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La pioggia ha messo in ginocchio la viabilità. Auto ferme nel fango e scuola elementare evacuata

Pompieri e volontari della Protezione civile impegnati per ore. Decine di persone bloccate in casa

SCORZÈ – Una giornata a dir poco allucinante quella vissuta ieri nel Miranese nord. Il maltempo e la forte pioggia caduta poco prima di mezzogiorno hanno messo in ginocchio soprattutto Scorzè, con i centri abitati finiti in ammollo, mentre non se l’è passata meglio Noale. Schivata per un pelo Martellago, che ha avuto solo qualche piccolo inconveniente. Decine di volontari della Protezione civile impegnati per ore a intervenire nelle aree più a rischio con mezzi e sacchi di sabbia. Diverse le chiamate ai vigili del fuoco e al lavoro pure assessori e consiglieri di Scorzè. Molti cittadini hanno adottato il “fai da te” per cercare di evitare che l’acqua invadesse i locali: qualcuno c’è riuscito, altri sono stati più sfortunati. Preoccupano il Dese, il Rio Desolino e, in generali, quasi i canali e i fiumi. Paura a Rio.

Scorzè. Tutte le strade principali del comune sono finite sotto. Se ne contano diverse: da via Castellana a via Moglianese, da via Vecchia Moglianese a via Onaro. E poi via Marmolada, via Dante, via Gallese, parte di piazza Cappelletto e via Bigolo, tutta la piazza di Cappella, via Dell’Acqua, Gardigiano. Diversi i giardini andati sotto e non sono stati risparmiati neppure alcuni negozi. Sono state messe delle transenne per invitare gli automobilisti a prendere altre strade: i più temerari si sono visti scomparire le ruote della macchina sotto l’acqua. In via Castellana a Scorzè, vicino alla rotonda che conduce alla zona industriale, si andava a rilento proprio per la carreggiata in ammollo. A Rio San Martino, si sono vissute ore difficili. Via Onaro sembrava un fiume naturale, dove si poteva benissimo andare in barca anziché muoversi in auto. Infatti chi lo faceva, provocava delle pericolose onde che finivano contro gli agli edifici. Proprio per la gran mole d’acqua che impediva il passaggio delle macchine, i mezzi della Protezione civile si sono recati alla scuola elementare per condurre fuori i bambini e riportarli in una zona dove i veicoli dei genitori potessero transitare. Alcuni negozi si sono trovati l’acqua dentro, lo stesso vale per i garage sotterranei, altri l’hanno schivata per fatalità. Non andava meglio a Cappella, dov’è stato impegnato pure il sindaco Giovanni Battista Mestriner. Via Dante era sommersa d’acqua, lo stesso la piazza, tagliata in due da via Moglianese. Camminare con le scarpe era impossibile e si dovevano solo usare gli stivali per non inzuppare i piedi: cosa che non hanno potuto fare alcuni studenti, arrivati alla fermata dell’autobus alle 13.30, tutta allagata. Non se la sono passata meglio Peseggia e Gardigiano, con i centri tutti sotto. E l’allarme è durato per tutto il pomeriggio, la sera e la notte.

Noale. Situazione difficile in via Ongari, via Cerva, zona della Bastia, via Brugnole, via De Pol, via Isonzo, via Moniego Centro, via Ronchi, via Fosse e via Ferrara. In via Ongari, qualcuno si è trovato l’acqua in casa. «Sono almeno quattro», racconta una donna, «e ho una persona disabile in casa: non vi dico i problemi». In via Ferrara, allarga le braccia l’ex consigliere di Mirano Viviani Lorenzon. «Qui tanta o poca acqua che sia», fa sapere, «andiamo sempre sotto. E questo succede da quando hanno fatto la variante alla Noalese».

Allagamenti, con disagi contenuti, si sono segnalati in via Canove, via delle Motte, via Morosini e via Trento a Martellago, oltre ad alcune strade di Sant’Angelo di Santa Maria di Sala, al confine con la provincia di Padova. Chiusi i sottopassi lungo il Terraglio, verso Treviso, sono stati chiusi. Allarme anche per il rio Vernise e il rio Tasca nella zona di Zero Branco e nell’area Bombena verso Mogliano.

Alessandro Ragazzo

FOTO

 

Gazzettino – “Venezia scorretta sulle tariffe dei bus”

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8

mag

2013

LA PROTESTA DEI SINDACI DI RIVIERA E MIRANESE

I 21 sindaci di Riviera e miranese hanno inviato una lettera al sindaco di Venezia, il consiglio provinciale e l’assessore regionale per protestare contro le tariffe differenziate per i bus turistici.

MIRANO La protesta contro il Comune di Venezia che penalizza il turismo d’area
Sindaci alla guerra dei bus

In 21 firmano la lettera contro le tariffe differenziate:«Noi discriminati»

«La Ztl per i bus turistici penalizza le nostre attività alberghiere agevolando solo quelle del Comune di Venezia, queste disparità di trattamento non sono più accettabili».

La battaglia, lanciata da un gruppo di albergatori, ora schiera i primi cittadini del Miranese e della Riviera. Lunedì la Conferenza dei sindaci dell’Ulss 13 ha redatto un documento da inviare al sindaco veneziano Giorgio Orsoni, al consiglio comunale di Venezia e all’assessorato al Turismo di Provincia e Regione. Il concetto è chiaro: le tariffe differenziate stanno facendo perdere a questo comprensorio un’importante fetta di clientela. Il Comune di Venezia impone infatti una tassa per i bus turistici che arrivano nel centro storico, come elemento di controllo dei flussi e dell’inquinamento, ma pone alcune differenziazioni. La tariffa va da 220 a 390 euro, ma da 140 a 150 per gli hotel situati nel Comune. I sindaci chiedono una revisione:

«Il tariffario recentemente è stato aumentato in modo esagerato: la situazione merita una seria valutazione, anche nello spirito di ciò che sarà la prossima Città Metropolitana».

Tra Miranese e Riviera le attività alberghiere che utilizzano i bus turistici sono una cinquantina, per un totale di circa duemila posti-letto.

«È doveroso aprire un tavolo di confronto su questa importante questione, già in passato oggetto di valutazioni legali. Siamo in attesa di una convocazione»,

si legge nel documento firmato da Fabio Livieri, sindaco di Campagna Lupia e presidente della Conferenza.
«Tours operator e agenzie viaggi con l’impennarsi dei costi hanno orientato i loro contratti quasi esclusivamente nel Comune di Venezia» scrissero nei mesi scorsi alcuni albergatori del Miranese allo stesso Orsoni. Sulla questione interviene pure Ennio Gallo, albergatore di Noale e presidente di Confcommercio del Miranese.

«Il turismo rischia di diventare una giungla, pura anarchia. Questa discriminazione è vergognosa, una vera e propria azione protezionistica».

 

VIGONOVO – Dopo il sudiciume lasciato sugli argini del Brenta-Cunetta tra Sandon di Fossò e Vigonovo lo scorso 25 aprile, ecco quelli lasciati il Primo maggi a seguito della tradizione di passare la notte e il giorno di San Marco e la Festa dei lavoratori in riva al fiume. Una “moda” che spopola fra i giovani che arrivano in migliaia da tutta la Riviera del Brenta, dal Miranese e dal Padovano. Peccato però che finita la festa, sul posto restino quintali di rifiuti di ogni genere. Veritas ha riempito tre autocarri di immondizie raccogliendo solo i sacchi che i più educati avevano accumulato, ma tralasciandone altrettanti, specialmente vuoti di birra sparpagliati e gettati in ogni dove. Per fare una discreta pulizia servirebbero intere giornate di lavoro. I rifiuti rimasti molto probabilmente se ne andranno verso il mare con la prossima piena d’acqua del fiume Brenta.

Vittorino Compagno

 

Nuova Venezia – Cinquecento “no” all’elettrodotto

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28

apr

2013

Vigonovo. Catena umana di comitati, associazioni e sindaci.

Zecchinato (Lega) durissimo con Regione e Provincia

VIGONOVO – Palloncini colorati, bandiere e striscioni per protestare contro l’elettrodotto aereo da 380 kv Dolo-Camin. Cinquecento cittadini e gli amministratori della Riviera e del Miranese si sono mobilitati ieri mattina per contestare il progetto di Terna. La manifestazione anticipa l’attesa sentenza del Consiglio di Stato, prevista per martedì, che dovrà esprimersi sui ricorsi presentati dai Comuni, comitati e cittadini che chiedono l’interramento totale della tratta. La protesta, dopo che i sindaci si sono ritrovati davanti al municipio e hanno sfilato per il centro del paese, si è tenuta nella zona della chiusa sull’Idrovia dove il comitato dei Cat assieme ad altre associazioni avevano organizzato una catena umana. La manifestazione è iniziata con l’inno di Mameli ed è proseguita con gli interventi. Durissimo è stato il sindaco leghista di Vigonovo, Damiano Zecchinato, che ha criticato Terna e i Ministeri: «Questo progetto sarà un disastro ambientale per il territorio e ci è stato imposto senza nessuna concertazione. I Ministeri hanno appoggiato il progetto di Terna che non può imporci un elettrodotto aereo solo con la scusante della diminuzioni di Co2 e di un risparmio di costi. Noi abbiamo investito per fare il parco Sarmazza e loro cosa fanno, ci fanno passare sopra l’elettrodotto e magari in seguito anche un bella autostrada. Non vogliamo più sentire giustificazioni, l’elettrodotto va interrato e realizzato con tecnologie sostenibili». Non manca una pesante critica alla Provincia di Venezia e alla Regione Veneto: «È inaccettabile che non sia presente nessun amministratore provinciale e regionale», ha aggiunto Zecchinato, «la Regione non ci ha mai sostenuto nella nostra battaglia per la tutela del territorio. Bisogna smettere di andare ad inaugurare feste del radicchio e invece si deve venire nel territorio per sostenerlo e difenderlo». A supporto della Riviera sono venuti i sindaci del Miranese. «Nel 2013 siamo ancora qui a chiedere una cosa che è scontata, un elettrodotto senza impatto ambientale», spiega il sindaco di Spinea, Silvano Checchin, «la Regione dovrebbe farsi carico di coinvolgere tutti gli attori per capire come poter modificare il progetto». Il sindaco di Mira, Alvise Maniero, critica l’atteggiamento di Venezia: «I sindaci hanno firmato un documento a sostegno dell’interramento tranne il Comune di Venezia. Noi stiamo chiedendo quello che Venezia ha già ottenuto, cioè l’interramento della tratta. Se dobbiamo andare verso la Città metropolitana dobbiamo avere tutti gli stessi diritti». «Ci stiamo difendendo dall’avidità di profitto», sostiene Antonio Draghi, dei Cat, «la tecnologia per l’interramento c’è da molti anni. Ci deve essere più rispetto per i cittadini, l’ambiente e il territorio. Noi lotteremo in maniera ancora più e convinta».

Giacomo Piran

 

Nuova Venezia – Amianto, 1200 malati in Riviera e Miranese

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28

apr

2013

 

Mira. Testimonianze e richieste di aiuto al convegno organizzato dall’Ona. Il picco previsto nel 2015

MIRA – In Riviera e nel Miranese sono oltre 1200 le persone che sono rimaste esposte all’amianto nelle fabbriche della zona e di Porto Marghera. Il picco delle malattie polmonari collegate e delle morti conseguenti è previsto per il 2015 visto che ci sono periodi di incubazione di circa 40 anni. L’Asl 13 con il direttore dello Spisal Flavio Valentini ha difeso l’azione della azienda, ma è stato criticato da molti lavoratori che hanno denunciato come nel veneziano certe malattie professionali non vengano riconosciute. È emerso ieri in un convegno organizzato nell’auditorium della biblioteca di Oriago dall’ Ona (Osservatorio nazionale amianto) a cui ha partecipato anche il pm di Milano Maurizio Ascione, in prima linea nell’accertamento delle responsabilità delle morti collegate a queste patologie, e l’avvocato Enrico Perale. Tra le fabbriche nel mirino ci sono l’ex Mira Lanza che aveva fornaci rivestite di amianto, parzialmente la Nuova Pansac e la Marchi Marano. Circa un anno fa una sentenza ha riconosciuto i lavoratori addetti alla manutenzione degli impianti come soggetti esposti all’amianto e quindi con età pensionabile anticipata e con la necessità di fare continui controlli ai polmoni per l’insorgere di malattie come l’asbestosi, anticamera del mortale mesotelioma pleurico, un tumore che difficilmente lascia scampo. Le persone esposte all’amianto in Riviera e nel Miranese sarebbero oltre 1200: su 600 l’Asl 13 in concerto con la 12 ha fatto controlli ad hoc riscontrando in molti malattie professionali. Lo scorso anno ad esempio sono stati riscontrati 41 casi di placche pleuriche solo nell’Asl 13.

«È importante» ha dettori Ascione «cercare di capire con quali modalità queste patologie si sviluppano e il grado di responsabilità dei vertici delle imprese. Non vanno poi controllati solo i dipendenti delle fabbriche, ma anche tutti quelli che hanno respirato la sostanza».

Non manca la polemica.

«Nelle Asl veneziane e all’Inail» ha detto Nico Biasiotto per l’Ona «assistiamo ai casi dei “miracolati”. Per gli esperti di medicina dell’Università di Siena, tantissimi lavoratori avrebbero malattie gravissime come l’asbestosi, ma a Venezia questo non risulta. Per gli enti di controllo queste malattie non ci sono. Ma come è possibile?».

La paura è di una ecatombe nei prossimi anni quando ci sarà il picco di incidenza delle malattie.

Alessandro Abbadir

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Nuova Venezia – Miranese, Boom della raccolta differenziata

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24

feb

2013

Martellago e Salzano hanno superato quota 70%, la media del Miranese è 66%

MIRANO. Aumenta la raccolta differenziata nel Miranese. Bel balzo in avanti lo scorso anno per i sette Comuni del comprensorio, che hanno migliorato i dati del 2011, con la prospettiva, per l’anno in corso, di riuscire a fare ancora meglio. Vuoi per il cambio di conferimento a calotta, che da qualche parte si sta ancora attuando, vuoi perché i cittadini riescono a gettare meglio la spazzatura, nel 2012 ci sono stati degli ottimi picchi. In due casi, vedi Martellago e Salzano, si è addirittura superata quota 70%; ma se per la seconda non è una novità perché da tempo è su questi parametri grazie al “porta a porta” (unica del comprensorio a farlo), per la prima si tratta di un bel balzo in avanti, complice il sistema attivo in tutto il territorio. La media del Miranese è passata dal 58,06 registrata nel 2011 al 66,35 dello scorso anno, con un balzo in avanti di 8,29 punti percentuali. Nel 2012, due Comuni, Martellago e Salzano, hanno superato il 70%, mentre altri tre sono sopra il 65 per cento, ovvero Scorzè (65%), Spinea (67,10) e Santa Maria di Sala (69,34). Due, Mirano e Noale, hanno chiuso con almeno il 55%, rispettivamente al 59 e al 56%. Il sistema a calotta, con tanto di chiavetta elettronica per aprirla, ha fatto fare il salto di qualità sulla raccolta differenziata. Seppur con tempi diversi, tutti i Comuni si stanno adeguando a questo nuovo metodo, in accordo con Veritas. L’unica a continuare con il “porta a porta” resta Salzano. Gli altri, invece, negli ultimi mesi hanno rivoluzionato tutto, seppur un po’ alla volta. Ecco allora che Santa Maria di Sala, fino a poco tempo una delle peggiori dell’intera area, ora si è assestata su alti numeri. Basti pensare che nel primo semestre del 2009 nel Salese si raccoglieva il 42,8% di spazzatura, negli ultimi sei mesi dello scorso anno, il dato è cresciuto fino al 71,6. Insomma, un balzo quasi di 30 punti percentuali. Indietro sono Mirano e Noale ma si sono adeguate tra le ultime alla novità. A Mirano, nell’ultima parte dell’anno è diventato operativo il secondo lotto del progetto a calotta, mentre il primo era partito nel 2011 lungo tutto il perimetro del Comune che confina a Est con Mira, a Sud con Pianiga e a Ovest con Santa Maria di Sala, toccando i paesi di Scaltenigo, Ballò e Vetrego. Non a caso, già a gennaio 2013 si è già arrivati al 64%. Noale, invece, ha iniziato solo pochi giorni fa con le frazioni, per completare l’operazione in tutto il territorio entro fine 2013. (a.rag.)

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Molti extracomunitari chiedono aiuto ai Comuni per pagare il biglietto aereo Il sindaco Livieri: «Non possono più mantenere le famiglie e tornano a casa»

DOLO. Tutti a casa. Sembra il titolo di vecchio film con Alberto Sordi e invece è la drammatica realtà sul versante immigrati. In Riviera del Brenta e Miranese lo scorso anno sarebbero tornati nel loro paese d’origine tremila persone. Negli uffici comunali c’è la coda da parte di extracomunitari per avere un aiuto dagli enti locali per rimpatriare almeno le loro famiglie arrivate in Italia quando l’economia tirava (ormai 5 anni fa). Le zone in cui la fuga è più evidente? L’area della Riviera ovest (Fossò, Stra, Fiesso, Vigonovo) dove il calzaturiero, a parte aree di nicchia, non tira più come un tempo; l’area industriale di Santa Maria di Sala, la zona di Mira e a macchia di leopardo il settore dell’edilizia, bloccato da un quinquennio dopo la fine del boom immobiliare.

«Quello che sta succedendo» spiega Fabio Livieri per i sindaci del comprensorio dell’Asl 13 «è qualcosa di sorprendente. Fra i circa 25 mila residenti stranieri nell’area dei 17 comuni, il 12% a causa della crisi nel 2012 è rimpatriato, cioè 3.100 persone. I capifamiglia hanno fatto rimpatriare moglie e figli a causa della perdita del posto di lavoro. Vivere in Italia senza un reddito con figli a carico è estremamente difficile. Molti hanno deciso di far terminare l’anno scolastico, ma a settembre in asili ed elementari i bambini notavano i banchi vuoti dei loro piccoli compagni: erano tornati al loro paese». I rimpatri, in attesa che il vento della crisi cambi direzione, sono stati registrati soprattutto fra nordafricani, albanesi, rumeni. Anche donne dell’Est europeo arrivate qui per fare le badanti hanno cominciato a far fagotto. «Le badanti straniere, oltre a trovare sempre meno lavoro» spiega Stefano Valentini responsabile della consulta sociale dell’Asl 13 «soffrono anche la concorrenza delle italiane, mamme dai 30 ai 55 anni che con il marito in cassintegrazione o licenziato e loro stesse a casa devono sbarcare il lunario». Nota un calo delle richieste di alloggio anche la casa “San Raffaele” della Caritas a Mira che ospita 24 stranieri. «La coda per entrare», spiega Francesco Vendramin, «fino a qualche anno fa era di centinaia di persone: ora solo qualche decina». C’è poi la pressante richiesta di aiuti per tornare a casa.

«Da quasi un anno» conclude Livieri «ogni mese a Campagna Lupia decine di stranieri intenzionati a tornare a loro paese chiedono di poter avere i soldi del biglietto aereo perché non hanno più un euro in tasca».

Alessandro Abbadir

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Dieci volanti a protezione, agenti ai piedi dei cavalcavia Nessun amministratore né curiosi lungo il Passante

MIRANO. Notte aspettando le scorie. Mentre tutti dormono, il carico di materiale irraggiato in transito da Vercelli a Trieste sfila quatto quatto lungo il Passante e si porta via in pochi minuti tutte le apprensioni e le polemiche dei giorni scorsi.

I primi segnali dell’arrivo del carico in territorio veneziano si notano dopo la mezzanotte, quando una decina di auto della questura di Venezia si posizionano ai piedi dei cavalcavia e dei viadotti dell’autostrada, giudicati i punti più sensibili per la sicurezza: poliziotti stazionano a lungo nel nodo di Vetrego ovest, al cavalcavia di via Porara e a Spinea, nel cavalcavia di Crea. L’ordine è quello di non far stazionare curiosi o manifestanti sulle rampe al momento del transito del carico in autostrada.

Non c’è il blocco del traffico, peraltro quasi assente a quell’ora della notte. Di curiosi però neanche l’ombra. L’ora tarda e il giorno infrasettimanale tengono a letto anche i più apprensivi. Anche gli amministratori del Miranese, dopo giorni di fuoco e fiamme per la mancanza di notizie, spariscono dalla scena. Polizia locale e protezione civile hanno solo consegnato alla prefettura i numeri di reperibilità in caso di emergenza.

L’ultimo summit di mercoledì mattina col viceprefetto è stato un Valium per i sindaci, che hanno potuto dormire sonni tranquilli. A loro è stato in pratica detto di non fare nulla: a garantire la fascia rossa, con una zona di sicurezza di 50 metri attorno al convoglio, ci pensano Polstrada, vigili del fuoco e ditte incaricate. L’attesa dunque è solo per qualche cronista e fotografo, nel freddo della notte, con una temperatura che crolla fino a 3 gradi. C’è anche una leggera foschia, ma in autostrada la visibilità è buona. La tabella di marcia prevedeva il transito nel Miranese tra l’l.30 e le 2, ma tra Verona e Vicenza il convoglio subisce un leggero ritardo. All’ingresso del Passante i lampeggianti della scorta annunciano il transito alle 2.30. Ma è dal cavalcavia di Crea, quando il Passante si abbassa sotto viale Venezia, che la colonna di sicurezza appare in tutta la sua imponenza: aprono il convoglio le auto della Stradale, mentre altri mezzi della polizia allungano per andare a presidiare in anticipo, senza chiuderli, gli accessi all’autostrada. Seguono una serie impressionante di lampeggianti gialli: sono i mezzi della Cav, la concessionaria autostradale e quelli della ditta che sta effettuando il trasporto. Poi eccolo, il carico di scorie, diviso su due mezzi: le lamine radioattive sono stipate in involucri all’interno di container speciali montati su due tir. Sono seguiti a vista dai mezzi speciali dei vigili del fuoco, pronti a intervenire in caso di incidente. L’autostrada è quasi deserta, in carreggiata solo qualche tir. Il convoglio supera la Fossa e si dirige verso Martellago e poi il Veneto orientale. Nel Miranese, dopo giorni di allerta e polemiche, fila tutto liscio e la gente nemmeno se ne accorge. I sindaci dormono, le volanti restano ancora un po’ a sorvegliare i cavalcavia. Il carico di scorie ora attraverserà l’oceano a bordo di una nave, direzione Stati Uniti.

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Gazzettino – Carico nucleare, la paura e’ passata

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9

nov

2012

LA NOTTE “RADIOATTIVA”

Notte bianca solo per le forze dell’ordine lungo la A4 per il transito del convoglio con le lamine di uranio

Nucleare, paura passata. Ma con “giallo”

ALLERTA – Grande dispiegamento di mezzi e controlli serrati in tutta la zona

PERCORSO BLINDATO – Quindici veicoli per la scorta. Duecento uomini per i presidi.

È filato tutto liscio nella lunga notte del carico radioattivo, partito mercoledì sera dalla provincia di Vercelli e arrivato alle cinque del mattino a Trieste. La curiosità nel vederlo passare era tanta, la paura era invece ormai scemata dopo le ripetute rassicurazioni da parte di istituzioni ed esperti del settore. Nel Miranese erano comunque decine gli agenti impegnati nel presidiare ogni sovrappasso dell’autostrada, da Vetrego a Spinea, da Salzano a Martellago. Ma le strade dei paesi erano isolate, la gente si è addormentata senza accorgersi di nulla. Si sono accorti eccome del passaggio, invece, gli automobilisti che transitavano tranquillamente lungo il Passante: solitamente in piena notte la carreggiata è deserta e poco illuminata, ma in questo caso più di qualcuno avrà fatto un colpo vedendosi attorniato da una ventina di mezzi con i lampeggianti accesi. Al centro un container abbastanza piccolo, quello che probabilmente conteneva le dieci lamine di un elemento combustibile irraggiato denominato Mtr e proveniente da attività di ricerca. È accaduto poco dopo le due e mezza, ma la lunga attesa era cominciata già in serata, con varie pattuglie delle forze dell’ordine a predisporre controlli e posti di blocco. Un piano di sicurezza studiato nei minimi dettagli per evitare qualsiasi tipo di intralcio al passaggio: l’enorme dispiegamento di mezzi e uomini (almeno 200 addetti per il tragitto stradale) probabilmente era dovuto pure al timore di incappare in qualche comitato di manifestanti anti-nucleare. Ma è andato tutto bene e, rispetto a quanto preannunciato lunedì, non è stato nemmeno necessario chiudere gli accessi autostradali. «Il mezzo viaggia ad ottanta chilometri orari e non si può fermare» è stato ripetuto più volte nei giorni precedenti al suo passaggio. E invece una sosta tecnica c’è stata: attorno a mezzanotte, a Desenzano nel veronese. Dal momento del suo ingresso nel territorio veneto, la presenza di pattuglie nel Miranese si è intensificata e ha preso piede pure un vorticoso tam-tam di contatti telefonici tra le forze dell’ordine. «Ha appena passato Arino di Dolo, tra pochi minuti sarà nel territorio di Mirano» annuncia alle due e mezza un agente della Polizia. «Ma no, a noi risulta che sia molto più indietro, arriverà alle quattro» spiega un collega. Alla fibrillazione si affianca la confusione. Pochi minuti dopo, attorno alle 2.40, ecco il convoglio: si contano almeno sette macchine della Polstrada e due della Cav a fare staffetta di accompagnamento, più Protezione Civile, Carabinieri, scorta privata e il mezzo dei Vigili del Fuoco del Nucleo Nucleare Biologico Chimico Radiologico. Tutto è filato liscio, e non ci sarà nemmeno bisogno di particolari indagini sull’aria da parte dell’Arpav: i tecnici spiegano che, in termini di radiazioni, stare per ore davanti a quel mezzo equivale a un semplice esame radiografico ospedaliero. Il pericolo ci sarebbe stato solo in caso di intralcio o incidente, ma i timori sono presto passati. Assieme al carico, salpato alle 9.30 con una nave danese diretta al porto di Charleston, negli Stati Uniti.

 

IL RETROSCENA

Il sospetto di un diversivo: forse un camion civetta

MIRANO – Il carico radioattivo è arrivato nel veneziano poco dopo le due, accompagnato da una scorta molto imponente e soprattutto appariscente: questa è la versione ufficiale sul passaggio del convoglio. Ma se invece il materiale nucleare fosse passato in gran segreto oltre due ore prima, senza dare nell’occhio? Nella giornata di ieri si è diffusa questa tesi alternativa, che se confermata rappresenterebbe senza dubbio un’eccellente operazione di depistaggio. Far passare in sordina il carico con il materiale più pericoloso, le dieci lamine appunto, per far concentrare l’attenzione dei possibili manifestanti sul bersaglio sbagliato, quello accompagnato dal convoglio imponente. L’indiscrezione è filtrata nella giornata di ieri ed è stata rafforzata da alcune testimonianze dirette di chi transitava lungo il Passante di Mestre poco dopo la mezzanotte. A quell’ora è infatti transitato nella zona del Miranese un grande autotreno con i lampeggianti gialli accesi, anticipato da due vetture con lampeggianti blu e accompagnato da altre due camionette «in borghese». Dopo questo primo passaggio alcune pattuglie delle forze dell’ordine presenti nei vari sovrappassi si sono allontanate, come se il carico pericoloso fosse già passato. Ma avrebbe avuto senso impiegare due ore dopo tutti quei mezzi per una scorta solo da depistaggio? La tesi è tutta da verificare, ma visto il caos informativo degli ultimi giorni questo retroscena non è comunque da escludere. (g.pip.)

 

Gazzettino – Carico nucleare, una notte di allerta

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8

nov

2012

TENSIONE – Una task force per coordinare le operazioni e per vigilare sul passaggio in autostrada

Il convoglio è transitato sul tratto veneziano dell’A4 verso l’una, il cessato allarme attorno alle tre

«Tutto è stato pianificato nei minimi dettagli, siamo stati informati e rassicurati». Fino a pochi giorni fa i sindaci del Miranese protestavano per la scarsa informazione, ma ieri sono usciti dal vertice di Mestre con volti distesi e poca voglia di creare ulteriore allarmismo. Qualcuno sarà stato sveglio fino a notte fonda in attesa di notizie, altri avranno preso tranquillamente sonno lasciando comunque il telefono acceso. Tutti, per pura prassi, hanno fornito alla Prefettura una lista di numeri reperibili anche in piena notte. La convinzione comune è che spesso e volentieri sul Passante transitino trasporti ben più pericolosi, come quelli di gas esplosivi per esempio, di cui però non si viene a conoscenza. Ieri la parola d’ordine tra i sindaci era «tranquillizzare». «I cittadini stiano tranquilli, il passaggio si svolgerà in massima sicurezza, i Comuni saranno chiamati a intervenire solo in caso di grave incidente ma le possibilità sono davvero minime» ha spiegato subito dopo il vertice, il sindaco di Spinea Silvano Checchin, che nei giorni scorsi era parso tra i più agguerriti per l’assenza di informazioni dettagliate. Per il Comune di Mirano ha parlato la vicesindaco Anna Maria Tomaello: «Abbiamo informato i cittadini nel modo giusto, seguendo un preciso protocollo: tutto sarà in massima sicurezza». Stessa linea a Salzano: «Nessuna paura, ci è stato presentato un accurato piano sicurezza coordinato dal Ministero» dichiara Alessandro Quaresimin. E allora, se ieri sembravano tutti tranquilli, perché è stata una settimana di tensioni e frenetici contatti tra sindaci, Questura e Prefettura? «Probabilmente l’eccessivo allarmismo è stato una conseguenza di una comunicazione mal gestita che ha creato parecchio caos» commenta ancora la Tomaello. Un caos che ha messo in guardia anche e soprattutto i residenti: «Abbiamo ricevuto un foglio informativo sul passaggio di questo convoglio ma non sappiamo nient’altro» lamentavano alcune famiglie che abitano in prossimità dell’autostrada. Se dopo il passaggio le analisi dell’aria lungo il tragitto evidenzieranno valori fuori norma, i residenti riceveranno un’ordinanza con il divieto di raccogliere ortaggi e altre precauzioni simili. Per ora restano in attesa, già nella giornata di oggi potrebbero arrivare le prime notizie in questo senso.
Gabriele Pipia

 

IL PIANO – Carico nucleare in autostrada

Notte di allerta

Rendez vous a mezzanotte. L’allerta operativa scatta in largo anticipo a scanso di intoppi o disguidi dell’ultimo minuto. L’ora “x” è all’una e mezza di ieri. Prefettura, Pompieri, Polizia, Polstrada, Carabinieri, Suem, Arpav, Protezione civile. Il piazzale del Comando provinciale dei Vigili del fuoco si riempie delle auto dei dirigenti chiamati, dalla Sala unificata delle emergenze, a coordinare e vegliare sul passaggio in sicurezza del carico radioattivo per l’intero tratto veneziano dell’A4. I dettagli dell’operazione sono stati messi a punto al mattino in una riunione tecnica allargata anche ai sindaci dei comuni che si affacciano sull’autostrada.
«Abbiamo completato l’esame delle prescrizioni previste ed esplicitato le fasi di gestione dell’evento, chiarendo le modalità da adottare nell’ipotesi assai remota di un incidente» dichiara il Vicario del Prefetto.
Viene ribadito più volte che il materiale trasportato e le caratteristiche del contenitore che lo racchiude garantiscono l’assenza di rischi per la popolazione e che “il caso” è stato montato dai media. Eppure il dispositivo perfezionato è a dir poco imponente, così come il dispiegamento di mezzi e di uomini, almeno un centinaio: presidiati da pattuglie dell’Arma e delle Volanti tutti i cavalcavia, gli svincoli di immissione e persino le strade a viabilità ordinaria se corrono parallele all’A4. Nessun casello chiuso: al momento del transito dello speciale container Nac caricato su un autocarro largo due metri e mezzo e lungo sei, l’accortezza di bloccare l’accesso in carreggiata di eventuali veicoli.
L’unica incognita è la nebbia che può rallentare la corsa – fissata a una velocità di 80 chilometri all’ora – della lunga carovana partita da Saluggia in provincia di Vercelli alle 21.30 per portare fino a Trieste dieci lamine nucleari, utilizzate a scopo scientifico, provenienti dal reattore olandese di Petten e catalogate come combustibile irraggiato ad uranio altamente arricchito. Se il ruotino di marcia sarà rispettato, il cessato allarme avverrà attorno alle tre o poco più. All’atto dell’ingresso nel territorio della Serenissima nel ruolo di staffette apripista due auto della Polstrada di Mestre e di San Donà. A chiudere invece una della Polstrada di Trieste, seguita dalla scorta della società privata responsabile del trasferimento, e dei mezzi della Squadra Nbcr dei vigili del fuoco di Mestre e della Protezione civile. Il cambio di testimone una volta varcato il Tagliamento. Da lì in poi ci pensano i friulani e i giuliani.

 

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