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Nuova Venezia – Lo scavo del Contorta divide la citta’

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10

ago

2014

GRANDI NAVI »DOPO IL VERDETTO DEL COMITATONE

Bettin: «Il blitz è stato una forzatura»

VITTORIO ZAPPALORTO – Personalmente avrei preferito che fossero sottoposti alla Valutazione d’impatto ambientale anche altri progetti

«Come commissario straordinario del Comune di Venezia, al Comitatone per quanto riguarda la questione del passaggio delle grandi navi in Bacino di San Marco ho fatto solo atto di presenza e ho fatto mettere a verbale in apertura la mia difficoltà a rappresentare il Comune di Venezia su una questione talmente importante e preminentemente politica come è quella sulle modalità di passaggio delle grandi navi. Non ho votato a nome della città, perché il commissario non è un organismo politico e la decisione che è stata presa in Comitatone è stata invece una decisione eminentemente politica, che ha ricadute importanti per il futuro della città e della sua laguna. Come Vittorio Zappalorto, invece, posso dire che avrei preferito che al giudizio della Commissione di Valutazione d’impatto ambientale non fosse inviato solo il progetto dello scavo del canale Contorta- Sant’Angelo, ma anche qualcun altro degli altri progetti inviati al Ministero, per avere così un giudizio più globale. Si poteva aspettare un mese o due in più, ma cercare di ottenere questo risultato». Sono non banali – il giorno dopo del Comitatone che ha scelto il progetto dell’Autorità Portuale dello scavo del canale Contorta- Sant’Angelo come quello da inviare alla Via per essere valutato – le parole di un funzionario dello Stato come il commissario straordinario Vittorio Zappalorto, che confermano le perplessità crescenti in laguna per la forzatura avvenuta in sede ministeriale. Già domani il presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa – il vero vincitore della partita grandi navi, essendo riuscito a portare il Governo esattamente sulla sua posizione, con un abilissimo lavoro preparatorio sui vari tavoli ministeriali – farà suo il decreto che dà il via alla procedura di impatto ambientale, da concludersi in tre mesi, trasmettendo il suo progetto al Ministero dell’Ambiente. La Via – come recita anche il comunicato finale del Governo è aperta in linea teorica anche ad altri progetti che nel frattempo potrebbero arrivare al livello di definizione indispensabile per essere giudicati. L’unico che però al momento sembra potercela fare è “Venis cruise 2.0” proposto dall’ ex viceministro Cesare De Piccoli, con la Duferco Italia Holding spa, per la realizzazione del nuovo Terminal crociere alla Bocca di porto del Lido. Si attende inoltre nei prossimi giorni il decreto interministeriale che vieterà dal 2015 l’accesso alle navi da crociera superiori alle 96 mila tonnellate, confermando per l’anno in corso i circa 700 passaggi già definiti, in attesa del Contorta-Sant’Angelo, che potrebbe essere pronto per il 2016. «Il cosiddetto “blitz” agostano è stato una forzatura, nei modi e nel merito, che bisognerà correggere nei prossimi mesi », dichiara intanto l’ex assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin. «Non ha alcun senso evocare la Val di Susa, non solo perché le storie e i luoghi sono diversi, ma perché la cosa urgente e centrale a cui dedicarsi è la ricostruzione delle condizioni basilari per un vero confronto democratico nel merito delle scelte». Per il presidente di Confindustria Venezia Matteo Zoppas «il Governo ha fatto un importante passo in avanti che ha tenuto conto degli appelli e delle istanze delle imprese e delle parti sociali che compatte avevano chiesto chiarezza e tempi certi per risolvere lo stallo della crocieristica a Venezia, dato che purtroppo, l’auspicata eliminazione degli attuali limiti transitori non è stata presa in considerazione. Scelta che, fintanto non sarà individuata una soluzione univoca e definitiva, continuiamo a considerare ingiustificata.

Enrico Tantucci

 

GRANDI NAVI – Secondo il commissario Zappalorto servivano progetti alternativi al canale Contorta

Il commissario prefettizio si è astenuto nella votazione sul Sant’Angelo Contorta

AMBIENTALISTI «Nessun confronto democratico»

LEGGE SPECIALE – Con il Comitatone il Comune ha ottenuto 35 milioni di stanziamenti

LA POLEMICA «Grave decisione senza aspettare il sindaco della città»

DOCENTE – Luigi D’Alpaos ritiene che il Comitatone non abbia preso in dovuta considerazioni vari aspetti collegati al progetto del canale Contorta Sant’Angelo

D’Alpaos: «È mancato il confronto»

Il docente: «La laguna non ha bisogno di questi progetti, basta guardare il canale dei Petroli»

«Queste decisioni sono state prese senza conoscere bene i problemi effettivi della città».
A dirlo è Luigi D’Alpaos, uno che la laguna la studia da tempo. Il docente sostiene che quella del Comitatone è stata una scelta “terrificante e indefinibile”, nel senso che su un tema così delicato serviva un confronto più ampio, magari anche con i tecnici. «Mentre dopo l’alluvione del 1966 al Comitatone c’erano tanti esperti del territorio, ora le decisioni vengono prese senza alcun confronto tecnico. E purtroppo non è la prima volta che accade».
Che problemi potrebbero esserci?
«In generale la laguna di Venezia è molto delicata, penso che non abbiamo bisogno di questi progetti. La realizzazione del canale dei Petroli, ad esempio, ha sempre favorito l’erosione. Le onde che crea il passaggio di una nave da quelle parti danneggiano in modo evidente il fondale. Per quanto riguarda il canale Contorta penso che non serva a questo territorio. Sono profondamente deluso».
Cosa non le piace della politica?
«Ricordo che nel 2006 Prodi approvò il Mose direttamente nel Consiglio dei ministri senza sentire l’opinione del Comitatone e dell’allora sindaco Cacciari. Adesso ho sentito che si vuole superare il Magistrato alle acque, una soluzione inutile perchè il problema non era l’ente, ma i personaggi che erano stati chiamati a gestirlo. Voglio anche dire che approvare un progetto del genere senza il sindaco di Venezia è un segno del degrado della nostra società».
E sul Contorta?
«Sono davvero perplesso, come si fa a dire che un progetto di quel tipo non fa male alla laguna? Prima si devono confrontare le soluzioni e poi quando è stata fatta un’accurata verificata si passa all’approvazione. Ripeto, la laguna di Venezia non ha bisogno di questi progetti. Le responsabilità sono molto chiare».

Gianpaolo Bonzio

 

Zappalorto: «Meglio se c’erano più progetti»

«In Comitatone, sulla questione grandi navi, non ho detto una parola. Ma se mi è concesso esprimere un’opinione come privato cittadino e non come commissario straordinario, ritengo che sarebbe stato meglio sottoporre a valutazione di impatto ambientale più progetti».
Vittorio Zappalorto è tornato ieri a commentare la sua partecipazione alla riunione romana sul futuro della crocieristica in laguna, conclusa con la decisione di sottoporre a Via il solo progetto di scavo del canale Contorta Sant’Angelo: «Ho partecipato al Comitatone unicamente per i punti riguardanti la suddivisione delle quote di Legge speciale – ha detto – evidenziando in apertura di seduta la mia difficoltà a rappresentare il Comune su una questione fondamentale e preminentemente politica come quella legata alle modalità di passaggio delle grandi navi. La decisione di non votare è stata motivata dal fatto che la figura commissariale non è un organismo politico ed elettivo».
«Non partecipando al voto, il commissario è stato molto corretto – ha commentato l’ex assessore all’Ambiente, Gianfranco Bettin – Al blitz agostano bisognerà porre rimedio nei prossimi mesi. Ma evocare la Val di Susa (come hanno fatto i No grandi navi, ndr) non ha alcun senso, perché la storia e i luoghi sono diversi, e ora è centrale ricostruire le condizioni basilari per un vero confronto democratico nel merito delle scelte, con un nuovo consiglio comunale e un nuovo sindaco da eleggere al più presto». Un «vero confronto democratico», impossibile se a Cà Farsetti un organo politico non c’è. Parole che, insieme alla richiesta di nuove figure amministrative «per sottoporre a Via più proposte sulle grandi navi e mettere finalmente mano al nuovo piano regolatore portuale», suonano anche come una bocciatura postuma delle prese di posizione assunte in materia dall’ex sindaco Giorgio Orsoni.
Nel suo incontro con la stampa, il commissario ha proseguito specificando di «aver portato all’attenzione del Comitatone altre questioni non meno importanti, legate al finanziamento della Legge speciale che ormai non viene fatto da tempo». E di aver presentato progetti sulla manutenzione dei rii, sul completamento della rete idrica antincendio, sull’avvio sperimentale della raccolta dei rifiuti con sistema pneumatico, sulle opere di messa in sicurezza della laguna nell’area di Pellestrina, sul finanziamento dei restauri e sull’acquisto delle case veneziane, «chiedendo di inserirlo nella prossima legge di stabilità». Inoltre, Zappalorto ha sollecitato che i circa 13 milioni che arriveranno quest’anno dalla ripartizione dei fondi di Legge speciale, e destinati a interventi manutentori, siano iscritti a bilancio a vantaggio del patto di stabilità: «Spero che il Governo conceda un’attenzione particolare per Venezia – si è augurato – poiché considerare i finanziamenti di Legge speciale, che sono arrivati prima dei vincoli del patto, è una vera ingiustizia. Questa è un esigenza oggettiva, non un favore alla città, e nessuna amministrazione comunale passata è responsabile della situazione assurda venutasi a creare». In conclusione, parlando del bilancio 2014, il commissario ha spiegato che «per un pelo riusciremo a far quadrare le spese correnti». Aggiungendo però che nel 2015, «seppur con maggiori margini di manovra per la possibilità di intervenire su partecipate e Casinò, l’impresa sarà ben più ardua».
Sulla vicenda interviene l’ex vicesindaco Sandro Simionato: «Il Governo ha deciso di accelerare i tempi – dice – come Pd abbiamo sempre provato a tenere insieme il rispetto della laguna e la tutela di chi lavoro nel comparto delle Crociere. Serve un confronto su tutti i progetti in ballo. Per quanto concerne il canale Contorta Sant’Angelo c’è la necessità che si tratti di un progetto compatibile che non crea danni. Su questi temi serve la massima trasparenza».

 

IL CASO – Battuta d’arresto per Porto Marghera

QUI CAVALLINO «Conto di avere 1 milione e 700 mila euro in poco tempo»

Claudio Orazio sindaco di Cavallino

QUI CHIOGGIA «Ho segnalato che ci saranno anche problemi al bilancio»

Giuseppe Casson sindaco di Chioggia

I FINANZIAMENTI IN ARRIVO – A Chioggia timori per i fondi mentre Cavallino canta vittoria

Il sindaco Casson ha chiesto un nuovo incontro urgente a Roma per cercare di racimolare risorse.
Un deficit di circa un milione

Un milione di euro in meno di quanto previsto per Chioggia, a rischio il rispetto del patto di stabilità. Casson, durante il Comitatone di venerdì a Roma, ha chiesto la convocazione di un secondo incontro urgente, questa volta non per discutere delle Grandi navi, ma più volgarmente di soldi. Chioggia infatti, quest’anno, dalla Legge Speciale doveva ricevere tre milioni di euro, ma in realtà dopo una ulteriore sforbiciata governativa, ne arriveranno soltanto due. «Ho fatto presente – afferma Casson – che questa diminuzione ci provoca gravi difficoltà di bilancio soprattutto sul fronte “patto di stabilità”. Non è assolutamente accettabile che i fondi di legge speciale, erogati sul presupposto di essere destinati alla salvaguardia e salvezza delle nostre città lagunari, siano vincolati al rispetto del patto di stabilità, nonostante quella salvaguardia sia stata definita in una legge dello Stato come “questione di preminente interesse nazionale”. Per questo ho chiesto una nuova convocazione del Comitatone per affrontare al più presto questa tematica». Casson si dice soddisfatto su come si è sviluppata la questione inerente le grandi navi. «È stato riconosciuto il concetto di “sistema crocieristico della Laguna di Venezia”, sul quale ho fondato, da sempre, il mio approccio alla questione. Questo permette di garantire, attraverso la valorizzazione anche dello scalo di Chioggia, un effettivo decongestionamento del traffico oggi gravante sulla sola Venezia». Una posizione che è stata sottolineata anche dal Ministro alla Cultura e al Turismo Dario Franceschini. «Il Ministro – conclude Casson – ha citato proprio lo scalo di Chioggia tra quelli chiave. Il nostro e quello di Venezia dovranno lavorare in sinergia e in pieno coordinamento».
Per Cavallino, invece, la somma è di tutto rispetto. È quanto è stato assegnato dal Comitatone con il riparto delle quote della legge di stabilità del 2013. A Cavallino-Treporti arriverà il 5% di quanto stabilito a Venezia, ovvero 1 milione e 700 mila euro divisi in tre tranche previste per il 2014, 2015 e 2015. La prima quota, circa 535 mila euro, entrerà a breve nelle casse, al massimo per la fine dell’estate. «Si tratta solo di firmare il decreto – ha spiegato il sindaco Claudio Orazio, di ritorno dalla trasferta romana – credo che dopo il riparto sia una procedura immediata o quasi. Contiamo di ricevere questi soldi entro pochi giorni». Una cifra di tutto rispetto, al pari della somma totale, che permetterà al Comune litoraneo di proseguire con gli interventi di salvaguardia lagunare. «La percentuale del 5% era già stata fissata – continua a spiegare Orazio – semmai la novità è la divisione nelle tre quote». A livello pratico ora l’amministrazione comunale si confronterà con il Magistrato alle Acque per decidere assieme gli interventi ed i progetti da realizzare. «Si tratta ovviamente di progetti legati alla salvaguardia lagunare – conclude il sindaco – noi abbiamo due priorità. La prima è la manutenzione della riva del canale Pordelio: negli anni passati abbiamo fatto un importante intervento nel tratto compreso tra Punta Sabbioni e Cà Savio, ora ci piacerebbe continuare verso Cavallino. L’altro progetto è invece legato al borgo di Lio Piccolo: anche in questo caso vorremo continuare l’opere di recupero e valorizzazione».

(ha collaborato Giuseppe Babbo)

 

GOLETTA VERDE – Oggi alle 12, flash mob di Legambiente organizzato a San Marco

«Puntare ad un turismo di qualità»

Hanno avanzato cinque richieste suddivise in maniera scientifica in altrettanti punti chiave. Priorità per affrontare per il rilancio socio-economico e ambientale dell’intera area della laguna nord. Sono raccolte in un documento consegnato al commissario Vittorio Zappalorto le richieste avanzate da Goletta Verde per la tutela del territorio lagunare. E intanto oggi alle 12, flash mob a San Marco. Punti chiari e condivisi già da un nutrito gruppo di comitati, associazioni e cittadini, che hanno firmato l’appello lanciato da Legambiente e Vas (Verdi Ambiente Società). Nel particolare viene richiesto questo: prima priorità è il «sì» al turismo di qualità, e il «No» alle grandi navi in Laguna; quindi «Si» alla navigazione e alla pesca sostenibile, «No» al moto ondoso e alle illegalità; «Si» all’iter attuativo del Parco della Laguna Nord, «No» alle parole senza fatti concreti; «Si» alla tutela e al recupero delle Isole e delle barene, «No» ai rischi per l’ecosistema lagunare; e infine «Si» alla bellezza di Venezia, «Si» patrimonio mondiale dell’Umanità.
«La Laguna di Venezia è la memoria e il futuro del nostro territorio, perciò la sua tutela non può rimanere un mero concetto – spiega Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto -. L’ennesimo «blitz d’agosto» che stavolta ha riguardato le Grandi Navi è l’emblema di una politica e di una classe dirigente miope che non solo non vuole ascoltare la sua comunità, ma che purtroppo non ha alcuna idea di futuro e di prospettiva a lungo termine che non sia quella degli affari per pochi e dei danni per tutti».
«Chiediamo un parco della Laguna Nord che non sia solo strumento di conservazione della natura ma organismo moderno di gestione integrata e sostenibile del territorio in grado di creare opportunità economiche, che unisca le comunità locali e non divida e che ci veda tutti insieme, cittadini, associazioni, operatori turistici e del commercio ed imprenditori, a lavorare in sinergia per dare un futuro durevole e sostenibile a questo straordinario ambiente naturale e culturale» ha aggiunto Serena Carpentieri, portavoce di Goletta Verde.

Raffaele Rosa

 

Nuova Venezia – Grandi navi, via al Contorta

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9

ago

2014

Il Comitatone: limiti a San Marco, sì allo scavo in laguna

LE DECISIONI DEL COMITATONE

Stop alle grandi navi. Via libera al Contorta

Limitati i transiti in Bacino. Il progetto dello scavo del canale va avanti

In arrivo 36 milioni in tre anni (11 nel 2014) nelle casse di Ca’ Farsetti

VENEZIA – Via al progetto Contorta. Anche se il nuovo canale dovrà essere sottoposto a Valutazione di Impatto ambientale entro 90 giorni e confrontato con gli altri progetti che abbiano raggiunto un adeguato livello di avanzamento e superato l’esame di «operatività portuale». E via a un decreto che limita da subito il passaggio delle grandi navi davanti a San Marco. E’ questa la decisione presa ieri dal Comitatone, convocato a Roma e presieduto a palazzo Chigi dal sottosegretario Graziano Delrio. Un passo avanti che soddisfa in particolare il Porto e i ministeri. Che però solleva molte proteste. «Blitz di agosto», lo hanno definito i comitati. Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha puntato i piedi e preteso un nuovo decreto che limiti i passaggi delle grandi navi per il 2015 al di sotto delle 96 mila tonnellate. Facendo ventilare l’ipotesi di «vincolo» per l’intera laguna se non sarà ridotto da subito l’impatto del traffico delle grandi navi. E insistendo sull’alternativa Marghera, che potrà essere presentata a livello di progetto esecutivo nelle prossime settimane anche da soggetti privati. Progetto Contorta all’esame ambientale, dunque. E documento finale del Comitatone che lascia spazio ad altre alternative. Ma rimarca la «centralità della Marittima », come voleva il Porto. Pur lasciando aperta la porta alle altre soluzioni, come volevano il Senato e il Consiglio comunale, in realtà spiana la strada al Contorta. Perché, si legge nel documento finale approvato da tutti, «risponde sia all’ obiettivo di eliminare il traffico davanti a San Marco sia a quello di mantenere l’eccellenza della croceristica veneziana». Con i quasi sette milioni di metri cubi di fanghi scavati si potrà, secondo il Porto, «attuare una grande opera di ingegneria naturalistica», con la costruzione di nuove barene in laguna centrale. «Siamo molto soddisfatti», commenta il presidente del Porto Paolo Costa, «oggi abbiamo dato un messaggio chiaro alle compagnie che se ne stavano andando da Venezia. Abbiamo cominciato un percorso e potremo concluderlo entro due anni». Il documento finale precisa che il progetto del nuovo canale Contorta deve essere subito ammesso a Valutazione di impatto ambientale. Un esame che si dovrà concludere entro 90 giorni. Già stamattina il presidente del Porto firmerà il decreto che dà il via alla procedura, trasmettendo il suo progetto al ministero per l’Ambiente. Nel corso della procedura di Via, il Comitatone «raccomanda di sottoporre a Via altri progetti che abbiano adeguato livello di avanzamento, valutandoli come alternative ». Ma è innegabile che ancora una volta a essere favorita è l’ipotesi avanzata dal Porto e dal suo presidente. Definita come «illegittima» dai suoi oppositori e criticata dal Comune – nel frattempo commissariato – ma intanto avviata all’iter di approvazione. Non si è parlato ieri del progetto off shore.Dando per scontato che il “sì” alla piattaforma in Adriatico per le grandi navi portacontainer sia già arrivato nel Comitatone del 2011. La stessa seduta in cui era stato festeggiato pubblicamente l’ex presidente del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta, che quel giorno andava in pensione, poi arrestato nell’ambito dello scandalo Mose. Il Comitatone ieri ha sbloccato, con un decreto firmato dal sottosegretario Delrio, anche i fondi della Finanziaria 2013. A Venezia arriveranno in tutto circa 36 milioni di euro in tre anni (11 nel 2014), a Cavallino 1 milione e 700 mila (il 5 per cento di quanto spetta a Venezia), a Chioggia circa due milioni. È stato chiesto di integrare anche la Finanziaria 2014 con i contributi per la manutenzione, lo scavo dei rii e gli aiuti ai privati per i restauri. Fondi che un tempo venivano stanziati dalla legge Speciale, poi aboliti in favore del Mose e della grande opera.

Alberto Vitucci

 

Il Comune rivierasco è stato l’unico a non accettare la delibera

Mira vota contro, sì allo scalo alternativo di Chioggia

MIRA Il comune di Mira a guida grillina, dice no alla delibera del Comitatone che stabilisce di inviare il progetto del canale Contorta all’esame del Via, mentre appoggia il progetto di Chioggia come scalo alternativo a quello di Venezia. Mira da sempre contrario allo scavo del canale Contorta, è stato l’unico dei comuni presenti a votare no. E’ l’esito della votazione che si è tenuta ieri a Roma per valutare le proposte che sono state presentate al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in ordine al nuovo sistema crocieristico dello scalo veneziano. Oltre a sostenere Chioggia, Mira ha ribadito la sua proposta, che prevede uno scalo nella bocca di porto del Lido, agganciandosi all’isola artificiale già realizzata per il sistema Mose. «Questa opzione», spiegano il vicesindaco Nicola Crivellaro e l’assessore all’urbanistica Luciano Claut, «ha molti aspetti positivi sul fronte ambientale, sul quello logistico e anche per quanto riguarda il costo di realizzazione. Ci siamo ancor più convinti della bontà della nostra proposta sentendo dal ministro Dario Franceschini che l’Unesco intende ritirare a Venezia il riconoscimento di sito Unesco se l’attracco delle navi da crociera non dovesse traslocare fuori della laguna. La disponibilità a tenere ancora in corsa gli altri progetti è importante,maè evidente che la scelta del Canale Contorta appare privilegiata anche perché ha potuto contare nella fase di elaborazione sul supporto tecnico dell’Autorità Portuale». Qualche spiraglio al dialogo il comune di Mira lo lascia aperto ad altre soluzioni come il progetto di Chioggia. E su questo il sindaco di Chioggia Giuseppe Casson si è detto molto soddisfatto perché, ha sottolineato, «sul deliberato finale è stato riconosciuto il “sistema crocieristico della laguna di Venezia”, quello che avevo suggerito io nella mia lettera di giovedì a tutti i componenti del Comitatone. Ciò permette di garantire, mediante la valorizzazione anche dello scalo di Chioggia, un effettivo decongestionamento del traffico oggi gravante sulla sola Venezia». La posizione di Casson ha trovato consenso in tutta l’assemblea in particolare nelle considerazioni del ministro del turismo Dario Franceschini che ha sottolineato l’importanza della difesa di Venezia e l’opportunità di valorizzare, nell’ottica del decongestionamento, altri territori della laguna veneta, tra i quali Chioggia. «Il lavoro», precisa il sindaco, «è tutt’altro che finito. Si tratta, ora, di tradurre in atti concreti le linee di indirizzo espresse chiaramente dal Comitatone».

Alessandro Abbadir

Elisabetta Boscolo Anzoletti

 

Bettin: «Una decisione sulla testa di Venezia»

Il commissario Zappalorto si astiene : «È una decisione politica, non voto»

Il Pd prudente: «Si apre una discussione, positivo che ci siano limiti ai passaggi»

VENEZIA Il progetto Mose era stato approvato con il voto contrario del Comune (sindaco Cacciari). Il canale Contorta va avanti senza il parere del Comune. Rappresentato per la prima volta da un commissario prefettizio e non dal sindaco. «Ho ritenuto di non partecipare al voto, trattandosi di una decisione politica», ha dichiarato il commissario Vittorio Zappalorto in apertura di seduta. Una scelta decisa dunque dai ministeri, dal Porto e dalla Regione. «Noi ribadiamo che il confronto deve essere fatto fra tutti i progetti», dice il senatore del Pd Felice Casson, primo firmatario dell’ordine del giorno del Senato sulla questione grandi navi, «in assenza di un governo democraticamente eletto nessuno può arrogarsi il diritto di decidere sul futuro di Venezia e l’astensione del commissario conferma che non può essere un governo tecnico a decidere». «Per noi bisogna fare presto ma comparare tutti i progetti», dice il segretario del Pd Emanuele Rosteghin, «poi è positivo che si facciano limitazioni come avevamo chiesto. Oggi si apre un confronto». E l’ex consigliere Jacopo Molina; «Non è quello che aveva chiesto il Senato. Adesso bisogna vigilare su chi farà i lavori».Durissimo il commento dell’ex assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin. «Si avvera il sogno dei poteri forti e dei poteri marci », dice, «comandare su Venezia senza mediazioni. Il blitz di ferragosto ha portato a decidere sulla testa della città. Per noi hanno deciso ministeri ed enti che sono stati condizionati fino al collo dalla cricca del Mose. Una beffa con danni enormi per il Comune, che come conferma la stessa Procura è stato del tutto estraneo. Occorre votare al più presto». Soddisfatto il presidente della Regione Luca Zaia: «C’è stata unanimità sul fatto che le navi devono uscire subito da San Marco e dal canale della Giudecca », commenta al termine della riunione, «e anche sul fatto di inviare subito il progetto del Contorta alla Via. Spero che si faccia e presto». «Abbiamo fatto un grande passo avanti », dice il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, «il Comitatone ha dato il via libera alla Valutazione del progetto Contorta per far arrivare le grandi navi in Marittima. Questo non esclude altri progetti ma si è valutata la strada del Contorta come la più praticabile in tempi brevi». Soddisfatto anche il ministro dell’Ambiente Luca Galletti. Che ha precisato che «saranno accettati alla procedura di Valutazione di Impatto ambientale anche gli altri progetti, ma a patto che abbiano un avanzamento adeguato e soprattutto abbiano avuto il via libera tecnico dagli enti portuali ». Significa che le ipotesi già scartate da Porto e Capitaneria come Marghera e il terminal a San Nicolò non potranno, per il ministro, essere ammesse a Valutazione. Dichiarazione che già suscita polemiche: come potrà un soggetto che presenta un suo progetto decidere sulla bontà degli altri?

Alberto Vitucci

 

Italia Nostra: «Un crimine contro la città»

L’associazione per la tutela del Patrimonio annuncia una campagna internazionale contro gli scavi

VENEZIA «Unaltro canale dei Petroli per mantenere le grandi navi dentro la laguna. È un crimine efferato, imposto a una città debole senza sindaco e senza rappresentanza. La nostra battaglia continua e si sposta a livello internazionale». Italia Nostra commenta duramente la decisione del Comitatone di procedere con il progetto del canale Contorta. «Gli effetti di quell’opera saranno disastrosi per la laguna», scrive la presidente veneziana Lidia Fersuoch, «bisogna avere il coraggio di esaminare alla pari tutti i progetti alternativi possibili». «Scelte di vertice, colpi di mano, forzature: il governo ha imposto una decisione sbagliata che la città non vuole», commenta il portavoce del comitato No Grandi Navi Silvio Testa, «se qualcuno vuole trasformare la laguna in una Val di Susa, questa è la strada. Gli effetti disastrosi di un nuovo canale in laguna, scavato per mantenere le grandi navi, sono noti». «Una decisione contro la città, ma impediremo lo scavo del Contorta con ogni mezzo», dice Beppe Caccia (Lista in Comune). E se la prende con la Lega: «Zaia e Xaccariotto hanno gettato la maschera e si sono schierati a fianco dei poteri forti». Imbarazzo nel Pd, che aveva approvato un lungo documento sulle grandi navi. Si spera che l’apertura agli altri progetti sia reale. E non soltanto una chiosa finale per il via libera al Contorta. Soddisfatta invece l’Udc, stesso partito del ministro per l’Ambiente Galletti. «Decisione saggia e equilibrata », commenta il senatore Antonio De Poli, «adesso bisogna fare in fretta, perché le crociere danno lavoro a 5 mila persone». «Le grandi navi a Venezia devono essere compatibili con la salvaguardia dell’ambiente», precisa il ministro dell’Ambiente Luca Galletti, «noi sottoporremo il programma Contorta a una serissima valutazione di impatto ambientale che possa dirci quali saranno gli effetti positivi o negativi sull’ecosistema di quell’opera». «Dopo il Mose a nostra città deve subire una nuova ingiustizia», dice il coordinatore di Sel Federico Camporese, «con il blitz di Ferragosto le scelte più vicine agli interessi di pochi vengono approvate all’insaputa dei tanti. Per di più ad approvare quella scelta non c’era nemmeno un veneziano. A parte il presidente del porto, che per ruolo e propensione sembra rispondere ad altri interessi».

(a.v.)

 

il retroscena

Franceschini alza la voce: «Subito un decreto»

Sui limiti ai passaggi bisticcio con Costa: «Ci vogliono norme, non basta il volontariato»

VENEZIA Un decreto del governo per limitare da subito il passaggio delle grandi navi in Bacino. A prescindere dal destino dei progetti alternativi. A un certo punto il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha alzato la voce. E ha interrotto il presidente del Porto Paolo Costa. «Eh no! Non possiamo lasciare al volontariato la regolamentazione del traffico in laguna. Ci vuole una norma dello Stato. E la faremo. Altrimenti potremmo anche vincolare l’intera laguna, e impedire il passaggio a tutte le grandi navi sopra una certa soglia». Alla fine il sottosegretario Delrio gli ha dato ragione. E nei prossimi giorni il governo firmerà un nuovo decreto – dopo quello Clini Passera che vietava l’accesso alle navi sopra le 40 mila tonnellate, ancora inattuato perché subordinato alla realizzazione delle vie alternative – per vietare l’accesso in laguna a partire dal 2015 delle navi con stazza lorda superiore alle 96 mila tonnellate. E confermare il limite di passaggi per il 2014 (circa 700) già stabilito nell’ordinanza della Capitaneria di porto poi impugnata al Tar dalla compagnia delle crociere. Un decreto che sarà subito operativo. Mentre lo scenario dei prossimi mesi prevede il via alla procedura di Valutazione di Impatto ambientale per il progetto Contorta- Sant’Angelo. A cui potranno aggiungersi nei prossimi mesi anche altri progetti già illustrati come le banchine a Marghera a i nuovi terminal al Lido. Sarà importante qui stabilire le procedure. Un primo risultato ottenuto dal fronte contrario allo scavo del canale è quello di rinunciare alle procedure della Legge Obiettivo. Che avrebbero sveltito i tempi, ma anche annullato il dibattito e eliminato la fase delle osservazioni e dell’illustrazione al pubblico. I tempi fissati per la conclusione della procedura sono quelli di legge (90 giorni). Masi tratta di termini ordinatori e non perentori, chiariscono gli esperti. Il presidente del Porto Costa ha annunciato che una volta concluso l’iter autorizzativo, il Contorta si potrà realizzare in soli 18 mesi. Dunque, se tutto andrà liscio, potrebbe essere pronto per la stagione 2016.

(a.v.)

 

Il Comitatone ha deciso, il nuovo percorso pronto in diciotto mesi: sarà ampliato il canale Contorta

LA TRANSIZIONE – E da novembre il primo divieto per i “condomini del mare”

SEMAFORO ROSSO – La grandi navi da crociera via dal bacino San Marco. Il Comitatone ieri ha deciso per un percorso di ingresso in laguna attraverso il nuovo canale Contorta.

LE REAZIONI – Arrabbiati gli ambientalisti: soluzione imposta alla città.

L’AMBIENTE «Spenderemo più di 50 milioni per rimodellare fanghi e barene»

LUNGO PERIODO «Ma in futuro si potrà arrivare a Marghera, al Lido o al Cavallino»

GLI AMBIENTALISTI – Bettin: un blitz dei poteri forti mentre il Comune non è rappresentato

IL MINISTRO – Lupi: «È un passo avanti ma non esclude altre soluzioni»

Il Comitatone ha deciso: stop ai passaggi davanti al Palazzo Ducale. Verrà scavato un nuovo canale a sud per arrivare alla stazione marittima. Tempi: entro 20 mesi

Venezia, via le grandi navi dal bacino di San Marco

Il Comitatone ha detto sì. Arriva la via alternativa per le grandi navi nella laguna di Venezia. Addio al passaggio davanti a San Marco e a Palazzo Ducale. Il canale Sant’Angelo-Contorta nella laguna sud si farà. É stato deciso dal Comitato interministeriale per la salvaguardia di Venezia che ha dato il via libera per la procedura della Via, la valutazione di impatto ambientale. E l’Autorità portuale ha già deciso di forzare le tappe annunciando di consegnare al più presto il progetto di scavo in modo che entro 90 giorni come prevede la procedura possa essere possibile dare il via al progetto. Una volta ottenuto il lasciapassare della Via, il piano potrebbe essere realizzato in 19 o 20 mesi. Il Comitatone ha pure stabilito l’adozione di un decreto per recepire lo stop del transito delle navi dal 1. gennaio e la revisione del piano regolatore portuale per una nuova stazione marittima a Marghera in presenza di una evidente congestione del traffico di navi lungo il Canale Malamocco-Marghera.
Sono questi i risultati più importanti raggiunti ieri a Palazzo Chigi e che non mancheranno di creare dissapori e proteste da un lato con esponenti del mondo ambientalista che parlano di “ennesimo blitz estivo”; e manifestazioni di assenso dei fautori delle grandi navi con quasi 5 mila lavoratori tra diretti e indotto. Si chiude così, per il momento, il capitolo “grandi navi” in laguna, aperto dopo la tragedia della Costa Concordia all’isola del Giglio.
Ora il Governo ha deciso di fare un passo deciso favorendo il progetto del “canale alternativo” che è stata la battaglia centrale del presidente dell’Autorità portuale, Paolo Costa, e che garantirà accesso e uscita ai “condomini del mare” in laguna senza che vi possa essere un transito lungo San Marco e Giudecca.
«Mi pare che la riunione sia andata bene – ha tagliato corto l’ex sindaco di Venezia – Ora dobbiamo lavorare per il Contorta e per la redazione del Piano regolatore portuale». Ma al di là del “padrone di casa”, tocca ai ministri del governo Renzi indicare le strategie. A dare il “la” ci ha pensato il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi: «Oggi abbiamo fatto un significativo passo avanti – ha detto -. É stato dato il via libera alla Via del Contorta, ma questo non esclude altri progetti. Con questa decisione torna in vigore l’ordinanza per cui nel 2014 e nel 2015 nessuna grande nave sopra le 96 mila tonnellate potrà passare in Bacino a San Marco e nel canale della Giudecca. Noi non vogliamo allontanare le navi da crociera».
Il premier Renzi si è detto «molto soddisfatto» sia per l’intesa Alitalia-Etihad, sia per il Comitatone sulle grandi navi. Dal canto suo il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti ha chiarito: «Sottoporremo il programma Contorta ad una serissima Valutazione di impatto ambientale che ci dovrà indicare i pro e i contro sull’ecosistema lagunare».
Duro il ministro per i Beni culturali, Franceschini: «Prima del Comitatone ero pronto ad intervenire con misure aggiuntive di tutela, anche con un vincolo in Bacino di San Marco».
E Luca Zaia, governatore del Veneto: «C’è stata una decisione unanime. Ci sono dei tempi burocratici da rispettare ma nel frattempo vi è l’adozione del decreto Clini-Passera. Per il resto la tempistica detta le procedure». Soddisfatto anche il parlamentare veneto Udc, Antonio De Poli: «É stata presa una decisione saggia, ora auspichiamo rapidità». E pure Confindustria Venezia: «Oggi è stato fatto un grande passo avanti – ha commentato il presidente Matteo Zoppas – che consente di uscire dall’incertezza che coinvolge l’economia veneziana».
Dichiara guerra invece il fronte dei contrari che in questi anni si è mobilitato contro le “grandi navi”. Durissimo il commento di Italia Nostra: «È una vergogna – tuona la sezione veneziana – A cinquant’anni dallo scavo del Canale dei Petroli che ha distrutto la laguna centrale, si è deciso di scavare un altro canale dei Petroli per garantire le crociere. Questo governo si macchia di un crimine efferato. È una decisione imposta dall’alto alla città». E mentre il comune di Mira a guida 5Stelle dichiara il proprio no, Gianfranco Bettin, ex assessore e storico esponente dell’ambientalismo veneziano denuncia «un vero e proprio blitz di Ferragosto e nella totale assenza di una democratica rappresentanza del Comune. Si realizza così il sogno di certi poteri forti e di tutti i poteri marci: comandare su Venezia senza mediazioni, senza confronti e senza controlli. Venezia è stata denigrata». E, quando al “blitz” estivo, Zaia si chiama fuori: «Per quanto riguarda la Regione non abbiamo promosso questa convocazione. Prova ne sia che in un momento così fitto di impegni istituzionali abbiamo gestito la cosa con un po’ di difficoltà».

Paolo Navarro Dina

 

LA CRITICA «Gli studiosi hanno accertato i danni causati con altri scavi»

L’AFFONDO «Si sono voluti tutelare gli interessi per il turismo»

NUOVA ROTTA I giganti del mare verso Fusina. Addio al romantico ingresso “trionfale”

VENEZIA – Addio al passaggio lungo il Canale della Giudecca e il Bacino di San Marco. Addio alla classica foto aerea che ritrae il cuore della Serenissima. L’«alternativa» lungo il canale Sant’Angelo-Contorta di 4.800 metri non consentirà più la tradizionale immagine ricordo. Il percorso di ingresso delle grandi navi sarà sostanzialmente diverso. Diciamo che, come in tutte le città “normali” si entrerà dalla periferia e non più dal centro città. A questo servirà il nuovo collegamento marittimo che verrà imboccato dai “condomini del mare” una volta superata la bocca di porto di Malamocco e che consentirà di solcare le acque della laguna sud fino all’altezza di Punta Fusina. E qui, ci sarà la svolta a destra, lungo il Contorta che avrà una cunetta larga 100 metri (anzichè 120 del progetto iniziale); una profondità di meno 10.50 (anzichè 10) e che sarà realizzato con lo scavo di almeno sei milioni di metri cubi di “fanghi puliti” (non inquinanti) che verranno posizionati in loco per la riqualificazione ambientale di velme e barene: un’operazione da 115 milioni di euro.
Intanto in attesa del futuro nuovo canale, a Venezia rimarranno due anni di transizione. In sostanza si continuerà con le norme stabilite fin dal 5 novembre del 2013, in una riunione del Comitatone convocato anche sotto la pressione e l’emozione per quello che accadde all’isola del Giglio con la Costa Concordia. In quell’occasione si iniziò a parlare delle vie alternative e del canale Contorta. E da allora il traffico crocieristico, al di là del conflitto tra favorevoli e contrari, ha visto l’adozione di un divieto nel contesto del decreto Clini-Passera, scattato il 1. gennaio scorso per i traghetti che sono stati “trasferiti” nell’approdo a Porto Marghera. E nel frattempo si è favorita la riduzione del 25 per cento dei transiti davanti a San Marco e del 50 per cento delle emissioni inquinanti (un altro dei problemi sollevati veementemente dai fautori dei No Grandi Navi) e infine con la riduzione del 20 per cento dei “condomini del mare” di stazza superiore alle 40 mila tonnellate (meno 18 per cento, solo nel 2014). E infine tra due mesi, il 1. novembre l’ultima fase di divieto quando sarà precluso il transito delle navi crocieristiche superiori alle 96 mila tonnellate.

P.N.D.

 

REGGE IL COMUNE DOPO LO SCANDALO MOSE – Il commissario Zappalorto non si esprime «Non posso parlare per la cittadinanza»

Il commissario prefettizio di Venezia, Vittorio Zappalorto ha fatto un passo indietro. «Ho una mia personale opinione – ha detto al Comitatone – ma non essendo la mia una carica elettiva, non mi sento di rappresentarla come fosse la scelta della comunità veneziana». Insomma, un pizzico di diplomazia per il rappresentante dello Stato chiamato a reggere le sorti di un Comune azzoppato dall’inchiesta sullo scandalo Mose. Al di là della posizione di Zappalorto il Comune ha ottenuto 35 milioni di euro come quota riparto della legge di stabilità per il 2013 per la prosecuzione degli interventi di salvaguardia ambientale e urbana. Sempre il commissario ha chiesto a Palazzo Chigi un finanziamento triennale per il progetto di scavo e pulizia dei rii e la riqualificazione del patrimonio immobiliare.

 

Cacciari: «Sbagliato scavare ancora la laguna meglio il canale parallelo al ponte della Libertà»

VENEZIA – «A me sinceramente questa soluzione pare un’altra follia. Ma ne hanno fatte tante a Venezia, che una più o una meno, a questo punto non fa differenza». Massimo Cacciari, ex sindaco del capoluogo lagunare, apprende della decisione del Comitatone, e allarga le braccia, sconfortato.
Perchè un’altra trovata contro Venezia?
«I Comitatoni e i governi negli ultimi decenni di follie ne hanno fatte così tante che anche questa non fa una grande differenza. Penso che non sia il caso di scavare ancora la Laguna. Ma non è un parere soltanto mio».
Di chi?
«Mi riferisco a geologi, idraulici, che hanno studiato la situazione, ad esempio penso al professor Luigi D’Alpaos dell’Università di Padova. Il danno che si è fatto scavando nella laguna per l’equilibrio dell’ambiente e dell’habitat è enorme. Mi pare che ormai questa valutazione fosse andata in giudicato».
Invece la decisione non ne tiene conto, nel senso che il percorso per raggiungere lo scalo di Marittima utilizza in parte il Canale dei Petroli, ma prevede lo scavo del nuovo canale Contorta-Sant’angelo.
«Io non so se è cambiato qualcosa rispetto a quelle valutazioni sulle conseguenze degli scavi. Su questo punto erano d’accordo anche quelli del partito del Mose. Invece questa scelta lascia molti dubbi».
Lei che cosa avrebbe preferito?
«Sarebbe stato meglio utilizzare il canale che corre in parallelo al ponte della Libertà».
Almeno però le navi spariscono dal Bacino di San Marco.
«Certamente, ma tutti coloro che hanno studiato il fenomeno della laguna in questi anni erano concordi sul fatto di non doverne toccare ancora l’equilibrio. Mi pare che in questo caso si sia ritenuto di non pregiudicare il business, un affare economico per la città. Ma si sarebbero dovute tenere presenti valutazioni strategiche sullo stato della laguna e quindi sullo sviluppo della città di Venezia».
Arrabbiato?
«Rispondo come ho detto all’inizio: una follia in più o una in meno, ormai cambia poco…».

Giuseppe Pietrobelli

 

SALVAGUARDIA – Il Governo sblocca anche 35 milioni per Venezia e laguna

IL PROGETTO – Il nuovo canale sarà più stretto del previsto. Costerà 115 milioni

Reazione durissima: «La laguna diventerà come la val di Susa»

REAZIONI La decisione del Comitatone ricaccende le polveri dei no navi, che annunciano nuove iniziative di protesta. «Venezia – dicono – rischia di trasformarsi in una nuova Val di Susa». Pesanti critiche anche dalle associazioni ambientaliste Fai e Italia Nostra. Sul fronte opposto, invece, da Confindustria, comitato Cruise Venice e Venezia Terminal Passeggeri arriva piena soddisfazione per un progetto che salva l’economia del Porto e offre certezze alle imprese e ai lavoratori.

 

COMITATONE – Passa la linea di Costa per allontanare le crociere da S. Marco. Esultano portuali e categorie economiche

Sì al “Contorta”. L’ira dei No navi

DECISIONE – Il Comitatone ha deciso: il Contorta-Sant’Angelo si farà. Via libera dunque da Roma allo scavo del canale per liberare San Marco dalle grandi navi. Prima però è necessaria una Valutazione di impatto ambientale nell’arco di 90 giorni, per poi realizzare l’opera nell’arco di 18-19 mesi. Contrario il Comune di Mira, mentre il commissario Vittorio Zappalorto (Comune di Venezia) si è astenuto. Il Comitatone ha anche stanziato 35 milioni pe rla salvaguardia di Venezia e della sua laguna.

 

STRATEGIA – Il Governo ha sbloccato l’iter per lo sviluppo

IL GOVERNO – Riassegnati i fondi del patto di stabilità per la salvaguardia

COMITATONE – A Roma non si è parlato solo di grandi navi, il Governo ha concesso i finanziamenti

I TEMPI – Tre mesi per la Via, poi 18 per realizzare il canale

PROPOSTA VENEZIANA – Un sistema pneumatico per la raccolta di rifiuti

ASTENSIONE – Zappalorto non ha votato il progetto del Porto: «Era una decisione politica»

FONDI PER LA SALVAGUARDIA Roma ha stanziato 35 milioni per la laguna

Col Contorta anche 35 milioni

Alla fine la decisione è arrivata. E tutto a pochi giorni da Ferragosto e con un Comune azzoppato per l’assenza di una amministrazione politica. Il Comitatone ha deciso: il Contorta-Sant’Angelo si farà. E, in questo senso, si è dato il via libera all’avvio delle procedure affinchè il progetto di scavo nel cuore della laguna sud possa essere esaminato secondo i criteri e le procedure della Valutazione di impatto ambientale (Via) nell’arco di 90 giorni permettendo così un giudizio pieno e la possibilità di poter essere realizzato nell’arco di 18-19 mesi successivi.
É questo il risultato più importante, e in qualche modo temuto fin dalle prese di posizione dal mondo ambientalista veneziano e non solo, della riunione del Comitatone che si è tenuta ieri nella sala Verde di Palazzo Chigi alla presenza del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio e di ben quattro ministri (Infrastrutture, Ambiente, Ricerca scientifica e Beni Culturali) e dei rappresentanti degli enti locali (Regione, Provincia, Comuni di Venezia, Chioggia, Jesolo, Cavallino-Treporti, Mira) e da Autorità Portuale e Magistrato alle Acque.
Un atto che ha comunque avuto delle conseguenze: il commissario prefettizio Vittorio Zappalorto ha annunciato durante la seduta di non voler partecipare al voto finale sul Contorta anche in considerazione del fatto che si stava prendendo una decisione “eminentemente politica”. «Ho una mia personale opinione – ha detto Zappalorto – ma non ricoprendo una carica elettiva, non mi sento di rappresentarla come fosse una scelta della comunità veneziana». Insomma, un po’ di diplomazia non fa male.
Ma oltre al distinguo di Zappalorto, vi è da registrare quello del Comune di Mira che, in una nota, ha espresso la propria contrarietà allo scavo del Sant’Angelo-Contorta. Sempre nel Comitatone, comunque, Zappalorto ha portato a casa qualche altro risultato. E in questo senso va segnalato che il Comitatone ha deciso il riparto delle quote della legge di stabilità per il 2013 spettanti ai comuni di Venezia, Chioggia e Cavallino-Treporti per gli interventi legati alla salvaguardia della laguna. La cifra che andrà al capoluogo, al netto delle riduzioni operate dal decreto legge 192/2013 e dai tagli lineari, è di circa 35 milioni di euro per il triennio 2014-2016. Ma non è tutto. Zappalorto ha anche avanzato la richiesta di ottenere un finanziamento pluriennale (di tre anni) per il progetto dello scavo dei rii; per i contributi ai privati che restaurano le abitazioni; per la sperimentazione dela raccolta dei rifiuti con il sistema pneumatico e per il completamento della rete anti-incendio (nelle zone “scoperte” di Castello, Dorsoduro e Giudecca). Dal canto suo, il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Del Rio ha assicurato che il Governo terrà conto della richiesta in sede di approvazione della legge di stabilità per il 2015.

Paolo Navarro Dina

 

IL PROGETTO APPROVATO

Il canale diventa più piccolo

Larghezza 100 metri, anzichè 120

Correzioni rispetto al piano originale, meno fanghi scavati.

Cantiere da 115 milioni con recupero morfologico lagunare

Il Sant’Angelo-Cortorta cambia le proprie misure. Cunetta ridimensionata larga 100 metri (anzichè 120 secondo il progetto originale), maggiore profondità graduale (meno 10.50 anzichè 10 metri) e di conseguenza minore produzione di fanghi, che comunque servirannno per la ridefinizione ambientale e morfologica (6 milioni di metri cubi invece di 8). É questo in sintesi il “nuovo” progetto del nuovo canale che, secondo l’Autorità Portuale, e ieri fatto proprio dal Comitatone per risolvere la delicata questione del traffico crocieristico in laguna.
Si tratta di un progetto studiato dal Magistrato alle Acque in prima istanza e che poi è stato revisionato (e rivisto) anche dallo staff specialistico dell’Autorità portuale (studio morfologico; impatto archeologico, valutazione di incidenza ambientale e impatto ambientale). Il nuovo corso d’acqua che andrà a modificare l’attuale stato dell’antico Sant’Angelo-Contorta verrà a costare circa 115 milioni di euro che saranno praticamente ed equamente ripartiti in due ambiti: il primo quello delo scavo vero e proprio; il secondo per la realizzazione di velme e barene secondo un piano di recupero morfologico indicato dal Magistrato alle Acque e che prevede tra l’altro il fabbisogno di circa 6 milioni di sedimenti per la ricostruzione ambientale.
«I sedimenti – sottolinea il progetto morfologico redatto dall’Autorità portuale – prevede che i materiali provengano dal dragaggio delle nuova via d’acqua. Allo stesso tempo queste strutture potranno diventare parte della soluzione per arrestare il degrado dei fondi del bacino lagunare centrale». Secondo l’Autorità portuale, inoltre, il Contorta-Sant’Angelo potrà entrare nel piano di gestione dell’Unesco proprio per il progetto di riqualificazione ambientale. «In questo senso – sottolineano i progettisti dell’Autorità portuale – potranno essere garantiti anche tutti i valori legati alla biodiversità a livello di specie, popolazioni ed ecosistemi». Per quel che riguarda i cosiddetti fanghi scavati, il progetto del canale Sant’Angelo-Contorta prevede che si giunga a tre classificazioni ben distinte di materiali di risulta. Su un totale complessivo di sei milioni di metri cubi (in un primo progetto si parlava di oltre otto milioni) vi saranno tre “classi” di fanghi: quasi cinque milioni (classe A); un milione e mezzo (classe B) e 128 mila (classe C). Alla base di tutto il ragionamento legato al Sant’Angelo-Contorta vi sono anche delle considerazioni di carattere generale legate soprattutto alla limitazione delle interferenze con i canali di accesso al porto commerciale evitando ogni tipo di congestione marittima nel bacino lagunare e soprattutto uno “sdoppiamento” del traffico tra commerciale e passeggeri che condividerebbero solo una prima tratta (da Malamocco all’imbocco del Contorta), divergendo all’altezza di Punta Fusina in modo da raggiungere la Marittima evitando il passaggio delle navi da crociera davanti al porto industriale e commerciale di Marghera.

P.N.D.

 

IL FRONTE CONTRARIO

Mira si oppone e rilancia il suo porto alle bocche della laguna

Mira vota contro la delibera del Comitatone che chiede l’esame del Via per il progetto del Canale Contorta e più dettagli tecnici per gli altri progetti. Il vicesindaco Nicola Crivellaro e l’assessore all’Urbanistica Luciano Claut hanno partecipato ieri alla riunione del Comitatone a Roma durante la quale sono state esaminate le proposte presentate al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in ordine al nuovo sistema crocieristico dello scalo veneziano, nell’ottica della salvaguardia della laguna di Venezia. Mira ha presentato nuovamente il proprio progetto che prevede la realizzazione di uno scalo in bocca di porto di Lido, agganciandosi all’isola artificiale già realizzata per il sistema Mose. «Il progetto di Mira – hanno sottolineato Crivellaro e Claut – è quello con più requisiti in ordine alla tutela ambientale, l’aspetto logistico, i costi e la rapidità di realizzazione. Nonostante questo il Comitatone pur lasciando aperte le prospettive per gli altri progetti privilegia di fatto la scelta del Canale Contorta e per questo motivo abbiamo espresso voto contrario alla delibera». Mira è preoccupata anche del fatto che, di questo passo, ovvero continuando a far arrivare le grandi navi dentro la laguna, l’Unesco potrebbe ritirare il suo riconoscimento a Venezia. «Il progetto di Mira – hanno spiegato Crivellaro e Claut – può rispondere alle esigenze di tutela ambientale e permettere uno sviluppo di prospettiva più ampia. Infine, aspetto non secondario dato il momento non facile per gli investimenti, la soluzione modulare del porto in bocca di Lido prevede tempi rapidi di esecuzione, è ampliabile nel tempo ed è reversibile, presupposto richiesto proprio dalla Legge Speciale per la laguna di Venezia».

Lisa Giantin

 

FAI E ITALIA NOSTRA «Vergogna, un giorno triste per Venezia»

I COMMENTI – Il movimento annuncia nuove azioni di protesta

I no navi minacciano «In laguna avremo una nuova Val di Susa»

«Evidentemente la lezione del Mose non è bastata, e da questa brutta esperienza non si è imparato nulla». Per Silvio Testa del Comitato no gradi navi, «la scelta unilaterale del canale Contorta Sant’Angelo risponde alla stessa logica adottata per una grande opera non meno contestata. Con un colpo di mano ferragostano, il premier Matteo Renzi ha mostrato la sua vera faccia. E se si vogliono trasformare Venezia e la sua laguna in una nuova Val di Susa, quella imboccata dal Comitatone è la strada migliore».
Altrettanto critico Luciano Mazzolin, dell’Associazione Ambiente Venezia. Che, nell’annunciare un’assemblea tra il 20 e il 25 agosto (probabilmente a San Giuliano, a margine del Sherwood Festival), per decidere il da farsi e ulteriori forme di protesta a partire dalla Mostra del cinema, parla di «partito delle grandi opere che ha approvato l’unico progetto di suo interesse. A questo livello segnali già c’erano, e tutto sommato l’esito del Comitatone non ci ha meravigliati. Ma francamente non ci aspettavamo che per dare via libera al Contorta si adottasse un metodo così spudorato. Noi continueremo con quello che abbiamo sempre fatto, alternando le azioni plateali di contestazione a quelle legali e alla presentazione di dossier finora del tutto ignorati dalle autorità competenti. Sulla Via, poi, siamo curiosi di capire come si riuscirà a trasformare un parere già negativo in positivo. E ci attiveremo anche a livello elettorale, per punire i partiti e mandare a casa le persone che hanno contribuito a quello che consideriamo il peggiore dei risultati».
La decisione del Comitatone, insomma, ha fatto alzare le barrichate al fronte dei No Navi. «Zaia e Zaccariotto – sbotta Beppe Caccia, ex consigliere comunale dell’associazione “In comune” – col loro voto favorevole allo scavo del canale Contorta, hanno gettato la maschera: si sono schierati senza vergogna a fianco di quei poteri forti che hanno assunto una decisione contro Venezia, in assenza di una rappresentanza democratica della nostra città».
«Ma non si illudano: il blitz agostano del Comitatone si rivelerà una vittoria di Pirro – aggiunge Caccia – In tante e tanti impediremo con ogni mezzo la realizzazione di una nuova grande opera, che rischia di dare il colpo di grazia all’equilibrio idrodinamico della Laguna».
«Una decisione terrificante, un vero e proprio crimine ai danni della città, una vergogna – tuona Lidia Fersuoch di Italia Nostra – Ci siamo battuti per estromettere le grandi navi non compatibili con Venezia e la sua laguna, e al tempo stesso per una rivoluzione copernicana in materia di turismo. Ma tutto è stato inutile: si continua su questa strada, che a nostro giudizio è e rimane la più devastante. Perché deve essere chiaro a tutti che con lo scavo del canale Contorta Sant’Angelo, tutte le navi e tutti i turisti potranno entrare liberamente in città».
Mentre Maria Camilla Bianchini d’Alberigo ricorda che «il Fai è sempre stato contrario a scelte del genere, sollecitando l’estromissione delle navi di stazza non compatibile e più inquinanti e manifestando la sua opposizione a nuovi scavi. Almeno certe cose la Repubblica di Venezia le faceva con misura e raziocinio, oggi no. Questo non è un bel giorno per Venezia e la laguna. Che in assenza di decisioni lungimiranti andrebbe almeno preservata così com’è, non essendo qualcosa di estraneo, ma tutt’uno con la città».

 

CONTRO IL COMITATONE

Bettin: «Blitz in assenza del Comune. Ora si torni al voto al più presto»

«Come volevasi dimostrare, e come avevamo denunciato, il Comitatone sulle grandi navi si è concluso con un blitz di Ferragosto».
Gianfranco Bettin, ex assessore all’Ambiente, spara a zero sulla decisione presa a Roma di sottoporre a valutazione d’impatto ambientale il solo progetto di scavo del canale Contorta Sant’Angelo.
«Una scelta compiuta in assenza di una democratica rappresentanza del Comune – tuona – Con ministeri ed enti già condizionati fino al collo dalla cricca del Mose che decidono ancora una volta sulla testa della città. La cui amministrazione, per esplicita conferma della Procura, in quanto tale è risultata del tutto estranea allo scandalo sulla grande opera».
In questo modo, secondo l’ex assessore, «si realizza il sogno di certi poteri forti e di tutti i poteri marci: comandare sulla città senza mediazioni, confronti o controlli da parte di un’amministrazione eletta. E visto il risultato, si capisce perché non si voglia far votare Venezia in autunno, per restituire al Comune pienezza di poteri e di rappresentanza».
«Si ricostituisca una rappresentanza democratica al più presto – conclude Bettin – in modo tale da intervenire nella procedura di Via e aprire un confronto con l’Autorità competente sul nuovo Piano regolatore portuale, che assumerà in materia le decisioni davvero strategiche. In caso contrario, e allo scopo di fare chiarezza, si nomini un podestà». (vmc)

 

LE ANIME DEL PD

Rosteghin: «Aspettiamo a valutare»

Molina: «”Tradito” il voto del partito»

(vmc) «In materia di grandi navi, il Pd veneziano è sempre stato e continua ad essere per l’analisi comparata di tutti i progetti, non a favore o contro questo o quello». A dirlo è Emanuele Rosteghin, segretario ed ex consigliere comunale del Partito democratico. Che preferisce glissare sulla decisione del Comitatone. «Per dire qualcosa di preciso nel merito – afferma – è opportuno aspettare la lettura del documento conclusivo, e le motivazioni di una simile scelta».
Scettico invece un altro esponente del Pd, il renziano Jacopo Molina: «Il documento approvato dalla direzione comunale del Partito democratico non andava in questa direzione – ricorda l’ex consigliere comunale – Assumere una decisione del genere in un simile momento, poi, mi sembra a dir poco discutibile. E mi chiedo se il Comitatone fosse l’organo preposto a prendere una decisione così delicata».

 

In 4 giorni 40 passaggi in Bacino

Venti navi da crociera in 4 giorni, per un totale di 40 passaggi nel canale della Giudecca e in Bacino di San Marco, davanti a Palazzo Ducale.
Questo è il programma degli “accosti” tra ieri e lunedì, presente sul sito della Venezia Termminal Passeggeri.
Solo oggi, sabato, sono 5 le navi previste in Marittima. E domani saranno 7, tra cui “colossi” come la Msc Fantasia, la Msc Preziosa, la Msc Armonia, la Costa Fascinosa.

 

LA PIANIFICAZIONE – Revisione del piano portuale per una Marittima a Marghera

LA NECESSITÀ – Alleggerire il traffico sul canale di Malamocco

(p.n.d.) Oltre alla questione Grandi Navi, il Comitatone ha affrontato anche un’altra questione importante come quella dello scalo a Marghera. In questo senso, al di là dell’adozione di un decreto per recepire lo stop al transito dal 1. gennaio 2015, è stata affrontata anche la questione della stazione Marittima. «Sarà avviata la revisione del piano regolatore portuale – spiega la nota della Presidenza del Consiglio dei Ministri – d’intesa tra l’Autorità portuale, il Comune di Venezia e i Comuni di Cavallino-Treporti e Mira – per individuare una nuova stazione marittima passeggeri, che potrà essere ubicata a Marghera al venir meno dei vincoli di sicurezza e di congestione del traffico lungo il canale Malamocco-Marghera conseguenti alla realizzazione dello sviluppo portuale di Venezia in altura».
E in questo senso è intervenuto anche il presidente dell’Autorità portuale, Paolo Costa: «Mi pare che la riunione sia andata bene anche perché a lungo preparata, seguita con molta professionalità dalla presidenza del consiglio – commenta Costa – Riafferma la centralità dell’economia crocieristica veneziana per l’economia italiana e in questo la centralità della Stazione Marittima non sostituibile a breve periodo». Per il presidente dell’Autorità portuale di Venezia «nel lungo periodo è possibile mettere mano alla revisione del piano regolatore portuale per verificare se sia possibile, in uno scenario post offshore petrolifero e di container, se il canale Malamocco Marghera sarà in grado di sostenere anche navi da crociera. Se sì, si potrà immaginare una stazione passeggeri marittima a Marghera. O in alternativa se, rivedendo il piano regolatore comunale di Cavallino Treporti o di Venezia per il Lido, sia possibile risolvere i problemi di accessibilità da terra di una nuova stazione marittima passeggeri alle bocche di porto».

 

Nuova Venezia – Grandi navi, blitz di agosto

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8

ago

2014

Oggi Comitatone a Palazzo Chigi. Favorito lo scavo Contorta

Comitatone fra Contorta e off shore

Oggi alle 12 a Palazzo Chigi la riunione dei ministri. Il Porto esulta,maè polemica. Non invitata la sottosegretaria Borletti

Il ministero dei Beni culturali nega che ci siano “posizioni diverse” Oggi a Roma anche Zaia, Zaccariotto e Zappalorto È la prima volta senza sindaco Zoppas: togliere i limiti

Il Porto festeggia, e così la crocieristica. Ma i comitati gridano al “blitz di agosto”. «Non accetteremo l’approvazione di nuove grandi opere distruttive come lo scavo del canale Contorta ». Dopo mesi di tira e molla il governo ha deciso. Oggi a mezzogiorno il sottosegretario del premier Renzi, Graziano Delrio, presiederà il suo secondo Comitatone dedicato alle grandi navi, prima volta senza il sindaco di Venezia. Blitz di agosto perché la convocazione è arrivata a sorpresa, a insaputa di molti. E della stessa sottosegretaria ai Beni culturali Ilaria Buitoni Borletti, da sempre molto ferma scontro le grandi navi in laguna, che non è stata nemmeno invitata. «Ci va il ministro, ma su questo tema non ci sono divisioni», assicurano al ministero. Soddisfatto il Porto, che da mesi chiede una decisione che eviti l’esodo delle compagnie delle crociere a Trieste. Cosa succederà oggi? Difficile che il governo possa forzare e mandare avanti una sola delle ipotesi alternative presentate (il Contorta). Più probabile che si decida di sottoporre a Valutazione di Impatto ambientale il progetto dello scavo del nuovo canale voluto dal Porto, e con esso gli altri progetti sul tavolo. Procedura che il Comune e il Senato, nell’ordine del giorno approvato in febbraio, aveva chiesto «autonoma e trasparente». Probabile che il Comitatone autorizzi anche la prosecuzione del progetto off shore, grande opera da tre miliardi di euro voluta dal Porto per spostare in mare le grandi navi portacontainer e le petroliere. E ascolti le istanze che vengono da tempo da Ca’ farsetti per ripianare il bilancio e cercare fondi per la manutenzione. «Speriamo che si ponga fine a questo stato di incertezza per le imprese e i lavoratori», dice il presidente di Unindustria Matteo Zoppas, «e si tolgano i limiti al transito delle grandi navi». Italia Nostra si dice pronta alla battaglia. La riunione di oggi, voluta dal premier Renzi e convocata dal sottosegretario Delrio, si configura come una seduta del Comitatone. La convocazione inviata ieri a tutti gli enti che ne fanno parte parla di «ex articolo 4 della legge 798 del 1984». Dunque oggi a palazzo Chigi ci saranno il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi e i suoi colleghi dell’Ambiente (Luca Galletti) e dei Beni culturali (Dario Franceschini), ma anche il presidente della Regione Luca Zaia e la presidente della Provincia Francesca Zaccariotto, i sindaci dei comuni di Mira, Cavallino, Chioggia e Jesolo. E per il Comune di Venezia, il commissario Vittorio Zappalorto e il direttore generale Marco Agostini. Ci saranno anche il presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa e quello del Magistrato alle Acque Roberto Daniele. Questione intricata, di cui si parla da almeno due anni e mezzo. Dopo il disastro della Costa Concordia il decreto Clini-Passera (governo Monti) che prevedeva di allontanare dalla laguna le navi di stazza superiore alle 40 mila tonnellate. Sospeso in attesa di “alternative”. Le alternative non sono mai partite. I progetti preliminari sono stati esaminati dalla commissione “Via” del ministero per l’Ambiente, che aveva espresso un parere negativo sul Contorta, positivo sul nuovo terminalo passeggeri a San Nicolò. Ma adesso i progetti sono stati modificati, e l’iter potrebbe ripartire. «L’importante è che si decida, altrimenti le compagnie se ne vanno», ripete il presidente Costa. Sul fatto che le grandi navi non debbano più passare davanti a San Marco sono d’accordo tutti. Tanto che l’appello firmato da artisti e comitati privati di tutto ilmondoe inviato a Renzi è stato condiviso dallo stesso Costa. La scelta però adesso dovrà interessare le alternative. Per salvare San Marco, dicono i comitati, non si può distruggere la laguna.

Alberto Vitucci

 

i progetti alternativi

Sette ipotesi sul tavolo, canali e terminal fuori della laguna

Lo scavo progettato dal Porto, nuova via d’acqua profonda dieci metri e larga 200, quattro chilometri di lunghezza e 170 milioni di spesa E la nuova stazione passeggeri a San Nicolò

Riecco le grandi opere. Sono sette le alternative presentate al governo per eliminare il passaggio delle grandi navi in Bacino San Marco e in Canale della Giudecca. Tra queste, Porto e Magistrato alle Acque non hanno mai nascosto la loro preferenza per il canale Contorta. progettato dall’Autorità Portuale ancor prima della tragedia della Costa Concordia. Significa lo scavo dell’attuale canale fino a una profondità di dieci metri, larghezza di quasi 200, lunghezza quattro chilometri. Dovrebbe collegare il canale Vittorio Emanuele (dei Petroli) con la Stazione Marittima. Grande opera da 170 milioni di euro. Secondo gli ambientalisti è «illegittima », perché va contro le disposizioni della Legge Speciale sulla tutela della laguna. «Sarebbe un disastro come all’epoca lo è stato il canale dei Petroli», dicono. Per il presidente del Porto Paolo Costa lo scavo rappresenta al contrario un’«opportunità ambientale», perché con i fanghi del Contorta si potrebbero costruire nuove barene in laguna centrale e fermare l’erosione. Tesi contestata da Italia Nostra e dai comitati: «Si distrugge la laguna con l’ennesima grande opera». Seconda ipotesi è quella dello scavo del canale Vittorio Emanuele II, utilizzato fino a pochi anni fa per far arrivare le navi commerciali a Marghera da San Marco. Un’ipotesi elaborata dal Porto e inviata al ministero prevede una riduzione delle dimensioni del Contorta e lo studio del senso unico per fare entrare le grandi navi passeggeri dal Contorta e farle uscire dal Vittorio Emanuele. Un compromesso a cui erano arrivati Poreto e Comune poche ore prima della bufera dell’inchiesta Mose che aveva portato allo scioglimento di Ca’ Farsetti, ipotesi che rimetterebbe in gioco anche l’alternativa di Marghera che era stata proposta dal Comune, per le navi di grandi dimensioni. Altro progetto alternativo, finanziato dalla Vtp (Venezia terminal passeggeri) e sponsorizzato dal sottosegretario Enrico Zanetti prevede lo scavo del canale Orfano dietro la Giudecca. le grandi navi entrerebbero dal Lido e arriverebbero in Marittima passando per la nuova «tangenziale» retro Giudecca. Per i comitati si tratta di una soluzione «peggiore del Contorta». «Non si può pensare alla laguna come a un’autostrada », dicono. Sul tavolo anche le alternative che prevedono di allontanare le grandi navi incompatibili dalla laguna per realizzare un nuovo terminal sugli alti fondali davanti all’isola artificiale del Mose a San Nicolò. Portano la firma di Cesare De Piccoli e del gruppo genovese Duferco, poi di Stefano Boato e di Luciano Claut, assessore grillino al comune di Mira. (a.v.)

 

le reazioni

«Non si prendano decisioni contro la città»

Altolà del Pd e di Gianfranco Bettin. Il comitato: la vicenda Mose non ha insegnato nulla

«Il governo non prenda decisioni sulla testa della città. Non si possono autorizzare nuove grandi opere e manomissioni dell’ecosistema lagunare che le istituzioni democratiche e le commissioni nazionali Via hanno già bocciato ». Sono numerosi gli «altolà» che arrivano al decisionismo del governo Renzi su questioni delicate e strategiche come il futuro della laguna. L’ex assessore Gianfranco Bettin invita il Comitatone a decidere invece subito un limite alle dimensioni delle grandi navi che possono entrare in laguna. «Limite fissato dal decreto Clini Passera dopo il naufragio della Costa Concordia e mai applicato ». «Sarebbe davvero grave se si decidesse di scavare un nuovo canale che la città ha bocciato », attacca l’ex vicesindaco Sandro Simionato, «ancor più grave se il governo non terrà conto di quanto votato dal Consiglio comunale sulla questione della Salvaguardia. Decisioni strategiche sulla città vanno prese con il consenso della città». «Meglio sarebbe», continua Simionato, «che il Comitatone provvedesse invece a stanziare fondi per la manutenzione della città, che mancano da anni all’appello. Non accetteremo scelte che vadano contro la volontà dei veneziani ». Stessa posizione quella del Pd. «Ci sono degli ordini del giorno molto chiari del Comune e del Senato che dicono di partire dal confronto di tutte le alternative», dice il segretario Emanuele Rosteghin, «partiamo da lì». Un avviso forte viene anche dal Comitato «No Grandi Navi ». «È un blitz di agosto», dicono i comitati, «si cerca in assenza di un governo democraticamente eletto di forzare ogni decisione e avviare l’ennesima grande opera distruttiva per la laguna». «Evidentemente la vicenda del Mose e delle tangenti non ha insegnato nulla», dice Silvio testa. «Siamo pronti a riprendere la mobilitazione dura», continuano i comitati, «per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale su quello che si vuole fare in laguna. Invece di studiare alternative compatibili e portare le grandi navi fuori dalla laguna si vogliono allargare i canali esistenti per renderli capaci di contenere navi da 130 mila tonnellate». (a.v.)

 

«Chioggia vuole le grandi navi»

Lettera del sindaco ai membri del Comitatone: siamo l’alternativa a Venezia

CHIOGGIA – Il sindaco torna a candidare Chioggia come valido partner di Venezia nell’accogliere le grandi navi. Lo fa con una lettera inviata ieri a tutti i componenti del Comitatone che si riunirà oggi a palazzo Chigi proprio per discutere di portualità e grandi navi. Giuseppe Casson da mesi ribadisce in tutte le sedi come Chioggia non possa perdere l’opportunità di inserirsi in un sistema crocieristico lagunare “approfittando” anche del vuoto che si creerà durante i lavori per trovare un’alternativa a San Marco. «Non può essere sottaciuta l’importante incidenza», scrive Casson, «sotto il profilo occupazionale e economico del movimento crocieristico, che genera lavoro e benessere per un numero rilevantissimo di persone. Un patrimonio siffatto non può essere in alcun modo disperso e ciò impone di individuare soluzioni capaci di coniugare le ragioni di tutela di Venezia con la permanenza in ambito lagunare del sistema delle crociere. Chioggia può rappresentare una risposta concreta, rapida e efficace alle esigenze di decongestionamento del traffico di navi attualmente gravante sulla sola Venezia. La creazione di un “sistema crocieristico della laguna di Venezia” consentirebbe di spalmare sull’intero contesto lagunare il traffico». Secondo il sindaco Chioggia si propone come scalo complementare a Venezia potendo garantire in tempi veloci e con interventi “di rapida attuazione, economicamente modesti e di basso impatto ambientale” un primo significativo allentamento della pressione del traffico crocieristico su Venezia. «I tempi per le opere necessarie », spiega il sindaco, «per ospitare almeno due grandi navi sono tali da consentire una piena operatività già nel 2015. In questo modo le compagnie di navigazione avrebbero una soluzione tampone in attesa che i lavori per la nuova location di Venezia siano completati. Se Chioggia non venisse considerata già da oggi nelle scelte di indirizzo del Comitatone si correrà il rischio di arrivare impreparati al momento in cui Venezia non potrà più tenere il passo del traffico crocieristico futuro».

(e.b.a.)

 

L’INTERVENTO

Mose e Contorta, le incredibili parole di Paolo Costa

di Lidia Fersuoch – Presidente di Italia Nostra, sezione di Venezia

Leggendo le lettere o le interviste di Paolo Costa si sobbalza sempre sulla sedia per come la realtà che pare offrirsi in un modo ai nostri occhi possa venire interpretata in modo molto diverso dal presidente dell’Autorità portuale. Non ci si può meravigliare se un accanito sostenitore del Mose, qual egli si è sempre dichiarato, possa ancora insistere nel separare la vicenda giudiziaria – e le responsabilità di molti, che tutti sospettavamo- dalla realtà stessa dell’opera: «Si sa di avere a che fare», dice Costa, «con una grande opera di ingegneria ambientale della quale gli italiani possono andare fieri nel mondo». Chetatasi un po’ la buriana giudiziaria, o meglio abituatici ormai ad essa, ecco che riemerge “l’opera salvifica”, orgoglio dell’ingegneria italiana, che tutela il “bene culturale Venezia”. Corre l’obbligo di ricordare che altre opere ingegneristiche rappresentative delle competenze italiane una decina d’anni fa erano state proposte per la regolazione delle maree, in alternativa al Mose. Giudicate migliori, più affidabili ed economiche del Mose da una commissione scientifica istituita dal Comune di Venezia, erano state scartate dal governo senza essere prese in considerazione. Prodi e Di Pietro avevano già deciso. Vale la pena di menzionare quel che sostiene l’ingegner Vielmo, progettista della paratoia a gravità (opera alternativa al Mose, che ne sfruttava i punti deboli, letteralmente rovesciando il progetto): «Il Mose è nato 30 anni fa e non tiene assolutamente conto dell’evoluzione dell’ingegneria off shore». Altre linee progettuali alternative erano sicuramente altrettanto interessanti, come il progetto Arca, che constava in barriere removibili stagionalmente e dai costi inferiori (un ventesimo!) rispetto al Mose. Sappiamo tutti (o ce ne siamo dimenticati?) come andò a finire: Prodi (che Andreina Zitelli in una recente intervista definisce “lo sdoganatore del Mose”) si impose, facendo votare il governo in Comitatone con un voto unico, favorevole, e impedendo così ai ministri contrari di esprimere il loro dissenso. E a proposito sempre dei prodigi dell’opera, meglio ricordare la relazione dei giudice della Corte dei conti che ricorda l’«assenza di un confronto tecnico ed economico tra diverse possibili soluzioni progettuali»: in parole povere un reale confronto fra Mose e i progetti alternativi più moderni e meno costosi non vi fu. Il Governo impose la sua decisione contro la città stessa e la sua amministrazione. Sempre da uno scritto di Costa apprendiamo inoltre, sbigottiti, di una «valutazione di impatto ambientale positiva che il progetto Mose ha conseguito nel 1998 e che i suoi detrattori cercano di dimenticare ». Mi pare che qui a essere dimenticato è il fatto che la Valutazione di impatto ambientale emessa dalla Commissione nazionale “Via” nel 1998 era irrimediabilmente negativa. In modo tombale. Il decreto attuativo che nel seguì (Ronchi-Melandri), venne impugnato di fronte al Tar del Veneto dal presidente della regione Galan, e annullato per vizi formali, senza inficiare la validità del pronunciamento della Commissione. Forse a distanza di anni la memoria inganna il nostro presidente dell’Autorità portuale: positivo non era il giudizio della commissione Via, ma quello di un Collegio di esperti di livello internazionale che nello stesso anno approvò il Mose, pur avanzando dubbi seri sul suo comportamento dinamico, e cioè la possibilità dell’insorgere di un’«indesiderata risonanza tra gli elementi delle barriere». Tale eventualità fu poi confermata dallo studio effettuato dalla società francese Principia, leader mondiale per la tecnologia off shore, cui il Comune di Venezia aveva chiesto una consulenza. E così il prodigio ingegneristico che tutto il mondo ci invidia non si sa se potrà fronteggiare alcune condizioni di mare che qui si verificano non infrequentemente. Quel che colpisce negli scritti del presidente dell’Autorità portuale è la determinazione che mostra nel considerare opere di grande impatto (come Mose o Contorta) rispettose dell’ambiente o anche restitutive di un equilibrio compromesso. Ancora il Mose è, per Costa, fondamentale, «contribuendo anche alla salvaguardia ambientale e paesistica». Se si pensa alla monumentale isola artificiale di fronte al Bacan, o alla quantità di zinco altamente inquinante che il Mose rilascerà in mare ogni anno (12 tonnellate), c’è di che dubitare. Ma ciò che appare ancor più incredibile è quanto va sostenendo per l’escavo del Contorta, definito «una grande opera per il riequilibrio della laguna». È ormai noto a tutti che è stato il canale dei Petroli a distruggere i caratteri morfologici della laguna centrale: le onde che si creano a ogni passaggio di nave per il canale si frangono sui bassifondi adiacenti erodendoli. Il canale Contorta sarebbe un Canale dei petroli bis, portato più verso il cuore della città. I fenomeni che innescherebbe sono ben noti, perché sotto gli occhi di tutti da cinquant’anni sono gli effetti esiziali del Canale dei Petroli. Su ciò non si discute. Solo una mente brillante poteva trovare una via di uscita, un po’ contorta (nomen omen?) per la verità: i cinque milioni di mc di sedimenti che si scaverebbero per realizzare il nuovo canale Contorta verrebbero destinati – secondo Costa – «per costruire barene di protezione e fermare la perdita dei sedimenti in mare». Come, come? Si escava un canale destinato a distruggere ulteriormente la laguna ancor più e con i sedimenti dragati si creano opere per fermare l’erosione indotta da quello stesso canale? C’è da non credere. C’è invece solo da sperare che tali controsionismi dialettici vengano ben compresi dal governo, e dai rappresentanti del Ministero di beni culturali. Un’ultima osservazione: concordiamo invece con Costa quando sostiene la necessità del «rapporto Mose-porto»: è per il porto che si è scelto e voluto il Mose e a quelle profondità che avrebbero consentito alle grandi navi commerciali di entrare comunque in Laguna. Ma il diavolo è sempre peggiore di come lo si pensa, e le profondità delle bocche portuali, incompatibili con la preservazione della Laguna che il Mose sancisce e fissa, solo dopo qualche anno non bastano più. Nemmeno la conca di navigazione di Malamocco basta più. Così – a detta di Costa – si rendeva necessario «”un patto ambientale” che scambiava approfondimenti della conca e dei canali portuali entra lagunari, ai quali il porto rinunciava, con la realizzazione di una piattaforma portuale di altura». Peccato che i canali di grande navigazione entro la laguna erano stati già ampiamente dragati: nel 2004 venne istituito un “commissario delegato per l’emergenza socio economico ambientale relativa ai canali portuali di grande navigazione della laguna di Venezia” con il compito non di por rimedio, come ci si poteva aspettare, alla rovina della Laguna ma di e scavare i canali che la distruggono. Tra il 2004 e il 2012 oltre 7 milioni di mc di sedimenti sono stati escavati dai grandi canali industriali e dal Canale del petroli. Il porto, dalle parole di Costa,non vuole rinunciare a nulla: e scavo del Contorta per fare entrare in Laguna e a Venezia le grandi, sempre più grandi navi croceristiche e porto offshore per far attraccare le navi commerciali sempre più grandi che proprio non possono più entrare. Ma entrerebbero invece grandi chiatte che dal porto offshore condurrebbero i container a Marghera, incrementando in modo drammatico il moto ondoso che erode e distrugge la Laguna. In conclusione, il problema è a monte. Si tratta di riflettere una volta per tutte sul futuro di Venezia e della Laguna: come negli anni Sessanta l’unica prospettiva era lo sviluppo industriale, poi fallito, ora sembra essere il porto. Ma destinare la gronda lagunare a immenso stoccaggio di container, invece che a parco scientifico tecnologico (sull’esempio di Trieste, ad esempio), e la laguna centrale a immenso svincolo “stradale” appare un’operazione di retroguardia, alla lunga perdente.

 

CONVEGNO IL 4 NOVEMBRE

Gli esperti del Cvn ai Lincei a parlare di difesa dalle acque

VENEZIA – La data non è casuale: 4 novembre, anniversario dell’alluvione e della grande acqua alta del 1966. Il luogo nemmeno: l’Accademia nazionale dei Lincei, «tempio» del sapere nazionale. Unica sede esterna a palazzo Chigi dove nel 1996 si riunì il Comitatone per decidere di mandare avanti il progetto Mose. E il titolo emblematico: «Resilienza delle città d’arte alle catastrofi idrogeologiche, successi e insuccessi dell’esperienza italiana». Il fatto è che a parlare di come si affronta l’emergenza idrogeologica sono stati invitati ben due relatori del Consorzio Venezia Nuova. Hermes Redi, direttore generale del Consorzio, spiegherà «il ruolo dell’ingegneria nella progettazione e realizzazione del Mose ». Giovanni Cecconi, responsabile del Servizio informativo del pool di imprese, spiegherà invece come funzionerà la gestione della grande opera. Un annuncio che ha fatto mormorare gli addetti ai lavori, visto che l’Accademia nazionale dei Lincei, presieduta da Lamberto Maffei, organizza il convegno in piena inchiesta Mose. Tra i relatori molti altri studiosi che hanno legato il loro nome alle vicende della grande opera adesso finita sotto inchiesta. Il professor Giovanni Seminara, esperto del ministero e del Magistrato alle Acque che ha più volte valutato il progetto delle dighe mobili. L’ingegnere dell’Istituto veneto di Scienze, lettere ed Arti Andrea Rinaldo, fratello di Daniele Rinaldo, consulente del Mose e marito di Maria Teresa Brotto, direttrice del Consorzio ed ex presidente di Tethis arrestata nell’ambito dell’inchiesta. Il professor Ignazio Musu, poi nominato al posto di Paolo Costa, diventato ministro, tra i cinque esperti internazionali che avevano promosso Il Mose, pur con riserva. Ma si parlerà sugli «aspetti economici della Salvaguardia di Venezia». Ci saranno anche il ministro Franceschini e la soprintendente Codello («I problemi del patrimonio artistico veneziano»).

Alberto Vitucci

 

GRANDI NAVI – Oggi a palazzo Chigi si sceglie l’alternativa a San Marco

Sandro Simionato, ex vicesindaco e assessore al Bilancio, è preoccupato per le decisioni del Comitatone che si riunisce oggi

Simionato: «Comitatone niente blitz calati dall’alto»

GLI INDUSTRIALI – Zoppas: «Si decida in tempi rapidissimi»

La paura fa 90 soprattutto per due aspetti: primo, la convocazione in piena estate quando – pur in tempi di vacche magre – la gente è in ferie e che quindi potrebbe far prevedere un vero e proprio “blitz”; secondo, per l’assenza di una guida politica della città quando l’amministrazione comunale è affidata “pro tempore” ad un commissario prefettizio. Tant’è. Oggi, alle 12, nella sala Verde al terzo piano di Palazzo Chigi si terrà l’«atteso» Comitatone per la salvaguiardia di Venezia con la partecipazione di un pool di ministri (Trasporti, Ambiente, Istruzione, Beni culturali) e degli enti locali (Regione, Provincia, Comuni di Venezia, Chioggia, Mira, Jesolo, Cavallino-Treporti), Autorità portuale e Magistrato alle Acque. E all’ordine del giorno (ovviamente) la questione del passaggio delle grandi navi in Bacino di San Marco, il progetto legato allo scavo del canale Sant’Angelo-Contorta e delle altre alternative (dietro alla Giudecca; uso del canale Vittorio Emanuele, Marghera), ma anche la questione del porto offshore. Ma al di là della convocazione estiva, l’atmosfera è già abbastanza surriscaldata proprio dalle incognite legate alla riunione del Comitatone e alle decisioni che ne emergeranno. E a scendere in campo è l’ex vicesindaco Sandro Simionato: «Non vorrei trovarmi di fronte al classico blitz sulla pelle della città – sbotta – Prima di ogni decisione vincolante, mi auguro che Palazzo Chigi voglia aspettare un nuovo governo politico della città e che, domani (oggi ndr) si prende solo atto degli ordini del giorno votati dal vecchio consiglio comunale. Insomma, che non vi siano forzature, anche perchè mi auguro altresì che il commissario faccia presente che Venezia attende ancora 8 milioni dalla Regione in materia di Legge speciale; almeno altri 10 milioni nei trasferimenti statali 2014-2016 senza contare gli stanziamenti sulle opere compensative. A tutto ciò aggiungerei i 500 milioni da dare al Mose, ma che potrebbero essere utili alle manutenzione della città». E sempre sulla stessa linea anche l’ex assessore all’Ambiente, Gianfranco Bettin, che insieme all’ex consigliere di “In Comune”, Beppe Caccia, mette subito le mani avanti. «Sarebbe un pessimo precedente – sottolineano – se, nella riunione del Comitatone, venissero assunte decisioni strategiche per il futuro della città in assenza di un sindaco eletto. Ancora peggio sarebbe se venissero forzatamente decise opere, come lo scavo di nuovi canali tali da costituire irreversibili manomissioni della laguna di Venezia. Se qualcosa deve essere, allora che si ratifichi l’applicazione del limite alle dimensioni delle grandi navi (decreto 1 marzo 2012 fissata in 40 mila tonnellate di stazza lorda». Chiede certezze, invece, il presidente di Confindustria, Matteo Zoppas: «Non possiamo non augurarci che il Comitatone riesca a porre fine – dice – allo stato di incertezza che da troppo tempo grava sulla questione delle grandi navi. Lo chiediamo come imprese veneziane in un contesto di perdurante debolezza dell’economia nazionale: potrebbero esserci conseguenze pesantissime. É imprescindibile che vengano sospesi i limiti imposti dal regime transitorio (blocco sopra le 96 mila tonnellate ndr) e si individua la via alternativa per la Marittima, che deve rimanere centrale per Venezia. Auspichiamo dal Comitatone indicazioni chiare».

 

LA POLEMICA

di Paolo Seno – Avvocato, Venezia

Gli svarioni sono continui: in laguna la confusione regna sovrana. E il comitato Cruise Venice non aiuta a ristabilire la verità su tutta la questione

Il signor Calderan, presidente del comitato Cruise Venice, nell’affrontare il tema delle grandi navi in laguna (“la Nuova Venezia” del 1° agosto scorso), stigmatizza il fatto «che persino le più banali nozioni di ingegneria idraulica vengano ignorate» ma pare chiaro, invece, come tali nozioni sfuggano totalmente anche a lui, in tal modo alimentando la confusione che regna sovrana in laguna. E infatti, dopo aver quasi correttamente spiegato la differenza fra tonnellata di stazza e la tonnellata dislocamento, egli incorre in uno svarione clamoroso individuando il problema dello spostamento dei volumi d’acqua causato dal transito delle grandi navi nel canale della Giudecca, semplicemente nel rapporto tra il volume delle carena (il dislocamento della nave) e il volume dell’alveo acqueo del canale medesimo, quantificandolo in meno del 10%, conseguentemente deducendone che l’effetto dello spostamento «non è tale da creare allarmismi ingiustificati ». Senonché quel rapporto poco rappresenta per spiegare gli effetti idraulici del passaggio delle grandi navi, poiché proprio rifacendosi alle invocate nozioni d’ingegneria idraulica (non so quanto elementari) e, più specificatamente alla legge di Castelli e all’effetto Bernoulli, per comprendere più propriamente quanto avviene necessario valutare un altro rapporto e cioè quello tra la sezione maestra immersa e la sezione del canale (c.d. blockage factor). In una visione più correttamente dinamica, e non meramente statica come quella proposta da Calderan, tale rapporto, combinato al moto in avanti della nave, causa un veloce scorrimento della massa d’acqua (circa 60 mila metri cubi) lungo il fondo e i fianchi della nave medesima, da prua verso poppa. Ciò perché, come spiega Castelli, quando l’acqua incontra la carena, a causa del restringimento della sezione di passaggio, subisce un deciso aumento della velocità Bernoulli spiega poi come tale aumento della velocità determini a sua volta una diminuzione della pressione, dando luogo a un aumento dell’immersione della nave. È un fenomeno, questo, molto conosciuto e studiato in campo navale, che si è molto diffuso in tempi relativamente recenti proprio a causa non solo delle aumentate dimensioni delle navi, ma ancor più per le loro mutate forme di carena (coefficiente di blocco). Non sono in grado neppure di ipotizzare cosa possa comportare questo rapido spostamento di notevoli volumi d’acqua nell’ambiente lagunare circostante (fondale, fondamenta, canali adiacenti ecc.), questo è mestiere da ingegneri idraulici; ma certo è che l’errata rappresentazione offerta dal signor Calderan non contribuisce a offrire soluzioni plausibili, quantomeno alla luce di accertate cause di danno, al problema delle grandi navi.

 

L’INTERVENTO

Gianni Fabbri – Docente Iuav

Tra gli “effetti collaterali” (perversi) del lungo dominio del Consorzio Venezia Nuova sulla città vi è stato, e ancora resiste, un modo di informare e di interpretare i dati di fatto avvolgendoli in una nebbia che ne sfumi i contorni, renda incerto il senso delle decisioni, renda “coperti” gli interessi in gioco. Un veleno “berlusconiano” che ha impregnato i comportamenti individuali e collettivi nelle istituzioni, nella politica, nei media. Sicchè oggi risulta difficile capire quali siano i precisi contorni del “problema Venezia” nella ormai pluriennale vicenda delle grandi navi crocieristiche e nel rapporto tra città, laguna, porto. Emblematica in proposito la secretazione dei progetti e dei relativi pareri espressi dalla commissione ministeriale di Valutazione di Impatto Ambientale; o quella dei fantomatici “progetti del sindaco”, negati ma esistenti. Tentiamo di riassumere alcune cose decisive, attingendo a dati “ufficiali” del Magistrato alle Acque e della Regione. Partendo dal presupposto che Venezia è nata, è vissuta, vive in uno stretto rapporto simbiotico con la laguna: la “forma laguna” è la condizione della sua esistenza.

a) Tra il 1970 e il 2010 la laguna ha perduto circa 60milioni di mc di sedimenti e le barene, che nel 1970 avevano una superficie di 105 kmq, nel 2010 erano 47 kmq (- 58 kmq: più che dimezzate!)

b) Il principale responsabile di questo vero e proprio dissesto è stato ed è il canale Malamocco-Marghera. La laguna centrale, attraversata da questo canale, aveva nel 1970 una profondità media di qualche decina di cm. e ora ne ha una di 150-200 cm.; con il trend attuale si calcola che tra 15 anni non si potrà più parlare di laguna ma di braccio di mare.

c) Ciò comporta, assieme alla forma rettilinea dei canali portuali e alla loro profondità, un aumento della velocità e del volume delle correnti di marea, tanto che in punta della Salute si registrano livelli di marea (acque alte) addirittura maggiori di quelli di mare. Per la città e le sue isole ne risulta un’azione erosiva e di dissesto statico incommensurabile.

d) Il gigantismo navale è una novità di questi ultimi anni. È noto che le navi spostano una massa d’acqua corrispondente al loro tonnellaggio. Dunque una nave di 130mila tsg. sposta 130mila mc. di acqua che va lateralmente (sollevando sedimenti) e, in parte, ritorna a poppa (con i sedimenti) a “riempire” il vuoto della nave che avanza. Se il canale è relativamente stretto (nave larga 40-45 m., canale di 90-120 m.), l’azione erosiva sia verso la laguna circostante che sui bordi del canale (interrandolo) si fa violenta, e …diventa necessario fare degli argini ben robusti come quelli in pietrame progettati per il canale Malamocco-Marghera (Magist. a. Acq. 2013).

e) Ecco allora le conclamate “opere di mitigazione ambientale”: gli argini vengono mascherati con finte barene.

f) Tutti (?) ormai concordano sull’efferatezza del passaggio delle navi giganti in Bacino di San Marco. Ma per farle passare in laguna, bisogna munirsi di canali adeguati alle loro dimensioni, oggi non esistenti. Se per i 5 km. del progettato canale Contorta-Sant’Angelo si prevede una sezione di 120 m. di larghezza (180 complessivi) e per i 2 km. di quello “Grande Capacità sud Giudecca” di 100 m. (150-180 complessivi), analoghe dimensioni dovranno avere i 20 km. del canale Malamocco-Marghera (esiste già un progetto dell’Autorità portuale di una sua “ricalibratura” dagli attuali 90 a 180, da 60 a 120) o i 4 km. dell’ipotizzato Vittorio Emanuele III (oggi con una larghezza di 20 m. e una profondità di 5-6 m.). E tutti dovranno essere forniti di adeguati argini per reggere le correnti indotte dal passaggio dei giganti del mare! L’importante è non dirlo.

g) Queste sono le devastanti alternative per far passare le navi dentro la laguna, che il loro terminal sia l’attuale Marittima o un nuovo terminal a Marghera. Con investimenti di diverse centinaia di milioni di €. Senza tener conto del previsto intensificarsi delle chiusure delle bocche di porto per l’aumento del numero e dei livelli delle acque alte! Esattamente la gestione della laguna a cui ci ha abituato il Consorzio Venezia Nuova. L’importante è non dirlo.

h) La soluzione di un avanporto in bocca di Lido evita tutto ciò, risponde alla novità tecnica delle grandi navi con una soluzione tecnicamente adeguata di sviluppo della portualità e della sua occupazione. Troppo convincente, meglio non parlarne…

Vorremmo che tutti coloro che si preoccupano delle sorti di questa città e lanciano appelli per la sua salvezza, avessero la conoscenza di questi dati. Estromettere le grandi navi dal bacino di San Marco e lasciarle devastare la laguna sarebbe la fine di Venezia.

 

Polemica sull’appello internazionale a renzi

«Cari amici di Venezia, se veramente amate la nostra città, la sua laguna e i suoi superstiti ultimi abitanti, dovete chiedere che le navi vadano fuori dalla laguna. Non basta vietare l’accesso a San Marco e mantenerle in laguna, scavando nuovi distruttivi grandi canali». Comincia così l’appello inviato ieri ai Comitati privati dalla sezione veneziana di Italia Nostra, che pure di quell’associazione fa parte. All’indomani del grande appello internazionale, che ha raccolto quasi un centinaio di firme prestigiose di attori, scrittori e uomini di cultura per «allontanare le grandi navi da San Marco», Italia Nostra lancia a sua volta un appello e un allarme. «Ritirate o modificate quell’appello al premier Renzi », scrive la presidente Lidia Fersuoch, «perché così rischiate di fare il gioco di chi antepone gli interessi economici al bene della laguna». Pericolosa è secondo Italia Nostra la richiesta di «fare presto e decidere ». «In una città debole, senza più sindaco e governo locale capace di far sentire le sue ragioni, si rischia di approvare un progetto voluto dal governo e dal Porto che accelererà la distruzione della laguna». «Anch’essa, come la città di Venezia », ricorda l’associazione, «è sottoposta a tutela Unesco». Non basta insomma, secondo Italia Nostra, chiedere che le navi se ne vadano da San Marco. «Non a caso anche il presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa si è detto pronto a firmare quell’appello. Bisogna che le grandi navi stiano fuori dalla laguna, o vadano in un altro porto». Distruttive, secondo l’associazione che si occupa della tutela del territorio, alcune proposte alternative per far passare le navi. Il canale Contorta, ma anche la nuova «tangenziale » dietro la Giudecca. «Venezia è un sito delicato, non è possibile pensare di costruire autostrade dove capita, continuando i gravi danni provocati dal canale dei Petroli». Se invece passeranno i progetti di nuovi canali per far arrivare le navi in Marittima, continua Italia Nostra, «continuerebbero i danni alla città, ma anche alla laguna, con la distruzione delle barene e dei sedimenti».

(a.v.)

 

Nuova Venezia – Firme eccellenti: “No alle Grandi navi”

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

22

lug

2014

«Fermiamole grandi navi»

Appello internazionale a Renzi: il governo decida subito

Un appello internazionale a Renzi lanciato dai Comitati privati. Borletti Buitoni: «Per Venezia il massimo della tutela»

«Il mondo si mobilita per salvare Venezia dalle grandi navi ». Sono già 63 le firme eccellenti raccolte dai Comitati privati per la Salvaguardia e inviati sotto forma di appello al premier Matteo Renzi e al ministro delìi Beni culturali Dario Franceschini: «Il governo decida al più presto e tolga le grandi navi dalla laguna». Tra le firme nomi illustri del mondo della cultura, del cinema, della moda, della letteratura e dell’architettura. Tra questi Norman Foster, Cate Blanchet, Calvin Klein, il premio Nobel Vidia Naipaul, James Ivory, Susan Sarandon e Jane Fonda. «Per più di 13 secoli Venezia è sopravvissuta alle inondazioni, alle pestilenze e ai conflitti bellici», scrivono i comitati al governo, «e ora in periodo di pace la regina dell’Adriatico, dichiarata Patrimonio mondiale dall’Unesco rischia di essere travolta dagli enormi transatlantici che la attraversano quotidianamente, indifferenti al rischio che il loro passaggio implica». Chiediamo che venga affrontato con urgenza il problema del passaggio delle grandi navi davanti a San Marco». Un appello già raccolto dalla sottosegretaria ai Beni Culturali Ilaria Borletti Buitoni, già presidente del Fai, il Fondo per l’Ambiente italiano. «Sono grata ai comitati per questa iniziativa », dice, «è gente che per Venezia si è impegnata concretamente dopo l’alluvione del 1966. Io credo che come governo dobbiamo prenderci la responsabilità di prendere una decisione al più presto. Per quanto ci riguarda ci dovrà essere la massima tutela del patrimonio monumentale della città». Quanto al Comitatone, annunciato per i primi giorni di agosto, Borletti si augura che sia convocato al più presto: «Una decisione va presa con urgenza». E il canale Contorta, proposto dall’Autorità portuale? «Non sono un esperto di idraulica», dice il sottosegretario, «ma la laguna ha un equilibrio molto fragile. Qualsiasi soluzione alternativa dovrà essere condivisa e valutata dal ministero per l’Ambiente. «Abbiamo voluto lanciare questo appello», dice il presidente dei Comitati privati Umberto Marcello Del Majno, «perché siamo molto preoccupati: nel vuoto politico locale, con la città senza sindaco,non vogliamo che si dimentichi l’emergenza grandi navi o si facciano scelte sbagliate». «Sappiamo che c’è una mobilitazione locale su questo tema », continua Del Majno,«ma Venezia interessa il mondo. E il mondo si è mobilitato». Non è il primo appello del genere che riguarda lo «stop» alle grandi navi in Bacino San Marco. Ma anche dopo il naufragio della Costa Concordia, su Venezia il governo aveva deciso a metà. Il decreto firmato dai ministri Clini e Passera era stato sospeso per la laguna «in attesa di alternative».Ma adesso, due anni e mezzo dopo la tragedia del Giglio, le alternative sono ancora sul tavolo, C’è lo scavo del nuovo canale Contorta, chiesto dal Porto, il nuovo canale dietro la Giudecca (Vtp e il sottosegretario Zanetti), ma anche l’ipotesi Marghera per le navi grandissime, avanzata dal Comune, con la possibilità di arrivare in Marittima scavando il canale Vittorio Emanuele. E infine le soluzioni del porto «fuori dalla laguna », le ipotesi Boato, Claut e De Piccoli che chiedono di spostare il terminal al Lido trasportando i crocieristi con battelli medio grandi. Ma la decisione ancora non c’è.

Alberto Vitucci

 

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