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Gazzettino – Trasporti, meno soldi a Venezia e Treviso

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28

nov

2014

VENETO – La Regione approva il riparto per il 2014 applicando i costi standard e non la spesa storica

Tagliati due milioni in laguna. Più fondi a Verona e Vicenza.

Le associazioni di categoria: «Donazzan ci ha snobbato»

È il primo riparto del fondo regionale per il trasporto pubblico locale a non avere la firma dell’assessore Renato Chisso. Ma, soprattutto, è il primo riparto a non rispettare il criterio della spesa storica: per il 2014, anche se l’anno ormai volge al termine, i fondi per il funzionamento di autobus e vaporetti sono stati ripartiti tra le province e i comuni e le aziende del Veneto tenendo conto di ben altri criteri. Quelli decisi dal comitato tecnico che per mesi ha impegnato la seconda commissione consiliare.

Parametri nuovi che sono stati applicati per la prima volta comportando un taglio di fondi per alcuni province e un aumento per altre. Secondo i calcoli di Confservizi e Anav – che rappresentano il 98 per cento delle aziende di trasporto locale nel Veneto – il nuovo riparto comporterà per Venezia 2 milioni in meno, per Treviso 1 milione in meno (per la precisione 500mila euro in meno a Mom-Mobilità di Marca e altrettanti ad Atvo), ma per Verona 1 milione in più e per Vicenza mezzo milione in più. Una suddivisione – come mostra la tabella – che provocherà non poche polemiche.

Ma veniamo al riparto. La delibera è stata portata ieri in giunta dall’assessore Elena Donazzan, che recentemente ha avuto la deleghe della Mobilità dal governatore Luca Zaia dopo le dimissioni di Chisso. Ma non si tratta della stessa delibera del 5 agosto scorso: «Quella proposta di riparto – spiega Donazzan – venne discussa in conferenza di servizi il 19 agosto senza raggiungere alcuna intesa. Poi è andata all’esame della seconda commissione consiliare che, con il parere n. 610 del 26 settembre, ha fatto presente che il riparto era stato fatto seguendo i vecchi criteri della spesa storica, mentre andavano applicati i costi standard fissati dalla delibera 686 del 2013, applicando anche per il 2014 una percentuale di variabilità sul 5%». In pratica, dice Donazzan, la delibera è stata riscritta. E approvata solo ieri, con parere favorevole dell’Avvocatura. «Dovevamo farlo perché il 28 novembre è l’ultima data utile per poter pagare, visto che poi la tesoreria per i conteggi di fine anno chiude e si sarebbe andati a gennaio».

Fatto sta che le aziende di trasporto, attraverso Confservizi e Anav, protestano: «Mai prima d’ora un assessore regionale aveva snobbato le relazioni istituzionali ed assunto delle decisioni che ricadono sul 100 per cento delle aziende, pubbliche e private senza distinzione, e di conseguenza su tutti i lavoratori e su tutta la collettività. Avevamo chiesto al neo assessore Elena Donazzan di essere ricevuti per fare il punto della situazione dopo l’avvicendamento in giunta, ma l’incontro non ci è stato concesso. Allora abbiamo mandato una nota scritta prima della seduta di giunta. Nulla di nulla. Muro totale».

L’assessore conferma: «Non ho voluto fare l’incontro per non avere pressioni – dice Donazzan – ma ho programmato l’incontro subito dopo la giunta con tutte le realtà del settore. Confservizi ha chiesto però un rinvio e ci siamo accordato per la prossima settimana. Adesso scopro che a Conferservizi sono bellicosi: mi dispiace».

Confservizi incalza: «Il riparto non tiene conto di alcuni parametri che erano stati fissati, il risultato è che Venezia avrà circa 2 milioni in meno e Treviso un milione in meno».

Alda Vanzan

 

Preoccupazione crescente per il rischio che la linea 80 di Actv venga privatizzata

Il Pd: «Ripercussioni su pendolari e dipendenti», Cgil e Cisl dicono no al piano

CHIOGGIA – Forte preoccupazione in città per il rischio che la linea 80 Actv venga privatizzata. Entro fine anno il collegamento extraurbano con Venezia potrebbe essere affidato a una ditta privata con possibili riflessi negativi in termini occupazionali, ma anche sulla qualità del servizio.

La Cisl chiede il rispetto della clausola sociale con il mantenimento di personale e salario, il Pd accusa Lega e Forza Italia, al governo in Provincia, di penalizzare ancora una volta Chioggia. La decisione definitiva arriverà il 3 dicembre nel nuovo incontro dell’ente di governo sul trasporto pubblico, ma la direzione sembra segnata. Motivo che martedì ha portato Cgil, Cisl e Uil ad allestire un presidio davanti a Ca’ Farsetti durante l’incontro tra Provincia, Comune di Venezia e Comune di Chioggia per discutere del futuro delle linee Actv.

Sul piatto, la necessità di esternalizzare il 10% del servizio. E il 10% individuato dalla Provincia sarebbe proprio la linea 80. «Mettere a gara la nostra linea è una decisione gravissima», commenta il segretario del Pd Christian Boscolo Papo, «che colpisce migliaia di pendolari e i dipendenti Actv che rischiano forti ripercussioni». L’attacco del Pd è rivolto in particolare alla presidente della Provincia Zaccariotto e all’assessore ai trasporti Grandolfo. «È una scelta miope e ingiusta», continua il segretario, «che mina la qualità del servizio aggravando l’isolamento della città».

Il timore è quello che con una ditta privata, che punta al massimo utile, ci possano essere riorganizzazioni del servizio con tagli alle corse o modifiche negli orari. In base a un accordo del 2013, l’esternalizzazione doveva riguardare quelle linee che già da tempo Actv ha dato in subappalto.

«Non ci siamo», spiega Marino De Terlizzi, Fit Cisl, «in base all’accordo di agosto doveva essere esternalizzato il 10%, ma la linea 80 corrisponde al 23%, quindi ci potrebbero essere esuberi di personale. Vogliamo precise assicurazioni su clausola sociale, numero di dipendenti e stipendio. Passando in mano al privato temiamo una diversa cadenza delle corse con disagi all’utenza».

«È una decisione scellerata», rincara Claudio Nordio, Rsu Cisl, «che avrà riflessi negativi anche sui molti dipendenti chioggiotti Actv (900 circa) che con il trasporto gomma raggiungono Venezia. Chiediamo che questa decisione sia rivista, l’alternativa esiste: basta esternalizzare ciò che è stato dato in subappalto».

Elisabetta B. Anzoletti

 

Ieri l’ente di Governo del trasporto pubblico ha ribadito la volontà di mettere subito a gara la corsa

La decisione definitiva sarà presa il 3 dicembre. Critica la Cgil che preannuncia uno sciopero all’Actv

CHIOGGIA – Si avvicina sempre più la privatizzazione della linea Actv per il servizio di trasporto extraurbano Chioggia-Venezia, aspramente contestata dai sindacati e dal Comune chioggiotto, anche per i negativi riflessi occupazionali che potrebbe determinare.

Si è tenuta infatti ieri nella sede comunale veneziana di Ca’ Farsetti l’incontro dell’Ente di Governo del Trasporto Pubblico Locale – cioè il coordinamento tra la Provincia di Venezia ed i Comuni di Venezia e di Chioggia sui servizi legati alla mobilità urbana e extraurbana – che aveva al centro proprio il problema della riorganizzazione dei servizi.

In concomitanza con la riunione i sindacati del trasporto pubblico veneziano Cgil, Cisl e Uil hanno tenuto nel corso della riunione un presidio di fronte a Ca’ Farsetti. La posizione della Provincia, rappresentata dall’assessore ai Trasporti Giacomo Grandolfo, ha ribadito la sua posizione per cui la quota del 10 per cento di trasporto pubblico locale che deve essere messa a gara per assegnarla a operatori privati anziché ad Actv, debba essere identificata nella linea 80.

Contrario, ovviamente il Comune di Chioggia. La linea scelta dall’Ente di Governo è stata quella di aggiornare la riunione al 3 dicembre, quando sarà presa una decisione definitiva, con la messa a gara del servizio tra Venezia e Chioggia – se davvero questa sarà la scelta finale – che potrebbe avvenire già entro dicembre.

«Questa riorganizzazione va contro l’accordo stipulato nell’agosto dello scorso anno», – commenta Walter Novembrini per la Cgil, «e la quota di trasporto pubblico locale da mettere a gara, come noi proponiamo, potrebbe essere identificato senza sforzo in quelle linee di trasporto extraurbano che già oggi l’Actv affida in subappalto e che sono affidate di fatto già a operatori privati. Se invece la decisione fosse quella di privatizzare la linea 80, i problemi per la funzionalità della linea e per gli effetti negativi sull’occupazione sarebbero gravi e la nostra risposta non potrebbe essere che dura, cominciando con la proclamazione di uno sciopero».

La linea 80 è l’unico collegamento via terra con Venezia, usufruito da migliaia di lavoratori e pendolari.

(e.t.)

 

Il comitato promotore per una legge regionale ad hoc ha raccolto le adesioni necessarie

CHIOGGIA – Ne servivano 500, ne sono state raccolte, in meno di un anno, 705. Il comitato promotore di una legge regionale per finanziare la ferrovia Chioggia-Padova-Venezia, ha depositato ufficialmente in Comune le firme dei cittadini e chiede all’Amministrazione comunale di discutere la questione in Consiglio e di votare la delibera di iniziativa popolare già preparata dal comitato che, nei giorni scorsi, ha anche incontrato il presidente del Consiglio Daniel Tiozzo Fasiolo.

L’obiettivo, una volta votata dal Consiglio locale, è di arrivare direttamente a quello regionale. La proposta di legge risale nei contenuti al 2007 ed è stata redatta, su iniziativa di un gruppo di cittadini, con l’assistenza dell’Ufficio legislativo regionale (2009-13). Si fonda sull’applicazione dell’articolo 55 dello Statuto comunale e dell’articolo 20 del nuovo Statuto del Veneto, che consente a un Comune con oltre ventimila abitanti di presentare una proposta di legge.

«Già un passo avanti – afferma l’avvocato Giuseppe Boscolo, portavoce del comitato – sarebbe quello di poter discutere lo studio di fattibilità già esistente per la ferrovia in questione. L’ex assessore Renato Chisso si è sempre rifiutato e, ancora una volta, chiediamo alla Regione di renderlo pubblico e di permettere ai cittadini di discuterlo».

Marco Biolcati

 

Nuova Venezia – Net colpisce: pignorati 30 mln alla Regione

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19

nov

2014

La spa di Engineering vanta crediti e danni: «Giunta autolesionista, così ogni mese il Veneto paga 135 mila euro di interessi»

VENEZIA – La Regione paga un prezzo molto elevato al contenzioso con Net Engineering: a Venezia, su richiesta della società di Monselice, gli ufficiali giudiziari hanno notificato alla tesoreria di Palazzo Balbi l’atto di pignoramento di 30,482 milioni di euro; a tanto ammonta la cifra stabilita, il 28 maggio scorso, dal lodo depositato alla Camera Arbitrale per i Lavori pubblici.

È l’ultimo capitolo del braccio ferro che oppone l’amministrazione del Veneto alla società di progettazione industriale di Giovanni Battista Furlan che da anni reclama il pagamento degli studi tecnici e progettuali eseguiti (oltre a quelli revocati) nell’ambito del Sistema ferroviario metropolitano di superficie e contestati dal committente istituzionale. Vanificata ogni ipotesi di conciliazione bonaria, il tono, ora, è quello dello scontro senza esclusione di colpi.

«Tutti i tentativi di Net di scongiurare un epilogo così amaro e drammatico si sono ancora una volta infranti nel totale, incomprensibile e autolesionistico silenzio della Regione», afferma l’azienda «dispiace per lo sfregio istituzionale che la Giunta veneta si è autoinflitta; ma il rammarico è di gran lunga maggiore per i professionisti che lavorano alla Net e per i cittadini veneti che pagano il salatissimo prezzo dell’inerzia regionale».

Una battaglia legale che si trascina ormai da cinque anni, alimentato da tre cause vinte dal privato sia in primo grado che (nel caso del secondo lodo) in Appello: «Dal 2009, per danni, interessi legali e moratori, e rifusione di spese, la Regione ha letteralmente “bruciato” 11,8 milioni di euro», è l’atto d’accusa della Net. Che in passato ha esplicitamente accusato di malafede l’interlocutore – «Vogliono prenderci per asfissia, scommettono sul nostro fallimento», lo sfogo di Furlan – imputando all’amministrazione di Luca Zaia uno sperpero di denaro pubblico dettato da incomprensibile ostinazione: «Un rogo di risorse che dal 7 novembre scorso, data di notifica del precetto di pagamento, la Regione, per l’ulteriore ritardo all’obbligo di pagare, alimenta giornalmente con 4500 euro: 135 mila al mese. E nella conta mancano le parcelle agli avvocati ingaggiati e le risorse interne utilizzate per contrastare, senza neppure il coraggio di ammetterlo esplicitamente, una convenzione legittimata da ben 11 sentenze».

Tant’è. Ad oggi la Regione, attraverso il vicepresidente Marino Zorzato delegato alla trattativa, ha sempre rifiutato una soluzione di compromesso, convinta delle proprie ragioni: il punto – spiegano a Venezia – è che la Giunta Galan dapprima affidò a Net l’incarico dell’intera progettazione del sistema metropolitano di superficie, poi cambiò idea e lo mise a gara cercando di aprire alla concorrenza, circostanza che non legittima le pretese astronomiche del privato. Quest’ultimo, nella nota diffusa in serata, non rinuncia all’affondo stile comizio d’opposizione: «Rattrista e indigna questo enorme spreco di denaro pubblico se si pensa che 11, 8 milioni avrebbero regalato a 1600 famiglie tre anni di asilo nido gratuito».

Severa la censura del Pd: «È un colpo da ko che lascerà a terra settori cruciali come i trasporti e i servizi sociali perché il pignoramento priverò di risorse preziose l’intero assestamento di bilancio», il commento del consigliere Bruno Pigozzo «di questo disastro è responsabile chi ha governato i lavori pubblici e i trasporti negli anni passati ma anche Zaia, che è rimasto inerte e non ha mai cercato una soluzione». «Oltre il danno, la beffa», fa eco Stefano Fracasso «non solo il Veneto è lontanissimo dall’avere un sistema ferroviario metropolitano ma paga anche 30 milioni per aver perso tutte le cause. soldi dei contribuenti gettati al vento».

 

Gazzettino – Pignoramento record in Regione: 30 milioni

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19

nov

2014

VENETO – Net Engeneering invia gli ufficiali giudiziari per incassare i soldi che avanza per progetti mai pagati

VENEZIA – Dopo aver lanciato appelli e accuse senza ricevere risposte concrete, dopo aver convocato conferenze stampa e aver sollecitato la Regione Veneto a far fronte ai propri impegni economici, Net Engeneering, società di progettazione di Monselice è passata alle vie di fatto. E ha pignorato 30 milioni e mezzo di euro a Palazzo Balbi per progetti non pagati (anche per la metropolitana leggera).

È stata la stessa Net a darne notizia in un comunicato con cui si spiega che dal 7 novembre, ogni giorno di ritardo nel pagamento costa ai veneti altri 4.500 euro (135mila euro al mese). E che, per danni, interessi legali e moratori, in cinque anni la giunta regionale ha bruciato 11,8 milioni di euro. La parte restante (per arrivare ai 30 milioni e mezzo) è costituita dall’entità dei progetti non pagati. Su richiesta di Net Engineering spa, ieri gli ufficiali giudiziari di Venezia hanno notificato alla Tesoreria della Regione Veneto un atto di pignoramento per 30 milioni 482 mila 944 euro, e 82 centesimi. Si tratta dell’importo stabilito dal lodo arbitrale depositato il 28 maggio alla Camera Arbitrale per i Lavori Pubblici.

«Tutti i tentativi di Net di scongiurare un epilogo così amaro e traumatico si sono ancora una volta infranti nel totale, incomprensibile e autolesionistico silenzio della Regione – scrive la società di Monselice – Dispiace per lo sfregio istituzionale che la Giunta veneta si è autoinflitta; ma il rammarico è di gran lunga maggiore per i professionisti che lavorano alla Net e per i veneti che pagano il salatissimo prezzo di questa inerzia».

È una vicenda che si protrae dal 2009 e la Regione ha perso tre contenziosi. Il progetto di pagamento è stato notificato il 7 novembre scorso: è da quella data che scatta la mora di 4.500 euro al giorno, se non si dà corso al pagamento. «Nella conta mancano le parcelle agli avvocati ingaggiati dalla Regione e le risorse interne utilizzate per contrastare, senza neppure il coraggio di ammetterlo esplicitamente, una convenzione legittimata da ben undici sentenze!», spiega Net. La Regione, interpellata, non dichiara nulla. Bruno Pigozzo, del Pd: «È un vero colpo da ko, che lascerà a terra settori cruciali come i trasporti e i servizi sociali. È responsabile chi negli anni passati ha governato e gestito lavori pubblici e trasporti. Ma anche Zaia che è rimasto inerte e non ha mai cercato una soluzione».

 

IL CASO – L’azienda dovrà pagare un milione e si impegna a fornire servizi migliori

ROMA – Antitrust contro Trenitalia per le multe ai viaggiatori senza biglietto, giudicate «eccessive e afflittive»: inflitta una maxisanzione alla società. Inoltre, nuove disposizione garantiranno miglioramenti nel rapporto con gli utenti.

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ritiene infatti che l’attuale regime di controllo dei biglietti «mira non solo a reprimere gli abusi, ma è strumentale alla rigidità del sistema tariffario» in contrasto con il Codice del Consumo e per questo ha deciso una multa da un milione di euro.

Accordo raggiunto invece tra Antitrust e la società del Gruppo Fs sui rimborsi: Trenitalia ha assunto una serie di impegni che dalla primavera 2015 introdurranno alcune novità a favore dei viaggiatori, tra cui rimborsi più rapidi e per ritardi di appena 30 minuti.

L’Autorità guidata da Giovanni Pitruzzella, nell’esaminare il metodo di accertamento delle «irregolarità di viaggio» attuato da Trenitalia, definisce la procedura «afflittiva» perché impone al trasgressore, oltre al pagamento del prezzo del viaggio, anche una «sovrattassa» (da 50 a 200 euro) e un’ulteriore somma a titolo di «oblazione».

E ciò anche quando i passeggeri sono impossibilitati – per forza maggiore o per disservizio imputabile alla stessa Trenitalia – a regolarizzare la propria posizione e anche a fronte di posti liberi a bordo treno.

Di qui la decisione di comminare la multa. Decisione contestata da Trenitalia che, evidenziando la mancata accettazione delle proprie proposte di impegni, si dice convinta delle proprie ragioni e annuncia ricorso al Tar.

Effetti immediati per i viaggiatori arriveranno intanto dal secondo provvedimento dell’Antitrust su Trenitalia, quello relativo ai rimborsi, concluso con l’accettazione di una serie di impegni da parte dell’operatore ferroviario.

Le principali novità, che diventeranno operative dalla primavera del 2014, sono: indennizzo con bonus (non denaro, pari al 25% del prezzo del biglietto) per ritardi di soli 30 minuti; abbreviazione da 20 a 3 giorni dei tempi di erogazione dell’indennizzo per ritardo; maggiore flessibilità nella determinazione del ritardo, con una tolleranza di tre minuti rispetto all’orario rilevato in alcune stazioni principali; introduzione del «biglietto globale» per viaggi compiuti con due o più treni.

Inoltre, in caso di un ritardo che dà diritto all’indennizzo, scatterà anche l’obbligo di un avviso sonoro ai viaggiatori. L’attuale politica di rimborsi prevede un indennizzo del 25% per ritardi di 60 minuti e del 50% per ritardi oltre i 120 minuti.

 

QUARTO D’ALTINO – Ancora treni in ritardo ieri mattina, lungo la tratta Venezia Portogruaro. La settimana per i pendolari, non è certo iniziata nel migliore dei modi. Diversi treni, come segnala anche il comitato pendolari, hanno riportato ritardi da 10 a 20 minuti, in arrivo a Venezia. Il treno delle 6.55, uno dei primi del mattino e tra i più affollati per i lavoratori, è stato annunciato con una decina di minuti di ritardo. Che poi sono raddoppiati. E così la banchina si è nel frattempo riempita di pendolari e passeggeri, i quali, evidentemente, attendevano i treni successivi, che però non erano nemmeno puntuali. I più sono saliti e sono rimasti schiacciati come le sardine, ma c’è anche chi non è riuscito a montare ed è rimasto a terra. Oltre al danno di arrivare tardi, dunque, anche la beffa. In tanti a sbuffare, imprecare, o tornare a casa e prendere l’auto per cercare di arrivare in tempo a timbrare al lavoro. Non è la prima segnalazione, bensì l’ennesima. Il comitato pendolari di Quarto e del Veneto Orientale, continua a segnalare cosa non va, fotografando i tabelloni con i ritardi, chiedendo che la situazione migliori, che vengano ripristinate alcune corse. Ma per ora, niente di fatto. Alla stazione di Quarto, nel frattempo, sono arrivate le famose pensiline.

(m.a.)

 

Nuova Venezia – Piu’ convogli e basta “pienoni”.

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15

nov

2014

I pendolari chiedono pure il raddoppio dei binari fino a Castelfranco

SALZANO – Stop alla cancellazione dei treni, soprattutto le navette che devono funzionare tutto l’anno, non solo durante il periodo scolastico; aggiungere convogli, uno al mattino presto e l’altro a tarda sera; evitare i sovraffollamenti. Questo per quanto riguarda il breve periodo, per il lungo, raddoppiare i binari almeno fino a Castelfranco ed eliminare tutti i passaggi a livello per evitare la possibilità d’incidenti.

Sono le richieste avanzate ieri dai pendolari nell’incontro tenutosi a Trenitalia e dove c’erano i rappresentanti dei Comuni della tratta Venezia-Bassano (per il Miranese Spinea, Martellago, Salzano e Noale), della Regione e dell’azienda, oltre al consigliere regionale del Pd Bruno Pigozzo. Assente il neo assessore ai Trasporti Elena Donazzan. I dirigenti veneti hanno anticipato che si faranno riunioni tecniche per stilare le priorità e solleciteranno Trenitalia a migliorare il servizio.

Presente. Della linea se n’è parlato parecchio negli ultimi mesi tra regionali saltati per incidenti alle sbarre, malattie del personale e altri guasti. Ebbene, i pendolari hanno chiesto che almeno i convogli previsti siano garantiti (ieri mattina ne sono saltati altri due), mentre per i prossimi mesi hanno chiesto l’aggiunta di due corse: una alle 5,26 per Venezia e l’altra, dopo le 21, per Castelfranco. Poiché l’orario che sarà in vigore tra pochi giorni non è, al momento, toccabile, si ragiona per i prossimi tre-quattro mesi. Anche perché se un treno non dovesse passare, quello successivo si riempie all’inverosimile. A marzo scorso era stato calcolato che sul 5707 in partenza da Salzano per Venezia alle 7.31 c’erano decine di passeggeri in più in una carrozza che ne può contenere 206. Futuro. La Venezia-Bassano è una delle linee più trafficate d’Italia a binario unico. Oggi quello doppio c’è solo tra Venezia e Maerne. I passeggeri spingono perché sia raddoppiato almeno fino a Noale e Castelfranco ma non è un progetto dietro l’angolo perché servono tanti soldi. Così come per i sottopassi, specie a Noale: in via Ongari si dovrebbe partire abbastanza presto, in via Mestrina i tempi sono più lunghi. «Capisco che l’assessore sia nuovo» spiega Pigozzo «ma a distanza di un anno i problemi sulla linea sono rimasti gli stessi».

Alessandro Ragazzo

 

FERROVIE – Il comitato del Miranese presenta le proprie richieste

SALZANO – Stop a ritardi e cancellazioni, aggiunta di un treno mattutino e di un treno serale, raddoppio del binario tra Maerne e Noale. Sono queste le tre richieste presentate ieri da sindaci e pendolari del Miranese all’incontro veneziano convocato dalla Regione per discutere dei problemi legati alla linea ferroviaria Bassano-Venezia.

A Palazzo Linetti in calle Priuli sono intervenuti i sindaci di Salzano, Martellago e Spinea, accompagnati dai referenti del comitato Pendolari Salzano e da quello di Bassano. Dall’altra parte del tavolo si sono seduti gli ingegneri regionali Mauro Menegazzo e Mariano Carraro, oltre ad un referente di Trenitalia. L’incontro era molto atteso perché quello di ottobre è stato davvero un mese da incubo: tra guasti tecnici, incidenti al passaggio a livello e malattie di macchinista e capo-treno, sono stati ben 50 i treni cancellati tra Noale e Venezia.

«Ci accontenteremmo di avere sempre i treni segnati sul tabellone» ha fatto sapere il comitato di Salzano. La seconda richiesta riguarda un ampliamento di orario: un treno Castelfranco-Venezia attorno alle 5.30 per i tanti operai che lavorano in laguna, e un Venezia-Castelfranco dopo le 21 per favorire baristi, commesse e commercianti. Il nuovo orario entrerà in vigore a dicembre, per le nuove corse si parla comunque della prossima primavera. La delegazione ha chiesto anche che le corse Noale-Mestre siano previste pure nei periodi di pausa scolastica. Più complessa la questione del raddoppio del binario: consentirebbe a più treni di viaggiare nella stessa fascia oraria, il problema è economico ma i pendolari chiedono che il progetto sia almeno preso in considerazione.

Polemico il consigliere regionale Bruno Pigozzo (Pd), vicepresidente della commissione Trasporti: «L’assessore Donazzan non era presente malgrado avesse fatto spostare data e orario dell’incontro». Per i sindaci Checchin di Spinea e Quaresimin di Salzano «la situazione in un anno è peggiorata. Ci auguriamo che la Regione metta nel bilancio 2015 più risorse per il trasporto pubblico».

(g.pip.)

 

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