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Nuova Venezia – Pedaggi, in tre anni rincari del 9%

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14

gen

2015

Protesta Altroconsumo: «Effetto depressivo sui consumi interni»

VENEZIA – L’aumento dei pedaggi, quest’anno, è stato dello 0,6 per cento. Ma negli ultimi tre anni, calcolano le associazioni consumatori, il rincaro è superiore al 9 per cento. Tre volte superiore all’inflazione. Si tratta di voci di prezzo che, con tutta probabilità, incideranno pesantemente su tutti i beni di consumo, dal momento che il loro trasporto avviene su strada e quindi passa in buona parte per le nostre autostrade.

«Le tratte che hanno risentito meno di questa nuova ondata di aumenti sono quelle a tariffa fissa o con distanza inferiore a 45 chilometri. I rincari più significativi, invece, riguardano i tratti più lunghi: gli aumenti sono direttamente proporzionali alla lunghezza della tratta» dichiara il vicentino Enrico Schenato, delegato regionale per il Veneto di Altroconsumo. Significativo notare che nessuna variazione subirà l’Autobrennero e che la Sicilia è l’unica regione in cui non si sono verificate variazioni nelle tariffe autostradali. A differenza del Veneto dove si sono registrati aumenti di circa il 1,5 % in quasi tutte le tratte autostradali con sensibile aumento dei rincari rispetto al triennio precedente. «Col nuovo anno – prosegue Schenato – abbiamo stimato in Veneto ulteriori rincari, tra prezzi e tariffe, di alimentari, RC auto e tariffe autostradali che andranno inevitabilmente ad incidere sul budget di famiglie ed imprese della nostra Regione per circa 600 euro. Al di là delle positive dichiarazioni di intenti rilasciate da alcuni politici ed amministratori locali in merito alla necessità di valutare una moratoria, non ci risulta sia stato convocato un tavolo di discussione e confronto, a livello regionale, con le associazioni di consumatori per promuovere il congelamento degli aumenti delle tariffe autostradali, almeno per il 2015».

 

Nuova Venezia – Stop al progetto della Camionabile

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14

gen

2015

La Grap rinuncia a realizzare la superstrada sul tracciato dell’Idrovia

MIRA – La società Grap spa, che dovrebbe portare avanti il progetto del Raccordo anulare di Padova ha rinunciato alla realizzazione della Camionabile, la superstrada a pagamento prevista lungo il tracciato dell’Idrovia tra Padova e Mira a sud della Riviera “Bilanciere del Veneto”.

Esulta il comitato Opzione Zero che da anni si batte sia contro la camionabile.

«Il grande progetto strategico regionale che voleva stringere la Riviera del Brenta in una morsa di cemento e asfalto- dice il presidente di Opzione Zero Mattia Donadel – perde un altro pezzo importante. Per noi è una vittoria. Furono infatti i comitati della Riviera del Brenta, tra cui Opzione Zero, a svelare nel 2009 le gravi irregolarità nell’iter del progetto “camionabile” ritardandone l’approvazione per almeno due anni, e costringendo il governatore Luca Zaia e l’allora assessore Renato Chisso a una dura trattativa per l’inserimento in Legge Obiettivo. Le numerose e puntuali osservazioni presentate dai comitati, in sede di Valutazione di Impatto Ambientale, in particolare quelle depositate dai gruppi padovani in difesa del “Tavello”, costrinsero la commissione Via nazionale a esprimere nel 2011 un parere favorevole condizionato da pesanti prescrizioni, tali da imporre una riprogettazione dell’intera opera».

Per Mattia Donadel da lì a poco sono comparse le prime crepe “nella cricca veneta del cemento”.

«Finalmente», dice Donadel, anche i proponenti e la Regione si arrendono all’evidenza. La camionabile lungo l’idrovia, oltre al grave danno ambientale per la Riviera e per la Laguna, era inutile. Questa superstrada, così come la Orte-Mestre e le altre in project financing, è stata pensata e voluta ad esclusivo vantaggio dei proponenti, Mantovani spa in testa. Ora Zaia non ha più scuse: stralci definitivamente la Camionabile e anche il Gra dalla pianificazione regionale».

(a.ab.)

 

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COMUNICATO STAMPA OPZIONE ZERO 13 gennaio 2015

“Crolla il progetto camionabile, esultano i comitati”

I proponenti della “camionabile” chiedono lo stralcio del progetto.

Grande soddisfazione per Opzione Zero che insieme ad altri comitati da anni si batte contro la superstrada a pagamento prevista a sud della Riviera del Brenta lungo il tracciato dell’Idrovia.

E’ di oggi la notizia che la società GRAP spa, vorrebbe portare avanti il progetto del Raccordo Anulare di Padova (GRA) rinunciando però alla realizzazione della sua appendice, la famigerata “camionabile”.

Per Rebecca Rovoletto e Lisa Causin, portavoce di Opzione Zero, lo stralcio della “camionabile” è un fatto di grande importanza perché a questo punto viene a mancare uno degli assi di sviluppo più importanti del cosiddetto “Bilanciere del Veneto”, il progetto strategico regionale che tra autostrade e gigantesche urbanizzazioni speculative voleva stringere la Riviera del Brenta in un groviglio di cemento e asfalto. Un risultato raggiunto grazie soprattutto all’azione di denuncia e alla lotta ostinata di comitati, associazioni, cittadini e amministrazioni locali.

Furono infatti i comitati della Riviera del Brenta, tra cui anche Opzione Zero, a svelare nel 2009 le gravi irregolarità nell’iter di approvazione del progetto “camionabile” ritardandone così  l’approvazione per almeno 2 anni e costringendo il Governatore Luca Zaia e l’allora assessore Renato Chisso a una dura trattativa per ottenere dal Governo l’inserimento in Legge Obiettivo.

Le numerose e puntuali osservazioni presentate poi dai comitati in sede di Valutazione di Impatto Ambientale, in particolare quelle depositate dai gruppi padovani in difesa del “Tavello”, costrinsero la Commissione VIA nazionale a esprimere nel 2011 un parere favorevole condizionato da pesanti prescrizioni, tanto pesanti da  imporre la revisione dell’intero progetto.

Di lì a poco comparivano le prime crepe nella cricca veneta del cemento: nel gennaio 2012 veniva arrestato Lino Brentan, uomo vicino al PD presente in numerosi consigli di amministrazione di società autostradali, compresa la GRAP spa di cui era amministratore delegato.

Poi nel 2013 lo scandalo MOSE, con l’arresto di Piergiorgio Baita uomo chiave della Mantovani spa, tra i principali sponsor della camionabile e a seguire il crollo di Galan e di Chisso e del modello truffaldino del “project financing” in salsa veneta. Infine, importante è stata la pressione di varie organizzazioni per ottenere il completamento dell’Idrovia.

Il Presidente di Opzione Zero Mattia Donadel commenta: “Finalmente, una picconata dopo l’altra, è crollato il castello di menzogne e anche i proponenti e la Regione hanno dovuto arrendersi all’evidenza. La camionabile lungo l’idrovia era inutile e insostenibile sotto ogni punto di vista; i volumi inconsistenti di traffico previsto non sarebbero mai stati sufficienti per ripagare l’investimento, e alla fine centinaia di milioni di debito sarebbero ricaduti sulla collettività, esattamente come sta accadendo in questi giorni per l’autostrada BREBEMI in Lombardia.

Questa superstrada, così come la Orte-Mestre e le altre numerose autostrade in project financing, puzzava di marcio fin dall’inizio: quest’opera è stata pensata e voluta ad uso e consumo dei proponenti, Mantovani spa in testa, e dei politici della cricca Veneta a cominciare da Galan, Chisso e Brentan.  I comitati hanno denunciato fin da subito gli impatti e il rischio di malaffare legato a quest’opera, ora Zaia non ha più scuse: stralci definitivamente la camionabile e anche il GRA dalla pianificazione regionale”.

Per Opzione Zero questa vicenda dimostra che la lotta portata avanti  dai comitati in questi anni è stata decisiva per salvare la Riviera dal cemento e dall’asfalto: perché infatti oltre alla camionabile sono ormai “impantanati” anche Polo Logistico, Veneto City, Città della Moda, elettrodotto Terna e Parco Commerciale di Calcroci.

Rimane un ultimo mostro da abbattere: la Orte-Mestre. Una sfida assai difficile da vincere,  ma per Opzione Zero certamente non impossibile.

 

PADOVA – Dopo aver riunito più di 200 persone provenienti dalle associazioni e dai comitati ambientalisti veneti e dopo aver raccolto 15 mila osservazioni di cittadini allarmati dal dissesto idrogeologico e preoccupati per la propria salute, la Rete dei comitati veneti “Noi siamo Terra”, coordinata da don Albino Bizzotto, dei Beati costruttori di pace, ha presentato alla Regione Veneto un documento che mette nero su bianco i “no” della popolazione: no al project financing, né per le autostrade, né per gli ospedali.

No a piani casa che danno la possibilità di edificare senza regole a fronte di 400 mila case vuote e di fronte alla disperata richiesta di case a basso prezzo. No alle grandi opere. No al ddl del ministro Lupi che affida ai privati, sottraendole agli amministratori locali, le scelte sulle trasformazioni urbane. No all’abbandono e alla vendita di case Erp. No alla vendita del patrimonio demaniale. No all’agricoltura chimico-industriale e sì a quella biologica, purché non sia riservata solo ad una nicchia. No alle bio masse perchè non sono rinnovabili.

Si agli ecoquartieri; agli investimenti pubblici; ad un premio ai Comuni che riducano la superficie impermeabile; alle risorse europee; alla perequazione virtuosa; ad un piano del verde e ad una legge regionale che blocchi immediatamente il consumo di suolo.

«Il Veneto », tuonano i Comitati , «può e deve puntare alla riduzione del 20% dei rifiuti prodotti e almeno all’80% di raccolta differenziata e riciclo, attraverso il sistema del porta a porta. Vanno chiusi i due inceneritori di Padova e Schio e avviate indagini epidemiologiche sugli effetti sanitari degli stessi inceneritori. Dobbiamo fermare un processo di mercificazione che non ha riscontro nella storia ma produce un impatto devastante sull’ambiente, sulla nostra salute e sulla qualità della vita. Difendiamoci dalla privatizzazione».

Gli approfondimenti sono reperibili sul sito www.comitativeneti.alternvista.org. «Acqua, aria, terra ed energia riguardano il vivere di tutti», scandisce don Albino, «trasversalmente riguardano la nostra salute e il lavoro. Eppure la politica fino ad oggi ha fallito e deluso le aspettative caricando in maniera insopportabile il territorio in un gioco al massacro per mettere in salvo i soldi, il guadagno economico».

Elvira Scigliano

 

VALBRENTA

La realizzazione del centro espositivo-culturale Santa Chiara, dopo il nuovo stop del cantiere a seguito del fallimento dell’impresa, pare arenatosi lasciando aperta l’ipotesi di un teatro. E si chiede maggior chiarezza da parte dell’Amministrazione

Carlo Perli è molto preoccupato: «Il progetto così com’è non può andare»

«Serve un’alternativa a Carpanè e S. Marino Viadotto improponibile Rivalta-Sasso Stefani»

 
MINACCIATO DAL MAXI TRAFFICO l’ameno itinerario accompagnato dalla ciclopista

VALBRENTA/1-  Il sindaco di Valstagna contro il progetto Nuova Valsugana

«Un disastro in destra Brenta»

«Per evitare i pedaggi rischio traffico, così addio al turismo»

«Noi stiamo operando per la valorizzazione della Valbrenta ma se, a causa del pagamento del pedaggio e delle soluzioni previste dal progetto della Nuova Valsugana, parte del traffico dovesse malauguratamente riversarsi in destra Brenta – afferma allarmato Carlo Perli, sindaco di Valstagna – verrebbe vanificato quanto di positivo si sta facendo per il completamento della ciclopista del Brenta, grazie ai fondi Odi e al rilancio turistico del territorio».

Nei prossimi giorni è previsto un incontro tra i sindaci della Valle per fare fronte comune nelle osservazioni che dovranno presentare alla Conferenza dei servizi interministeriale, in merito al progetto trasmesso agli enti dalla Regione. «La Commissione ambiente e territorio dell’Unione Montana Valbrenta sta esaminando tutto l’incartamento per fare un quadro della situazione da sottoporre agli amministratori ma, al di là delle conclusioni, è mia opinione che il progetto, così come è stato presentato, sia disastroso per la parte nord della Valle. Deve essere trovata una soluzione alternativa per quanto riguarda le problematiche relative ai centri abitati di Carpané e San Marino ed è assolutamente improponibile il viadotto previsto sul Brenta per collegare la contrada di Rivalta con Sasso Stefani».

L’assemblea dei cittadini e dei comitati contro la superstrada a pagamento Nuova Valsugana tra le motivazioni per le quali boccia con fermezza il progetto indica gli effetti sulla salute dei cittadini della Valle, ribadendo che «agli sbocchi delle gallerie, che attraversano con viadotti valli interessate da caratteristiche correnti discensionali, si riverseranno proprio sopra i centri abitati elevatissime quantità di gas di scarico, senza che in queste uscite sia installato nessun importante accorgimento per il trattamento dei fumi».

 

VALBRENTA/2 -La presidente della commissione valuta le richieste dei sindaci

«Il project non risolve nulla in valle»

VALBRENTA – (R.L.) «I tempi stringono per arginare l’impatto negativo che potrebbe avere la realizzazione del progetto della Nuova Valsugana sul territorio e la posizione delle amministrazioni dei comuni coinvolti deve essere resa pubblica», ha ribadito l’assemblea dei cittadini e dei comitati contro la Superstrada a Pagamento Nuova Valsugana, formata da comitati e associazioni che si oppongono al mega project financing. La Conferenza dei Servizi Interministeriale, dove saranno chiamati ad esprimersi gli enti interessati, potrebbe infatti essere convocata in tempi molto ristretti, ragione per cui è doveroso presentarsi con delle proposte concrete e soprattutto collegiali nell’interesse non del singolo campanile, ma di tutto il territorio.

Il documento di sintesi presentato dall’Assemblea alla Commissione territorio e ambiente dell’Unione Montana Valbrenta «è stato attentamente esaminato e valutato – ha confermato la presidente della Commissione, Chiara Nichele – e ci siamo concentrati sulle segnalazioni che sono risultate particolarmente utili per quanto riguarda le interferenze di carattere geologico ed ambientale».

Esaminare la corposa documentazione trasmessa dalla Regione è stato un compito arduo, «ma la commissione ha valutato in primo luogo gli elementi giustificativi per la realizzazione dell’opera, dalle proiezioni del traffico al quadro economico, dal contesto urbanizzato agli aspetti ambientali e sociali – prosegue la Nichele – e sta elaborando un documento molto articolato da sottoporre, nei prossimi giorni, alla giunta e al consiglio, in modo che sia di supporto alle decisioni che dovranno essere prese in merito».

Su un punto pare tutti concordino: la Valbrenta deve essere valorizzata trovando una soluzione alla viabilità, ma non sarà il project financing della Nuova Valsugana a risolvere i suoi problemi, anzi decisamente contribuirà a peggiorarne la già precaria situazione.

 

Gazzettino – Pedemontana. Espropriato due volte.

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11

gen

2015

BASSANO – La denuncia di un proprietario terriero: «Opera pubblica su suolo privato»

Da 30 anni aspetta ancora il risarcimento per la Nuova Gasparona. Ora è alle prese con la Spv

LA DENUNCIA – La provinciale “Nuova Gasparona” e la futura Superstrada Pedemontana Veneta, che da Thiene a Bassano, segue pressapoco lo stesso tracciato, sarebbero illegali: opere pubbliche, insisterebbero su terreni alla prova dei fatti ancora privati. A denunciare la clamorosa situazione è Giovanni Dal Monte, residente all’estremo lembo meridionale di Bassano appunto dove si sta allargando la prima per realizzare la seconda.

NUOVO ESPROPRIO –       Nel 1979, quando si aprì il cantiere della “Nuova Gasparona” – secondo il 64enne – la Prefettura effettuò un’acquisizione provvisoria di un lotto di famiglia mai resa definitiva. Ed ora un nuovo esproprio per la Spv. «Dagli atti risulta che il terreno è ancora nostro, tuttavia non abbiamo mai visto un soldo. Ben venga la nuova Pedemontana, ma prima di procedere si regolarizzi la ’Gasparona’».

 

IL CASO – Un abitante di q.re Prè denuncia una clamorosa situazione: «Espropriato due volte, mai visto un indennizzo»

«Nuova Gasparona e Spv sono fuori legge»

L’acquisizione provvisoria del 1979 non sarebbe mai stata perfezionata, anni di ricerche negli archivi senza risposta

Mentre la provinciale “Nuova Gasparona” sta per lasciare posto alla futura Superstrada Pedemontana Veneta, che da Thiene a Bassano segue pressapoco lo stesso tracciato, qualcuno è ancora in attesa che vengano regolarizzate le pratiche di esproprio: non però quelle della nuova infrastruttura in fase di realizzazione, bensì della vecchia strada oggi in funzione. La Sp 111, secondo alcuni cittadini, risulterebbe infatti illecita, poiché starebbe attraversando da oltre trent’anni dei terreni che risultano ancora di proprietà privata.

A mettere in luce questa incredibile situazione è Giovanni Dal Monte, 64enne residente in via Poan, in quartiere Pré, estremoe lembo meridionale della città. Tutto inizia nel 1979, quando si apre il cantiere della “Nuova Gasparona”, a sud di Bassano, e a Carlo Dal Monte, padre di Giovanni, viene annunciato un esproprio in via provvisoria da parte della Prefettura di Vicenza. Si tratta di un atto che garantisce ad Anas, gestore della rete stradale, la possibilità di usufruire subito del terreno privato per realizzare l’arteria pubblica. Ma tale passaggio deve essere regolarizzato entro cinque anni con un decreto definitivo. Di questo atto dovuto però non si viene a sapere nulla, e ancora oggi non vi è traccia.

Nel frattempo Carlo Dal Monte non c’è più, e il figlio si trova a far fronte all’esproprio di un nuovo terreno per la Spv con il precedente caso ancora in alto mare. «Mi sono rivolto alla Conservatoria dei registri immobiliari di Bassano – racconta Giovanni – dove risulta che il terreno su cui transita la ’Nuova Gasparona’ è ancora di nostra proprietà. Questo significa che quella strada è illegittima perché passa su terreni privati».

A dimostrazione di questo, Dal Monte cita l’articolo 42 bis del Testo unico sugli espropri, secondo il quale senza il decreto definitivo il proprietario del terreno “sottratto” ha il diritto a un risarcimento o alla restituzione del bene. Per questo l’interessato ha chiesto spiegazioni anche al Comune di Bassano, dove non è riuscito a trovare risposte, e soprattutto ai diretti interessati dell’Anas Veneto: «Ancora un paio d’anni fa mi hanno detto che malgrado le approfondite ricerche non sono riusciti a trovare le pratiche di esproprio, confermando pertanto che l’iter amministrativo allora avviato non sarebbe stato concluso. Avrebbero pertanto provveduto alla richiesta dei fondi necessari per sanare la pratica in questione, ma siamo ancora in attesa».

Giovanni Dal Monte lancia una stoccata anche alla Spv: «Ben venga la nuova Superstrada pedemontana se è un bene per il Veneto – sostiene – ma gli espropriati devono avere i giusti indennizzi. Invece ci hanno garantito meno della metà rispetto a quanto abbiamo richiesto. Sis deve sapere inoltre che per costruire la Spv sta usufruendo di una strada che di fatto transita su terreni che sono ancora di nostra proprietà». Infine il 64enne del Prè lancia un appello: «Prima di procedere con la Pedemontana qualcuno pensi a regolarizzare la ’Nuova Gasparona’».

 

Il ministro mantiene la promessa rivolgendosi alla Camera per averne il via libera

La Provincia autonoma: «Pronti a fare ricorso per tutelare le nostre prerogative»

PADOVA – La via per i monti è aperta. Allo scadere del 60esimo giorno previsto per la “procedura di dissenso”, Maurizio Lupi avvia l’iter per il prolungamento a Nord della Valdastico superando il «no» del Trentino che già annuncia «i necessari ricorsi per salvaguardare le sue prerogative». Il ministro delle Infrastrutture, si legge in una nota, «ha inviato alla presidenza della Commissione Affari regionali della Camera la documentazione sulla realizzazione dell’Autostrada A31 Valdastico Nord affinché la Commissione prenda esplicitamente atto che il Governo ha esperito tutte le azioni previste dai principi di leale collaborazione e di rispetto delle autonomie a fronte dell’opposizione della Provincia autonoma di Trento alla realizzazione della suddetta autostrada».

Con questo atto il ministro Lupi «ha dato formalmente avvio alla procedura – prosegue la nota – che prevede, di fronte al permanere del dissenso della Provincia autonoma di Trento, che il progetto della Valdastico Nord venga approvato, su proposta del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e del Consiglio dei ministri, con un Decreto del Presidente della Repubblica». Soddisfatta A4 Holding che dal 1986, con la fusione dell’Autostrada A31 Valdastico, ha la concessione del tratto Trento-Valdastico-Vicenza-Riviera Berica-Rovigo, allora realizzato solo per i 36,4 chilometri tra Vicenza e Piovene Rocchette. Nel 2005 sono iniziati i lavori per la costruzione del tronco a sud fra Vicenza e Rovigo (54 chilometri) il cui casello di Badia Polesine è stato aperto il 15 dicembre scorso. Ed è proprio in quell’occasione, che il ministro aveva ribadito l’avvio della procedura di dissenso, ovvero anche con il parere negativo della Provincia autonoma. «Un passo sperato e che è arrivato nelle tempistiche promesse – spiegano dalla concessionaria a Verona – Ora attendiamo il Consiglio dei ministri poi il decreto del presidente».

«Restiamo contrari all’opera – replicano invece da Trento il presidente della Provincia Ugo Rossi e l’assessore Mauro Gilmozzi – perché crediamo che l’idea stessa della Valdastico sia superata, non coerente con le direttive europee e anche col forte investimento che si sta facendo sul trasporto ferroviario, proprio in collaborazione con lo Stato, ma anche con l’Unione europea e l’Austria. L’iniziativa del ministro appare come una forzatura alla quale non potremo che rispondere coi necessari ricorsi per salvaguardare le nostre prerogative».

«Ringraziamo il ministro per aver mantenuto la parola data e ora confidiamo in tempi brevi» replicano dall’A4 Holding.

Eleonora Vallin

 

Le società di Baita e Minutillo, già coinvolte nell’inchiesta Mose, avevano preso parte alla gara

Si muove l’Autorità presieduta da Cantone

MEOLO – Intervento su sollecitazione della deputata sandonatese M5S Arianna Spessotto

Via del Mare, indaga Cantone

L’Autorità anticorruzione chiede alla Regione le carte sull’iter dell’autostrada a pagamento

Via del Mare: si muove l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac). Dopo la richiesta di intervento affinché venisse sospesa la gara d’appalto per la progettazione, costruzione e gestione della superstrada a pedaggio A4-Jesolo, avanzata lo scorso dicembre al presidente dell’Anac Raffaele Cantone dalla deputata del Movimento 5Stelle Arianna Spessotto, l’Autorità anticorruzione ha dato il via a una procedura formale, invitando il direttore della Sezione Strade autostrade e concessioni della Regione, Mariano Carraro, a fornire, entro 30 giorni, una relazione dettagliata sullo stato attuale del procedimento di gara della Via del Mare e l’intera documentazione collegata, per verificare il rispetto delle condizioni di legalità della procedura.

L’iter per l’appalto dell’opera, pur rallentato, non è mai stato bloccato dalla Regione, nonostante due delle tre società promotrici fossero state coinvolte nella scandalo Mose. Nel 2012 erano stati proprio Claudia Minutillo per Adria Infrastrutture e Piergiorgio Baita per il Consorzio Vie del Mare, assieme alla società Strada del Mare, a presentare il progetto preliminare della superstrada a pedaggio, da realizzare in project financing. Le tre società si sono poi fuse in un solo gruppo, la Strada del Mare srl, diventato unico promotore, con diritto di prelazione sugli altri partecipanti all’appalto.

A marzo 2013 però, Baita e Minutillo finiscono nelle maglie della giustizia, un anno dopo è la volta dell’assessore regionale Renato Chisso, grande sostenitore della Via del Mare. Nonostante le sollecitazioni al governatore Zaia per l’annullamento del progetto, soprattutto del Pd e di diversi sindaci dei territori interessati dalla superstrada, l’iter del bando europeo per realizzare e gestire l’opera, indetto dalla Regione e scaduto a settembre 2013, prosegue anche se con tempi lunghi. Attualmente le offerte pervenute sono all’esame della commissione che dovrà stabilire il vincitore della gara. E non ci sono segnali dell’intenzione di bloccare il progetto. A meno che ora l’Anac non decida lo stop.

 

«La “Via del mare” mostri le carte»

L’Autorità anticorruzione vuole fare luce sulle procedure avviate per la costruzione della  superstarda a pedaggio

«Via del Mare, fuori tutte le carte». L’Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone vuole vederci chiaro sulle procedure avviate per la realizzazione della superstrada a pedaggio tra l’autostrada A4 e Jesolo, ed ha invitato il direttore della Sezione Strade Autostrade e Concessioni della Regione, Mariano Carraro, a fornire entro 30 giorni una relazione dettagliata sullo stato attuale della gara, oltre all’intera documentazione collegata, per verificare il rispetto delle condizioni di legalità della procedura.

Era stata la deputata del Movimento 5Stelle Arianna Spessotto a chiedere, nel dicembre scorso, l’intervento dell’Autorità anticorruzione affinché venisse sospesa la gara d’appalto per la progettazione, costruzione e gestione della suprestrada.

L’iter per l’appalto dell’opera, pur rallentato, non è però mai stato bloccato dalla Regione, nonostante due delle tre società promotrici fossero state coinvolte nello “scandalo Mose”. Nel 2012 erano stati proprio Claudia Minutillo per “Adria Infrastrutture” e Piergiorgio Baita per il “Consorzio Vie del Mare”, assieme alla società “Strada del Mare”, a presentare il progetto preliminare della superstrada a pedaggio, da realizzare in project financing.

Le tre società si sono poi fuse in un solo gruppo, la “Strada del Mare srl”, diventato unico promotore, con diritto di prelazione sugli altri partecipanti all’appalto. Nel marzo 2013 però, Baita e Minutillo finiscono nelle maglie della giustizia, un anno dopo è la volta dell’assessore regionale Renato Chisso, grande sostenitore della Via del Mare. Nonostante le sollecitazioni al governatore veneto Luca Zaia per l’annullamento del progetto, soprattutto da parte del Pd e di tutti i sindaci dei comuni che sarebbero stati attraversati dalla superstrada (con l’unica eccezione di quello di Jesolo), l’iter del bando europeo per realizzare e gestire l’opera, indetto dalla Regione e scaduto a settembre 2013, prosegue anche se con tempi lunghi.

«Quanto emerso dalle indagini sul Mose a proposito della società Adria Infrastrutture, citata dal Gip di Venezia come esempio di “sistema corruttivo diffuso e ramificato” – aveva affermato Spessotto anche in un appello rivolto al Zaia – dovrebbero farci riflettere sull’esigenza di procedere con una verifica immediata di legalità delle condizioni di aggiudicazione della gara».

Attualmente le offerte pervenute sono all’esame della commissione che dovrà stabilire il vincitore della gara, e non ci sono segnali dell’intenzione di bloccare il progetto. A meno che ora l’Anac non decida lo stop.

 

Il magistrato che presiede l’autorità nazionale anticorruzione vuole una dettagliata relazione

L’Anac si è mossa in seguito all’appello della deputata sandonatese grillina Spessotto

MUSILE – Autostrada del Mare: l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) vuole visionare tutta la documentazione relativa all’iter del bando per la concessione della progettazione definitiva e della costruzione, tramite project-financing, della superstrada che collegherà il casello dell’A4 di Meolo a Jesolo.

Nei giorni scorsi gli uffici dell’Autorithy, presieduta dal magistrato Raffaele Cantone (divenuto famoso per il suo impegno per la legalità sull’Expo), hanno scritto alla sezione “Strade, autostrade e concessioni” della Regione per chiedere «una circostanziata relazione sullo stato attuale del procedimento di gara, nonché su eventuali contenziosi insorti».

La Regione avrà tempo sino alla fine di gennaio per produrre l’incartamento. Va precisato che al momento sulla via del Mare non c’è alcuna indagine in corso da parte dell’Anac, ma si tratta di una richiesta di informazioni preliminari, per assicurare la verifica del rispetto delle condizioni di legalità della procedura.

L’Autorithy si è mossa in seguito all’appello lanciato lo scorso dicembre dalla deputata sandonatese Arianna Spessotto. L’esponente del Movimento 5 Stelle aveva chiesto a Cantone di intraprendere un’azione mirata alla sospensione dell’iter di aggiudicazione del bando di gara, alla luce del sistema di tangenti e malaffare emerso in Veneto dalle indagini sul Mose.

«Cantone ha risposto positivamente alla mia richiesta, annunciando l’avvio dell’esame preliminare della questione da me sollevata», commenta Arianna Spessotto, «è mia intenzione, come già fatto in precedenza, coinvolgere direttamente i sindaci dei Comuni interessati dalla realizzazione dell’opera in questa delicata fase di aggiornamento, per valutare congiuntamente l’effettiva o meno permanenza delle necessarie condizioni di legalità per l’aggiudicazione della gara per la costruzione della superstrada Meolo-Jesolo».

Ma la deputata del Movimento 5 Stelle chiama in causa soprattutto il governatore Zaia. «I comitati, le associazioni locali e quasi tutti i Comuni hanno già da tempo espresso la loro contrarietà alla costruzione della superstrada a pedaggio per la sua evidente inutilità.

Pertanto», conclude Arianna Spessotto, «ritengo necessario procedere su tutti i fronti per bloccare definitivamente questa assurdità. Mi auguro che si muovano in questa direzione altri sindaci, politici e magari il presidente della Regione Zaia, che formalmente si è dichiarato contrario all’opera, ma alla prova dei fatti non ha intrapreso alcuna azione concreta».

Giovanni Monforte

 

Gazzettino – Breganze. Spv e cave, Epifania della Terra

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5

gen

2015

Epifania della Terra tra Spv e cave

Domani a Breganze manifestazione promossa dal CoVePa con la messa di don Bizzotto

BREGANZE – (g.b.) Si terrà a Breganze in via Fratelli Laverda, domani martedì 6 gennaio alle 14.30, la celebrazione per l’Epifania della terra promossa da CoVePA, coordinamento Tutela Territorio Breganze e LABC Laboratorio Civico.

Nel 2014 la messa, presieduta da don Albino Bizzotto, si era tenuta tra le uscite di Cartigliano e Bassano nel parco regionale rurale Civiltà delle Rogge.

Il motivo che ha spinto i promotori ad organizzare l’evento a Breganze è legato alla particolare situazione in cui si trova quest’area.

«Intanto per condividere assieme alcune riflessioni sui luoghi maggiormente maltrattati della Terra Madre – spiegano – A Breganze, siamo assediati dagli eventi e pericoli incombenti. Qui a giugno sono stati tagliati i vigneti del torcolato senza rispetto per gli agricoltori, fra pochi mesi verrà aperto il primo casello della SPV, sono iniziati celermente i lavori sul resto del territorio di Breganze da poche settimane.

Poi, per non farci mancare nulla, Breganze è uno dei territori del Veneto e d’Italia col maggiore aumento di consumo di suolo degli ultimi anni, con non ultima, l’incombenza di una ampia area di nuova escavazione per i bacini di laminazione, con la duplicazione delle aree di cava esistenti di Mirabella-Sandrigo, tra le più grandi in Veneto, per questo è simbolo di tutta la terra».

 

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