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Via del Mare: «La sospensione non basta, chiediamo il ritiro del progetto».

Il Movimento Cinque Stelle rincara le richieste sulla superstrada a pedaggio Meolo-Jesolo. Dopo la sospensione della procedura di gara per la progettazione, esecuzione e gestione della prevista arteria che dovrebbe collegare il casello autostradale di Meolo-Roncade al litorale, deliberata dalla Giunta regionale il 27 gennaio scorso, il M5S sollecita un intervento definitivo.

«Il provvedimento di sospensione non può essere considerato una misura di tutela sufficiente degli interessi pubblici a fronte delle gravi irregolarità che stanno emergendo in merito all’assegnazione del project financing per la Via del Mare» sottolinea la deputata del M5S Arianna Spessotto, ricordando le confessioni degli imputati nello scandalo Mose ed evidenziando le prese di posizione dei sindaci contrari al tracciato della superstrada.

Per questo, come portavoce del M5S, Spessotto chiede che venga ritirato ufficialmente il progetto e annullato l’iter avviato dalla Regione, per ripartire dalle reali problematiche della viabilità, in accordo con il territorio e le amministrazioni locali.

Emanuela Furlan

 

Gazzettino – Villorba. C’era una volta la zona industriale

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24

feb

2015

Da polo produttivo a sito deserto e spettrale: «Qui non c’è più futuro»

«Se potessi la raderei al suolo all’istante e la trasferirei nell’area vicina alla cartiera, tra Villorba e Spresiano, in previsione dello sviluppo del casello della Pedemontana. In Germania l’avrebbero già fatto».

Il sindaco Marco Serena ha un’idea fissa: far tornare il verde dei campi al posto dei capannoni della mega zona industriale delle Castrette, compresa tra la Pontebbana e la Postumia. Non è una causa ambientalista. Per lui quell’area produttiva, tra le più estese di tutta la Marca, in quel luogo non ha più futuro: «Non può avere alcun orizzonte -mette in chiaro- con le attuali difficoltà economiche non c’è neppure discussione».

Che la zona industriale sia in uno stato di abbandono e degrado non è un mistero. I primi capannoni sorti ormai 40 anni fa hanno rappresentato il simbolo dell’esplosione delle imprese e delle partite Iva nel trevigiano. Ma adesso molti sono stati svuotati dalla crisi. E le strade non vengono più curate come prima. L’indicatore più significativo è l’abbandono di immondizia: da via Pacinotti a via Einstein i casi non si contano più. Compresi rifiuti ingombranti come frighi e congelatori. Poche settimane fa è stata ritrovata addirittura un’auto. Il requiem ha probabilmente iniziato a risuonare nell’ottobre del 2013, quando il Panorama ha abbassato le serrande per trasferirsi proprio nel nuovo centro commerciale di via della cartiera, vicino allo stabilimento di Benetton.

Chi è rimasto prova a resistere. Certo non è facile. «È cambiata la geografia produttiva e bisogna prenderne atto -fa il punto Serena- si apre una nuova via: come negli anni ’70 l’autostrada A27 aveva portato alla nascita della zona industriale, adesso l’arrivo della Pedemontana previsto per il 2018 ne decreta lo spostamento». «Tutti gli industriali che incontro, poi, mi parlano della strada Ovest o della Pontebbana -aggiunge- cercano di avere una sede visibile: l’idea della fabbrica nascosta all’interno di lottizzazioni di capannoni non interessa più a nessuno».

Non sono discorsi puramente teorici. Nei giorni della chiusura del Panorama, il sindaco ne aveva parlato anche con Zaia. «La riqualificazione è un’idea vincente -è stata la benedizione del governatore- se il saldo fra i metri cubi rimossi e quelli costruiti è pari a zero, avrà anche la Regione al suo fianco». Il mese scorso Serena ha provato a passare dalle parole ai fatti confezionando un inedito piano di incentivi economici per chi demolisce i capannoni svuotati dalla crisi. Il Comune ha stanziato un fondo da 100mila euro fino a giugno per garantire agli imprenditori un contributo massimo pari al 40% delle spese di demolizione e un credito edilizio pari almeno alla cubatura degli stabili rasi al suolo. Così da iniziare a plasmare una nuova zona industriale. Per il momento, però, l’idea non ha attirato troppi interessi. Anzi, si contano sulle dita di una mano.

Va almeno in parte nella stessa direzione l’accordo pubblico-privato con la Ortica e la Re-Ga Investimenti che prevede l’abbattimento dei capannoni a Fontane Chiesa Vecchia e il trasferimento in 6.400 metri cubi da costruire nell’area verde dietro l’AutoSile e le officine meccaniche. Un duro colpo, invece, è arrivato dall’addio della Marchiol, l’azienda di materiale elettrico in procinto di lasciare il caotico traffico della strada Ovest per trasferirsi in un nuovo polo logistico commerciale da 47mila metri quadrati, dove lavoreranno 320 dipendenti, da realizzare lungo la Treviso-Mare a Roncade attraverso un piano di investimenti da 45 milioni. Il Comune aveva provato a trattenere la società proponendo uno spazio in zona Castrette. Ma non c’è stato niente da fare: Marchiol cercava altro.

«Secondo gli ultimi dati la provincia ha perso oltre 300 imprese. E questo a Villorba si vede in modo plastico -conclude Serena- Nella zona industriale c’erano in programma degli investimenti da parte di privati, che poi sono saltati. E adesso il Comune si ritrova con quattro soldi in croce per provare a riqualificarla. Se ho 100mila euro, ad esempio, sistemo quelle strade o copro le buche delle vie percorse ogni giorno dai cittadini? Bisogna iniziare a calarsi in una nuova realtà e nella nuova geografia produttiva».

 

Il terzo vagone della holding delle autostrade del Nord è la Cav, la concessionaria autostradale di proprietà di Regione e di Anas che gestisce il Passante di Mestre. Il progetto è ambizioso ed è stato messo sul tavolo dal ministro alle infrastrutture, Maurizio Lupi, che ha pure dato una scadenza: giugno 2015. Un progetto a cui già Autovie Venete e la concessionaria Brescia-Padova stavano lavorando. Ma sarebbe un´operazione incompleta, se non del tutto inutile, senza Cav. Che intanto in questi giorni, dopo la conferma della Regione al Cda presieduto da Tiziano Bembo, diventerà a breve la prima società italiana ad emettere i project bond.

IL POOL DI BANCHE. È arrivato nei giorni scorsi l´ultimo importante passaggio per i bond: il parere favorevole al rilascio delle garanzie da parte dei soci della concessionaria Cav, vale a dire Anas e Regione Veneto. Ora il Cda, che è in regime di proroga, dovrà prenderne formalmente atto nella seduta in calendario la prossima settimana per dare poi il via libera al pool di banche che ha vinto la gara per l´emissione dei titoli: Unicredit, Bnp Paribas, Royal Bank of Scotland, Banca Imi e la francese Société générale. La società di rating sono Moody´s e Fitch.

IL PROGETTO PILOTA. Si tratta della prima applicazione in Italia dei project bond, lo strumento introdotto nel 2006 e rilanciato dal Governo Monti. Il prestito obbligazionario ha lo scopo di ripagare gli oneri della costruzione del Passante che è costato 986 milioni di euro ed è stato inaugurato nel febbraio 2009. La concessionaria peraltro è competente anche sulla tangenziale e sul raccordo con l´aeroporto Marco Polo. Si è insomma decisa di avviare un´operazione finanziaria innovativa: invece di accedere un mutuo bancario per rifinanziare il debito, si punta a utilizzare il ricavato dalle emissioni obbligazionarie per appunto rimborsare il finanziamento ricevuto da Cassa depositi e prestiti e con il rimanente chiudere parzialmente il debito con Anas per il Passante. Il totale dell´operazione vale 830 milioni di euro per una durata di 15 anni. Ora gli ultimi passaggi tecnici in Cda e poi l´operazione finanziaria decollerà definitivamente.

LE TAPPE. Al di là di questo progetto finanziario, il mondo delle infrastrutture autostradali italiane sta tentando di cambiare ottica sotto la spinta del ministro Lupi che sostiene le aggregazioni tra concessionarie per vari scopi, primo tra tutti quello del mantenimento dei pedaggi fermi al palo. Un´operazione in cui crede fortemente anche il presidente della Brescia -Padova, Flavio Tosi. Come la concessionaria Autovie Venete: aveva dato mandato a un advisor di formulare le prime ipotesi di valutazioni economica- finanziaria per un avvicinamento tra appunto la società friulana e l´A4 che ha sede a Verona. Il progetto d´intesa, probabilmente una holding, dopo l´annunciato via libera del presidente della Regione, Luca Zaia, sta prendendo forma in Cav. C´è tempo fino a giugno per depositare al ministero un progetto di interessamento che potrebbe portare vantaggi comuni non solo in termini di proroga delle concessionarie. Sempre che dall´Europa arrivi l´ok alla manovra voluta dal ministro Lupi.

Cristina Giacomuzzi

 

GLI INDAGATI – Sotto inchiesta l’ex presidente della Provincia di Vicenza Schneck e gli industriali Beltrame e Lonati E spunta il nome della Mestrinaro

VENEZIA – Accertamenti durati sei mesi, poi un udienza anch’essa lunga sei mesi e, ieri, il chimico, il geologo e l’ingegnere nominati periti dal giudice veneziano Andrea Comez hanno sostanzialmente confermato le tesi dell’accusa sostenute dal pubblico ministero di Venezia Rita Ugolini: dal 2009 sarebbero stati sversati sotto il fondo stradale dell’autostrada A31, la Valdastico Sud, 155 mila 836 metri cubi di scorie e di rifiuti non bonificati e potenzialmente nocivi.

Già i consulenti del pubblico ministero, Paolo Rabitti e Gian Paolo Sommaruga, avevano esaminato campioni dei lotti 4, 5 e 6, ovvero i tratti tra Montegaldella e Albettone, lo svincolo Albettone -Barbarano e il viadotto Bisatto, ma non avevano escluso che il fondo stradale di altri tratti delle nuova autostrada fosse composto da rifiuti nocivi.

Prima la rappresentante della Procura, poi i numerosi difensori degli indagati hanno posto i quesiti ai tre periti in numerose udienze. Molti degli indagati, che sono 27, dovevano a loro volta nominare propri consulenti: sono accusati di aver organizzato una traffico illegale di rifiuti e di falso ideologico.

Il nome che spicca è quello dell’ex presidente della Provincia di Vicenza di Forza Italia Attilio Schneck, allora presidente del Consiglio d’amministrazione dell’autostrada Brescia-Padova, oggi presidente della holding che controlla la Serenissima. Ma nella lunga lista spuntano i nomi di noti imprenditori veneti e non, come Antonio Beltrame, presidente delle omonime acciaierie vicentine, o quello del bresciano Ettore Lonati, anche lui titolare di acciaierie. Sì, perché sotto l’asfalto sarebbero finiti soprattutto scarti della lavorazione dell’acciaio.

Tra gli indagati anche personaggi già finiti al centro delle cronache giudizarie. C’è, ad esempio, l’imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli, che avrebbe pagato tangenti per la gestione della discarica Cappella Cantone a Cremona, un’indagine che ha provocato l’arresto del vice presidente del Consiglio lombardo e un avviso di garanzia all’allora presidente della giunta Roberto Formigoni.

Spunta anche il nome della Mestrinaro spa, azienda finita sotto sequestro, i titolari sono accusati di aver lastricato di rifiuti pericolosi, c’erano arsenico, nichel e cromo nei semilavorati in cemento, il tratto della terza corsia dell’A4 tra Quarto d’Altino e San Donà, oltre a un grande parcheggio presso l’aeroporto di Tessera.

Il pm veneziano Ugolini, che ha coordinato le indagini, chiedendo la perizia in incidente probatorio, ha rilevato che «a seguito dell’incarico conferito in forma collegiale ai consulenti sono emersi elementi che fanno ritenere fondata la denuncia presentata congiuntamente da Aiea (Associazione italiana esposti amianto) e da Medicina Democratica Vicenza».

(g.c.)

 

TRAFFICO DI RIFIUTI

VENEZIA – La contaminazione appare confermata. Nel fondo dell’Autostrada A-31 Valdastico sud sono stati utilizzati materiali provenienti da scarti di lavorazione di acciaierie.

Ieri mattina, davanti al gip Andrea Comez, è stato ufficialmente depositato il lavoro svolto dai periti che mette in evidenza diverse anomalie. Nel corso dell’indicente probatorio è stato sostanzialmente confermato che nei lotti 4, 5 e 6 sono stati registrati livelli di inquinamento superiori al previsto.

Da tempo il pm Rita Ugolini ipotizza che i materiali utilizzati per realizzare l’autostrada, provenienti appunto dalle acciaierie, non siano stati trattati in maniera adeguata al fine di renderli non pericolosi.

Da qui l’indagine per traffico illecito di rifiuti per 27 indagati. I carotaggi effettuati dai periti hanno fatto emergere tracce di fluoruri, bario, rame, nichel, cromo totale e cod (paramentro che indica la presenza di sostanze ossidabili) in quantità superiori a quanto previsto dalla normativa.

Ora dopo il passaggio davanti al gip, sarà la Procura a dover indicare il percorso da seguire con un altro giudice. Dal canto loro i difensori hanno ribadito che rispetto ad altre realtà, come Brescia, il livello di inquianemento delle tracce rinvenute nella Valdastico è inferiore.

 

MEOLO «Il Pd di Meolo ritiene che la magistratura debba sì fare luce sul rispetto delle procedure, ma deve soprattutto chiarire le motivazioni di alcune decisioni politico-amministrative a livello regionale e nazionale e individuare chi e perché le ha determinate».

Il circolo democratico meolese rivolge una sorta di appello alla magistratura e ribadisce la richiesta di annullamento del bando per la via del Mare e l’avvio di una «pianificazione concertata della mobilità verso i litorali».

Già nell’assemblea di novembre il Pd meolese aveva auspicato l’intervento della magistratura e dell’Autorità anticorruzione. La richiesta è di verificare, tra gli altri punti, con quali motivazioni la Regione abbia potuto nel 2009 dichiarare di pubblico interesse l’opera, se sia «costituzionalmente corretto l’esproprio di fatto di un’infrastruttura pubblica esistente per affidarla a privati», chi e con quali motivazioni abbia chiesto l’inserimento del project-financing della via del Mare nelle opere da realizzare con le procedure della Legge Obbiettivo, destinata alle opere d’importanza nazionale.

«Il Pd di Meolo si è sempre battuto contro un progetto inutile e dannoso, ma mai contro la necessità di realizzare un moderno sistema della mobilità verso i litorali», commenta Gianfranco Gobbo, «per questo cogliamo con favore le proposte che arrivano da più parti sulla necessità di trovare forme diverse di finanziamento e di revisione del progetto. Zaia non solo deve sospendere il bando in attesa dei risultati delle indagini, ma lo deve annullare. Bisogna chiudere con le decisioni calate dall’alto: si deve avviare una nuova fase di pianificazione concertata sulla mobilità verso i litorali che riguardi l’intero Veneto Orientale, coinvolgendo tutti i portatori d’interesse».

Giovanni Monforte

 

Nuova Venezia – Cav sblocca il project bond da 830 milioni

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7

feb

2015

Il rinnovo del consiglio di amministrazione rinviato a causa dello scontro fra Forza Italia e Ncd

MESTRE – L’assemblea riunitasi ieri mattina per il rinnovo del board della Cav si è risolta con un nulla di fatto e una richiesta di rinvio. Mentre, conferma soddisfatto Tiziano Bembo, presidente della concessionaria che gestisce il Passante di Mestre, «i soci hanno dato parere favorevole all’emissione del project bond». Entro un mese è dunque prevista «una nuova assemblea per il closing dell’operazione».

Si tratta dell’emissione di un’obbligazione da 830 milioni necessaria a ripagare i debiti (soprattutto verso Anas) della costruzione del Passante. Il pool di banche è già definito da mesi, ma tutto è rimasto congelato proprio per il blocco nomine del Cda. Le banche infatti si sentirebbero più garantite se la società avesse un Cda con pieni poteri, piuttosto che un board in prorogatio. Tra l’altro di quattro anziché cinque membri, giacché il dimissionario Giampietro Marchese non è mai stato rimpiazzato.

Anas, che pesa per il 50% nella compagine sociale di Cav, sta facendo pressing da mesi (avendo già individuato i suoi nominativi, tra cui l’ad) ma pare che il nodo sia la mancanza di intesa politica su uno dei tre nomi in capo al socio Regione Veneto, anch’esso al 50%.

Così, se la Lega è pronta a riconfermare Tiziano Bembo e l’opposizione ha trovato la quadra su Paolo Rodighiero, amministratore delegato di Dolomiti Bus, il problema è tutto in seno a Forza Italia-Ncd.

Tra le variabili addotte in questi mesi, anche la questione della legittimità del bando stesso, unico per entrambe le candidature anziché essere ‘doppio’: uno per il presidente, l’altro per i consiglieri. Un pretesto tuttavia per molti, anche se qualcuno avverte: potrebbe esserci titolo per un ricorso.

Le nomine Cav, intanto, non sono all’ordine del giorno della prossima sessione di Consiglio che è quella di bilancio, in calendario dal 18 al 20 febbraio. Quindi andranno in coda. Considerando che il 17 o 24 maggio ci saranno le elezioni regionali, le nomine devono passare entro il 17 aprile massimo. Sempre che vada in approvazione il bilancio e non si spacchi il centrodestra.

Nessun commento, infine, del presidente Bembo sul progetto della Holding delle autostrade del Nordest che Brescia- Padova sta costruendo con Autovie, complice il mandato affidato all’advisor Kmpg. In un secondo step, infatti, anche Cav dovrebbe entrare nel Polo disegnato l’altro ieri da Flavio Tosi. «Cav ha ora in piedi un’operazione complessa di emissione obbligazionaria sul mercato internazionale – spiega Bembo -. Puntiamo a collocare il bond, poi c’è tempo fino a fine giugno per decidere l’alleanza» precisa.

Eleonora Vallin

 

Soci pubblici in uscita

VERONA – L’autostrada Brescia – Padova torna a correre con l’aumento del traffico mentre continuano le grandi manovre tra i soci. Gli spagnoli di Abertis sono alla finestra, banca Intesa ha tre anni per vendere la sua quota di maggioranza mentre tra i soci pubblici solo Comune di Verona e Provincia di Vicenza tengono la posizione (insieme hanno circa il 14%). Tutti gli altri, comprese le Camere di Commercio, sono pronte a vendere al miglior offerente. I ricavi della spa autostradale superano i 342 milioni (326,6 milioni del 2013), l’utile netto d’esercizio supera i 47 milioni. In crescita anche i risultati del bilancio consolidato di A4 Holding: ricavi a 561 milioni, utile netto a 33 milioni. L’indebitamento finanziario netto è pari a 687,8 milioni (- 10,6 milioni), il debito del comaprto tlc (sostanzialmente Infracom) cala di quasi 19 milioni.

 

Segnali Operazione aperta anche all’Autobrennero, ma prima c’è da sciogliere il nodo Valdastico Nord. Schneck: «Partita chiusa in un mese»

VERONA – Il polo autostradale del Nordest ha fatto il primo passo. «Abbiamo già formalizzato un accordo con l’advisor Kmpg per declinare l’alleanza con Autovie Venete – conferma Flavio Tosi, presidente della Brescia-Padova controllata da A4 Holding –. Ma c’è l’intesa politica anche con Cav; è solo da avviare la strategia. La Regione ha già dato l’ok».

Obiettivo: «Creare una holding per mettere insieme le tre società, elaborando un piano finanziario complessivo per prolungare la concessione» spiega il sindaco di Verona. Quindi: escludendo il rischio gara per tutte le società, compresa l’A4 che oggi vale circa un miliardo, ma che con la Valdastico Nord toccherebbe quota 1,8 miliardi. Per il momento, spiegano i vertici, è esclusa dal disegno la Venezia-Padova e resta in stand-by l’A22.

«L’Autostrada del Brennero sarebbe il completamento perfetto – aggiunge Tosi – ma in prospettiva, non ora». Con Trento c’è da sbloccare prima la Valdastico Nord. Ma a Verona confidano tutti nel governo. «Partita chiusa in un mese» risponde secco Attilio Schneck, presidente A4Holding. E non fa paura neanche Bruxelles sul progetto del Polo autostradale. «L’Ue, su un’operazione similare della Francia, ha dato parere positivo» spiega Tosi che parla chiaro: «Questa alleanza già avviata e condivisa è prioritaria su Abertis».

La possibile vendita della quota azionaria in A4 Holding detenuta da Intesa SanPaolo al colosso spagnolo «non è ancora definita – precisa Tosi – e noto visioni differenti sia nella compagine azionaria sia nella maggioranza della società». Tosi è contrario, Schneck anche. «L’operazione di aggregazione con Autovie ha un mandato formale – chiarisce il sindaco – quindi: stoppa la vicenda Abertis».

Ieri a Verona è stato intanto approvato il bilancio della Holding e della controllata autostradale. La Brescia-Padova nel 2014 ha registrato i ricavi per 342 milioni, contro i 326,6 milioni del 2013 grazie a un +1,95% di traffico, soprattutto commerciale, e all’aumento delle tariffe (+1,5% la variazione dal 1 gennaio 2014). L’Ebitda segna 158,2 milioni, per un utile netto d’esercizio di 47 milioni. La società ha messo a bilancio 82,5 milioni di investimenti per la Valdastico Sud, a cui si aggiungono 44 milioni di manutenzione e sicurezza stradale.

Partite che hanno pesato sull’indebitamento della società (465 milioni l’esposizione con le banche della Brescia-Padova a fine 2014) che si trova oggi «finanziariamente stressata» spiega Schneck. Da qui la ritrosia verso lo stacco della cedola. «Sui dividendi decideranno i soci – chiarisce – io preferirei ripagare il debito».

A4 Holding ha sviluppato ricavi per 561 milioni (erano 554 milioni nel 2013) con un’Ebitda a 205,6 milioni, +2,4%. L’utile netto è di 33 milioni per un indebitamento finanziario di 687,8 milioni (meno 10,6 milioni sul 2013) grazie alla riduzione del debito dell’Itc, ovvero della controllata Infracom che ha recuperato redditività con previsione di ritorno all’utile nel 2015. «Il nostro obiettivo è stato valorizzare la società» precisa Schneck che, di fronte all’ipotesi alienazione, risponde: «Se la si vende sarà per un piano complessivo di dismissioni delle partecipazioni».

In cima alla lista ci sono le quote dell’A22 e della Serenissima (Ve-Pd). «Il piano, a dire il vero, è stato adottato da tempo – rivela – ma non ci sono acquirenti». Lo stesso problema che incontrano alcuni soci pubblici che vogliono dismettere quote in A4. La finanziaria 2014 prevede però che in caso di gara deserta, l’ente possa chiedere la liquidazione alla società. «Ma non siamo una Spa – precisa Schneck – non vale il diritto di recesso, quindi ogni richiesta si traduce in una riduzione di patrimonio». Schneck resta vago: «Bisogna vedere chi la eserciterà». Ma qualche lettera è già sul tavolo.

Eleonora Vallin

 

Protestano residenti e commercianti: «La strada è piena di buche e i camion spesso si rovesciano»

MIRA «Sistemate l’attuale Romea che è piena di buche, ha le asfaltature a pezzi e ha pure gli attraversamenti pericolosi, invece che pensare a realizzare la Romea Commerciale». È questo il coro unanime che sale da residenti, amministratori pubblici e comitati in Riviera dopo una serie di incidenti verificatisi negli ultimi giorni nel tratto della statale 309 che da Lova arriva a Malcontenta».

«La situazione della statale è vergognosa», spiega Adriano Bottin che gestisce un bar a pochi passi dalla rotonda a Malcontenta, «ci sono voragini sulla carreggiata che fanno finire fuori strada scooter e camion . L’altro giorno un camion carico di granaglie si è rovesciato sulla rotonda proprio a causa di questi avvallamenti e il traffico è rimasto bloccato ore. Ho inviato decine di lettere all’Anas chiedendo di asfaltare in fretta la zona dai semafori di Malcontenta a Dogaletto. Mi è stato risposto che gli interventi sarebbero partiti in tempi rapidi ma, invece, finora non si è visto nulla. A causa di buche e avvallamenti e il passaggio di camion vuoti di notte le vibrazioni sulle case sono insopportabili. Letteralmente non si dorme».

Il Comune di Mira e il sindaco Alvise Maniero hanno sempre sposato la causa dei cittadini e di Giare, Dogaletto e Malcontenta. Residenti che, anche un una recente assemblea pubblica hanno chiesto la messa in sicurezza del sedime attuale. Nel corso degli anni moltissimi incidenti stradali mortali si sono verificati a causa della pericolosità degli incroci a raso.

«La Romea Commerciale», spiega il sindaco di Camponogara, Giampietro Menin, «è un’opera inutile e oramai obsoleta, vista la diminuzione dei flussi di traffico. Se si mettesse in sicurezza la strada attuale, anche allargandola, già parte del problema sarebbe risolto».

«La Romea attuale», spiega il presidente del comitato Opzione zero, Mattia Donadel, «è in condizioni pessime, ma Anas e Governo, invece che renderla sicura con interventi di manutenzione e adeguamento, pensano, invece, a costruire il mostro cementificatorio della Romea Commerciale, un’opera che non serve a nessuno se no alle lobby del cemento. Invitiamo i cittadini a chiedere con forza che l’attuale strada sia resa più sicura e non si prenda poi in alcun modo la scusa degli incidenti per giustificare la Romea Commerciale. Se qualche concausa c’è negli incidenti, va ricercata caso mai nella cattiva manutenzione della strada attuale».

Alessandro Abbadir

 

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