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Scorzè. Il Pd accusa l’amministrazione: per vedere il bosco serviranno vent’anni

Il sindaco Mestriner: avremo dieci ettari di alberi e le barriere fonoassorbenti

SCORZÈ – Sempre il casello e sempre il problema della sicurezza dei cittadini al centro della polemica a Scorzè tra Pd e maggioranza, a poco più di un mese dall’apertura al traffico.

Se prima si era parlato dei problemi che potrebbero avere pedoni e ciclisti con le piste ancora da fare o completare, stavolta lo scontro è sulla mitigazione ambientale, bosco o barriere fonoassorbenti che siano, per ridurre i rumori provocati dal passaggio dei mezzi.

E il maggior partito di minoranza chiede che si ritardi l’apertura al traffico finché non ci saranno opere almeno sufficienti.

«Mancano poche settimane all’apertura del casello», spiega il capogruppo del Pd Gianna Manente, «e non ci sono segnali dei dieci ettari di area verde promessa. Si era parlato, addirittura, di vederla prima che terminassero i cantieri del casello. A seconda del tipo di alberi da mettere, crediamo che ci vorrà qualche lustro prima di vederne i risultati. Ma intanto che si fa per tutelare la salute della gente? Che non sia il caso di posticipare l’apertura del casello? Credo che sia un argomento su cui riflettere».

Per il consigliere Gigliola Scattolin ci vorranno vent’anni prima di vedere gli alberi cresciuti. «E i benefici», continua, «si potranno avere solo quando avranno le dimensioni tali per essere efficaci».

Per il sindaco Giovanni Battista Mestriner il bosco si farà e tra qualche giorno dovrebbero essere definiti gli accordi con gli altri enti, soprattutto il consorzio di bonifica Acque Risorgive. «Solo grazie a noi», replica, «avremo dieci ettari di superficie verde e non zone industriali. Il Pd di Scorzè ci dica in quali altri Comuni da loro governati è stata fatta un’area così grande di mitigazione. Invece di collaborare, ci hanno sempre criticati in modo pretestuoso. Ricordo che il Comune di Scorzè non ha voluto il Passante e il casello. La gestione del primo e l’apertura del secondo, fatta con legge obiettivo, è in carico a Cav. Abbiamo acquisito le superfici e trovato i finanziamenti, non possiamo anche rivoluzionare le leggi della botanica perché gli alberi crescano prima: intanto è stato importante seminarle. Stiamo lavorando perché le aree cedute diventino di mitigazione idraulica e su questo c’è la necessità di definire un accordo con il consorzio Acque Risorgive: sarà fatto a breve».

Mestriner, poi, punta ad avere le barriere fonoassorbenti, che costano attorno al milione di euro a chilometro: «Tra poco», osserva, «partiremo con la procedura da adottare per impedire lo sforamento dei limiti acustici; questo consentirà ad Anas di riorganizzare il suo piano di risanamento come previsto».

Alessandro Ragazzo

 

MIRA – Continuano gli incontri pubblici dell’amministrazione comunale mirese con i cittadini per illustrare l’attività svolta e raccogliere eventuali segnalazioni e proposte. Il prossimo appuntamento riguarderà il delicato problema della sicurezza degli attraversamenti sulla Romea.

Si terrà martedì al ristorante “alla Laguna” alle 20.

All’incontro parteciperanno il sindaco, assessori e consiglieri comunali.

«In questa occasione», spiega il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Mauro Berti, «il tema della sicurezza stradale, con la Romea da attraversare per qualsiasi spostamento, costituirà uno dei temi forti della serata».

Anche il sindaco Alvise Maniero è pronto al confronto con i cittadini della località mirese che si trova di fronte alla laguna.

«Si tratta di un’occasione», dichiara il sindaco Maniero, «per un confronto diretto, per spiegare la nostra azione di questi mesi ma anche per avere direttamente dai cittadini l’indicazione di quelle che sono le priorità della frazione e il giudizio sul nostro operato».

Il Comune di Mira da tempo si è schierato per la messa in sicurezza dell’attuale Romea e contro la realizzazione della Romea Commerciale.

Una posizione quest’ultima che il Comune ha fatto propria manifestando recentemente proprio a Giare contro la mega opera che sta creando molte proteste e diverse manifestazioni in tutto il territorio.

(a.ab.)

 

SPINEA – Barriere fonoassorbenti e fotovoltaiche per il Passante che inquina l’aria e disturba il sonno dei residenti.

Torna a riproporle il consigliere di Fratelli d’Italia Mauro Armelao, dopo che il progetto è diventato realtà in altri comuni. Ha fatto scuola, ad esempio Oppeano, in provincia di Verona, dove barriere all’avanguardia, in grado di proteggere dai rumori e allo stesso tempo produrre energia dal sole, sono realtà lungo la Transpolesana.

Armelao torna così alla carica, riproponendo il progetto anche per Spinea, dove a distanza di anni dall’entrata in esercizio del Passante, ancora non è arrivata una soluzione per alcuni tratti di autostrada, rimasti scoperti dalle barriere.

Lo fa a pochi giorni dal rinnovo del Consiglio di amministrazione di Cav, la società che lo gestisce.

«Installando pannelli solari su tutto il tracciato, esclusi i tratti in trincea, Cav potrebbe produrre energia elettrica da distribuire gratis a tutte quelle utenze private che distano fino a 200 metri dal Passante, in modo da “ricompensarli” dal danno subito dalla presenza dell’infrastruttura», spiega Armelao, «tutti sanno che le abitazioni in questa fascia hanno perso almeno il 30% del loro valore commerciale. Inoltre, l’energia prodotta e non consumata per le case e per l’illuminazione stessa del Passante, potrebbe essere venduta da Cav a Enel. Si tratta di un’operazione di giustizia verso i tanti residenti che non sono stati adeguatamente risarciti, solo perché più distanti della fascia di indennizzo, penso ai residenti di Crea, Fossa, Luneo e Zigaraga».

A Oppeano, oltre all’abbattimento pressoché totale dei rumori in eccesso, meno di due chilometri di barriere fotovoltaiche producono ogni anno circa 800 mila kilowatt’ora di energia.

Filippo De Gaspari

 

«Il nuovo consiglio di amministrazione di Cav non dimentichi l’importanza delle barriere fonoassorbenti».

Il consigliere comunale di Spinea Mauro Armelao (Fratelli d’Italia), lancia un appello ai futuri componenti del Cda che saranno nominati giovedì 29: «Mi appello affinché siano maggiormente sensibili al tema ambientale e pensino di progettare delle barriere fonoassorbenti su tutto il tracciato».

Oltre alla questione del rumore e dell’inquinamento, secondo Armelao, installando su tutto il tracciato (esclusi i tratti in trincea) anche i pannelli solari, Cav potrebbe produrre abbastanza energia elettrica da alimentare l’illuminazione dello stesso passante, da distribuirne ai Comuni e soprattutto, a titolo gratuito, alle abitazioni private situate fino a 200 metri di distanza dal passante.

«In questo modo – aggiunge Armelao – potrebbero ricompensarli dal danno subito a causa del passaggio di questa autostrada e dalla perdita di non meno del 30% del valore commerciale delle loro abitazioni. Tanti residenti non sono stati risarciti perché più distanti di soli 60 metri dall’arteria autostradale».

E fa l’esempio del Comune di Oppeano, in provincia di Verona, dove le barriere riducono quasi a zero il rumore e catturano le polveri sottili prodotte dai gas di scarico.

(m.fus.)

 

Il sindaco di Meolo Aliprandi e il deputato Spessotto (M5S) attaccano gli albergatori di Jesolo

MEOLO – Autostrada del Mare, fuoco di fila contro gli albergatori jesolani. A più di un amministratore dei Comuni dell’entroterra non sono piaciute le dichiarazioni del presidente dell’Aja, Massimiliano Schiavon, che ha sollecitato una rapida realizzazione della superstrada Meolo-Jesolo, non lesinando stoccate al fronte del no.

«Anziché consumare inutili polemiche, il presidente Schiavon dovrebbe unirsi ai sindaci, alle altre associazioni di categoria e ai cittadini per perseguire lo stesso obiettivo, ovvero rendere efficiente il nostro sistema infrastrutturale che è inadeguato per la mancanza di un progetto globale», attacca il sindaco di Meolo, Loretta Aliprandi, «sono anni che i nostri territori contrastano la via del Mare, poiché è palese la sua inutilità e insostenibilità economica, come palese è il fatto che con tale progetto non vengono affrontati i veri nodi critici della viabilità che porta al litorale, perché il problema si pone all’ingresso di Jesolo».

Aliprandi sottolinea che esistono soluzioni alternative che tengono conto delle necessità del turismo.

«Progetti che potrebbero recare beneficio ai nostri territori e offrire un servizio vantaggioso per il litorale», aggiunge il sindaco di Meolo, «parliamo di una riqualificazione della Treviso-Mare quale arteria di scorrimento veloce, a step, affrontando prima i tratti più pericolosi e via via gli altri, mantenendo la strada pubblica e libera. Altra proposta è quella della creazione di un sistema metropolitano su rotaia che colleghi entroterra e litorale. Un’autostrada sarebbe la morte per l’entroterra e non recherebbe beneficio all’unico punto critico, l’ingresso a Jesolo».

A breve i sindaci del “no” avranno un nuovo incontro con l’assessore regionale Coppola.

«È ormai evidente che la via del Mare non risolverà il problema degli incolonnamenti a ridosso del litorale, ma tenderà ad amplificarli», commenta la deputata del M5S, Arianna Spessotto, «l’infrastruttura terminerà all’altezza della rotatoria Frova, quindi a monte degli esistenti colli di bottiglia. È altrettanto certo il riversamento del traffico sulle arterie secondarie e nei piccoli centri considerato che, in aggiunta ai vecchi problemi irrisolti, si aggiungerà quello del pedaggio. Per tutte queste ragioni, e per il grado di distorsione su cui si è innestato l’iter dell’opera, il M5S ritiene che sia necessario stralciare il progetto». Spessotto si è resa disponibile a un confronto con gli amministratori jesolani.

Giovanni Monforte

 

Gazzettino – Autostrada gratis, casellanti in sciopero

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24

gen

2015

VENERDÌ PROSSIMO

«Venerdì 30 gennaio su tutti i caselli Cav si potrà passare gratis per sei ore. È stato indetto uno sciopero per le ultime due ore di ogni turno».

Ad annunciarlo è il segretario provinciale per la Ugl Viabilità e Logistica, Stefano Gusson, e lo sciopero è stato proclamato anche per tutti i venerdì del mese di febbraio: in questo caso le ore saranno tre perché i lavoratori sciopereranno nell’ultima ora di ogni turno.

«Confidiamo in una forte adesione» aggiunge il sindacato, rimarcando che il 30 gennaio gli orari interessati saranno dalle 4 alle 6 del mattino, dalle 12 alle 14 e dalle 20 alle 22. Nei venerdì di febbraio, invece, lo sciopero scatterà dalle 5 alle 6, dalle 13 alle 14 e dalle 21 alle 22.

«L’azienda intende diminuire il personale ai caselli, noi invece chiediamo un operatore per ogni casello. Non importa che sia tutto automatizzato, la presenza fisica del personale Cav è fondamentale» aggiunge Gusson, sottolineando che la battaglia sindacale riguarda anche diversi aspetti contrattuali.

Il sindacato spiega poi cosa succederà in caso di sciopero ai caselli della tratta Venezia-Padova Est: quelli che prevedono la presenza del personale avranno direttamente le sbarre alzate; per i caselli con sportelli automatici basterà premere il pulsante per l’intervento dell’operatore: se quest’ultimo sarà in sciopero la sbarra si alzerà automaticamente.

Nelle corsie Telepass gli utenti invece pagano regolarmente il pedaggio.

(g.pip.)

 

La nostra è la prima regione italiana per fatturato del mercato illegale dei rifiuti speciali. LegAmbiente: «Livello di omertà di tipo mafioso»

MESTRE – Il succo è: facciamo tutti gli scongiuri. Perché se la Procura di Venezia dimostrerà in tribunale i suoi sospetti vorrà dire che negli ultimi 15 anni in Veneto la gestione dei rifiuti, e in particolare dei rifiuti industriali, è stata affidata a una cricca di poche persone che ha governato tutto per il proprio interesse economico: dalla commissione per la valutazione impatto ambientale (Via) a quella tecnica ambiente, fino ai controllori “indipendenti”, cioè quegli organismi che certificano che tutto vada bene.

Il risultato è che il Veneto è la seconda regione italiana per produzione di rifiuti speciali industriali, ne produce 14 milioni di tonnellate all’anno, ed è la prima in Italia per fatturato del mercato illegale dei rifiuti speciali: 149 milioni di euro ogni anno.

In pratica quindi il Veneto è la regione che ingrassa di più i criminali che avvelenano acqua, terra e aria con rifiuti illegali.

Il rapporto di LegAmbiente Veneto e dell’Osservatorio ambiente e legalità di Venezia fa accapponare la pelle. Più della Campania, in campo ambientale la nostra terra è stata abbandonata alla totale assenza di regole e controlli dall’unico ente che avrebbe dovuto sovrintendere: la Regione. Infatti mentre nelle altri regioni italiane vengono accertati più reati (Campania 953 nel 2013, Puglia 469, Calabria 452), nel Veneto, nonostante qui gli ecocriminali facciano più affari, i reati accertati nel 2013 sono stati solo 271.

«Noi siamo esportatori di rifiuti ed esportatori di ecocriminalità», spiega Gianni Belloni, esperto dell’Osservatorio ambiente e legalità, «stiamo assistendo all’aumento dei pestaggi, incendi e intimidazioni nell’ambiente del riciclo e, purtroppo, anche nei confronti degli investigatori impegnati a tenere a freno i criminali».

«I più comuni trucchi», continua Belloni, «sono tre: i rifiuti pericolosi vengono smaltiti mescolandoli a terra, talvolta venendo poi rivenduti come fertilizzanti, con un impatto devastante sugli alimenti. Oppure i rifiuti pericolosi entrano negli stabilimenti per la loro inertizzazione e ne escono tali e quali ma con un’altra bolla e un’altra classificazione molto meno pericolosa. Infine spesso si trasportano materiali molto complessi e pericolosi che sono trattati solo per l’1 per cento di molte tonnellate. Poi tutto viene sepolto sotto strade e fondazioni, il cosiddetto “materiale di sovvallo”, anche se è tutto smaltimento illegale di rifiuti pericolosi».

Amara l’analisi di Gigi Lazzaro, presidente di LegAmbiente Veneto: «Ricordo che finora nessuno ha ancora pagato per i disastri ambientali che ha fatto a fine di lucro. Questo perché nel nostro codice manca ancora il reato di “disastro ambientale” di cui si parla da anni ma che nessuno ha ancora visto. Senza questo articolo penale si continuerà a non poter perseguire chi ci avvelena. L’assurdo è che se domani si scoprisse un’industria o uno smaltitore che avvelena il suolo, ai cittadini resterebbero i veleni, agli enti pubblici resterebbero i costi della bonifica e agli avvelenatori i soldi che si sono intascati. Nessuno ad ora può essere chiamato a ripagare. E questo senza che le Regioni e il Veneto in particolare abbiano mai alzato la voce».

«Oramai nel Veneto in tema di ecocriminalità, cioè di avvelenamento dell’ambiente in cui viviamo», conclude amaro Lazzaro, «c’è un livello di omertà che non ha nulla di differente da quelli che chiamiamo mafiosi».

Ugo Dinello

 

Spessotto (M5S) all’attacco dei sindaci Zoggia e Forcolin che restano favorevoli al progetto

JESOLO «Via del Mare, Zoggia e Forcolin illustrino i declamati benefici dell’opera per i cittadini». La deputata sandonatese del M5S, Arianna Spessotto, va all’attacco dei sindaci di Jesolo e Musile, dopo che l’Autorità Anticorruzione ha avviato le verifiche sull’iter della superstrada a pedaggio tra il casello dell’A4 di Meolo e Jesolo. Sia Zoggia che Forcolin, pur dicendosi favorevoli ai controlli sul piano della legalità, hanno espresso l’augurio che, al termine delle verifiche, si provveda senza indugio a realizzare la grande opera.

«Vorrei chiedere a Zoggia e Forcolin, gli unici tra i sindaci dei Comuni attraversati dall’opera ad aver manifestato il loro appoggio alla costruzione, che spiegassero nel dettaglio quali sono gli ipotetici benefici che la realizzazione della superstrada a pedaggio apporterebbe ai cittadini e ai Comuni interessati dall’opera», attacca Arianna Spessotto, «non è sufficiente declamare, come ha fatto Zoggia, la strategicità dell’opera e il suo essere “vitale per tutta la costa del Veneto”, se non si approfondiscono nel dettaglio i supposti benefici, tanto sbandierati ma mai esplicitati, che tutti i Comuni del litorale avrebbero dalla realizzazione della via del Mare».

La deputata grillina ricorda i dubbi sollevati dai sindaci dell’entroterra. «La Treviso Mare è una strada già ampiamente pagata dai veneti e per questo non ha alcun senso imporre il pedaggio, se non quello finalizzato al profitto», conclude Spessotto, «alla luce dei recenti scandali legati al sistema corruttivo alla base dell’aggiudicazione degli appalti delle grandi opere in Veneto, va ripensato l’intero modello di mobilità sul territorio regionale a favore di soluzioni più sostenibili a vantaggio dei cittadini, che non si esauriscano nella costruzione di nuove autostrade ma che investano nel trasporto intelligente».

Giovanni Monforte

 

Gazzettino – A4, si’ dell’Europa ma via quel decreto

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15

gen

2015

TRIESTE – Sospetta violazione del principio di libera concorrenza: è su questa base che la Commissione europea ha avviato una procedura di pre-infrazione, chiedendo spiegazioni all’Italia, sull’articolo 5 della legge Sblocca-Italia, quello che consente alle concessionarie autostradali di conseguire proroghe in presenza di tariffe calmierate e di massicci investimenti infrastrutturali di rilievo strategico.

Del resto il superamento di questa norma è una delle due condizioni che Bruxelles pone al Governo italiano per accettare l’attivazione di tre “servizi economici d’interesse generale” per le opere in programma da parte di Autovie Venete, Autobrennero e Gruppo Gavio (autostrade del Nordovest). L’altra condizione, della quale il Gazzettino ha già in parte riferito, è che l’Italia recepisca alla velocità della luce la direttiva europea 23 del 2014, che spiana la strada alla proroga di fatto delle concessioni autostradali purché si facciano i lavori d’interesse europeo, come il completamento della terza corsia Venezia-Trieste (o più propriamente Quarto d’Altino-Villesse).

Secondo le autorità europee l’articolo 5, che oltretutto prevede proroghe in presenza di aggregazioni fra concessionari (la scadenza per tali operazioni è stata appena fatta slittare a fine giugno 2015), pone un eccesso di complessità procedurali, ma in particolare consente di modificare i contratti in essere (le gestioni autostradali) sulla scorta della richiesta dei singoli operatori e non su input dell’autorità di governo. Infine, l’articolo 5 condiziona al nulla-osta europeo una serie di operazioni che in parte esulano dalle competenze comunitarie.

Pertanto per portare a casa di Autovie Venete una proroga della concessione che arrivi verosimilmente fino al 2038 (ma si comincia a parlare di un accorciamento di tale termine forse al 2032), l’Italia deve impegnarsi a varare rapidamente un decreto che contenga tre provvedimenti: 1) recepire il via libera “condizionato” che Bruxelles tende a concedere; 2) recepire la direttiva 23 del 2014; 3) superare l’articolo 5 della legge Sblocca Italia.

A tanto è approdato l’intenso lavoro, anche nel periodo natalizio, della task-force bilaterale fra i tecnici del Governo italiano e quelli di tre Direzioni generali europee: quella per la libera concorrenza, che coordina la gestione del dossier autostradale italiano, quella del mercato interno e quella dei trasporti. Ora però è il momento di passare la palla alla politica: in queste ore si sta sviluppando infatti un confronto fra il commissario per la concorrenza, la danese Margrethe Vestager, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti, affiancato da Maurizio Maresca nella qualità di consigliere personale giuridico-economico del premier Matteo Renzi, ed esponenti di primo piano del Ministero delle Infrastrutture.

La carne al fuoco c’è tutta e le probabilità di sblocco, sebbene non manchino i venti contrari, sembrano presentare quotazioni piuttosto elevate.

Maurizio Bait

 

AUTOVIE VENETE / LE BANCHE

Dopo la “fuga” di azioni da Friulia profumo d’intesa sui soldi ai cantieri. E diventa possibile trattare con Cav

TRIESTE – Le banche che stanno perfezionando il concambio di azioni fra Friulia e Autovie Venete esercitando l’opzione prevista dai patti parasociali cominciano ad interessarsi assiduamente della situazione gestionale e finanziaria della società concessionaria. Un interessamento fatto di richieste di documenti e chiarimenti e che potrebbe preludere, al di là dei mutati assetti azionari della Spa, anche a un negoziato per finanziare una parte dei lavori mancanti alla terza corsia A4.

Lo scenario, finora mai preso in considerazione, sta infatti assumendo una forma non evanescente, considerando che l’azionista finanziatore diretto del progetto permetterebbe meno intralci, tempi più stretti, rapporti più fluidi.

Molto dipenderà dall’esito (e dai suoi termini) della “pratica europea” che vive in questi giorni fasi cruciali per l’allungamento della concessione autostradale, attualmente in scadenza il 31 marzo 2017.

Il rapporto di concambio ratificato dalla Giunta regionale è di un’azione di Friulia per 3,05 azioni di Autovie (rapporto valutabile come molto favorevole ai soggetti privati), con l’autorizzazione a Friulia ad acquisire fino al 10% del capitale sociale, pari a 27,523 milioni di euro. Ad esercitare il concambio sono Cassa di di risparmio del Fvg, Unicredit, Banca Popolare FriulAdria, Banca nazionale del lavoro, Assicurazioni Generali, Banca di Cividale, Banca popolare di Vicenza, Banca Antonveneta (ora Banca Monte dei Paschi di Siena), Finanziaria delle Banche di credito cooperativo del Fvg e Allianz.

Matrimoni. Novità anche sul fronte delle possibili aggregazioni societarie: la Cav, che gestisce il Passante di Mestre, avrebbe abbandonato la prospettiva di finanziarsi con l’emissione di bond per saldare i conti della costruzione della grande opera veneta.

Tale condizione pone Autovie Venete (e la Regione Friuli Venezia Giulia con la Regione Veneto) nella condizione peraltro auspicata dai presidenti Luca Zaia e Debora Serracchiani: confrontarsi sulla possibilità di concambiare quote sull’asse Venezia-Trieste, che sono curiosamente proprio i due terminali della terza corsia.

In una seconda fase il discorso potrebbe coinvolgere la Brescia-Padova, in procinto di cambiare a sua volta assetti azionari poiché Intesa-San Paolo ha posto in vendita il suo pacchetto di A4 Holding, che controlla la gestione di questo tratto di A4. Ma anche tale concessione sta per scadere, anzi scade quest’anno. E la sua proroga è tutta da scrivere, a maggior ragione se si dovrà por mano all’articolo 5 della legge Sblocca Italia (vedi l’altro servizio) che consente proroghe in presenza di aggregazioni fra concessionari.

M.B.

 

Nuovo contratto sul 4,66 per cento dell’azienda: azioni a 390 euro invece di 510 con il pagamento differito fino al 2019. Così la controllata di Mantovani va al 13%

VENEZIA – Il calendario datava 2 ottobre 2012: fu allora che Serenissima Spa e Serravalle firmarono il preliminare di compravendita per la cessione del 4,66% dell’A4 Holding. Dopo oltre due anni, quell’accordo è stato risolto consensualmente il 15 luglio scorso e sono state scritte nuove condizioni per il trasferimento delle azioni. Serenissima già possiede l’8,3% della Brescia-Padova e con il nuovo pacchetto salirà al 13%. Con ben diverso peso in Consiglio. Il nuovo contratto prevede però un pagamento differito fino al 2019 con l’acquisizione a step. Le azioni in carico oggi a Serravalle sono 86.571.

Nella semestrale della società milanese si legge che «l’importo complessivo è rimasto pari a circa euro 44 milioni con un pagamento differito negli anni 2014-2019. Considerando il numero delle azioni possedute, il valore ad azione prospettato è di 510».

Ma secondo la particolare modalità di acquisto dilazionato nel tempo, in virtù dell’azzeramento degli interessi che sarebbero stati al 5%, il vantaggio finanziario ottenuto da questo risparmio, ricalcolato al valore, porterà al 2019 le azioni al prezzo di 390 anziché 510.

A garanzia dell’affare, dopo le opposizioni dei soci nell’ex Venezia-Padova in particolari modo di Autovie che ha il 16,9% del capitale, è stata firmata dai soci di maggioranza Mantovani (famiglia Chiarotto) e famiglia Gavio una manleva, ovvero una lettera in cui è scritto l’impegno dei due azionisti a pagare la massima penale in caso di problemi fino al 2019.

Il passaggio nell’azionariato potrebbe pesare nel riassetto azionario della Brescia-Padova, più oggi che allora. Giacché, come ventilato da tempo, Intesa è pronta a cedere la mano e, in uno scenario prossimo, si potrebbe concretizzare la vendita del suo 51% alla spagnola Abertis.

La mente corre al dicembre 2012, quanto l’allora ad della Mantovani, Piergiorgio Baita, poi finito nello scandalo Mose, disegnava il progetto dell’unico polo autostradale ritagliandosi il ruolo di regista dell’operazione. Si parlò molto lo scorso anno su una possibilità che la Mantovani potesse dismettere le proprie partecipazioni autostradali. Ma così non è stato, anzi. L’intenzione sembra quella, oggi, di mettere a reddito gli investimenti. Quel piano di Baita, poi divenuto un vero e proprio business plan, è tramontato, anche perché l’asse Baita-Bruno Binasco (per Gavio) non c’è più, ma lo scenario è oggi più in movimento di allora.

Nel frattempo Serenissima dopo mesi ha approvato l’ultimo bilancio in perdita per 1,5 milioni. In pancia ha due operazioni di project financing, che valgono insieme oltre 2,5 miliardi: Nogara-Mare e GRA di Padova. Fra l’altro il braccio di ferro con Autovie sarebbe legato alla volontà della concessionaria triestina di uscire dalla compagine azionaria.

Eleonora Vallin

 

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