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Compie un ulteriore e significativo passo in avanti a Marcon l’operazione di smaltimento dei rifiuti tossico-nocivi provenienti dalla Nuova Esa e a tirare un altro grande sospiro di sollievo, oltre ai rappresentanti dell’amministrazione comunale e dei comuni vicini, vi è una grossa fetta di popolazione residente tra Marcon, Mogliano Veneto e Casale sul Sile. La società Veneto Acque spa ha, infatti, comunicato l’avvenuto termine delle operazioni di procedura negoziata e l’aggiudicazione definitiva per l’intervento di caratterizzazione analitica, carico, trasporto ed incenerimento dei rifiuti pericolosi all’interno dell’ex fornace di Marcon, tristemente nota come area Nuova Esa.

I lavori riguarderanno lo smaltimento di circa 410 tonnellate di rifiuti, già messi in sicurezza con precedenti procedure e saranno eseguiti dalla ditta Cfm srl di Marghera, che già aveva lavorato all’interno dell’area.

«È un ulteriore importante passo verso la risoluzione definitiva del problema Nuova Esa – ha sottolineato il sindaco di Marcon Andrea Follini – di cui siamo particolarmente lieti. Ogni chilo di schifezze che lascia quell’area, è un momento in più di sollievo per la città. Ringrazio ancora una volta la Regione Veneto ed il suo “braccio operativo” Veneto Acque per il lavoro profuso”.

I lavori quindi riprenderanno a breve dentro al cantiere di via Fornace dopo l’importante pulizia dello scorso anno, la fuoriuscita di circa cento tonnellate di pentasolfuri inviati all’incenerimento con procedura d’urgenza, dal momento che si trattava di sostanze che per tipologia e stato di conservazione erano state classificate dall’Arpav e dai Vigili del fuoco, all’indomani dell’incendio scoppiato nell’estate del 2012 all’esterno dell’area di stoccaggio, le più nocive.

All’allontanamento dei pentasolfuri seguì la messa in sicurezza dei restanti rifiuti all’interno dell’ex stabilimento (plastiche, terre, copertoni, bombolette spray, idrocarburi, ecc.), valutati con un grado di nocività inferiore ai precedenti, ma non per questo meno pericolosi, che ora, con l’avvio della seconda fase di smaltimento, prenderanno pure questi la definitiva strada verso gli inceneritori.

Mauro De Lazzari

 

Il Comune ottiene da Veritas lo stesso adeguamento Istat di Venezia sulla gestione rifiuti

Il sindaco Maniero aveva denunciato grandi disparità

Mira ottiene da Veritas lo stesso adeguamento Istat di Venezia e risparmia 130.000 euro. Ai singoli cittadini miresi i benefici che ne deriveranno saranno irrisori ma resta il fatto che la vittoria ottenuta dal sindaco di Mira Alvise Mariero sembra apparire il successo della battaglia di Davide contro Golia.

Risale infatti ad un anno fa la denuncia di Maniero sulle forti disparità che Veritas applicata tra Mira e Venezia nell’adeguamento Istat.

«Avevamo chiesto a Veritas di rivedere l’indice di adeguamento – ha ricordato l’assessore all’Ecologia Maria Grazia Sanginiti. – A Mira l’indice era pari al 4,79% mentre quello applicato al Comune di Venezia era di 1,2%. Una disparità di trattamento inspiegabile considerando che il servizio di gestione dei rifiuti è gestito dalla stessa azienda».

Ora invece, per la prima volta, l’indice sarà unico per tutta la provincia. Il Consiglio di Bacino, l’Ente che sovrintende agli aspetti finanziari e organizzativi del servizio, ha infatti accolto la richiesta di Mira e degli altri Comuni della Riviera e del Miranese di rivedere l’indice di adeguamento Istat applicato annualmente al costo del servizio, eliminando le differenze che vedevano Mira pagare adeguamenti percentuali anche quattro volte superiori a quelli del Comune di Venezia.

«Una vittoria importante – ha commentato il sindaco Maniero – per la quale ci eravamo subito mobilitati ed una maggiore giustizia. Ci sarà infatti un risparmio di circa 130.000 euro solo sul complessivo previsto per il 2014. La città metropolitana dovrebbe partire da questo principio di trasparenza e uguale dignità tra i Comuni: come è possibile che cittadini di Enti confinanti vivano disparità così pesanti nei costi dello stesso servizio? Indice unico, finalmente!».

Di fatto con l’equità di trattamento tra comuni già nel consuntivo 2014 l’adeguamento Istat sarà dello 0,2% rispetto ad una previsione del 4,79, con un risparmio di 130.000 euro che si tradurranno in benefici economici anche per l’utenza. Per il 2015, invece, l’indice di adeguamento previsto è dello 0,6%.

 

GLI INDAGATI – Sotto inchiesta l’ex presidente della Provincia di Vicenza Schneck e gli industriali Beltrame e Lonati E spunta il nome della Mestrinaro

VENEZIA – Accertamenti durati sei mesi, poi un udienza anch’essa lunga sei mesi e, ieri, il chimico, il geologo e l’ingegnere nominati periti dal giudice veneziano Andrea Comez hanno sostanzialmente confermato le tesi dell’accusa sostenute dal pubblico ministero di Venezia Rita Ugolini: dal 2009 sarebbero stati sversati sotto il fondo stradale dell’autostrada A31, la Valdastico Sud, 155 mila 836 metri cubi di scorie e di rifiuti non bonificati e potenzialmente nocivi.

Già i consulenti del pubblico ministero, Paolo Rabitti e Gian Paolo Sommaruga, avevano esaminato campioni dei lotti 4, 5 e 6, ovvero i tratti tra Montegaldella e Albettone, lo svincolo Albettone -Barbarano e il viadotto Bisatto, ma non avevano escluso che il fondo stradale di altri tratti delle nuova autostrada fosse composto da rifiuti nocivi.

Prima la rappresentante della Procura, poi i numerosi difensori degli indagati hanno posto i quesiti ai tre periti in numerose udienze. Molti degli indagati, che sono 27, dovevano a loro volta nominare propri consulenti: sono accusati di aver organizzato una traffico illegale di rifiuti e di falso ideologico.

Il nome che spicca è quello dell’ex presidente della Provincia di Vicenza di Forza Italia Attilio Schneck, allora presidente del Consiglio d’amministrazione dell’autostrada Brescia-Padova, oggi presidente della holding che controlla la Serenissima. Ma nella lunga lista spuntano i nomi di noti imprenditori veneti e non, come Antonio Beltrame, presidente delle omonime acciaierie vicentine, o quello del bresciano Ettore Lonati, anche lui titolare di acciaierie. Sì, perché sotto l’asfalto sarebbero finiti soprattutto scarti della lavorazione dell’acciaio.

Tra gli indagati anche personaggi già finiti al centro delle cronache giudizarie. C’è, ad esempio, l’imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli, che avrebbe pagato tangenti per la gestione della discarica Cappella Cantone a Cremona, un’indagine che ha provocato l’arresto del vice presidente del Consiglio lombardo e un avviso di garanzia all’allora presidente della giunta Roberto Formigoni.

Spunta anche il nome della Mestrinaro spa, azienda finita sotto sequestro, i titolari sono accusati di aver lastricato di rifiuti pericolosi, c’erano arsenico, nichel e cromo nei semilavorati in cemento, il tratto della terza corsia dell’A4 tra Quarto d’Altino e San Donà, oltre a un grande parcheggio presso l’aeroporto di Tessera.

Il pm veneziano Ugolini, che ha coordinato le indagini, chiedendo la perizia in incidente probatorio, ha rilevato che «a seguito dell’incarico conferito in forma collegiale ai consulenti sono emersi elementi che fanno ritenere fondata la denuncia presentata congiuntamente da Aiea (Associazione italiana esposti amianto) e da Medicina Democratica Vicenza».

(g.c.)

 

TRAFFICO DI RIFIUTI

VENEZIA – La contaminazione appare confermata. Nel fondo dell’Autostrada A-31 Valdastico sud sono stati utilizzati materiali provenienti da scarti di lavorazione di acciaierie.

Ieri mattina, davanti al gip Andrea Comez, è stato ufficialmente depositato il lavoro svolto dai periti che mette in evidenza diverse anomalie. Nel corso dell’indicente probatorio è stato sostanzialmente confermato che nei lotti 4, 5 e 6 sono stati registrati livelli di inquinamento superiori al previsto.

Da tempo il pm Rita Ugolini ipotizza che i materiali utilizzati per realizzare l’autostrada, provenienti appunto dalle acciaierie, non siano stati trattati in maniera adeguata al fine di renderli non pericolosi.

Da qui l’indagine per traffico illecito di rifiuti per 27 indagati. I carotaggi effettuati dai periti hanno fatto emergere tracce di fluoruri, bario, rame, nichel, cromo totale e cod (paramentro che indica la presenza di sostanze ossidabili) in quantità superiori a quanto previsto dalla normativa.

Ora dopo il passaggio davanti al gip, sarà la Procura a dover indicare il percorso da seguire con un altro giudice. Dal canto loro i difensori hanno ribadito che rispetto ad altre realtà, come Brescia, il livello di inquianemento delle tracce rinvenute nella Valdastico è inferiore.

 

Dal 2007 ad oggi 150 mila tonnellate in meno. Veritas: «Bene la differenziata, merito dei cittadini che smaltiscono meglio»

La crisi e la recessione economica hanno un risvolto positivo, almeno dal punto di vista ambientale. Dopo decenni di corsa sfrenata ai consumi, di sprechi e prodotti da usare e gettar nella spazzatura senza tanti patemi, la quantità di rifiuti prodotti in città e in gran parte dei comuni della provincia serviti da Veritas, ha cominciato a diminuire.

Il calo costante della produzione industriale, dei consumi, dei posti di lavoro e del numero di imprese attive dal 2008 – anno di inizio della crisi finanziaria mondiale – non si è più arrestato e di conseguenza si è ridotta progressivamente anche la quantità totale di rifiuti prodotti (vetro, carta, lattine, secco, umido, ingombranti, ecc.) dai cittadini e dalle aziende ad un ritmo medio del 4% all’anno, con il risultato che il 2014 si è chiuso con la raccolta di circa 404 mila tonnellate di immondizie tra Venezia e provincia servite da Veritas spa, a fronte delle 550 mila tonnellate del 2007.

La riduzione progressiva e innarrestabile della spazzatura prodotta è stata più evidente nel comune di Venezia che, come si sa, oltre a raccogliere, riciclare e smaltire quella prodotta dai cittadini residenti, deve farsi carico anche di quella della gran massa di turisti che la frequentano. Dalle 204.800 tonnellate di rifiuti raccolti nel comune di Venezia nel 2007, si passa alle 203.313 tonnellate del 2008, scese ulteriormente a 191.057 nel 2009 fino alle 165.000 tonnellate del 2013 e, infine, 161 mila tonnellate nel 2014.

Andamento più altalenante, ma comunque in ribasso, anche nei comuni dell’area limitrofa (Marcon, Meolo, Mogliano, Quarto d’Altino, Cavallino) e delle aree territoriali della Riviera del Brenta e Miranese, di Chioggia, di Cavarzere e San Donà.

Il totale della raccolta di Veritas in tutte le aree territoriali di sua competenza ha visto una riduzione di ben 150 mila tonnellate dal 2007 alla fine del 2014, delle quali il 63 % è stato raccolto in modo differenziato e riciclato, il restante ridotto in combustibile (cdr) per produrre energia elettrica.

La costante diminuzione dei rifiuti – spiega Veritas – è il chiaro effetto della riduzione dei consumi, in particolare dell’acquisto di merci e la maggior attenzione alle spese di ogni singola famiglia e dei relativi scarti da gettare nella spazzatura, ovviamente differenziandola.

Ma negli ultimi anni è anche cresciuta l’attenzione delle aziende e degli stessi consumatori a ridurre l’uso di imballaggi e a puntare su prodotti sfusi come, per esempio, detersivi e alimenti. Veritas riconosce anche una «maggior attenzione e consapevolezza da parte dei cittadini che stanno riducendo la produzione di rifiuti domestici e delle aziende manifatturiere e degli esercizi commerciali che stanno riducendo il carico di imballaggio sulle loro merci per abbattere i costi ed essere più sostenibili dal punto di vista ambientale. Del resto, si tratta di un fenomeno che interessa tutti gli stati dell’Unione Europea: secondo gli analisti dell’Ispra nel 2012 (ultimi dati disponibili), i 28 stati dell’Unione Europa hanno registrato una flessione, rispetto al 2011, del 2,4% (da circa 250,5 milioni di tonnellate a circa 244,4 milioni di tonnellate), mentre negli anni precedenti (tra il 2010 e il 2011) il calo registrato era stato pari all’1,3%.

«La riduzione dei rifiuti e l’aumento delle differenziate è un trend che ormai da qualche anno registriamo con soddisfazione nel nostro territorio», commenta Andrea Razzini, direttore generale di Veritas spa. «È un fatto al quale abbiamo lavorato per anni e che premia lo sforzo dei cittadini che tutti i giorni si impegnano per differenziare correttamente i rifiuti. Ma è anche la conferma della validità del nostro sistema di smaltimento che ha azzerato le discariche e ci ha permesso e ci permetterà di stare al sicuro da crisi e situazioni di emergenza. Abbiamo però bisogno di un ulteriore sforzo da parte di tutti per migliorare la qualità dei materiali differenziati raccolti, che troppo spesso sono sporchi o inquinati da rifiuti estranei. E questo, oltre a rendere difficile (e in qualche caso impossibile) il riciclaggio o la trasformazione, fa aumentare i costi legati al trattamento».

Gianni Favarato

 

Fusina. Basta discariche, i rifiuti diventano combustibile

Il pesante impatto ambientale del ciclo dei rifiuti non è più quello di un tempo. Alla progressiva riduzione della quantità di rifiuti prodotti si accompagna, a Venezia e nei comuni della provincia serviti da Veritas, un sostenuto aumento della raccolta differenziati; la chiusura del vecchio e inquinante inceneritore di rifiuti “tal quale” di Fusina e la riduzione del rifiuto secco con la sua trasformazione in Cdr (combustibile da rifiuti) da utilizzare – aggiunto al carbone come accade nella centrale Enel di Fusina, accanto all’Ecocentro di Ecoprogetto e Veritas – come fonte energetica e, infine, l’abbandono delle discariche, se non per quanto riguarda la modesta quantità di ceneri residue della combustione del Cdr.

Stando ai dati forniti da Veritas, nel comune di Venezia sono state raccolte, nel 2014 , 161 mila tonnellate di rifiuti, di cui 82.426 differenziate (51%), mentre in tutto il territorio di sua competenza nel 2014 sono state raccolte in totale 404 mila tonnellate, di cui 234 mila attraverso la raccolta differenziata che è arrivata a toccare la soglia media del 62,91%, il 4,5% in più dell’anno precedente.

Per giunta si è ridotta la quantità del cosiddetto “rifiuto secco”: 143 mila tonnellate nel 2014 a fronte delle 160 mila del 2013. Inoltre, il rifiuto secco trasformato in Cdr perde circa metà del suo peso: plastiche e metalli vengono separati e vengono tolti i residui umidi.

Produrre una tonnellata di combustibile da rifiuti nei due impianti esistenti a Fusina costa a Veritas 125 euro a tonnellata, mentre il ricavo della vendita ad Enel di una tonnellata di Cdr è di 35 euro.

Smaltire invece una tonnellata di Cdr in un impianto diverso dalla centrale Enel di Fusina, con la quale Veritas ha un accordo – come succede a circa 50 mila tonnellate di Cdr non utilizzato dall’Enel per la riduzione dei consumi di energetici – costa a Veritas 70 euro. Veritas, infine, si vanta di portare in discarica meno del 4% di materiale inerte che non può essere trasformato in Cdr e nemmeno riciclato.

(g.fav.)

 

STRA – Decine di bottiglie, sacchi, contenitori di plastica e camere d’aria di biciclette. Questi sono alcuni dei rifiuti depositati nel Naviglio Brenta, all’altezza delle chiuse di Stra. A segnalarlo è il comitato ambientalista “Anima Critica” di Padova che ha realizzato un dossier sulla questione.

«Siamo spettatori, purtroppo impotenti, di come continua ad essere ridotta la porta principale del Naviglio Brenta», spiega il portavoce Massimo Camporese, «un gioiello fluviale meta di turisti da tutto il mondo che vengono a visitare una zona di elevato valore storico-paesaggistico».

Il comitato lancia una proposta. «Bisognerebbe dare una “patente a punti ambientale” ai Comuni che amministrano prestigiosi luoghi di interesse storico-culturale», è l’idea di Camporese, «e segnare i Comuni virtuosi e quelli carenti. Vogliamo insistere affinché vi siano maggiori e più frequenti bonifiche ambientali nel territorio, e che sia multato chi getta rifiuti in acqua o nelle rive del Naviglio Brenta.

Infine un appello pubblico perché i cittadini tengano monitorata la situazione ambientale con segnalazioni alle amministrazioni locali e regionali».

Giacomo Piran

 

Nuova Venezia – Mira. I cavanisti ripuliscono le barene.

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9

feb

2015

Mira. In cento raccolgono tre tonnellate di spazzatura portata dalle mareggiate

MIRA – Oltre un centinaio di cavanisti, dopo le mareggiate di giovedì e venerdì, hanno ripulito l’area della laguna sud a Mira, raccogliendo quasi tre tonnellate di immondizia che si era arenata sulle barene a Giare, Dogaletto e Malcontenta. A spiegare l’intervento è il presidente dei cavanisti, Gianni Marchiori, a nome dei circa 1.500 iscritti.

«In questi giorni», dice Marchiori, «la mareggiata ha portato dalle nostre parti tonnellate di plastica e reti da pesca strappate. Tutto materiale che si è arenato sia sulle parti asciutte che in quelle acquee. Questo materiale plastico costituisce una problema per l’ambiente se non viene rimosso e per questo non abbiamo voluto aspettare. Con un centinaio di persone e con le nostre barche abbiamo pulito questo tratto della barena che negli ultimi due giorni si era trasformato in un immondezzaio a cielo aperto. Abbiamo raccolto complessivamente tre tonnellate di immondizia con cui abbiamo riempito una ventina di sacchi di materiale. Ora sarà Veritas a smaltire il tutto».

Rimuovere il materiale spiaggiato per i cavanisti è anche motivo di sicurezza, come spiega Gianni Marchiori. «Se qualcuno ci incappa con una barca, il natante può anche rovesciarsi, con il rischio di conseguenze gravi per chi è a bordo», chiarisce. L’associazione che raggruppa i cavanisti non è nuova a queste iniziative.

A maggio viene organizzata la giornata ecologica: nelle ultime edizioni, oltre 15 tonnellate di materiale di varia tipologia sono state rimosse dalle acque della laguna. In occasione della giornata ecologica in laguna, oltre a cavanisti e cacciatori, partecipano all’iniziativa anche molti ambientalisti e semplici cittadini che hanno a cuore la cura e la pulizia di questo habitat naturale unico, che deve essere preservato.

Alessandro Abbadir

 

DOLO – Il bilancio di dodici mesi nei comuni di Riviera del Brenta e Miranese serviti da Veritas

Sono state 446 le contravvenzioni elevate dagli ispettori ambientali di Veritas nel corso del 2014 nei comuni della Riviera del Brenta e del Miranese serviti dall’azienda.

Dal 1° gennaio 2014 Mirano e Santa Maria di Sala non usufruiscono più del servizio mentre dalla primavera scorsa i comuni di Dolo, Noale, Salzano e Spinea hanno ottenuto una riduzione del 50% del servizio e, quindi, i controlli si sono dimezzati.

L’importo complessivo delle contravvenzioni è risultato di circa 73.000 euro, cifra che sarà introitata dai comuni e non da Veritas. Si è trattato principalmente di multe comminate per abbandono dei rifiuti esternamente ai cassonetti o perché i cittadini non hanno rispettato l’obbligo della differenziazione.

Nella lista dei comuni più indisciplinati al primo posto Mira con 124 contravvenzioni, si tenga conto però che Mira è anche il comune più popoloso, al pari di Scorzè dove ne sono state fatte lo stesso numero, seguono Martellago con 60 multe, 33 a Camponogara, 31 a Vigonovo, 26 Fossò, 20 a Stra, 18 a Campagna Lupia, 7 a Campolongo Maggiore e 3 a Fiesso d’Artico.

Durante i vari sopralluoghi gli ispettori non solo hanno fatto le multe, ma spesso sono stati contattati dagli utenti ed hanno fornito 3.976 informazioni rispondendo sulle modalità di differenziazione dei rifiuti e su orari e regole del conferimento.

Informazioni così ripartite: 229 a Campagna Lupia, 161 a Campolongo Maggiore, 398 a Camponogara, 242 a Fiesso d’Artico, 298 a Fossò, 406 a Martellago, 894 a Mira, 561 a Scorzè, 294 a Stra e 493 a Vigonovo. Le ispezioni continuano anche in questi giorni.

Lino Perini

 

L’avvocato Zaffalon: «Troppi processi finiscono in una bolla di sapone, bisogna modificare le regole»

«Serve un intervento per modificare le attuali norme sulla prescrizione: troppi processi di una certa consistenza e spesso di allarme sociale, tra cui quelli per reati colposi, reati ambientali o contro colletti bianchi, non hanno quasi mai, infatti, la possibilità di raggiungere il terzo grado di giudizio!»

È una posizione fuori dal coro quella assunta dall’avvocato Elio Zaffalon, in contrasto con la linea sostenuta da gran parte dell’avvocatura.

Il legale veneziano sollecita una modifica della prescrizione dopo l’ennesimo processo in materia di inquinamento e rifiuti finito in una bolla di sapone. Processo nel quale Zaffalon rappresentava gli interessi della collettività per conto della Provincia di Venezia: si tratta della vicenda relativa ad un presunto traffico di rifiuti […].

Dal 2005 il procedimento si è trascinato tra cambiamenti di pubblico ministero e di giudice, eccezioni di vario tipo presentate dalla difesa, trasferimento di sede dopo la chiusura delle sezioni staccate del Tribunale, fino alla dichiarazione di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione letta in aula pochi giorni fa. Una sentenza che impedisce di procedere nei confronti di fatti gravi, denuncia l’avvocato Zaffalon, il quale ricorda che, nel corso del processo, era emersa una situazione di estrema gravità: «quantità di rifiuti fittiziamente sommate o sottratte, emissione di fatture falsificate, lo stesso veicolo che circola contemporaneamente in luoghi diversi e lontani, giri bolla (cioè veicolo fermo che figura circolare)…»

È per questo che l’avvocato Zaffalon sollecita un interveno legislativo che consenta di concludere i processi, per evitare che si continui a commettere reati impunemente. […]

(g.am.)

 

Mozione di M5S

SCORZÈ – I materiali provenienti dal recupero e riuso dei rifiuti urbani e speciali possono diventare buoni per fare alcune delle opere pubbliche.

Ne è convinto il Movimento 5 Stelle di Scorzè, che nel Consiglio comunale di domani (inizio ore 19) presenterà un ordine del giorno per chiedere al sindaco Giovanni Battista Mestriner e alla sua giunta di adottare questo metodo già in uso altrove.

Tutto nasce da una direttiva europea e dal progetto Prowaste, che mira a ridurre la percentuale di materie plastiche miste destinate a finire in discarica, facendo aumentare quella riciclata, che permetterebbe di realizzare dei prodotti più eco-compatibili.

Il M5S ha preso pure ad esempio uno studio norvegese fatto sull’immondizia domestica, dove mostra come il riciclo meccanico comporti un minor impatto sull’ambiente rispetto al recupero energetico e allo smaltimento in discarica.

Insomma, il gruppo che fa parte della minoranza chiede una svolta più ecologica al Comune negli interventi da fare. «Ecco allora» spiegano i due consiglieri Antonio Petenà e Flavio Berton «che potrebbero tornare buoni per i rifacimenti dell’arredo urbano, d’interni ed esterni, ma anche per i pannelli fonoassorbenti, per i contenitori della spazzatura, per giardini e piste ciclabili. Si potrebbero usare delle materie prime secondarie, specie di plastiche eterogenee provenienti dal recupero e riuso dei rifiuti urbani e speciali».

(a.rag.)

 

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