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Qualche tempo fa, quando si diceva che forse, una volta tanto, ci avrebbe salvato proprio il mercato, con la sua legge del più forte e del più competitivo, noi tutti piccoli imprenditori del commercio e del turismo e cittadini, non ci credevamo davvero sino in fondo: eppure oggi sembra essere proprio così. Gli imprenditori che hanno dato via al sogno – o all’incubo? – di Veneto City stanno nuovamente rivedendo progetti e piani finanziari, per concludere che, forse, si era pensato un po’ troppo in grande.  “Nessuna infrastruttura può essere troppo grande e troppo invasiva per un territorio così già debilitato ed indebolito come il suolo del Veneto” – commenta Massimo Zanon, nella duplice veste di Presidente di Confcommercio Unione Venezia e del Veneto – “ma qui si trattava di impegnare risorse, cementificare un’area enorme senza ancora sapere, precisamente, cosa ci sarebbe andato dentro, quali funzioni, quali imprese, quali acquirenti avrebbero avuto interesse ad utilizzarlo”. Così, nell’arco di pochi anni, Veneto City subisce un’ulteriore riduzione. “Adesso però bisogna capire cosa si vorrà comunque realizzare per far rendere quell’area – ammette preoccupato Ennio Gallo, Vice di Zanon e alla guida della Confcommercio del Miranese che, insieme alla Riviera del Brenta, è l’area maggiormente coinvolta dal progetto, – “sperando che non si scelgano interventi speculativi di piccolo cabotaggio. E quanto alle amministrazioni comunali che hanno alla fine accolto positivamente il progetto originario, come reagiranno di fronte alle diverse opere che erano state promesse e che adesso non si faranno più?”.   E’ indispensabile ragionare subito su cosa si farà in quell’area così vasta e comunque collocata in un punto strategico del Veneto.

“C’è ancora così tanto da investire per migliorare i nostri centri urbani – continua Ennio Gallo – e tra graticolato romano, ville venete e ultimi scampoli di aree agricole, con un dissesto idrogeologico che si aggrava ogni anno sempre di più, come dimostrano i disastri meteorologici di questi periodi, non c’è dubbio che le priorità di tutela, risanamento e valorizzazione del territorio di tutto il Veneto sono enormi” E conclude: -”C’è di che investire nel Veneto, a partire proprio dalle sue risorse: forse la crisi e il mercato, con le loro spietate leggi, ci stanno ammonendo, amministratori e investitori, anche e soprattutto su questa grande verità”.

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SANTA MARIA DI SALA – Quasi la totalità delle colture orticole distrutte e oltre due milioni di euro di danni all’agricoltura. È il bilancio, spietato eppure non ancor definitivo, del nubifragio che sabato pomeriggio ha colpito i Comuni di Santa Maria di Sala, Salzano e Martellago. Danni ancora difficili da quantificare, anche perché, con queste percentuali, la conta è ancora in corso, con centinaia di sopralluoghi effettuati dai tecnici delle associazioni di categoria. Già da un primo giro delle zone colpite, però, l’agricoltura di mezzo Miranese appare in ginocchio: completamente distrutte le colture orticole nei tre Comuni attraversati dalla tromba d’aria, ingenti danni anche alle altre produzioni. A fare la prima sommaria stima dei danni è la Cia, Confederazione italiana agricoltori di Venezia, che ha subito avviato i sopralluoghi tecnici nelle zone colpite sabato pomeriggio dal maltempo, con raffiche di vento fino a 90 chilometri orari e forti grandinate. Sarebbero almeno duemila gli ettari di colture danneggiati. A pagare le conseguenze peggiori sono state quelle orticole, distrutte quasi al 100%, ma anche il frumento tenero (80%), mais e soia (70%). Proprio la soia, le cui semine sono state concluse da poche settimane, dovrà in alcune aree essere totalmente riseminata. «Difficile stimare economicamente la portata delle distruzioni», affermano i tecnici Cia al lavoro, «anche se l’ordine di grandezza è di un paio di milioni di euro». Si tratta del secondo grave episodio di maltempo in pochi giorni, dopo il tornado che ha colpito la laguna qualche giorno fa. «Fenomeni di questa portata», aggiungono dalla Cia Venezia, «sono sempre più frequenti ed estremi, a causa dei cambiamenti climatici. E ogni volta a farne le spese per prima è l’agricoltura. Paradossalmente è proprio l’agricoltura, nelle politiche dell’Unione Europea, a essere chiamata in prima fila nella lotta ai cambiamenti climatici». Per questi motivi si muovono anche i sindaci. Quelli dei tre Comuni colpiti si apprestano a dichiarare lo stato di crisi e chiedere alla Regione quello di calamità. Per quanto potrà servire, visto che i precedenti non sono poi così incoraggianti. Santa Maria di Sala, per esempio, si trova alle prese con una nuova richiesta danni, la quarta negli ultimi tre anni. Le tre precedenti tra l’altro hanno riguardato tutte la frazione di Caltana, finita in pochi mesi sott’acqua due volte e devastata dalla tromba d’aria che nel 2010 ha scoperchiato il centro commerciale Tom e il Palagraticolato. Il Comune non ha però mai visto un solo euro, nonostante tre richieste di calamità. Intanto partono le operazioni di ripristino: a Sant’Angelo è iniziata la pulizia del piazzale e della palestra scoperchiata dal vento. Serviranno almeno 120 mila euro e una ventina di giorni di lavoro per posare un nuovo isolante e riparare i vetri, poi il palazzetto potrà riaprire.

(f.d.g.)

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Gazzettino – Miranese, Agricoltura in ginocchio.

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26

giu

2012

DOPO IL NUBIFRAGIO – Due milioni di danni secondo una stima della Cia

Il sindaco di Martellago chiede lo stato di calamità: «Aiutiamo le imprese»

Ammonta ad almeno due milioni di euro il bilancio dei danni provocati all’agricoltura dal nubifragio che sabato scorso ha investito il Miranese. Ad abbozzare una prima stima nelle zone colpite è la Cia di Venezia. «Sono stati danneggiati 2000 ettari di colture – si legge in una nota della Confederazione agricoltori della provincia di Venezia – A pagare le conseguenze peggiori sono state le colture orticole (100% distrutte), il frumento tenero (80%) e il mais e la soia (70%). La soia, le cui semine sono state concluse da poche settimane, dovrà in alcune aree essere riseminata. Difficile stimare economicamente la portata delle distruzioni, anche se l’ordine di grandezza è appunto di un paio di milioni di euro.        Il bilancio dei danni provocati dal maltempo si somma a quelli riscontrati appena dieci giorni prima, quando una tempesta aveva investito il Miranese e la Riviera del Brenta. «Fenomeni di questa portata – aggiungono dalla Cia Venezia – sono sempre più frequenti e più estremi, a causa dei cambiamenti climatici. Ed ogni volta a farne le spese per prima è l’agricoltura. Paradossalmente, è proprio l’agricoltura, nelle politiche dell’Unione Europea, a essere chiamata in prima fila nella lotta ai cambiamenti climatici».        Intanto, come annunciato dopo il fortunale che sabato ha colpito soprattutto Olmo e Maerne, ieri il sindaco Giovanni Brunello ha dato mandato agli uffici comunali di chiedere lo stato di calamità «per cercare – spiega – di ottenere qualche fondo per aiutare soprattutto le nostre imprese». Ieri in Comune sono giunte le prime telefonate di richiesta di risarcimento danni, ultra milionari.        Tanti cittadini hanno avuto gli scantinati allagati, con le solite arrabbiature specie nella zona a Sudest di Olmo che va sempre a mollo, i tetti danneggiati dalla furia del vento che ha staccato le tegole, o danni causati ad auto ma anche a edifici dagli alberi crollati, anche pubblici.       E soprattutto ci sono le attività. Alla Galvanica Ligi di Olmo scoperchiata e allagata – il caso più grave ma non l’unico, è stata danneggiata anche la copertura dell’ex Elettromec e sono andati a mollo altri capannoni – le dolenti stime stanno lievitando.        «Temo saranno anche più di centomila euro. Oltre a dover riparare il tetto avremo i costi di smaltimento delle lamiere cadute – spiega Paolo Ligi – dobbiamo ancora provare la funzionalità degli impianti e quella chimica nelle vasche e al momento siamo fermi con l’attività».

Nicola De Rossi

 

Gazzettino – Su Veneto City l’ombra della crisi

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24

giu

2012

GRANDI OPERE SOTTO ESAME

LO STUDIO Un documento del Collegio ingegneri ha analizzato costi e benefici dell’operazione

INGEGNERI – Un gruppo di lavoro ha analizzato il progetto dell’insediamento

I TRASPORTI   «C’è il rischio di un aumento considerevole del traffico»

L’ECONOMIA   «È probabile che gli investitori non siano più convinti»

CONTROLLI   «Le amministrazioni sono state troppo passive»

LE PROSPETTIVE – Rischio “spezzatino” per l’operazione immobiliare

La crisi rischia di “sgonfiare” Veneto City. E di compromettere la sfida imprenditoriale e progettuale che si dovrebbe sviluppare fra Venezia e Padova, dopo il varo da parte della Regione Veneto dell’Accordo di programma con gli investitori privati e gli enti locali coinvolti.

Il dubbio emerge da uno studio condotto dal gruppo di lavoro del Collegio degli ingegneri della provincia che, con un approccio tecnico e con la collaborazione del Centro provinciale di studi urbanistici della provincia, ha “smontato” pezzo per pezzo il progetto per valutarne costi e benefici.

Lo studio del Collegio, (libera associazione senza fini di lucro, apolitica e aconfessionale), che da anni mette a disposizione del territorio e delle amministrazioni locali competenze di alto spessore professionale dei propri iscritti in molti settori dell’ingegneria e in campo urbanistico al fine di fornire indicazioni e pareri a beneficio del progresso tecnologico e sociale, è appena stato consegnato ai Comuni di Dolo e Pianiga, sui cui territori sorgerà Veneto City. 

I collegamenti: Il punto di partenza dello studio riguarda la logistica e le infrastrutture: per i curatori l’insediamento «può essere considerato logisticamente interessante», trovandosi a metà dell’asse Venezia-Padova. Negativo invece il giudizio rispetto alla viabilità trasversale rispetto alla A4 e alla linea ferroviaria. Il rischio è «un aumento considerevole di traffico» sulle strade della Riviera e del Miranese. Per questo si chiede di potenziare il trasporto pubblico, anche se «risulta difficile pensare a linee frequenti di trasporto collettivo» da e per i Comuni minori.

L’economia: Dal punto di vista economico il timore del gruppo di lavoro che ha condotto lo studio è che «gli investitori non siamo più convinti che l’operazione sia remunerativa» a breve, a causa della crisi. «Ciò può portare a speculazioni di minore calibro, qualità, valore». Un elemento che per gli oppositori del progetto potrebbe essere positivo, ma che in realtà rischia di rivelarsi un danno. La conseguenza sarebbe una “parcellizzazione” del progetto che ridurrebbe l’effetto di volano economico e urbanistico del progetto, che da “intervento pilota” per la regione «si ridurrebbe a un intervento di provincia».

L’approccio: Per gli autori dello studio i Comuni direttamente coinvolti nel progetto, nello specifico Dolo e Pianiga, «hanno accolto la realizzazione di Veneto City con una certa passività», anche a causa di carenze nella pianificazione regionale e provinciale. Per i Comuni del resto Veneto City garantirà entrate cospicue a titolo di imposte e oneri di costruzione e urbanizzazione. Anche se un eventuale ridimensionamento del progetto ridurrebbe anche le entrate per le casse comunali.       Anche la scelta di operare per fasi successive può portare «più danni che vantaggi». Nello studio si sottolinea il rischio di «una ulteriore parcellizzazione» dell’intervento «in più ambiti architettonicamente e funzionalmente poco conformi». Gli ingegneri suggeriscono a questo proposito di vigilare sulla realizzazione degli stralci attraverso le norme dei piani urbanistici attuativi.       Dubbi anche sulla modifica delle altezze massime degli edifici (passate da 90 a 80 metri): «la realizzazione di edifici verticali – si legge nello studio – per uffici, residenze, terziario e quant’altro comporterebbe un minor consumo di suolo ed energia». E una progettazione unitaria garantirebbe una maggiore armonia architettonica e dei volumi previsti.

La questione ambientale: Veneto City, secondo il gruppo di lavoro che ha studiato il progetto, «potrebbe essere l’occasione per creare un vero e proprio parco agro-ambientale», in grado di riqualificare aree abbandonate, con un’apposita zona fra Veneto City, l’autostrada e la ferrovia, che potrebbe ospitare produzioni biologiche e tipiche. Così il progetto potrebbe definirsi “sostenibile”. Dal punto di vista della pianificazione però si chiede che il verde di uso pubblico sia definito in modo più preciso, con la definizione di aree destinate a orto, a passeggio, a parco per i bambini e a pic nic.       Nella materia ambientale rientrano anche le preoccupazioni per la mitigazione idraulica del progetto, minacciata da un’eventuale “spezzatino” del progetto paventato dal Collegio degli ingegneri. Lo stesso vale per il contenimento degli sprechi energetici e il ricorso a sistemi di riscaldamento tali da rendere innovativo e sostenibile il progetto complessivo.

Alberto Francesconi

 

L’IDENTIKIT DEL PROGETTO – Scommessa da due miliardi

Il progetto di Veneto City, un grande insediamento direzionale e commerciale a metà strada fra Venezia e Padova e a cavallo fra la Riviera del Brenta e il Miranese, è stato approvato lo scorso dicembre con la firma del governatore veneto Luca Zaia all’Accordo di programma fra la Regione, la Provincia di Venezia, i Comuni di Dolo e Pianiga e la società Venetocity. I proponenti (nomi noti dell’imprenditoria come Biasuzzi, Endrizzi, Mantovani e Stefanel) sono pronti a investire due miliardi di euro per un progetto da 50 ettari – circa 106 campi da calcio – un terzo dei quali da adibire a verde, da adibire a uffici, aree espositive, negozi, sedi universitarie, cinema e palestre.       Il progetto, la cui idea originaria risale al 2003, è osteggiato da associazioni ambientaliste, di categoria e da comitati civici che temono l’impatto sociale e ambientale del complesso. La versione più recente del progetto è stata affidata all’architetto Mario Cucinella, uno dei maestri della progettazione più sensibili al rapporto fra architettura e ambiente, che lo scorso autunno aveva illustrato in Riviera del Brenta la sua idea su Veneto City.       Nelle intenzioni dei privati l’avvio dei primi lavori potrebbe avvenire entro la fine dell’anno corrente. Ma su Veneto City gravano ancora i ricorsi presentati contro la realizzazione dell’opera. Ultimo quello del Gruppo Basso, proprietario di parte dei terreni sui quali dovrebbe sorgere il complesso, con la richiesta di annullare l’Accordo di programma dello scorso dicembre.

 

 

Cento le aziende coinvolte nel nubifragio di mercoledì tra Riviera e Miranese

La Coldiretti: «Impossibile chiedere lo stato di crisi, nessun rimborso previsto»

DOLO. Ora arrivano le cifre dei danni all’agricoltura in Riviera e Miranese a causa dei nubifragi e della grandine dello scorso mercoledì: tre milioni di euro che non saranno rimborsabili come calamità naturale. Le aziende coinvolte? Un centinaio. I numeri emergono dalle ispezioni fatte da Coldiretti nel comprensorio nei giorni scorsi. «Abbiamo verificato con i nostri tecnici, spiegano Paolo Capuzzo e Fabio Livieri referenti di area di Coldiretti, «che i danni nell’area dei 17 comuni sono nell’ordine dei tre milioni di euro solo per le colture. È stata colpita duramente la zona di Dolo , Mira , Fiesso D’Artico, Fossò e nel miranese ad esempio Cappella di Scorzè, l’area di Martellago e alcune frazioni di Mirano come Vetrego e Campocroce».        Le colture più colpite? Con mais e granoturco che hanno avuto danni per il 70 % dei raccolti , sono state quasi letteralmente cancellate le produzioni di tabacco che si concentrano a Fiesso D’Artico , Pianiga e Mirano. «Queste produzioni specifiche», spiega Livieri, «hanno avuto danni per l’85 % e andrà male anche per i vitigni che erano in fase di fioritura e sviluppo e che sono stati semidistrutti dalle grandinate. Malissimo le produzioni di alberi da frutto e bietole».        Questi danni però non potranno essere rimborsati. «Se le aziende non hanno stipulato specifiche assicurazioni, spiega Livieri, «dato che non ci sono stati danni alle strutture agricole, non sarà concesso lo stato di crisi e in questo modo non sarà possibile ricevere contrbuti per i danni subiti». Una speranza di ripresa per le colture c’è ed è paradossalmente , questo periodo di caldo che è seguito ai nubifragi. Dopo la tanta pioggia dei giorni scorsi», concludono Capuzzo e Livieri di Coldiretti, «questa ondata di caldo africano permetterà soprattutto alle viti di riprendersi e fare vino di buona qualità ma resta da sperare che i fenomeni negativi non si ripetano nel corso dell’estate».       E se i danni alle colture non potranno essere rimborsati , non lo saranno nemmeno quelli alle abitazioni che hanno subito numerosi allagamenti a Mira Taglio, Fiesso, Dolo e in alcune frazioni di Mirano. A Mira il comune ha già avvertito le 300 famiglie coinvolte dai nubifragi. Per loro nonostante i tanti danni non ci sarà un euro . Il comune di Dolo cerca di andare incontro alle esigenze dei suoi residenti invece annunciando di voler sforare il patto di stabilità. Quello che appare chiaro comunque è che i soldi stavolta non ci saranno per nessuno.

Alessandro Abbadir

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Nuova Venezia – “Perso il 70 per cento del raccolto”

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15

giu

2012

 

Cia e Coldiretti preoccupate. A Mira danni e disagi per 300 famiglie, l’assessore Gatti: «Non saranno risarcite»

MIRA.

Nubifragi: danni per milioni di euro in Riviera del Brenta e Miranese e cittadini doppiamente infuriati: da un lato perché gli interventi anti-allagamento di questi anni sembrano non essere serviti a nulla, dall’altro perché non saranno risarciti.        Agricoltura. La grandinata di mercoledì pomeriggio ha messo in ginocchio l’agricoltura. Per il presidente della Cia Venezia Paolo Quaggio una valutazione più attendibile dei danni sarà possibile solo nei prossimi giorni. I danni, però, sono ingenti.

«Le zone più colpite» spiega Quaggio «sono state quelle di Dolo, Pianiga e Vetrego di Mirano. Valutiamo una perdita media del 60-70% delle produzioni vegetali. In particolare il frumento ha subito perdite superiori al 70%. Per il mais si stimano perdite del 50% ma anche superiori laddove la grandine è stata accompagnata da forti venti. La soia in alcune aree dovrà essere riseminata. Unica nota di speranza: non si segnalano danni alle strutture agricole».        Anche Coldiretti sottolinea una situazione davvero difficile. «Ci vorrà una settimana per fare stime attendibili» spiegano Paolo Capuzzo e Fabio Livieri «ma quello che è certo è che nell’area a cavallo fra Riviera e Miranese il maltempo è stato estremo».         Allagamenti a Mira. A Mira hanno subito disagi e danni oltre 300 famiglie. Molte persone hanno perso elettrodomestici, mezzi, oggetti di valore.  Sono state colpite in particolare via Cesare Pavese, via Toti e le strade laterali, via Fratelli Bandiera, via Alfieri, via Gramsci, via Verga. A Oriago la zona di via Lago di Misurina e le strade laterali, ma anche via Sabbiona e parte di via Lomellina. Sott’acqua anche via Valmarana a Mira Porte e i sottopassi sulla Miranese fra Marano e Mira e quello fra Borbiago e Oriago in via Valdarno.   I residenti sono infuriati. «È stato colpito di nuovo il quartiere “ex Lissandrin”» spiega Roberto Mozzato per il comitato cittadini attivi di Mira Taglio «quello più popoloso del capoluogo. Qui dal 2007 avevamo chiesto di collocare pompe idrovore che scaricano l’acqua sul Serraglio da 1700 metri cubi al secondo. Da 5 anni ne abbiamo invece due da 1200. Perché il Consorzio di bonifica non le autorizza?».   Risarcimento danni. Dal Comune brutte notizie per chi spera nei risarcimenti. «Abbiamo incontrato decine di persone che hanno subito danni» spiega l’assessore alla Protezione Civile Michele Gatti «L’idrovora di via Gramsci, ora azionata manualmente, dovrà essere automatizzata. Comunque per il fatto che l’evento è stato violento ma circoscritto a Mira e Comuni limitrofi, non ci saranno risarcimenti».  Dolo e Fiesso. In via Leopardi a Dolo sono finite sott’acqua diverse famiglie: si chiede di potenziare le pompe idrovore. A Fiesso Adriano Zaramella denuncia il fatto che «l’impianto idrovoro nello scolo Castellaro è incompiuto, abbandonato da tempo tra le sterpaglie, manca il posizionamento e la messa in servizio dell’idrovora».

di Alessandro Abbadir    (ha collaborato Giacomo Piran)

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Nuova Venezia – Riviera, “Interventi bloccati dai tagli”

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15

giu

2012

 

L’ex commissario Carraro: «Realizzato solo il 25% del programma»

MIRA. «Molto si è fatto ma degli interventi che avevo programmato dal 2007 in poi è stato realizzato solo il 25 % anche in Riviera del Brenta». A dirlo è MarianoCarraro l’ex commissario straordinario agli allagamenti che per quattro anni si è occupato soprattutto in provincia di Venezia a dare risposte per risistemare un territorio che dal 2007 in poi (l’evento maggiore è del settembre di quell’anno) aveva mostrato gravi squilibri nell’assetto idrogeologico con tracimazioni e danni per migliaia di famiglie.           «A Mira e Dolo, ma anche a Campagna Lupia Campolongo e Camponogara, Fiesso e nel Miranese in realtà come Santa Maria di Sala e Mirano, Noale e Scorzè» spiega l’ex commissario Mariano Carraro «ho cercato di far attivare tutti i fondi a disposizione per realizzare interventi idraulici come il risezionamento di canali, la realizzazione di aree di golenaggio, l’installazione di nuove pompe idrovore, vasche di laminazione e la realizzazioni di nuove botti sifone. Come commissariato agli allagamenti abbiamo risarcito in parte i danni subiti da molte famiglie. I fondi che maggiormente sono stati utilizzati sono quelli destinati dalla Legge Speciale per Venezia, fondi finalizzati al disinquinamento della laguna. Tutto questo è in parte servito anche in questa occasione per mitigare i danni del maltempo e del nubifragio visto che senza questi interventi si sarebbero ripetuti i danni del 2007».        Carraro però lancia un monito a Comuni e Consorzi di bonifica. «Dal 2008 in poi a causa della crisi economica i lavori in programma per la sistemazione idraulica del comprensorio di Riviera e Miranese in molti casi non sono più partiti» conclude Carraro «perché risorse non ce ne erano più.        Si deve capire invece che questi lavori vanno completati altrimenti i danni che produrranno i mancati interventi saranno maggiori dei supposti risparmi».

(a.ab.)

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Nuova Venezia – Tempesta e grandine nel Miranese

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15

giu

2012

MIRANO – Nel Miranese si contano i danni della tempesta di pioggia e grandine che mercoledì pomeriggio ha flagellato per quasi due ore campagne e quartieri residenziali. A Mirano i disagi maggiori sono stati in centro storico e nel quartiere ovest, zona impianti sportivi. Diversi gli interventi dei vigili del fuoco per scantinati allagati e strade finite sott’acqua. Problemi alla scuola materna Collodi, che anche oggi rimarrà chiusa per infiltrazioni: la grande quantità di grandine caduta si è accumulata nelle grondaie, ostruendole, così sul tetto si è formata una chiazza d’acqua che ha iniziato a impregnare il soffitto e gocciolare all’interno. Si registrano danni per qualche centinaio di euro, grazie al personale della scuola che è riuscito ad asciugare l’acqua evitando di danneggiare anche il pavimento in legno. I 69 bambini iscritti potranno comunque rientrare solamente lunedì. Problemi simili anche all’asilo Meneghetti, che però non è stato necessario chiudere. Nel quartiere Matteotti invece protestano i residenti finiti a mollo per l’ennesima volta: «Ogni volta che piove ci troviamo in queste condizioni», afferma il portavoce di via Rosselli Mario Da Lio. «Diverse vie del quartiere sono state invase dall’acqua allagando garage, scantinati e pure l’edicola di via Matteotti, con 30 centimetri d’acqua all’interno». Da Lio ha più volte segnalato al Comune il problema, sostenendo la necessità di liberare caditoie dall’erba sfalciata, che a quanto pare non viene raccolta finendo per intasare i tombini. Problemi si sono verificati anche in via Gramsci, in via Villafranca e in via Belluno, mentre i sottopassi autostradali hanno mostrato ancora una volta la loro inadeguatezza a sopportare piogge intense. Allagati quelli di Vetrego, via Taglio e quello ferroviario di Ballò, che avrà bisogno di ulteriori lavori alle pompe idrauliche lunedì e martedì prossimi, con una nuova chiusura dopo quella di due mesi fa. Si lamentano anche i residenti di via Luneo a Spinea, finiti ancora con l’acqua in casa: «È la storia di ogni temporale», protesta il portavoce del comitato Gianni Corò, «da quando hanno costruito il Passante, viviamo con continui disagi per via dell’acqua che non defluisce regolarmente, tracimando dai fossati. Siamo stanchi, da Comune e Veneto Strade arrivano solo promesse e sopralluoghi inconcludenti, vogliamo i lavori».

Filippo De Gaspari

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