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Il Sfmr inventato da Bernini: domani decolla la linea centrale con 22 corse in più ogni giorno
Chisso e Galan in carcere e Zaia non vuole cerimonie, il nodo Trenitalia-Sistemi Territoriali

Spesi 600 milioni. 130 per acquistare i convogli Stadler-Ansaldo, gli altri per eliminare i passagi a livello, le nuove stazioni, i parcheggi di scambio per gli automobilisti

PADOVA Sfmr, Tav Brescia-Padova, Mose, Salerno-Reggio Calabria e Terza corsia della A4 Venezia-Trieste. Non è l’elenco dello Sblocca-Italia di Renzi, ma delle eterne incompiute che strozzano lo sviluppo del Paese ingabbiato nella rete di infrastrutture del dopoguerra. Da domani qualcosa forse cambia in positivo: il Sfmr, alias la metropolitana del Veneto, debutta sulla Padova-Mestre. 22 corse in più al giorno, un treno ogni dieci minuti grazie ai nuovi Stadler-Ansaldo acquistati da Sistemi Territoriali di Michele Gambato, la società nata per il federalismo ferroviario in Veneto. L’idea cullata da Galan e Chisso, era la fotocopia del modello Ferrovie lombarde che gestisce una quota rilevante del trasporto extraurbano a Milano, Varese e Sondrio. Maroni fa affari d’oro, mentre a Venezia tengono banco le polemiche sui disservizi dei vagoni a gasolio che si fermano con il freddo e della linea Padova-Calalzo eternamente bloccata per il maltempo. Il Sfmr è costato quasi 600 milioni: 130 per l’acquisto dei 22 Stadler, gli altri per le opere sulla rete e i passaggi a livello. Nessuna cerimonia. La metropolitana veneta parte in semiclandestinità, senza cerimonie: Giancarlo Galan è in carcere ad Opera a Milano e non c’è nemmeno Renato Chisso, detenuto a Pisa, così Luca Zaia ha avuto il bon ton di evitare il taglio del nastro. Perché la vera svolta è scattata con l’orario cadenzato voluto da Chisso nel dicembre scorso, una rivoluzione che ha fatto scattare la rivolta dei pendolari: la Regione ha messo sotto accusa Trenitalia e ha poi annunciato di voler mettere in gara la concessione per il trasporto pubblico che scade nel 2014. Si tratta di una torta da 150 milioni che si somma ai 256 milioni per i bus. Il padre è Bernini. Il Sfmr, invece, porta la firma del Doge dc Carlo Bernini che l’ha ideato nel lontano 1990, quando il Veneto era la balena bianca d’Italia e la Lega un manipolo di fedelissimi legati a Rocchetta e Gobbo con Bossi che aveva appena messo piede nel Senato. Il copyright è della Net Engineering di Giovan Battista Furlan, un colosso nel sistema del trasporto ferroviario che ha depositato un progetto ambiziosissimo: collegare il quadrilatero Venezia-Treviso-Padova-Castelfranco, dove vivono 3 milioni di abitanti. Il Veneto come Monaco di Baviera, Parigi e Londra e come Milano e il suo hinterland. La Patreve nasce con l’idea della metro di superficie per mettere in rete le sue università, dislocate sul territorio con le sedi storiche di Padova e Venezia e poi Verona, Vicenza e poi infine Rovigo e Treviso. Ma il terremoto di tangentopoli ’92 modifica il disegno e il Sfmr finisce in un cassetto e quando Galan lo riprende in mano nasce un contenzioso con la Net Engineering che si trascina ancora oggi. Il contenzioso di 30 milioni. Tirate le somme, Furlan attende che palazzo Balbi stacchi un assegno di 30 milioni di euro per chiudere un contenzioso che si trascina dal 1996: «Il sistema metropolitano di superficie è l’architrave dello sviluppo del Veneto» ha spiegato Furlan nella sede di Confindustria Padova, « un’infrastruttura fondamentale, senza la quale è inutile che il Veneto si candidi a eventi internazionali. Per questo lo stallo non giova a nessuno». Ma Zaia ha deciso di resistere in giudizio. Domani si parte Ventidue corse in più sulla dorsale della Patreve, per convincere i pendolari a lasciare l’auto nel garage e a salire sul treno: sono 150 mila i veneti che si spostano sui mezzi pubblici, 30 mila dei quali lungo l’asse Padova-Mestre. Studenti iscritti al Bo, a Ca’ Foscari e allo Iuav e poi i dipendenti della regione e dei ministeri che protestano per i disservizi di Trenitalia che in regime di monopolio fa il bello e il cattivo tempo. I convogli regionali spesso in ritardo, mentre le «Frecce» spaccano il secondo, come se fossimo in Svizzera. Cosa cambia. Il piano, a regime, prevede treni ogni 10 minuti sulla Padova-Mestre e ogni 30 da Venezia a Treviso, mentre i collegamenti tra Padova-Castelfranco e Bassano saranno intensificati appena i binari verranno raddoppiati. Da Venezia, i dirigenti del settore trasporti, scelgono il pragmatismo e invitano all’ottimismo. Sulla Padova-Mestre ogni ora ci saranno 6 treni a tariffa popolare: 4 regionali della metro con l’orario cadenzato e 2 regionali veloci. E poi le Frecce di Trenitalia e Italo-Ntv, che tenta di rompere il monopolio con prezzi stracciati.

Albino Salmaso

 

Gli orari. Invariati i biglietti: 3,30€ per il regionale, 15 per le Frecce e 8 per Italo

Un treno ogni 10 minuti sulla linea

PADOVA Il primo treno-navetta della metro di superficie partirà domani, 8 settembre, dal nuovo binario metropolitano 2 della stazione alle 6.49. Arriverà a Mestre alle 7.24 (tempo di percorrenza 35 minuti) con fermate a Ponte di Brenta, Vigonza- Pianiga, Dolo e Mira-Mirano. Le corse successive partiranno alle 8.49, 9.49, 11.49, 12.49, 13.49, 14.49, 15.49, 16.49, 17.49 e 19.49 (vedi tabella qui a fianco). In pratica, con orario cadenzato, i nuovi 11 treni partiranno sempre al minuti 49. Da Mestre, invece, il primo treno del Sfmr partirà alle 7.35 con arrivo a Padova alle 8.10. Gli altri alle 8.35, 9.35, 11.35, 12.35, 14.35, 15.35, 16.35, 18,35 ed, infine, alle 19.35. In totale altre undici corse nella direzione opposta. I 22 nuovi treni che circoleranno solo nei giorni feriali e non al sabato e alla domenica, si vanno a sommare ai treni regionali che viaggiano sulla Padova-Mestre, raddoppiata nel 2006 con la nuova linea ad alta velocità/capacità dove corrono a 250 km l’ora le «Frecce Argento» e gli «Italo-Ntv» per Roma oltre alle « Frecce Bianche»per Verona, Milano e Torino. Ci sono poi anche i treni regionali veloci, che arrivano da Verona e Vicenza e da Bologna-Ferrara-Rovigo che non fermano in nessuna stazione intermedia. E poi ci sono tre locali, provenienti sempre da Vicenza e Rovigo, definiti ad andamento lento, che effettuano tutte le fermate intermedie. Insomma un treno ogni 10’. Il prezzo, comunque, resta lo stesso: 3.30 euro sia se si sale su un regionale veloce che su un locale che effettua tutte le fermate. Naturalmente biglietti più cari con una Freccia Argento o Bianca. In seconda classe si devono sborsare 16 e 15 euro, mentre Italo ha abbassato la tariffa a 8 euro da Venezia a Padova. Felice Paduano

 

“E’ un’eterna incompiuta. Zaia non ha strategia”

PADOVA «La metro del Veneto? Resta un’eterna incompiuta perché prima Galan e ora Zaia non hanno mai voluto investire le risorse necessarie per completare almeno il primo tratto: collegare il quadrilatero Venezia-Treviso-Castelfranco-Padova». Bruno Pigozzo, vicepresidente della commissione Trasporti della regione Veneto, è convinto che non ci sia proprio nulla da festeggiare. E dello stesso avviso è anche Stefano Peraro dell’Udc, più che mai convinto che qualsiasi tipo di cerimonia fosse fuori luogo e inopportuna. «Non ho ricevuto nessun invito e ci mancherebbe altro, sono passati 25 anni da quando Bernini e Cremonese hanno presentato il Sfmr e 15 da quando sono iniziati i primi lavori. La mia impressione è che non farà molti passi in avanti perché le risorse non ci sono. Il secondo lotto Mestre-Quarto d’Altino- Portogruaro ha ottenuto 10 milioni sui cento previsti, i fondi sono stati dirottati alle opere per ricostruire l’Aquila e l’Abruzzo dopo il terremoto. E la Regione non vuole aggiungere un euro al fondo nazionale del trasporto pubblico: non c’è nessuna strategia», dice Peraro. Ma quale autunno si annuncia per i pendolari? «Mi auguro che la qualità del servizio possa migliorare notevolmente», spiega Bruno Pigozzo (Pd) «anche se gli errori dell’orario cadenzato voluto da Chisso non sono stati corretti: la linea per Portogruaro lascia senza collegamenti i pendolari delle prime ore del mattino mentre Belluno e Rovigo rischiano l’isolamento totale. Ecco, da quando Chisso è uscito di scena per l’inchiesta del Mose, la delega ai Trasporti l’ha voluta il presidente Zaia e ora vedremo quali interventi saprà mettere in campo. La questione centrale riguarda il rinnovo della concessione che scade a fine anno. Le proteste per i disservizi di Trenitalia sono state utilizzate come un pretesto da Zaia per minacciare la fine del rapporto con l’azienda pubblica italiana. La gara sarà aperta non solo a Ntv-Italo ma a tutti i partner europei, tedeschi in primis». E il Sfmr vedrà mai la fine? «I timori sono più che fondati», aggiunge Pigozzo, «per completare il primo lotto va raddoppiata la linea Mestre-Castelfranco: ora i doppi binari si fermano a Maerne e bisogna investire 70-80 milioni. Poi va ripensata l’intermodalità per cancellare le sovrapposizioni gomma-rotaia che penalizza Belluno e Rovigo. L’ultima questione riguarda il futuro di Sistemi Territoriali: credo ci debba essere un soggetto unico per la gestione del servizio ferroviario in Veneto, i doppioni comportano sprechi e confusioni. Meglio semplificare e il rinnovo della concessione mi pare l’occasione perfetta per decidere la nuova governance», conclude Pigozzo. Ultimo capitolo: l’alta velocità. Il dossier è sul tavolo del ministro Lupi che ha deciso di sbloccare il nodo stazione di Vicenza: i 100 km da Verona a Padova, secondo i calcoli Rfi-Italfer del 2003, richiedono un investimento di 3,3 miliardi di euro, cui vanno aggiunti 800 milioni per modificare la linea a cavallo dei Berici e altri 1.150 milioni per la nuova stazione di Vicenza.

Albino Salmaso

 

“L’incubo orario cadenzato”

PADOVA «La Filt Cgil del Veneto saluta con favore l’avvio domani delservizio ferroviario di metropolitana di superficie Padova Mestre con il potenziamento negli orari diurni. L’offerta ferroviaria nella città metropolitana Padova Venezia si adegua ai bisogni e alla potenziale domanda che sale dal territorio. Bene ma da sola non basta», dice Ilario Simonaggio, segretario regionale. «Finalmente dopo 24 anni, si incomincia.    Il servizio ferroviario metropolitano regionale Sfmr è lungi dal considerarsi minimamente realizzato. Bisogna che la Regione si ponga con drammatica urgenza l’obiettivo di completare almeno la prima fase del quadrilatero centrale del veneto. Non si può considerare realizzata la prima fase perché manca la chiusura del quadrilatero Mestre–Treviso–Castelfranco– Padova senza la quale il progetto è monco.    Le migliorie promessa dalla Regione, dopo il «fallimento» del servizio denominato orario cadenzato sono al palo. Non è accettabile che passino molti mesi senza vedere le tante promesse del presidente della Regione tramutarsi in risultati. Dovevamo in pochi anni realizzare le quattro fasi del Sfmr. Invece ci troviamo a considerare positivo, dopo ben 25 anni, l’inizio della prima fase». «Non osiamo nemmeno pensare cosa sogni il cittadino di tanta parte del veneto, fuori dall’asse Padova Venezia che ogni sacrosanto giorno fa i conti con la realtà del servizio. Riteniamo sia una drammatica priorità per il governo regionale dare risposte su un cronoprogramma realistico di interventi che completi le fasi realizzative» conclude Ilario Simonaggio .

Felice Paduano

 

ODERZO – Il movimento vuole che la politica prenda posizione con la Regione

ODERZO (g.r.) «Sindaci della tratta maltrattata: unitevi!». Pubblicato mercoledì l’appello del comitato Oderzo si Muove rivolto a tutti i sindaci della tratta ferroviaria Treviso-Portogruaro. Il nuovo orario, come segnalato dalla Regione, partirà il prossimo 19 ottobre. Una data ritenuta inaccettabile da parte dei pendolari che da mesi stanno combattendo la personale battaglia per migliorare le condizioni di trasporto.
«Il 19 ottobre (data dell’avvio del nuovo orario) non è accettabile per i pendolari e gli studenti e non deve esserlo nemmeno per voi. Muoviamoci tutti» è il tono dell’appello del gruppo che mercoledì si è rivolto a tutti i sindaci. Il gruppo è formato da pendolari che si spostano in treno da Portogruaro a Treviso e chiede che il mondo delle istituzioni torni a farsi carico di un problema particolarmente sentito a Oderzo, Motta, Ponte di Piave e San Biagio.
In questo contesto il comune di Oderzo ha chiesto di programmare una riunione urgente con Regione e Trenitalia. «Dal luglio dell’anno scorso alcuni pendolari e studenti più attenti si sono resi conto che la proposta dell’orario cadenzato promossa dall’ex assessore regionale Renato Chisso si sarebbe rivelata una catastrofe per la nostra tratta Portogruaro-Treviso» ha scritto il comitato Oderzo, rivolto al dirigente vicario regionale alla mobilità Mauro Menegazzo. I pendolari si sono uniti e hanno avviato una lunga battaglia, come segnalato passo passo dal comitato. E ora si attende il 15 settembre, data dell’inizio dell’anno scolastico. «Toccheremo con mano quale sarà effettivamente la situazione» conclude il comitato.

 

ARIANNA SPESSOTTO (5 STELLE)

«Trenitalia ignora i problemi dei cittadini»

«Dopo il taglio dei servizi estivi e la soppressione di decine di treni, ci mancava anche il rinvio del nuovo orario più favorevole ai pendolari» afferma Arianna Spessotto, deputato del M5S.

Rinviato il nuovo orario. Altri guai per i pendolari

Nessuna soluzione ai problemi dei pendolari. A puntare il dito contro l’ennesima beffa ai danni degli utenti delle ferrovie è la parlamentare del Movimento 5 Stelle Arianna Spessotto, in merito allo slittamento dell’entrata in vigore dell’orario, già concordato con Trenitalia, nella tratta ferroviaria Portogruaro-Venezia.
«Dopo il taglio dei servizi estivi e la soppressione di decine di treni, ci mancava anche il rinvio del nuovo orario più favorevole ai pendolari – attacca Spessotto -. Finché le criticità segnalate dai comitati dei pendolari e dal territorio non verranno prese in seria considerazione, il servizio ferroviario regionale non potrà che peggiorare». «Già lo scorso anno avevamo denunciato con un’interrogazione la scarsità di informazioni e di indicazioni ufficiali ai viaggiatori sui nuovi orari delle corse – continua la parlamentare veneta – un atteggiamento inaccettabile da parte di Trenitalia che ignora i bisogni reali di pendolari e utenti». Il Comitato dei pendolari e Legambiente del Veneto Orientale sottolineano come la Regione Veneto abbia tagliato le corse più costose, ossia quelle notturne, nei giorni festivi e di sabato, per garantire maggiori corse durante il giorno.
«Per la tratta Venezia-Portogruaro attendiamo il ripristino del treno notturno da Venezia alle 0,21 che trasportava un centinaio di viaggiatori ogni sera – spiega Nicola Nucera, referente dei pendolari -. Non sono state ripristinate nemmeno le corse nei giorni festivi, né la corsa serale delle 21,41 che era frequentatissima da turnisti e turisti. Permangono ore durante la giornata prive di treni in circolazione. Durante l’estate sono sparite ben 22 corse, tra cui quella per i turnisti mattutini che si recano a Venezia alle 6.30». Un incontro tra pendolari, sindaci del Veneto Orientale e i tecnici della mobilità della Regione è previsto per i prossimi giorni.

Davide De Bortoli

 

L’avvio sperimentale: otto corse al giorno lungo la tratta Padova-Venezia, il tempo di percorrenza è fissato in 50 minuti

PADOVA – Si parte. Finalmente si parte. Con dieci anni almeno di ritardo, ma, questa volta, la prima metro regionale di superficie, lunedì 8 settembre, alle 8.35, partirà dal binario 2 della nuova stazione giardino, pronta già da un anno sul lato sud di Padova Centrale. Al momento la linea metropolitana Padova-Venezia (37 chilometri) sarà attivata a titolo sperimentale solo sino al 13 dicembre, ma appare molto probabile che proseguirà anche nel 2015. Basta dare uno sguardo ai tabelloni generali cartacei degli orari Fs già affissi nelle stazioni di Padova, Venezia- Mestre e Venezia-Santa Lucia per constatare che i primi treni metropolitani sono otto all’andata ed altrettanti al ritorno. In tutto sedici. I nuovi convogli, che saranno dei treni Stadler, con 750 oppure 450 posti disponibili, partiranno da Padova alle 8.35, 11.35, 13.35, 14.35, 15.35, 17.35, 18.35 e 20.35. La prima metro arriverà a Santa Lucia alle 9.25 con un tempo di percorrenza di 50 minuti. Fermate previste: Ponte di Brenta, Vigonza-Pianiga, Dolo, Mira-Mirano e Mestre. I nuovi treni metropolitani andranno ad aggiungersi ai 210 convogli giornalieri, sia Regionali che Frecce Argento, Frecce Bianche ed Italo di Ntv, che già oggi collegano la città del Santo con la laguna. E pensare che, come disse l’ex governatore Giancarlo Galan quando, nel 2004, si mise in testa il cappello rosso da capostazione a Vigodarzere, il primo convoglio sarebbe dovuto partire entro il 2010. Sono venticinque anni che il progetto Smfr va avanti a passi di lumaca. Costato, sino ad oggi, oltre cento milioni, non è ancora a regime. Nel complesso è stato realizzato il quadruplicamento della tratta ad Alta Velocità/Alta Capacità Padova-Mestre (km 26); è stato costruito il raddoppio della linea Padova-Camposampiero-Castelfranco ed è stata anche realizzata la nuova tratta fra Mestre e Maerne di Martellago, con la realizzazione della nuova stazione di Spinea, senza, però, il completamento a doppio binario sino a Castelfranco, via Trebaseleghe, Piombino Dese e Noale. Questo perché la prima linea metropolitana di superficie del Veneto, in base al progetto originario, dovrebbe correre sull’asse Padova-Mestre-Castelfranco (con diramazione Treviso-Padova). «L’importante è che l’ 8 settembre si parta», sottolinea Lorenzo Manfredini, responsabile di Rfi di Padova, «nel frattempo stiamo potenziando la linea Padova-Vicenza, dove i treni potranno correre alla velocità massima di 200 km l’ora.

Felice Paduano

 

Portogruaro. Il nuovo orario, più favorevole, slitta dal 7 settembre al 19 ottobre

Legambiente contro il governatore: «Sempre peggio, serve un cambio di rotta»

PORTOGRUARO – L’ultima doccia fredda per pendolari e studenti arriva dalla tratta Treviso- Portogruaro. Trenitalia, tramite la Regione, ha fatto sapere che il nuovo assetto dell’orario della linea, con le modifiche e gli aggiustamenti concordati, entrerà in vigore solo dal 19 ottobre e non dal 7 settembre come si era deciso. E non c’è traccia dell’introduzione della corsa richiesta con partenza alle 7.05 da Treviso, che sarebbe molto utile per gli studenti che gravitano su Portogruaro, oggi costretti a prendere il treno delle 6.18 che arriva nella città del Lemene alle 7.17.

Ma le proteste riguardano soprattutto la Venezia-Portogruaro. «A Zaia risulta che l’orario cadenzato, dopo un avvio problematico, stia funzionando. Vogliamo ricordare al presidente che ci sono pendolari che chiedono modifiche da ben nove mesi e non sono state accolte?», attaccano da Legambiente Veneto Orientale. Per gli ambientalisti la situazione è decisamente diversa rispetto a quella dipinta dal governatore secondo cui, dopo una fase di assestamento, le cose sarebbe migliorate. «Ci sono stati tavoli tecnici, tavoli politici, richieste scritte di modifica o inserimento di corse. Comitati e amministrazioni si sono mobilitati, ma questa politica regionale ha sempre ascoltato, senza mai dare ciò che lecitamente è stato chiesto», attacca Nicola Nucera a nome del circolo di Legambiente Veneto Orientale, «per quanto riguarda la Venezia-Portogruaro, ancora aspettiamo il treno notturno da Venezia alle 0.21 che trasportava un centinaio di viaggiatori ogni sera. Non sono state ripristinate nemmeno le corse nei giorni festivi, né la corsa serale delle 21.41 che era frequentata da turnisti e turisti. Permangono ore durante la giornata prive di treni in circolazione. Durante l’estate sono sparite ben 22 corse, tra cui quella per i turnisti mattutini che si recano a Venezia alle 6.30. Quindi i problemi sono ancora tutti sul piatto, l’orario cadenzato è ancora affetto da patologie dovute alle note ristrettezze economiche». Per Legambiente è necessario un cambio di rotta da parte della Regione. «Finché la politica regionale non metterà sul piatto soldi, e non solo promesse di miglioramento, non ci saranno condizioni migliori, né treni in più per i pendolari», conclude Nucera, «se, come Zaia dice, si andrà a gara per assegnare il trasporto ferroviario, si mettano risorse aggiuntive, del bilancio regionale, per fornire servizi di qualità degni dell’Europa». Legambiente chiede infine che il gruppo di lavoro che sarà costituito per predisporre la nuova gara si confronti con i pendolari.

Giovanni Monforte

 

Gazzettino – Salzano. Razzia di biciclette in stazione.

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30

ago

2014

SALZANO – Una banda organizzata studia orari e spostamenti prima di colpire

Sale la protesta dei pendolari derubati: «Installate subito le telecamere»

Conoscono le stazioni e gli orari dei treni come le loro tasche, attendono il momento giusto e vanno a colpo sicuro. «Studiano» il tabellone delle ferrovie, controllano quando passano i treni e approfittano dei periodi di «buco» per fare razzia. I furti di biciclette nelle stazioni del Miranese sono un fenomeno noto da anni, durante l’estate il problema si è intensificato e le segnalazioni di questo genere sono decine e decine. A sparire non sono solamente le biciclette intere: quando i ladri non riescono a tranciare una catena troppo resistente, si arrangiano comunque rubando sellini, copri-sellini, ruote e fanali. Tutto torna utile nel grande mercato illegale delle due ruote: se le biciclette di valore spesso e volentieri vengono esportate nell’Est Europa, quella di seconda fascia entrano in un florido giro d’affari orchestrato soprattutto alla stazione dei treni di Padova. Negli ultimi mesi diversi furti di biciclette sono stati compiuti alla stazioni di Mira-Mirano e di Spinea (con i carabinieri della stazione locale che hanno effettuato anche alcuni importanti arresti notturni legati a questi tipi di reati), ora invece il malumore si solleva soprattutto dalla stazione di Salzano, quella che serve la linea ferroviaria Bassano-Venezia. Nei mesi scorsi il comitato locale di pendolari aveva alzato la voce con Trenitalia per protestare contro gli orari dei treni, ora su Facebook torna a farsi sentire: «Ancora episodi di vandalismo, ancora biciclette rubate. Servirebbe una telecamere di sorveglianza» scrive il comitato. Il problema è presente tutto l’anno ma i pendolari raccontano che la situazione peggiora soprattutto d’estate, quando ci sono più «tempi morti» e il viavai di gente cala drasticamente: «Le bici rubate quest’estate sono state decine, sia nelle rastrelliere interne sia nel parcheggio esterno. Cosa dobbiamo fare? Usare la macchina anche solo per pochi chilometri?» si chiede una donna salzanese. In realtà al parcheggio di Mira-Mirano alcune bande hanno preso di mira anche le macchine, mentre a Spinea negli ultimi giorni si sono sollevati malumori per la presenza di barbanera in stazione alle sette del mattino. «Il problema-sicurezza riguarda tutti – prosegue il comitato – usate biciclette di scarso valore».

 

Gazzettino – Oderzo. Treno cancellato: studenti a piedi.

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30

ago

2014

IL DISSERVIZIO – L’entrata in vigore dei nuovi orari slitta al 19 ottobre. Pendolari nel caos

La corsa delle 7.05 da Treviso non c’è più. I sindaci si mobilitano: «Tavolo della mobilità»

Trasporto ferroviario: la Regione Veneto, area infrastrutture, ha inviato al Comune i nuovi orari della linea Treviso-Portogruaro. Appena qualche giorno fa il gruppo “Oderzo si muove” aveva osservato: «È ormai settembre, le vacanze sono quasi finite, le scuole ricominciano, i pendolari e gli studenti inizieranno presto a riprendere i mezzi pubblici. Le promesse le ricordiamo tutti: ora è tempo di mantenerle. Oderzo si Muove non dimentica».
Invece la prima difficoltà c’è già, e pure la Regione se n’è risentita. Il nuovo orario entrerà in vigore non già il 7 settembre, come era stato a suo tempo concordato con Trenitalia, bensì il 19 ottobre.
«Si precisa – scrive la Regione al sindaco di Oderzo avvocato Pietro Dalla Libera e alla Provincia di Treviso – che sono già state chieste a Trenitalia spa le ragioni del differimento, rispetto alla data del 7 settembre, concordata all’atto delle valutazioni di fattibilità tecnica nelle prime settimane di luglio, stigmatizzando l’ulteriore disservizio che tale posticipazione determina per l’utenza».
Insomma in Regione sono giustamente risentiti. Il nuovo orario è tutto sommato rispettoso di quanto discusso con i sindaci della tratta e con la Provincia, ma manca una corsa fondamentale: quella delle 7.05 da Treviso con arrivo 7.45 a Motta di Livenza, in pratica il treno degli studenti.
«Questo è gravissimo – tuona Francesco Montagner, incaricato dal sindaco di seguire tutti i problemi della viabilità ferroviaria -. Non è possibile che i ragazzi si alzino prima delle 6 (il primo treno da Treviso è alle 6.31) per arrivare a scuola alle 8. Altrettanto grave è questo slittamento di entrata in vigore dell’orario. Ieri mattina, dopo una riunione con il sindaco, abbiamo richiesto alla Provincia la convocazione urgente del tavolo della mobilità. Abbiamo chiesto che oltre a Regione, Provincia e Trenitalia sia presente anche Mom Mobilità di Marca. Vogliamo al più presto risolvere il problema del treno degli studenti. La nostra è una tratta, non è una linea ferroviaria che presenta le interconnessioni delle linee che ad esempio vanno ad Udine o a Trieste. Dunque su una tratta si può agire con maggiore margine di manovra. Noi chiediamo il treno degli studenti e su questo Regione e Trenitalia possono star certi che non molleremo».
Il movimento dei pendolari intanto sta esaminando i nuovi orari. Secondo alcuni i nuovi orari non tengono in considerazione le necessità delle persone che devono proseguire il viaggio verso Venezia.

Annalisa Fregonese

 

Nuova Venezia – Regionali in ritardo protesta dei pendolari

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27

ago

2014

Sulla linea Venezia-Trieste

PORTOGRUARO. Ancora ritardi sulla linea Venezia-Trieste, tornano le proteste dei comitati pendolari della tratta. Stavolta nel mirino dei viaggiatori finisce il Regionale veloce 2684 Trieste-Venezia che anche ieri mattina è giunto a Portogruaro con 20 minuti di ritardo, poi divenuti mezz’ora a San Donà e ritornati 20 all’arrivo in laguna. Il problema non è tanto l’entità del ritardo, quanto il ripetersi del disagio.

«Non è la prima volta, anzi accade sempre più spesso», spiegano alcuni pendolari, che lamentano come a incidere sulla scarsa regolarità di questo convoglio spesso sia anche la «convivenza» con l’Intercity Trieste-Roma che lo precede di poco tempo. Dopo la pausa ferragostana, sono tornate anche le soppressioni.

Qualche mattina fa è capitato ai Regionali 11105 Venezia-Portogruaro delle 6.11 e 11112 Portogruaro-Venezia delle 7.44. Intanto, nonostante gli avvisi cartacei affissi a bordo treno, si registrano nuove proteste da parte di quei viaggiatori che non sono a conoscenza delle nuove disposizioni che prevedono, sui convogli interregionali Venezia-Trieste, la chiusura di due carrozze sul tratto friulano della linea.

Una situazione legata al fatto che la regione Friuli, considerata l’affluenza ridotta rispetto alla tratta veneta, ha deciso di pagare a Trenitalia composizioni con un numero minore di carrozze. La chiusura delle due vetture avviene subito dopo la stazione di Portogruaro, con la conseguenza che chi vi si trova a bordo deve spostarsi sulle altre carrozze. Sul tema si attende un pronunciamento del ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, al quale si è rivolta la deputata del Movimento 5 Stelle, Arianna Spessotto, che ha presentato un’interrogazione in commissione trasporti alla Camera.

(g.mon.)

 

L’OPINIONE

di Ilario Simonaggio – Segretario generale Filt Cgil Veneto

Il sindacato dei lavoratori non può restare in silenzio per il rischio che impostazioni politiche sbagliate possono produrre nei servizi di trasporto pubblico locale all’utenza con danno ai lavoratori e agli utenti, soprattutto nelle aree omogenee del Veneto dove risiedono oltre due milioni di abitanti: Padova, Venezia, Treviso. Si tratta in definitiva per i servizi di trasporto merci e passeggeri della terza realtà nazionale, solo dopo Roma e Milano. I flussi del trasporto pubblico locale, anche ferroviario, hanno fatto decidere la politica regionale: nel 1986 il sistema metropolitano ferroviario regionale (prima fase SFMR inserita nel piano regionale dei trasporti del 1990) era la dorsale centrale del servizio di trasporto regionale. Questa impostazione prevede servizi a pettine dei bus funzionali a garantire un servizio metropolitano ad alta frequenza, capillare, regolare e puntuale, di buona qualità a bordo e a terra. Per anni abbiamo ribadito che non sono accettabili i ritardi del completamento del sistema, che è scaricato su un’utenza di alcune centinaia di migliaia di pendolari dell’area. Disporre di una unica rete regionale, o almeno nell’area centrale del Veneto, corrispondente alle tre province della PaTreVe, permetterebbe: una programmazione e gestione omogenee della mobilità con un approccio integrato di sistema e di organizzazione a tutto vantaggio delle risorse liberate per potenziare e migliorare il servizio agli utenti tutti: cura particolare dedicata alle realtà oggi non coperte o dove le maglie della rete sono troppo larghe. Una unica centrale acquisti, gestione officine, biglietterie, permetterebbe notevoli risparmi sui costi operativi e maggiore offerta all’utente. Il disegno di legge sul riordino del Trasporto pubblico locale presentato dal Governo, che sarà presumibilmente nelle aule parlamentari in settembre, dispone contributi notevoli (10% del Fondo nazionale trasporti) per favorire fusioni e aggregazioni dei bacini omogenei, delle aziende atte a migliorare le dimensioni patrimoniali e di gestione dei servizi. Per la somma di tutte queste ragioni riteniamo sbagliato insistere su visioni autarchiche dell’impresa del “sindaco”, gestioni fallimentari o molto costose nel migliori dei casi. Si abbia il coraggio dell’accelerazione dei processi di integrazione che permettono maggiori risorse a favore dell’offerta di servizio. In questo contesto si inserisce il tram di Padova e Mestre, unica innovazione reale nel trasporto pubblico locale nel Veneto delle “ciacole”. Nel 2003, quando abbiamo visitato con una nostra delegazione il cantiere Lohr Spa di Clermont Ferrand, non abbiamo lesinato le critiche puntuali al mezzo. Mezzo troppo sperimentale, poco capiente, troppi posti in piedi, molto costoso, bello da vedere ma con problemi strutturali permanenti. Il mezzo fu scelto, nonostante le nostre critiche, dalla giunta padovana di centrodestra, confermato poi da quella di centrosinistra. Il mezzo ribassato a guida vincolata, in sede protetta, è decisamente migliore come vettore di un bus tradizionale. La Regione del Veneto ha contribuito al finanziamento del mezzo, in questi ultimi anni, in modo maggiore di quanto corrisposto all’offerta analoga su gomma (delibera sui costi standard), ma senza coprire per intero il costo del servizio. Non occorre insistere ulteriormente in questa occasione sull’insufficiente finanziamento regionale che ci fa prendere la maglia nera delle Regioni a statuto ordinario (ex aequo con la Basilicata). La Regione non mette un euro del proprio bilancio e fa solo il notaio del trasferimento del fondo nazionale Trasporti. Per ridurre il costo per chilometro del mezzo Lohr esiste una sola via, sia per Padova sia per Mestre. Aumentare i chilometri percorsi a una maggiore velocità commerciale, in modo da rendere maggiormente efficiente ed economico il costo di esercizio e manutenzioni rete e mezzi. Si badi bene che questi mezzi dovrebbero viaggiare in sede riservata per l’intero tragitto per garantire la velocità commerciale necessaria (25-30km/ora rispetto alla attuale inaccettabile situazione) al recupero sociale ed economico indispensabile per potenziare l’offerta. Mestre sta accelerando per completare il collegamento tram Marghera-Venezia via San Giuliano, nel mentre Padova, per decisione del neo sindaco Bitonci, taglia le nuove linee da realizzare (Sir 2 e 3). La scelta di Padova è priva di logica trasportistica a meno che non si pensi alla completa liquidazione del servizio di trasporto pubblico locale per tornare alla centralità dell’auto. Il trasporto pubblico locale ha bisogno di stabilità e certezze. Non si può ad ogni cambio di amministrazione modificare gli assunti strategici della rete, del materiale rotabile, della programmazione dei servizi.

 

Nuova Venezia – Treni: si lavora alla gara europea

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13

ago

2014

UN GRUPPO DI ESPERTI PER METTERE A PUNTO IL BANDO

E in vista di settembre trattative con Rfi per ottenere nuovi mezzi

VENEZIA – Sopita dalla pausa estiva, la questione treni è destinata a rispuntare alla ripresa settembrina. «Non voglio più assistere alle scene del passato, le corse in ritardo, le carrozze sporche e gremite all’inverosimile, ora basta», fa sapere Luca Zaia «pendolari e viaggiatori hanno il diritto ad un servizio decente e stiamo lavorando sodo per garantirlo». Più facile a dirsi che a farsi, tanto più che l’arresto e le dimissioni dell’assessore Renato Chisso hanno lasciata vacante la delega alla mobilità, assunta «provvisoriamente » dallo stesso governatore. «Da un esame approfondito della situazione, ci risulta che l’orario cadenzato, dopo un avvio problematico, sta funzionando. Ora le priorità si chiamano lotta al sovraffollamento, igiene e puntualità, che cito per ultima perché dovrebbe costituire la norma mentre abbiamo registrato ritardi incredibili, giustamente denunciati dagli utenti. Una criticità particolare è data da Calalzo, dove abbiamo una situazione da terzo mondo: binario unico, non elettrificato ma a gasolio con scambi manuali, stiamo sperimentando nuove motrici ma scontiamo le caratteristiche di fragilità del territorio che impediscono un raddoppio delle rotaie. Intendiamoci, i buoni propositi non bastano, servono risorse maggiori e più moderne altrimenti i nostri treni diventeranno come i carri armati di Mussolini, che giravano in circolo ma erano sempre gli stessi». E chi procurerà nuovi mezzi? «I nostri interlocutori si chiamano Trenitalia e Rfi, sono loro che erogano il servizio ferroviario, noi stiamo trattando e non lasceremo niente di intentato». A proposito. Dopo la disdetta del contratto con Trenitalia, le cui prestazioni sono state criticate (e multate) a più riprese, è stato annunciato un bando di gara europeo per le corse dei treni regionali in Veneto. A che punto siamo? «È stato istituito un gruppo di lavoro ad hoc, che si è riunito a più riprese. Il problema è complesso perché noi vogliamo una gara vera, non di facciata, alla quale competano le migliori società ferroviarie d’Europa. Ma per ottenerlo, occorre garantire una parità di condizioni di partenza. Cosa significa? I convogli, le infrastrutture e il personale circolante attualmente sono quelli di Trenitalia, chi si candida a sostituirla nel servizio, dovrà avere il tempo di dotarsi di uomini e mezzi e per fare questo occorre tempo. Viceversa, si tratterebbe di un bando con il vincitore già scritto. Vogliamo evitarlo».

(f.tos.)

 

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