuni rivieraschi del sistema Fratta-Gorzone.

Nicola Cesaro

 

Montegrotto chiederà i danni al Genio Civile

Il sindaco Bordin ha affidato una consulenza tecnica e l’incarico a un avvocato «Ci hanno mandato sotto per salvare Padova». Oggi riapre la scuola Nievo

MONTEGROTTO TERME – Il Comune di Montegrotto fa sul serio. Il primo cittadino Massimo Bordin ha intenzione di chiedere i danni al Genio Civile dopo l’alluvione che nell’ultima settimana ha interessato il territorio sampietrino. «Ci sono professori di Idraulica che, assistiti dall’avvocato Ferdinando Bonon, stanno stilando una relazione tecnica con la quale potremo andare a chiedere i danni», spiega Bordin. «Gli esperti hanno già attestato che gli allagamenti sono avvenuti perché il Genio Civile ha voluto salvare Padova, decidendo di sottoporre Montegrotto e Battaglia ai rischi di inondazione. I cittadini devono sapere che, quando abbiamo chiesto spiegazioni al Genio, ci è stato risposto testualmente così: “Che colpa abbiamo noi se siete sfortunati?”. Non mi sembra una risposta da dare a un primo cittadino di una località alluvionata». Oggi intanto parte la raccolta fondi pro-alluvionati organizzata dal Comune. In attesa di conoscere quanto sarà riconosciuto da Stato e Regione per calamità naturale è stato attivato un conto corrente a cui si possono devolvere soldi per aiutare le famiglie in difficoltà. Il numero è: IT96 H062 2512 1861 0000 0000 158. Il sindaco ha fatto un primo bilancio sull’attività della protezione civile nei giorni d’emergenza. «Tra tutti gli uomini impiegati, sono state 1200 le ore totali di lavoro. In questo calcolo bisogna tenere presente le 54 persone che ogni giorno sono state sul campo al servizio dei cittadini. Sono stati spesi 1500 euro di gasolio e solo dalla protezione civile sono stati percorsi più di mille chilometri. Contando la polizia locale, i vigili del fuoco e i tecnici comunali arriviamo a quasi 3000 km. Questa è stata l’alluvione più imponente di sempre a Montegrotto, Neanche quella del 1992 era stata di simili dimensioni». Oggi partirà la perizia nelle abitazioni lesionate, i tecnici comunali stileranno una stima dei danni entro la fine della settimana. Per gli alberghi alluvionati, invece, è una corsa contro il tempo: per San Valentino dovrebbe riaprire il Commodore in tempi da record. Il senatore dell’Udc Antonio De Poli presenterà un’interrogazione parlamentare al ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato per conoscere le iniziative del Governo. Oggi intanto riapre anche la scuola Nievo.

Federico Franchin

 

Vanno riscritte le carte del rischio idraulico

Sandon: il raddoppio della Botte e la circonvallazione delle acque mettono Montegrotto in pericolo

di GIANNI SANDON – consigliere Ente Parco Colli Euganei

Aldilà delle reazioni e delle polemiche a caldo, ci auguriamo che su quanto avvenuto in questi giorni si faccia al più presto un adeguato approfondimento tecnico. In realtà si sono verificati dei fatti che potrebbero obbligare a riscrivere le carte del rischio idraulico. Eventualità che riguarda in particolare la zona termale, a partire da tutta la zona, in comune di Montegrotto, compresa fra il Rialto e il canale di Battaglia. Mai per questa zona si era verificata una situazione così disastrosa. E infatti la carta del rischio idraulico di Montegrotto non contiene indicazioni particolarmente allarmanti, se non per qualche parte di questa zona. E sulla serietà di questa carta dovrebbero esserci pochi dubbi, visto che è stata elaborata dal prof. D’Alpaos. Cos’è successo allora di nuovo? È proprio quello che si dovrebbe scrupolosamente chiarire. Ma qualche prima considerazione è forse alla portata anche di osservatori non professionisti. È chiaro in particolare che questa zona è andata sotto acqua perché il Rialto non è riuscito a scaricare le sue acque dopo la Botte del Pigozzo, a valle dell’Arco di Mezzo. Ma non per la “storica” ragione che la Botte rappresenta una strozzatura, anzi per il contrario. Col famoso raddoppio della Botte (finito nel 2001) l’alto livello delle acque a valle della Botte stessa ha provocato un più facile rigurgito delle acque addirittura verso il corso superiore del Rialto, provocando l’inondazione di un’area molto ampia. Esattamente quanto previsto, a suo tempo, da chi ha guardato con occhio critico alla tanto discussa realizzazione dell’opera. Non solo, ma in una situazione del genere anche l’altra opera eseguita, la circonvallazione delle acque, se ha forse salvato una parte di Montegrotto, ha probabilmente contribuito ad aggravare la situazione in quest’altra. Il punto nero si conferma in sostanza il livello delle acque a valle dell’Arco di Mezzo, cioè del Vigenzone, e questo non solo per Battaglia, tragicamente vulnerabile in questo punto, ma anche per tutta la zona termale. Accelerare lo smaltimento delle acque a monte della Botte in queste condizioni può essere non solo inutile ma controproducente. Ora il livello del Vigenzone è più un fatto artificiale che naturale: dipende da quanta acqua viene scaricata dall’Arco di mezzo. E qui va certamente valutato con scrupolo quanto deciso da chi ha tenuto costantemente aperto l’Arco. Perché se ha agito bene, allora tutte le conseguenze di cui sopra sono “inevitabili”, con la conseguenza, tra le altre, che vanno appunto riscritte le carte del rischio. Se ha agito male, le considerazioni da fare diventano di tutt’altro tipo. E in ogni caso si dovrebbe finalmente concentrarsi tutti su un programma coordinato di interventi che punti, per dirla sinteticamente, a rallentare le acque a monte di Battaglia (sia da nord che da sud) e ad accelerarle a valle (ma tenendo ovviamente conto degli altri nodi, tipo quello di Bovolenta). Va da sé che un capitolo speciale di questo progetto, anzi la sua premessa, dovrebbe riguardare quegli aspetti urbanistici legati alla cementizzazione del territorio. Troppe sono ancora, anche nella zona termale, le follie che sono in programma, in aggiunta alle tante già fatte.

 

la stima di abano

Per riparare strade e infrastrutture serviranno 2 milioni e mezzo

Non è solo Montegrotto ad essere rimasta colpita dall’alluvione. Anche il Comune di Abano deve infatti fare i conti con i pesanti danni provocati dagli allagamenti dell’ultima settimana. Sebbene siano state poche le vie inondate dalla tracimazione dei fossati, il calcolo dei danni ha già prodotto cifre importanti, tanto che il Comune ha decretato lo stato di calamità naturale. Ieri mattina, in una riunione straordinaria, il sindaco Luca Claudio e l’architetto comunale Patrizio Greggio hanno fatto una prima stima. «Abbiamo calcolato che i danni ammontano all’incirca a due milioni e mezzo di euro», spiega il sindaco aponense Luca Claudio. «Abbiamo subito lesioni alle strade, al sottopasso di Giarre, agli impianti elettrici. Dobbiamo mettere poi in conto i 200 mila euro tra materiale utilizzato per arginare gli allagamenti, i costi delle imprese e gli aiuti dati a Montegrotto». La maggior preoccupazione riguarda la rete stradale: «Stiamo già assistendo alla comparsa delle prime buche sull’asfalto. E si tratta di situazioni potenzialmente pericolose che richiedono interventi tempestivi. Dobbiamo mettere in preventivo la riasfaltatura delle strade». La zona maggiormente colpita è la frazione di Giarre, dove sono andate in grande sofferenza via Sabbioni, via Pillon, via Giarre, via Podrecca e via Levante Ferrovia. Sotto acqua sono finite anche via San Bartolomeo e via Sartorio. «Dobbiamo anche risolvere i problemi del sottopasso di Giarre», spiega Claudio. «È necessario sistemare i livelli dei fossati, alzando gli argini». A proposito di fossati, l’amministrazione ha in programma un intervento di grande impatto: «Nei 2 milioni e mezzo di euro stimati, rientreranno i 400 mila euro che servono per pulire i fossi, togliendo terra e sassi, per evitare nuovi allagamenti». Guai anche agli impianti elettrici: «Si sono lesionati diversi quadri elettrici. Dovremo sostituirli e questo fa lievitare la spesa», conclude il sindaco.

(f.fr.)

 

l’emergenza al tavello 

Impossibile prosciugare, si rialza la strada con il ghiaino

Sabato la Protezione civile ha provato a togliere l’acqua che invade via Da Bassano, dal lato di Limena nel Tavello, e che isola da lunedì una decina di famiglie che, di fatto, sono residenti nel comune di Vigodarzere. Mettendo in funzione le pompe, i volontari di entrambi i Comuni hanno cercato di eliminare l’acqua che ha formato una specie di laghetto nella zona golenale, ma purtroppo il livello calava troppo lentamente, visto che risaliva da sotto. Con il fiume Brenta alto e il terreno zuppo di pioggia, l’acqua continuava a riemergere. Alla fine è stato deciso di portare del ghiaino in maniera da rialzare il livello stradale e consentire alle persone di spostarsi con la macchina. Nei giorni scorsi la Protezione civile aveva dovuto riaccompagnare a casa due bimbe all’uscita da scuola, portando poi dei viveri a questo gruppo di famiglie con una barca, unico mezzo per riuscire a raggiungerle. La strada si poteva percorrere solo con fuoristrada, barche o a piedi muniti di lunghi stivali di gomma. Portare il ghiaino è un soluzione-tampone per superare l’emergenza: poi l’idea per risolvere la situazione, che si verifica ogni volta che piove tanto, potrebbe essere quella di scavare un canale che porti via l’acqua, impedendole di stagnare. In tanti anni, però, i residenti non ricordano di aver mai visto un allagamento simile. Sabato, oltre alla Protezione civile e ai sindaci dei due Comuni, sono intervenuti anche i vigili del fuoco, che dal laghetto hanno estratto il cane del proprietario della casa ormai sott’acqua da giorni, annegato all’inizio della settimana, quando l’acqua formò quel lago davanti alla sua abitazione.

Cristina Salvato

 

Gazzettino – Meteo, tregua finita. Tornano piogge e neve

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10

feb

2014

Allerta precipitazioni a Nordest fino a martedì, poi migliora. Situazione incerta fino all’anticiclone di San Valentino

IN MONTAGNA – Pericolo valanghe  a livello 4 su 5

LE PREVISIONI – Giornata a livello “rosso” per il rischio idrogeologico

GLI ESPERTI  «Perturbazioni veloci in rapido passaggio»

ESTREMA VARIABILITÀ – Ma da metà febbraio periodo più stabile e mite

DOLOMITI Vigili del fuoco al lavoro al rifugio Rinfreddo, Comelico Superiore

MESTRE – È già finita la breve tregua concessa dal maltempo al Nordest. Una nuova perturbazione di origine atlantica nelle prossime ore porterà ancora precipitazioni sulle regioni settentrionali già provate dal maltempo dei giorni scorsi. Il Dipartimento della Protezione Civile ha emesso un allerta meteo a partire dalla mattinata di oggi per precipitazioni diffuse, anche a carattere di rovescio, attese su Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna, in estensione a Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Previste, inoltre, nevicate diffuse, al di sopra dei 500-700 metri, dalle regioni del Nord Ovest e in estensione a Veneto e Friuli-Venezia Giulia al di sopra dei 700-900 metri.

Venti in aumento e mareggiate sia sulla costa tirrenica che alto adriatica. Oggi sarà una giornata valutata a “criticità rossa” per rischio idrogeologico e idraulico sulle zone pianeggianti dei bacini del Veneto. La criticità è arancione per le restanti aree del Veneto, il Friuli-Venezia Giulia e l’Emilia-Romagna. Previsti accumuli di pioggia oltre i 50 mm e, localmente, fino a 100 mm.

Per quanto riguarda le precipitazioni nevose, le zone più critiche saranno le Alpi. La neve si farà vedere fino a quote collinari al Nordovest e potrebbe cadere anche su Torino. Sulle Dolomiti, dove anche ieri ha nevicato, continua intanto l’opera di smaltimento della neve da strade e tetti a rischio crollo mentre il pericolo di valanghe resta marcato (grado 3). In Trentino la neve accumulata in qualche caso sfiora o supera i tre metri di spessore. Non cessa l’emergenza neve in Friuli-Venezia Giulia dove si continua a lavorare per liberare tetti e coperture dagli accumuli di neve. Dalla mattinata di ieri, la neve è tornata a cadere in molte località del Tarvisiano e in Alta Carnia, stavolta più bagnata e pesante del solito. Il rischio valanghe in regione resta a quota 4 su 5 (forte). Osservato speciale resta anche il livello dei fiumi nelle due regioni. Gli esperti restano ottimisti. «Si tratta di perturbazioni intense e abbastanza veloci – sottolinea il meteorologo di 3bmeteo.com Francesco Nucera -. Le precipitazioni fortunatamente non dovrebbero insistere troppo sulle stesse zone. Le temperature scenderanno al Nord, in misura minore anche al Centro ed è previsto un aumento sulle regioni Adriatiche e al Sud per via dei venti di scirocco che porteranno temporaneamente i valori fino a 18-20 gradi sul nord della Sicilia».

Da martedì, infatti, la perturbazione scivolerà gradualmente verso sud est e il rischio di rovesci si sposterà al Centro. I venti saranno in parziale attenuazione, con temperature massime in rialzo al Nord.

«Il via vai di perturbazioni proseguirà a fasi alterne fino a giovedì – dice Nucera -. Quindi arriverà l’anticiclone di San Valentino che porterà un breve periodo stabile e mite, almeno al Centro Sud». La seconda parte della settimana si preannuncia meno perturbata rispetto alla prima con precipitazioni meno diffuse e meno intense: ci saranno anzi alcune fasi con tempo relativamente buono, nonostante l’estrema variabilità. Contesto climatico decisamente mite per il periodo, dal sapore quasi primaverile, con temperature in generale rialzo». Il quadro meteorologico e delle criticità previste sull’Italia, aggiornato quotidianamente in base alle nuove previsioni e all’evolversi dei fenomeni, è disponibile sul sito del Dipartimento della Protezione Civile (www.protezionecivile.gov.it) insieme alle norme generali di comportamento da tenere in caso di maltempo.

 

MALTEMPO »I RISARCIMENTI

Il Governo valuta aumenti delle accise. Pd: spese per l’emergenza fuori dal Patto di stabilità e rinvio delle scadenze fiscali

VENEZIA – Aumentare le accise sui carburanti per rastrellare le risorse chieste a gran voce da Veneto, Liguria, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio, le regioni più colpite dall’ondata di maltempo che ha devastato pianura e montagna. Questo l’orientamento che si va profilando ai piani alti del ministero dell’Economia e delle Finanze. Un approccio non proprio originale – i 17 (sic) balzelli su benzina gasolio gravano già per il 53% sul costo finale alla pompa – a fronte di una situazione finanziaria alquanto complicata. Il Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali è già ridotto al lumicino mentre il censimento dell’emergenza si annuncia oneroso.

«Abbiamo seri problemi di cassa», ha replicato il premier Enrico Letta al governatore Luca Zaia che gli prospettava danni superiori a quelli provocati dall’alluvione del 2010 e istanze di risarcimento conseguenti. Quattro anni fa il bilancio delle distruzioni sfiorò il mezzo miliardo e il Governo “amico” Berlusconi-Bossi erogò alla Regione Veneto aiuti per 200 milioni. Improbabile che ora accada altrettanto, non per calcoli politici ma alla luce delle ristrettezze che hanno prosciugato i capitoli di spesa di Palazzo Chigi. Peraltro, una definizione attendibile dei danni è complicata dalla somma di più fattori – famiglie, imprese, opere pubbliche, interventi di bonifica – che investono un centinaio di Comuni e un territorio, montano in primis, molto esteso. Tant’è. Nei prossimi giorni il Consiglio dei ministri vaglierà lo stato di calamità naturale dichiarato da Palazzo Balbi: scontato il riconoscimento formale, l’incognita riguarda l’entità dei finanziamenti stanziati, accompagnati dalla nomina di un commissario ad acta (probabilmente lo stesso Zaia) dotato di poteri straordinari, capaci di eludere le mille trappole burocratiche che costellano l’iter della ricostruzione.

Si muove anche il partito democratico, azionista di maggioranza del Governo: Simonetta Rubinato, insieme ad altri parlamentari veneti del Pd, presenterà un emendamento al decreto milleproroghe chiedendo la sospensione di ritenute fiscali e contributi in scadenza per le aziende il 16 febbraio, come auspicato da Confindustria Padova: «Sarebbe un segno di sensibilità concreta da parte dello Stato», commenta, ricordando che analoghe misure di sospensione tributaria sono già state disposte in favore dell’Emilia; per quanto riguarda i finanziamenti necessari alla messa in sicurezza idrogeologica, Rubinato proporrà all’esecutivo che le risorse liberate dalla spending review in Veneto siano lasciate alla Regione e vincolate a questo obiettivo: «Prevenire il dissesto costa molto meno che riparare i danni, di questo si devono convincere anche l’Europa e la Ragioneria di Stato».

In ambito governativo si segnala anche l’iniziativa del senatore Giorgio Santini, capogruppo del Pd in commissione bilancio e già relatore della legge di Stabilità: «La situazione è oggettivamente grave. Ricordo che in quaranta giorni è scesa in Veneto una quantita’ di pioggia pari al 45% del totale delle precipitazioni annue. A fronte dell’esiguità delle risorse disponibili, correttamente sottolineata da Letta, occorre un immediato impegno del Parlamento per scorporare dal Patto di stabilità le spese relative all’emergenza e alle opere necessarie, a cominciare dai bacini di laminazione e dalle casse di espansione, così come auspicato dai sindaci. Ci batteremo per questo obiettivo e per ottenere il rinvio il rinvio delle scadenze fiscali su imprese e cittadini». Da Strasburgo, infine, si leva la voce dell’europarlamentare leghista Mara Bizzotto che in un’interrogazione urgente alla commissione dell’Ue sollecita l’attivazione del Fondo di solidarietà europeo in favore delle popolazioni venete alluvionate: «Nel 2010 l’Unione europea stanziò 16, 9 milioni, le autorità italiane presentino al più presto a Bruxelles un piano straordinario per i nostri territori così da evitare il ciclico ripetersi delle drammatiche circostanze che stiamo vivendo ormai da qualche anno».

Filippo Tosatto

 

VERTICE A VILLORBA CON MANZATO, ASSOCIAZIONI E CONSORZI

L’agricoltura in ginocchio Decine di milioni di danni 

VILLORBA – Tra lesioni alle strutture e animali annegati nella sola Bassa padovana si parla di danni superiori ai dieci milioni di euro. Destinati, secondo Giorgio Piazza, il presidente di Coldiretti Veneto, drammaticamente a salire. Per un bilancio definitivo delle conseguenze dell’ultima alluvione causate all’agricoltura è ancora presto: si prevedono però cifre ingenti. Sono in corso i controlli sulle infrastrutture, bisognerà verificare poi cosa lascerà sul terreno l’acqua una volta che se ne sarà andata dai campi. E molto dipenderà dal tempo dei prossimi giorni: una gelata ora potrebbe essere fatale per molte colture. Certo è che alla luce dei cambiamenti climatici, la “calamità naturale” oggi non è più un caso fortuito ma una costante. Considerazione che impone a istituzioni e associazioni di rappresentanza l’obbligo di iniziare a ragionare in maniera più strutturale sulla necessità di messa in sicurezza del territorio e dello sviluppo di forme assicurative, anche nazionali se non addirittura europee, che tutelino non solo i danni alla produzione ma anche quelli strutturali.

È sostanzialmente questo l’esito del vertice promosso nella sede della Cantina di Villorba (Treviso) dall’assessore regionale all’agricoltura Franco Manzato con le diverse componenti del mondo rurale coinvolte dalle vicende del maltempo: organizzazioni professionali, cooperative, Consorzi di difesa, Veneto Agricoltura, dirigenti regionali del settore primario e della veterinaria. Avepa sta analizzando e raccogliendo dati a livello locale per disegnare la mappa delle aziende agricole danneggiate per le quali si può ricorrere sia a norme regionali, intervenendo anche sul bilancio e sulla legge finanziaria in fase di discussione in consiglio, sia a quanto prevede il fondo di solidarietà in agricoltura. «Che però è senza soldi», ha ricordato Manzato «nonostante avessimo chiesto lo scorso anno di rimpinguarlo con un miliardo. Oggi la protezione civile sta lavorando per ripristino del potenziale produttivo, Poi bisognerà valutare i danni non assicurabili. In questo incontro sono emerse delle linee comuni e condivise: il fatto che il piano assicurativo deve essere esteso a tutto il Veneto, la necessità di risolvere quelle situazioni in cui l’assicurazione non interviene, l’urgenza di un’azione plurifondo tra quelli dell’agricoltura e dell’ambiente per ripristinare la sicurezza sul territorio. Infine bisogna ragionare su n piano assicurativo nazionale, se non eopeo: non è più possibile calarlo solo a livello regionale». Tra le zone più colpite di tutta la regione la bassa padovana e il veneziano orientale. Qualche danno, ma non preoccupante ai vigneti. Preoccupano invece le coltivazioni di cereali autunno vernini, orzo e frumento, coperti d’acqua. E i danni alle strutture agricole, capannoni e macchinari, difficilmente coperti da assicurazione. «Degli associati a Coldiretti Veneto, oggi circa un terzo sono coperti da assicurazione, una tra le percentuali più alte d’Italia, ma dobbiamo lavorare per aumentare l’adozione di un’assicurazione multi rischio, che tuteli anche le strutture», conclude Piazza «ormai queste alluvioni non sono più eventi eccezionali, per questo bisogna mitigare il rischio in tutti i modi».

Serena Gasparoni

 

IL GOVERNATORE ZAIA INCALZA l’esecutivo

«Letta risponda o temo la rivolta fiscale» 

VENEZIA Pressato com’è da amministrazioni locali in ginocchio (alcune hanno “bruciato” centinaia di migliaia di euro nelle fasi più critiche e ora sono letteralmente in bolletta), Luca Zaia non si accontenterà di una solidarietà verbale da parte di Roma: «L’emergenza maltempo non si è conclusa, manterremo lo stato d’allerta sino alla fine della prossima settimana, monitorando le criticità ora per ora. Avviamo avviato il censimento dei danni e a breve presenteremo il conto al Governo, che dovrà rispondere. In caso contrario non vorrei si arrivasse allo sciopero fiscale», dichiara il governatore leghista»; «Ho voluto incontrare presidente del Consiglio Letta e presentargli il quadro della situazione anche perché non passasse l’idea che qui ci siamo inventati l’alluvione», ha aggiunto «una regione come la nostra, che paga 21 miliardi di euro l’anno a Roma, ha il diritto di chiedere le risorse. La gente l’ha capito e non vorrei che a fronte di un’assenza di risposte, si passasse a uno sciopero fiscale. Noi siamo veneti e dobbiamo far sentire la nostra forza a Roma. Qui non c’entra nulla la politica, dobbiamo riportare a casa i soldi, che sono nostri. Qualora i soldi versati al fisco non tornassero sul territorio sotto forma di aiuto sarebbe legittimo a quel punto chiedere alle imprese come si comporterebbero». Una battuta sulla politica nazionale: «L’attuale gestione dell’Italia è devastante, dovremmo andare al voto subito ma con una nuova legge elettorale che permetta a chi vince di governare. La Lega? Ha vissuto un vero travaglio, gli errori sono stati fatti. Pesa moltissimo la deriva che aveva preso il partito». Infine, le regionali del 2015: «Io non ho intenzione di utilizzare quest’ultimo anno per la campagna elettorale, so che i veneti sono abituati a guardare ai risultati e non voglio deluderli».

 

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