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La docente Andreina Zitelli commenta le 27 pagine di rilievi della commissione Via pubblicati sul portale dell’Ambiente

Trenta giorni di tempo per rispondere con i fatti a 27 pagine di richieste di integrazioni al progetto Contorta presentate dalla Commissione per la Valutazione d’impatto ambientale. Un termine che potrebbe sembrare congruo se si trattasse solo di scrivere qualche motivazione o allungare qualche pagina di studio, ma non è così.

«Le integrazioni richieste sono tante e di tale entità che investono in modo profondo tutti gli aspetti dello scavo del nuovo canale Contorta: i tre quadri programmatico, progettuale e ambientale dello studio ambientale prodotto dall’Autorità portuale sono giudicati del tutto insufficienti e carenti. Così si va verso un bilario morto e la città avrà perso solo molto tempo perché ritarderà anche la valutazione degli altri progetti».

La “sentenza” arriva da Andreina Zitelli, docente di valutazione ambientale e tra i più strenui oppositori del progetto. Le argomentazioni, firmate dal presidente della Commissione Guido Monteforte Specchi, sono state depositate e sono visibili anche sul portale del Ministero dell’Ambiente. Scorrendo quelle pagine è possibile vedere come le argomentazioni non siano di poco conto e che in diversi casi venga richiesto di rifare rilevazioni, studi e simulazioni.

Ad esempio, la caratterizzazione dei sedimenti da scavare, che il progetto afferma essere tutti di altissima qualità, la Commissione chiede di “realizzare una nuova e approfondita campagna incentrata sull’area di scavo, in relazione al fatto che la caratterizzazione del proponente non coincide in alcun modo con le campagne di caratterizzazione già svolte in laguna”. Sulle barene o velme che si intende mettere a marginamento dell’opera, la Commissione chiede che sia spiegata meglio la questione e soprattutto che sia predisposto un modello matematico che simuli la loro resistenza all’erosione.

L’analisi delle alternative viene cassata senza se e senza ma e si chiede di “implementare l’analisi delle alternative aprendola ad un numero più ampio di opzioni”.

«Ma non è niente – continua Zitelli – perché viene persino richiesta una nuova modelizzazione della intera idrodinamica del bacino investito dallo scavo. Le carenze messe in rilievo sono sostanziali e tali da richiedere una riflessione sulla opportunità di continuare con il progetto. Comunque vi sono i termini per richiedere la ripubblicazione dell’intero Progetto e di un nuovo Sia (Studio di impatto Ambientale), adeguato alle richieste avanzate dalla Commissione che ha molto ben lavorato».

Un altro aspetto di cui tener conto e che non può essere frutto di una breve ricerca è il modello matematico richiesto dalla Commissione Via per valutare l’impatto eventuale sull’acqua alta. Poi si chiede “che venga analizzato nel dettaglio il ruolo che il canale Malamocco Marghera ha avuto nell’amplificazione dei processi erosivi della laguna centrale”.

In definitiva, una mole di studi tale che difficilmente sarà esaurita in 30 giorni.

«Il termine non è perentorio – conclude Zitelli – ma con la richiesta di integrazioni la procedura è sospesa e ripartirà quando avranno ripresentato tutto».

 

Autorità portuale soddisfatta: «Provvederemo alle integrazioni e a fornire chiarimenti»

«Approfondire l’attività di cantiere e le modalità di spostamento dei sottoservizi». Sono solo queste, secondo l’Autorità portuale, le richieste di integrazione importanti pervenute a quattro mesi dal deposito del progetto. Altre, si legge in una nota ispirata dal presidente Paolo Costa, sulle barene e l’ambiente naturale, «chiamano in causa per competenze diverse istituzioni pubbliche e di ricerca che verranno coinvolte».

«Lo scopo», scrive Costa, «è quello di contribuire tutti insieme all’obiettivo si spostare le grandi navi da San Marco. Il porto critica anche se velatamente il «ritardo» di quattro mesi per le risposte ricevute dal ministero per l’Ambiente e dalla Direzione di Valutazione Impatto ambientale. Ma esprime «grande soddisfazione» perché la richiesta di integrazioni della commissione Via «mette a tacere diverse osservazioni fra le 303 che erano pervenute e sintetizza in un documento di 27 pagine l’esigenza di alcuni chiarimenti».

Non una bocciatura, dunque, secondo il Porto. Come sembrava dalle numerose e dure osservazioni presentate, anche a livello di procedure non rispettate. Particolarmente dure quelle del Comune e delle associazioni ambientaliste. Ma per il Porto si tratta ora soltanto di produrre documentazione integrativa e poi di andare avanti con il progetto.

Iniziativa che produrrà nuove polemiche.

Lo scavo dei quattro chilometri del Contorta costerà 150 milioni di euro, servirà per portare la profondità del Contorta da 2 a 10 metri e mezzo, la larghezza a cento. Per far passare le navi in laguna centrale e farle approdare in Marittima.

(a.v.)

 

GRANDI NAVI – L’Autorità portuale: «Messe a tacere diverse osservazioni»

La commissione Via vuole chiarimenti sul piano per i sottoservizi

A quattro mesi dal ricevimento del progetto per il canale Contorta-Sant’Angelo la commissione Via nazionale del ministero dell’Ambiente si è fatta sentire con Venezia. Ha infatti inviato all’Autorità portuale la richiesta di integrazioni al progetto per togliere le grandi navi da crociera dal bacino di San Marco e dal canale della Giudecca.

In un documento di 27 pagine, rivela l’Autorità veneziana, la Via ha elencato i chiarimenti che richiede, però già da adesso ha messo «a tacere diverse osservazioni tra le 303 che erano state presentate».

Tra quelle ancora in piedi, ad ogni modo, ce ne sono di consistenti dato che, oltre a chiedere approfondimenti sulle attività di cantiere per costruire il canale, la Via del ministero dell’Ambiente attende notizie più precise sullo spostamento dei sottoservizi.

È questo uno dei temi sollevati dall’associazione Venezia VI.V.A presieduta da Renzo Scarpa e ripresi dai comitati no navi: sotto all’attuale quasi invisibile canale Contorta e al futuro grande canale passano infatti infrastrutture come il tubo che porta i rifiuti da Fusina in mare, una condotta idraulica e altre opere che le associazioni considerano difficili da spostare o bypassare, e comunque ritengono si tratti di interventi che richiedono molto tempo. L’Autorità portuale, però, annuncia di averci già lavorato su in questi mesi «e siamo pronti a fornire gli adeguati approfondimenti».

La commissione Via ha formulato pure altre richieste, come l’individuazione delle barene relative al recupero morfologico e al mantenimento dell’ambiente naturale. Si tratta di temi, ha concluso l’Autorità portuale, che «chiamano in causa per competenza diverse istituzioni pubbliche e di ricerca che coinvolgeremo per contribuire all’obiettivo, tutti insieme, di spostare prima possibile le grandi navi da San Marco».

 

Un gruppo di professori presenta le banchine galleggianti

Le grandi navi non sono ancora le più grandi. Msc ha in costruzione un nuovo scafo passeggeri da 252 mila tonnellate (il doppio delle più grandi in circolazione oggi), Royal Caribbean cinque navi lunghe 348 metri. Questo impedisce di continuare a pensare di mantenere le grandi navi all’interno della laguna.

Lo sostiene un pool di professori (Stefano Boato, Carlo Giacomini, Maria Rosa Vittadini, Y. Bristot, A. Stefani) che ha presentato in questi giorni al ministero per l’Ambiente un nuovo progetto per un avamporto galleggiante alla bocca di porto di Lido.

La novità rispetto agli altri progetti alternativi alla Marittima è che si tratta di strutture «leggere», galleggianti e ancorate al fondale. Dunque rimovibili in pochi giorni, senza cemento e calcestruzzo. Davanti all’isola artificiale del Mose, in bocca di Lido, sarebbero allestite le nuove banchine capaci di ospitare fino a cinque grandi navi.

Costo 140 milioni di euro, tenpi di realizzazione, assicurano i progettisti «inferiore a tutti gli altri».

«Le ricerche scientifiche», dice il professor Stefano Boato, presentatore del progetto, «hanno dimostrato che le bocche di porto, i canali portuali e le grandi navi hanno ampiamente superato la compatibilità con l’ambiente lagunare».

Così è stata recuperata un’idea già avanzata negli anni Settanta dal presidente onorario di Italia Nostra, lo scomparso architetto Pino Rosa Salva, che prevedeva di costruire l’approdo per le navi in mare, come già realizzato a Montecarlo.

Progetto graduale, sperimentale e reversibile come prevede la Legge Speciale, non bisognoso di nuovo scavi in laguna – peraltro proibiti dal Palav, dal Piano Morfologico e dalle Leggi Speciali – come invece il Contorta.

Il progetto è stato arricchito in questa nuova versione con i contribuiti della società Principia degli ingegneri Di Tella, Nicolosi e Vielmo e dal punto di vista paesaggistico dagli architetti Verlato e Zordan. Mentre il professor Giuseppe Tattara ha analizzato gli aspetti occupazionali.

Perché la Marittima in questo modo, continua Boato, «sarebbe destinata a navi di lusso di dimensioni minori, i passeggeri portati al Lido con motonavi a bassa velocità, le merci su chiatte attraverso il canale dell’Orfano, sempre a velocità minima».

Una soluzione alternativa che adesso andrà all’esame del ministero per l’Ambiente. E che si aggiunge a quelle presentate da Roberto D’Agostino (Marghera), Cesare De Piccoli (Lido).

E ovviamente allo scavo del canale Contorta Sant’Angelo proposto dall’Autorità portuale, già in buono stato di avanzamento. «Ma è l’unica soluzione possibile», insiste il presidente del Porto Paolo Costa, «ma adesso il tempo stringe: ci dicano di sì o di no, perché la prossima stagione è alle porte. Le compagnie ci chiedono cosa fare e noi non abbiamo risposte. Una situazione che rischia di diventare drammatica se non si interviene per tempo».

Ma dopo che il Tar ha bocciato i ricorsi dei comitati contro l’ordinanza della Capitaneria che limitava gli accessi al canale della Giudecca, tutto è tornato come prima. Il governo non ha emesso le nuove ordinanze che aveva promesso e dunque le grandi navi possono tornare in canale della Giudecca senza limitazione alcuna. E senza alternative.

Alberto Vitucci

 

«Il Venice Blue Flag nel 2014 non è stato sottoscritto ed applicato. Le compagnie crocieristiche e il Porto di Venezia, approfittando della crisi causata dagli eventi che hanno portato al Commissariamento del Comune, non hanno sottoscritto alcun accordo e sicuramente hanno utilizzato carburanti meno costosi, e più inquinanti». La denuncia è di Ambiente Venezia, che interviene a proposito della ricerca europea del Cnr in cui si evidenzia che tra il 2007 e il 2012 i dati sullo smog sono stati più confortanti grazie alle misure di contenimento del livello di zolfo nei carburanti utilizzati dalle navi.

«Se si sono fatte rilevazioni nel corso del 2014 con le stesse metodologie presentate durante il convegno “Qualità dell’aria in città portuali del Mediterraneo” – che si è tenuto il 24 novembre scorso nel nuovo Campus Scientifico dell’Università Ca’ Foscari in via Torino – i dati saranno sicuramente peggiori di quelli illustrati per gli anni precedenti».

La prova di quanto sostiene Ambiente Venezia è in una nota di Autorità portuale in cui si dice che Venezia aveva esteso volontariamente l’obbligo di riduzione di carburanti a base di zolfo anche alla fase di transito in laguna sulla base dell’accordo Blue Flag II, che però non è stato rinnovato per il venir meno della proposta del Comune.

Sulla vicenda prende posizione anche Garanzia civica che ricorda che a proposito di inquinamento da PM10, l’analisi dei dati dei rilevamenti sulla qualità dell’aria Arpav (espressi come microg/m3) mostra per il 2014 un miglioramento ma che va ben analizzato: «È stato comunque superato per l’ennesima volta il limite di 35 sforamenti per anno; secondo, le condizioni meteo (precipitazioni e temperature) hanno facilitato l’abbattimento delle polveri sospese. Insomma l’inquinamento non è sceso per un intervento dell’uomo ma semplicemente perché sono più frequenti le piogge! Senza contare che i valori più elevati di polveri si registrano nel periodo invernale quando le navi non sono presenti».

 

IL PORTAVOCE SILVIO TESTA – La sentenza del Tar ha azzerato tutto e ha messo a nudo i tentativi portati avanti per aggirare i divieti contro i passaggi in laguna

Una Carnival Parade lungo il Canal Grande con “navi allegoriche”, un pressing stretto a tutti i candidati sindaco perché dicano pubblicamente come la pensano, un convegno sull’inquinamento dei fumi emessi dai camini dei traslatlantici che sfilano in Bacino San Marco.

È il modo del Comitato NoGrandinavi per celebrare tre anni di attività che ha fatto il giro del mondo e per rispondere alla sentenza con la quale il Tribunale amministrativo regionale ha cancellato come illegittimi i limiti che la Capitaneria di porto aveva introdotto al numero degli ormeggi (708) e alla stazza delle navi in transito (96 mila tonnellate), perché considerati in contrasto con il decreto Clini Passera del 2012 (che il limite lo abbassa di molto a 40 mila tonnellate, ma solo ad accesso alternativo alla Marittima realizzato) e non supportati da dati oggettivi. Motivazioni che persino i Nograndinavi fanno proprie.

Ieri assemblea e cena di festa per il terzo compleanno, al centro sociale Morion, tra la pianificazione delle prossime mobilitazioni e un brindisi.

«La sentenza del Tar ha messo a nudo le forzature e i tentativi di escamotage per portare avanti lo scavo del Contorta», commenta Silvio Testa, portavoce della prima ora, «la situazione è azzerata, si sono persi due anni e c’è il rischio che giocando sull’emergenza ora cerchino di forzare il progetto. Pertanto, si è deciso di riprendere la mobilitazione a Carnevale, per creare attenzione e consenso. E di utilizzare questo periodo elettorale per costringere candidati sindaci e partiti a prendere posizioni critiche: tutti devono dire che non si decide se non c’è un sindaco in carica, perché non ci devono essere forzature o sgambetti prima delle elezioni. Inoltre, non ci accontentiamo di posizioni politiche che rinviano alla commissione di valutazione ambientale Via e ai tecnici per la comparazione dei progetti, ma dev’essere chiaro che il Contorta non si fa, Marghera non si fa e le navi devono restare fuori dalla laguna».

In tre anni di mobilitazioni, il Comitato ha dato vita a 13 grandi manifestazioni – dalla “presa” della Marittima al “cordone umano” con i salvagenti-paperella in canale della Giudecca – come 13 sono i minuti del video che sarà caricato su Youtube, per ricordarle. E alle quali ora si aggiungerà un corteo acqueo in maschera.

«Ci siamo ritrovati in tanti: una bella discussione», commenta Tommaso Cacciari, «alla fine tutti diamo una valutazione positiva della sentenza del Tar, perché ha tolto divieti basati sul niente e un alibi: chi ha deciso la soglia delle 96 mila tonnellate di stazza, su quali valutazioni, perché non 100 mila o 50 mila? Per noi 96 mila tonnellate sono navi gigantesche per la sostenibilità della laguna. Poi c’è la campagna elettorale: non può esserci decisione sul Contorta o altri progetti senza voce politica della città. In ballo è il futuro di Venezia e non può decidere chi non ha la delega dei cittadini: senza sindaco non si decide. E vogliamo obbligare tutti i candidati sindaci a non tergiversare: devono dirlo prima, ora, come la pensano. In un incontro pubblico o altro. Così come valuteremo con la città come organizzare questa mobilitazione di Carnevale: non ci sono navi da bloccare o porti da intasare, la proposta è un parata acquatica con barche allegoriche e festa in un luogo simbolico».

Mobilitazione a tutto campo, anche tecnico. «Un’altra occasione che sfrutteremo al massimo», conclude Luciano Mazzolin, «è l’inchiesta pubblica con osservazioni al progetto scavo Contorta, quando la commissione Via verrà a Venezia, come annunciato. Affonderemo il progetto e la sua devastazione della laguna, che fa acqua da tutte le parti. Ci faremo sentire. Così come sul tema dell’inquinamento: dopo l’esposto e la petizione europea, in primavera faremo un convegno».

Roberta De Rossi

 

No Navi: «Sulle crociere decida il futuro sindaco»

«Nessuna decisione sul passaggio delle grandi navi venga adottata senza prima avere un sindaco». Questa la linea del comitato «No grandi navi-laguna bene comune», riunito ieri pomeriggio al centro sociale Morion per analizzare la recente sentenza del Tar, che ha annullato il decreto Clini-Passera, e concordare le future iniziative. Un centinaio gli intervenuti, d’accordo nel ritenere la sentenza positiva per il movimento, non solo per l’eco mediatico, ma perchè rimettere la palla a centrocampo significa dilazionare i tempi e consentire la crescita di altri progetti ben più graditi di quello dello scavo del canale di Contorta, con chiaro riferimento, invece, al consenso nei confronti dell’idea off-shore di De Piccoli.

In questa situazione di strategia temporale si situa proprio il riferimento al futuro sindaco, affinchè la città possa esprimersi con le sue rappresentanze istituzionali, nel chiaro versante di un primo cittadino disposto ad essere ferreo nel voler le grandi navi non solo fuori dal Bacino ma dell’intera laguna.

Un bel banco di prova per i candidati sindaco, chiamati ad esprimersi in merito all’intero piano regolatore portuale, tanto che già si odono i primi rombi di guerra: «Non ci accontenteremo della promessa di una libera comparazione di progetti, lasciando la decisione finale al ministero, come vorrebbe mediare Casson – affermano gli esponenti del comitato – nè ci convince Molina, con le sue simpatie per Marghera. Non tratteremo termini di comparazione progettuale, ma solo di vera e propria esclusione delle grandi navi dalla laguna; quindi no immediato al canale di Contorta».

Intanto, nel versante delle iniziative in programma, il comitato ha intenzione di sfruttare l’imminente Carnevale per una manifestazione acquea lungo tutta la città, di istituire il confronto con i futuri candidati a sindaco e di promuovere incontri pubblici che si vorrebbero a Cà Farsetti per ribadire il ruolo centrale del Comune e della discussione democratica e partecipativa di una città «che non deve ammattere scelte esterne a se stessa».

L’incontro si è concluso con una cena a contributo volontario per sostenere le spese delle sanzioni comminate al comitato a causa delle manifestazioni non autorizzate e ai numerosi bliz: 300mila euro in due anni.

 

MOSE – Il presidente di Assoagenti: «Le autorità non si fidano a far passare unità sopra i 218 metri»

MALAMOCCO – La conca di navigazione pensata per le navi lunghe fino a 280 metri. Al momento possono però passare solo navi medio-piccole

D’accordo, da una conca di navigazione progettata per navi fino a 280 metri e larga fino a 39 non potrà passare nemmeno una delle navi da crociera di nuova generazione. Questo è assodato perché tutte le unità più recenti superano queste misure. Il problema ancora aperto riguarda invece la possibilità di far arrivare in porto, con il Mose alzato, le navi di dimensioni inferiori a quelle di progetto.

Per Alessandro Santi, presidente di Assoagenti Veneto, l’associazione che raggruppa gli agenti marittimi e raccomandatari che si servono quotidianamente del porto di Venezia, le rassicurazioni fornite dall’ingegner Redi, direttore generale del Consorzio Venezia Nuova, non sono sufficienti. Redi, un paio di giorni fa aveva detto che erano passate per la conca durante la posa dei cassoni del Mise oltre cento navi fino a 218 metri. Navi più grandi, aveva poi detto Redi, non ne sono passate e quindi non si sono potute fare le prove.

«Durante il periodo di posa dei cassoni iniziata il 19 giugno e terminata il 16 ottobre – smentisce Santi – il porto ha avuto l’entrata di 15 unità con lunghezza superiore ai 218 metri (tra le quali la mv Fyla da 235 metri). Quindi, contrariamente a quanto evidenziato da Cvn, vi sono state navi di dimensioni maggiori che potevano essere fatte transitare per la conca. Vi sono state molte navi di dimensioni comunque inferiori a quelle di progetto che non sono state fatte transitare per la conca ma hanno dovuto aspettare di transitare per la canaletta, proprio per i limiti imposti dalle autorità competenti, che evidentemente non si fidavano di farle passare per la conca. Questo – continua – a conferma della non idoneità della conca con i dati di progetto. E navi di tali dimensioni scalano regolarmente il nostro porto: le autorità competenti, a loro discrezione, possono provvedere a farle transitare in conca».

Ma gli agenti ne hanno anche per il presidente dell’Autorità portuale, Paolo Costa, il quale afferma che con il molo offshore i problemi per le unità più grandi saranno risolti.

«Sulla base degli accessi del 2014, anche in presenza della piattaforma offshore per container e prodotti petroliferi, circa 2000 unità transitano annualmente in ingresso e altrettante in uscita – puntualizza Santi – Di queste, almeno 350, allo stato attuale e con i limiti in essere, sarebbero interdette al transito in conca».

Tra queste ci sono anche le preziose navi portacarbone che riforniscono la centrale Enel di Fusina.

«Ribadisco – conclude Santi – che gli operatori portuali e gli armatori che rappresento, richiedono semplicemente alle autorità preposte che la conca garantisca l’agibilità portuale con navi fino a 280 metri come da progetto e da accordi sottoscritti».

Michele Fullin

 

Nuova Venezia – Grandi navi, decisione entro marzo

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11

gen

2015

Entro marzo la decisione sul Contorta

Il ministro Galletti: «Chiuderemo la valutazione d’impatto ambientale sui progetti alternativi e per ora c’è solo il Contorta»

Valutazione d’impatto ambientale sul progetto alternativo al passaggio alle Grandi Navi entro marzo – per ora sul tavolo della Commissione c’è solo quello dello scavo del canale Contorta-Sant’Angelo proposto dall’Autorità Portuale – e due anni per completare la via altenativa al passaggio delle navi da crociera dal Bacino di San Marco.

È la risposta che arriva dal Governo alla sentenza del Tar che ha accolto il ricorso della Venezia Terminal Passeggeri, dichiarando illegittimi i limiti al passaggio delle Grandi Navi fissati dall’ordinanza della Capitaneria di Porto ispirata proprio da Ministero delle Infrastrutture e Ministero dell’Ambiente.

Lo assicura il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, ma è d’accordo con lui anche quello delle Infrastrutture Maurizio Lupi, che ha già annunciato ricorso al Consiglio di Stato contro il parere del Tribunale amministrativo del Veneto.

In attesa del tracciato alternativo per le navi da crociera, Galletti individua una soluzione transitoria con due opzioni.

«La prima», ha spiegato, «è riproporre in forma migliore l’atto della Capitaneria che è stato annullato ma che è frutto delle sollecitazioni avanzate dagli ultimi due governi: si tratta di ridurre il numero e la stazza delle grandi navi in transito. La seconda opzione è trovare un accordo consensuale con tutte le compagnie di navigazione per un’autoriduzione volontaria che eviterebbe il rischio di un alt improvviso».

Per la via alternativa, Galletti fa capire di “tifare” apertamente per il Contorta – il progetto più avanti nella definizione, sponsorizzato dal presidente dell’Autorità Portuale Paolo Costa, oltre che bene accetto anche alla Venezia Terminal Passeggeri – nonostante le molti voci contrarie che si sono già levate in laguna.

«Quello per lo scavo del canale Contorta», ripete il ministro, «è l’unico progetto che sia stati ammesso alla Valutazione d’impatto ambientale. Se ce ne saranno altri li valuteremo. Ritengo comunque che l’ipotesi del canale Contorta rappresenti un passo avanti importante: le grandi navi non passerebbero più davanti a San Marco ma entrerebbero in laguna aggirando la città per arrivare in Marittima».

Vorrebbe, invece, un vero confronto tra progetti alternativi il sottosegretario ai Beni Culturali, con delega al paesaggio, Ilaria Borletti Buitoni, pur molto critica con il parere del Tar che ha annullato lo stop al passaggio indiscriminato delle Grandi Navi.

«Sconcertante la sentenza del Tar», dichiara infatti Borletti Buitoni, «che riapre alle Grandi Navi senza limite di tonnellaggio l’accesso al Bacino di San Marco. Sconcertante perchè ancora una volta non si vuole tenere in conto il fatto che Venezia ha una sua fragilitá e unicitá evidente, e che qualsiasi azione che riguardi Venezia riguarda un patrimonio mondiale di eccezionale valore. Mi auguro che quanto prima si trovi una soluzione alternativa anche valutando altre opzioni a parte quella del Canale della Contorta e che finalmente il nostro Paese si dimostri capace si di valorizzare il proprio patrimonio culturale ma sopratutto di tutelarlo nel modo più giusto ed efficace. Come ho sempre dichiarato non è Venezia a doversi adattare al turismo ma viceversa, e con una visione anche a lungo termine che la salvi da una barbarie della quale le Grandi Navi sono un esempio evidente».

La data di marzo indicata da Galletti e Lupi per concludere la Valutazione d’impatto ambientale – dopo i ritardi nelle scelte accumulati in questi mesi – non sembra casuale. Il 13 marzo a Miami in Florida è in programma infatti la Fiera mondiale del crocierismo, quando le compagnie di crociera annunciano programmi e rotte per l’annata e si punta, evidentemente, per quella data, a far vedere agli operatori che Venezia ha preso una decisione sul futuro del suo porto commerciale.

(e.t.)

 

Legambiente “C’è il canale dei petroli”

«Una notizia beffarda per Venezia, una presa per i fondelli che oltretutto riporta a galla lo spettro di incidenti, che se dovessero capitare, sarebbero di dimensioni inimmaginabili».

Questo il commento del presidente regionale di Legambiente Luigi Lazzaro, dopo la notizia shock dell’annullamento da parte del Tar del Veneto del divieto di transito delle Grandi Navi oltre le 95mila tonnellate in bacino San Marco.

«La sentenza è inaccettabile – prosegue Lazzaro – perché una via di navigazione alternativa rispetto a quella attualmente in uso c’è già e si chiama canale dei petroli. Una via alternativa assolutamente praticabile, come già dimostrato nel giugno 2013 quando per via dell’incendio a bordo della grande nave “zenith”, la stessa fu trainata proprio sulle banchine di Porto Marghera dove approdò e fece sbarcare tutti i suoi passeggeri». Il coordinatore metropolitano di Sinistra Ecologia e Libertà Federico Camporese chiede «al Governo e ai sottosegretari locali di “non fare gli struzzi” e di esprimersi chiaramente su una delle alternative possibili».

 

Oggi l’assemblea del comitato ambientalista che festeggia il suo anniversario

Tre anni di no ai “mostri” del mare

Tre anni del Comitato No Grandi Navi, che ha fatto della battaglia per l’estromissione delle navi da crociera la sua ragione di vita, trasformando la questione in un problema all’attenzione internazionale.

Oggi dalle 17 al Laboratorio Morion – in Salizada San Francerco della Vigna – è in programma infatti l,’assemblea aperta del Comitato ambientalista per festeggiare appunto i tre anni di vita ma anche per fare il punto su come sta procedendo l’esame del progetto di scavo del Canale Contorta-Sant’Angelo da parte della Commissione di valutazione d’impatto ambientale (Via) – sono già state presentate le Osservazioni al progetto – ma anche a che punto sono gli altri progetti sul tappeto.

Alla Valutazione d’impatto ambientale, si aggiunge ora, a tutti gli effetti, il progetto Venis Cruise 2.0, che prevede di realizzare il nuovo terminal crocieristico alla bocca di porto di Lido, trasportando poi i passeggeri sbarcati dalle grandi navi in Marittima, con motonavi catamarano. I proponenti sono l’ex vicesindaco di Venezia e viceministro Cesare De Piccoli e Duferco Sviluppo. Il progetto di De Piccoli ha superato il primo esame tecnico ed è stato ammesso al passaggio successivo. La Commissione Via si è espressa positivamente sul progetto preliminare. Nel suo parere l’organo ministeriale ha indicato le tematiche specifiche da approfondire, propedeutiche alla successiva fase progettuale e allo Studio di impatto ambientale. Si tratta ora di capire se la Commissione Via riterrà di accogliere anche quello che prevede il nuovo terminal a Marghera, progetto firmato dallo studio dell’ex assessore comunale Roberto D’Agostino.

 

Gazzettino – Venezia. Grandi navi, e’ rotta di collisione

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11

gen

2015

La sottosegretaria Borletti Buitoni «sconcertata» per la sentenza del Tar, il ministro Lupi conferma il ricorso

Il sottosegretario ai Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni definisce “sconcertante” la sentenza del Tar che elimina il divieto per le navi di stazza superiore alle 96mila tonnellate di entrare in bacino di San Marco, a Venezia. In realtà “sconcertante” è la condotta del Governo, che da mesi sta facendo il Don Abbondio senza affrontare di petto la questione delle alternative al passaggio delle crociere davanti a piazza San Marco.

Ad impedirlo sono gli interessi contrapposti in seno a palazzo Chigi: da una parte il ministero delle Infrastrutture, dall’altra i ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali.

Ci sono ministri e sottosegretari che fanno dichiarazioni, ma alla fine le decisioni non si prendono e, quando si prendono, sono inadeguate. All’orizzonte non ci sono da Roma segnali di un intervento a breve, visto che la Valutazione di impatto ambientale del progetto per lo scavo del canale Sant’Angelo Contorta è attesa solo a metà marzo. Prima di quella data ci sarà da parte del ministro Lupi (infrastrutture) solo il deposito del ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Veneto, per ottenere il ripristino dell’ordinanza della Capitaneria di porto che vieta l’entrata in laguna alle navi oltre le 96mila tonnellate di stazza. Qualunque cosa succeda, comunque, le grandi navi oltre le 96mila tonnellate per il 2015 non entreranno comunque in laguna, poiché le compagnie si sono organizzate dirottandole su altri porti.

«Ancora una volta – attacca Borletti Buitoni, riferendosi alla sentenza del Tar – non si vuole tenere in conto il fatto che Venezia ha una sua fragilità e unicità evidente, e che qualsiasi azione che riguardi Venezia riguarda un patrimonio mondiale di eccezionale valore. Mi auguro che quanto prima si trovi una soluzione alternativa anche valutando altre opzioni a parte quella del Canale Contorta. Come ho sempre dichiarato non è Venezia a doversi adattare al turismo ma viceversa, e con una visione anche a lungo termine che la salvi da una barbarie della quale le Grandi Navi sono un esempio evidente».

Grande preoccupazione manifesta anche il Fondo per l’Ambiente Italiano. «Il Fai – dicono il presidente Andrea Carandini e il presidente onorario Giulia Maria Crespi – chiede al Governo Renzi un segnale forte che, attraverso una nuova ordinanza inappellabile dal punto di vista amministrativo, ribadisca tale divieto motivandolo con il pericolo grave e concreto che tale passaggio rappresenta per la salvaguardia del paesaggio e dell’ambiente di Venezia e della laguna».

Il Fai minaccia anche una grande mobilitazione «qualora la situazione, assai critica, non ricevesse la dovuta attenzione da parte del Governo e non si avviasse in tempi rapidi ad una giusta risoluzione».

Anche Sinistra, ecologia e libertà (Sel) chiede al Governo di essere meno ambiguo. «Il Governo, come tanti altri del passato, mette la testa sotto la sabbia e lascia ad un destino segnato una delle città più importanti dell’intero pianeta. Mi pare del tutto evidente – puntualizza il coordinatore metropolitano Federico Camporese – che in assenza di una presa di posizione decisa da parte di palazzo Chigi su una delle alternative possibili al passaggio delle Grandi Navi nel bacino di San Marco l’ambiguità lascerà spazio al trascinarsi del problema o a soluzioni scellerate. Chiediamo quindi al Governo e ai sottosegretari locali (Baretta e Zanetti, ndr) di “non fare gli struzzi” e di esprimersi chiaramente su una delle alternative possibili al passaggio su San Marco».

Michele Fullin

 

L’INTERVENTO

Un punto incontroverso è che le grandi navi sono deleterie per la laguna

Devo riconoscere che la sentenza del Tar del Veneto sulle grandi navi mi ha precipitato in uno stato di totale e sconsolata malinconia, a prescindere dagli aspetti puramente giudiziari del provvedimento.

A leggere il testo con attenzione risulta evidente che il primo motivo di annullamento consiste nel fatto che mancano tuttora percorsi alternativi, come del resto è noto a tutti. Sembrerebbe perciò ineccepibile la ragione posta a fondamento della sentenza: poiché la confema del divieto era correlata alla disponibilità di altre vie, non potevano disporsi ulteriori limitazioni al transito, né il tribunale ha perso troppo tempo nell’esaminare le ragioni della Capitaneria che pure aveva precisato che il suo era un provvedimento provvisorio in attesa di altre indicazioni di Roma. Ma si sa, in Italia non c’è differenza tra provvisorio e definitivo, e oggi lo dice anche un’importante sentenza.

La seconda ragione invocata dai giudici è l’assenza o la carenza di un’adeguata istruttoria sulle motivazioni dell’intervento, e in particolare sulla presenza o meno di adeguate indicazioni di interesse pubblico a sostegno delle limitazioni.

Ed è proprio, e soprattutto qui che non capisco la sentenza, anche se per debito di verità, devo riconoscere che il Tar decide sui motivi addotti dalle parti, e appunto, proprio queste avevano denunciato la carenza di accertamenti.

I penalisti, giudici e avvocati, sono soliti sostenere che non occorre provare i fatti notori e riconosciuti da tutti. Anche in civile si dice la stessa cosa, e qui c’è addirittura la legge a fare chiarezza. Ora se c’è un punto incontroverso in questo accanito dibattito è che le grandi navi sono deleterie per la laguna e per la città. Non lo dicono solo gli ambientalisti, lo dicono anche i controinteressati, e perfino Costa e Trevisanato. Che senso avrebbe altrimenti l’insistenza ostinata a favore dello scavo del Contorta, se non la riconosciuta necessità di evitare il passaggio della grandi navi in Bacino e lungo il canale della Giudecca?

E se è così, ed è così, che bisogno c’è di provare ancora la dannosità delle grandi navi, consistente nell’eccesso di rumore, di fumo, di moto ondoso e soprattutto nel rischio di incidenti tipo Giglio?

Il problema vero è che lo scavo del Contorta potrebbe rivelarsi un rimedio peggiore del male che dovrebbe curare. Ma non voglio riaprire il dibattito su questo punto: a Venezia tutti conoscono i termini della disputa, e tutti sanno che gli ambientalisti devono superare le obiezioni di chi direttamente o indirettamente è interessato economicamente all’attività crocieristica. Si tratta di molte persone come appare evidente dalle perplessità e dalle titubanze anche dei grandi partiti, sempre più incerti sul da farsi, ma di fatto schierati con l’interesse patrimoniale.

Qui mi limito a riflettere solo su un punto, e purtroppo sono costretto a ripetere ciò che ho detto molte volte in Consiglio Comunale e scritto su questo giornale, anche se inascoltato. Il vero rischio, reso evidente dalla sentenza, non è solo quello di una scelta sbagliata (Contorta o no), ma quello dell’incapacità di decidere e del conseguente precipitare in un mare di parole e di discussioni senza fine, come è tipico dei grandi dibattiti in questa sfortunata città.

I presupposti ci sono ormai tutti (e la sentenza li conferma e li consolida) e forse vale la pena di ricordare che mentre, in via di pura logica, incontroverso rimanendo il punto della grave dannosità delle grandi navi, si dovrebbe nel frattempo dare corso ad un drastico, immediato divieto da stabilirsi per legge, l’esperienza vissuta dà purtroppo forza all’insostenibile conclusione che nel frattempo (anni o più probabilmente decenni) le grandi navi continueranno a scorazzare dove certamente non dovrebbero, aggiungendo la beffa ai danni e ai rischi.

Ennio Fortuna

 

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