Nuova Venezia – Mira. I cavanisti ripuliscono le barene.
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9
feb
2015
Mira. In cento raccolgono tre tonnellate di spazzatura portata dalle mareggiate
MIRA – Oltre un centinaio di cavanisti, dopo le mareggiate di giovedì e venerdì, hanno ripulito l’area della laguna sud a Mira, raccogliendo quasi tre tonnellate di immondizia che si era arenata sulle barene a Giare, Dogaletto e Malcontenta. A spiegare l’intervento è il presidente dei cavanisti, Gianni Marchiori, a nome dei circa 1.500 iscritti.
«In questi giorni», dice Marchiori, «la mareggiata ha portato dalle nostre parti tonnellate di plastica e reti da pesca strappate. Tutto materiale che si è arenato sia sulle parti asciutte che in quelle acquee. Questo materiale plastico costituisce una problema per l’ambiente se non viene rimosso e per questo non abbiamo voluto aspettare. Con un centinaio di persone e con le nostre barche abbiamo pulito questo tratto della barena che negli ultimi due giorni si era trasformato in un immondezzaio a cielo aperto. Abbiamo raccolto complessivamente tre tonnellate di immondizia con cui abbiamo riempito una ventina di sacchi di materiale. Ora sarà Veritas a smaltire il tutto».
Rimuovere il materiale spiaggiato per i cavanisti è anche motivo di sicurezza, come spiega Gianni Marchiori. «Se qualcuno ci incappa con una barca, il natante può anche rovesciarsi, con il rischio di conseguenze gravi per chi è a bordo», chiarisce. L’associazione che raggruppa i cavanisti non è nuova a queste iniziative.
A maggio viene organizzata la giornata ecologica: nelle ultime edizioni, oltre 15 tonnellate di materiale di varia tipologia sono state rimosse dalle acque della laguna. In occasione della giornata ecologica in laguna, oltre a cavanisti e cacciatori, partecipano all’iniziativa anche molti ambientalisti e semplici cittadini che hanno a cuore la cura e la pulizia di questo habitat naturale unico, che deve essere preservato.
Alessandro Abbadir
Gazzettino – Riviera / Miranese. Rifiuti. Multe per i rifiuti vicino a quota 500.
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8
feb
2015
DOLO – Il bilancio di dodici mesi nei comuni di Riviera del Brenta e Miranese serviti da Veritas
Sono state 446 le contravvenzioni elevate dagli ispettori ambientali di Veritas nel corso del 2014 nei comuni della Riviera del Brenta e del Miranese serviti dall’azienda.
Dal 1° gennaio 2014 Mirano e Santa Maria di Sala non usufruiscono più del servizio mentre dalla primavera scorsa i comuni di Dolo, Noale, Salzano e Spinea hanno ottenuto una riduzione del 50% del servizio e, quindi, i controlli si sono dimezzati.
L’importo complessivo delle contravvenzioni è risultato di circa 73.000 euro, cifra che sarà introitata dai comuni e non da Veritas. Si è trattato principalmente di multe comminate per abbandono dei rifiuti esternamente ai cassonetti o perché i cittadini non hanno rispettato l’obbligo della differenziazione.
Nella lista dei comuni più indisciplinati al primo posto Mira con 124 contravvenzioni, si tenga conto però che Mira è anche il comune più popoloso, al pari di Scorzè dove ne sono state fatte lo stesso numero, seguono Martellago con 60 multe, 33 a Camponogara, 31 a Vigonovo, 26 Fossò, 20 a Stra, 18 a Campagna Lupia, 7 a Campolongo Maggiore e 3 a Fiesso d’Artico.
Durante i vari sopralluoghi gli ispettori non solo hanno fatto le multe, ma spesso sono stati contattati dagli utenti ed hanno fornito 3.976 informazioni rispondendo sulle modalità di differenziazione dei rifiuti e su orari e regole del conferimento.
Informazioni così ripartite: 229 a Campagna Lupia, 161 a Campolongo Maggiore, 398 a Camponogara, 242 a Fiesso d’Artico, 298 a Fossò, 406 a Martellago, 894 a Mira, 561 a Scorzè, 294 a Stra e 493 a Vigonovo. Le ispezioni continuano anche in questi giorni.
Lino Perini
Gazzettino – Fosso’. Traffico di rifiuti in prescrizione, scoppia la polemica
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1
feb
2015
L’avvocato Zaffalon: «Troppi processi finiscono in una bolla di sapone, bisogna modificare le regole»
«Serve un intervento per modificare le attuali norme sulla prescrizione: troppi processi di una certa consistenza e spesso di allarme sociale, tra cui quelli per reati colposi, reati ambientali o contro colletti bianchi, non hanno quasi mai, infatti, la possibilità di raggiungere il terzo grado di giudizio!»
È una posizione fuori dal coro quella assunta dall’avvocato Elio Zaffalon, in contrasto con la linea sostenuta da gran parte dell’avvocatura.
Il legale veneziano sollecita una modifica della prescrizione dopo l’ennesimo processo in materia di inquinamento e rifiuti finito in una bolla di sapone. Processo nel quale Zaffalon rappresentava gli interessi della collettività per conto della Provincia di Venezia: si tratta della vicenda relativa ad un presunto traffico di rifiuti […].
Dal 2005 il procedimento si è trascinato tra cambiamenti di pubblico ministero e di giudice, eccezioni di vario tipo presentate dalla difesa, trasferimento di sede dopo la chiusura delle sezioni staccate del Tribunale, fino alla dichiarazione di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione letta in aula pochi giorni fa. Una sentenza che impedisce di procedere nei confronti di fatti gravi, denuncia l’avvocato Zaffalon, il quale ricorda che, nel corso del processo, era emersa una situazione di estrema gravità: «quantità di rifiuti fittiziamente sommate o sottratte, emissione di fatture falsificate, lo stesso veicolo che circola contemporaneamente in luoghi diversi e lontani, giri bolla (cioè veicolo fermo che figura circolare)…»
È per questo che l’avvocato Zaffalon sollecita un interveno legislativo che consenta di concludere i processi, per evitare che si continui a commettere reati impunemente. […]
(g.am.)
Nuova Venezia – Scorze’. “I rifiuti urbani vanno riutilizzati”
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1
feb
2015
Mozione di M5S
SCORZÈ – I materiali provenienti dal recupero e riuso dei rifiuti urbani e speciali possono diventare buoni per fare alcune delle opere pubbliche.
Ne è convinto il Movimento 5 Stelle di Scorzè, che nel Consiglio comunale di domani (inizio ore 19) presenterà un ordine del giorno per chiedere al sindaco Giovanni Battista Mestriner e alla sua giunta di adottare questo metodo già in uso altrove.
Tutto nasce da una direttiva europea e dal progetto Prowaste, che mira a ridurre la percentuale di materie plastiche miste destinate a finire in discarica, facendo aumentare quella riciclata, che permetterebbe di realizzare dei prodotti più eco-compatibili.
Il M5S ha preso pure ad esempio uno studio norvegese fatto sull’immondizia domestica, dove mostra come il riciclo meccanico comporti un minor impatto sull’ambiente rispetto al recupero energetico e allo smaltimento in discarica.
Insomma, il gruppo che fa parte della minoranza chiede una svolta più ecologica al Comune negli interventi da fare. «Ecco allora» spiegano i due consiglieri Antonio Petenà e Flavio Berton «che potrebbero tornare buoni per i rifacimenti dell’arredo urbano, d’interni ed esterni, ma anche per i pannelli fonoassorbenti, per i contenitori della spazzatura, per giardini e piste ciclabili. Si potrebbero usare delle materie prime secondarie, specie di plastiche eterogenee provenienti dal recupero e riuso dei rifiuti urbani e speciali».
(a.rag.)
Gazzettino – Fosso’. Ecolando, patteggiano in due.
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30
gen
2015
FOSSÒ – I titolari della società erano accusati di traffico illegale di rifiuti
Tiziano e Nicola Lando concordano la pena di 9 mesi. Multa di 20mila euro
Cala definitivamente il sipario sull’inchiesta che aveva coinvolto la Ecolando di Fossò.
Ieri mattina, davanti al gip Barbara Lancieri, Tiziano e Nicola Lando hanno patteggiato entrambi nove mesi (con la pena sospesa) così come da tempo aveva chiesto il loro legale, l’avvocato Stefano Marrone. Il gip lagunare ha poi fissato anche una multa di 20mila euro a carico della società.
Tutto ruotava attorno ad un’accusa, formulata dal pubblico ministero Zorzi, di traffico illegale di rifiuti. Secondo la Procura, infatti, i titolari della società avrebbero aumentato in modo truffaldino il peso dei rifiuti che arrivavano agli impianti di Fossò e Sant’Angelo di Piove di Sacco (in provincia di Padova), per poi fingere il trattamento. Secondo il pm sarebbero stati cambiati i codici Cer (Codice europeo dei rifiuti) per farli figurare meno pericolosi.
Una tesi che l’avvocato Marrone ha sempre contestato sostenendo in più riprese che quei rifiuti non erano affatto pericolosi. Va poi ricordato che dallo scorso novembre era stato disposto il dissequestro degli impianti e che quindi l’attività era tornata regolare dopo circa due mesi.
«Siamo soddisfatti perchè il gip ha accolto le nostre richieste – spiega l’avvocato Marrone – e quindi l’intera storia si è ridimensionata. L’attività è ripresa già da diverso tempo e ora tutta questa vicenda è definitivamente chiusa».
E dopo un’iniziale provvedimento di arresti domiciliari nei confronti dei due indagati, a fine novembre il Tribunale ha poi revocato anche il divieto di dimora a Campolongo Maggiore.
Va detto che in questi mesi la Ecolando ha di fatto seguito tutta la procedura prevista per questo tipo di attività compresa, come conferma il legale, l’installazione di alcune telecamere.
Nuova Venezia – Mira. Record di multe per abbandono di rifiuti
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27
gen
2015
I 623 rilievi del 2014 collocano il comune della Riviera fra i peggiori della provincia
MIRA – Record di sversamenti di rifiuti a Mira con 623 rilievi per abbandoni di rifiuti, 124 verbali elevati (il 63% a residenti fuori Comune) e sanzioni per 20.667 euro. I verbali elevati nel 2013 erano 121. Questi i dati dell’attività degli ispettori ambientali di Veritas nel Comune di Mira.
Un dato che colloca Mira con Scorzè (che ha lo stesso numero di verbali elevati) fra i peggiori della provincia di Venezia.
Dei 124 verbali, 84 hanno riguardato utenze domestiche, 39 utenze commerciali,uno è stato fatto a una società. Per la maggior parte si è trattato di conferimenti difformi (100), e per il 50% dei casi si è arrivati al trasgressore dall’esame del contenuto dei rifiuti. Quasi sempre si è trattato di rifiuti urbani, in alcuni casi (15) di rifiuti speciali.
Significativo il dato dei rilievi per abbandono senza l’individuazione del responsabile: ben 623, come pure quello delle azioni di informazione all’utente per una corretta differenziazione: 894, di cui 871 a utenze domestiche. Dai verbali emerge anche una mappa delle vie in cui più spesso avviene l’abbandono di rifiuti o il loro conferimento senza una corretta differenziazione.
Al primo posto ci sono via Malpaga fra Borbiago e Marano e via Foscara a Malcontenta, ciascuna con 27 verbali elevati, seguono via Bastiette (15 verbali) a Dogaletto , via Ghebba (11) a Oriago e via del Curano (9) a Mira Porte.
Per quanto riguarda i trasgressori non residenti, la maggior quota di sanzioni ha riguardato abitanti del Comune di Venezia (33), seguiti da Spinea (8), Campagna Lupia (7), Camponogara e Mirano (5).
Il report 2014 sull’attività di vigilanza e di informazione degli ispettori ambientali di Veritas nel Comune di Mira conferma che c’è ancora molto da fare per arrivare a una generale consapevolezza dell’importanza di una corretta differenziazione dei rifiuti.
Sulla questione interviene l’assessore All’ambiente Maria Grazia Sanginiti: «Il lavoro paziente e quotidiano degli ispettori Veritas è fondamentale per educare al corretto e generalizzato riciclo dei nostri rifiuti. È importante capire che meglio lo si fa, meglio è tutelato l’ambiente, ma soprattutto c’è un’importante ricaduta economica, che si traduce in risparmio per il Comune di Mira e di riflesso per i cittadini, perché è il rifiuto indistinto quello che più pesa sulla bolletta finale. Per questo ci stiamo muovendo verso l’adozione del porta a porta in tutto il territorio, con puntuale tariffazione del rifiuto prodotto».
Alessandro Abbadir
Gazzettino – Dolo. Traffico di rifiuti, accuse prescritte non si procede contro i sei imprenditori.
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24
gen
2015
L’accusa era pesante: traffico di rifiuti. Ma il procedimento è rimasto fermo per anni e, di conseguenza, ieri pomeriggio il giudice Enrico Ciampaglia, è stato costretto a dichiarare per tutti gli imputati il non doversi procedere per intervenuta prescrizione, accogliendo l’istanza presentata dalla difensa.
Il presunto traffico di rifiuti pericolosi risale al 2003 ed era venuto alla luce nel 2005, quando furono arrestati con l’accusa di aver smaltito in maniera illecita le vecchie traversine ferroviarie che, nonostante siano impregnate di una sostanza altamente cancerogena, il creosoto, venivano riutilizzate per realizzare palizzate da giardino e mobilio finiti nelle case e nei giardini di mezza Italia. Al processo si era costituita parte civile la Provincia di Venezia con l’avvocato Elio Zafalon. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Stefano Marrone, Federica Santinon e Giovanni Vasoin De Prosperi.
Nuova Venezia – Spinea “Grazie ai cittadini ricicloni”
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24
gen
2015
L’assessore all’ambiente Busatta sottolinea i meriti della gente
SPINEA «Spinea riciclona? Il merito è dei cittadini». Così la vicesindaco e assessore all’ambiente Stefania Busatta commenta il primo posto della città nella classifica per la raccolta differenziata. Nel 2014 Spinea sfiora l’80% di rifiuto da riciclare e guarda tutti dall’alto, confermandosi regina di tutto il bacino provinciale gestito da Veritas.
«Merito dei nuovi cassonetti a calotta», spiega la stessa Veritas. «Merito soprattutto degli spinetensi», precisa Busatta. «Un risultato eccezionale», commenta la vicesindaco, «ottenuto grazie a cittadini attenti e sensibili alle tematiche ambientali e al percorso intrapreso con l’attivazione dei cassonetti a calotta, la raccolta domiciliare degli ingombranti, l’ampio orario dell’ecocentro, la presenza mensile degli ecomobili nei quartieri e i progetti di educazione e comunicazione ambientale. L’obiettivo deve essere ora la riduzione della produzione di rifiuti e anche per questo in aprile replicheremo, tra le altre iniziative, il mercatino del riuso e del baratto».
Entrando nel dettaglio, lo scorso anno a Spinea sono stati richiesti dalla cittadinanza ben 278 interventi degli ispettori ambientali, effettuate 447 azioni di informazione ed educazione all’utenza, ben 31 sono stati i verbali (7 a persone provenienti da fuori comune), per un totale di circa 5.167 euro di sanzioni, nella maggior parte dei casi per abbandono di rifiuti fuori dalla campana. Busatta ha però ricordato anche il ruolo dei volontari impegnati nel controllo delle isole ecologiche e nel segnalare ogni tipo di anomalia.
(f.d.g.)
Nuova Venezia – “Siamo la terra promessa per gli ecocriminali”
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23
gen
2015
La nostra è la prima regione italiana per fatturato del mercato illegale dei rifiuti speciali. LegAmbiente: «Livello di omertà di tipo mafioso»
MESTRE – Il succo è: facciamo tutti gli scongiuri. Perché se la Procura di Venezia dimostrerà in tribunale i suoi sospetti vorrà dire che negli ultimi 15 anni in Veneto la gestione dei rifiuti, e in particolare dei rifiuti industriali, è stata affidata a una cricca di poche persone che ha governato tutto per il proprio interesse economico: dalla commissione per la valutazione impatto ambientale (Via) a quella tecnica ambiente, fino ai controllori “indipendenti”, cioè quegli organismi che certificano che tutto vada bene.
Il risultato è che il Veneto è la seconda regione italiana per produzione di rifiuti speciali industriali, ne produce 14 milioni di tonnellate all’anno, ed è la prima in Italia per fatturato del mercato illegale dei rifiuti speciali: 149 milioni di euro ogni anno.
In pratica quindi il Veneto è la regione che ingrassa di più i criminali che avvelenano acqua, terra e aria con rifiuti illegali.
Il rapporto di LegAmbiente Veneto e dell’Osservatorio ambiente e legalità di Venezia fa accapponare la pelle. Più della Campania, in campo ambientale la nostra terra è stata abbandonata alla totale assenza di regole e controlli dall’unico ente che avrebbe dovuto sovrintendere: la Regione. Infatti mentre nelle altri regioni italiane vengono accertati più reati (Campania 953 nel 2013, Puglia 469, Calabria 452), nel Veneto, nonostante qui gli ecocriminali facciano più affari, i reati accertati nel 2013 sono stati solo 271.
«Noi siamo esportatori di rifiuti ed esportatori di ecocriminalità», spiega Gianni Belloni, esperto dell’Osservatorio ambiente e legalità, «stiamo assistendo all’aumento dei pestaggi, incendi e intimidazioni nell’ambiente del riciclo e, purtroppo, anche nei confronti degli investigatori impegnati a tenere a freno i criminali».
«I più comuni trucchi», continua Belloni, «sono tre: i rifiuti pericolosi vengono smaltiti mescolandoli a terra, talvolta venendo poi rivenduti come fertilizzanti, con un impatto devastante sugli alimenti. Oppure i rifiuti pericolosi entrano negli stabilimenti per la loro inertizzazione e ne escono tali e quali ma con un’altra bolla e un’altra classificazione molto meno pericolosa. Infine spesso si trasportano materiali molto complessi e pericolosi che sono trattati solo per l’1 per cento di molte tonnellate. Poi tutto viene sepolto sotto strade e fondazioni, il cosiddetto “materiale di sovvallo”, anche se è tutto smaltimento illegale di rifiuti pericolosi».
Amara l’analisi di Gigi Lazzaro, presidente di LegAmbiente Veneto: «Ricordo che finora nessuno ha ancora pagato per i disastri ambientali che ha fatto a fine di lucro. Questo perché nel nostro codice manca ancora il reato di “disastro ambientale” di cui si parla da anni ma che nessuno ha ancora visto. Senza questo articolo penale si continuerà a non poter perseguire chi ci avvelena. L’assurdo è che se domani si scoprisse un’industria o uno smaltitore che avvelena il suolo, ai cittadini resterebbero i veleni, agli enti pubblici resterebbero i costi della bonifica e agli avvelenatori i soldi che si sono intascati. Nessuno ad ora può essere chiamato a ripagare. E questo senza che le Regioni e il Veneto in particolare abbiano mai alzato la voce».
«Oramai nel Veneto in tema di ecocriminalità, cioè di avvelenamento dell’ambiente in cui viviamo», conclude amaro Lazzaro, «c’è un livello di omertà che non ha nulla di differente da quelli che chiamiamo mafiosi».
Ugo Dinello
Nuova Venezia – Marghera. Alles ricorre al Consiglio di Stato.
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23
gen
2015
Contro la bocciatura dell’ampliamento decisa dal Tar a luglio dell’anno scorso
MARGHERA – Il revamping di Alles, la società del gruppo Mantovani che a Marghera tratta rifiuti speciali, era stato bocciato dal Tribunale amministrativo con una sentenza il 10 luglio scorso. Conseguenze di quella sentenza del Tar furono l’annullamento della delibera regionale di autorizzazione contro cui si era rivolto ai giudici il Comune di Venezia, con l’appoggio del Comune di Mira, di associazioni ambientaliste, comitati e semplici cittadini.
Ora, proprio contro la sentenza dei magistrati del Tar del Veneto (presidente Giuseppe Di Nunzio; consiglieri Riccardo Savoia e Marco Morgantini) dopo la camera di consiglio di aprile 2014, Alles ha deciso di ricorrere in consiglio di stato.
La notizia era nell’aria da tempo ma la conferma arriva leggendo tra le righe di una determina dell’avvocato Antonio Iannotta, direttore dell’Avvocatura civica del Comune di Venezia, che affida all’avvocato Nicolò Paoletti di occuparsi del patrocinio del Comune di Venezia nel ricorso in appello presentato da Alles che punta ad ottenere dal consiglio di stato l’annullamento della sentenza del Tar del 10 luglio dello scorso anno.
Quella sentenza era arrivata quasi un mese dopo lo scandalo Mose che ha portato allo scioglimento della giunta Orsoni e del consiglio comunale. La bocciatura dell’ampliamento dell’impianto che tratta rifiuti speciali anche pericolosi era arrivata dopo una sospensione per un anno decisa dalla terza sezione del Tar nell’agosto 2013. La sentenza annullava la delibera regionale 448 del 10 aprile 2013 che autorizzava il revamping dell’impianto esistente della Alles di Malcontenta nonostante i pareri contrari degli enti locali.
Ora la vicenda torna di fronte ai giudici, stavolta del Consiglio di stato. Secondo i giudici del Tar veneto l’ampliamento non era un adeguamento ma prevedeva «una significativa modifica del numero di codici autorizzati e di operazioni autorizzate».
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